Palazzo Ducale Pesaro:Palazzo Ducale

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Palazzo Ducale Pesaro:Palazzo Ducale ANNA UGUCCIONI IL PALAZZO DUCALE DI PESARO Guida illustrata Walter Stafoggia Editore IL PALAZZO DUCALE DI PESARO Guida illustrata Anna Uguccioni IL PALAZZO DUCALE DI PESARO Guida illustrata Walter Stafoggia Editore V Introduzione E’ con vero piacere che ho aderito all’iniziativa di ripubblicare una seconda edizione, ulteriormente ampliata, della Breve guida illustrata del Palazzo Ducale di Pesaro, pub- blicata nel 2004 per la cura di Anna Uguccioni, e andata esau- rita nel corso degli anni. La guida vuole avere una precisa funzione: quella di essere uno strumento, di facile consultazione, per conoscere ed apprezzare le bellezze artistiche ed architettoniche del più bel palazzo di Pesaro, assurto a simbolo iconologico della città. La guida non ha nessuna ambizione di sostituirsi agli impor- tanti studi precedentemente compiuti, a partire dall’inizio degli anni venti del secolo passato, e culminati in attente e rigorose pubblicazioni, nasce con uno spirito di servizio: una guida, pratica ed essenziale, per dare, in maniera sintetica ma esauriente, tutta quell’informazione preziosa per capire e godere di un’opera artistica di grande espressione, che acco- muna numerosi aspetti dell’architettura, della pittura e della scultura in un’armonica disposizione. Da oggi un nuovo strumento di conoscenza della città é offer- to alla pubblica fruizione con uno spirito di “amor patrio” e con la convinzione di aver compiuto un’opera meritoria indi- lazionabile. Walter Stafoggia VII Premessa Questa seconda edizione della Guida al Palazzo Ducale di Pesaro è stata concepita con l’intento di fornire un percorso più articolato ed esauriente dei contenuti artistici del Palazzo con l’integrazione degli ambienti di cui non era stata fatta menzione nell’opuscolo originario. Una nuova versione quindi, più omogenea, che, assorbendo quella precedente, viene ora ampliata con cenni sui due giar- dini interni, sulla Loggia detta del Genga, sui sotterranei e, soprattutto, sui Saloni di Rappresentanza: parti importanti per comprendere e penetrare la complessità con cui il Palazzo si è sviluppato, dalle origini malatestiane fino a raggiungere il suo massimo splendore con la famiglia dei Della Rovere. Numerosi studiosi si sono occupati autorevolmente del Palazzo: alcuni di loro sono menzionati nella bibliografia del presente lavoro. Senza la pretesa di svolgere una ulteriore ricerca storica, la nuova guida vuole semplicemente essere un facile strumento che illustri in maniera elementare e “foto- grafica” un percorso logico tra gli ambienti che si presentano all’occhio del visitatore richiamandone l’attenzione sui capo- lavori artistici che sono giunti fino a noi, testimoni silenti di un gusto per l’arte e della raffinatezza di un mondo che anco- ra affascina e sbalordisce. Un pensiero grato e commosso va rivolto alla memoria del Prefetto Corrado Spadaccini che accolse e sostenne con entusiasmo la prima stesura della Guida, permettendo di realizzarla e promuovendone poi la pubblicazione, attraverso la Fondazione della Cassa di Risparmio di Pesaro che ha generosamente sostenuto l’inizia- tiva. Un ringraziamento particolare va al Prefetto di Pesaro e Urbino, Dr. Luigi Riccio, per la sensibile disponibilità e per la costante attenzione dedicata al Palazzo, alla sua cura e alla sua valorizzazione; al Dr. Paolo De Biagi Viceprefetto Vicario per la condivisione del progetto “ab origine”; alla Dr.ssa Maria Rosaria Valazzi della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Urbino per l’ausi- lio storico-artistico; ai colleghi: Sig.ra Rossana Zaccone per la collaborazione fotografica ed al Sig. Mauro Senigaglia per la paziente collaborazione fotografica ed il prezioso e paziente supporto tecnico. Anna Uguccioni - Prefettura U.T.G. di Pesaro e Urbino IX 12 Il Palazzo Ducale di Pesaro Il Palazzo Ducale, rappresentazione ‘visiva’ dell’auto- rità signorile in età medievale e rinascimentale, sorge a Pesaro sulla ‘platea magna’, all’incrocio tra il cardo e il decumano dell’antica città romana. Esso costituisce ancora oggi il cuore simbolico e reale della struttura urbana e la sua evoluzione ‘fisica’ si identifica con le tappe principali della storia moder- na di Pesaro. Il nucleo più antico della grande ‘insula’ – l’edi- ficio si estende per circa un ettaro - risale all’epoca malate- stiana, ma esso non è oggi identificabile, essendo stato inglo- bato nei successivi accrescimenti, le cui fasi principali sono ricollegabili alla dominazione degli Sforza prima e dei Della Rovere poi. Pur non essendo possibile allo stato attuale rico- noscere se non minime tracce della struttura trecentesca – tranne la sagoma di alcune finestre archiacute nella parete nord del cosiddetto “giardino segreto” - , dall’attenta lettura di alcuni documenti del secolo XIV si è potuta tuttavia rico- struire l’organizzazione generale della residenza signorile. Essa, come usuale in epoca medievale, era costituita da costruzioni separate contrassegnate da funzioni diverse a seconda delle finalità pubbliche o private. I nuclei malatestia- ni mantenevano inalterato il reticolo delle strade cittadine che li intersecavano, ed erano collegati tramite ‘voltoni’. Soltanto con i lavori rovereschi l’isolato divenne unitario. Quando, nel 1445, Alessandro Sforza prese possesso della città, uno dei suoi primi atti fu quello di iniziare la costruzio- ne di una degna residenza. Seguendo comunque la prassi medievale, la nuova residenza non fu edificata ex novo, ma fu ottenuta ristrutturando gli edifici preesistenti, cui fu addossa- ta una nuova ala di rappresentanza: si tratta del corpo di fab- brica contrassegnato dalla splendida facciata che oggi si erge sulla piazza. La facciata è costituita da un loggiato a sei arca- te su pilastri in bugnato e da un paramento murario superio- re in cui si aprono cinque finestre con cornici in pietra scol- pita. Non esiste simmetria tra le due parti, non corrisponden- do le aperture del piano superiore con quelle del piano infe- riore, né essendo al centro di quest’ultimo il portale, unico accesso dalla piazza. Anche le indagini eseguite sui rapporti dimensionali della costruzione testimoniano linee generatrici diverse, laddove è stato rinvenuto un modulo proporzionale – pari al raggio dell’arco - per il loggiato, la funzionalità del quale non è più riscontrabile per la struttura superiore. 1 Del tutto originale è la decorazione sovrastante alle finestre con putti accoppiati reggenti stemmi tra ghirlande. Forse ad essi allude un documento del 1465 che testimonia la venuta di scultori fiorentini per eseguire il cornicione del palazzo. L’esecuzione del corpo sforzesco fu dunque realizza- ta in un quindicennio circa e il cambiamento di programma che sembra intuirsi dalle discrepanze rilevate nel rapporto tra i due piani in elevato dovette avere luogo nel giro di pochis- simi anni. Il loggiato inferiore ha un’evidente matrice ‘adriatica’, riscon- trabile sia a livello progettuale nel richiamo alle architetture riminesi dell’Alberti, sia nell’utilizzo dei materiali. La pietra calcarea dei pilastri e delle arcate, il rosso di Verona dei pen- nacchi, il bianco dell’intonaco che ricopriva la cortina in mat- toni, le cui tracce sono state rinvenute in più punti, offrivano una delicata policromia anch’essa ricollegabile alla cultura più specifica del mondo adriatico. Le cornici delle finestre sono invece chiaramente esemplate su quelle che Luciano Laurana ideò per il Palazzo Ducale di Urbino. Sono nella gran parte scomparsi i rilievi con gli stemmi e le imprese sforzesche che decoravano gli elementi architettoni- ci: come la ghiera dell’arcata centrale reca ancora visibile l’impresa scolpita dell’anello diamantato, altri elementi erano destinati ad ‘illustrare’ le gesta e le doti della famiglia: per esempio i capitelli dei pilastri erano decorati con l’emblema delle ali di drago agli angoli, i peducci delle arcate con quelli dello spazzolino e il morso del cavallo. In alcuni di questi ele- menti sono ancora visibili le tracce del rilievo, in altre parti, in particolare nei grandi scudi degli stemmi sulle finestre, che la tradizione dice abrasi dai Francesi nell’occupazione del 1797, non è più leggibile alcuna traccia. Tutto il piano nobile dell’avancorpo sforzesco è occupato da un grande salone oggi denominato “metaurense”: in esso si svolsero gli splendidi festeggiamenti per le nozze di Costanzo Sforza con Camilla d’Aragona nel 1465, ricordati in uno dei codici rinascimentali più ricchi della Biblioteca Vaticana, l’Urbinate 899. Con i lavori condotti dai Della Rovere, che furono signori di Pesaro tra il 1513 e il 1631, fu raggiunta l’estensione attuale dell’immobile, che divenne unitario con la soppressione delle strade che ancora lo attraversavano. I Della Rovere, soprat- tutto ad opera di Guidubaldo II, che fece di Pesaro la capita- le del Ducato di Urbino e del palazzo pesarese la principale residenza roveresca, si dedicarono essenzialmente alla costru- zione di appartamenti di regale opulenza per la famiglia e per 2 gli illustri ospiti, lasciando il prospetto sulle piazza nel rigo- roso assetto quattrocentesco. Esso si è conservato così pressoché inalterato fino all’inizio del secolo XX. Si ricordano, tra XVIII e XIX secolo, la costruzione della “ventaglia” di coronamento ad opera del- l’architetto Pistocchi e l’eliminazione del balconcino angola- re, chiarissimo nella tarsia lignea di fine ‘400 del coro di Sant’Agostino a Pesaro, la traccia delle cui mensole di appog- gio e della finestra di accesso sono state rinvenute nel corso del più recente restauro
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