Dylan Dog Nostro orrore quotidiano pag. 2 Editoriale: lunga vita all’Altrove, lunga morte alla Realtà di Andrea Scarabelli

Saggi:

pag. 5 Pandemonio sclaviano di Paolo Mathlouthi N. 16/2020 pag. 8 Lunghi addii di Enrico Petrucci pag. 11 Oltre l’umano, al di là del reale di Roberto Manzocco pag. 13 Dylan Dog, Dario Argento e la Femme Fatale di Antonio Tentori pag. 14 Dylaniatori di celluloide Antarès, Prospettive Antimoderne di Claudio Bartolini RIVISTA QUADRIMESTRALE GRATUITA pag. 18 I volti femminili della Tenebra di Piervittorio Formichetti pag. 20 Ne uccide più la penna che la matita Direttore responsabile: Gianfranco de Turris di Francesco Manetti Direttore editoriale: Andrea Scarabelli pag. 24 Sogno dentro sogno dentro sogno Redazione: Max Gobbo, Gianpiero Mattanza, Luca Siniscalco di Luigi Sparti Articoli di: Claudio Bartolini, Antonio Bellomi, Marco Bighin, Gianfranco pag. 26 Poeti e no: metafisica di Dylan Dog de Turris, Mario Farneti, Piervittorio Formichetti, Sebastiano Fusco, Max di Sebastiano Fusco Gobbo, Marco Maculotti, Francesco Manetti, Roberto Manzocco, Paolo pag. 30 Nella Zona del Crepuscolo Mathlouthi, Gianpiero Mattanza, Enrico Petrucci, Andrea Scarabelli, Luca di Marco Maculotti Siniscalco, Luigi Sparti, Antonio Tentori. pag. 32 Orrore nell’alto dei Cieli di Roberto Manzocco pag. 35 In tenebris veritas di Gianfranco de Turris pag. 40 Glossario dylaniato di Francesco Manetti Progetto grafico e AD:Alessandro Colombo Narrativa:

pag. 46 Detective del paranormale Edizioni Bietti - Società della Critica srl, di Max Gobbo Sede legale: C.so Venezia 50, Milano pag. 47 L’ospite di Halloween www.bietti.it di Antonio Bellomi pag. 50 L’indagatore del sovrasensibile In attesa di registrazione presso il Tribunale di Milano di Mario Farneti Stampa: ProntoStampa srl, Via Redipuglia 150, Fara Gera d’Adda (BG) pag. 55 Recensioni [email protected] pag. 58 Indice dei collaboratori www.bietti.it

1 SAGGI EDITORIALE Lunga vita all’Altrove, lunga morte alla Realtà

è qualcosa di perennemente pracciglia inarcate (non dell’Ispettore escludere nessuna possibilità, finanche irrisolto in molti albi di quel Bloch, però, vecchio amico di DD pur- quelle più assurde e improbabili. La fumetto che esordì nell’au- troppo di recente andato in pensione). maggior parte delle volte accetta il caso C’tunno del 1986, entrando pian piano Il nostro detective privato, infatti, non con riserva, dopo aver formulato il suo nell’Immaginario Collettivo di almeno si occupa di casi “normali”: il suo campo tariffario: cinquanta sterline al giorno due generazioni, influenzando cinema è l’occulto e il paranormale – più in ge- (divenute cento a partire dal n. 145) più e musica, creando comunità di lettori e nerale, ciò che appartiene ai domini del le spese. Benché, in realtà, spesso finisca appassionati. Le storie del personaggio bizzarro. Potrebbe essere considerato per lavorare gratis, specie se a chieder- di cui parleremo si aprono sempre con un “allievo” di Jacques Bergier e Charles glielo sono clienti bisognosi. E non è che l’irruzione di un “corpo estraneo” tra Fort, due intelletti curiosi ed eccentri- navighi nell’oro… le pieghe del reale, un elemento “altro” ci che, in indimenticabili Enciclopedie Alla valutazione e “accettazione” del che fa vacillare le certezze e le pigrizie in- dell’Impossibile, passarono la vita a col- caso seguono le indagini vere e proprie, tellettuali di quegli esseri umani che noi lazionare e catalogare tutti quei fatti che autentiche incursioni nell’Immagina- tutti siamo, abituati a starcene tranquil- sfuggono alle ferree leggi della scienza e rio, negl’interstizi della psiche e della li, chiusi nelle nostre case, domiciliati in alla tirannia del rapporto causa-effetto. realtà, nella Twilight Zone raccontata una realtà tridimensionale impermea- Come noto, Dylan non è stato certa- sul piccolo schermo da Rod Serling, bile, sembrerebbe, al Grande Altrove. mente il primo a essersi occupato di cose in quelle “zone d’ombra” da cui sem- Il cliente di turno (il più delle volte una del genere, legate al folklore o alla ma- bra provenire la sua singolare clientela. cliente, spesso particolarmente attraen- gia, a spiriti e leggende: se, rimanendo Fino alla conclusione, che rivela la verità te) si reca in un bizzarro appartamento nel mondo del fumetto (e in casa Bo- – una verità spesso ben più terribile di londinese, dove viene accolto da un nelli), quattro anni prima di lui aveva quella intravista all’inizio. campanello che strilla all’impazzata e debuttato Martin Mystère, “Detective Ma… c’è un ma. Spesso e volentieri, un assistente che di Groucho Marx ha dell’Impossibile”, una rapida incursio- nelle ultime righe – tavole, pardon! – sia il nome sia l’aspetto: è lui ad acco- ne nella letteratura – soprattutto fanta- accade qualcosa che riapre la partita, gliere il malcapitato o la malcapitata, stica – svela la presenza di tutta una se- gettando un’aura d’incertezza, compli- inondandoli di battute tali da far loro rie d’investigatori, medici e ricercatori cando ulteriormente il rapporto tra il rimpiangere di esser nati. Freddure che alle prese con l’inspiegabile. Tanto per nostro mondo e una Zona del Crepu- seguiterebbero a infliggere al cliente di fare qualche esempio, suoi anteceden- scolo (protagonista di due indimentica- turno supplizi danteschi se, a un certo ti ideali sono il John Silence di Alger- bili albi “dylaniati”, come dicono i fan) punto, non intervenisse il padrone di non Blackwood, il Martin Hesselius più vicina di quanto noi si possa imma- casa, Dylan Dog, che da metà anni Ot- di Sheridan Le Fanu, il Van Helsing di ginare. Insomma, qualcosa non va, come tanta vive al 7 di Craven Road. Ora, in re- Bram Stoker, così come l’“Antiquario” avrebbe ripetuto agli inizi degli anni altà a Londra di Craven Road ce ne sono di Montague Rhodes James, lo Zaleski Novanta, dall’altra parte dell’Oceano, due; la più centrale sta a Westminster: è di Matthew Phipps Shiel, il “detective un altro grande detective del sovrasen- facile trovare il civico 7, che oggi ospita dell’occulto” Flaxman Low di “E.” e sibile – televisivo, questa volta –, ossia un Café Dylan Dog, omaggio della capi- “H. Heron”, il Ghost-Finder Carnacki il mitico agente Dale Cooper, protago- tale inglese a uno dei più originali eroi di di William Hope Hodgson e il Taver- nista della serie lynchiana Twin Peaks. I tutti i tempi. Che però di origini britan- ner, “dottore dell’occulto” raccontato conti non tornano: il mistero è svelato, niche non è, ma italianissime, anche se il da Dion Fortune (se è per questo, tra ma c’è un dettaglio che sfugge sempre, suo creatore, Tiziano Sclavi, ha deciso di l’altro, anche il celeberrimo Sherlock ingarbugliando la matassa e lasciando assegnargli le fattezze di Holmes se la vide, di tanto in tanto, con aperto il finale. Non è da escludere che (il quale, per la cronaca, restituirà il favo- casi ai limiti del paranormale, al pari del sia proprio quel senso d’irrisolto uno re nel 1994, interpretando l’alter ego di suo autore, Arthur Conan Doyle, che degli ingredienti che hanno reso epo- DD in Dellamorte Dellamore di Miche- non era affatto a digiuno di occultismo cale il fumetto a cui è dedicato questo le Soavi, il film decisamente più dylan- e spiritismo…). numero di «Antarès». doghiano tra quelli apparsi sul grande Le avventure dell’Indagatore dell’In- A onor del vero, quello che avete tra le schermo). cubo mescolano e citano, per così dire, mani è un fascicolo piuttosto “sofferto”. Torniamo all’Altrove, ad ogni modo, tutte quelle degli altri personaggi appe- A lungo ci siamo chiesti se affrontare o ben più interessante del nostro mondo, na citati, costituendo un vero e proprio meno l’impresa, soprattutto perché è da che frequentiamo tutti i santi giorni. atlante di ciò che sfugge al controllo to- anni che «Dylan Dog» è irrimediabil- Salvato dal supplizio dell’umorismo di talitario della ragione. Dylan ascolta at- mente cambiato. Sapevamo fin da subito Groucho, il cliente di turno si accomoda tentamente i clienti che vuotano il sacco che, mettendo su un numero dedicato a nello studio dell’Old Boy, esponendogli di fronte al suo scrittoio: da proverbiale lui, avremmo dovuto per forza di cose il proprio caso, il più delle volte “rimbal- scettico, è abituato a non prendere nulla parlare di un character che, di fatto, non zato” da Scotland Yard, tra risatine e so- per oro colato, ma al tempo stesso a non esiste più.

2 Che prima o poi Dylan Dog avesse – contro la droga e l’abbandono ferra- finizione di evento epocale. Doveva esse- dovuto perdere il proprio mordente era gostano degli animali domestici, tanto re un francese, forse Baudrillard. Sta di prevedibile. La situazione ha raggiun- per dirne una, anzi due (chi non ricorda fatto che, secondo l’ignoto filosofo, un to l’acme nel Terzo Millennio – trame Botolo, il cane del mitico albo Johnny evento è tale quando tutti ricordiamo le troppo ripetitive, finali scontati… – cui Freak, tragica radiografia di una fami- esatte circostanze del momento in cui seguì un’improvvisa virata, che assegnò glia borghese che, dietro la melassa delle ne abbiamo avuto notizia. Chi ha dato allo spirito originario del fumetto dire- buone maniere, segrega in casa un figlio questa definizione si riferiva all’11 set- zioni diverse: sia abbandonando molti disabile, usandolo come riserva d’organi tembre. Pensateci bene: son certo che dei personaggi, dei luoghi e delle trame per il fratello, rampante e spregiudicato ognuno di voi ricorderà cosa stava fa- che avevano immortalato DD, sia orien- self-made man tutto “pubbliche rela- cendo quando ricevette notizia dell’“at- tandosi verso l’attualità, il cronachismo zioni” e liberalismo?). Ha sempre preso tacco alla democrazia”, come fu defi- spicciolo e altre cose che in realtà erano posizione sui temi che costellavano – e nito ingenuamente e faziosamente dai i motivi per cui molti lettori (incluso lo costellano – i dibattiti sull’attualità: giornali benpensanti di allora. Un fatto scrivente) non lo avrebbero mai letto. l’immigrazione, denunciando i mer- è epocale quando, persino a distanza di Parlandone con amici altrettanto canti di schiavi di ieri e oggi, la mafia, lo anni, serbiamo memoria del momento fanatici, così come leggendo scambi sfruttamento della prostituzione, l’eu- esatto in cui irruppe nelle nostre vite, d’opinioni in rete, su forum e blog, mi tanasia nel magnifico Mater morbi (n. interrompendo la nostra quotidianità. è sempre parso che molti dei lettori ap- 280) e la situazione delle carceri nell’al- Ebbene, parlando con amici “dylania- prezzassero le sue avventure proprio bo “gigante” I peccatori di Hellborn (n. ti”, mi sono accorto che tutti ricordano nel loro aspetto più “contestatario” nei 10)… Ha sempre affrontato le sfide del il loro primo album, come fosse una sor- ta di “primo amore”, e le circostanze in cui lo lessero. Il mio, tanto per fare un esempio, fu il DYLAN È NEMICO n. 71, I delitti della mantide. Avevo dieci anni (la stessa età “tipografica” dell’In- dagatore dell’Incubo; io sono nato a DELLE VERITÀ ASSOLUTE, giugno, lui a ottobre): lo leggevo cam- minando per strada e la lettura mi assor- bì al punto che finii contro uno di quei ODIA I DOGMI E I SACERDOZI paletti metallici piantati nel cemento milanese. Il fumetto mi cadde di mano e mia madre, dopo aver tragicamen- LAICI, È UN EROE DEL DUBBIO; te presentito tutti i danni che avrebbe causato la lettura nel corso degli anni, vide la copertina dell’albo, vietandomi AI GIUDIZI LAPIDARI PREFERISCE tassativamente di leggere altri esemplari di quel fumetto “osceno”. Divieto che, ovviamente, ignorai, scoprendo in quel LUNGHE MEDITAZIONI. momento il naturale antagonismo che si sviluppa tra l’autorità e chi ama la lettu- ra. Di storie come questa ne ho sentite a confronti della realtà. Di quel fumetto presente ma in modo controcorrente, bizzeffe. Non c’è lettore che non ricordi amavano l’idea di mettere tra paren- mai banale e scontato, facendo riflette- la prima volta che giunse a Craven Road tesi il mondo “reale”, con tutte le sue re e accompagnando all’età adulta molte 7. A partire da quel momento, non ci piccolezze e meschinità, tralasciando adolescenze. fu stagione, né viaggio, né vacanza, che la cronaca a favore dell’Immaginario. Chi segue «Antarès» da un po’ avrà non fossero accompagnati da uno o più Una contestazione totale senz’appello o notato che questo Editoriale è scritto in albi di DD. E lo stesso accadde a mol- compromessi, redenzione o palingenesi. prima persona e firmato. In sedici nu- tissimi altri lettori. Quando avvenne la C’è un punto che, però, va chiarito fin meri – anzi, diciassette – è la prima vol- svolta di cui sopra, che portò molti ad da subito. Non che, nella sua Età dell’O- ta che accade. Non ce ne saranno altre: abbandonare quello che fu un intran- ro, l’Old Boy avesse tralasciato l’attuali- a importarci, infatti, sono le idee, non sigente amore di gioventù, non ci indi- tà. Anzi. La prendeva di petto, schieran- chi le formula. Ma il caso in questione gnammo, né scrivemmo stupidate su dosi sempre in difesa dei più deboli, dei è un’eccezione: è impossibile parlare di Facebook (al tempo, non c’era ancora): vinti, di ciò che la normalità considera «Dylan Dog» in una persona diversa ci sentimmo unicamente un po’ più soli. eccessivo e mostruoso. Lo ha sempre dalla prima. È il carattere generazionale Era come se un pezzo della giovinezza se fatto, ma senza mai scadere nei luoghi del fumetto di cui stiamo parlando: par- ne fosse andato. comuni o allinearsi alle mode del mo- larne e parlare di sé, in fondo, è lo stesso. Ad ogni modo, dopo aver titubato a mento, né obbedendo al “politicamente Il fatto che, in questo caso, sia impossi- lungo, ecco finalmente questo numero corretto” o ad altre baggianate di que- bile scindere il vettore (auto)biografico di «Antarès», che intende celebrare sto tipo. «Dylan Dog» è sempre stato da quello letterario è forse una delle ra- il Dylan Dog che fu, quello dei primi un fumetto impegnato: lo dimostrano gioni del successo di DD. duecento albi (la periodizzazione, ov- le campagne di cui si fece testimonial Non ricordo più chi ha dato questa de- viamente, è sempre a discrezione del

3 SAGGIEDITORIALE singolo lettore…), che hanno stregato phen King (con Daisy & Queen, n. 201, quella concreta, fatta di cose e persone. l’immaginario di oltre due generazioni. che riprende Misery non deve morire, o Un eroe che non “condivide” sui social Quello che ha dimostrato – a giovani e Accadde domani, n. 40, versione a fu- network le proprie esperienze ma le af- meno giovani – che la normalità spes- metti de La zona morta)? fida, armato di penna d’oca e calama- so cela mostri degni di H. P. Lovecraft Il Dylan scelto da «Antarès» è quel- io, alle pagine ingiallite di un diario, (a proposito, fu tramite DD che molti, lo più metafisico, che si muove con al baluginio di una vecchia lampada. E incluso il sottoscritto, conobbero il disinvoltura tra gli stati dell’Essere, nemmeno è infatuato dalle armi: usa Demiurgo di Providence, evocato in considerando ugualmente “concreti” e una vecchia pistola, di volta in volta molti albi e approfondito nel dossier I “veri” tanto il piano dimensionale che si lanciatagli da Groucho, inseparabile cent’anni di orrore di H. P. Lovecraft, schiude in un retrobottega o in un vi- Sancho Panza nelle sue esplorazioni creatore di miti, uscito sull’Almanacco colo cieco (non è forse vero che l’Aleph dell’Ignoto. L’ha trovata, giovanissimo, della Paura 1991 a cura di Gianfranco può trovarsi ovunque, anche in un sot- in una grotta esplorata in un’invincibi- de Turris, Maurizio Colombo e Stefano toscala?), quanto le noiose e prosaiche le estate lontana, assieme a uno dei suoi Marzorati). Nelle pagine che seguono vie di Londra. È quello che crede nel de- amori perduti, l’indimenticabile Mari- non troverete il Dylan Dog di oggi ma stino, che ne ascolta la chiamata e prova na Kimball de Il lungo addio. quello antiborghese e spregiudicato a decifrarne le tracce, che dà credito ai Dylan è nemico delle verità assolute, delle origini, che in ogni albo aveva un sogni, non vedendoli come il ricettacolo dei dogmatismi, dei sacerdozi laici, è amore e un dolore (delle sue clienti, tra inconscio di tutte le immondizie diurne un eroe del dubbio, ai giudizi lapidari l’altro, s’innamorava eccome, altro che ma come luoghi nei quali si possono fare preferisce solitarie meditazioni, spesso accompagnate dal suo clarinetto e dal Trillo del Diavolo di Tartini. Risolve i suoi “casi” non affidandosi alle prove NON C’È LETTORE del Dna o a tecnologie avanzate ma ar- rendendosi al suo proverbiale “quinto senso e mezzo”, che gli trasmette ful- CHE NON RICORDI minei colpi di genio, spesso mentre sta costruendo il leggendario galeone che troneggia sulla sua scrivania. Un mo- LA PRIMA VOLTA CHE GIUNSE dellino che, a distanza di tanti anni, non ha mai completato. È un antieroe, insomma, le cui inda- AL 7 DI CRAVEN ROAD. gini, come già ricordato, affrontano tutte le questioni cruciali della moder- nità: dalla prepotenza della burocrazia algido playboy “machista”, come si dice incontri decisivi, oppure avere anticipa- al rapporto con la diversità, dal potere spesso); il Dylan che si confronta con la zioni di futuri indecifrabili; è il Dylan della tecnica alla politica politicante, Morte, che legge tra le pieghe del reale che ha fatto dell’Inferno non un luogo spesso ritratta in modo spietato, dalla in cerca di qualcos’Altro. Sia quello de Il di dannazione, con tanto di fiamme o salvaguardia del patrimonio naturale di lungo addio (n. 74) e del già citato John- ghiaccio, ma un kafkiano e noioso giro- fronte all’industrializzazione selvaggia ny Freak (n. 81), sia quello più truculen- ne burocratico, dove interminabili pra- ai pericoli connessi alla scienza, dalla to dei primi albi, ma anche il personag- tiche vengono passate di reparto in re- critica dei totalitarismi a quella dei mass gio che ha fatto scoprire ai suoi lettori parto, gestite da impiegati dalle fattezze media. la letteratura weird e fantastica, gotica mostruose (chiunque abbia avuto la Ebbene, a questo DD «Antarès» de- e poliziesca (senza dimenticare i Grandi sventura di frequentare la pubblica am- dica il suo sedicesimo fascicolo, immor- Classici, ovviamente), soprattutto nei ministrazione ne avrà di certo incontra- talando un character epocale, sia nelle suoi indimenticabili Almanacchi della to qualcuno). Prima di essere politico o sue debolezze sia nelle sue qualità – che Paura. Inutile negarlo: quando la cul- socialmente impegnato, il messaggio di spesso, come accade nel caso di destini tura “alta” si trova di fronte a universi questo Investigatore dell’Incubo è anzi- particolarmente interessanti, coincido- come quello dei fumetti, spesso la rea- tutto esistenziale: da quando ha lasciato no. Mi auguro che i lettori possano ri- zione non va oltre un sorriso di scher- la polizia e ha cominciato a indagare per trovare un po’ di loro stessi nelle pagine no. I fumetti come letteratura di serie b, conto proprio, ha scoperto che spesso che seguono, sentendosi meno soli, in svago per adolescenti ritardati o adulti l’orrore non alberga in lontani castelli o compagnia di un Indagatore dell’Incu- rimasti bambini… Forse potrà valere lande desolate ma si annida nella quoti- bo che riuscì in un’impresa senza pari: per altri prodotti del genere, ma come dianità, dietro la grigia uniforme degli aprire faglie nella nostra realtà, permet- giudicare così storie che ripropongono, impiegati della City, nascosto dalle ten- tendo a qualcos’Altro di entrare nelle nelle trame e citazioni, Agatha Christie dine delle case londinesi, sotto il para- nostre vite, arricchendole e forzando la (i cui Dieci piccoli indiani diventano le vento di una moralità borghese. prigione che non ha muri (come disse Sette anime dannate del sesto Speciale Il Dylan Dog privilegiato da «An- una volta un dimenticato dadaista fran- del 1992), Mary Shelley (indimenti- tarès» è quello più retrò, con tutte le sue cese) della quotidianità. cabile l’albo n. 77, L’ultimo uomo sulla idiosincrasie, che ha paura di prendere Terra), Edgar Poe (citato, ad esempio, l’aereo e non usa il cellulare, alle email Milano, febbraio 2020 nel n. 7, La Zona del Crepuscolo) e Ste- preferisce le lettere, alla realtà virtuale Andrea Scarabelli

4 Paolo Mathlouthi PANDEMONIO SCLAVIANO

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Non puoi sapere nulla della saggezza È a quest’archetipo, mutuato dai gran- solo modo che l’artista pavese cono- se prima non hai sperimentato le tenebre. di classici della letteratura gotica, che, sce per esorcizzarla e, quindi, renderla (Hermann Hesse) con la consumata abilità del narratore sopportabile. di razza, Tiziano Sclavi ha fatto appel- Come spiega con dovizia di particolari e guardi a lungo nel buio, lo per dar vita al suo celebre alter ego e profluvio di dotte citazioni Roberto c’è sempre qualcosa», am- Dylan Dog. Coloro che non credono ai Curti in un suo celebre saggio, l’horror moniva William Butler Ye- fantasmi, ai vampiri, agli zombie ed ai trae linfa vitale dalla dicotomia tra sacro «Sats. È “qualcosa” di misterioso, sfuggen- lupi mannari, gli scettici che, per miopia e profano, in una rete di metafore, nega- te, indecifrabile, che da bambini, prima o semplice pigrizia intellettuale, imme- zioni, inversioni farsesche, rovesciamen- di coricarci, ci spinge a sbirciare sotto il mori della lezione shakespeariana, non ti dialettici. Dall’arte alla letteratura, letto o nell’armadio, atterriti ma nello sono disposti a concedere al sovranna- dal cinema alla graphic novel, la raffigu- stesso tempo irresistibilmente attratti turale lo spazio che gli spetta in questo razione dell’Orrore è inestricabilmente da quelle forze che, al di là di ogni ras- nostro vasto e strano mondo, arricce- connessa al dato religioso. È epifania del sicurante certezza razionale o materno ranno certamente il naso, trovando Sacro, simboleggia un’irruzione del nu- ammonimento, popolano il sonno di forse un po’ fuori luogo la definizione minoso entro i ben delimitati confini lo- incubi. L’oscurità cela un misterioso ri- di Indagatore dell’Incubo con cui l’ex gici del mondo manifesto. «Il punto di chiamo; più è profonda, impenetrabile e agente di Scotland Yard ama farsi apo- partenza» scrive Curti, «è quello di una disperante, più ci avvince: è una danza strofare, non senza un pizzico di malce- trascendenza, una deviazione dai sen- macabra, una ritmica insistente inizia- lato autocompiacimento. tieri della normalità che squarcia le ap- zione sciamanica, un’inesausta caccia Strizzandoci l’occhio tra una pagina e parenze dell’esperienza fenomenica»1. alla ricerca di quel luogo dell’anima in l’altra sembra suggerirci, sornione, che Dylan Dog obbedisce a questa logica in cui si sono rifugiate le nostre ossessioni nulla è più pericoloso di ciò a cui, per modo, direi, quasi canonico. Offrendosi ancestrali. Siamo consapevoli dei rischi quieto vivere, si decide di non credere. quale valvola di sfogo ad un impulso re- che ogni evocazione porta con sé, eppu- A mio parere, dietro agli atteggiamenti presso della spiritualità, il fumetto scla- re non possiamo esimerci dal prestare smagati ed antiretorici del nostro eroe si viano diventa rapsodia pagana, soglia orecchio ai bisbigli sussurrati dalle te- cela in realtà molto più di quanto riveli magica attraverso cui le forze primordia- nebre. S’impossessa di noi una paura una lettura superficiale. Non si può uc- li conculcate dalla Ragione sono lasciate senza nome, che ci portiamo dietro e cidere la Paura, ammonisce attraverso libere di agire ed il lettore si accosta alla dentro da quando, per la prima volta, ab- di lui Sclavi. Anzi, è proprio il fascino pagina disegnata quasi fosse un rito di biamo teso le nostre fiaccole fuori dalla perverso che essa esercita sul suo eroe palingenesi immanente. Passando da grotta ad illuminare la notte affollata a cacciarlo in avventure in cui Jack lo un’avventura all’altra, si addentra nelle di spettri. Ci prende alla gola il terrore Squartatore farebbe la figura dell’alle- oscure regioni dell’anima come nel fol- panico del mostro, dell’informe, l’Orco gro chirurgo. Affrontarla a viso aperto, to di una foresta dove streghe, mostri, che emerge dal nulla e invade il nostro qualunque sia la forma che di volta in spettri e demoni tengono corte e da essa piccolo cerchio di luce per ghermirci e volta essa assume, fissarla sulla carta, riemerge infine rinnovato, trasfigurato, divorarci. imbrigliarla nei tratti del disegno è il sperimentando una libertà altrimen-

5 SAGGI ti negata, quella dell’Immaginazione, sodio popolano le sue pagine non sono una Salvezza dalla quale è bandita ogni «un sogno bellissimo e terribile» in cui angoscianti orpelli scenografici, pupazzi prospettiva escatologica. Nelle avventu- gioia e terrore convivono. putrescenti privi di volontà autonoma, re ultraterrene di Dylan Dog, all’uomo Lungi dall’essere derubricato a sempli- come nei film di George Romero e John non è concessa una seconda opportunità ce fenomeno di costume, come vorreb- Carpenter, ai quali pure il fumettista dopo il trapasso, egli è solo uno stadio in- be la cultura dominante, con Tiziano pavese rende ossequioso omaggio. Al termedio in vista della decomposizione, Sclavi il fumetto diventa qualcosa di contrario, sono animati da uno slancio perché nessun Verbo è mai intervenuto a più articolato e complesso, si fa carico vitale ancorché satanico, si relazionano suggellare nuovamente il patto con Dio di quella vocazione all’Impossibile che, ai vivi, influenzano le loro decisioni ma infranto dal peccato originale. Ci piac- secondo Malraux, è il compito ultimo soprattutto, come il teschio di Yorick cia o meno, siamo prigionieri dell’Al- della grande letteratura. Esiste una vasta nelle mani di Amleto, rappresentano la diquà, forse la condizione più ossessiva zona d’ombra nella Realtà, dove solo le proiezione plastica del memento mori. e claustrofobica mai contemplata dalla arti possono penetrare, non certo per Il morto vivente riporta alla luce ciò che letteratura del Fantastico. Se il Cielo è rischiararla, ma al fine di percepire la va- abbiamo occultato nel profondo della vuoto, il nostro mondo non può essere stità del buio che ci stringe d’assedio ap- terra ed esorcizzato tramite i conforti re- altro che un Inferno. Quella di Sclavi è pena oltrepassata la soglia. Quanto più ligiosi, e ci costringe a posare lo sguardo una vera e propria opera al nero, una tra- intensa è la luce, tanto più lugubri sono su quello che inevitabilmente saremo. svalutazione dei valori di cui l’Arcano le ombre che proietta sul muro. Sclavi Questo Golem, che ci bracca con rab- Incantatore è supremo testimone e giu- affida al suo eroe il gravoso compito di biosa determinazione e desidera nutrirsi dice inappellabile. Xabaras, Azazelo, Bertrand Lewis Phagor: molti sono i nomi di chiara ascendenza letteraria dei quali Lucife- IL FUMETTO SCLAVIANO ro si serve, con i relativi travestimenti, per fare capolino tra le pagine sclaviane. Preoccupato della sorte del suo figlio de- È UNA RAPSODIA genere Dylan Dog – che, invece di agire con il favore della cara, vecchia, dolce complice ombra, ha deciso di combat- PAGANA, SOGLIA MAGICA terla, procurando non pochi grattacapi all’ansioso padre –, l’Oscuro Sire si ri- volge spesso all’Indagatore dell’Incubo, ATTRAVERSO CUI LE FORZE non disdegnando perfino il suo aiuto contro gli umani che, sapendone sempre una più del Diavolo, lo invocano per ave- PRIMORDIALI CONCULCATE re fama e fortuna e poi, all’ultimo, cer- cano di fargliela in barba, sottraendosi ai vincoli del patto2. Sarabande circensi DALLA RAGIONE SONO di gatti parlanti, nani, ballerine ed esseri deformi a far da corteo, in un rutilante e colorito caravanserraglio che ricorda da LASCIATE LIBERE DI AGIRE. vicino i quadri di Hieronymus Bosch o le attrazioni di un freak show ottocente- sco, nella rappresentazione sclaviana del misurarsi con queste due verità che si delle nostre carni, è l’immagine più em- demoniaco, che come un fiume carsico spartiscono il mondo, la luce e le tenebre, blematica della fallibilità della resurre- attraversa tutta la saga, si palesa una nota facendo i conti con entrambe, provando zione: scherzo di Natura non sottoposto burlesca, autoironica, priva di risvolti a capire se la vita è illuminata da un dise- alla tirannia del Tempo, pur decadendo tragici, per la quale il disegnatore deve gno superiore o non è piuttosto un vor- permane eternamente uguale a se stesso, di sicuro più a Lewis e Bulgakov che a ticoso precipitare nell’abisso. Si avverte, a cavallo tra Vita e Morte. È un’iperbole Milton. sottotraccia, l’urgenza d’interrogativi esistenziale, un paradosso. Per Sclavi, raccontare il diabolico – ciò metafisici legati al senso stesso dell’esi- Anima tormentata e personalità disse- che, per diverse ragioni, culturali e ide- stenza, la risposta ai quali non è necessa- minata di aculei come poche altre, Ti- ologiche, il pensiero dominante ritiene riamente la più rassicurante e scontata. ziano Sclavi mette in scena, nei suoi albi, incarnazione del Male Assoluto – si- Non stupisce quindi che, nella commi- una desacralizzazione totalizzante e sen- gnifica operare per contrasti, propiziare stione di generi, toni e registri stilistici za sotterfugi del momento estremo, pur contaminazioni, muoversi tra polarità propria del fumetto, Sclavi deleghi per senza mai rinunciare ad un registro lin- opposte. Con accenni più o meno discre- contrasto l’incombenza d’interpellare guistico apparentemente disimpegnato ti e velati riferimenti, il fumettista lascia l’Indagatore dell’Incubo (e, attraverso e leggero che, lungi dall’essere denigra- trapelare una certa indulgenza per quel- lui, noi tutti) circa il tabù più esorciz- torio, enfatizza al contrario il messag- lo che William Blake avrebbe chiamato zato dalla Modernità, vale a dire quel- gio subliminale. Attraverso la figura del «il partito dei sostenitori inconsapevoli lo della Morte, proprio agli zombie. I revenant opera un rovesciamento dia- del Demonio». Il Nemico è sì As Shei- cadaveri redivivi che fin dal primo epi- lettico dell’interpretazione cristiana di tan, l’Avversario che la società civile ha

6 esorcizzato e ricacciato nell’oscurità, ma impenitente sulla scia di Camus e Stir- scerne l’autorità, rispettando le regole anche l’Accusatore, a cui è possibile dar ner, gli assegna. È al Ribelle, infatti, che del gioco da lui stabilite e celando la voce solo relegandolo alla devianza, per- Sclavi attribuisce non solo la proiezione propria mostruosità dietro sembianze ché irriducibile al dogma3. Come i Ro- plastica dei nostri desideri inconfessati umane. Sceglie, come Cristo, di farsi mantici prima di lui, Sclavi sembra in- (Xabaras inocula un siero che confe- uomo tra gli uomini e perpetrare la pro- terrogarsi sulla natura di Dio, sul merito risce l’immortalità), ma anche alcune pria battaglia contro il Creatore non già del suo agire e sulla fallacia delle sue de- delle sue battute più efficaci, attraverso in campo aperto, bensì attraverso un’in- cisioni. Dietro lo spettacolo desolante di le quali opera, secondo i dettami della fluenza indiretta sulla più privilegiata una vita organizzata secondo ritmi bru- migliore letteratura del Fantastico, una tra le creature di Dio, la sola alla quale tali e spersonalizzanti, dove l’esperienza sorta di riscrittura del Vero, un ribalta- il Signore abbia concesso il viatico del- umana è segnata, come si è visto, dalla mento prospettico della Realtà con cui la Salvezza attraverso il pentimento. Se caducità del corpo e dalla malattia, Dio forza i lacci della narrazione e del dive- il Padre celeste, asserragliato secondo cela il proprio volto dispotico e le sue leg- nire. Che ci spaventi o ci irretisca, nelle Byron nella sua vertiginosa e inespu- gi altro non sono che ordini menzogneri, avventure di Dylan Dog il Diavolo di gnabile onnipotenza, pare sordo alle gabbie morali imposte sulle verità libere certo non ci annoia. «Mentre il nostro tribolazioni degli uomini, l’Angelo Ca- della Natura e sulla volontà degli esseri avversario ormai si disinteressa della sua duto ne parla con sofferta partecipazio- umani, attraverso le quali esercita la pro- stessa creazione» tiene a puntualizzare ne perché conosce il destino degli esseri pria tirannia. un suo emissario nel celeberrimo episo- umani: lui per primo si era trovato in- nanzi alla necessità di dover scegliere tra la cieca obbedienza e la libertà e, come Adamo, aveva optato per orgoglio in fa- L’OSCURITÀ CELA vore della seconda, sperimentando poi il dolore insito nella consapevolezza che scaturisce dall’esercizio del libero arbi- UN MISTERIOSO trio. Quando Dylan Dog ne incrocia i passi, troviamo sempre Lucifero con il naso ben piantato nella terra, intento ad RICHIAMO; PIÙ È PROFONDA, assaporare ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare, dedito a con- sigliare, spronare e mettere alla prova IMPENETRABILE E DISPERANTE, gli individui affinché diano il meglio di loro stessi attingendo alla scintilla divi- na che li anima, traendo da ciò legittima PIÙ CI AVVINCE: È COME soddisfazione, proposito che è deciso a perseguire con ostinazione davvero diabolica, anche a costo di dover far leva UNA DANZA MACABRA, sulle loro debolezze. Il tutto, si badi, senza mai giudicarli, nonostante le loro maledette imperfezioni, decisamente UNA RITMICA INIZIAZIONE troppo umane. Vi sembra impossibile? Nella Wunderkammer creata da Tizia- no Sclavi tutto può accadere, basta cre- SCIAMANICA. derci. Entrate pure, ma lo farete a vostro rischio e pericolo…

Se creazioni di Dio sono il dolore e la dio Storia di un povero diavolo (n. 86), morte, se ciò che è definito Bene è sol- «il Principe delle Tenebre ha sempre a tanto ciò che è imposto, l’ordine e le cuore il destino della razza umana». In Note consuetudini costituite, allora è nel suo questa frase riecheggia il «Satana sum contrario la Ragione, è nel suo contrario et nihil humanum a me alienum puto» 1. Roberto Curti, Demoni e Dèi. Dio, il luogo della felicità e della libertà, giac- che troviamo in Dostoevskij. il Diavolo, la religione nel cinema horror ché il Male diviene negazione vitalistica L’infernale commesso viaggiatore che americano, Lindau, Torino 2009, p. 8. di un Bene spietato, falso e ingannevole. tanto assomiglia a Voland sottolinea 2. Nel duplice episodio Xabaras! e Nel In questa inversione semantica risiede sardonico che «Satana non è poi così nome del padre (nn. 241-242), apparso il fascino profondo della rivolta di Lu- malvagio come lo dipinge la propaganda per festeggiare il suo ventesimo com- cifero che, da Goethe a Thomas Mann, della concorrenza». Accantonati i pro- pleanno, scopriamo che Dylan Dog può ha infiammato la fantasia di generazio- positi di bellicosa rivalsa nei confronti vantare nientemeno che una discenden- ni di scrittori: assaltare il trono celeste, del tiranno celeste, in Sclavi il Diavolo za luciferina. conquistare la fonte della vita per gua- pare aver rinunciato alla scalata al cielo 3. Sul tema mi permetto di rimanda- dagnare un nuovo ordine alle cose e ri- e, deposte le armi, dissimulata la hybris re al mio A scuola di libertà da Lucifero, stabilire la verità contro le menzogne di titanica che lo aveva indotto a muovere l’ultimo degli umanisti, in «Terra Insu- Dio è il compito che l’artista pavese, ateo guerra all’Altissimo, finge di ricono- bre», n. 59, 2011.

7 SAGGI

Enrico Petrucci LUNGHI ADDII

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l 27 ottobre 1992 arriva nelle edico- ror da edicola, con a capofila la rivista tra il 1989 e il 1990 c’era già stati mini- le il numero 74 di «Dylan Dog», Il «Splatter» della ACME, pubblicata mali riscontri positivi sulla stampa, ma lungo addio, sceneggiatura di Tizia- dal 1989 al 1991. Filone che non tardò rimanevano al livello di curiosità da terza Ino Sclavi su soggetto di Mauro Marche- ad attirare le ire dei benpensanti, visto pagina o pezzi sui “giovani d’oggi”, non selli. Giunto al sesto anno di pubblica- che nel 1990 «Splatter» e altri periodi- lanci stampa da bestseller. zione, l’Indagatore dell’Incubo è ormai ci furono vittime di un’interrogazione Il boom che Dylan Dog avrebbe cono- una realtà consolidata e già da un paio parlamentare della deputata DC Sil- sciuto a partire dal 1993 sembrava impen- d’anni supera nelle vendite «Tex», il fra- via Costa. L’Indagatore dell’Incubo fu sabile, visto che la formula dell’Indagato- tello maggiore di casa Bonelli. Eppure, escluso dall’interrogazione, rimanendo re dell’Incubo sembrava aver raggiunto i nonostante le duecentomila copie, non comunque nell’ombra, come mandante suoi limiti. In quel periodo Tiziano Sclavi ha raggiunto l’apice del successo com- “colto” del fenomeno. La giornalista di iniziò a mettere in testa alla rubrica d’a- merciale né la definitiva consacrazione «Repubblica» Marina Garbesi, il 19 ot- pertura dell’albo, Il club dell’orrore, un nell’immaginario collettivo. Nel mezzo tobre 1990, scrisse in un pezzo dal titolo sonoro Nun ce rompete, dedicato a quel del percorso che lo porterà nel pantheon Horror vietato ai minori. Deputati contro pubblico sempre più esigente che lamen- culturale italiano si colloca, quasi come i sado-fumetti: «Un’altra rivista del gene- tava il troppo successo, i gadget, la qualità linea spartiacque, quel numero 74, con la re sado-demoniaco, ma più soft e più col- delle storie, le citazioni e ispirazioni che sua storia dedicata all’altra metà del cie- to (ha scansato la crociata dei quarantatré forse sconfinavano nel plagio (alle quali lo, come si legge ne Il club dell’orrore che onorevoli) è Dylan Dog, duecentomila fece rispondere per interposta persona apre il fumetto. copie. Insegna: è inutile andare a cercare un certo William Shakespeare). Non che A distinguersi è già la copertina, dai lontano: la paura è dentro di noi». fossero mancati numeri memorabili a ri- toni decisamente metafisici, realizza- Le ire democristiane non scalfirono il dosso de Il lungo addio. Ad esempio, Cac- ta da Angelo Stano: Dylan Dog e la sua successo di «Dylan Dog», che continuò cia alle streghe (n. 69), del giugno 1992, consueta “fidanzata del mese”, Marina ad aumentare le tirature. Se nell’apri- era un meta-fumetto in cui Sclavi iro- Kimball, una delle poche di cui i lettori le 1990, su Storia di nessuno (n. 43), si nizzava proprio sui “censori” e sulle loro impareranno a ricordare il nome, vol- strillava in copertina: «Una tiratura da cacce alle streghe in parlamento, mentre teggiano nello spazio interstellare con le far paura! 185.000 copie!», il fumetto pochi mesi dopo Il lungo addio sarebbe mani che quasi si sfiorano, cercando in- avrebbe superato le duecentomila copie giunto, sempre su soggetto di Marchesel- vano di afferrarsi. A far loro compagnia nei mesi successivi, toccando l’apice nel li, un altro albo destinato a diventare di troviamo una ruota panoramica che, 1993: 530.000 esemplari (come dichia- culto, Johnny Freak (n. 81). isolata dal contesto, sembra ricordare le rato da Marcheselli, intervistato per il Ma, a livello d’immaginario collettivo, stazioni orbitanti di 2001: Odissea nello trentennale del fumetto su Badtaste.it). per l’Indagatore dell’Incubo tutto sem- Spazio e, soprattutto, di Solaris di An- Assieme al boom commerciale, inizia il bra iniziare proprio dopo Il lungo addio. drej Tarkovskij. A completare il tutto, tratto finale del percorso di DD verso la Nel febbraio 1993, la rivista «Max» vecchie auto americane in orbita assieme consacrazione nell’immaginario colletti- mette in copertina proprio lui. Il mensile, a satelliti artificiali. vo italiano. Finché, quasi trent’anni dopo già famoso per i suoi calendari, al posto Prima de Il lungo addio, «Dylan Dog» quel “sado-demoniaco”, lo stesso quoti- della consueta star del cinema, rockstar era un successo da duecentomila copie, diano può dedicare giornate consecutive o top-model sceglie un personaggio im- ma in qualche modo già superstite di se di paginate alle anteprime dylandoghia- maginario, un anno prima del filmDel - stesso. Campione di vendite lo era già alla ne e il suo attuale curatore, Roberto Rec- lamorte Dellamore, diretto da Michele fine degli anni Ottanta – un successo che chioni, può presentare il numero 400 a Soavi, che sull’onda del successo del fu- aveva portato al boom del fumetto hor- Unomattina o su Sky News 24. Certo, metto ne propone una sorta di genesi al-

8 ternativa. Tratto da un romanzo di Sclavi simile percentuale di pubblico femmi- Eppure, Marcheselli soggettista e Scla- del 1983, pubblicato solo nel ’91 da un nile. […] A voi che ogni mese mandate vi sceneggiatore daranno vita, oltre al già editore minore, vede nei panni del pro- a Dylan centinaia di lettere d’amore. A citato Johnny Freak, ad un altro classico, tagonista Francesco Dellamorte Rupert voi Dylan risponde, con amore, regalan- Finché morte non vi separi (n. 121), forse Everett, l’attore britannico su cui il dise- dovi questa storia d’amore». Quasi che ancora più tragico e romantico, che parla gnatore Claudio Villa aveva modellato Il lungo addio fosse una semplice “ro- di un amore adulto. Rispetto a Il lungo Dylan, su indicazione di Sclavi. manticheria” per conquistare definitiva- addio, però, Finché morte non vi separi Ma se con il cinema il rapporto di Dylan mente una bella fetta di pubblico. Ma il e la sua Lillie Connoly non hanno retto rimarrà eufemisticamente complicato, il successo dell’albo va ben oltre l’elemento altrettanto bene alla prova del tempo, riscontro più grande lo troverà, indiret- nostalgico-sentimentale. nonostante condividano la stessa sugge- tamente, nel mondo della musica. Nel Certo, il canovaccio del “primo amore stione onirica. Non solo perché sono ar- luglio 1995 il terzo album degli 883, La d’estate al mare”, elemento collettivo che rivati quattro anni dopo, quando l’apice donna, il sogno & il grande incubo, omag- accomuna più generazioni d’italiani, è un del 1993 aveva iniziato un lento declino. gia Dylan Dog in copertina e libretto. Il ingrediente fondamentale nella formula Sebbene il successo del character design video del quarto singolo, Il grande incu- del successo de Il lungo addio. Ma è altret- della rossa Lillie Connoly superi quello bo, vede Max Pezzali catapultato in un tanto riduttivo derubricarne il successo della bionda Marina Kimball, Lillie re- fumetto dell’orrore. Segue il quinto sin- a semplice mossa commerciale basata sta una figlia del suo tempo, quando le golo, Ti sento vivere, il cui testo si vuole sull’età, pensando a un albo che colpisse vicende dell’IRA e di Bobby Sands vi- ispirato proprio a Il lungo addio. A set- l’immaginario di quei lettori, adolescenti vevano ancora nell’immaginario collet- tembre è il turno di Claudio Baglioni, nel 1986 e diventati adulti sei anni dopo tivo, nell’idea di un “terrorismo roman- che nel suo album Io sono qui lo mette in con l’Indagatore dell’Incubo (è questo tico”. Non solo si tratta di una traccia rima con Van Gogh. Non è un semplice l’ingrediente del suo successo secondo storico-politica quasi dimenticata, ma caso: l’anno dopo il cantautore romano, David Padovani de Lo Spazio bianco). c’è anche minore empatia nei confronti allora quarantacinquenne, duetta con Ciononostante, l’idea di «Dylan Dog» della protagonista, soggetta ad allucina- l’Indagatore dell’Incubo sulla coperti- come fenomeno trasversale, capace di ac- zioni. Infine, la trama ricalca troppo un na di «Tutto». All’interno della rivista compagnare dalla preadolescenza all’età altro degli amori perduti di Dylan Dog, musicale troviamo una storia di «Dylan adulta, si trova in diverse interpretazioni, quello “fuori canone” contenuto nel lun- Dog», la prima e unica disegnata da tra cui nello stesso Il grande incubo, dove go flashback del primocrossover con il de- Claudio Villa sul testo de Le vie dei colori, l’estetica dylandoghiana è in qualche tective dell’impossibile Martin Mystère, canzone dell’album Io sono qui: un evento modo una metafora (alla maniera degli Ultima fermata l’incubo (1992), dove speciale, realizzato in concomitanza con 883): il sogno/incubo di Pezzali si muo- un giovane Dylan indaga su quella che il numero del decennale, Finché morte ve proprio tra la stanza dei giocattoli e la si scoprirà essere una satanista, un po’ non vi separi (n. 121). donna sfuggente, con la madre che infine come la Lillie terrorista dell’IRA, per poi Le nozze mistiche tra Dylan Dog e il arriva a svegliare il protagonista. rimanere solo dopo la sua morte. Certo, mondo della musica italiana vengono A smentire questa interpretazione è il Ultima fermata l’incubo ebbe solo la su- consacrate il 1° maggio 1997, quando fatto che Il lungo addio abbia retto molto pervisione di Sclavi, ma il personaggio di il palco del concertone di San Giovan- bene alla prova del tempo, sicuramente Allison Dowell è comunque considerato ni vede affiancata una gigantografia di più dei successi musicali coevi. Un riscon- uno degli “amori storici” dell’Indagatore Dylan Dog al suo clarinetto. Nello stesso tro è dato dalla sua ristampa nell’aprile dell’Incubo. periodo, arriva il sigillo di Umberto Eco, 2019, in chiusura della breve collana “Il Al di là delle eventuali scelte di trama e che intervista Sclavi e afferma: «Posso Dylan Dog di Tiziano Sclavi”. L’albo è ambientazione, Marina e Lillie restano leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog stato apprezzato anche da millennials e due eroine romantiche e tragiche degne per giorni e giorni senza annoiarmi». Il youtubers, ben diversi dai lettori in tar- di un librettista di Puccini, protagoniste semiologo vedrà ricambiata la stima nel get di quel novembre 1992, benché nella di due albi fortemente accomunati da un gennaio 1998, in Lassù qualcuno ci chia- versione ricolorata si fossero perse le mez- elemento onirico che prova a farsi metafi- ma (n. 136): tra i protagonisti c’è un certo zetinte acquarellate dei flashback come le sico. Per Lillie l’intuizione metafisica re- Humbert Coe, Eco nel nome e nell’aspet- aveva immaginate il disegnatore, Carlo sta tale in apertura e chiusura dell’albo: la to (curiosamente, nello stesso periodo Ambrosini. È un campione minimale, notte di nozze e il galeone che si assembla Sergio Cofferati, allora segretario della dato che, nonostante lanci stampa e TV, fuori dalla finestra, probabile visione del CGIL, sdoganerà con il contributo di il personaggio sembra non aver riscosso Dylan alcolizzato nel finale. Mentre per Bertinotti l’altro grande personaggio bo- troppo interesse nelle nuove generazioni, Marina Il lungo addio riesce a farsi piena- nelliano, Tex Willer). ma è comunque una piccola dimostra- mente metafisico. Ed è questo elemento la Nel novembre 1992, ad ogni modo, zione del fatto che i “nuovi lettori” han- chiave della fortuna dell’albo; l’assoluta il vero successo deve ancora arrivare. no reagito all’albo nello stesso modo dei solitudine dei due protagonisti adulti si fa Ed ecco giungere quell’albo “strano” e vecchi, che continuano a tessere le lodi de elemento atemporale quando il nero della romantico, anticipato già due numeri Il lungo addio, sempre in cima alle classi- notte diventa il nero dello spazio, mentre prima, ne Il club dell’orrore de L’ultimo fiche dei migliori albi della serie, con altri i flashback vivono in una mezzatinta (tec- plenilunio, il primo ad avere un soggetto tre o quattro titoli a contendergli il primo nica usata successivamente da Ambrosini di Mauro Marcheselli. In apertura de Il posto. Quando non è in classifica, è per- in una storia da lui sceneggiata, quella lungo addio, Sclavi lo presenta quasi come ché viene considerato troppo fuori dagli della fioraiaMarguerite , che cita in chiu- un semplice omaggio alle lettrici: «Mai schemi per poter concorrere: di nuovo, sura 2001 di Kubrick). In quella solitu- pubblicazione letteraria raggiunse una troppo romantico. dine spaziale l’idillio dei flashback, per

9 SAGGI quanto “determinante”, passa in secondo tazioni degli elementi di nostalgia, rim- gliera di quell’estate lontana. Prima c’era piano. L’amore estivo in riva al mare, che pianto, routine, noia e incomunicabili- stata la prova di coraggio di Dylan, il tuf- fa tanto “estate italiana”, può fare a meno tà. È proprio quest’insieme di fattori ad fo da una scogliera per raggiungere il ga- di spiagge e ombrelloni, diventando an- aver portato alla longevità del successo leone totemico: ne era quasi morto. Poi, ch’esso assoluto. de Il lungo addio, sorta di metafisico al- il “vorrei morire” del giovane su quella Il paradigma diviene piuttosto Solaris manacco dell’orrore del tempo centrato stessa scogliera. E, di nuovo, la giovane di Tarkovskij, con i fantasmi del passa- su una relazione. L’incomunicabilità Marina, sempre affacciata sull’abisso to che rivivono nella stazione spaziale non è certo quella di Antonioni, giocata dopo la precipitosa partenza di Dylan. orbitante sull’oceano vivente, appun- sull’elemento comico ripetuto che si fa Infine, il suicidio di Marina adulta, to, di Solaris. Non la solita “citazione meme, come le battute di Groucho – as- mentre Dylan s’interroga sull’esito di dylandoghiana” più o meno esplicita, a senti, però, dal volume. È il nulla di Ma- quell’estate, chiedendosi se lui e Marina cui Sclavi aveva abituato fin dall’inizio i rina, che per il giovane Dylan può voler si fossero detti addio. Un esito indeter- lettori, come in quel compendio di Hol- dir tutto o, appunto, niente. minato, come lo sono i ricordi successivi lywood che è Cagliostro (con il povero Il rimpianto non è solo nostalgia, ma ai momenti perfetti. Il numero si chiude H. P. Lovecraft che noleggia una vecchia viene incarnato prepotentemente sin con la versione più consolatoria, ossia i Ford T), o il successivo Memorie dall’in- dall’inizio: il ragazzino sull’autostrada saluti alla stazione – versione ripresa visibile, dove oltre agli ovvi riferimenti deserta, il figlio desirato e mai avuto di anche in Saluti da Moonlight (n. 221) narrativi si passa da Borges ai Nottam- Marina, che nelle fattezze ricorda più del 2008, che pur con i limiti degli albi buli di Hopper, fino al Monsieur Ver- Robby, il rivale del giovane Dylan che lei di quel periodo (c’è anche una pacifica doux di Chaplin, per chiudere con Un gli preferirà. Entità che si farà gigantesca manifestazione per le occupazioni abi- giudice di De André. Si tratta, piuttosto, (come il bambino del rapporto Brenton tative in cui s’infiltrano deiblack block), tra una citazione di Keats e l’altra, offre un valido spunto sul tradimento e l’ab- bandono dei “sogni di gioventù”, ispi- “IL LUNGO ADDIO” rato alle vicende di altri villeggianti di Moonlight. Eppure, l’interrogativo non è solo rela- È UN ALBO METAFISICO tivo a quel saluto di fine estate. La stessa natura del viaggio dei due adulti, desi- derio espresso da Marina prima di sui- E ONIRICO COME POCHI ALTRI. cidarsi dalla scogliera, resta sfumata. A reggere la sua bara c’è lo stesso pescatore che aveva rianimato il giovane Dylan di un paragone implicito. Si vive di fan- in Solaris), di modo che il maggiolone di dopo il tuffo. E Dylan Dog, alla vista tasmi e di solitudine: nulla meglio dello DD diventerà un giocattolo, pur nell’in- della bara, esclama: «Perché piango?... spazio cosmico costringe a confrontarsi consapevolezza dei due protagonisti. Lo sapevo!... L’ho sempre saputo», quasi con i fantasmi di quel che è o non è stato. Ma l’orrore non è solo rimpianto e no- che il tragico gesto risalga a venti anni Una comparazione forse troppo implici- stalgia: è pure noia della routine. Anche prima e che il matrimonio con Rick e il ta, cosicché, più che il maestro del cine- qui, con una duplice chiave di lettura. rimpianto seguente fossero solo la dimo- ma russo, in genere per Il lungo addio ci In uno dei flashback Marina, realistica- strazione di un inevitabile finale tragico. si limita a citare Fellini, per l’amarcord mente, prefigura le vite di entrambi. Per Il rimpianto di aver sognato una vita di tra il balneare e il luna park, o un’ipoteti- lei, una vita come moglie e madre a Mo- rimpianti, giocando quasi alla maniera ca purezza sentimentale Nouvelle Vague, onlight, la località balneare; per Dylan, nolaniana di Inception. come fanno rispettivamente Recchioni una vita da scapolo impenitente a Lon- Un idillio estivo, forse, prodotto solo e Michele Nucci nella ristampa del 2019. dra. Il giovane non può fare a meno di dai rimorsi che ne sono seguiti, e la cui Sui temi de Il lungo addio è sicuramente pensare che sia quello l’orrore, mentre realtà stessa viene meno. Si compie la più esaustiva l’analisi che assemblano gli nelle vignette seguenti il volto della ra- domanda di Dylan, al rientro a Craven ignoti redattori di Wikipedia: «L’orrore gazza invecchia, fino a decomporsi. La Road: «Ma quanto tempo ci separa dal- è rappresentato dagli anni che passano, scena si svolge su un treno, di fronte a un la prossima estate?». L’estate come atte- dal confronto tra il prima e il dopo, dal- passaggio a livello, dove attendono Ma- sa di un momento perfetto, aspirazione la giovinezza perduta che non potrà più rina e Dylan ormai adulti. che può esistere solo nel ricordo di un tornare e dalla distruzione di tutti i so- Un gioco di rimandi, in cui il treno è momento passato altrettanto perfetto, gni adolescenziali». “retoricamente” la giovinezza che se ne fosse anche immaginario. Un momento Metafisica di Tarkovskij a parte, Mar- va (lo afferma Dylan, mentre Marina che siamo costretti ad attendere e cerca- cheselli e Sclavi non si limitano a rise- gli fa notare che è la sua solita retorica), re, come il gatto di Robert A. Heinlein, mantizzare l’elemento nostalgico nel ben conscia, allo stesso tempo, di quello deciso a farsi aprire tutte le porte, alla contesto dell’orrore dylandoghiano. che sarà il futuro. Forse l’idillio perfetto ricerca della Porta sull’estate, come titola Nello spunto del canovaccio nostalgico, non esiste nemmeno nei ricordi, a meno il romanzo omonimo. Un momento poi dell’amore puro da fumetto adolescen- di ignorare le conseguenze svelate dal fi- traslato su un altro piano: continuare a ziale e dell’ineluttabilità dello scorrere nale. Per Marina, un matrimonio finito comprare albi, sperando di trovare quel- del tempo che si fa orrore esistenziale, male e la scelta estrema del suicidio, che la storia perfetta. Se mai ce ne sono state, riescono ad accennare a tutte le permu- ricalca le aspirazioni tragiche sulla sco- Il lungo addio è tra quelle.

10 Roberto Manzocco OLTRE L’UMANO, AL DI LÀ DEL REALE

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e la metafisica di alcuni numeri di Quello era il terrore; ciò che io ho semi- re, proprio per regalare agli uomini una «Dylan Dog» opta per un viaggio a nato qui, oggi, è solo una piccola, ridico- briciola di infinito. [...] Sono tornato pur ritroso, altri episodi ci spingono in- la paura [...] ma in quel nulla io riuscii a sapendo che ciò avrebbe significato la Svece in avanti, perlomeno sulla scala evo- sopravvivere. Sì. Contro la volontà degli morte, per me. [...] E non chiedermi per- lutiva: lungi infatti dall’essere giunta al uomini, io vivevo! Senza cibo, senza ac- ché, lo capiresti soltanto se avessi fatto termine della corsa, la nostra evoluzione qua, senza aria, vivevo. Non so che cosa il mio stesso viaggio, se avessi visto, là ai continuerà – se tutto va bene – indefini- accadde. Forse i raggi cosmici modifica- confini del cosmo, ciò che ho visto io»1. tamente nel futuro, con esiti che, ovvia- rono la struttura della bomba, forse mi Un fenomeno analogo, ma di origine mente, nessuno può prevedere. Il tema in nutrivo di energia, respiravo energia e il più schiettamente aliena, è quello che col- questione riguarda soprattutto due epi- mio cervello, lentamente, cominciava a pisce l’isola di Egg de L’isola misteriosa – sodi classici, il nono – Alfa e Omega – e il evolversi, a crescere; piano piano, l’ango- un episodio che mescola un gran numero ventitreesimo – L’isola misteriosa. scia scomparve, mi sentivo bene, molto di citazioni, dallo Stephen King di Creep- Nel primo un oggetto volante non bene. E capii che il mio viaggio non era show al racconto di Daniel Keyes Fiori identificato cade nella campagna ingle- senza fine, capii che avevo una meta là, per Algernon, da L’isola del dottor More- se: ne esce una creatura angelica, che si oltre i confini del Sistema solare, in uno au di H. G. Wells a 2001: Odissea nel- accoppia con una ragazza, Amy Irving, di quei luoghi arcani in cui una stella è lo spazio. Sull’isola cade un misterioso dopo averne soggiogato la volontà. I mi- giunta ai confini della sua evoluzione, è oggetto proveniente dallo spazio, e un litari intervengono e circondano l’area collassata, si è raccolta in un volume ri- contadino del luogo, Stephen – affetto dell’impatto, ma non prima che Amy e dottissimo e tutto raccoglie in sé». da un forte ritardo mentale – lo trova e Dylan – che la ragazza ha assunto per- Al che Dylan esclama sbigottito: «Un lo tocca. Il contatto provoca in lui una ché la aiuti a capire quel che le è successo buco nero!». trasformazione radicale: «È successo – riescano a introdursi nella zona. Poco E Alfa continua: «Per me, la luce. Il qualcosa di straordinario. La mia mente a poco emerge la sconvolgente verità: processo evolutivo della mia mente subì ora è libera dal male oscuro che l’oppri- l’oggetto caduto è il primo vero missile un’accelerazione vertiginosa. In pochi meva. Ora posso pensare e scrivere in lanciato nello spazio dagli esseri umani, istanti percorsi e assimilai migliaia di maniera corretta. [...] Ora so entrare nel una sonda americana partita nel 1953 anni di storia umana. Una storia di de- labirinto della cultura e so anche andare – quattro anni prima dello Sputnik litti e di morte, con pochi bagliori di vera oltre, so uscirne. Sì. Posso andare oltre, sovietico – il cui volo è stato mantenu- intelligenza. E andai oltre, imparai l’u- molto oltre»2. to segreto perché a bordo l’esercito vi niverso, oltre la materia e il nulla, oltre il Alla fine dell’avventura, Dylan com- aveva piazzato una carica nucleare. Sul tempo e l’eternità. Il mio corpo non esi- menterà sul suo diario: «In breve, una velivolo c’era un misterioso passeggero, steva più, o meglio, riassumeva in sé tutti specie di allucinante epidemia aveva col- battezzato Alfa – che poi si rivelerà es- i corpi. Potevo assumere qualsiasi forma pito tutti gli uomini e gli animali dell’i- sere uno scimpanzé –, il quale racconta e qualsiasi non-forma, avevo raggiunto sola, annullando i confini che da sempre a Dylan la sua esperienza nel cosmo: «Il il punto più alto di evoluzione che un dividono le varie specie, confini non solo satellite, come sai, uscì dall’orbita, e volò essere vivente possa concepire, ero nella intellettuali, ma anche fisici. Erano ca- verso l’infinito. Puoi immaginarti quel- terra dei sogni e là avrei potuto restare, dute tutte le barriere della mente e anche lo che provavo? Solo, nel vuoto, andando per sempre, in un luogo che non era nes- del corpo. [...] Cos’era quel qualcosa che, incontro a quella morte così strana, così sun luogo, e dove la parola “sempre” non a cominciare da Stephen, aveva sparso il immensa? No, non puoi, nessuno può. aveva significato. Ma ho scelto di torna- contagio? Viene da pensare al monolito

11 SAGGI

di 2001: Odissea nello spazio: un messag- to dell’anima dell’universo». In queste Sherlock Holmes: quest’ultimo, infat- gio, giunto da chissà dove»3. due avventure, insomma, s’intravede il ti, procede escludendo tutte le ipotesi Sebbene provenienti da forze esterne, processo di fusione o sintesi – così tipico impossibili – di modo che ciò che resta, i cambiamenti evolutivi qui descritti del movimento surrealista – tra realtà e per quanto improbabile, debba essere la rappresentano un interessante assaggio sogno. verità –, mentre il primo esclude tutto di ciò che, in un futuro più o meno lon- Di surrealista in «Dylan Dog» c’è ciò che è logico, razionale e possibile – in tano, l’umanità si troverà ad affrontare, molto, e non solo negli episodi che più modo che rimanga solo l’incubo, che è uno sviluppo evolutivo inimmaginabile, esplicitamente si rifanno a tale corren- appunto il suo mestiere. Il sogno come ben rappresentato da Aldo Schiavone: te – ad esempio Golconda!, con le sue destinazione dell’incredibile accelera- «La nostra civiltà ha elaborato, attra- “bombette” assassine prese di peso da zione evolutiva di Alfa, ma anche come verso l’ultimo vertiginoso tratto del suo Magritte e rivestite di un’aura orrorifica, punto di partenza e di arrivo del metodo percorso, strumenti teorici e operativi o con l’occhio gigante che se ne va a spas- d’indagine surrealista dylandoghiano. (di conoscenza e di trasformazione della so per Londra in tandem. Come nota Però, l’apertura verso il mondo onirico realtà) tali da averci condotto – anche se Fernand Alquié, «l’attività surrealista non costituisce per l’Old Boy solo una facciamo di tutto per non accorgercene sfugge alla retorica. Si sforza di allarga- tecnica investigativa, ma anche una fi- – sul bordo estremo di una soglia finora re l’esperienza umana, di interpretarla losofia di vita, portando così l’Indaga- nemmeno concepibile: oltre la quale ci al di fuori dei limiti e dei quadri di uno tore dell’Incubo oltre la tradizionale aspetta un passaggio senza precedenti. stretto razionalismo, di prendere, in po- letteratura di genere e riconnettendolo Una soglia da cui il senso della presenza che parole, le misure dell’uomo. [...] In alla grande corrente della letteratura umana nello spazio e nel tempo, e quindi ogni caso è in gioco il potere di accedere fantastica. l’interezza del nostro essere e del nostro al mondo del sogno, poiché quest’ultimo cammino, appaiono inondati da una appare come il luogo in cui potrebbero luce mai intravista»4. essere mantenute le promesse dell’amore Note Per quanto i due episodi sembrino e della bellezza nella realtà quotidiana. avere una chiave di lettura prettamente [...] Non è ancora tempo di parlare di 1. «Dylan Dog», Alfa e Omega, n. 9, fantascientifica, bisogna notare che ri- “sintesi” tra il mondo reale e quello del pp. 87-91. entra in gioco, anche in questo contesto, sogno, né della loro unità, ma, come dirà 2. «Dylan Dog», L’isola misteriosa, n. l’aspetto onirico, surreale e spirituale. Breton, di “un modo per passare libera- 23, pp. 14-15. Mentre, infatti, Alfa dichiara di essere mente”, e “come se bastasse premere un 3. Ivi, p. 95. giunto nella «terra del sogno» – che, bottone”, dall’uno all’altro»5. 4. Aldo Schiavone, Storia e destino, Ei- evidentemente, rappresenta una dimen- Il surrealismo come ricerca di un me- naudi, Torino 2007, pp. 4-5. sione più profonda della realtà rispetto todo d’indagine alternativo a quello 5. Ferdinand Alquié, Filosofia del sur- a quella comunemente intesa –, nel suo razionale, dunque. Se ci fate caso, la realismo, tr. di Luigi Primicile Carafa e diario Stephen dice di ritenere che l’og- tecnica investigativa adottata da Dylan Giancarlo Bicocchi, Hopefulmonster, getto caduto dal cielo fosse «un pezzet- Dog è proprio il contrario di quella di Firenze 1986, pp. 26-27.

12 Antonio Tentori DYLAN DOG, DARIO ARGENTO E LA FEMME FATALE

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isegnato ispirandosi all’attore nale, che culmina con la distruzione della mostra fotografica sadomasochista, le cui Rupert Everett, Dylan Dog scuola. In una vignetta de Gli uccisori (n. 5) cupe immagini si associano idealmente alle intreccia nel corso delle sue av- è riconoscibile la figura di Dario Argento. mostruose sculture della galleria d’arte de Dventure rapporti intensi e complicati con In (n. 10), la Morte si . In seguito, Attraverso lo specchio L’uccello dalle piume di cristallo molte donne. Quelle che ha amato di più rivela a Dylan come una donna riflessa in gli spettatori di un sadico spettacolo hanno sono la misteriosa Morgana (Morgana, n. uno specchio: come l’analogo finale diIn - il volto celato da maschere animalesche. La 25), che si rivelerà essere sua madre, la dolce ferno. Ne La regina delle tenebre (n. 53), la relazione tra Beatrix e la sua amica Chasi- prostituta Bree Daniels (Memorie dall’in- protagonista pronuncia frasi criptiche che ty ricorda rapporti lesbici presenti nei film visibile, n. 19), morta per Aids, l’irruenta rimandano ancora a Inferno, e compare di Argento, da Tenebre a La terza madre. irlandese Lillie Connolly (Finché morte un enigmatico signore anziano che ricor- Inconfondibili e iconiche le soggettive non vi separi, n. 121), legata all’IRA e desti- da l’architetto Varelli del medesimo film. di qualcuno che segue e controlla Dylan, nata a morire in prigione, e Marina Kim- L’inizio dell’albo I vampiri (n. 62), con l’at- come i guanti dell’assassino e la scatola con- ball (Il lungo addio, n. 74), primo amore di tacco dei corpi speciali al covo di presunti tenente armi da taglio. Del tutto argentiano Dylan, morta suicida. narcotrafficanti, citaZombi di George A. è anche il momento dell’uccisione di Cha- Sono amori drammatici, impossibili o Romero, che Argento ha coprodotto. sity, da sola nella sua abitazione, colmo di immaginari, a volte causa di profondi dolo- Da parte sua, il regista di Suspiria ha di- raffinatasuspense. All’interno della bottega ri e smarrimenti esistenziali per l’Indagato- chiarato: «L’immaginario che Sclavi ha del fantastico, dove DD si reca, spiccano il re dell’Incubo. Tra lui e le sue donne – qua- riversato nella serie e anche l’attenzione che pupazzo di Profondo rosso, il manifesto del si sempre clienti e non di rado sia vittime dimostra per i mostri e per i diversi, sono disco dei Goblin del medesimo film e il po- sia crudeli assassine – nasce un’attrazione entrambe cose in cui mi riconosco. E poi, ster di Inferno. irresistibile quanto effimera. Non tutte nelle sue storie c’è sempre ironia, come nei Lo stile di Argento si distingue nel trat- sono condannate a una brutta fine, ma è miei film». teggio dei principali personaggi, prima fra indubbio che alcune tra le più memorabili In Profondo Nero la misteriosa sparizione tutti Beatrix, giovane modella inquieta e partner di DD siano accomunate dalla me- della giovane e bella Beatrix s’intreccia con inquietante unita in un torbido legame alla desima dimensione di fatalità. l’antica tradizione dei whipping boy, ragazzi nobile e perversa sorellastra Mary Anne, Un’incisiva femme fatale è la protagoni- cresciuti accanto a coetanei di nobile casata che non esiterà a ucciderla per gelosia. An- sta di Profondo Nero (n. 383), la storia di per essere puniti al loro posto quando que- che altri personaggi rimandano alle con- «Dylan Dog» ideata e scritta da Dario sti trasgredivano le regole. cezioni stilistiche e narrative del regista, Argento insieme a Stefano Piani e magi- La copertina “argentata” del fumetto, ol- dall’anziano paralitico (Inferno, Phenome- stralmente disegnata da Corrado Roi. tre a rappresentare un chiaro omaggio al co- na) al complice dell’assassina (L’uccello dal- Le strade dell’Indagatore dell’Incubo e gnome dell’autore, racchiude già un primo le piume di cristallo, Nonhosonno), sino alla del Maestro della Paura erano destinate a riferimento all’opera del regista, mostrando figura dell’anziana madre di Mary Anne incontrarsi. Fin dai primi numeri di DD, Dylan e una ragazza seminuda circondati (Profondo rosso, Trauma). Tiziano Sclavi ha disseminato nel corso da diversi animali. Risulta evidente il ri- Nella visionaria storia del regista Dylan delle sue storie omaggi e citazioni che ri- mando non solo alla trilogia zoonomica di deve affrontare la sua parte oscura, abitata mandano al cinema di Argento. In Jack lo Argento (L’uccello dalle piume di cristallo, Il da fantasmi e tenebre, nemici invisibili e squartatore (n. 2), Dylan e la sua giovane gatto a nove code e Quattro mosche di velluto crudeli che dimorano nella zona d’ombra cliente Jane vedono al cinema L’uccello dal- grigio), ma alla sua intera filmografia, dove dell’anima. Un allucinante viaggio nel le piume di cristallo. Ne Le notti della luna gli animali rivestono sempre un ruolo im- profondo, al cui termine solo una madre piena (n. 3), lo strano collegio femminile portante. Le citazioni di elementi essenziali dolente, o forse un fantasma, potrà salvare ricorda quello di Suspiria, così come il fi- del mondo di Argento proseguono con la l’Indagatore dell’Incubo.

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Claudio Bartolini DYLANIATORI DI CELLULOIDE

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987, Actor’s Playhouse Baires Inter- amore ha come cerimoniere d’eccezione numeri, non gli ha certo fatto difetto, national (attuale Cinema Ducale), Dario Argento, graditissimo ospite a riflettendosi in omaggi iconografici (ba- piazza Napoli, Milano, 12-31 otto- sorpresa giunto per presentare al caldo sti pensare a copertina, titolo e sequenze 1bre. Esterno giorno: oltre mille persone, pubblico il documentario chiave del primo albo, Dario Argen- L’alba dei morti giovani e meno giovani, in coda per un to’s World of Horror, diretto da Michele viventi, ispirato a Zombi – in originale, posto. Comune denominatore: una copia Soavi nel 1985. Soavi, quel Soavi, nome Dawn of the Dead – di Romero, 1978), ciascuno di Vivono tra noi, tredicesimo e nume tutelare per ciò che è il Fest nel in personaggi ispirati a characters di culto albo del mensile «Dylan Dog», che co- 1987 (oltre al citato doc, in calendario c’è (dall’assistente sosia di Groucho Marx al stituisce il biglietto, il passe-partout per il suo debutto, Deliria, 1987, proiettato Robert Morley dell’ispettore Bloch, dal accedere a quel che è dentro. Interno illu- nella versione integrale inglese), per ciò Lord H. G. Wells disegnato sulle fattez- minato: di quei mille, solo alcuni riesco- che il Fest sarà negli anni a venire e per ze di David Niven al rabbino “Woody” no a entrare, i posti sono poche centinaia, ciò che il Fest lascerà come eredità impe- Allen che appare nel n. 8, Il ritorno del si deve ricorrere a proiezioni multiple fino ritura. Segnatevi il suo nome a margine, mostro), in ispirazioni drammaturgiche a notte fonda. Le fioche luci del cine-tea- ci torneremo. (su tutte, quella che Morti e sepolti di tro si spengono. Ha inizio la decima ras- Il programma è fitto, condouble bills Gary Sherman, 1981, esercita sul n. 7, La segna cinematografica a cura del Citizen quasi tutte le sere e offerta di genere che zona del crepuscolo e che Terminator di Kane’s Club, ovvero la prima edizione spazia dai confini patri Zombi( 2, 1979; James Cameron, 1984, imprime al n. 12, del Dylan Dog Horror Fest, interamente Paura nella città dei morti viventi, 1980; Killer!) e in un diffusobric-à-brac orna- sponsorizzata dalla Sergio Bonelli Edi- …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà, 1981; mentale che correda gli interni di Craven tore e organizzata, diretta e condotta da Aenigma, 1987, tutti di Lucio Fulci) ai Road 7, nei cui corridoi hanno la meglio Stefano Marzorati. maestri d’Oltreoceano (Tobe Hooper, statue dei mostri Universal e sulla cui pa- È un primo amore e, come tutti i primi Wes Craven, David Cronenberg, George rete centrale trionfa il manifesto di The amori, è destinato a imperitura memoria, A. Romero); dai già classici del brivido Rocky Horror Picture Show di Jim Shar- nonostante quanto detto da Francesco (La notte dei morti viventi di Romero, man (1975). Dellamorte nel 1983 («Il primo amo- 1968; La cosa di John Carpenter, 1982) Inevitabile, quindi, che la mania di re non conta niente. Quello che conta è alle anteprime destinate agli assatanati Dylan traci(ne)mi dalle tavole allo scher- l’ultimo»), che i lettori scopriranno però dello splatter (Basket Case di Frank He- mo, dando vita a un evento che nessun solo nel 19911. Nel 1987 il primo amore nenlotter, 1982; Soli nel buio di Jack Shol- altro fumetto, in Italia, può permetter- è ancora quello buono e porta in dote der, 1982). C’è anche una sezione molto si. Nemmeno il ben più venduto «Tex qualcosa a tutti: alla casa editrice milane- speciale, chiamata “La scelta di Dylan Willer», protagonista nel 1988 di un se permette di organizzare il primo vero Dog” e composta da cinque titoli: Re-A- Tex Willer Fest dove Marzorati e Bonelli festival e «dare un volto ai lettori»2 di nimator di Stuart Gordon (1985), L’u- tentano di virare la formula su pistole e un fumetto ancora distante dal proprio lulato di Joe Dante (1981), La casa dalle cavalli, con scarso successo (circa duecen- zenit editoriale (ma già di culto e di buo- finestre che ridono di Pupi Avati (1976), to spettatori a sera). «Dylan Dog» è già na diffusione sul territorio nazionale), l’australiano Razorback. Oltre l’urlo del di per sé un evento, pronto a deflagrare su ai suddetti lettori consente di accedere demonio di Russell Mulcahy (1984) e A base esponenziale. gratuitamente a una rassegna cine-hor- Venezia… un dicembre rosso shocking di 1990, Cinema Gloria, Corso Vercelli, ror di ben tre settimane e alle istituzioni Nicolas Roeg (1973). Dylan Dog sceglie, Milano, 7-17 maggio. Esterno giorno: al- meneghine di annoverare un mega-e- dunque, (di)mostrando una passione meno duemila persone con in mano copie vento nella propria città, senza sostan- sconsiderata per la Settima arte dell’or- dell’albo n. 44, Riflessi di morte. Interno zialmente aver mosso un dito. Il primo rore. Passione che, in quei primi tredici illuminato: i 1.550 posti disponibili sono

14 sold out, una folla colorata e festante espo- della sua rinomata passione per l’horror e profondo di Michael Crichton (1978) da ne vessilli del proprio (anti)eroe disegna- della sua filantropica visione dell’impren- citarne apertamente un fotogramma in to in forma di t-shirts, bandane, spille e ditoria, ma le istituzioni tacciono nuova- una vignetta; il n. 15, Canale 666, cor- toppe. Il foyer è impreziosito da una sce- mente. La politica italiana è terrorizzata tocircuito cinefumettistico d’autore tra nografia creata ad hoc da Sergio Stivaletti dal successo di un fumetto dai contenuti Videodrome di David Cronenberg (1983) – già truccatore visionario di Phenomena (moderatamente) splatter, per cui, più che ed Essi vivono di John Carpenter (1988), di Argento (1985) e Dèmoni di Lamberto incentivare l’evento e contribuire alla sua all’insegna dei poteri coercitivi dei me- Bava (1985) –, che per l’occasione recluta riuscita, rema contro, imbeccando una dia; il n. 22, Il tunnel dell’orrore, omoni- dalla sua “factory” una sorta di sosia abbi- stampa impegnata a diffamare gli horror mo del film di Tobe Hooper (1981), abi- gliato a immagine e somiglianza dell’In- fan (e il loro Dylan) a colpi di opinabili tato dai mostri Universal e da un villain dagatore dell’Incubo. «Dylan Dog» è e polverose teorie secondo le quali la vio- chiamato Clint Callaghan; il n. 26, Dopo diventato un caso editoriale senza prece- lenza finzionale indurrebbe un corrispet- mezzanotte, con citazioni esplicite da denti, vende centinaia di migliaia di copie tivo di violenza reale nei fruitori. Fuori orario di Martin Scorsese (1988); ogni mese e si appresta a vivere la sua sta- Dentro e fuori il Cinema Gloria, però, il n. 27, Ti ho visto morire, tra lo Stephen gione aurea nelle due annate successive3. c’è solo una moltitudine entusiasta al co- King e il Cronenberg de La zona morta Bonelli e Marzorati, dopo tre anni tra- spetto dei suoi idoli di celluloide. Torna (1983); l’elenco potrebbe continuare a scorsi a studiare la miglior formula pos- Dario Argento, appare “Herbert West” lungo, tra nuovi personaggi “ammic- sibile per adattare la kermesse al nuovo Jeffrey Combs, irrompe il visionario canti” (La Kim / Kim Novak del n. 18, Cagliostro), ispirazioni narrative (Blob. Fluido mortale, 1958, sotteso al n. 20, Dal profondo), deformazioni grottesche IN FIN DEI CONTI, (il lagomorfo di Chi ha incastrato Roger Rabbit, 1988, finisce dritto dritto nel n. 24, I conigli rosa uccidono) e semplici TUTTA LA PARABOLA atti d’amore (l’apertura del n. 37, Il sogno della tigre, omaggia Arancia meccanica di Stanley Kubrick, 1971). DI DYLAN DOG È SCANDITA Il rapporto tra «Dylan Dog» e il ci- nema funziona molto bene sul versan- te import, dunque, ma su quello export IDEALMENTE DAI MITICI tutto tace. Nessuno si è mai cimentato nell’ardua impresa di un adattamento per lo schermo, a dimostrazione della HORROR FEST. complessità del fenomeno-Dylan (e della conclamata ritrosia bonelliana nella con- cessione dei diritti di sfruttamento dei boom e soddisfare tutti i lettori cinefili, Clive Barker, trionfa “Freddy Krueger” suoi personaggi). optano per uno spazio decisamente più Robert Englund, che presenta alla marea E qui entra in gioco , quel grande e una benefica contrazione della umana la prima italiana di Nightmare 5. Soavi, nuovamente. Ma facciamo un pic- durata, che da quasi tre settimane scen- Il mito (1989). Il Fest, oltre a essere un colo passo indietro. Il matrimonio tra de a dieci giorni. Ancora non basta, per meeting generazionale sociologicamente l’Indagatore dell’Incubo e l’horror ci- contenere la marea umana assetata di vi- rilevante e un grande “termometro pop” nematografico è sancito ufficialmente da gnette e fotogrammi, ma il salto in avanti in forma di convention – connotata da una pubblicazione a prima vista margi- è tangibile. Anche perché, nel frattempo, quanto di più pop possa esserci, ovvero nale, eppure di sostanziale importanza. Dylan è stato (solo parzialmente) coinvol- cinema e fumetto –, diventa qualcosa di Trattasi de L’enciclopedia della Paura. Il to nelle interrogazioni parlamentari a ca- importante a livello nazionale, una ve- cinema horror dall’A alla Zeta, volumet- rattere censorio nei confronti del fumetto trina per titoli inediti in cerca di distri- to scritto dagli sceneggiatori Medda-Ser- horror italiano, e questo ha, se possibile, butore: La fattoria maledetta di David ra-Vigna, dato alle stampe nel luglio 1989 acuito maggiormente l’affezione dei fan Keith (1987) esce in vhs, Incubo in corsia e contenente un inventario dei principali alla creatura concepita da Tiziano Sclavi. di Brett Leonard (1989) ottiene una ri- topoi orrorifici cinematografici. Come Nel 1990, inoltre, la circolazione dei film balta nelle sale. «Dylan Dog» è ormai sottolineato da Tiziano Sclavi in apertu- in home video (formato vhs) è cresciuta un sigillo di garanzia da apporre a pel- ra, è una visione “parziale” dei gusti dyla- esponenzialmente, alimentando la ricer- licole horror, una patente rilasciata dal niati: «Mi auguro che siate anche voi del ca e il reperimento – nonché il fascino – personaggio che più di ogni altro incarna mio parere, magari non condividendo, di film fino a quel momento introvabili. Il la forza eversiva, iconoclasta, teorica e a come è successo a me, alcune posizioni di momento è propizio, insomma, e il Dylan tratti anarchica di questo genere cinema- MS&V (tipo il giudizio positivo su Hel- Dog Horror Fest 2 è un tour de force di tografico. Dylan conosce e ama la Setti- lraiser o quello parzialmente negativo chicche per appassionati, che privilegia ma arte («Pizza e cinema?»4), ormai è su La mosca). Ma tant’è: ogni testa una la novità al classico adattandosi bene ai certo, e tra la prima e la seconda edizione sentenza». Eppure, al tempo stesso, è la suddetti mutati standard di reperimento del Fest inanella pubblicazioni con ani- decisa attestazione di una passione. Ma dei titoli più vintage. Il budget è cresciuto ma cinefila. Su tutte il n. 14,Fra la vita il valore del fascicoletto è anche un altro, molto, Bonelli non bada a spese in virtù e la morte, intriso a tal punto di Coma riconoscibile ex post, e consiste nell’esse-

15 SAGGI re allegato all’albo speciale n. 3, Orrore to dalle star italiane e internazionali. «Il re e signori: Rupert Everett»: scende le nero. In esso appare per la prima volta piacere è tutto loro», di fronte a quelle scale, approdando sul proscenio in un tri- Francesco Dellamorte, guardiano di ci- migliaia di appassionati che assistono alle pudio che trasforma il fumetto in realtà, miteri sui generis e alter-ego dell’inquili- proiezioni e agli incontri con goliardia e e la realtà in fumetto, e realtà e fumetto no di Craven Road. Le porte del versante spirito, cinefilia e gioia. Se le edizioni del in cinema. Fonte d’ispirazione per Scla- export si schiudono. E rieccoci a Soavi. 1987 e 1990 erano state il primo amore vi dopo essere stato visto su schermo in 1992, Palatrussardi, zona Lampu- e il matrimonio, questo è certamente il Another Country. La scelta (1984), con la gnano, Milano, 23-30 maggio. Esterno viaggio di nozze tra Dylan e il cinema. La sua sola presenza Everett chiude il cerchio giorno: circa diecimila persone vestono a compagnia è assortita: sul palco sfilano e del Fest, immortalandolo in una frase festa, impugnando il n. 68, Lo spettro del si raccontano, introdotti da Enter Sand- banale, ma epocale: «Mi piace molto il buio, come chiave d’accesso alla ciclopica man dei Metallica, pesi massimi come personaggio di Dylan Dog. È molto posi- struttura fissa. Interno illuminato: gli Wes Craven – che presenta il suo ultimo tivo». Non solo. Annuncia l’imminente ottomila posti a sedere sono occupati, c’è lavoro, La casa nera (1991) –, Bruce Cam- avvio delle riprese di Dellamorte Della- gente in piedi, tutto si svolge nel più sano pbell, Lance Henriksen, l’affezionato more, che lo vedrà impersonare proprio pacifismo, a dispetto di quanto profetiz- Robert Englund, Bryan Yuzna e Frank il Francesco Dellamorte di Orrore nero zato da giornali e istituzioni, in servizio Henenlotter, birra in mano e parole acce- e dell’omonimo romanzo di Sclavi, da permanente di terrorismo psicologico nei se per introdurre il neonato Basket Case pochi mesi finalmente in libreria. Ecco confronti di tutto quanto abbia a che fare 3: The Progeny (1992). Sullo schermo, tra l’export, e a ufficializzarlo non poteva es- sere che il Fest. Ed ecco Soavi, anche lui al Palatrussardi a confermare che, sì, la regia di Dellamorte Dellamore sarà cosa sua. SI CHIAMERÀ Più che il versante import, come sempre ricco di spunti e riferimenti anche dal 1990 al 1992 (citiamo almeno il n. 66, ANCHE FRANCESCO Partita con la morte, rivisitazione niente- meno che de Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, 1957), a interessare la rifles- DELLAMORTE, AVRÀ ABITATO sione sull’asse cinema-DD è ora quello opposto. Dellamorte Dellamore (1994), in veri- LE PAGINE DI “ORRORE NERO”, tà, non sarà il primo esperimento filmico che guarda esplicitamente all’antieroe bonelliano. Il capofila è da considerarsi MA PER IL PUBBLICO È SOLO Nero., diretto proprio nel 1992 da Gian- carlo Soldi su “spartito” letterario di Sclavi, dopo che il primo aveva ripetu- E SOLTANTO DYLAN DOG, tamente tentato la via di un adattamen- to dylaniato ufficiale. All’apparenza la storia di Nero. non ha quasi nulla a O AL MASSIMO che vedere con quelle dell’Indagatore dell’Incubo, ma le atmosfere citazioniste e allucinate, grottesche e surreali, richia- LA SUA ANIMA NERA. mano a più riprese quelle del fumetto tanto amato dal regista (che a Sclavi e alla sua creatura dedicherà nel 2015 il docu- con l’impatto di manifestazioni a tema gli altri, scorrono i fotogrammi (ancora) mentario Nessuno siamo perfetti). Nella horror sui giovani. La coreografia anti- inediti di The Resurrected di Dan O’Ban- messa in scena, inoltre, Dylan Dog trova stante e sovrastante il palco è imponente: non (1990), L’ambulanza di Larry Cohen posto nei continui riferimenti espressi Stivaletti ha fatto le cose in grande, pare (1990), Hellraiser III di Anthony Hickox mediante tavole appese alle pareti, un di assistere a un concerto d’ipotetici ge- (1992) e Hiruko the Goblin di Shinya autobus targato 666 e stringhe rosse alle melli metal dei Pink Floyd. Bonelli inve- Tsukamoto (1991). scarpe del protagonista. ste più o meno l’equivalente di un milione A un certo punto, però, accade qualcosa Ciò detto, però, Dellamorte Dellamore di euro odierni, il direttore artistico Mar- d’immenso. Le luci si spengono, lascian- è la prima opera cinematografica dylan- zorati è sfinito ancor prima di comincia- do che una nebbia rossastra fuoriesca dal- doghiana di senso compiuto, a partire re. In edicola «Dylan Dog» è a un solo la porticina sovrastante il palco allestita dal lettering del titolo di testa con le “A” mese dal suddetto record di vendite – ne da Stivaletti, per avvolgere l’ospite del goticamente protese verso l’alto. Lo è siamo certi, stabilito proprio con il n. momento. Run of the Deadh Motorbike per paradosso – come da consuetudine 69, in virtù dell’effetto-Fest – e si impo- risuona nel ventre del Palatrussardi. E dylaniata –, dato che l’Inquilino di Cra- ne come riferimento culturale, oltre che appare Dylan. O, meglio, colui sul qua- ven Road è assente, sostituito dal citato come icona pop. Dylan Dog Horror Fest le Dylan è stato concepito, a primigenia alter-ego Dellamorte. Però, fin dalla fase 3 rilancia di conseguenza, diventando un attestazione di quel cordone ombelicale di scrittura, la pellicola è profondamen- appuntamento ambito anche e soprattut- che lo unisce alla Settima arte. «Signo- te intrisa di componenti e stilemi che,

16 dal romanzo di Sclavi, passano inevi- sciando Bonelli sempre più solo alla guida di là degli abissali demeriti artistici, in- tabilmente attraverso Dylan. «Entrai di un evento troppo grande anche per lui. fatti, Dylan Dog. Il film di Kevin Mun- in libreria e c’erano pile e pile di questo 1993, di nuovo Palatrussardi, 30 mag- roe (2011) non possiede l’anima della libro»5, afferma la produttrice Tilde gio-5 giugno. È il trionfo e il termine, creatura sclaviana. Involucro vuoto, Corsi, riferendosi al volume sclaviano l’apogeo e la tomba del Dylan Dog Hor- pot-pourri di mostri e categorie horror recante in copertina l’illustrazione di un ror Fest. L’alchimia è quella dell’edizione per principianti (ci sono zombi, vampiri, Dellamorte pressoché identico a Dylan. precedente, la distanza di un solo anno licantropi, demoni…), catalogo di tradi- Lo sceneggiatore Gianni Romoli rinca- non ha fiaccato gli entusiasmi, anzi: men- menti imperdonabili (Dylan è un bullo ra la dose, raccontando come lo script tre in edicola continua il boom, sul palco sicuro di sé, possiede un arsenale di armi sia stato concepito adattando soltanto si consuma «la Woodstock del cinema iper-moderne, a tratti sfiora il super-eroi- la prima parte del romanzo di partenza, dell’orrore», come ben sintetizzato dal smo) e di stereotipi ridotti a puerili fetic- opportunamente integrata con una co- mitico produttore Charles Band, giunto ci ornamentali (il galeone; il clarinetto; il stellazione di battute, situazioni e topoi alla corte di Bonelli per presentare Blo- maggiolone, nero per mancanza di diritti provenienti dall’universo del fumetto odstone di Ted Nicolau (1993). Stivaletti sul bianco; l’assistente, zombi per man- bonelliano. Si chiamerà anche Francesco supera se stesso nelle scenografie, i film canza di diritti su Groucho; i «Giuda Dellamorte, avrà anche abitato le pagine presentati sono distinti dall’alto livel- ballerino» e i «Quinto senso e mezzo» di Orrore nero, ma per il pubblico è solo e lo qualitativo (Demoniaca di Richard sentenziati a casaccio, il latinista Borelli, soltanto Dylan Dog, o al massimo la sua Stanley, 1992; Il ritorno dei morti viven- il vampiro Sclavi!), quello di Munroe è anima nera ancora preda di fumo e alcol. ti 3 di Brian Yuzna, 1993; Ticks. Larve un Dylan finto, post-moderno, patinato Del resto, anch’egli guida un maggiolo- di sangue di Tony Randel, 1993; Brain e stupidamente ammiccante ai blockbu- ne bianco, è incompiutamente dedito al Dead, 1990, e Carnosaur, 1993, di Adam ster del momento. Che sia lo specchio modellismo (un teschio in vece del gale- Simon) e gli ospiti, molti dei quali ormai di un personaggio giunto a naturale one: «Finire questo teschio è una delle habitué della kermesse, non hanno bi- consunzione e tenuto in vita – su carta cose più difficili del mondo»), verso le sogno di presentazioni: Craven, Soavi, – ormai solo dai polmoni artificiali del donne manifesta un sentimentalismo Englund, l’effettista Steve Johnson e il politicamente corretto? adolescenziale e intrattiene rapporti leggendario Tobe Hooper. La Provincia Anche a questa domanda non abbiamo equidistanti con il Bene e il Male, tra fitti di Milano si accorge dell’evento, ma il risposta. dialoghi con la Morte e palpitazioni d’a- suo contributo è sostanzialmente un pro Ma una tesi, in fondo, la si vuole pro- more puro. forma. Tutto intorno, il silenzio. E quella porre: per quel che Dylan è diventato La messa in scena di Soavi, pregna di strada (non ancora) interrotta segna la oggi, l’Horror Fest potrebbe incontra- un immaginario metal kitsch e “tamar- fine del Dylan Dog Horror Fest. re il beneplacito delle istituzioni e della ro” (l’acme è il “ritornante” in moto da Ma il fenomeno cine-dylaniato non ter- politica. Di eversivo e “spaventoso”, tra cross), offre abbondanti e ironiche dosi di mina certamente con l’evento. A livello quelle pagine pur dense di intratteni- splatter e gore, intreccia con abile arte tra- import, Dylan ha continuato fino a oggi mento, nulla è rimasto. sh e virtù pittoriche (il bacio velato, a suo a incorporare e rielaborare suggestioni tempo disegnato da Giovanni Freghieri cinefile, sebbene in modo sempre più ar- in Orrore nero, cita Gli amanti di René tefatto e disomogeneo. Citazioni, omag- Magritte, il Dellamorte che beve al bar gi, riferimenti, appropriazioni (in)debite Note guarda a Il bevitore d’assenzio di Édouard più o meno furbe: l’odierna direzione di Manet) e cita con cognizione capisaldi Roberto Recchioni frulla celluloide e 1. Il romanzo di Tiziano Sclavi Della- dell’horror di celluloide: il finale con la pixel a ogni (scuro)passo ma, in un certo morte Dellamore è stato scritto nel 1983 strada interrotta, oltre che richiamare senso, chiude il cerchio con il n. 401, in e pubblicato per la prima volta nel 1991, l’analogo epilogo di Toby Dammit di Fe- edicola mentre scriviamo: Dylan ha per da Camunia. derico Fellini, ribadisce come il resto del nuovo assistente Gnaghi e sfoggia un ini- 2. Sergio Bonelli, nel documentario mondo – oltre l’universo finzionale del zio di barba, esattamente come accadeva Dylan Dog Horror Fest. Una retrospetti- film e, per estensione, del fumetto (e del al protagonista di Dellamorte Dellamor- va, realizzato da Cinema Bis Communi- Fest) – non esista. te nel finale. Che Dylan e Francesco ab- cation e inserito tra i contenuti extra del Quel che accade in Dellamorte Della- biano finalmente accettato di fondersi in dvd di Dellamorte Dellamore edito da more resta in Dellamorte Dellamore e un unico personaggio? Che Soavi avesse CG Entertainment (collana CineKult). finisce con lui. Quel che accade al Dylan ragione fin dall’inizio? Che il cinema 3. Il n. 69, Caccia alle streghe (giugno Dog Horror Fest è come se, al di fuori del abbia ancora una volta avuto la meglio 1992), segna il (temporaneo) sorpasso Fest stesso, non avvenisse. Da una parte, sul fumetto, condizionandone lo “status sul best seller bonelliano «Tex Wil- il cinema italiano di genere, negli anni pop”? ler», sforando il mezzo milione di copie Novanta, precipita in una crisi produtti- La risposta, probabilmente, non l’avre- vendute. va irreversibile, lasciando al film di Soavi mo mai. E non è certo da cercare Oltre- 4. Con questa frase l’Indagatore la palma dell’unico adattamento dyla- oceano, dove l’unico film ufficiale cui la dell’Incubo è solito proporre serate niato degno di nota (faranno eccezione abbia mai conces- “standard” alle proprie clienti (spesso alcuni fan movies del terzo millennio, da so i diritti di sfruttamento del proprio ca- amanti). Dylan Dog. Il trillo del Diavolo di Rober- vallo di razza si è rivelato un fallimentare 5. Dichiarazioni contenute nel docu- to D’Antona, 2012, a Vittima degli eventi termometro di quanto l’immaginario mentario Conversando Dellamore, inse- di Claudio Di Biagio, 2014). Dall’altra, dylaniato sia questione esclusivamente rito tra i contenuti extra del già citato gli enti pubblici si confermano sordi, la- italiana. O, quantomeno, europea. Al dvd di Dellamorte Dellamore.

17 SAGGI

Piervittorio Formichetti I VOLTI FEMMINILI DELLA TENEBRA

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on ricordo quando “incontrai” dra, viene violentata, uccisa e sepolta nel Che avesse voluto mandare a certi “uomi- per la prima volta «Dylan Dog». giardino adiacente da sei Yeoman, i carat- ni” lo stesso messaggio del Corvo di Poe: Sicuramente ne sfogliai qualche teristici guardiani in divisa rossa detti an- nevermore, mai più? Npagina verso la fine della scuola media, ma che , i quali – dice la leggenda –, Il mostro umano-corvino strappa con il Beefeaters solo intorno ai sedici anni, ad esempio, se cessassero di nutrire i corvi del giardino, becco gli occhi ai suoi assassini e penetra le scoprii che dell’Indagatore dell’incubo causerebbero il crollo della Torre, e con loro orbite. È stato notato, evidentemente esistevano anche storie a colori (nonché essa della monarchia britannica. “Sei cor- fin dalla preistoria, che l’occhio umano diari scolastici che le riproducevano). vi” è il soprannome dato ai sei Yeoman dai può somigliare alla vulva. Esiste «un in- Gli episodi della lunga e fortunata serie colleghi per via della loro stretta amicizia, dovinello-barzelletta rimasto nel folklore ideata da Tiziano Sclavi sono analizzabili ma ciò che davvero li unisce è questo tre- francese: “Qual è quella cosa umida, con da molteplici prospettive, tutte interes- mendo segreto. Vengono uccisi, uno dopo la forma di una barca, col pelo intorno? santi, segno della ricchezza culturale che l’altro, da un essere con il corpo androgino È l’occhio!”. […] L’occhio sostituisce la gli autori hanno saputo infondervi. Una e con la testa e le ali di corvo. Il mostro si vulva. Nelle incisioni del Magdaleniano di esse è costituita dalle donne coinvolte rivelerà una reincarnazione temporanea si hanno tutti i passaggi che dimostrano nelle indagini di Dylan: la sua ex compa- di Isabel, che si vendica in modo cruen- come l’immagine di un occhio sia stata a gna irlandese Lillie Connolly, presunta to: ghermisce gli uomini e – come si dice poco a poco sostituita nel rituale a quella terrorista dell’IRA, le amanti occasionali facciano i corvi sui cadaveri – col becco della vulva. Nella mitologia indiana un (Bianca, Claire, Jane, Marsha, Nanami, strappa loro gli occhi, divorandone poi il dio ebbe, per maledizione, il corpo rico- Petulia e chissà quante altre), le revenan- cervello. È facile pensare al celebre film di perto di vulve. Successivamente, queste tes in forma di fantasmi, zombie o vampi- Hitchcock Gli uccelli (basato sul racconto vulve furono trasformate in altrettanti ri1… Due storie, però, evidenziano come di Daphne Du Maurier), e un legame col occhi»5. In modo analogo, secondo la psi- le donne incontrate da Dylan possano cinema in effetti c’è: nel filmLadyhawke canalisi, sognare di «avere qualcosa con- essere sia vittime innocenti, sia sanguina- (R. Donner, 1985) la donna interpretata ficcato nell’occhio corrisponde simboli- rie carnefici, e talvolta entrambe le cose, da Michelle Pfeiffer si chiama Isabeau e, camente al coito»6. La vendetta di Isabel oscillando tra quei due estremi ben noti vittima del sortilegio di un perfido vesco- è dunque un sanguinoso contrappasso. alle mitologie, alla psicoanalisi e al folklo- vo, si trasforma in falco. Anche il suo cognome, Turner, anagram- re: nell’induismo, il Femminile è Sāti, I sei corvi include anche una parodia del- ma di return, allude al ritorno: ciò che le la Sposa, e Pārvati, la Terra materna, ma la famosa poesia The raven di Edgar Allan è stato fatto ora torna sui colpevoli trami- anche Kālī la Scura e Durgā l’Inaccessibi- Poe. Una parodia della stessa opera si tro- te lei stessa. Il “branco” ha ottenebrato la le2. «Donna Luna: oggi chiara, domani va pure in un episodio de I Simpson, con sua vita e poi gliel’ha tolta; lei, prima di bruna», dice un proverbio sui repentini Homer nel ruolo dell’amante della defun- ucciderli, toglie loro la vista: li getta nelle cambi di umore attribuiti alle donne. La ta Leonora. In un altro episodio della serie tenebre. La sua azione è crudele, ma nasce Luna è una, ma nell’antica Grecia ha tre animata di Matt Groening, il bigotto Ned da una sofferenza intima. Isabel è dunque volti divini: Selene, luminosa e «dalle Flanders si entusiasma in modo isterico una vittima che diventa carnefice a causa candide braccia»; Artemide, di cui ripro- vedendo che la sua potenziale nuova casa è della crudeltà altrui. duce l’arco nelle fasi crescente e calante; arredata con tende viola scuro; ebbene, ne Diverso è il caso della protagonista ne- Ecate, patrona delle maghe e dei trivi dove I sei corvi, lo Yeoman vedovo della parodia gativa de La strega di Brentford (n. 194), s’incontrano (Ecate Triodites o Trivia)3. ha in casa tende color porpora, come quel- probabilmente una delle storie più “fem- Nella storia “dylaniata” I sei corvi4, Isabel le de Il corvo, e si chiama proprio Ned. Che minili” di «Dylan Dog». Quasi tutti i Turner, giovane bruna di «selvaggia bel- l’autore del fumetto, Bruno Enna, avesse potenziali assassini sono donne: Dean- lezza», domestica presso la Torre di Lon- presente anche la versione “simpsoniana”? na, moglie di Russell Dyxon, uno dei tre

18 ricercatori scomparsi nel bosco di Bren- esisto... ma non so più chi sono». Analo- tford, dove gli abitanti della cittadina cre- gamente, l’assassina di Profondo Rosso, dono agisca da più di due secoli la strega Marta – il cui nome somiglia, non a caso, Sybil Warwick; Jennifer, madre di Albert a “morte” – è una schizofrenica paranoica, Crowe, il secondo ricercatore7; Roxanne che non sa più chi è ma, a differenza di Su- Manning, sorella della terza ricercatrice san, crede di saperlo, identificandosi con del gruppo, Susan. La strega di Brentford le dive di cui ha appeso le fotografie nel sa- è ispirato a The Blair Witch Project (D. lotto. In entrambe, la tenebra che oscura la Myrick e E. Sánchez, 1999): ciò viene loro mente nasce nei meandri dell’anima: esplicitato nell’anteprima, ma il titolo il loro caso è quindi più angosciante di del film è citato anche all’interno della quello di Isabel Turner. vicenda; nel corso della lettura, tuttavia, Ebbene, «Dylan Dog» ci ricorda che in emerge anche la presenza di Profondo Ros- ogni persona c’è un po’ di quella tenebra, so. Del capolavoro di Dario Argento8 ven- abitata da incubi che talvolta prendono gono ripresi l’occhio che osserva nascosto corpo nelle azioni umane; e Tiziano Scla- nel buio e la mano che indossa il guanto vi ci rammenta che uno dei modi con cui di pelle; Dylan Dog, infine, guardando il l’essere umano, da sempre, estrinseca i filmato dei tre studiosi scomparsi, cita la propri incubi per non esserne sopraffat- frase chiave di Marc Daly: «Ho avuto la to è l’arte. Nel suo caso, di meritatissimo sensazione che mi fosse passato davanti successo. agli occhi un flash, qualcosa d’importan- te, che non sono riuscito a mettere a fuo- co… un particolare importante che non Note Mircea Eliade riesce a saltar fuori dal buio». Salterà fuori a poche pagine dalla fine: 1. Il tema è affrontato brevemente da Fe- IL SEGRETO le sorelle Manning sono in realtà una sola derico Fiecconi e Marco De Rosa in Dylan persona, Susan, che ha ucciso Russell e Al- e la donna (in appendice a Spettri, «Dylan DEL DOTTOR bert e, per sfuggire alla legge, ha assunto Dog» fuori serie allegato a «Max», n. 2, le sembianze della sorellastra Roxanne, febbraio 1993), che a loro volta rimanda- HONIGBERGER residente negli USA e dispersa un anno no a Gianni Brunoro, Claudio Dell’Orso A cura di Horia Corneliu Cicortaş prima in una regata sull’oceano. Da bion- e Antonio Vianovi (a cura di), Io, Dylan (Bietti, Milano 2019, pp. 152, € 15,00) da con gli occhi chiari, Susan diventa una Dog e le donne, Glamour, Milano 1990. bruna con gli occhi scuri e i capelli corti, 2. Cfr. Pio Filippani-Ronconi, L’Indu- quasi come la Luna calante, che si fa sem- ismo, Newton & Compton, Roma 1994, Uno studioso scomparso in circostanze pre più oscura e nascosta. Dylan intuisce pp. 71-75; Giuseppe Giovanni Lanza del misteriose, dileguatosi senza lasciare traccia; l’inganno grazie a due vere sorelle: Ellen Vasto, Pellegrinaggio alle Sorgenti, Jaca un diario cifrato contenente resoconti di e Debra Leibnitz, recluse da anni nel ma- Book, Milano 1978, pp. 20-21. pratiche Yoga e viaggi ultraterreni verso Regni nicomio di Brentford. Dopo sessant’anni 3. Su questa tematica cfr. Marina Cepe- Invisibili; una casa al centro di Bucarest che di mutismo post-traumatico, avendo in- da Fuentes, Le tre facce della Luna. Model- sembra viaggiare avanti e indietro nel tempo, contrato da bambine la Strega nel fami- li e archetipi della donna attraverso i secoli, insieme ai suoi inquilini, sfidando la nostra gerato bosco, una delle due (Ellen) parla Camunia, Firenze 1996. realtà a tre dimensioni. A far da sfondo, vera e dice a Dylan una frase oscura: «La te- 4. Inserita in «Maxi Dylan Dog», protagonista della narrazione, una biblioteca nebra ha tanti volti, ma i suoi lineamenti n. 12, luglio 2009 (numero che contie- “occulta” i cui scaffali interminabili sembrano sono sempre gli stessi... bisogna saperli ne: Le morti bianche, I sei corvi e Oggetti affondare nelle viscere della Terra, colmi di riconoscere!». Anche Susan è una donna smarriti). volumi esoterici e antichi segreti che attendono dalla mente instabile: «Le streghe esisto- 5. Ugo Plez, La preistoria che vive, Mon- solo di essere risvegliati. Questi sono solo no» dice la studiosa ai due colleghi, poco dadori, Milano 1992, p. 267. alcuni degli enigmi che attendono il lettore di prima di ammazzarli, «da tante notti 6. Laura Tuan, Il grande dizionario dei un racconto “magico” come pochi altri, dove le sento urlare nella mia mente!». Oltre sogni, De Vecchi-Euroclub, Milano 1995, la realtà si mescola alla finzione, un “giallo” che dalle loro voci, Susan è ossessionata p. 248. Al liceo, una mia compagna che dalle tinte misteriose in cui i vivi dialogano (forse anche in senso erotico) da un volto scherzava sul sesso in modo un po’ osses- con i morti, sino all’inaspettata conclusione, che ha lineamenti simili ai suoi: è quello sivo un giorno raccontò di aver sognato di ultimo sigillo del segreto dei protagonisti di Roxanne, «la donna che avevo sempre infilarsi negli occhi due puntine da dise- di questa storia – compreso Mircea Eliade. sognato di essere, moderna, spregiudicata, gno. Per coincidenza, si chiamava Isabelle. Quest’edizione critica di uno dei più celebri disposta a tutto... e con due occhi così scu- 7. Il nome di uno dei due personaggi e esercizi narrativi del celebre storico delle ri che ti ci perdevi dentro». il cognome dell’altro compongono, non religioni comprende anche l’introduzione Anche in Susan, dunque, crudeltà e a caso, il nome dell’attore Russell Crowe. inedita all’edizione americana del racconto sofferenza spirituale s’intrecciano: «Io 8. È interessante l’interpretazione “oni- e appendici di Gianfranco de Turris e uccido, quindi esisto!» grida, cercando di rica” che ne dà Simōne Gall nel saggio Horia Corneliu Cicortaş, indispensabili colpire Dylan, dopo aver ammesso la pro- Costrutti onirici e menti perverse. Un oc- per affrontare le trame e sottotrame della pria colpevolezza; quando la sua furia si chio deferente su Profondo Rosso, uscito su narrazione eliadiana. esaurisce, tuttavia, dice tra le lacrime: «Io «Ereticamente» nell’aprile 2018.

19 SAGGI

Francesco Manetti NE UCCIDE PIÙ LA PENNA CHE LA MATITA

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iflettere sull’Indagatore dell’In- cubo, che un’unica volta si è voluto ci- particolari guizzi di originalità. Nono- cubo vuol dire per forza di cose mentare con i suoi testi. O ancora Bepi stante la portata del tema scelto avesse in spendere qualche parola anche Vigna, esponente di spicco della “Banda sé le potenzialità per qualcosa di forte, il Rsui suoi sceneggiatori. Con il proliferare dei Sardi” (suoi complici sono Antonio regista-autore sceglie invece un registro delle collane esplose per forza centrifuga Serra e Michele Medda), che ha creato piano, rassicurante, pop, con quel pizzi- dal fortunato mensile nato nel 1986, in- agli albori dei Novanta la serie di «Na- co di proibito che cattura l’attenzione ma fatti, abbiamo assistito anche a una loro than Never». Ci sono poi Luca Enoch non impegna, non crea scompiglio, non incredibile frammentazione. Stiamo (uno dei più culturalmente impegnati scandalizza né inquieta. Il maestro a cui scrivendo queste righe alla fine di dicem- fra gli autori della Bonelli, con le mini- più di tutti senza dubbio Tiziano Sclavi bre del 2019, in vista dell’uscita del n. 400 serie «Gea» e «Lilith»), Zerocalcare ha guardato per costruire le storie del suo del mensile, e gli sceneggiatori sono or- (vera e propria nuova star fumettistica, personaggio (come dimostrano le nu- mai arrivati a un totale di ottantaquattro. lanciata dal web e dai giornali), Corrado merose citazioni dei primi albi) sembra Sì, avete letto bene: ottantaquattro, con Mastantuono (fra i maggiori disegnatori qui umilmente farsi da parte. O, meglio, trend in crescita! Il dato è inequivocabile disneyani e bonelliani dell’ultimo ven- sembra omaggiare il lavoro di Sclavi, la perché, come tutti gli altri “numeri” che tennio) e Giancarlo Berardi (il “papà” di sua ironia – che è cifra dello stesso Ar- leggerete più avanti, proviene dall’im- «Ken Parker» e «Julia»). gento –, il citazionismo spinto come il menso (e accuratissimo) database bo- Impossibile, infine, non ricordare romanticismo esibito del personaggio, e nelliano di Saverio Ceri, eminente cri- Dario Argento, celeberrimo regista del allo stesso tempo deve mettere purtrop- tico fumettistico toscano della vecchia thriller cinematografico italiano, aman- po in secondo piano le derive splatter e guardia, colonna di numerose riviste del te delle tinte forti, dell’horror e dello gore che ormai non sono più consentite settore fin dagli anni Ottanta e oggi cu- splatter, nonché autore di capolavori in un albo bonelliano da edicola». ratore con il sottoscritto del blog Dime come Profondo rosso, Quattro mosche di Fin qui abbiamo parlato dei più im- Web (Ceri è stato indispensabile anche velluto grigio, L’uccello dalle piume di cri- portanti e noti fra gli autori che hanno nelle fasi finali di revisione e correzione stallo, Suspiria, Inferno… solo per ricor- scritto un’unica storia di «Dylan Dog». di questo testo). dare, alla rinfusa, i titoli che più hanno Ci sono poi quelli che hanno nel loro La metà di questa sterminata popo- stimolato la fantasia e la spina dorsale curriculum la paternità di almeno due e lazione di artisti della penna ha però degli spettatori. Il «Dylan Dog» di non più di nove titoli della serie: si tratta all’attivo una sola storia di «Dylan Argento è uscito nel luglio del 2018: la di un folto gruppo, che comprende nomi Dog» – breve o lunga che sia. Difficile critica fumettistica ha accolto con re- di alta caratura, come Antonio Serra (già poter dire che tali signori abbiano lascia- lativa freddezza questa storia (scritta in citato fra i creatori di «Nathan Never»), to un’impronta nella serie, anche se fra collaborazione con Stefano Piani, dello Mauro Boselli (uno dei più prolifici sce- loro ci sono grandi nomi del fumetto po- staff di «Nathan Never»). Interessante neggiatori bonelliani, che ha lavorato per polare, e non solo. Riccardo Secchi, per il commento di Davide Scagni, pubbli- «Tex», «Zagor» e «Dampyr», collana esempio, figlio di Luciano “Max Bunker” cato in Rete sul sito specializzato Fumet- da lui ideata), Marcello Toninelli (dise- Secchi (l’immortale creatore di «Alan tologica: «Introdotto da una cover – ça gnatore umoristico con numerose serie Ford», «Kriminal», «Satanik» e via va sans dire – argentata del sempre ele- di sua invenzione, dedicate soprattutto dicendo), ottimo sceneggiatore bonel- gante Gigi Cavenago e con un titolo che alla parodia della Storia e della grande liano di «Nathan Never», la testata di più scontato non si può (Profondo nero), letteratura, oltre che scrittore bonellia- fantascienza della casa milanese. Oppure l’episodio si mantiene sulla linea di una no di «Zagor»), Alfredo Castelli (uno Angelo Stano, insieme a Claudio Villa il piacevole medietà, presentando una sto- dei più grandi sceneggiatori italiani, in- creatore grafico dell’Indagatore dell’In- ria ben costruita e divertente, pur senza ventore di personaggi che hanno fatto la

20 storia del fumetto d’Italia, tra cui «Mar- cui avventure furono collocate dal cre- recente da poliziotto e alcolista e uno più tin Mystère»), Michele Masiero (attuale atore Guido Nolitta nel dopoguerra, in antico tutto da definire, è perennemente direttore editoriale della Bonelli) e Carlo un’ambientazione sudamericana –, la sull’orlo della bolletta, è appassionato di Ambrosini (fra i più ispirati disegnatori Bonelli decise di cominciare a puntare su modellismo, musica classica, letteratura di «Dylan Dog», esperto d’arte, di gial- eroi di un nuovo stampo. Non più soltan- e cinema di genere, ha un latente potere lo e creatore di collane indimenticabili, to western con protagonisti americani paranormale, è afflitto da mille fobie (tra come «Napoleone»). dell’Ottocento o del Settecento, come cui quella di volare), ha un rapporto con- Un caso a parte è costituito da Mauro Zagor, Tex e il Comandante Mark, im- flittuale con le armi, le macchine, l’elet- Marcheselli (precedente direttore edi- pegnati contro minacce di ogni genere tronica e le nuove tecnologie. Nell’idea toriale della SBE e per anni curatore di nei territori di frontiera degli Stati Uni- di Sclavi, il protagonista diventa la storia «Dylan Dog» dopo Sclavi), che non ha ti (fra indiani, cowboy, trapper, Giubbe stessa. Essendo una sorta di detective scritto sceneggiature, ma solo soggetti, Rosse, politici corrotti, sceriffi infedeli, privato di casi sovrannaturali, la sua ca- ovvero la trama generale delle storie, sen- ranger, pistole, carabine, città fantasma, sa-studio londinese, dove riceve i clienti za occuparsi dei dialoghi e della scansio- praterie, miniere, contrabbandieri, sier- (e dove spesso giace, di notte, con le clien- ne più minuta delle sequenze, delle tavole re nevade e montagne rocciose, deserti, ti più “simpatiche”), funziona da calami- e delle vignette. I suoi soggetti, rari e pre- cactus, grandi laghi e via dicendo), ma ta per ogni genere di mostruosità. ziosi, hanno contribuito alla creazione personaggi del XX secolo, residenti in Ecco, il mostro. Nei primi anni della di alcuni fra i più interessanti e ispirati solide case – non più capanne, tende o collana Sclavi si concentra sulla figura del albi della collana negli anni Novanta, fortini – all’interno di enormi metropo- mostro: sia sul mostro “classico” (il vam- piro, il morto vivente, l’uomo invisibile, la creatura in stile Frankenstein, il fanta- sma, il licantropo, la mummia, il muta- RIFLETTERE forma, il blob, l’alieno, il morbo epidemi- co, eccetera), sia sul mostro “moderno” (il serial killer, il politico spietato, il mutan- SULL’INDAGATORE te, i mezzi d’informazione, la pubblicità, il denaro…). Nelle sue sceneggiature, Sclavi adotta il mostro, lo coccola e poi lo DELL’INCUBO VUOL DIRE PER smembra, lo spezzetta, lo trita, ne raffina le polveri, le impasta con linfa nuova, e con nuova argilla crea un golem post-mo- FORZA DI COSE SPENDERE derno, un nuovo mostro, sfruttando le infinite variazioni possibili sul tema. La sua sceneggiatura segue lo stesso proce- QUALCHE PAROLA ANCHE dimento adottato per il mostro; non è (quasi) mai lineare o “classica”; talvolta il racconto principale, l’ossatura della sto- SUI SUOI SCENEGGIATORI. ria, sembra disperdersi in mille rivoli di sottotrame, interrarsi, per poi riapparire in modo carsico e sfociare in una estre- tra i quali brilla Il lungo addio del 1992, li. Lanciato da Alfredo Castelli nel 1982, mamente logica soluzione dell’intreccio. struggente racconto d’amore e morte. «Martin Mystère» fu l’apripista di que- Il finale resta spesso aperto, soprattutto Ci sono poi quegli autori, meno di ven- sta nuova sensibilità editoriale: il “reali- se è in ballo la vicenda stessa di Dylan ti, che hanno scritto a fondo per Dylan, smo fantastico”, l’archeologia “misterio- Dog, narrata nei numeri “centenari”, dalle mille tavole in su, ovvero almeno sa”, le teorie degli “antichi astronauti” e quando appare l’amata Morgana o torna una decina di storie diverse a testa, e che dei continenti “perduti” escono dai saggi il padre-demone, il padre-nemico (o for- – chi più, chi meno, nel bene e nel male – di Louis Pauwels & Jacques Bergier, di se il non-padre) Xabaras. hanno lasciato una certa impronta nella Peter Kolosimo ed Erich von Däniken, Tiziano Sclavi ha al suo attivo oltre collana. Il primo è ovviamente Tiziano per approdare alle pagine di un fumetto diecimila tavole di «Dylan Dog», su un Sclavi, creatore del personaggio e del suo che vanta uno dei più solidi background totale che, considerando tutte le collane, universo. Classe 1953, prima del debutto documentativi di sempre. ha raggiunto nel 2019 le sessantacinque- di Dylan vantava già una lunga carrie- Nel 1986, è dunque il turno di «Dylan mila unità. Circa un sesto di tutta la pro- ra come scrittore (gialli e horror di ogni Dog». Un altro passo avanti verso il rin- duzione. Non è molto, perché a partire tipo, soprattutto per ragazzi) e fumettista novamento della “filosofia fumettistica” dal Duemila il grande sceneggiatore di – sia come curatore di riviste («Pilot» e bonelliana: l’eroe è, per la prima volta, ha virtualmente “abbandonato” «Orient Express»), sia come sceneggia- un europeo; la base delle sue attività non la sua creatura. Dal 2000 al 2019 sono tore (per il «Corriere dei Ragazzi», il è più un villaggio o una città americana, uscite soltanto undici storie scritte da «Messaggero dei ragazzi» e, in Bonelli, ma una capitale del Vecchio Mondo, lui: due all’anno nel 2000, nel 2001, per «Ken Parker», «Zagor», «Mister Londra. L’eroe di Sclavi è un donnaiolo, nel 2006 e nel 2007, e poi una nel 2016, No» e «Kerry il Trapper», sua creatura). come il primo (oppure, se più un’altra nel 2017 e l’ultima nel 2019. Pos- Negli anni Ottanta, dopo la prova ge- vi aggrada, diciamo che è sensibile alle siamo dunque dire che quello di Sclavi è nerale costituita da «Mister No» – le lusinghe del gentil sesso), ha un passato il «Dylan Dog» degli anni Ottanta e

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Novanta. Inutile girarci intorno: il mi- «Tex») e Moreno Burattini (che ricopre non essere un eroe. Fin dall’inizio il mio gliore, il più affascinante e coinvolgente, lo stesso ruolo per «Zagor»), occorre approccio è sempre lo stesso, il mio rap- sempre capace di strabiliare il lettore. sempre rinnovare rimanendo nel solco porto con il personaggio anche, l’amore Fra i continuatori di Sclavi, ovverosia della tradizione, esplorando e approfon- e il conflitto. Negli anni ho affinato la quegli sceneggiatori che hanno seguito dendo spunti narrativi che nelle storie tecnica, ho limato alcuni errori, sicura- più da vicino le orme del creatore della dei creatori magari erano solo accenna- mente ne ho inventati di nuovi. Cerco serie, il più attivo è stato senz’altro il ti, ma comunque presenti; in «Tex», di non “riconoscere” mai niente nelle sardo Pasquale Ruju, che negli anni ha per esempio, Boselli punta molto sulla mie storie. Non rivendermi idee già pro- scritto quasi ottomila tavole per l’In- rievocazione del passato dell’eroe, an- poste (almeno non consapevolmente), dagatore dell’Incubo, lavorandovi dal tecedente il n. 1 della collana; oppure non clonare personaggi o situazioni, nei 1995 in poi. Romanziere oltre che fu- costruisce più avventure intorno alle fi- limiti del possibile cerco di sorprender- mettista, Ruju è stato intervistato nel gure femminili o con sfondi misteriosi, mi. Credo che la debolezza di Dylan sia 2018 dal sito Critica Letteraria. L’in- horror o addirittura fantascientifici. la sua forza, l’ho sempre detto. Ha ac- tervistatore gli ha fatto una domanda su Vanta quasi seimila tavole Paola Bar- corciato la distanza dal lettore, che non cosa vuol dire essere uno sceneggiatore bato, che ha esordito nel 1998 e che nel lo ammira solo ma sa di poter aspirare che lavora su personaggi non suoi. Ruju 2019 ha conquistato il podio degli scrit- a essere come lui. L’identificazione in ha risposto: «Bisogna fare un lavoro di tori più fertili di «Dylan Dog». Le sue Dylan è, a mio parere, la chiave del suo stampo “teatrale”, simile a quello dell’at- sceneggiature sono costruite con pun- successo. Ha espresso dubbi e tormenti che appartengono a tutti, e lo ha fatto in una maniera disarmante. Tanto da toc- care anche me, e glielo riconosco. Non POSSIAMO DIRE è possibile cambiare Dylan Dog. Non si cambiano le persone. Poi, che io non sia d’accordo con lui, che qualche volta CHE QUELLO DI SCLAVI voglia scuoterlo e dirgli di smetterla di arrovellarsi su tutto, che gli auguri un po’ di leggerezza è inevitabile. Ma gli vo- È IL DYLAN DOG DEGLI ANNI glio bene così com’è. Di ruoli nella mia vita Dylan non ne ha avuto uno solo. Il più importante è stato ovviamente OTTANTA E NOVANTA. quello di darmi una stabilità, una dire- zione, un percorso. Ma prima, quando “Dylan Dog” e “professione” non erano INUTILE GIRARCI INTORNO: nemmeno due parole avvicinabili, mi ha tenuto compagnia e, come credo sia av- venuto a molti lettori, mi ha fatta sentire IL MIGLIORE. meno sola. È una cosa che mi era succes- sa solo con Stephen King, quel senso di familiarità, il presentarsi al lettore come tore: è importante interiorizzare il per- tuale perizia da scrittore: grande costru- uno specchio e non come un’immagine sonaggio, proiettarti dentro di esso, in zione e scorrevolezza della trama, sce- da rimirare. Dopo, una volta imparato modo quasi stanislawskijano. Poi, fatto neggiatura cesellata con accurata regia a camminare insieme (se non all’uniso- questo, dimenticare ciò che hai impara- e scansione, nessuna sbavatura, nessun no, almeno non scoordinati), è stato una to e provare a lavorare in maniera libera. errore logico, nessun “buco”, personaggi costante, una presenza vera, reale, che va A modo tuo. Nel caso di “Dylan Dog”, di contorno ben curati, meditati, scolpi- al di là del fatto che lui non esista e io ogni autore della serie sa che il suo lavoro ti. Anche qui lasciamo parlare la diretta sì (o il contrario). C’è, per me. E sa che non deve essere una brutta copia del per- interessata (intervistata nel 2016 da Lo io ci sono per lui. Dylan è sempre stato sonaggio di Sclavi, ma deve avere un’im- spazio bianco): «Ogni autore ha una vi- un personaggio con una forte aderenza pronta personale senza tradire i canoni sione propria del personaggio, e questa al sociale, le sue storie spesso si sono fat- creati da Tiziano. In questo modo puoi visione è (e deve essere) inevitabilmente te carico di messaggi sui diritti, l’ugua- rendere un buon servizio al lettore». unica. Di Dylan ho sempre colto l’uma- glianza, la pace, il rispetto per gli anima- Il discorso è sicuramente generale, in nità in tutte le sfumature (anche quelle li… Questo pone l’attenzione sul tema Bonelli (ma anche nelle altre case edi- deteriori) che Tiziano disseminava in della responsabilità, ma la responsabilità trici con personaggi storici e consoli- infiniti dettagli nei suoi albi. Questa dell’autore nei confronti delle sue opere dati, come la Disney, la Marvel, la DC, sua umanità, questa sua preziosissima non sta solo nei temi, sta nel rispetto di eccetera): chiunque scriva per «Tex» o fallibilità, mi ha sempre attratta, anche un universo in perenne movimento ep- «Zagor» deve fare i conti con i creato- quando non mi piaceva e personalmen- pure in equilibrio, e di questo equilibrio ri – rispettivamente Gianluigi Bonelli e te l’avrei contrastata. Cerco di coltivar- fanno parte anche i messaggi, che sono Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, i due la come un humus fondamentale e, sì, di Dylan come di Tiziano. Se non li con- grandi editori-scrittori. Ma, come han- le sue debolezze sono un elemento che dividi, semplicemente non li tratti. Se li no spiegato in più occasioni Mauro Bo- nei miei albi non manca mai. Perché la tratti, lo devi fare con la testa di Dylan, selli (l’attuale continuatore e curatore di grande forza del personaggio sta nel suo non con la tua. Se poi le due cose coin-

22 cidono, meglio. Certo, è sempre come fu: “Se vuoi fare Dylan Dog, devi leggere da decenni apprezzato giallista di rile- maneggiare il plutonio. “Dylan Dog” Thomas Mann, non solo Stephen King”. vanza internazionale; le sue tre uniche è un fumetto horror. Tutti abbiamo Dylan non farebbe mai cose che Sclavi storie di «Dylan Dog» (apparse fra il paura. Di cose sempre diverse e sempre non farebbe. È una cosa molto interes- 1987 e il 1989) occupano da sempre un uguali, lo stesso mostro indossa infini- sante, che vale per tutti i personaggi. posto nel cuore dei lettori. te maschere. Soprattutto negli ultimi Tendenzialmente sono una proiezione Tornando a Mignacco, possiamo defi- anni, la paura ha assunto sfumature più del loro autore; è una questione di como- nirlo il più versatile fra gli sceneggiatori nette, marcate, evidenti. Basta guardar- dità, per garantire sempre una coerenza bonelliani, avendo lavorato praticamen- si intorno per sapere ciò di cui la gente di comportamento. Morgan Lost sono te per tutte le serie della casa editrice di ha paura. E, analogamente, basta guar- io, come pure Brendon, anche se descri- Via Buonarroti, creando anche perso- darsi allo specchio. Temiamo noi stessi, vono lati diversi della mia personalità: il naggi suoi, come il viaggiatore nel tempo i nostri simili, i mostri che si annidano primo la voglia di scappare che abbiamo Robinson Hart. nell’apparente normalità. Le stesse cose tutti, il secondo il fascino del mistero, Infine, fra gli altri autori più impe- di cui Dylan parla da sempre. Cambia il della psicanalisi. Ricordo che, per Ti- gnati sul fronte “dylaniato”, ricordiamo modo di raccontarle, la chiave narrativa, tanic (il n. 90), mentre stavo spiegando senz’altro Michele Medda (sceneggiato- ma mai come ora l’orrore di Dylan Dog il soggetto a Sclavi, gli ho detto: “Senti, re di punta in Bonelli su molte collane è attuale». potremmo fare che alla fine si avvicina classiche e su mini-serie di sua ideazione, La carriera del veterano Claudio Chia- alla nave deserta un elicottero per pren- universalmente noto come co-creato- verotti ai testi di «Dylan Dog», a par- dere Dylan e portarlo in salvo”. Ram- re di «Nathan Never») e Gianfranco tire dal 1989, è per certi versi parallela mento molto bene che Tiziano mi rispo- Manfredi (uno dei maggiori inventori a quella del creatore: anche lui, intorno se: “Ma sei impazzito? A me, per farmi di collane bonelliane, con «Magico al 2000, ha quasi del tutto “abbandona- salire sull’elicottero, devono darmi una Vento», «Volto nascosto», «Shanghai to” l’Indagatore dell’Incubo, non per botta in testa!”. Fra le mie storie, quella Devil» e «Adam Wild»). ritirarsi a vita privata, come Tiziano che ricordo in modo speciale è Il confine, Negli ultimi anni, con l’opera di nuo- Sclavi, ma per lanciare sue serie autono- il n. 122, illustrato da Dall’Agnol. Era vi sceneggiatori, che hanno avuto car- me in Bonelli: il fantasy «Brendon», il periodo in cui facevo tutte le storie. ta bianca dal creatore Tiziano Sclavi e nel 1998, e il thriller fantascientifico Tiziano si era preso un anno sabbatico dall’editore, abbiamo assistito – quasi (difficilmente inquadrabile in un gene- dopo un lavoro immane. In quell’albo a smentire le parole “ascoltate” di Ruju, re definito) «Morgan Lost», nel 2015. ero partito alla Sclavi, senza sapere come della Barbato, di Chiaverotti... – a un Per Chiaverotti, che ha sceneggiato una sarebbe andato a finire il fumetto, ini- certo cambiamento nell’animo stesso cinquantina di storie del personaggio, ziando con il fatto che erano tutti morti. della serie e del protagonista. Un Dylan con un totale di quasi cinquemila tavole, Dopo qualche giorno passavo le ore sul diverso, più triste, sofferente e facile da vale il discorso fatto per Ruju: continua divano a fissare il soffitto… E non potevo sconfiggere, ancora meno eroe (o più la rivisitazione in chiave contemporanea tornare indietro, Piero aveva già realiz- anti-eroe, se preferite) di come lo avesse della pan-mostruosità sclaviana. zato diverse tavole. Poi la fantasia mi è concepito inizialmente Sclavi e di come In un’intervista pubblicata da Badco- venuta in aiuto, così come i disegni bel- lo avessero portato avanti i suoi conti- mics nel 2016, viene evocato il vero spi- lissimi di Dall’Agnol». nuatori, un personaggio molto più per- rito del “suo” Dylan, affine a quello di Scendendo in basso nella classifica meabile di prima alle influenze del “poli- Sclavi, filtrato attraverso una nuova sen- degli sceneggiatori più fecondi, trovia- ticamente corretto”. Questa situazione è sibilità personale. Ecco cosa dice Chia- mo due autori posizionati entrambi in- dovuta non solo all’apporto di nuovi au- verotti: «Mi sentii subito in linea con torno alle tremilacinquecento tavole di tori di testi, ma soprattutto a un doppio questo personaggio ironico, divertente, «Dylan Dog». Il primo è Giovanni Di cambio ai vertici redazionali di «Dylan introspettivo, che era poi un’espres- Gregorio, scrittore disneyano, bonellia- Dog». Nel 2010 Giovanni Gualdoni sione del suo geniale autore. Memorie no dal 2006; in un’intervista ha detto è il nuovo curatore della collana, in so- dall’invisibile, per esempio, scardina gli che non è il suo Dylan «a essere rico- stituzione di Mauro Marcheselli. Le stilemi canonici del fumetto. Il cattivo noscibile, quanto le storie che gli cucio prime sceneggiature del “nuovo corso” viene spiegato a pagina 60 e il protagoni- addosso. Storie di testa, di scarti laterali, recano la sua firma. La rivoluzione vie- sta piange per amore di una prostituta. di incroci, di contrappesi, di sorprese, ne portata avanti, con un’effettiva pro- Pazzesco! Quell’albo ha poi un’umanità di filigrane robuste che accompagnano grammazione editoriale all’insegna di particolare che rende vera, quasi palpa- come un sottofondo l’intero episodio». un forte rinnovamento (“radicale” nelle bile, la personalità del personaggio, ti L’altro è un grandissimo artigiano del intenzioni) della collana, dallo scrittore sembra di conoscerlo. Mi sono sentito fumetto (da intendersi come un compli- Roberto Recchioni, nominato curatore subito vicino a lui, sia per la sua ironia, mento, visto che il fumetto, con la sua di «Dylan Dog» nel 2013. che per la sua sofferenza interiore. Poi naturale serialità, è più artigianato che Nuovi personaggi si affacciano nella mi piaceva la regia: “Dylan Dog” inizia- arte, più mestiere che ispirazione del mo- serie, antichi comprimari (come l’I- va subito, da pagina 1, anticipando una mento): Luigi Mignacco. Nato nel 1960 spettore Bloch) mutano ruolo, vi sono modernità incredibile. Infine adoravo il a Genova, è stato il secondo ad affiancare continui colpi di scena (l’Apocalisse, il gioco delle citazioni, anche se non riusci- Tiziano Sclavi ai testi dell’Indagatore “matrimonio” con Groucho), cambia vo a coglierle tutte. Sclavi è una persona dell’Incubo, nell’ormai remoto 1987. addirittura il logo di testata, cambia il dalla cultura enciclopedica, così come lo “Secondo”? Apriamo una parentesi, se- copertinista, grande apertura al marke- erano Canzio e Sergio Bonelli. Ricordo gnalando che il primo collaboratore alle ting… Insomma, il futuro di Dylan Dog che una delle cose che mi disse all’inizio sceneggiature fu Giuseppe Ferrandino, lo stanno ancora scrivendo!

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Luigi Sparti SOGNO DENTRO SOGNO DENTRO SOGNO

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parte «Little Nemo», è difficile così perché respira e vive sott’acqua –, gli altà o viceversa, esseri reali possono ol- trovare un fumetto dove i sogni dice: «Sogno, realtà: perché voi umani trepassare i confini del sogno anche da giochino un ruolo più importan- li considerate sempre cose distinte? E svegli, senza accorgersi di aver superato Ate che in «Dylan Dog»: nelle sue inda- perché non pensate che ci siano degli il varco. E magari viaggiare nel tempo gini l’Old Boy viene spesso e volentieri stadi intermedi? Riflessi della realtà, per e nello spazio, che nei sogni non han- aiutato dai sogni, che gli prefigurano il esempio...». no limiti, e ritrovarsi nel futuro, o nel futuro o gli danno indizi per risolvere Al che Dylan le chiede: «Avete det- passato»3. questo o quel caso. Egli vive inoltre in to che rapite i riflessi delle persone... In Notte senza fine (n. 104), Michelan- una perenne dimensione onirica, soven- Perché?». gelo La Neve fa vivere a Dylan l’ennesi- te fa fatica a distinguere sogno e realtà, Ecco la risposta dell’“acquatica”: «An- ma avventura onirica, in cui traspare l’i- spesso convincendosi di essersi sognato che gli uomini rubano le immagini delle dea che il mondo dei sogni sia una sorta questa o quell’avventura – come in Mor- fate, degli gnomi, dei folletti, degli spi- di dimensione collettiva nella quale le gana. Nel suo caso, poi, memoria e sogno riti, lo fanno per nutrire la loro immagi- menti degli esseri umani si possono in- si mescolano di frequente. Nel bellissi- nazione, le usano per le fiabe, i romanzi, contrare, e che il coma rappresenti una mo Il lago nel cielo (n. 151), ad esempio, i fumetti, i film. Noi siamo visioni della via d’accesso ad una realtà ulteriore in Tiziano Sclavi fa dire a Dylan: «Ma che vostra fantasia, come voi della nostra»2. cui soggiornano sia i defunti sia le anime cos’ho oggi? Sono strano, mi sento cari- Nell’albo n. 73, Armageddon!, Chiave- dei nascituri – curate da surreali infer- co di ricordi, vecchio... ricordi... Tutti rotti raffigura una dimensione onirica miere con la testa di cicogna4. i documenti dei casi a cui ho lavorato, i che sembra confondersi con il mondo Sclavi e Chiaverotti sembrano riallac- miei appunti, le incredibili storie che ho reale, e ciò non ha una valenza esclusi- ciarsi ad una concezione piuttosto antica scritto con la mia penna d’oca, e che nes- vamente metaforica, anzi, sembra sug- – e carica di speculazioni filosofiche –, suno ha mai pubblicato o letto, ma anche gerire che la dimensione del sogno sia che cioè la vita sia un sogno, o il sogno cose personali, ricordi di una vita di cui una realtà più profonda, di cui la realtà costituisca una realtà più profonda ri- ricordo ben poco... E più vado indietro della veglia costituisce solo la superficie spetto a quella, noiosa e banale, con cui nel tempo, più cerco di tornare alla mia – tra l’altro, Dylan Dog fa sesso in sogno abbiamo a che fare ogni giorno. infanzia, più tutto si confonde fra realtà con una ragazza che gli lascia il proprio Volendo, si potrebbe risalire fino agli e sogno [...] e questa sensazione di avere foulard, che lui si ritrova tra le mani al aborigeni australiani; le tradizioni di qualcosa in sospeso da tanto, troppo momento del risveglio. Sempre Chia- questi popoli raccontano infatti che – tempo, forse è questo che sto cercando, verotti, nell’albo n. 78 (I killer venuti come ben sanno i lettori di un’altra ot- ma non so che cosa...»1. dal buio), fa esporre a Wells una teoria tima serie Bonelli, «Martin Mystère» – Questa caratteristica esistenziale di sulla natura del mondo dei sogni: «Ho prima della creazione del mondo vi fosse Dylan Dog, ben lungi da fare di lui un capito come fanno i sogni a materializ- un’epoca chiamata tempo del sogno, in “caso da manicomio”, gli conferisce uno zarsi, anzichenò! [...] La soluzione è mol- cui la realtà era ancora indifferenziata e status privilegiato, quasi da iniziato, to semplice: basta considerare il sogno ad abitarla c’erano solo entità totemiche. proprio perché il sogno non costituisce, come una vera e propria dimensione, un Tale tempo non è però confinato ad un nell’ottica sclaviana, un fenomeno esclu- universo parallelo al nostro, nel quale si passato mitico, ma costituisce una sor- sivamente interiore, ma è alla radice stes- possono aprire dei varchi, come in tutti ta di dimensione spirituale, alla quale si sa della realtà. Nel medesimo episodio, gli universi paralleli, d’altronde. E allora può accedere appunto in sogno. Come una delle creature fiabesche incontrate esseri di sogno o incubo, come il buon non ricordare poi Pedro Calderón de la da Dylan, un’“acquatica” – chiamata Freddie Kruger, possono finire nella re- Barca – nominato dallo stesso Dylan –,

24 drammaturgo spagnolo del Seicento che traddizione, e ci permettere di spiegare, morti a Roswell, a Brighton, e in decine compose la celebre opera teatrale La vita tra l’altro, tutti gli eventi assurdi e surre- di altri UFO-crash in tutto il mondo. [...] è sogno, nella quale l’esistenza viene vista ali che viviamo in sogno (ribaltamento La Terra è solo un punto di passaggio. Gli come una vana illusione, un sogno desti- del rapporto causa-effetto, mutevolezza alieni non sono interessati a noi. Forse lo nato a svanire, o ancora come un teatro dell’identità personale, fluidità dello saranno in futuro, ma per adesso non po- in cui gli attori cambiano ma i ruoli reci- spazio, del tempo e della prospettiva)6, trebbero sopportare l’impatto con una tati rimangono gli stessi? consentendoci di comprendere anche civiltà tanto diversa. [...] In realtà, gli es- E così arriviamo a Jorge Luis Borges delle avventure più oniriche vissute da seri che viaggiano sugli UFO sono fragili – citato già nel n. 7, La Zona del Crepu- Dylan Dog. come le loro navi, i loro corpi sono solo scolo –, che ha fatto di questo tema uno Nell’episodio n. 131, Quando cado- involucri; quando si rompono, la loro es- dei suoi punti di forza. Per non parlare di no le stelle, Sclavi mescola abilmente la senza può migrare in un altro corpo, mol- quello che Borges considerava il proprio sua concezione onirica della realtà con ti alieni sono qui, sulla Terra, ospiti di maestro, Macedonio Fernández5. Scono- le teorie sugli universi paralleli e la co- altri corpi: dormono, sognano, qualcuno sciuto al grande pubblico, questo scrit- siddetta ipotesi parafisica degli UFO. tornerà a casa, i suoi verranno a ripren- tore e pensatore argentino scrisse opere Promossa dall’ufologo Jacques Valleé, derlo, altri rimarranno su questo pianeta come Il museo del romanzo dell’Eterna quest’ultima afferma in buona sostanza e cercheranno come possono di aiutare i e No toda es vigilia la de los ojos abiertos. che i dischi volanti non verrebbero dallo loro fratelli di passaggio, nascondendoli, Ossessionato dalla morte, si propose di spazio, ma da una o più realtà alternati- proteggendoli con il silenzio»8. sconfiggere tale paura coltivando una vi- ve, da altri universi insomma, sebbene La sovrapposizione tra la concezione sione onirica dell’Essere; per lui tutta la molto diversi dal nostro. A questo pro- sclaviana dei sogni e la teoria degli uni- versi paralleli è inoltre confermata nel n. 250, Ascensore per l’inferno: una storia onirica, surreale, kafkiana, in cui non si IL SOGNO È UNA riesce a capire se Dylan stia sognando, se sia finito in un altro universo o se invece sia realmente sotto processo all’Inferno. DIMENSIONE, UN Il che ci porta ad una ulteriore consi- derazione, e cioè che in «Dylan Dog» l’aldilà pare essere costituito da una UNIVERSO PARALLELO serie di innumerevoli dimensioni alter- native molto simili al mondo materiale – gli Inferni, appunto –, anche se non è AL NOSTRO, NEL QUALE chiaro se siano universi paralleli tra gli altri o se invece costituiscano una serie di dimensioni supplementari che vanno SI POSSONO APRIRE DEI ad aggiungersi a questi ultimi. Insom- ma, per dirla alla Sclavi, l’aldilà sembra essere solo un Altroquando, allo stesso VARCHI, COME IN TUTTI GLI tempo lontanissimo e così vicino a noi.

UNIVERSI PARALLELI. Note

1. «Dylan Dog», Il lago nel cielo, n. 151, realtà era in sostanza un sogno, così come posito, Dylan dice: «Tutto sommato pp. 7-9. lo era la distinzione tra i singoli enti – es- l’ipotesi “parafisica” mi affascina... che 2. Ivi, pp. 80-82. seri umani inclusi. La morte, quindi, non gli UFO non vengano da altri pianeti, 3. «Dylan Dog», I killer venuti dal era reale, né doveva essere temuta. ma da dimensioni parallele, attraverso buio, n. 78, pp. 81-82. Sempre dall’America Latina arriva varchi nello spazio-tempo, che vengano 4. D’altronde, La Neve è un altro autore un altro interessante autore, lo psico- dalla fantasia, dal sogno»7. che ama le storie fantastiche e surreali; analista Ignacio Matte Blanco; in ma- Quando si arriva al momento delle basti pensare al suo bellissimo fumetto niera piuttosto originale, effettua una spiegazioni, il generale Heywood Scott «ESP». distinzione netta tra coscienza e mondo rivela all’Indagatore dell’Incubo la vera 5. Cfr., a questo proposito, Jorge Luis dell’inconscio, nel senso che la prima si natura degli alieni: «Sono esseri fragili, Borges, Tutte le opere, a cura di Dome- baserebbe su una logica da lui definita indifesi, impauriti quanto noi. Le loro nico Porzio, Mondadori, Milano 2004, «asimmetrica» – che lo studioso cile- navi sono fatte di latta e di carta stagno- vol. II, pp. 799 sg. no identifica con la logica aristotelica la, servono per volare nei sogni, non nella 6. Cfr. Ignacio Matte Blanco, L’inconscio –, mentre il secondo disporrebbe di una realtà, e quando nella realtà ci capitano come insiemi infiniti, a cura di Pietro Bria, logica autonoma e peculiare, diversa da di passaggio, attraverso chissà quali var- Einaudi, Torino 2000. quella che regola la coscienza. Questa lo- chi, venendo da chissà dove e andando 7. «Dylan Dog», Quando cadono le stelle, gica inconscia – definita «simmetrica» chissà dove, non è raro che precipitino o n. 131, p. 65. – non si basa sul principio di non con- che vengano abbattuti. Tanti alieni sono 8. Ivi, pp. 87-90.

25 SAGGI

Sebastiano Fusco POETI E NO: METAFISICA DI DYLAN DOG

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he Dog in inglese significhi “cane” 1. Mare monstrum come “draghi” o “serpi” (è il mostruoso credo lo sappiano più o meno tut- “serpente di mare”). Nel testo ebraico lo ti. Non so però quanti siano al cor- «Al soffio della tua ira si accumularono si ritrova ventisette volte: soprattutto, ed Crente del significato di . Varrà perciò le acque, si alzarono le onde come un è significativo, in bocca ai profeti Eze- Dylan la pena spendere qualche parola al riguar- argine, si rappresero gli abissi.» chiele, Isaia, Geremia, Michea, nonché do. È un termine che si trova nella lingua (Es, XV, 8-10) nei Salmi. Isaia, in particolare, scrive e nella mitologia del Galles, regione dove che, alla fine dei tempi, il Signore, con la si parlava (e si parla) un idioma celtico del Partiamo da qui per fare qualche ulte- sua «spada grande e potente», colpirà sottogruppo insulare brittonico, indican- riore considerazione, cominciando dalla «il serpente che s’attorce, e ucciderà il te cioè le popolazioni autoctone, diverse sovrapposizione simbolica Mare/Abisso drago che è nel mare» (Isaia, XXVI, 1). dagli anglosassoni. Nel Dictionary of the e tenendo conto del famoso principio no- L’allegoria è abbastanza palese: come nel Welsh Language1 viene fatto derivare dal men omen. Il mare, scrive Juan Eduardo giorno di Armageddon Dio sterminerà termine dylanw, formato dal prefissody- , Cirlot4, è un simbolo di transizione, ov- la serpe nascosta nel profondo della cre- che indica provenienza o appartenenza, e vero dell’ascesa/discesa dalla terra al cie- azione, così l’uomo superiore, che aspira dal sostantivo llanw, che vuol dire “marea”. lo, come nel passaggio dal solido al gasso- alla vita eterna, dovrà uccidere il mostro Quindi: “portato dalla marea” e, per esten- so attraverso il liquido. Ce lo conferma e la sua progenie che s’annidano nell’oce- sione, “venuto dal mare”, “figlio del mare”. l’autorità della Bibbia: «Disse Elohim: ano di tenebre chiuso dentro di lui. Interessante, dal punto di vista simbo- “Le acque sotto il cielo si raccolgano in «L’acqua in tutte le sue forme, in quan- lico, l’associazione con il termine dog. un sol luogo, e appaia l’asciutto”. E così to mare, lago, fiume, fonte e così via, Quest’ultima è una parola dall’origine in- fu» (Gen, I, 9). Il mare si pone dunque fra è una delle tipizzazioni più ricorrenti certa, che nell’inglese del tardo Medio Evo le cose terrene e quelle celesti, ovvero, per dell’inconscio» ricorda Carl Gustav ha soppiantato l’anglosassone hound, pro- citare la Tavola di Smeraldo, fra «ciò che Jung in Mysterium coniunctionis. Con veniente dall’alto-tedesco antico hund. è in basso» e «ciò che è in alto», e racco- le creature mostruose che lo popolano è Secondo i filologi2 deriva dal medio-tede- glie le forze dinamiche che trasformano bene non scherzare perché, scrive anco- sco tike (cfr. il norreno tik), che indicava ciò che è greve e pesante, come il nostro ra, «i contenuti dell’inconscio assoluto non soltanto il cane ma anche il lupo, e corpo di carne, in quanto è immateriale non sono solo residui di funzioni arcai- quindi sarebbe una parola molto antica, e privo di pesantezza, come il nostro spi- che specificamente umane, bensì anche risalente a prima dell’addomesticamento rito. È grazie a quest’oceano, che ci acco- residui di funzioni degli antenati ani- del nostro migliore amico, avvenuto (ma glie, ma è contemporaneamente accolto maleschi dell’uomo, la cui durata è stata anche qui c’è disputa) fra i dodicimila e i «in un sol luogo» dentro di noi, che può infinitamente maggiore dell’epoca rela- settemila anni fa3. avvenire la trascendenza, ovvero l’ele- tivamente breve che riguarda l’esistenza Uscendo per un istante dall’ambito fi- vazione dall’umano sino alle soglie del specificamente umana. Questi residui, se lologico per entrare in quello dell’analisi divino: è l’obiettivo della Grande Opera. attivi, sono quanto mai adatti non solo a allegorico-simbolica, che prevede collega- Tuttavia la Bibbia, sempre nel libro del- bloccare il progresso dell’evoluzione, ma menti molto più elastici di quelli tollerati la Genesi già citato, pochi versetti dopo a portare ad una regressione, finché non dalla linguistica diacronica, e tenendo aggiunge un fatto inquietante, renden- è consumata la quantità di energia che conto che il mare è simbolo delle profon- doci noto che «Elohim creò i grandi mo- l’inconscio assoluto ha attivato». In altre dità abissali esteriori ed interiori, possia- stri nel mare» (Gen, I, 21). La parola che parole, guai a svegliare la bestia dell’abis- mo azzardare la traduzione, forse sugge- nella Bibbia del Vaticano è tradotta “mo- so, perché si rivolterebbe contro di noi, se stiva ma crediamo corretta, di Dylan Dog stri nel mare” in ebraico è hat-tannin, un non siamo abbastanza forti da ricacciarla con l’espressione “Lupo dell’Abisso”. termine che in realtà viene in genere reso in fondo: e questo è vero non soltanto per

26 gli individui, come ci racconta la crona- 2. Superior stabat lupus dal cerchio magico protettivo. Ma non ca, ma anche per i popoli, come la storia sfuggono alla sensibilità preternaturale c’insegna (o meglio, c’insegnerebbe, se le «I suoi giudici son lupi della notte, del cane. dessimo retta). che nulla serbano per la mattina.» Quello del cane come guida delle È per questa considerazione di Jung (Sof, III, 3) anime è un mito pressoché universale. che, al di là di ogni ragionevolezza e ogni Tra gli aztechi il dio Xolotl, gemello di conclamata adesione al più rigoroso ma- Quando Odisseo, dopo dieci anni di Quetzalcoatl, era raffigurato come un terialismo, certe ombre che s’allungano viaggi attraverso un mare carico di sim- cane di grandi dimensioni, o un uomo dal nostro passato ancestrale ci provo- boli e mostri, tornò alla sua Itaca e fu dalla testa di cane, e accompagnava nel cano ancora, pur se cerchiamo di non trasfigurato dall’intervento divino di loro viaggio i morti che dovevano attra- ammetterlo, un senso d’inquietudine. Athena, nessuno lo riconobbe. Non il versare i “nove fiumi” dell’aldilà. Aveva Abbiamo paura del buio, noi, bestie de- figlio, non la moglie, non gli amici, né i anche l’ufficio di proteggere il Sole nel boli e disarmate, perché non sappiamo servitori che aveva lasciato. Soltanto il suo pericoloso transito notturno attra- quali zanne e artigli possano esservi na- suo vecchio cane Argo, gettato a morire verso il “mondo di sotto”, popolato di scosti. Abbiamo paura dello straniero e su un mucchio di sterco, prima di chiu- mostri, come il cane da guardia vigila dell’estraneo, perché non sappiamo cosa dere gli occhi agitò la coda e gli leccò la sulla sicurezza dell’uomo che dorme. possa farci quella bestia sconosciuta. mano. «Misteriosa» definisce Borges la In quanto creature ctonie, cane e lupo Abbiamo paura di un rumore improv- fedeltà dei cani5. È una fedeltà che va ol- sorvegliano gli ingressi agli Inferi. Il tri- viso, perché non sappiamo cosa possa tre la morte, perché il cane (ma prima di cefalo Cerbero, che sosta all’entrata del seguirne: il boato del tuono è forse legato lui il lupo, quando ancora non era chiara terzo cerchio dantesco, «caninamente alla folgore? Abbiamo paura del mor- la distinzione fra le due specie) è l’ani- con tre gole latra». Figlio di Tifone ed to, perché ci anticipa un destino di cui male psicopompo per eccellenza. Echidna, e dunque fratello dell’Idra di non sappiamo nulla. Abbiamo paura di In tutte le culture, la prima funzione Lerna e di Ortro (che di teste ne aveva noi stessi, perché dentro di noi è celato mitica del cane è di fare da guida all’uo- due), incuteva terrore in chiunque ne uno specchio che della nostra anima ci mo nella notte della morte, dopo essere udisse gli spaventosi ululati («n’trona rivela molto di più di quanto una lastra stato sua guida e compagno nel giorno / l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde»). di vetro possa svelarci del nostro corpo. della vita. Secondo quei mitologi che Ercole, il più forte degli eroi, fu l’unico L’ignoto, soprattutto, ci fa paura, perché cercano nei fatti naturali l’interpreta- che riuscì a mettergli il guinzaglio, ma non sappiamo cosa porta con sé. Era ben zione dei miti, ciò si deve al fatto che poté farlo soltanto grazie all’aiuto di chiaro a Lovecraft, che lasciò sempre in- il lupo, ancora non distinto dal cane, è Hermes e Athena. Il lupo Garmr ulula certi e indefiniti l’aspetto e la natura dei cacciatore notturno; vedendo nel buio, incessantemente all’ingresso di Gni- suoi orrori, e per inquadrarli si affidò è simbolo di luce e può fare da guida a pahellir, l’inferno norreno, dove è le- non alla storia, reale o fittizia che fosse, chi deve attraversare le tenebre. I cani gato alla catena: «Feroce latra Garmr come nel romanzo gotico, ma elaborò che assistono i non vedenti lo fanno an- / davanti a Gnipahellir // s’infrange la appositamente un’intera mitologia: «Il cora oggi. Licio, cioè “lupesco”, era uno catena / ed il lupo s’avventa. // Molto so più antico e intenso sentimento umano è degli appellativi di Apollo, il dio del Sole degli dèi / e molto so vedere // del desti- la paura, e il genere di paura più antico e e della luce. Le diverse divinità addette no che attende / i possenti in battaglia» potente è il terrore dell’ignoto». all’accompagnamento delle anime, a (Volospa, XLIV). Alla fine dei tempi, lui Sono paure che, in millenni di civiltà, cominciare dal prototipo egizio Anubi e Tyr si affronteranno, uccidendosi a vi- si sono rivestite d’infiniti strati simbo- (raffigurato con testa di sciacallo), sono cenda. Più feroce ancora era l’immane lici, collettivi e individuali, attraverso il costantemente accompagnate da lupi o lupo Fenrir, che spezzava qualsiasi cate- mito, la fiaba e la narrativa fantastica. La cani: così Hecate, Hermes e la divinità na materiale gli venisse imposta. Allora i ragione le esorcizza, la vita d’ogni giorno celtica Lugh, che aveva al suo fianco un nani fecero il legaccio detto Gleipnir, in- le sostituisce con timori molto più ter- cane gigantesco e invincibile chiamato trecciando rumore di passi di gatto, bar- reni ed efficaci, ma non possono essere Fail Inis. ba di donna, radici di montagna, tendini soffocate, perché è grazie a quelle paure È antica leggenda, inoltre, che il cane d’orso, respiro di pesce, latte d’uccello, e che siamo sopravvissuti come specie, (come il gatto) sia in grado di vedere con esso gli dèi lo imprigionarono (Tyr sono state loro a far di noi ciò che siamo. le creature malefiche che vengono dal ci rimise una mano). Il giorno del Ra- Per questo, se vogliamo trascendere noi mondo invisibile – spiriti, fantasmi, gnarok, la fine del mondo, un altro lupo, stessi, trasmutare la vile materia umana larve, elementali, esseri fatati – e possa Skoll, si libererà e, spalancando le fau- nell’oro dei filosofi, affacciarci al divino, metterci in guardia contro di loro. Per ci immense, divorerà il Sole (mentre al non possiamo esimerci dall’affrontarle: questo, molti maghi d’un tempo aveva- lupo Hati toccherà la Luna). calarci nell’abisso dentro di noi, nell’o- no sempre dei cani al loro fianco. Quelli Ma cane e lupo non sono soltanto guar- ceano interiore che Elohim, con sadica di Enrico Cornelio Agrippa vennero diani di mostri e larve. Infinite – e, an- perfidia, ha chiuso nel nostro profondo presi per dèmoni, e finirono fra i capi cora una volta, metaculturali – sono le e sfidare i suoi mostri, sapendo che quan- d’accusa contro il loro padrone; lo stesso leggende in cui si adattano a proteggere do li guarderemo in faccia lo specchio accadde al dottor Faust. In molte inci- l’uomo quando è più indifeso, ovvero dell’anima ci rivelerà che hanno il nostro sioni che raffigurano operazioni evoca- quando è ferito o è ancora un bambino. stesso volto. torie è presente un cane: questo perché La Lupa Capitolina che allatta Romolo È un viaggio pericoloso, verso una meta uno degli “scherzi” frequenti delle enti- e Remo è l’icona di un prototipo diffuso che pochi raggiungono. Ma al nostro tà evocate è di rimanere invisibili, indu- in ogni parte del mondo: se ne trova una fianco abbiamo un amico fedele. cendo così chi le ha richiamate a uscire versione anche nella Mongolia Interna.

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Allo stesso modo, le storie di bambini comprenderà con orrore, è egli stesso so- voglio affermare che i nuovi soggettisti allevati da branchi di lupi non sono note glia verso il modo degli incubi, che da lui e sceneggiatori non siano bravi. Lo sono solo in India, da cui vennero raccolte e sono attratti e attraverso di lui si mani- di sicuro, ma il problema è un altro. Non rese celebri da Rudyard Kipling col Li- festano: le fauci del lupo sono una delle si può sostituire un poeta, che ascolta la bro della giungla, ma sono diffuse ovun- rappresentazioni simboliche più diffuse musica del mito, con chi rimane appiat- que, in particolare in Europa. del varco che conduce al mondo delle tito sulle cronache e le ideologie del pro- I cani sono, inoltre, animali profetici. tenebre. prio tempo. Il mito è eterno, la cronaca Artemidoro di Daldi, nel libro secon- Non ho la più pallida idea di quanto Ti- dura lo spazio di un telegiornale. Preten- do dell’Oneirocritica (Interpretazione ziano Sclavi (che non ho mai incontrato) dere che, quanto a presa sul pubblico, e dei sogni), descrive il senso da attribuire possa riconoscersi in tutto questo, ma da quindi come vendite, si ottenga lo stesso alla loro apparizione nel sonno. Sognare quanto ne ho letto mi sembra abbia sen- risultato, mi sembra (mio modestissi- cani da guardia, ci assicura, è buon se- sibilità sufficiente per riconoscere che mo parere) un’operazione poco furba, a gno: significa che i nostri cari e i nostri gli autori sono gli ultimi a comprendere meno che non abbia un fine ideologico beni sono al sicuro. Per i Romani, vedere il significato dei loro scritti; peggio di che prescinde dal vil denaro. Non credo un lupo prima della battaglia è indizio di loro sono soltanto i critici letterari. Mi che l’Odissea farebbe lo stesso effetto se vittoria certa, perché è inviato da Marte hanno fatto avere una sua intervista, in a scriverla fosse stato anche il più bravo ad annunciarla. cui ho colto un particolare significativo. dei pamphlettisti che si preoccupava di Nell’ambito della cultura celtica (l’at- Il nome Dylan Dog, spiega, non è stato denunciare le condizioni dei migranti in mosfera in cui si muovono gran parte inventato appositamente per il suo inve- fuga dalla guerra di Troia. delle vicende di Dylan Dog), il cane è stigatore del soprannaturale, ma era una Peraltro, capisco anche i disagi dell’edi- poi considerato incarnazione del valo- specie di “nome di lavoro” che usava per tore. Avere a che fare con i poeti, specie re in combattimento, e paragonare un tutti i suoi personaggi in fase di elabora- quando si tratta di sostituirli, è faccen- guerriero a un cane significava rendergli zione. Insomma, per lui indica una sorta da scomoda. Sono persone scorbutiche onore e riconoscerne il coraggio in senso di meta-personaggio, la somma di tutti e cocciute, che si ostinano nella pretesa vero e proprio. Il più grande eroe dell’Ir- i protagonisti nati dalla sua immagina- assurda di ascoltare sempre e soltanto landa pre-cristiana, figlio del dio Lugh, zione. Precisamente quello che Joseph la loro Musa e non dare retta ad alcun era Cu Chulainn, il cui nome significa Campbell, uno dei più grandi mitografi altro. Non gliene frega niente né del “mastino dell’Ulster”. del secolo scorso, ha definito «l’eroe dai Mein Kampf né del Manifesto del partito L’alleanza fra l’uomo e il cane/lupo è mille volti», in un bel libro dallo stesso comunista, non si turbano per gli edito- forse la più solida che esista (per merito titolo in cui tratteggia la figura dell’eroe riali de «l’Espresso», né considerano la del cane, non dell’uomo), perché travali- mitico, che per sua natura è la summa di “piattaforma Rousseau” come una Sibil- ca i limiti del tempo e dei mondi, proiet- tutti gli eroi (se non l’avete letto, provve- la. Il “politicamente corretto” è per loro, tandosi sull’Assoluto. dete, è uno dei pochi libri che arricchi- semmai, un modo di vivere la loro vita, scono chi li legge). non la loro arte. Insomma, sono riotto- 3. Ego canem, Lunam cano Questo tipo di sensibilità verso il mito si e non c’è modo di farli ragionare. Lo (che sia ammessa o meno), questa aper- aveva capito anche Platone, che li escluse «A questa vista caddi sulla mia faccia, tura verso il mondo dell’incubo, questa dalla sua Repubblica. e udii la voce di uno che parlava.» capacità di dare forma e apparenza a ciò (Ez, I, 28) che si agita nel profondo di noi stessi fanno di Sclavi, mi sembra, qualcosa di Note Le varie associazioni simboliche che ho più di un autore di buona letteratura rapidamente tracciato possono chiarire fantastica o dell’inquietudine. Precisa- 1. Geiriadur Prifysgol Cymru, Univer- perché mi sembri accettabile tradurre mente, lo qualificano come poeta, nel sity of Wales Press, II ed., Cardiff 2004. “Dylan Dog” con “Lupo dell’Abisso”. senso che nell’antichità si dava ai vates: Dal 2014 ne è disponibile anche una Il nome Dylan lo designa come venuto persone che ascoltano le “voci di den- versione online. dal mare, che è contemporaneamente tro” e le traducono in un loro linguaggio 2. Anatoly Liberman, An Analytic Di- agente di mediazione fra il mondo della particolare. Un poeta dalla vena un po’ ctionary of English Etymology, Univer- materia e quello celeste e immagine del macabra e inquietante, forse, ma non sity of Minnesota Press, Minneapolis nostro inconscio profondo, popolato di per questo meno carica di suggestione e, 2008. mostri: le nostre paure ancestrali, le an- soprattutto, di alti significati (non mi si 3. James Mallory, Douglas Adams (a gosce represse, le brame insoddisfatte e dica che il fumetto non può essere vei- cura di), Encyclopedia of Indo-European soprattutto un’immagine di noi stessi colo di poesia e di alti significati, perché Culture, Fitzroy Derborn Publishers, che ci rifiutiamo di accettare. Questi mi arrabbio). È la prima cosa che mi ha Chicago 1997. incubi hanno vita autonoma, ma trag- colpito di «Dylan Dog» quando ne ho 4. Juan-Eduardo Cirlot, Diccionario gono la loro forza soltanto da noi e dalla comprato in edicola il numero uno. Ce de simbolos tradicionales, Luis Miracle, libertà che concediamo loro. Il cognome l’ho ancora. Ed è un giudizio che sono Barcellona 1958. Dog lo rivela come pellegrino dell’A- stato lieto di confermare leggendo i nu- 5. «Conocí la vigilia, el sueño, los sue- bisso, sondatore del buio, protettore meri successivi. ños, / la ignorancia, la carne, / los torpes dell’uomo, lupo guerriero e conoscito- Oggi, ovviamente, «Dylan Dog» non laberintos de la razón, / la amistad de los re dei terrori invisibili. Non solo ha la lo leggo più, perché mi fa malinconia ve- hombres, / la misteriosa devoción de los possibilità di immergersi nell’Abisso e dere come l’hanno ridotto. E mi dicono perros» (Jorge Luis Borges, Juan, I, 14; affrontarne i mostri ma, come più volte che non sono il solo. Con questo, non a parlare è il Cristo).

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Marco Maculotti NELLA ZONA DEL CREPUSCOLO

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importanza che ha rivestito Tizia- tamente fantascientifici ad altri piùweird , (il dottor Hicks, una sorta di eponimo del no Sclavi in quanto inventore della permeati dal senso del perturbante e dalle defunto “mago nero” Vergerus, che si rivela serie fumettistica «Dylan Dog», ossessioni para-psicologiche di Edgar Allan essere uno dei nomi di Xabaras)3 a far cade- L’all’interno dei cui racconti – almeno, per Poe ed E. T. A. Hoffmann. Già la re, uno dopo l’altro, gli abitanti in uno stato tagline quanto riguarda i primi cento numeri ab- della serie dice molto sui suoi intenti, illu- di non-vita: è qui che Sclavi si riconnette bondanti – ha saputo traslitterare le sue strando a meraviglia anche alcune caratteri- all’opera di Poe, soprattutto a The Facts in personalissime prospettive riguardo alla stiche del racconto di Sclavi qui analizzato: the Case of M. Valdemar (La verità sul caso posizione nel mondo dell’uomo e al suo «C’è una quinta dimensione oltre a quelle Valdemar, 1845), riprodotto a grandi linee rapporto con l’ignoto, è fuor di discussio- che l’uomo già conosce; è senza limiti come a pp. 79-86. ne. Suo grande merito è stato aver compiuto l’infinito e senza tempo come l’eternità; è Non ci troviamo, dunque, di fronte a zone un avvincente mix-up di suggestioni e cor- la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, magnetiche causate dalla presenza di leyli- renti tra le più disparate per dar vita alla sua tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro nes o siti sacri: l’orrore è tutto umano, e ha creazione editoriale: in ogni albo di DD, baratro dell’ignoto e le vette luminose del che fare con la dottrina del mesmerismo, soprattutto nei più pregnanti ai fini della sapere: è la regione dell’immaginazione, eclettica terapia volta a curare malattie o “filosofia” della serie, sono presenti nume- una regione che potrebbe trovarsi ai confini disfunzioni basata sull’applicazione delle rosissime citazioni di cinema, letteratura, della realtà»1. teorie di Franz Anton Mesmer, medico te- filosofia ed esoterismo. In questo modo, Nondimeno, potrebbe essere stata un’al- desco del Settecento, prendendo le mosse ogni racconto diventa una sorta di “caccia tra serie televisiva, in questo caso britanni- dall’esistenza di un “fluido” (o “forza ma- al tesoro”, gioco intrigante per l’appassio- ca, a suggerire a Sclavi l’espediente narrativo gnetica”) presente nell’essere umano che, nato alle tematiche proprie del format; tut- dell’immobilità del tempo. Stiamo parlando se opportunamente trattato attraverso tavia, al tempo stesso, l’impronta di Sclavi di Children of the Stones (conosciuto in Ita- pratiche ipnotiche, può sbloccarsi e scorrere rimane indelebile: perché tutto il collage lia come Prigionieri delle pietre), trasmesso liberamente, guarendo il paziente dai mali appare interconnesso alla sua visione della per la prima volta nel 1977 e ambientato in fisici e psicologici. vita, che permea indelebilmente ogni gran- un piccolo villaggio dell’Inghilterra rurale, Edgar Poe, che in quegli anni trattò di de albo della serie che porta la sua firma. Milbury (in realtà, Avebury), sviluppato mesmerismo in vari suoi racconti4, portò In questo saggio prenderemo in esame l’al- all’interno di un antico stone circle nel qua- le teorie di Mesmer alle loro estreme conse- bo n. 7, La Zona del Crepuscolo (nonché il le avvengono fenomeni soprannaturali e il guenze: se ciò che sosteneva il medico tede- seguito, Ritorno al Crepuscolo, n. 57), uscito tempo pare non scorrere affatto. È proprio sco si fosse rivelato vero, sarebbe stato allora nelle edicole a inizio aprile del 1987. Innan- quanto accade nella lacustre Inverary2 de possibile tenere in vita artificialmente, con zitutto è da registrarsi l’influenza, per quan- La Zona del Crepuscolo (toponimo proba- le arti ipnotiche, la mente (o l’anima?) del to concerne il titolo e non solo, della serie bilmente ispirato a Inverness, paese scoz- paziente anche in articulo mortis, per un tv statunitense ideata da Rod Serling, The zese limitrofo al celeberrimo lago di Loch lasso di tempo potenzialmente indefinito. Twilight Zone (trasmessa in Italia con il tito- Ness), dove ogni giorno si ripete uguale al Sclavi sposa, in questo racconto, l’ipotesi lo Ai confini della realtà), andata in onda dal precedente, come se un inaudito incantesi- di Poe; tuttavia, a differenza di Valdemar, ’59 al ’64. È quanto di più simile esistesse, in mo tenesse tutti i suoi abitanti sotto scacco. il cui corpo ormai senza vita giace per sette quegli anni, al serial cult degli anni Novanta Tuttavia, se in Children of the Stones tale si- mesi immobile nel suo capezzale, mentre la The X-Files di Chris Carter, che ha codifica- tuazione paranormale è diretta conseguen- sua anima vitale sopravvive grazie alle pra- to in forma perfetta per il piccolo schermo za dell’ubicazione geografica del villaggio tiche mesmeriche del dottor P., gli abitanti le indagini sull’ignoto e sul mistero. The e dell’influenza cosmico-geomantica dei di Inverary hanno pieno possesso delle pro- Twilight Zone anticipò molte delle ricerche megaliti, ne La Zona del Crepuscolo sono le prie facoltà fisiche, e sono liberi di cammi- di Mulder e Scully, alternando episodi pret- arti “magiche” del dottore “pazzo” di turno nare per le vie del paese, chiacchierare tra

30 loro e via dicendo. La loro mente non sem- Lungi dal “fantasticare” sulla sopravvi- dalle nebbie implacabili di Storia e Tempo bra confinata in un regno ultraterreno ed venza dell’anima dopo la morte, sembra e intrappolato in una stagnante Zona del infernale come quello sperimentato dall’a- rilevare implicitamente Sclavi, oggi non Crepuscolo, condivide col Valdemar di Poe nima postuma di Valdemar; quanto al cor- possiamo nemmeno vantarci di possedere il senso d’impotenza e, al tempo stesso, di po, esso necessita solamente, ogni tanto, di un’anima in vita; e lo stesso discorso vale desolato stupore: «Ho dormito… ed ora… un piccolo “restauro”. per la libertà fisica, poiché i nostri corpi, ora sono morto». Eppure, Sclavi chiede implicitamente al esattamente come quelli degli abitanti di lettore: siamo sicuri che gli abitanti di Inve- Inverary, si trascinano come burattini ani- Note rary siano davvero liberi? Appare ben pre- mati dal “dottore pazzo” di turno su bina- sto chiaro, infatti, che essi non godono di un ri da lui prestabiliti, come mere pedine ed 1. Questa la tagline in lingua originale: vero e proprio libero arbitrio, ma viaggiano ingranaggi che perpetuano, giorno dopo «There is a fifth dimension beyond that giorno dopo giorno su binari prestabiliti: giorno, un meccanismo babelico privo di which is known to man. It is a dimension percorrono quotidianamente le stesse vie, senso e scopo, persino per colui che “fa gi- as vast as space and as timeless as infinity. incontrano le stesse persone, fanno i mede- rare la giostra”. Ecco la risposta del dottor It is the middle ground between light and simi discorsi, la cui ripetizione pedissequa e Hicks all’esternazione di Dylan, secondo shadow, between science and superstition, inconscia li svuota completamente di senso. cui quanto succede ad Inverary è “atroce”: and it lies between the pit of man’s fears and Qui, dunque, risiede la lettura sclaviana: il «Sì, può darsi… ma non più della vita vera… the summit of his knowledge. This is the di- vero Inferno non si presenta, come da tra- anzi, è praticamente la stessa cosa, solo che mension of imagination. It is an area which dizione, con fuoco e fiamme, né è situato nella Zona del Crepuscolo non si muore… we call the Twilight Zone». in un mondo ultraterreno, anche se, in un è la banalità sublime… l’inutilità eretta a si- 2. Un’altra fonte d’ispirazione per In- certo senso, a ragione potrebbe essere così stema… il nonsenso totale… l’idea di dover verary potrebbe essere il racconto breve definito Inverary. morire fa sì che ci affanniamo per trovare Lest Earth be Conquered (1966) di Frank Pur rilevando che il percorso dell’Indaga- uno scopo all’esistenza… eliminata quell’i- Belknap Long, il cui nome peraltro viene tore dell’Incubo alla volta del paesino “fata- dea, anche l’affanno scompare…». citato nei due albi. to” inglobi più di un topos mitico del viaggio Nel seguito, in Ritorno al Crepuscolo, 3. Cfr. «Dylan Dog», n. 1, L’Alba dei ultraterreno5, nondimeno bisogna sottoli- Sclavi esprime questa prospettiva facendo Morti Viventi. neare come Inverary si trovi fisicamente nel raffigurare a Montanari & Grassani una 4. Oltre al già menzionato Caso Valde- nostro mondo, non nell’Altrove assoluto: è delle strade centrali di Londra, e fa dire ad mar, ricordiamo anche Mesmeric Revela- una cittadina come tante altre, i cui abitan- un supposto Edgar Poe, proiettato lì all’im- tion, A Tale of the Ragged Mountains e The ti passano il tempo esattamente come i loro provviso, per uno scherzo dello spazio-tem- Spectacles, tutti datati 1844, nonché Some coetanei nel resto dell’Inghilterra, dell’Ita- po: «L’inferno, sì. Altro non poteva essere Words with a Mummy, dell’anno seguen- lia, del mondo occidentale. E proprio qui sta quel luogo spaventoso al di là di ogni imma- te. Suggestioni mesmeriche erano però già l’approccio post-moderno, cinico e lucida- ginazione, e che solo il sommo Dante avreb- state utilizzate da Poe in precedenza, ad mente nichilista di Sclavi alla questione del- be saputo rappresentare. Immersi in una esempio in Metzengerstein (1832). la “morte del corpo”, della “sopravvivenza nebbia caliginosa e acre, irrespirabile, torme 5. Lo smarrimento in una “selva oscura” dell’anima” e del “mesmerismo”: in un mon- di anime in pena si affrettavano senza senso e nebbiosa, il guado del corso d’acqua a do ormai completamente svuotato del senso e senza meta, tra alti palazzi che parevano bordo della barca di Caronte, la scom- del Sacro e del Mistero, ogni vivo è, come altrettante babeliche torri di cristallo, men- parsa di Mabel nel “gorgo fatale” che ri- sosteneva Gurdjieff, un “dormiente”, ogni tre nelle strade si muovevano in un caos pri- corda tanto il Maelstrom di Poe ma an- persona una maschera, ogni azione una sta- mordiale strani animali simili a veicoli sen- che il “buco d’accesso al mondo infero” gnazione. In questo regno dell’Ade in Terra, za cavalli, dall’insopportabile frastuono, e delle tradizioni sciamaniche dell’Asia ogni mente-anima, ormai ipnotizzata dal nel cielo, a malapena visibile oltre la bruma, centro-settentrionale e del Sub-Artico, Grande Macchinatore, si rivela mesmerizza- volavano immensi demoni alati». e così via. ta, zombificata; la ripetizione forzata di ogni Con l’espediente narrativo d’immaginare 6. Cfr. Rudolf Otto, Il sacro, tr. di Erne- esperienza fa dell’esistenza stessa un myste- Poe nella Londra alle soglie del Duemila, sto Bonaiuti, SE, Milano 2009. rium tremendum di segno opposto a quello Sclavi fa assurgere il caos magmatico (rap- 7. La “Zona” in cui si rimane sospesi di cui parlava Rudolf Otto6: lungi dall’e- presentato allegoricamente da Inverary fra vita e morte (e, in particolar modo, la levare la coscienza del soggetto, lo trascina nell’arco dei due albi e dalla capitale ingle- scena nelle catacombe con Carpenter) si impetuosamente verso il basso. Sembra a tal se in questo specifico frangente narrativo) rifà palesemente ai “Terreni K” del film punto priva di senso la vita all’interno della più che a luogo ultraterreno, sull’esempio di Pupi Avati Zeder (1983), appezzamenti Zona7 che il primo abitante di Inverary ad dell’Ade degli Ellenici o dell’Inferno dan- di terreno utilizzati dagli antichi Etruschi averci fatto ingresso, Terence Carpenter, tesco, a realtà emblematica dell’impasse in per le loro catacombe, in cui i corpi sepolti implora Dylan, similmente al Nosferatu di cui si trova l’uomo contemporaneo. Esso, rimangono in una sorte di “vita sospesa”. Herzog, di far cessare le sue sofferenze: «Io infatti, si presenta agli occhi di Sclavi (non, 8. Un tema che sarà approfondito abito nella Zona del Crepuscolo… io sono come detto, per una ragione geografica, ben- da Sclavi nel quarantunesimo albo di stato il primo a giungere nella Zona… e ora sì per un fatto meramente umano) come «Dylan Dog» (Golconda!), nel quaranta- sono tanto stanco… tanto stanco… dammi rappresentazione dell’Inferno sulla Terra8: seiesimo (Inferni) e, volendo, anche nel di- la pace, ti prego…». La Zona, aggiunge, «è non perché sia un luogo “terrificante” o ciannovesimo (Memorie dall’invisibile). un confine… è un attimo dilatato all’infini- “diabolico”, ma perché riassume al meglio, 9. Anche in questo senso si può forse to… è il momento in cui la vita non è ancora nella sua scialba aspettativa di non-vita che intendere il carattere “crepuscolare” del- morte e la morte è ancora vita… è l’istante del si reitera giorno dopo giorno, lo smarrimen- la “Zona” nel racconto di Sclavi, quasi in passaggio da questo a un altro mondo…». to dell’uomo moderno9, il quale, avvolto maniera spengleriana.

31 SAGGI

Roberto Manzocco ORRORE NELL’ALTO DEI CIELI

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el corso delle centinaia di albi di difficile identificare in modo netto le po- smo, e sembra interessato ad essa solo in cui è composta la serie di «Dylan sizioni che emergono in «Dylan Dog». quanto possibile diversivo o passatempo. Dog», Tiziano Sclavi e colleghi A dire il vero, nella serie Dio compa- Alla domanda su cosa sia quel pianeta, Nhanno costruito una visione generale del- re abbastanza presto, già nel secondo Azazelo, con scarsa considerazione per la realtà piuttosto articolata, che mescola «Speciale», Gli Orrori di Altroquando, la nostra specie, risponde che la Terra gli elementi più disparati, dalla teoria de- frutto degli sforzi di Sclavi e di Attilio «altro non è che un escremento di mosca gli universi paralleli a un’estetica di gusto Micheluzzi. L’albo è un contenitore di alphacentaurina»5. surrealista, da una concezione onirica del storie che vedono coinvolto l’Indagatore Un altro esplicito riferimento a Dio lo mondo ad una fiabesca, arricchendo poi il dell’Incubo e alle quali assiste, dalla sua fa Ferrandino ne Il Signore del Silenzio, tutto con una serie di luoghi mistico-geo- fortezza che si libra nello spazio cosmico, in cui uno dei personaggi, Harry Sin- grafici davvero peculiari. È complessa la un’entità che – sebbene non venga detto ger, definisce la vita «il sogno di un Dio metafisica dylaniata, e fa riferimento ad in modo esplicito – dovrebbe essere pro- crudele». Si avanza qui l’ipotesi che Dio idee filosofiche, scientifiche e teologiche prio Dio. Un Dio piuttosto sui generis, esista e che, invece di attirare la devozio- anche molto sofisticate. Tuttavia, la do- però: è servito da una creatura di tipo ne dei fedeli, possa pure essere odiato o manda (di rito) che ci dobbiamo porre è: demoniaco, Azazelo, la quale si rivolge a disprezzato, in linea con le idee espresse, nell’universo di Dylan Dog, Dio esiste? lui con insulti che in realtà vogliono es- tra gli altri, da Manlio Sgalambro nel suo Ebbene, il punto di vista dell’Inda- sere complimenti: «Vostra Enormità», Trattato dell’empietà: «Se ieri non vi fu gatore dell’Incubo è noto: già nel sesto «Unico Orrore dell’Universo», «Fogna teologia senza pratica, si potrebbe affer- episodio, La bellezza del demonio, Mala Suprema», «Gigantesco Fetore», «Co- mare che oggi non vi è teologia senza ira. Behemoth – il diavolo del titolo – so- smica Anomalia» e via dicendo. Le sue Quest’ultima svolge il ruolo della pratica stiene che, a quanto le risulta, Dylan sia fattezze sono mostruose: di aspetto ma- dove la pratica non svolge più ruoli. La laico. Nella medesima storia emerge una schile, l’ente supremo possiede quattro rabbia di essere è collera teologica; come forte sfiducia nell’esistenza di una realtà mammelle e, stando ad Azazelo, diciotto se ce l’avesse con qualcuno. L’ateo inve- ultraterrena di tipo positivo; Mala dice cuori. Pensandoci bene, non c’è dubbio ce – questa piccola canaglia – non ce l’ha infatti che «il Paradiso, quello sì, ho pro- che si tratti di Dio, visto che lui stesso con nessuno. [...] Nell’epoca della gran- prio paura che non esista»1. dice di sé: «Io, che ho creato il Cielo ec- de valutazione è “valutato” anche Dio. Lo stesso Old Boy a un certo punto cetera (soprattutto eccetera)»3. Si tratta Nell’insipido dolore universale, la segre- afferma a chiare lettere – neIl diavo- però di un Dio sostituibile e non indi- ta relazione dell’odio non venne nomina- lo nella bottiglia («Almanacco della struttibile, nel senso che, se si addormen- ta. [...]. Che divina sia soltanto una realtà Paura 1993») – di essere ateo. Nulla ci tasse – ed evidentemente non dorme mai alla quale l’individuo si senta tratto a è dato sapere a proposito della tipologia –, la realtà andrebbe a pezzi. È lo stesso rispondere piamente e non con bestem- di ateismo a cui aderisce Dylan: sempli- servo a citare una vecchia leggenda: «Se mie, ciò non è l’ultima istanza. Quanto è ce negazione dell’esistenza di Dio? Idea dormirà il padrone fino in fondo crollerà stato involato alla tradizione non manda nietzschiana della sua morte? Agnostici- la compagine del mondo e sarà un servo più i bagliori di un nome onorato»6. smo? Il problema che si pone qui è filoso- a ereditare il Cielo: il nuovo padrone si Dio appare, anche se in modo indiretto, ficamente non banale, nel senso che, dato chiamerà Azazelo!»4. nel n. 146 della serie regolare, nel corso che l’ateismo è sempre stato inteso in È un dio ben diverso dalla Divina Prov- dell’interessante episodio Ghost Hotel. contrapposizione alla fede – e mai come videnza cattolica, così attenta a ogni Nella storia in questione un personaggio un’architettura concettuale a sé stante, minimo dettaglio della vita delle sue misterioso, Darknight – che probabil- passibile di un’evoluzione altrettanto ar- creature: egli, infatti, incontra la Terra mente è il diavolo –, assume Dylan Dog ticolata di quella delle fedi religiose2 –, è per caso, durante il suo aggirarsi per il co- per ripulire un hotel, il Limbo, dalle nu-

32 merose presenze spettrali che lo infesta- Al di là del riferimento sclaviano a traterrena, composta da coppie divine. no. A un certo punto, nelle cantine dell’e- Empedocle, questa descrizione presen- Al livello più basso troviamo due entità dificio stregato, Dylan e una giornalista, ta diversi punti di contatto con la gno- metafisiche, Cristo e Sofia – cioè la Sa- Rosaura Kowalsky, scoprono delle cre- si, così come con le leggende ebraiche pienza divina. Ed è proprio quest’ultima ature deformi e orribili a vedersi. Alla pre-bibliche. La prima consiste, nella che, con un atto d’insubordinazione, sorpresa della giornalista («Quegli ani- fattispecie, in un insieme di correnti re- decide di comprendere l’Abisso divino in mali, mio Dio!») Darknight risponde: ligiose e speculative legate al cristianesi- modo diretto; tale ribellione avrà tutta «Non sono animali, e forse non è invano mo degli inizi, ma sviluppatesi anche in una serie di conseguenze, come appunto che nominate il nome di Dio, riguardo a modo indipendente. Uno dei capisaldi la nascita del Demiurgo e del mondo ma- loro. Non il Dio dei cristiani o dei mu- di tutti i movimenti gnostici è l’assoluta teriale – non realmente voluto da Dio8. sulmani, un dio. Migliaia di anni fa, il fi- inconoscibilità di Dio: il divino è cioè del Per quanto riguarda invece i miti losofo presocratico Empedocle aveva una tutto trascendente e al di là del pensiero pre-biblici, segnaliamo solo che, com’è sua “teoria dell’evoluzione”: immaginava umano. La realtà materiale è il prodotto noto, l’Antico Testamento è in parte il che all’inizio dei tempi il fuoco, l’aria, di divinità inferiori, creature potentis- frutto di un lavoro di sistemazione di l’acqua e la terra cercassero di combinarsi sime ma imperfette, note con il nome un complesso corpus di miti e leggende tra loro, per generare esseri viventi, ten- di Arconti – cioè governanti –, che ci precedenti, i quali, tra le altre cose, im- tativi di creazione, mostri. Adamo non ricordano i diversi dèi di cui parla Dar- maginavano che quello in cui viviamo fu allora, forse, il primo uomo, ma il ri- knight. Secondo la versione più diffusa, non fosse il primo mondo creato da Dio, sultato finale di una serie di “esperimenti l’universo è governato dai Sette, Arconti ma che egli avesse effettuato più e più tentativi; anche le leggende sull’origi- ne dell’uomo sono più articolate di ciò che traspare dalla Genesi – ad esempio, È PIÙ POTENTE DI si sostiene l’esistenza di una moglie di Adamo precedente a Eva, Lilith. In ogni caso, queste tradizioni vennero bandite QUALSIASI STREGA; proprio perché suggerivano – come fa Darknight – che Dio fosse fallibile9. Infine in «Dylan Dog» compare, di SE VOLESSE POTREBBE FAR quando in quando, un Dio “sotto menti- te spoglie”, cioè Cagliostro, il gatto magi- co della strega Kim. In realtà, si tratta di SPARIRE IL MONDO INTERO! un essere millenario; di lui Kim dice: «È più potente di qualsiasi strega; se volesse potrebbe far sparire il mondo intero! È È COME UN BAMBINO come un bambino che sogna, ma i suoi incubi possono diventare realtà!»10. L’idea che il mondo sia il prodotto di CHE SOGNA, MA I SUOI un’entità in un certo senso infantile, che lo avrebbe creato solo per divertimento, non è nuova, anzi: si tratta di una rappre- INCUBI POSSONO sentazione mitologica e filosofica molto antica, per la quale quella del gioco è una buona metafora per cogliere la natura ul- DIVENTARE REALTÀ. tima del cosmo. E tale visione è arrivata fino ad oggi, tramite il lavoro del filosofo tedesco Eugen Fink, che al tema ha de- genetici”, come li chiameremmo oggi, un molto potenti, chiamati con i nomi at- dicato un libro, Il gioco come simbolo del risultato non certo entusiasmante, potrei tribuiti al Dio dell’Antico Testamento: mondo11. La riflessione di Fink parte da aggiungere... Esperimenti eterni. Ada- Elohim, Adonai, Sabaoth e via dicendo. Eraclito; quest’ultimo riteneva che l’e- mo, in seguito, perse l’immortalità, ma La responsabilità principale della crea- lemento base della realtà fosse il fuoco non fu così per i suoi “predecessori”, che zione del mondo va al loro capo, il De- (pyr, in greco) e che il corso del mondo infatti sopravvivono ancora oggi, e vi- miurgo, che a volte sembra una versione (aión) fosse determinato dalla continua vranno fino alla fine dei tempi. Vivranno “peggiorata” del Dio severo dell’Antico lotta tra gli opposti: «Eraclito riprende e soffriranno, nascosti in grotte profonde Testamento. A grandi linee possiamo il termine aión e lo adopera per dare un sull’Himalaya, o in fondo all’oceano, o in dire che, per gli gnostici, tutta la realtà altro nome al fuoco, lo chiama corso del una cantina di Londra, consapevoli della si è originata in questo modo: Dio, che mondo. E di questo corso cosmico dice loro mostruosità, straziati dalla vergogna è un Abisso inconcepibile, si autogenera nel frammento 52: “Il corso del mondo e dal ribrezzo di se stessi, senza neanche unendosi con il proprio Pensiero, e così è un bambino che gioca a dadi, è il regno la speranza della morte, senza poter in- facendo emana l’intelletto – nous – e la di un bambino”. Tutto l’ente, in quanto vocare un “creatore” che si è dimenticato Chiesa celeste. Una serie di successivi ente governante, viene definito simboli- dei suoi errori. E pensare che perfino il atti di autogenerazione ed emanazione camente “bambino che gioca”, paìs paìz- Diavolo ha pietà di questi poveri esseri»7. creano una vera e propria gerarchia ul- on. La creazione più originale ha il carat-

33 SAGGI tere del gioco. Dèi e uomini sono quel minuto. Dopo pochi sussulti della natura, ritornata alla forma di nebulosa errerà nei che sono non in virtù di una costituzione quel corpo celeste si irrigidì, e gli animali Cieli priva di parassiti e di malattie»16. propria del loro essere – non sono chiusi intelligenti dovettero morire. – Ecco una Volendo, possiamo risalire ancora più in sé come le altre cose del mondo, essi favola che qualcuno potrebbe inventare, indietro, al celebre pensiero 205 di Blaise stanno in aperto, estatico rapporto con senza aver però ancora illustrato adegua- Pascal: «Quando considero la breve du- il pyr e l’aión. Hanno la loro potenza in tamente in che modo penoso, umbratile, rata della mia vita, assorbita nell’eternità vassallaggio, traggono la loro forza pro- fugace, in che modo insensato e arbitra- che precede e segue il piccolo spazio che duttiva dal gioco»12. rio si sia atteggiato l’intelletto umano occupo e che vedo inabissato nell’infinita Collegata all’assenza o all’irrilevanza nella natura: ci sono state delle eternità, immensità degli spazi che ignoro e m’i- di Dio c’è un’altra concezione sclaviana, in cui esso non era; e quando nuovamente gnorano, mi spavento, e mi stupisco di ve- ossia quella dell’insignificanza umana non sarà più, non sarà successo niente. Per dermi qui piuttosto che là, perché non c’è rispetto all’immensità del cosmo. Un quell’intelletto, infatti, non esiste nessu- ragione che sia qui piuttosto che là, ades- buon esempio di tale idea è un breve rac- na missione ulteriore, che conduca al di là so piuttosto che allora»17. Sclavi riesce conto dylaniato, La cosa. Protagonista della vita dell’uomo. Esso è umano, e sol- dunque a coniugare l’orrore della cultura indiretto dell’episodio è il nostro pianeta, tanto il suo possessore e produttore può pop con qualcosa che terrorizza i filosofi, che s’immagina essere un’entità vivente considerarlo con tanto pàthos, come se in ossia l’assenza di Dio – anzi, l’assenza di e pensante: «La “cosa” dormiva, e nello lui girassero i cardini del mondo. Se fosse un centro metafisico che ci dica cosa fare stesso tempo era sveglia, rifletteva su se per noi possibile comunicare con la zan- delle nostre vite. LA “COSA” DORMIVA, Note 1. «Dylan Dog», La bellezza del demo- nio, n. 6, p. 93. E NELLO STESSO TEMPO 2. Per una trattazione dell’ateismo in- teso in senso autonomo cfr. Georges Mi- nois, Storia dell’ateismo, tr. di Oreste Tra- ERA SVEGLIA, RIFLETTEVA bucco e Lelio La Porta, Editori Riuniti, Roma 2003. 3. «Dylan Dog Special», Gli orrori di SEMPRE SU SE STESSA... Altroquando, n. 2, p. 7. 4. Ivi, p. 75. 5. Ivi, p. 3. stessa... Si poneva le eterne domande: da zara, verremmo a scoprire che anch’essa 6. Manlio Sgalambro, Trattato dell’em- dove vengo, dove vado, chi sono? E da con lo stesso pàthos nuota nell’aria dove pietà, Adelphi, Milano 1987, p. 9. tanto tempo se ne stava lì nascosta, invi- si sente come il centro che vola in questo 7. «Dylan Dog», Ghost Hotel, n. 146, sibile a tutti, benché fosse immensa...»13. mondo. Non c’è niente in natura di così pp. 43-44. Questa “cosa” pare scossa dai medesimi spregevole e dappoco che con un piccolo 8. Cfr. Hans Jonas, Lo gnosticismo, tr. di dubbi che attanagliano gli esseri umani, soffio di quella facoltà conoscitiva non si Margherita Riccati di Ceva, SEI, Torino dei quali, tra l’altro, sembra non avere possa gonfiare come un otre; e allo stesso 2002. un’ottima opinione: «La “cosa” a volte modo in cui qualsiasi facchino vuol avere 9. Cfr. Robert Graves, Raphael Patai, sognava, impadronendosi dei sogni di i suoi ammiratori, anche il più orgoglioso I miti ebraici, tr. di Maria Vasta Dazzi, uno di quei microscopici parassiti che la degli uomini, il filosofo, è convinto che TEA, Milano 1998. infestavano, e dei cui incubi a volte si nu- da ogni lato gli occhi dell’universo siano 10. «Dylan Dog», Cagliostro!, n. 18, p. triva. Poi tornava a pensare, nel dormive- puntati telescopicamente sul suo fare e 72. glia, a porsi le eterne domande: “Da dove sul suo pensare»15. 11. Eugen Fink, Il gioco come simbolo del vengo, dove vado, chi sono?”. “Sì, d’accor- Anche Italo Svevo, d’altronde, potrebbe mondo, tr. di Nadia Antuono, Hopeful- do”, si rispondeva, “vengo dall’infinito e condividere l’opinione della “cosa” sulla monster, Firenze 1991. sono un pianeta, momentaneamente il natura parassitaria degli esseri umani: 12. Ivi, p. 27. terzo di questo Sistema solare”. Ma erano «Quando i gas velenosi non basteranno 13. «Dylan Dog Superbook», La cosa, risposte così insensate, così effimere, così più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel n. 3, p. 103. banali...»14. segreto di una stanza di questo mondo, 14. Ivi, p. 114. Il richiamo a Nietzsche è d’obbligo. In inventerà un esplosivo incomparabile, 15. Friedrich Nietzsche, Su verità e men- particolare, si noti l’incipit di Su verità e in confronto al quale gli esplosivi attual- zogna in senso extramorale, in Opere 1870- menzogna in senso extramorale: «In un mente esistenti saranno considerati quali 1881, Newton & Compton, Roma 1993, qualche angolo remoto dell’universo che innocui giocattoli. Ed un altro uomo fat- p. 93. fiammeggia e si estende in infiniti sistemi to anche lui come tutti gli altri, ma degli 16. Italo Svevo, La coscienza di Zeno, in solari, c’era una volta un corpo celeste sul altri un po’ più ammalato, ruberà tale Romanzi e «Continuazioni», Mondado- quale alcuni animali intelligenti scopri- esplosivo e s’arrampicherà al centro della ri, Milano 2004, p. 1085. rono la conoscenza. Fu il minuto più tra- Terra per porlo nel punto ove il suo effetto 17. Blaise Pascal, Pensieri e altri scritti, cotante e menzognero della “storia uni- potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplo- a cura di Gennaro Auletta, Mondadori, versale”: e tuttavia non si trattò che di un sione enorme che nessuno udrà e la Terra Milano 1994, pp. 193-194.

34 Gianfranco de Turris IN TENEBRIS VERITAS L’ORRORE SECONDO TIZIANO SCLAVI

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iziano Sclavi ha avuto un grande conta altri quattro volumi di narrativa, non sono nient’altro – mi pare – che una merito. Insieme a Stephen King è escludendo la sua produzione giovanile). chiara anticipazione della sua successiva finalmente riuscito a far accetta- Tiziano Sclavi è un narratore con un e intensa opera di sceneggiatore di fu- Tre alla cultura italiana un genere, quello duplice volto: da un lato quello di sceneg- metti, equivalendo qui i fotostop ai sin- della narrativa del terrore, della paura, giatore di comics, dall’altro quello di vero goli quadretti o alle singole pagine di una del nero, del gotico o dell’horror che dir e proprio romanziere. Le due attività, sceneg­giatura disegnata. Film contiene si voglia, non tanto sul piano della lette- naturalmente, come vedremo, s’interse- già quel repertorio d’immagini mu­tuato ratura “alta”, quanto su quello “popola- cano al punto da sovrapporsi spesso, co- soprattutto dal linguaggio cinematogra- re”. La rego­lare presenza dei romanzi di munque sempre muovendosi­ nell’ambito fico che poi si ritroverà in «Dylan Dog»: King nelle classifiche dei libri più venduti della narrativa “di genere”: giallo, orrore teste mozzate che cado­no con un tonfo, e il successo straordinario, a partire dal e fantascienza. Due volti, che però sareb­ coltelli infilati nella carotide sino al ma- 1986, di «Dylan Dog», nell’ambito dei be meglio definire facce della stessa me- nico, pezzi di carne che si staccano dal fumetti, hanno creato una situazione in daglia, due aspetti della stessa personali- corpo sino a mettere a nudo lo scheletro, precedenza nemmeno ipotizzabile. Il tà, non contrapposti ma complementari. tagli inferti su faccia e mani con una la- genere “orrore” è uscito dal ghetto, è di- Tra l’altro, con un’origine comune, quel- metta da barba. Lo stesso si può dire di ventato pane quoti­diano per le giovani la della passione per i film (si potrebbe squarci surreali che non sono rari nelle generazioni, non viene più accol­to con meglio dire: per la struttura filmica), che avventure dell’Indagatore dell’Incubo: atteggiamento snobistico dalla cultura ha influenzato la doppia atti­vità dello il vascello dell’Olandese Volante che “ufficia­le”, anche se le eccezioni non man- scrittore. Se Sclavi non fosse stato fin da scivola nel cielo a vele spiegate, un gior­ cano. Si tratta in fondo di una questione gio­vanissimo un vero e proprio cinephile nale con le pagine tutte bianche, una di abitudine e di qualità… appassionato del thriller e dell’horror, vecchia casa piena di libri che ricorda le Non è tutto. A merito di Sclavi va anche probabilmente non avrebbe scritto quel geometrie di Escher. C’è addi­rittura un un altro risultato: aver indirettamente che ha poi scritto e soprattutto non l’a­ accenno di poesia che ricorda le ballate di sollecitato l’interesse verso la letteratura vrebbe scritto con quel suo inconfondi- Dellamorte Dellamore e «Dylan Dog», dell’orrore da parte di disegnatori, sog- bile “taglio”. Il che ha, come si vedrà, sia quel­lo che dice: «Corri corri / ma la gettisti e quindi narratori che, alla fine, un aspetto positivo sia uno ne­gativo. morte / corre forte / più di te...». E c’è sono riusci­ti a farsi pubblicare. La crea- Dal cinephile Sclavi, amatore dei film pure il nome “Francesco” che, anche in zione del circuito lettore-autore-editore di Hitchcock, De Palma e Argento, della versione femminile, sarà frequentissimo è ovviamente fondamentale e, se non loro struttura, delle loro in­quadrature, nella successi­va opera di Sclavi. s’instaura, nessun “genere” potrà mai del modo di avvicinare lo spettatore a si­ Sotto questo aspetto, quindi, Film può sopravvivere. Se in Italia hanno potuto tuazioni e personaggi, della loro cura dei essere consi­derato, come dice l’autore alla fine vedere la luce ro­manzi e racconti particolari, delle loro rapide sequenze, nella ristampa 1992, un «reperto italiani neri e dell’orrore, questo è anche dei flashback e dei flashforward, nasce archeologico»: nel senso che contie­ne merito di Sclavi, dei suoi personaggi a fu- sia lo Sclavi sceneggiatore, sia lo Sclavi in nuce molto di quel che scriverà dopo. metti e delle sue opere narrative. E qui ci romanziere, quello che nel 1972 a dician- Anche l’aspetto, dal mio punto di vista, si occupa soltanto di quelle che a mio pa- nove anni scrive Film, poi pubblicato da negativo, e cioè la mancanza di una vera rere sono forse le più significative, sia sul Il Formichiere nel 1974, vincitore del e propria trama logica e coeren­te. Film piano letterario che della sua “visione del Premio Scanno, e quindi ri­stampato in – insieme ad altri testi, come si dirà – mondo”, cioè uscite nel primo periodo, appendice a Nero (Camunia, 1992). ha proprio come ca­ratteristica quella di nel ventennio 1974-1994, che poi hanno Un titolo, Film, che è tutto un program­ essere un nonsense programmatico: nelle influenzato tutta la sua produzione (che ma. Le sue “sequenze a fotostop visivi” sue pagine più o meno brevi una serie di

35 SAGGI personaggi si muove all’interno di scene * * * Helsing di Stoker, Carnaki di Hodgson che vanno avanti a sequenze alternate, e soprattutto John Silence di Blackwo- sequenze di personaggi e azioni che In questa sua vena il Nostro ha scritto, od, per rendersi conto di come si trat­ti di s’intersecano fra loro, con soddisfazione nel 1983, Dellamorte Dellamore, pubbli- un’illustre tradizione letteraria. momentanea del lettore-spettatore, ma cato però solo otto anni dopo (Camunia, Dellamorte è in nuce, grezzo e caserec- con un’insoddisfazione complessi­va 1991) e il già citato Nero, apparso nel cio, l’inglese Dylan. Al di là delle diffe- finale. 1992. Da Dellamorte Dellamore è nato, renze, che l’uno sia lo spec­chio italico C’è il sospetto, a volte, che Sclavi si li- dice il ri­svolto di copertina, Dylan Dog. dell’altro, una specie di alter ego meno miti a mettere su carta tutte le immagi- Francesco Dellamorte, figlio di Francesca complesso (e complessato…) e forse un ni che gli passano per la mente, i sogni Dellamore, fa di mestiere il guardia­no del po’ più genuino, sta a provarlo un’avven- a occhi aperti, gli incubi notturni, il cui cimitero di Buffalora, cittadina di provin- tura di «Dylan Dog», precisamente lo impatto è assicurato dal suo stile ogget- cia. Gli è accanto uno scavafosse, Gnaghi, Speciale n. 3 del luglio 1989. In Orrore tivo, quasi da vecchia école du regard. In decisamente subnormale. Il guar­diano, nero Sclavi fa incontrare i due personaggi, parte forse sarà anche così, ma c’è altresì oltre che seppellire i morti del paese, si quello disegnato “padre” di quello scritto, una tesi di fondo che viene regolar­mente occupa anche di ucciderli una seconda sia fisicamente sia (per così dire) metafi- proposta in ogni sua opera. Ed è quella volta, e definitivamen­te, con un colpo in sicamente e simbolicamente: nell’ultima della ripetitività,­ del circolo chiuso, del- fronte della sua fedele Bodeo, quando essi, inquadratura, separati dalla classifica ef- la vita come un film di cui noi siamo gli a causa di un ignoto morbo, risorgono figie della Morte con tanto di cappuccio e attori, di solito inconsapevoli. Ci trovia- dalle loro tombe affamati di carne uma­ falce, usando entram­bi una vecchia Bodeo mo all’interno di un qualcosa mosso da na. Né più né meno degli zombi immor- uccidono lo stesso zombi-ritornante, con a fianco i fidi Groucho e Gnaghi. Il singo- lare rapporto fra i due personaggi è stato colto dal regista Michele Soavi, che ha TIZIANO SCLAVI scelto, co­me interprete del guardiano del cimitero nel film trat­to dal romanzo, pro- prio Rupert Everett, cioè l’attore inglese È UN NARRATORE su cui Sclavi ha modellato l’immagine fisica di Dylan Dog. Il “romanzo maledetto” è stato pen­sato CON DUE VOLTI: DA UN LATO da Sclavi sin dall’origine come un fumet- to scritto o, almeno, dal punto di vista della sua fumettizzazione. Stanno a di- QUELLO DI SCENEGGIATORE mostrarlo due elementi: non solo la ti­pica spezzettatura in capitoli brevi, in subca- pitoli bre­vissimi, con immagini nette e DI “COMICS”, DALL’ALTRO particolareggiate, ma soprattutto “il pun- to di vista”, che è quello indubita­bile del- lo spettatore/lettore di fumetti. Di che QUELLO DI ROMANZIERE. storia si tratti si è accennato, in linea di mas­sima. Naturalmente, non è soltanto la vicenda del guardiano del cimitero, uc- altri, non viviamo praticamente mai la talati da George Romero nella sua ormai cisore di zombi per pietà, per prevenzione nostra vita, ma ripetiamo all’infinito, classica Notte dei morti viventi (1988). o per completare l’opera della Falcia­trice. os­sessivamente, le nostre azioni: i nostri So­no i “ritornanti”, i revenants della tra- In quest’opera narrativa, che sta a monte sentimenti sono artificiali, in fondo la dizione spettrale francese. Il punto di di altri suoi testi più impegnativi e più realtà non esiste, c’è una parete sottilis- contatto con l’Indagatore dell’Incubo è il noti, troviamo evidentemente, seppure in sima che divide vero e falso, vita e morte, continuo faccia a faccia con quanto c’è ai forma sincopata, i suoi temi fondamenta- realtà e irrealtà. Gli esseri umani sono confini tra la vita e la morte, una pi­stola li: l’antinomia freudiana Eros-Thanatos, marionette, burattini, protagonisti di per compagna e una “spalla”. Evidente- più che quella classica di Amore-Morte, un folle esperimento, di una creazione mente, le potenzialità di un personaggio nel senso che in Sclavi le cose sono più artificiale, di un mondo in scatola, di una che non occasional­mente potesse vivere complesse, patologiche e morbose di realtà virtuale. Un tema affascinante e una vita allo stesso tempo “normale” e quanto non sia nel lineare mito greco. grandioso, che ha attrat­to alcune note “altra”, fra la quotidianità e tutto quanto Anche la separazione tra vita e morte è firme della fantascienza americana come­ la circonda e assedia, devono aver indotto così vasta e minima al tempo stesso che in Frederik Pohl, Philip K. Dick, Daniel Sclavi a svi­lupparlo in modo “seriale”. E questa “terra di nessuno” posso­no accade- Galouye, Richard Matheson, Ray Bra- cosa c’è di più “seriale” di un investigatore re le cose più assurde e grottesche. Forse si dbury, Fredric Brown, Robert Young, e con le sue inchieste? Per di più, la figura tratta proprio di quella “zona del crepu- che è in fondo anche un tema religioso e del “detective dell’occulto” è esistita sin scolo” di cui parla la vecchia serie di tele- fi­losofico riguardante il libero arbitrio e dalla fine del Settecento accanto a quella film americani di Rod Serling degli Anni le nostre più autentiche capacità di scelta del detective classico, il cui piano di lavo- Sessanta, intitolata Ai confini della realtà e decisione. Sclavi lo riporta in un cli­ma ro è la nostra più semplice realtà. Ba­sti ri- (e il cui titolo originale è appunto Twili- tra orrore e surreale. cordare Martin Hesselius di Le Fanu, van ght Zone): non a caso, Sclavi la cita spesso

36 e volentieri nel suo “romanzo maledetto”, ventare “tu” l’“io”. Che le cose stiano così * * * e le ha dedicato anche due famosissimi sta a dimostrarlo una serie di coincidenze albi di «Dylan Dog». assurde e, appunto, irreali, co­me l’identi- Non è che non l’abbia fatto, a dire il vero, In un momento (inizio degli anni Ot- tà del contadino incontrato in campagna soltanto che i risultati sono stati positivi tanta) in cui ancora gravava sulle nostre con il padre; oppure gli innumerevoli o negativi a seconda delle tecniche utiliz- spalle il condizionamento americano, colpi di scena surreali che sconvolgono zate. Si veda ad esempio Tre (Camunia, Sclavi ha avuto il merito di aver ambienta­ gli eventi e li confondono: pi­stole a salve, 1988), ottimo nelle intenzioni ma, se- to una particolare “zona del crepuscolo” finti morti, corpi mastodontici appesi al condo me, l’unico vero passo falso com- in una son­nolenta e nebbiosa cittadina fi­lo sottile di un frullatore, cadaveri che piuto da Sclavi in tanti an­ni. Il tentativo italiana del Nord, con il suo mare­sciallo, appaiono e scompaiono. Alla fine, tutto si sembra esse­re stato quello di uscire dagli un sindaco, un medi­co condotto, una ripiega quasi su se stesso: non soltanto il li- schematismi obbligati imposti dal “film congerie di paesani e contadini. E lo ha bro si chiu­de con una scena simile a quella della vita”, di scardinare il circolo chiuso fatto con uno stile efficace perché lim- d’apertura, ma in essa agisce un personag- dell’unica realtà in cui siamo stati costret- pido, oggetti­vo, “iperrealistico”, che lo gio che ha preso il posto di quello che a sua ti, di rompere la ripetitività di azioni che contraddistingue rispetto ad altri nar- volta all’inizio si era sostituito ad un altro. appaiono come predeterminate, di eser- ratori e che conduce il lettore quasi per Siamo dunque marionette? Agiamo citare finalmente il libero arbi­trio. Come mano alla scoperta di scenari, situazioni, inconsciamente al­l’interno di opzioni fare? Lo scrittore è ricorso ad una delle più perso­naggi. Ma questa sua caratteristica, limitate, mentre pensiamo di gode­re di interessanti convenzioni della narrativa senza dub­bio importantissima, qui non è una libertà di scelta completa e totale? Vi- dell’immaginario: il multiforme prota- del tutto sfruttata, pie­gata com’è alle esi- viamo come delle maschere nascondendo gonista, in determinati momenti, passa da genze di una trama che trama non è, ma sempre il nostro Io e in­gannando così il un universo all’altro, da una realtà all’al- quasi soltanto sceneggiatura. Come una prossimo? Sclavi varia su questi temi: non tra, per modificare il corso della storia macchina da presa, una videocamera in si dice infatti che un autore scrive sempre propria e/o altrui. Il desiderio è quello di spalla all’operatore o montata su elicot- la stessa storia? Francesca mente, il laido evadere da una realtà caotica, incompren- teri o automobili, l’occhio dello scrit­tore D’Ambrosi mente, il boss mente, il pro- sibile e, alla fin fine, banalis­sima, per un si fa occhio del lettore. Che penetra in tagonista mente pur di salvarsi. Nessuno Altrove. Banalità esplicitata da Sclavi con questo mondo “da fumetto”, grazie alle è quel che dice di essere. Anco­ra peggio: una serie infinita (ma anche un po’ noiosa) scene brevi, al punto di vista e alle ono- nessuno è quel che sembra essere! È un di excursus su personaggi anche secondari: matopee assai frequenti. Un vero peccato, gio­co d’inganni perversi. È la vita, pare una volta incontrati nel corso della narra- a mio parere, perché si ha (almeno, io ho) dire Sclavi, in cui oggi men che mai si è zione, questa si interrompe diffondendo- la sensazione di una bellissima occasione sicuri di nulla: del proprio amo­re, della si, per quindici righe come per due pagi­ne, sprecata e di un mondo di potenziale nar­ propria identità, della morte altrui. sulla loro vita, in una specie di parodia del rativo che resta lì, inespresso. «Scritto anche pensando al cinema», minimalismo. Per evadere da tutto ciò, è co­me afferma lo stesso autore, Nero non sufficiente un atto volitivo o andare al di * * * si differenzia molto, strutturalmente, da là. La madre del protagonista, Edna, lo Dellamorte Dellamore: ca­pitoli brevi di porta infatti a co­noscere il Paradiso, al Non diverso discorso si deve fare per una, due o tre pagine, addirittura brevis­ quale si accede da «un passaggio segreto Nero, divenu­to un film dallo stesso tito- simi di mezza pagina; descrizioni rapide e in cantina». È la Casa del Padre, do­ve que- lo (1992) per la regia di Giancarlo Soldi scattanti, ma non per questo meno chiare, sti consola i propri figli. Da cosa? chiede il e l’in­terpretazione di Sergio Castellitto e quasi illuminate da un faro; attenzione ai pro­tagonista. «Dal fatto di essere impri- Chiara Caselli. Di­ciamo che sicuramente minimi particolari, ai colori, ai sapori, agli gionati in un solo universo» risponde la esso, sin dall’origine, è stato pensato con odori, alle ripercussioni di una azione. madre. questa destina­zione. Il che, a mio parere, Non credo che Sclavi possa andare più Il succo della vicenda, e anche un po’ del- lo rende assai meno “romanzo” di quel oltre in questa direzione, avendo ormai la tematica di Sclavi, è tutto qui. Però, il fal- che avrebbe potuto essere, proprio come raggiunto il massi­mo. Potrebbe scrivere limento di Tre come ro­manzo sta nel fatto Dellamorte Dellamore. Rispetto ad esso anche dozzine di questi romanzi-sce- che la struttura e lo stile usati non sono Sclavi si porta dietro elementi sia minimi neggiature, o sceneggiature in for­ma di all’altezza del­la situazione. Perché? Perché sia più importanti: quello dell’identità dei romanzo, ma resterà sempre chiuso nei sono degli ibridi, a metà stra­da tra la sce- personaggi e della circolarità della storia. limiti angusti che le descrizioni brevi, le neggiatura e la narrazione vera e propria, Come a Pernath ne II Golem di Gustav frasi di mezza riga, i frequentissimi a capo, con la tendenza ad una mescolanza di av- Meyrink è sufficiente sbaglia­re cappello l’interesse più all’“azione” del personag- venimenti e vicende eccessivamente ripe- per prendere possesso della identità del gio che non alla sua costruzione interiore titiva. L’impressione fina­le non è quella di precedente proprietario, così all’anonimo e psicologica, gli imporranno. Insomma, un tentativo di presentare una via di uscita protagonista di Nero indossare i vestiti seguendo que­sta via, a mio parere, Sclavi dal caos, ma al contrario l’apoteosi della dell’ex fidan­zato suicida di Francesca lo corre il rischio di restare “esteriore”, cro- babele, con quell’intrecciarsi senza fine di fa diventare Federico Zardo: da due vite nista dell’anarchia contemporanea, del storie nelle storie, trame nelle trame, per- separate iniziali si giunge ad una sola, nata caos post-industriale, del marasma metro- sonaggi che appaiono­ e scompaiono, punti dalla sovrapposizione delle precedenti, politano, del­la violenza gratuita dei nuovi di vista sempre diversi, scenari e sfondi che al punto che ci si confonde nel seguire le barbari, dell’insensato e vano agitarsi da mutano all’improvviso come le quinte del azioni. Natural­mente l’effetto è voluto: marionette degli Anni Novanta. Corre il teatro. Dalla circolarità di una stessa vicen­ Sclavi tende proprio a far perdere il con- rischio di non fare passi avanti, mentre ha da, ripetuta all’infinito, si è passati alla me- cetto d’identità, d’individualità, a far di- tutti i mezzi per procedere oltre. scolanza d’infinite vicende. Sicché, anche

37 SAGGI l’aspetto più interessante e qualificativo di la situazione s’inverte, e sono i ricoverati le che si ritenevano liberta­rie, il che per Sclavi, la sua ricchez­za inventiva, di nar- che si preoccupano di chi sino a quel mo- uno come lui che «ha fatto il Sessantot­ ratore di storie, di creatore di per­sonaggi mento li aveva accuditi. È anche questa, se to» è cosa ben grave. «La realtà è sempre sempre diversi, affonda qui nell’iterazione vogliamo, una “zona del crepuscolo” dove irreale» dice. portata alle sue estreme conseguenze. normalità e mostrificazione convivono e Che “il mondo vada in pezzi”, che le al limite si confondono: chi è il vero freak? apparenze in­gannino, che la maschera * * * Come dimostra la spe­dizione notturna di indossata da tutti copra ve­rità terribili, Ciccio, Gnaghi e Sam fino al reparto di lo dimostra anche Un delitto normale, Per fortuna, Tre è un’eccezione. Come oncologia attraverso i meandri sotterranei che però Straniero considera “strano” in si è visto, so­vente lo Sclavi narratore tout dell’ospedale, alla ricerca degli esami di quanto, pure qui, non sembrano esserci court si è autosacri­ficato allo Sclavi sce- Ilde, i due mondi possono incontrarsi. dei moventi. Perché una mo­glie uccide neggiatore. Il secondo Sclavi è quello che L’oggettività di Sclavi si distende ancora all’improvviso il marito con una fucilata? più compiutamente ha pubblicato veri e una volta puntualissima e senza alcuna E per quale motivo lei e i figli non hanno propri rac­conti lunghi o brevi romanzi, esagerazione, tanto che la ripetitività delle intenzione di parlare, accettando le inevi- e che meglio rivela le sue possibilità non azioni di ogni mattino e di ogni se­ra, sulla tabili conseguenze del ge­sto? I lettori capi- più in potenza ma in atto, espresse in sto- falsariga di un Robbe-Grillet, con la sua ranno il perché quando Sclavi, ricorrendo rie come Mostri («Il belpaese 2», maggio tipica descrizione impassibile di oggetti e come spesso fa alla circola­rità della storia, 1985) o nelle quattro narrazioni riunite comportamenti, non disturba affatto, ma riscrive (e completa) in chiusura la sce­na in Sogni di sangue (Camunia, 1992). Qui anzi contribuisce in questa occasione ad con cui si apre Un delitto normale, che siamo di fronte a storie con una tra­ma ben illuminare meglio l’intero racconto. contiene una immagine, quella del gorgo, definita, non più a ibridi comeTre . poi ripresa all’inizio e alla fine diNero . Mostri è una storia di freaks. O meglio, è * * * L’autore non smentisce se stesso: anche la cronaca di una tranche de vie di alcuni in queste due vicende ci sono le France- aborti di natura, pro­prio come quelli del Quello che potremmo definire lo sche, i mentecatti, gli ospeda­li, gli sdop- classico film di Tod Browning (1932), rin­ “sguardo chiaro” di Tiziano Sclavi credo piamenti di personalità, gli incubi. Una chiusi non in un circo ma in un ospedale, raggiunga il meglio di sé nelle quattro sto- sa­pienza narrativa, quella di Sclavi, che sa luogo cano­nico di Sclavi. In realtà, lungo rie di Sogni di sangue (Camunia, 1992), far combacia­re il fisiologico al patologico, tutte le quaranta pagine del racconto non pur nella loro espo­sizione di orrori e ango- la regola all’eccezione, la normalità all’ab- succede un bel nulla: è solo la descri­zione sce. In due è protagonista Sal­vatore Stra- norme, il bianco col nero. Ciò che col­pisce delle azioni quotidiane, dei problemi gior- niero, commissario in ; un altro è la di più è proprio la capacità di descrivere nalieri, dei piccoli fatti di ogni momento kafkiana vicenda di uno sdoppiamento di oggetti­vamente l’irrealtà ricorrendo a vissuti dai tre occu­panti di una camera personalità; l’ultimo è decisamente fanta- quello “sguardo chia­ro” di cui si diceva. d’ospedale, accuditi dalle infer­miere per scientifico ed il migliore della serie. Quando s’intorbida, si vela, si confonde, le loro malformazioni congenite. La bra- In Un sogno di sangue e Un delitto nor- come avviene in Tre, la partita è perduta. vura eccezionale di Sclavi sta proprio in male, «l’uni­co poliziotto comunista d’I- Quando resta tale, allora si hanno raccon- questo: è la presenza stessa dei freaks a talia» deve risolvere i casi di un assassino ti come II testimone arcano. Anche qui, rendere “eccezionale”, fuori della norma, seriale ed un omicidio che nella sua ov­ come in Mostri, sostanzialmente non ac- la loro vicenda, che Sclavi offre al lettore. vietà cela un inferno domestico. Straniero, cade nulla di eccezionale: è la vicenda di Ciccio, un nano tanto piccolo che i na­ masticatore di gomme americane per non un immigrato, il greco Stavros, che è testi­ ni lo considerano nano; Sam, un tronco fumare, amatore di «Torpedo» e «Dylan mone di un incidente stradale e si ritrova umano sen­za arti; Gnaghi, un deficiente Dog» (sic!), reduce sessantottino, deve nelle panie di un’indagine. Che può mai (come lo è la “spalla” omonima di Della- scovare un killer che uccide a rasoiate e succedere in una deserta città in piena morte): sono i tre esseri intorno ai quali sfregia senza un apparente motivo avve- estate? Invece, a Stavros ne succedono di si svolge la storia, ma accanto a loro, nelle nenti fanciulle. La sua tesi è però che «gli tutti i colori, grazie ai consigli di Antonis. stanze vicine, c’è altra “gente”, altri freaks assassini non sono mai pazzi, sono lucidi, Consigli a prima vista di una logica irre- che sembrano tratti pari pari dai disegni freddi. Seguono una logica diversa, tutto prensibile, ma così logici e sinceri da fargli di «Dylan Dog»: “gente” con la pelle a qui». Per capirli, per prevenirli, bisogne- ingarbugliare sempre più la sua posi­zione. macchie, con la testa girata di centottanta rebbe «entrare nei loro sogni». Mentre Così come “la realtà è irreale”, non può la gradi, con un buco nel petto da cui fuorie- il sangue e i morti aumentano, Stra­niero logica es­sere illogica? Intorno a Stavros sce un omuncolo, con le costole abnormi, compie la sua indagine con la calma e la sembra aggro­vigliarsi un insieme di eventi con il volto da Neanderthal, con le mani bonomia tipiche dei tanti non-poliziotti che hanno l’aria di un complotto, come attaccate direttamente alle spalle. Incu- cui ci ha abituati la narrativa gialla clas- minimo delle circostanze. Sinché, alla bi, distorsioni della normalità. Già, ma sica, Maigret in testa. Passeggia, mastica, fine, si comprenderà che lui, il greco immi- qual è la “normalità”, sembra chiedersi di­scorre, fa le ore piccole con l’amico gior- grato, non è un “mostro” soltanto perché e chiederci lo scrittore? È più terribile e nalista del quotidiano di provincia, inter- è attraversato «dal petto all’inguine» da da compatire la situazione esistenziale di roga testimoni, mastica ancora, scambia una cicatrice che ha reso la pelle tanto sot- questi “mostri” congeniti, che pure hanno due parole con la sua “compagna”, beve tile da far vedere l’inter­no del suo corpo, una loro dimensione psicologica e senti- caffè, filosofeggia. È il com­missario di una ma perché è scisso mentalmente, proprio mentale distorta ma acquisita, oppure la cittadina universitaria di un mondo che si come l’assassino di Un sogno di sangue, normalità che viene aggredita dal male fi- avvicina in crisi alla fine del millennio, di al punto da esteriorizzare il proprio alter sico, come quella dell’infermiera Ilde, che un «mondo che va in pezzi» e in cui tutte ego: è quest’ul­timo che con la sua logica-il- scopre di avere un tumore al seno? Allora le ideologie so­no morte, soprattutto quel- logica lo impania sempre più in situazioni

38 assurde e impossibili, invece di aiutar­lo del complotto”, so­stenuta da tutta una teoria del tempo lineare, che proce­de ad uscirne. Tutto contribuisce a dare una serie di fatti misteriosi, alla conclusione inarrestabile verso il futuro, affermatasi sensazione di kafkiana irrealtà, l’angoscia re­sta la visione totalmente pessimistica con l’av­vento del cristianesimo. Ma, a dif- di essere presi in una trap­pola prodotta dell’autore: per­ché mai la Terra dovreb- ferenza del pensiero mitico, che vedeva nel dalle circostanze, contro la quale non si be sparare nello spazio un suo esemplare, ritorno regolare del tempo su se stesso un riesce a fare nulla, anzi, più si cerca di di- come fosse un «monumento», un «mili- fatto positivo, di rinnovamento e rigenera­ stricarsene e più ci si trova impegolati. te ignoto», adatto per «rappresentarla», zione, Sclavi lo intende come una camicia È un po’ quel che si prova, portato qui a senza neppure destinarlo ad un «pianeta di forza imposta all’uomo, all’interno estremi ot­timali, in Quante volte tornerai, abitabile» e quindi «steriliz­zandolo»? della quale non esiste che angoscia, paura, il meglio, a mio giudi­zio, datoci finora da È un nonsenso: l’uomo, Ravasciò, si terrore. Il moti­vo? È semplice: mentre gli Tiziano Sclavi. Ma veramente quella di trova solo in un’astronave semisferica eroi del Mito erano consa­pevoli di questa Ravasciò, protagonista di quest’ultimo di quarantadue chilometri di diametro ciclicità e la sfruttavano a loro van­taggio, rac­conto, è «la spettrale avventura di un nello spazio con destinazione il Nulla da non ne erano tormentati ma la conside- impiegato coin­volto in un orrendo com- venticinque milioni di anni. Unica occu- ravano una norma, ne avevano tratto una plotto aziendale», come recita il risvolto pazione: il gio­co, appunto una «regola filosofia di vita, una morale, i moderni, e di copertina, o non è invece quest’ultima per sopravvivere», un tenta­tivo di essere tra essi Sclavi ed i suoi personag­gi, pos- un’indicazione volutamente fuorviante «l’ultimo eroe» di avventure sempre di­ siedono una mentalità diversa e quindi per dissimula­re una verità che è senz’altro verse scritte da lui stesso e realizzate dai non possono pensare in altro modo. Ecco peggiore? Lo scritto­re trasforma in vera e cinquemila androidi che con lui popolano perché il sentimento di nullità e di frustra- zione. Non credendo ad un Fato su­periore come gli antichi, i moderni (o i post-mo- derni?) si sentono in balìa di qualcosa che NOI VIVIAMO TUTTI non comprendono, hanno la sensazione di vivere sempre il già vissuto, di essere i protagonisti di uno spettacolo in­sensato IN UNA “TWILIGHT di marionette. E, quel che è peggio, quan- do alla fine divengono consapevoli del meccanismo in cui sono immessi, non ZONE”, IN CUI QUALUNQUE utilizzano questa nuova conoscen­za per cercare d’infrangere intellettual­mente, psichicamente e spiritualmente la “ruota COSA PUÒ ACCADERE. del destino”, si potrebbe addirittura dire il karma, ma provano scoramento, ritorna- no al “gio­co” per non pensare e agire. propria opera narrativa, con una precisa la nave spaziale. Un «viaggio senza fine» Così tutto, proprio tutto, si risolve in un trama, l’idea che sta già in Film: la realtà verso il Niente in cui ci s’inventa ogni vol- gorgo, in un vortice, in una “dissolvenza non è quella che è ma un Grande Inganno, ta una nuova vita allo scopo di «vincere in nero”. L’incipit e la conclusione di Nero il mondo è un Grande Meccanismo, gli la noia». Un “viaggio senza fine” in cui propongono queste immagini, ma il tema esseri umani non sono quello che sono ma solo il protagoni­sta è un essere umano è sempre presente. Eppure, leggiamo in agiscono all’inter­no di un Grande Truc- che ha dei sentimenti, circonda­to da esseri Un sogno di sangue: «Tra le immagini che co. Gli indizi, come una specie di romanzo artificiali. Forse è questo il senso ultimo, si sovrapponevano fondendosi­ e moltipli- giallo, sono disseminati un po’ alla volta la metafora che Tiziano Sclavi ha volu­to candosi nel caleidoscopio della sua mente, dal­l’autore, e spetta al lettore rendersene indicare. come dentro uno zoom velocissimo si av- conto. «Ogni volta che cercava di capire La vita è dunque così, ed è un continuo vicinò a un punto lontano, oltre la regione stava male, oppure faceva qualche altra ritorno su se stessa: infatti, an­che Quante degli incubi, nel nero della verità». Il nero cosa per dimentica­re. Mi hanno condi- volte tornerai si chiude con la scena e/o le della verità... Si potrebbe dire, parafrasan- zionato, pensò, lavaggio del cervel­lo». parole dell’inizio. Una conclusione dispe­ do un famoso detto: In tenebris veritas. Ma perché? “L’invasione dei marziani”? rante: la vita – lo si è già fatto notare in Sì, ma quale? Una verità non-verità? Una Persone sostituite dai “baccelloni” come apertura a queste note – è come una pel- verità relativa? Una verità da “zona del nell’Invasione degli ultracorpi (romanzo licola in cui noi agiamo sostanzialmente crepuscolo”? Tiziano Sclavi questo anco- e film)? No, troppo semplice. L’i­dea di privi del libero arbi­trio; al massimo pos- ra non ce l’ha detto esplicitamente. Forse Sclavi è un’altra, un po’ quella di Mathe- siamo inventarci un “gioco” per poter non ce lo dirà mai, proprio perché la sua è son in Regola per sopravvivere e di Young sopravvivere, sempre che siamo dotati una verità nera, oscura, tenebrosa, un co- in L’ultimo eroe, ma moltiplicata per mil- di senti­menti; un “gioco” che comunque lore assoluto che assorbe e annulla tutti gli le, per un milione: il che natu­ralmente non ci salva l’anima nella no­stra rotta ver- altri. O forse perché non esi­ste... Neanche nulla toglie alla sua personale e originale so il Nulla; viviamo in una Twilight Zone, il suo “sguardo chiaro” riuscirà ad illumi­ rielaborazione e al senso di angoscia che in cui i confini tra Vita e Morte, Realtà e narla, né la sua oggettività a descriverla. dalla narra­zione promana. Angoscia che Immaginario, Storia e Mito sono sotti­ Mai. Altrimenti non sarebbe l’ideatore di non trova assolutamen­te una catarsi nel- lissimi e tutto può accadere. Dylan Dog, l’Indagatore dell’Incubo che la spiegazione finale di tutti gli enig­mi. È un rifarsi questo, però contraffatto in trentatré anni e oltre quattrocento av- Se inizialmente essa prende la forma del e pessimista, alla teoria tradizionale del venture ce la descrive sempre più orribile. “comples­so dell’assedio”, della “sindrome tempo circolare, in con­trapposizione alla E, soprattutto, incomprensibile.

39 SAGGI

Francesco Manetti GLOSSARIO DYLANIATO

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n oltre trent’anni di vita editoriale, sul fortemente ateo (che ha una notevole av- B personaggio creato da Tiziano Sclavi, versione verso Dio e i preti, come ha più Blob. Se il mostro ha spesso fattezze con il vitale apporto grafico di Claudio volte affermato) sia presente una notevo- (anche se non attitudini) “ordinarie”, I le sensibilità religiosa». nella serie troviamo anche il mostro Villa e Angelo Stano, è stato scritto e pubbli- cato tutto e il contrario di tutto. Parrebbe Alcool. Anche se nelle prime storie senza una forma ben definita, celebrato un’impresa titanica e sovrumana distri- Dylan si concede qualche birra e qualche da decenni nella cinematografia e nella carsi in una babele fatta di centinaia di goccio di whisky, gli autori, con il pro- letteratura di genere. Il film fantascien- albi usciti nella serie mensile e nelle collane cedere della serie, decidono di cucirgli tifico The Blob (Yeaworth, 1958) e i ro- parallele – incensati e dannati nei decenni addosso un passato da alcolista e render- manzi horror Phantoms (Koontz, 1983) su migliaia e migliaia di pagine di saggi- lo astemio. Interessante espediente nar- e It (King, 1986) sono i riferimenti più stica, cartacea ed elettronica – distillando rativo: i liquori diventano per lui quella immediati per gli autori dell’Indagato- il tutto in un solo articolo. Meglio allora che è la kryptonite per Superman. Far re dell’Incubo. In «Dylan Dog» il blob inventarsi una sorta di bussola, di astro- bere l’Indagatore dell’Incubo significa non è però un mostro senza cervello, pu- labio, di sestante… uno strumento adatto farlo precipitare indietro nei suoi anni ramente istintivo, o il male assoluto: alle per affrontare quell’oceano schiumante peggiori, quando la bottiglia era la sua sue gelatinose spalle si apre una storia di di carta e dati. Ecco, dunque, un rapido e migliore amica e la sua peggiore nemica. sofferenza e umanità negata. Esemplare, personalissimo prontuario alfabetico alla Con il trentennale del 2016, la nuova nella collana mensile, il classico Dal pro- scoperta dell’Indagatore dell’Incubo. Nelle curatela della testata ha deciso di rein- fondo, scritto da Sclavi e Alfredo Castelli cinquantotto voci che lo compongono non trodurre parzialmente questo demone (creatore di «Martin Mystère») per i di- troverete tutto «Dylan Dog». Ne trovere- liquido nella sua vita. segni di Claudio Roi. te però il cuore nero, l’animo autentico. Lo Amore. Da non confondere con il Bloch, Ispettore. Si tratta di uno dei più spirito del 1986. sesso, anche se per Dylan Dog l’amo- preziosi alleati di Dylan Dog (almeno fino re arriva spesso insieme o dopo di esso. alla “rivoluzione” del trentennale, quando A Bello e dannato, con le fattezze da attore viene letteralmente spedito in pensione). Alieno. Dimentichiamoci Spielberg inglese (non stiamo parlando di Benny Cinico e anzianotto ispettore di Scotland e Lucas! La serie di «Dylan Dog» pre- Hill o Marty Feldman!), Dylan attira Yard, ha le robuste fattezze dell’attore senta a più riprese l’extraterrestre, ma le ragazze come il miele gli orsi. Spesso inglese Robert Morley (1908-1992) e il difficilmente il lettore incontrerà un sono le sue clienti, quasi sempre giovani cognome dello scrittore thriller Robert genuino abitante di altri mondi. Gli e carine, a diventare le fidanzate di un Bloch (1917-1994). Bloch considera alieni affrontati da Dylan (a partire dal mese. La coltre del suo letto, una trapun- Dylan una sorta di “figlio adottivo” un n. 9, gioiello narrativo di Sclavi & Roi) ta a boccioli di rosa (o così pare), venne po’ scapestrato, e chiude un occhio o due sorprendono sempre per essere “alie- ideata da Dall’Agnol. L’amore è sempre sulle sue irregolarità, quando hanno a che ni sbagliati”: animali terrestri, incubi, sincero, per Dylan, ma dura poco. Sov- fare con crimini cruenti su cui indagano frammenti dell’immaginario collettivo. viene la noia, magari qualche ceffone. anche le forze dell’ordine. Dylan, infatti, è Il giornalista Stefano Priarone, in forza E, di frequente, la dipartita dell’amata. stato un poliziotto e mantiene una scadu- a «La Stampa», scrive che in certe sto- La sua più sentita love story è forse quel- tissima tessera da agente, che usa illegitti- rie di Sclavi «appaiono presenze quasi la narrata nel n. 74, Il lungo addio, un mamente per intrufolarsi sul luogo del de- messianiche: sono gli UFO, esseri fra- soggetto di Mauro Marcheselli per la litto di turno. Bloch lo manda volentieri gili, indifesi e poetici, portatori di spe- sceneggiatura di Tiziano Sclavi e i dise- avanti, perché non sopporta la vista del ranza. Sono storie ricche di un insolito gni di Carlo Ambrosini. Qui l’amore si sangue (è uno dei maggiori consumatori misticismo. È strano come in un autore nutre di ricordi, di nostalgia, di morte. di antiemetici del Regno Unito).

40 C cato sull’albo il proprio nome e stralci L’isola misteriosa e I conigli rosa uccido- Casa stregata. Un canone dell’horror della sua lettera. no, entrambe del 1988). Intervistato da di tutti i tempi non poteva non trovar... Clarinetto. Dylan suona il clarinetto Umberto Eco nel 1998, Tiziano Sclavi casa in una serie stregata come quella di per rilassarsi e riorganizzare il cervello, dichiarò: «Ho visto Biancaneve e i sette «Dylan Dog». Nelle pagine di Sclavi e mentre nella sua casa-studio londinese nani da bambino. Ero in casa da solo e dei suoi continuatori, tuttavia, anche la cogita su un caso. Suona solo Il trillo del sono scappato fuori per strada a cerca- magione degli spettri ha una marcia in diavolo (!) di Giuseppe Tartini, com- re i miei amici, che mi stessero vicino più. Prova ne è il n. 30, La casa infestata, positore istriano del Settecento. La cu- perché avevo paura… Odio Walt Disney dove tutte le suggestioni del genere sono stodia di questo strumento, imbottita sopra ogni altra cosa». frullate insieme. Nessun riferimento di carica esplosiva, è protagonista del Dylan Dog. Dal 1986, il protagonista letterario o cinematografico viene la- n. 1 della collana e del breve reboot del indiscusso delle varie serie a lui intito- sciato fuori – da Henry James a Shirley trentennale. late, ma pure un nuovo genere di perso- Jackson, da Poltergeist a Ghostbusters. Craven Road. Con l’assistente e ami- naggio del fumetto “popolare” italiano e Cinema. Non tanto la letteratura co Groucho, Dylan abita a Londra, al caso editoriale. Prima di «Dylan Dog», horror, quanto piuttosto il cinema è la 7 di Craven Road. Un campanello che raramente si era visto un fumetto seriale principale fonte d’ispirazione per l’ope- urla annuncia il visitatore o il cliente. (pubblicato in grandi tirature e desti- razione «Dylan Dog». Fin dal 1986, i All’interno l’ospite è accolto da tutta nato alle edicole) così curato, studiato, riferimenti cinematografici vengono una serie di orrorifici parafernalia: mo- limato dal punto di vista dei testi e dei orgogliosamente “sbandierati” dai cura- stri del cinema, misteriosi feticci, sarco- disegni… «Alan Ford» di Magnus & tori, nelle rubriche e negli editoriali. Lo fagi dell’Antico Egitto e così via. Anche Bunker, «Ken Parker», «Martin My- splatter (dove abbondano spargimenti se il nome della via potrebbe sembrare stère», «Topolino» di Romano Scarpa, di sangue e interiora) la fa da padrone inventato, Craven Road è una strada re- qualcosa nell’anteguerra… forse. Ai tem- – Hooper, Carpenter, Craven, Cronen- almente esistente, a Paddington, dalle pi si diceva che «Dylan Dog» era, in un berg, Romero, Savini, eccetera –, ma parti di Hyde Park. Da qualche tempo, albo a basso prezzo e in bianco e nero, non vengono certo disdegnati i primor- al 7 ha sede un Cafè Dylan Dog; alle pa- un vero e proprio fumetto “d’autore”, di dell’orrore in bianco e nero, con una reti del locale sono appese riproduzioni pronto a rivaleggiare con quelli pubbli- chiara predilezione per l’espressionismo delle tavole della serie italiana. cati a puntate sulle riviste “contenitore” tedesco di Murnau e Lang. Presenti, va- a colori, come «L’Eternauta», «Comic riamente declinati, tutti i grandi Uni- D Art» e «Orient Express», oggi del tut- versal Monsters, ovvero i mostri che per Demonio. Nella serie, il diavolo può to scomparse, divorate dalle crisi a ma- tre decenni (anni Trenta, Quaranta e avere connotati tradizionali: evocazio- trioska. «Dylan Dog» portò le ragazze Cinquanta) fecero la fortuna dell’omo- ne e apparizione tra le fiamme, forcone, al fumetto e nelle fumetterie, diventò il nima casa di produzione americana: corna, coda e ali da pipistrello, eccete- testimonial di numerose campagne so- Dracula, Frankenstein, la Mummia, ra. Ma molto più spesso è un demone ciali – come Droga Out, contro le tossi- la Iena, l’Uomo Invisibile, la Creatura sottile, burocratico, noioso, banale, codipendenze –, permise a tanti piccoli della Laguna Nera, l’Uomo Lupo e via ripetitivo – o, al contrario, affascinan- editori di farsi conoscere grazie al mer- dicendo. Quasi osannati, ben prima del te, sensuale, erotico. Il tipo di demone chandising collegato oppure alla saggi- rilancio operato da Quentin Taranti- fumettistico portato alle estreme con- stica, consentì alla Bonelli d’investire in no, i cineasti italiani del settore: Dario seguenze, nell’editoria americana, dalla altre produzioni, grazie ai guadagni. Nel Argento (soprattutto), Lamberto Bava, linea Vertigo della DC (la “casa” di Su- 1995, in un’intervista, Sclavi dichiarò: Lucio Fulci, Michele Soavi, eccetera. perman e Batman) e da grandi sceneg- «Dylan Dog rappresenta tutto quello Citazioni. Uno dei marchi di fabbrica giatori come Neil Gaiman, Alan Moo- che vorrei essere io: ha coraggio, è speri- stilistico-narrativi della collana è stato re, Garth Ennis… colato, si getta nelle avventure, difende fin dall’inizio quella della citazione. Disney, Walt. Mago dell’animazione, i deboli. In fondo, è come se difendesse Citazioni cinematografiche in sovrab- co-creatore (insieme a Ub Iwerks) di anche me, che sono debole e insicuro. È bondanza, ma pure letterarie, fumetti- «Mickey Mouse», è uno dei più grandi il mio scudo». Dylan non è solo lo scudo, stiche, musicali, televisive, politico-so- manager nell’ambito dell’intratteni- ma è anche l’alter ego di Sclavi – almeno ciali, storiche, culturali in senso lato… mento cinematografico e (di riflesso) per quanto riguarda l’abbigliamento. La «Dylan Dog» deve parte del suo enor- fumettistico. Celeberrimi i suoi parchi “divisa” del personaggio (jeans, giacca me successo, che ha reso il suo protago- a tema. Seppe rischiare per inseguire i nera, camicia rossa e “clarks” con lacci nista un’icona pop degli anni Ottanta suoi sogni: dopo il flop economico di rossi) era l’abito preferito da Sclavi negli e Novanta, all’arte post-moderna della Fantasia, le banche gli avevano prepara- anni Ottanta – possiamo dirlo per testi- citazione, per cui niente, del passato, si to il capestro e gli ci volle oltre un decen- monianza diretta. Per il suo fumetto di getta via; tutto si ricicla con ingegno, nio per risollevarsi, grazie a Disneyland, maggior successo usò semplicemente il viene fatto rinascere a nuova vita. Nei al merchandising delle sue creazioni e ai nome generico che utilizzava per tutti i primi anni, questo gusto – talvolta vi- film degli anni Cinquanta. Fin dall’ini- suoi personaggi protagonisti in fase di zio – della citazione era esposto a mo’ zio, l’arte di questo grande americano lavorazione, ispirandosi al poeta gallese di medaglia al valore nella rubrica della ha ispirato gli autori di «Dylan Dog», Dylan Thomas. posta; i lettori erano invitati a parteci- che hanno voluto proporre al lettore, in pare a una sorta di quiz per corrispon- forma di parodia distorta, l’aspetto ma- E denza, e chi indovinava la citazione più cabro dell’animale antropomorfo d’im- Epidemia. Un sottogenere della let- difficile aveva il piacere di veder pubbli- pronta disneyana (esemplari le storie teratura fantascientifica e fanta-horror

41 SAGGI molto apprezzato è sicuramente quello di galeone spagnolo secentesco, un na- (un revival, a dire il vero, se pensiamo a che mette in campo un’epidemia a li- tante in miniatura che più volte verrà certi “neri” degli anni Sessanta e Settan- vello globale, che lascia sulla Terra una distrutto e ricominciato. Una nave che ta, come «Satanik» di Max Bunker), manciata di sopravvissuti dediti più che è il simbolo oggettivo dell’epoca in cui con il lancio di numerose testate (anche altro a scannarsi fra loro. In un futuro forse l’Indagatore dell’Incubo nacque di buona qualità, inutile negarlo, come alternativo, un invecchiato Dylan com- per la prima volta, per poi reincarnarsi, quelle targate ACME). Certa stam- batte contro l’epidemia zombie che ha un legno galleggiante che è anche la me- pa, come il settimanale «L’Espresso», devastato il Mondo. Altri morbi si ma- tafora di una vita in continuo divenire, montò un inutile pandemonio morali- nifestano nella serie: epidemie di follia in bilico fra nascita e morte. stico contro i presunti danni per i gio- collettiva e omicida talvolta scatenate Giuda ballerino! Esclamazione pre- vani di questa horror wave, finendo per dai media (la televisione, la pubblici- ferita da Dylan, fa riferimento alla essere ridicolizzata. tà…), dal Sistema (virus sfuggiti a labo- “danza” che eseguì Giuda l’Iscariota, HPL. Dylan Dog incontra Howard ratori governativi, esperimenti biologici scalciando in fin di vita appeso all’albe- Phillips Lovecraft nel n. 18 del men- sulle masse…) o da fonti paranormali e ro a cui s’impiccò per la vergogna. sile, intitolato Cagliostro. Sclavi “usa” diaboliche. Golem. Il mistico difensore del Ghet- HPL come metafora del lato oscuro Everett, Rupert. Noto attore britan- to di Praga appare fin dall’inizio nella dell’America. Il cosiddetto “Solitario nico che ha lavorato negli anni con re- saga di «Dylan Dog». Mentre quello di Providence” non poteva non attrar- gisti italiani come Rosi e Montaldo. Il “storico” (leggende ebraiche, letteratu- re l’Indagatore dell’Incubo, europeo suo volto, così come appariva nel film ra classica, eccetera) è fatto di argilla, e londinese a suo modo “conservatore” – Another Country (Kanievska, 1984), nei fumetti potrebbe forse somigliare con il suo rifiuto del moderno, la critica colpì Tiziano Sclavi. Lo sceneggiatore, all’Uomo Sabbia nemico dell’Uomo costante alla filosofia socio-economica che stava preparando per la Bonelli la Ragno, quello ideato da Sclavi è inizial- del melting pot, il sentirsi più vicino a un serie horror di «Dylan Dog», diede in- mente una citazione del robot venuto gentleman britannico del XVIII secolo dicazione ai disegnatori Claudio Villa e dal futuro nel film Terminator. Intorno che a un borghese yankee del XX. Per Angelo Stano di usare l’affascinante in- a lui ruota tutto un mondo yiddish (con poi non parlare della letteratura fatta di glese (allora venticinquenne) come mo- riferimenti alla Hollywood ebraica) e mostri blasfemi e bizzarri, presenze ex- dello grafico per il personaggio in fieri. germanico (a partire dalle auto) davvero traterrestri ed entità venute dagli albori Everett avrebbe interpretato una sorta bizzarro. dell’Universo. di “specchio italiano” di Dylan Dog, re- Groucho. Sosia del capobanda dei citando il ruolo di protagonista nel film Fratelli Marx, è l’inseparabile spalla, I Dellamorte Dellamore (Soavi, 1994), amico, collaboratore, assistente e con- Indagatore dell’Incubo. Uno degli tratto dall’omonimo romanzo di Sclavi. solatore di Dylan Dog. Misteriose le sue appellativi di Dylan Dog, così come origini (come quelle del suo capo): for- Martin Mystère è “il Detective dell’Im- F se è un attore che prima si guadagnava possibile”, Tex “Aquila della Notte” e Fantasma. La narrativa horror non da vivere imitando il celebre mattatore Zagor “lo Spirito con la Scure” – tanto è tale senza uno spettro che si rispet- delle comiche americane. Potrebbe es- per rimanere in ambito bonelliano. ti. «Dylan Dog», narrativa a fumetti, sere anche una spia, messo da qualcuno Incubo. In «Dylan Dog» l’incu- non fa eccezione. Ma i suoi non sono i accanto a Dylan per controllarlo. Il suo bo prende spesso vita, diventa solido e soliti spettri, le solite anime in pena di marchio di fabbrica sono le battute; la reale. L’aggancio cinematografico è ai defunti insoddisfatti. Talvolta sono novità rispetto al modello hollywoodia- film della serie USA Nightmare on Elm apparizioni provenienti da altri tempi, no è che il Groucho inventato da Sclavi Street, lanciata negli anni Ottanta. Si oppure sono persone non ancora morte. si esprime unicamente con motti di spi- tratta di un processo narrativo portato Qualcosa del genere ritroveremo anni rito, gag, storielle e barzellette. Groucho alle estreme conseguenze da quegli au- dopo nella saga di Eymerich, una serie di è la “spalla comica” portata alle estreme tori inglesi e americani che negli anni romanzi storico-fantascientifici scritta conseguenze; una “spalla tragica”, tal- Novanta rivoluzionarono il panorama da Valerio Evangelisti. volta, tanto è disumano l’incedere della fumettistico americano con le collane Futuro. Squarci sull’avvenire si apro- sua buffa logorrea. Nel futuro alternati- della DC/Vertigo, dove i protagonisti no a più riprese nelle collane di «Dylan vo, che appare in certe collane parallele erano spesso personificazioni di paure, Dog». Esiste anche un “futuro paralle- al mensile, diventa un famelico zombie. elementi, sensazioni e sogni. lo”, dove un anzianotto Dylan combatte Inferni. Nella serie appare a più ri- contro un’umanità quasi del tutto tra- H prese l’Inferno – o, meglio, gli Inferni. sformatasi in una “disumanità” di mor- Horror. Il genere letterario-fumetti- Non si tratta (o, almeno, non del tutto) ti viventi. Il futuro che aspetta Dylan stico in cui è stato inquadrato «Dylan di quello “classico” o dantesco, con le e chi vive nel suo universo non è mai Dog». La serie è la prima dichiarata- fiamme, le ghiacciaie eterne, i laghi di positivo. Distopia, ucronia… mai uto- mente horror della Sergio Bonelli Edi- liquami e gli oceani di lava ribollente. pia. Londra si trasforma in una città che tore. Bonelli figlio e padre avevano una È piuttosto un Inferno kafkiano, al- sembra prelevata dal romanzo di Philip grande passione per l’horror, che usa- lucinante, burocratico, fatto di uffici, K. Dick La svastica sul sole. rono a piene mani in «Tex», «Zagor» mostruosi e deformi capiufficio, mez- e «Mister No». A cavallo fra gli anni zemaniche e segretarie, faldoni, timbri, G Ottanta e Novanta, il grande successo macchine per scrivere e ordini di servi- Galeone. Fin dall’inizio della sua av- di «Dylan Dog» scatenò una vera e zio. Inferni dove, più che il dolore e l’an- ventura, Dylan costruisce un modellino propria moda dell’horror fumettistico goscia, regna la Noia.

42 J succedere, dove la topografia si discosta realizzarle ci hanno lavorato quasi no- Jekyll & Hyde. Il tema del doppio mal- spesso – ma non troppo – da quella re- vanta sceneggiatori (gli autori dei testi) vagio (o della parte malvagia dell’animo ale, come nello pseudo-Massachusetts e centoquaranta disegnatori diversi. I umano) ha il suo campione letterario nel lovecraftiano. copertinisti (i disegnatori delle coperti- capolavoro horror-psicologico pubblica- ne) ammontano a quarantacinque, i let- to nel 1886 da Robert Louis Stevenson. M teristi (gli “artigiani” che si occupano di Numerose le storie di «Dylan Dog» che Morgana. Grande amore di Dylan, scrivere a mano i testi nei balloon e nelle hanno per protagonisti killer sdoppiati appare a più riprese, a partire dal n. 1, didascalie) hanno superato i venti e i co- oppure alter ego malvagi. quasi sempre collegata a Xabaras, (for- loristi (che si sono occupati delle storie Johnny Freak. Protagonista di una se) suo marito, nemesi e (forse) vero a colori) sfiorano le sessanta unità. Se il delle avventure più toccanti dell’intera padre dell’Indagatore dell’Incubo. Più diavolo sta nei particolari, per «Dylan serie (n. 81), è uno sfortunato ragazzi- avanti nella collana, nel n. 100, con un Dog» il successo risiede anche in tali no usato dai genitori come “serbatoio colpo da maestro edipico, Sclavi svela cifre. Per questi dati occorre ringrazia- d’organi” per il fratello. Si tratta di un che Morgana sarebbe la madre di Dylan. re il critico fumettistico di lungo corso freak nel senso letterale del termine: Morte, La. Personaggio chiave del- Saverio Ceri, che dagli anni Ottanta un “fenomeno da baraccone”, anche se la serie e personificazione stessa della aggiorna costantemente il suo database non è esibito in pubblico. Johnny ritor- morte. Viene spesso introdotta da dida- del fumetto bonelliano, il più accurato e na più volte nella collana, trasfigurato e scalie in rima che rimandano alle dan- completo esistente. trasformato, fino a diventare il “figlio” ze macabre degli albori letterari e degli stesso di Dylan Dog. affreschi medievali. Appare seguendo O l’iconografia classica oppure travesten- Oscurità. Se la morte ha nella saga di K dosi da famose Morti cinematografiche, «Dylan Dog» un suo corrispettivo re- Killer. Il killer, in «Dylan Dog», è come quella scacchista de Il settimo si- ale, anche il buio ha la propria personi- sempre seriale. Uccide le sue vittime gillo di Bergman. In altri ambiti fumet- ficazione: è Mana Cerace, una sorta di come un operaio assembla motori alla tistici, potrebbe essere collegata alla serial killer paranormale. Il terrore di catena di montaggio. A differenza del Death creata da Neil Gaiman per la saga tutti i bambini, il Buio, diventa qualco- poliziesco, dove il serial killer è sempre di Sandman pubblicata negli USA dalla sa di concreto e uccide gli adulti inglo- un pazzo, ma umano, i pluriomicidi af- DC/Vertigo. Dylan pare essere l’unico bandoli nel nero assoluto. frontati da Dylan vanno sempre oltre vivente capace di dialogare con la Mor- – e sotto – l’umanità. Si tratta di veri e te, che ne ritarda continuamente la di- P propri mostri, demoni, reincarnazioni. partita, generando il sospetto che il No- Pistola. Come tutti gli eroi dell’av- Il loro movente esce dalla dimensione stro sia immortale, eterno… Riguardo ventura che si rispettino, anche Dylan psichiatrico-forense e si aggira nelle alla morte (non al personaggio, ma alla possiede – seppur riluttante – una leta- zone inesplorate della magia, del fanta- fine naturale del nostro percorso terre- le pistola, che si fa lanciare al momento stico e dell’infernale. no), Sclavi ha dichiarato: «È un evento opportuno da Groucho. Si tratta di una come la vita. Non so che relazione esista rivoltella italiana della Prima guerra L fra le due. So però di non credere in un mondiale, una Bodeo. Licantropo. Mostro classico delle aldilà. Per questo, spero fortemente che Politicamente corretto. La “corret- leggende e dei miti popolari europei, la vita sia migliore o migliorabile». tezza politica” di «Dylan Dog» non della cinematografia in bianco e nero e Musica. Dylan Dog ne ascolta molta: emerge subito nelle varie serie. Tiziano del fumetto americano del dopoguerra, classica, pop, rock, jazz, blues, metal… Sclavi stesso era tutto fuorché politica- viene adottato da «Dylan Dog» fin Parlando della scena italiana, Sclavi mente corretto, alle origini. Una volta dagli albori della collana, mischiando disse, in un’intervista: «Guccini e De disse, à la André Breton: «Milano, abilmente le carte e i generi. Nel n. 3, Le André sono tra i maggiori poeti del No- la città dove vivo, non è mai stata così notti della luna piena, compare il primo vecento. Non li conosco personalmen- brutta. La gente manca di solidarietà, lupo mannaro: ambientazione germa- te, ma sono tra i miei amici più cari. Mi di gentilezza. Forse è un tratto tipico nica, con molti rimandi al Frankenstein hanno dato tanto, non solo per il lavoro, di tutte le metropoli. Se fossi un ditta- Junior di Mel Brooks. ma per la mia vita». tore fucilerei tutti coloro che non sono Londra. La prima sede non america- gentili». Agli inizi, Dylan Dog beveva, na di un protagonista del fumetto bo- N non si faceva tanti scrupoli a uccidere nelliano. Dopo Dylan Dog, detective Numeri. Non ci riferiamo al 666, il il mostro di turno, era un anti-eroe, sì, dell’occulto londinese, sarebbero nati Numero della Bestia dell’Apocalisse che ma un anti-eroe vincente, cambiava ra- in Bonelli altri personaggi del Vecchio nella serie di «Dylan Dog» viene evo- gazze (che avevano sempre un fisico da Mondo, finanche italiani. La Lon- cato decine di volte (a partire dalla targa fotomodelle) come gli uomini normali dra dell’Indagatore dell’Incubo è una della sua auto!). Stiamo parlando invece cambiano i calzini. Poi fu messo in riga, metropoli-calamita, “attivata” da lui dei numeri “tecnici”, dei dati crudi della ancor di più con l’avvento del nuovo stesso: gli orrori tendono a verificarsi collana. A tutto il 2019, «Dylan Dog» millennio e il trentennale del 2016. nelle sue strade, nei palazzi, nelle case, – considerando sia il mensile, sia le serie Meno vorticare di donne, femmine di negli uffici, negli ospedali, nelle fogne, parallele e gli speciali – ha al suo attivo ogni “etnia”, anche mature e in carne, in metropolitana, negli scorci turistici, ben oltre cinquecentocinquanta titoli mostri più difficili da definire “mostri”, nei musei, nei sobborghi, nelle stazioni diversi. Le tavole (o pagine) pubblica- mai più tutto bene o tutto male, quasi di polizia. È una città dove tutto può te sono più di sessantacinquemila: per abolito l’uso della pistola, attenzione

43 SAGGI estrema alle fasce deboli e disagiate, ec- re, curatore di riviste e sceneggiatore di schizza, spruzza e gocciola: il sangue, cetera. Soprattutto con gli ultimi cura- fumetti di lungo corso, attivo, poco più ovviamente. Il sostantivo viene usato tori, le batoste che Dylan prende sono che ventenne, fin dalla prima metà degli in ambito cinematografico per defini- più di quelle che infligge. Lo spirito del anni Settanta. Fra le sue opere (serie e re quel filone di film del terrore dove 1986 pare allontanarsi sempre di più… personaggi a fumetti) occorre ricorda- niente viene negato alla telecamera (e re «Silas Finn», «Altai & Johnson», allo spettatore): squartamenti, dissan- Q «Archivio Zero», «Cavallino Miche- guamenti, sbudellamenti, mutilazioni, Quinto senso e mezzo. Le origini le», «John va nel West», «Sam Peck», putrefazioni, efferatezze di ogni genere. vere di Dylan Dog (i suoi genitori, l’epo- «Agente Allen» e «Vita da cani»; poi, Il primo film splatter della storia risale ca e le modalità della sua nascita, ecce- approdato nella scuderia Bonelli, «Ker- al 1963: si tratta di Blood Feast di Her- tera) sono in qualche modo paranorma- ry il Trapper» e le sue collaborazioni a schell Gordon Lewis, regista americano li, come le avventure in cui è immerso. «Zagor», «Ken Parker», «Martin che lavorò ininterrottamente dal 1961 Così, il suo creatore gli ha donato una Mystère» e «Mister No». L’Indagatore al 2016, quando spirò quasi novantenne sorta di “superpotere” psichico – una dell’Incubo viene considerato il suo ca- (senza spargimenti di sangue). Fonda- grande capacità d’intuire dove si annida polavoro, e forse è vero. Nel 2019 è usci- mentale, in Italia, per capire il fenome- il difetto, il male, la mela marcia, qual ta per Feltrinelli Comics l’opera Le voci no, la Guida al cinema splatter dei fra- è la via giusta da imboccare… Si tratta dell’acqua, il suo primo fumetto non telli Castoldi (Arnaud, 1993). di qualcosa a metà strada fra il “sesto bonelliano dopo trent’anni. Stano, Angelo. Se Sclavi è il creatore senso” femminile e – per restare nel co- Scotland Yard. Rappresenta la fac- di Dylan e del suo universo (per via della smo fumettistico – il “senso di ragno” di cia “legale” e “logica” delle indagini sui preponderanza, nel fumetto italiano ed Spider-Man. crimini di sangue nelle quali si trova europeo, dello sceneggiatore sul dise- coinvolto l’Indagatore dell’Incubo. La gnatore), la realizzazione grafica si deve R polizia indaga su violenti fatti paranor- non solo a Claudio Villa, ma soprattut- Romero, George. Nato nel 1940 e mali come fossero banalissime stragi o to all’artista della matita & china Ange- morto nel 2017, il regista horror statu- normalissimi omicidi seriali. Dylan, lo Stano, che ha inaugurato la collana, nitense è uno dei maggiori punti di rife- spalleggiato dall’Ispettore Bloch, dipa- realizzato i numeri chiave della serie (il rimento cinematografici per la collana na la matassa per vie traverse, seguendo 25, il 100…) e firmato tutte le copertine – non fosse altro che per gli zombie pro- logiche sovrannaturali. La polizia, alla per oltre venticinque anni. tagonisti del n. 1, creature direttamente fine, su input governativo, mette tutto Strega. Nella saga, la fattucchiera è ispirate alla fortunata produzione di a tacere. Per l’uomo comune gli acca- diversa da quella dell’iconografia fa- tale cineasta, ottimo artigiano della ci- dimenti restano fatti di cronaca e non volistica – con cappello a cono, scopa nepresa. Di lui Sclavi ha detto: «Non è pagine di grimori. Se Bloch è quello che volante, scarpe con le fibbie e calderone un grande regista, ma è uno dei pochis- comanda “di più”, Scotland Yard è infe- fumante. Può essere una donna bella e simi geni, nella storia, che ha creato un stata anche da una sorta di folletto ot- ammaliante, come nell’episodio-capo- nuovo mito, i morti viventi (come Ste- tuso, l’agente Jenkins, che prende tutto lavoro Cagliostro, oppure un’anziana si- venson con Jekyll e Hyde, o Mary Shel- alla lettera e non capisce battute e meta- gnora, apparentemente innocua, come ley con Frankenstein)». fore, mandando in bestia Bloch. Anche una vecchia zia o una simpatica nonna. lui, con il nuovo corso del 2016, viene Un esempio è il personaggio ricorrente S pensionato. I vecchi vengono sostituiti di Madame Trelkovski, sensitiva londi- Safarà. Si tratta di una bottega dalla da nuovi personaggi, meno amichevoli nese originaria dell’Europa dell’Est. Il collocazione extra-dimensionale che nei confronti di Dylan. cognome e le attitudini rimandano sia talvolta appare a Londra ed è frequenta- Sergio Bonelli Editore. La casa edi- al character che appare nel film L’ in- ta, fra gli altri, da Dylan Dog. Potrebbe trice di «Dylan Dog», solida dinastia quilino del terzo piano di Polanski, sia ricordare idealmente la cabina telefoni- familiare del fumetto popolare italia- a Madame Blavatsky, occultista russa ca del Dr. Who, più grande dentro che no, seriale e da edicola. Fondata negli fondatrice della Società Teosofica. fuori, oppure il fantomatico binario 9¾ anni Quaranta da Gianluigi Bonelli (il nella stazione di King’s Cross nella saga mitico creatore di «Tex»), continuata T di Harry Potter, o anche la rivendita per decenni dal figlio, il grande Sergio Televisione. «Dylan Dog» nasce “Cose Preziose” dell’omonimo roman- Bonelli (che aveva ideato «Zagor» e ben prima della diffusione di Internet; zo di Stephen King. In quel negozietto «Mister No» e fu il grande artefice del dunque, la critica contro i mezzi di co- vengono cedute chincaglierie, ninnoli rilancio, uscendo dai canoni western municazione di massa, che rischiano di e misteriosi oggetti di provenienza ul- delle origini), è oggi portata avanti da creare inconsapevoli zombie, si appun- traterrena, tutti estremamente perico- Davide Bonelli, figlio di Sergio. Con ta soprattutto, nei primi anni della col- losi, come i desideri esauditi dal Genio il rampollo (e i suoi collaboratori) as- lana, verso la televisione. La TV è vista della lampada. Il negoziante è un essere sistiamo a una maggiore attenzione al essenzialmente come uno strumento di alieno (non nel senso fantascientifico marketing e al merchandising, oltre che manipolazione del popolo, in particolar del termine) di nome Hamlin, parodia all’espansione delle pubblicazioni verso modo nel caso delle reti private: pubbli- del vecchio antiquario furbastro sempre librerie e fumetterie. cità invadenti e addirittura sublimina- intento a fregarsi le mani (e a fregare il Splatter. «Dylan Dog» è un fumet- li, trasmissioni di livello talmente bas- prossimo). to horror con forti venature splatter. so che sembrano pensate per minorati Sclavi, Tiziano. È il creatore di Dylan Si tratta di un termine onomatopeico mentali o programmi diabolici studiati Dog. Giornalista, scrittore, romanzie- anglosassone che evoca tutto ciò che appositamente per far impazzire i tele-

44 spettatori. Dylan, nella casa di Craven detto che soffra la luce del Sole o tema uno dei precursori della SF moderna, Road, non ha il televisore. Intervistato l’aglio. Si tratta piuttosto di un parassita il britannico H. G. Wells, autore di ca- da Umberto Eco, negli anni Novanta dell’uomo, come una zanzara o una zec- polavori come La guerra dei mondi, La Sclavi si espresse in termini davvero ca, che si accontenta di furti nelle ban- macchina del tempo, L’uomo invisibile e poco lusinghieri nei confronti del “pic- che del sangue degli ospedali o di rari L’Isola del Dr. Moreau. Sclavi conside- colo schermo”: «Ciò che rende virtuale omicidi. Vampiro, inoltre, può essere ra Wells uno dei suoi numi ispiratori e l’orrore non sono i film o i fumetti, ma anche il Sistema, la Politica, l’Establish- numerose sono le storie della collana in- i programmi televisivi come Carramba ment. Tra l’altro, un bel vampiro fumet- fluenzate dalla sua letteratura. che sorpresa!, Stranamore e tutte le altre tistico “anomalo” lo troviamo già nella trasmissioni di questo genere. I ragaz- serie bonelliana «Martin Mystère», in X zi che hanno tirato sassi dal cavalcavia una storia del 1983 scritta da Alfredo Xabaras. Il primo nemico di Dylan non s’ispiravano a “Dylan Dog”, ma a Castelli. Dog. Anzi, il Nemico per antonomasia; programmi di questo tipo! Io credo che Volkswagen. L’auto con cui Dylan per restare in ambito bonelliano, può quei ragazzi pensassero di diventare gli scorrazza per inseguire incubi e mostri essere paragonato al Mefisto di «Tex» ospiti d’onore di una trasmissione te- è una Volkswagen Maggiolino, bianca e o all’Hellingen di «Zagor». Scienziato levisiva e che la vittima poi li avrebbe cabriolet con la capote nera. Era, nella folle, capace di far risorgere i morti gra- raggiunti in studio per un abbraccio realtà, la prima macchina guidata dal zie a un siero di sua invenzione, appare finale». giovane Tiziano Sclavi. L’immatricola- numerose volte, specialmente nei nu- Thriller. L’approccio iniziale di mol- zione, che non ha niente a che fare con meri-chiave. Il suo nome è l’anagramma ti dei casi affrontati da Dylan non è le regolari targhe britanniche, è DYD di uno degli appellativi del Diavolo. Da paranormale o soprannaturale, ma es- 666, dove le lettere sono la sigla del suo non trascurare gli aspetti psicologici e senzialmente “giallo”, poliziesco, pro- nome e il numero è quello dell’apocalit- psichiatrici di questa figura: di Dylan, cedurale. Non per niente, da giovane, il tica Bestia. oltre che essere la nemesi, è anche padre Nostro è stato nella polizia e mantiene Vonnegut, Kurt. Scrittore americano (Morgana, a lui collegata, sarebbe sua forti agganci con Scotland Yard. Quan- di narrativa fantascientifica, raffinata madre). Xabaras e Morgana avrebbero do però il crimine travalica ogni logica – e imprevedibile, ma poco… scientifica. generato il futuro Indagatore dell’In- per modalità di esecuzione, efferatezza Nel 1945 fu testimone del catastrofi- cubo in un lontano passato… ma, come o dimensioni –, l’Indagatore dell’Incu- co bombardamento alleato di Dresda. tutto quel che riguarda le sue vere origi- bo prende il posto dei normali detecti- Sclavi lo considera uno dei massimi ni, il fatto non è certo. ve, che non hanno gli strumenti adatti scrittori in assoluto: «Quando ho let- ad affrontare mostri extra-dimensio- to Mattatoio n. 5 ho creduto a un certo Y nali, fantasmi, morti viventi, fenomeni punto di essere Vonnegut. Non lo ero, Yankees. Gli americani sembrano paranormali e demoni di ogni sorta. d’accordo, ma in quel momento avevo rappresentare, da un punto di vista po- annullato la distanza tra letteratura e litico e socio-culturale, tutto quello che U vita. E tutto il santo giorno stavo chiuso Dylan Dog e il suo creatore non sono. Uomo invisibile. Un altro degli Uni- in casa a ripetermi: “Io sono Vonnegut”. Da qui anche la decisione, per la prima versal Monsters pescato dal cinema La letteratura, la grande letteratura, è volta in Bonelli, di non ambientare nel nel cosmo letterario di H. G. Wells. soprattutto delirio». Nuovo Mondo il nocciolo delle avven- In «Dylan Dog», con la storia fonda- Villa, Claudio. Nato nel 1959, è uno ture dell’Indagatore dell’Incubo. Nel- mentale Memorie dall’invisibile, que- dei maggiori disegnatori del fumetto lo spettacolare n. 18 della serie, Dylan sto particolare “mostro” si trasforma in popolare e seriale italiano, in particolare s’imbarca in un viaggio – forse un trip, metafora dell’incomunicabilità e della bonelliano. Per la collana ha contribui- per usare una terminologia da turismo solitudine umana. Come ha scritto il to a creare graficamente il protagonista psichedelico – in un’America che è la critico fumettistico piemontese Stefano – insieme ad Angelo Stano. Memorabili parodia di se stessa e dei suoi miti pop, Priarone, «si diventa invisibili se nessu- le prime copertine della serie, da lui ma- costruiti in appena due secoli di storia: no crede a noi». gistralmente realizzate. Claudio Villa è la santificazione dei presidenti, la musi- da decenni il copertinista e il portaban- ca, il cinema, il fumetto... V diera grafico di «Tex», anche se, visto il Valdemar. Il protagonista del raccon- suo innato perfezionismo, poche e sem- Z to di Edgar Allan Poe Testimonianza sul pre più lontane nel tempo sono le storie Zombie. Sono i più temibili e i primi caso del signor Valdemar (1845) intro- da lui firmate. nemici di Dylan Dog (fin dal n. 1), ai duce nella collana le tematiche dell’ip- quali è più affezionato, forse perché an- nosi e della mesmerizzazione. Il sogno W che lui è misteriosamente tornato in vita – l’incubo, nella fattispecie – è quello Wells, H. G. Uno dei personaggi “di (metempsicosi?) dopo una altrettanto di riuscire a ottenere l’immortalità del contorno” più importanti dell’intera misteriosa morte. In un futuro proba- corpo tramite espedienti psichiatrici. vita editoriale di «Dylan Dog», stralu- bile (raccontato in alcuni speciali), con Vampiro. Come tutti i mostri “clas- nato inventore inglese, identico, nell’a- una Terra infestata dagli zombie, Dylan sici”, anche quello folkloristico reso spetto fisico e nel volto, al pluripremia- dovrà lottare contro la fine dell’umanità universale da Bram Stoker alla fine to attore David Niven. Siccome i suoi e della sua esistenza. Per i morti viventi dell’Ottocento subisce una trasforma- marchingegni hanno il più delle volte Sclavi e i suoi epigoni s’ispirano a tutta zione in «Dylan Dog». Il vampiro è un natura fantascientifica, per il nome del la cinematografia sul tema, in particola- essere apparentemente normale, e non è personaggio Sclavi ha usato quello di re all’opera di Romero.

45 NARRATIVA

DETECTIVE DEL PARANORMALE

Max Gobbo

a storia degli investigatori dell’occulto è piuttosto lunga, cui tutto può avvenire e in cui la mente umana sembra perdere i ancorché poco conosciuta. Sebbene noti agli appassiona- propri consueti punti di riferimento. Questa premessa d’ordine ti del genere, nomi come John Silence e Thomas Carnacki storico e letterario serve a introdurre degnamente un’altra figura Lsono per lo più ignorati dal grande pubblico. Eppure, quando d’investigatore del mistero particolarmente cara ai lettori italia- Algernon Blackwood, noto scrittore britannico del fantastico ni: Dylan Dog. in chiave horror, diede alle stampe le avventure ricche di mistero Il nostro eroe nasce, editorialmente parlando, nell’ormai lon- di John Silence, l’accoglienza da parte dei lettori fu piuttosto fa- tano 1986, ad opera di Tiziano Sclavi. Contrariamente ai suoi vorevole. Lo stesso può dirsi a proposito della creatura letteraria illustri predecessori, è un personaggio dei fumetti (le sue avven- di William Hope Hodgson, Carnacki. L’autore inglese è noto in ture sono edite da Sergio Bonelli). Ottimamente caratterizzato, Italia soprattutto per il suo romanzo La casa sull’abisso, uno scri- dall’aspetto cupo e disincantato, con il suo carattere complesso gno di paura ed orrore senza limiti, in cui le atmosfere stranianti e intrigante Dylan si è fin da subito guadagnato l’affetto e la sti- e le suggestioni oniriche avvolgono il lettore dalla prima all’ulti- ma degli appassionati. Coadiuvato dal fido Groucho (un curio- ma pagina. Va aggiunto che, oltre a essere uno scrittore di talento, so sosia di Groucho Marx), affronta tutta una serie d’avventure Hodgson fu anche uomo d’azione e d’avventura. Imbarcatosi gio- a sfondo soprannaturale e horror. Proprio come John Silence e vanissimo su una nave mercantile in qualità di mozzo, navigò per Carnacki, è un investigatore privato a cui si rivolgono persone lunghissimi anni intorno al mondo, conducendo una vita dura e disperate e terrorizzate da eventi misteriosi e creature malevole. pericolosa ma ricca di esperienze. Fu appunto grazie alla sua gran- Come il più grande detective di sempre, Sherlock Holmes, anche de competenza d’uomo di mare che diede alle stampe una serie di lui vive a Londra, a un indirizzo ormai divenuto famoso tra i suoi racconti dell’orrore sottomarino, in cui mostri giganteschi e altre ammiratori: Craven Road 7. Intelligente, scaltro oltre ogni misu- creature abissali fanno strage d’incauti equipaggi. ra e caparbio, riesce a risolvere con grande abilità e sangue freddo Il suo Carnacki ben figura nella lista dei precursori dell’inve- casi a dir poco sconcertanti. Nel 2010 gli è stato dedicato un noto stigazione occulta. Acuto e avvezzo al metodo deduttivo, questo film, e molti sono i contributi critici che lo hanno interessato, bizzarro detective non si fa scrupolo nel ricorrere a pratiche ete- che ne hanno studiato i vari aspetti, le caratteristiche peculiari, rodosse e improbabili invenzioni per dare la caccia a spettri e altre le idiosincrasie, i punti di forza, i lati deboli e via dicendo. A oltre mostruosità dal piglio soprannaturale. I racconti che lo vedono tre decadi dalla sua nascita, è ormai un personaggio maturo, una protagonista, pur mantenendo una struttura classica, non man- vera icona pop. Gadget, magliette e copertine lo ritraggono nelle cano d’originalità e inventiva. In più, Carnacki viene descritto pose più tipiche, nei suoi atteggiamenti da dandy metropolitano con molta cura, e la sua caratterizzazione ha grande impatto. dal soma oscuro. Per queste e mille altre ragioni, Dylan è entrato Sempre in tema di soprannaturale, troviamo le straordinarie nel cuore dei lettori e, a suo modo, nella leggenda. indagini condotte dal dr. Hesselius, uno dei personaggi parto- Ed eccoci finalmente giunti al momento più atteso dai lettori di riti dalla penna immaginifica del dublinese Sheridan Le Fanu. «Antarès», quello dedicato ai racconti. In questo numero venia- Autore prolifico e di notevole spessore (a lui si debbono perso- mo a presentarvi due storie incredibili che ben s’inseriscono nel naggi memorabili come la splendida vampira Carmilla), può solco dell’immaginario italiano. essere a buon diritto considerato uno dei maggiori interpreti di Cos’accadrebbe se un gruppo di archeologi, durante uno scavo questo particolare filone dell’immaginario. Come si può notare, nelle campagne delle Marche, facesse una scoperta sconvolgen- nella storia della letteratura di genere vi sono diversi esempi di te all’interno di un’antica necropoli? E cosa ci fanno una donna investigatori dell’occulto. Si tratta indubbiamente di personaggi affascinante accompagnata da un personaggio noto per le sue affascinanti e icastici, dotati di spiccate personalità e particolari conoscenze nel sovrasensibile in una locanda sulla via Flaminia? modus operandi. Ma esiste un minimo comune denominatore Infine, chi è il misterioso uomo politico che sta per sopraggiun- tra loro? Ci sono elementi che li avvicinano? In effetti, tutti que- gere scortato da una colonna di auto della pubblica sicurezza? sti personaggi hanno in comune diversi aspetti: sono detective, Queste le domande a cui troverete risposta leggendo L’investi- anche se d’un tipo speciale, per non dire bizzarro, usano metodi gatore del sovrasensibile, appassionante e originalissimo racconto particolari, adatti alla tipologia delle indagini compiute, e si oc- di Mario Farneti. cupano del soprannaturale. È proprio quest’ultimo elemento a Ci affacciamo quindi in uno strano club che si occupa di miste- caratterizzarli, a renderli membri della stessa famiglia. L’universo ro. Una situazione conviviale collocata nella cornice di Hallowe- in cui vivono e operano rammenta da vicino quello teorizzato da en, dapprincipio serena, poi turbata da un evento drammatico alcuni tra i maggiori studiosi della narrativa fantastica, un uni- di livello internazionale. Un’adunanza di personaggi bizzarri, verso in cui a regnare su tutto è il fatto misterioso, inspiegabile, colti, imperturbabili, e un uomo mascherato dai tratti gotici. ultraterreno. Logica e razionalità, come pure le leggi della fisica, Sono le due vicende che s’intersecano, come in un doppiaggio sembrano abdicare di fronte a tutto questo. in parallelo, ne L’ospite di Halloween, opera di Antonio Bellomi. Da qui scaturisce il carattere spiccatamente fantastico di nar- Sullo sfondo, la sanguinosissima vicenda della Guerra delle due razioni di questo tipo. Si tratta, in altre parole, di un territorio Rose che vide contrapporsi Lancaster e York: un gioco crudele e sconfinante nel surreale e nel fantasmagorico, ma pure, e soprat- spietato fatto d’intrighi, di lotte all’ultimo sangue e torture. Il tutto, nel vortice della paura e dello sgomento. Questo il cam- finale di questa storia enigmatica è quanto di più sorprendente po d’indagine degli investigatori del mistero, il non-luogo in ci si possa attendere.

46 Antonio Bellomi L’OSPITE DI HALLOWEEN

I racconti del Club Pigreco – circolo che ospita personaggi famosi commentò Laszlo Nagy, l’esperto di lingue mongole. «Stra- della cultura, della scienza e dell’arte – sono nati nel 2000 sulla ri- no, perché avevano annunciato la loro partecipazione. Non vista «Mystero», edita a Roma da Profondo Rosso. Durante le sue abbiamo neanche ricevuto una telefonata di disdetta». riunioni conviviali, viene presentato un mistero che nessuno è riu- «Forse…» cominciò Victor Vance, ma s’interruppe, perché scito a risolvere: grazie a una serie di collegamenti logici se ne viene in quel momento era entrato trafelato Tom Perkins, il segre- a capo. Dei primi racconti è stato pubblicato nel 2005, sempre da tario del club, allontanatosi un attimo per andare in cucina. Profondo Rosso, un volume intitolato Gli enigmi del Club Pigre- «Signori, signori, un momento di attenzione! Ho appena co, il cui protagonista è Martin Mystère, omonimo personaggio del sentito una notizia terribile. C’è stato un attentato al presi- celebre fumetto creato da Alfredo Castelli. Altre storie, pubblicate dente russo Vladimir Putin. È su tutte le reti…». in seguito, a volte hanno come protagonista Victor Vance. In totale, Ci fu un attimo d’incredulo silenzio, poi Victor Vance si ri- sono apparsi ventisei racconti della serie. volse al segretario. «Su, accendete la televisione, per una volta facciamo un’eccezione». uello che adoro di Halloween» esclamò Jack Tra le regole più inflessibili del club c’era appunto quella di Azimov, il celebre autore della saga dei Mizark, non accendere mai la TV durante le riunioni conviviali. Ma, «Q «sono questi dolcetti speciali approntati dal questa volta, la situazione era veramente troppo grave. nostro impareggiabile Ciccio». Così dicendo, affondò il cuc- «Non ci sono notizie precise» diceva la speaker. «Si sa sol- chiaio in una piccola zucca di marzapane artisticamente deco- tanto che il presidente Putin è stato oggetto di un attentato, rata dall’abile cuoco del Club Pigreco, Salvatore Cacciapuoti, ma non è ancora noto se sia rimasto ferito o ucciso…». in arte Ciccio. «Speriamo solo che non sia una nuova Sarajevo» mormorò «Già, come al solito il nostro beneamato Jack pensa alla pap- Marion Kettering, il consulente del Pentagono. patoria» lo canzonò Victor Vance, paleontologo e archeologo, Tutti ascoltarono con attenzione per qualche minuto, ma era scopritore del Victorsauro. «Non pensa ad Halloween come evidente che non c’erano novità in merito, e il signor Perkins alla notte in cui, secondo la tradizione celtica, il mondo dei spense l’audio della televisione, lasciando acceso lo schermo morti incontra il mondo dei vivi…». nel caso comparisse un aggiornamento flash. Ovviamente, lo scrittore era troppo impegnato per prestargli I commensali finirono il dessert in un cupo silenzio, poi Jack attenzione. Azimov parlò per primo: «Pensate, se Putin fosse rimasto uc- La serata speciale per Halloween si svolgeva nella vasta sala ciso, magari non si saprà mai a opera di chi… La storia è pie- da pranzo del club – vi partecipavano quasi tutti i membri, i na di misteri irrisolti. Per esempio, chi ha ucciso il Delfino di quali avevano fatto grande onore alle succulente portate che si Francia, ovvero Luigi XVII, nel Diciottesimo secolo, oppure erano succedute fino a quel momento. chi era realmente l’Uomo della Maschera di Ferro, morto nel- «Un vero peccato che Sir Reginald e Myron siano assenti» la Bastiglia nella stessa epoca».

47 NARRATIVA

«Oppure, per venire ai giorni nostri, chi ha sparato al Presi- scolastici alle prese con la complicatissima storia della Guerra dente Kennedy…» disse Otis Mifune, il celebre neurochirur- delle Due Rose, tra i Lancaster e gli York, mi risulta che fossero go. «Perché nessuno può credere alla panzana del Rapporto figli di Edoardo IV ed Elisabetta Woodville, quindi più che le- Warren, la più grande patacca storica del Ventesimo secolo. gittimi in fatto di successione al trono». Non che Oswald non abbia sparato, ma senz’altro non è stato il Altra risataccia sprezzante. «Questa è solo parte della storia. solo – e, soprattutto, chi ha voluto l’attentato?». In realtà, prima di unirsi con la Woodville, Edoardo IV ave- «E non dimentichiamo il mistero dei principini uccisi nel- va sposato segretamente Eleonora Butler, figlia del conte di la Torre di Londra nel Quindicesimo secolo» ricordò Victor Shrewsburry, officiante Roberto Stillington, vescovo di Bath. Vance. «Un duplice omicidio con molte ombre». Quest’ultimo rivela la faccenda del matrimonio quando Ric- «Oh, no, invece» esclamò Jack Azimov. «Tutti sanno che li cardo, morto Edoardo IV nel 1483, vorrebbe fare incoronare il ha fatti uccidere Riccardo III, quello che gridava: “Il mio regno piccolo Edoardo, che però, per il matrimonio segreto del padre, per un cavallo!”, perché potevano insidiargli il potere. Ne parla risulta illegittimo, come il fratello Riccardo, e quindi non ido- anche Shakespeare nell’opera omonima». neo alla successione». «E, soprattutto, lo dice chiaramente il grande Tommaso «Accidenti!» esclamò Laszlo Nagy. «La faccenda si fa sem- Moro» ricordò Laszlo Nagy. «Tutti i libri di storia si rifanno a pre più complessa, mi pare». quanto scritto da lui». «Proprio così» convenne l’uomo misterioso. «E, dopo che il In quel momento, si avvertì nella sala una specie di ventata 9 luglio il Parlamento emette il Titulus Regius, con cui si pro- gelida e dal corridoio che portava all’anticamera d’ingresso clamano illegittimi i due bambini, Riccardo non ha nulla da sbucò una figura ammantata di nero e dal viso celato da una temere da loro. Quindi, perché ucciderli? Li ospita nella Torre maschera. di Londra, che allora non era una prigione, ma una residenza, e «Quel lurido verme, pennivendolo al soldo dei Tudor!» gri- i nipoti vivono felici e contenti. Del resto, Riccardo aveva una dò l’uomo misterioso. estesa parentela che avrebbe potuto legittimamente aspirare a «Pennivendolo il sommo Tommaso Moro?» esclamò stu- una successione, ma non ha torto un capello a nessuno, perché pefatto Victor Vance. «Via, Sir Reginald, abbiamo ricono- in realtà le famiglie erano molto unite». sciuto il vostro accento britannico. Se volevate stupirci, ci siete Jack Azimov alzò un mano. «Un momento. Mi risulta che riuscito». Riccardo ha fatto decapitare diverse persone…». «Sì, pennivendolo» continuò l’uomo mascherato. «Perché «Naturalmente» spiegò paziente l’uomo con la maschera. ha scritto della presunta efferatezza di Riccardo III per ingra- «Perché così si procedeva con i colpevoli di tradimento. Ci fu ziarsi Enrico VIII, Tudor, casata discendente dei Lancaster, infatti un complotto organizzato da Lord Hastings, un tempo acerrimi nemici degli York, la casa cui apparteneva Riccardo amico suo e del fratello Edoardo, Lord Stanley, Lord Rivers, III». precettore dei principini, e il vescovo Morton. Hastings fu de- «Ma Riccardo III» disse Laszlo Nagy, «era notoriamente un capitato con Lord Rivers, mentre Stanley fu graziato e Morton re dispotico e crudele!». confinato sotto la tutela di Lord Buckingham. Mi pare un at- «Riccardo III era amato dai suoi sudditi e considerato un teggiamento abbastanza magnanimo, tutto sommato». giusto, come dicono le cronache dell’epoca» lo contraddisse, «In effetti…» bofonchiò Jack Azimov. «Anche se mi sto un pacato, l’uomo mascherato. «Solo in seguito la storia è stata po’ perdendo con tutti questi nomi…». distorta. Tutto è cominciato con l’Atto di Proscrizione voluto L’uomo misterioso fece un risolino. «Pensate a Riccardo, che da Enrico VII Tudor, vincitore della battaglia di Bosworth del ha dovuto gestirli dal vivo. Un po’ sprovveduto, anche, visto 1485, in cui Riccardo III rimase ucciso, Atto con il quale si è che Stanley, da lui graziato, passò al nemico nella battaglia di infangato Riccardo III, per colpire i suoi seguaci. Ma nell’Atto, Bosworth, facendo pendere la bilancia a favore di Enrico». dove si elencavano le presunte efferatezze di Riccardo, non si Di nuovo calò un attimo di silenzio, mentre gli occhi di tut- menzionava l’omicidio dei principini, i suoi nipoti, di cui fra ti correvano allo schermo televisivo, sui cui però non c’erano l’altro era tutore. E vi pare che si sarebbero fatti sfuggire una novità e continuava a scorrere il nastro con la notizia data in così ghiotta occasione per colpire Riccardo?». apertura. «Ma Tommaso Moro…?» interloquì Jack Azimov. A parlare per primo fu Victor Vance, rivolgendosi all’uomo Gli rispose una risataccia. «Sempre questo Tommaso Moro! mascherato. «Ma allora, secondo voi, chi e perché ha ucciso i Ma se aveva otto anni quando Re Riccardo è caduto in batta- principini, se non è stato Riccardo III?». glia! Ha scritto di cose di cui nulla sapeva se non quanto aveva «Ma questo è risaputo!» esclamò Laszlo Nagy. «A ucciderli letto su un manoscritto di Giovanni Morton, altro bel soggetto fu un certo Sir James Tyrrel, per ordine di… oops!». che ce l’aveva a morte con Riccardo e si era buttato dalla parte Un ruggito. «“Per ordine di Riccardo III” stavate per dire, di Enrico VII, che l’aveva fatto arcivescovo di Canterbury». nevvero, messere?». Ci fu un attimo di costernato silenzio. Tutte le più ferme con- Laszlo Nagy parve confuso; un’espressione di perplessità si di- vinzioni – consolidate da secoli di storiografia comunemente, pinse sul suo volto. «Uhm. C’è qualcosa che non quadra, qui». ma acriticamente, accettata – erano state stravolte. «Se tutto quanto è stato detto ora è vero» osservò Victor «E c’è da aggiungere una cosa ancora» continuò, beffardo, Vance, «non capisco come tutta questa storia d’intrighi non sia l’uomo mascherato. «I nipoti, Edoardo e Riccardo, figli del mai stata chiarita. Tutte le enciclopedie e i libri di storia, anche fratello Edoardo, di cui era tutore, non costituivano affatto scolastici, continuano a dipingerci ancora oggi un Riccardo III una minaccia al suo trono, per la semplice ragione che erano del tutto diverso». illegittimi e quindi automaticamente esclusi per legge dalla «Forse per pura pigrizia mentale» osservò Otis Mifune. successione». «Un atteggiamento caratteristico di molti studiosi, purtrop- «Questa poi…!» esclamò Jack Azimov. «Mai saputo che po. E poi, la carenza di fonti dirette e soprattutto la parola del fossero illegittimi; anzi, se non ricordo male, dai miei trascorsi sommo, si fa per dire, Tommaso Moro».

48 «Proprio così» convenne l’uomo mascherato. «Si sa che la «Un perdono reale per servizio reso» osservò Victor Vance. storia la fanno i vincitori e il vincitore è stato Enrico VII Tu- «E un’esecuzione senza verbali molto opportuna. Un bel tipi- dor, un essere infido e subdolo, che non si peritava di eliminare no questo Tyrrel, per non dire di Enrico VII». chiunque gli desse fastidio, magari anche a distanza di anni». «Che, in un modo o nell’altro, uccise tutti i possibili preten- «Ma vediamo di tornare a Tyrrel» sollecitò Laszlo Nagy. «Mi denti della casa York o li neutralizzò in vari modi, le femmine pare che sia una figura chiave nella faccenda dei principini». sposandole a membri dei Lancaster» disse con amarezza l’uo- «Infatti» disse l’uomo misterioso con voce alterata. «Tyrrel mo misterioso. confessa sotto tortura, vent’anni dopo la scomparsa dei prin- Laszlo Nagy scosse la testa. «Possibile che nessuno abbia mai cipini, di averli uccisi lui per ordine di Riccardo III. Spiega contestato la versione ufficiale di Riccardo III, crudele assassi- che mentre Re Riccardo si trovava a Warwick lui era tornato a no? Mi pare incredibile». Londra, si era fatto consegnare le chiavi dal conestabile Robert Risuonò una risata beffarda. Brackenbury, aveva assassinato i ragazzi ed era tornato da Ric- «In realtà, già nel Diciassettesimo, Diciottesimo e Dicianno- cardo, per comunicargli che la missione era stata compiuta». vesimo secolo molte voci si sono levate in difesa di Riccardo III. «Ma questo Tyrrel era yorkista o lancasteriano?» chiese Jack La più autorevole è forse quella di Horace Walpole, che scris- Azimov. se Historic Doubts on the Life and Reign of King Richard the «James Tyrrel era yorkista, un personaggio abbastanza im- Third, edita nel 1768. Ma a tutt’oggi c’è una miriade di studi portante ma abile negli intrighi, tanto da fare carriera sotto che accreditano la riabilitazione di Riccardo III. Quanto alla Enrico VII, che lo premiò con rendite della Contea di Guisnes, sua presunta crudeltà, vorrei ricordare quanto proclamò la in Francia, dove visse beatamente fino al 1502». città di York quando si conobbe l’esito fatale della battaglia di Jack Azimov fece una smorfia. «Già, beatamente fino a Bosworth: “In questo giorno, il nostro buon Re Riccardo venne quando?». tragicamente annientato e assassinato; a grande cordoglio di «Fino a quando Enrico VII non lo richiamò in patria, pro- questa città”». tetto dal Sigillo Reale, perché si discolpasse dall’accusa di avere «Un necrologio decisamente coraggioso, considerato che cercato di aiutare uno yorkista, chiuso nella Torre di Londra. aveva vinto la parte avversa, assetata di vendetta contro gli yor- Ma per Enrico VII la parola data contava ben poco, e infatti lo kisti» osservò Victor Vance, aggiungendo, dopo un attimo di fece decapitare il 6 maggio senza processo, per cui ovviamente silenzio: «Ma allora, tornando a quella torbida figura di James non esiste alcun verbale scritto». Tyrrel, è stato veramente lui a uccidere i principini, non per «Ma prima avevate affermato che confessò l’uccisione dei conto di Riccardo III bensì di Enrico VII…?». principini» obiettò Laszlo Nagy. In quel momento, lo schermo televisivo si animò con un L’uomo misterioso emise una risatina. «Così si dice, infatti, flash e l’attenzione dei presenti fu distratta dalla comparsa ma furono solo voci, non esistendo alcun verbale scritto». di un annunciatore. «È stato ora comunicato ufficialmente «Insomma» esplose Victor Vance, «non abbiamo ancora ca- dall’agenzia Itar-Tass che il presidente Vladimir Putin è stato pito chi ha ucciso realmente i principini. Questo Tyrrel quanto gravemente ferito nel corso di un attentato, ma non è in pe- c’entra realmente in una simile storia?». ricolo di vita. Non si conosce ancora la matrice politica degli Sul viso dei presenti era dipinta un’espressione perplessa, indi- attentatori…». ce di una grande confusione. Ma era evidente anche una grande Dai commensali si levò un corale respiro di sollievo. curiosità. Sullo schermo della televisione continuava a scorrere «Forse non ci sarà una nuova Sarajevo, dopo tutto…» com- il nastro, che non segnalava novità sull’attentato a Putin. mentò Laszlo Nagy. «Vi dirò qualcosa di Tyrrel» riprese l’uomo con la maschera. «Ma forse ci sarà un nuovo mistero storico sugli attentatori» «Il 16 giugno 1486 Tyrrel, che era yorkista, ottiene il perdono osservò Jack Azimov. reale generale da parte di Enrico VII, vincitore della battaglia Victor Vance si guardò attorno: «Già, ma dov’è finito il no- di Bosworth. Fin qui è tutto abbastanza normale, perché era stro uomo mascherato?». tradizione che dopo simili rivolgimenti si graziassero i sosteni- Il signor Perkins indicò il corridoio che dava sulla biblioteca. tori della parte avversa. Del resto, non si può ammazzarli tutti «L’ho visto andare di là». quanti. Ma poco dopo avviene un fatto stranissimo. Il 16 lu- Vance fece per muoversi in quella direzione, ma proprio allora, glio, esattamente un mese dopo, gli viene accordato un secondo dall’ingresso, giunsero trafelati Sir Reginald Bevington-Taylor perdono reale. È veramente un caso unico nella storia d’Inghil- e Myron Rosenfeld con espressione contrita. terra. Perché? Cosa c’era da perdonare di tanto importante?». «Siamo rimasti bloccati in metropolitana e la linea dei cellu- «Le fonti storiche che dicono?» chiese Laszlo Nagy. lari non prendeva» spiegò Rosenfeld. «Poi, una volta sbloccati, «Nulla. Il perdono reale è totalmente discrezionale da parte siamo corsi qui senza pensare di chiamarvi, quando abbiamo del sovrano. Non occorrono giustificazioni. Ma, guarda caso, sentito la notizia dell’attentato a Putin». una volta tolto di mezzo Tyrrel, salta fuori la storia che vent’an- «Sir Reginald!» esclamò Laszlo Nagy. «Ma allora non erava- ni prima avrebbe ucciso i principini per ordine di Riccardo te voi…». La voce gli mancò per l’emozione. III» disse l’uomo mascherato. «Chi poteva ormai smentire «Non ero io chi?» chiese confuso Sir Reginald, che chiara- questa versione? Testimoni dell’epoca non ce n’erano più; se mente non capiva. «Si può sapere cosa succede qui? C’è un’at- c’erano, stavano ben zitti, per non incorrere nella vendetta di mosfera stranamente elettrica, direi». Re Enrico». Tutti balzarono in piedi, correndo verso il corridoio della bi- «Questo secondo perdono reale è alquanto sospetto» osser- blioteca, da cui arrivò una voce ormai lontana. vò Victor Vance. «Addio, messeri. È stato un onore raccontarvi la mia vera sto- «Infatti, è nel periodo tra il giugno e il luglio 1486 che scom- ria. Parola di Re!». paiono i principini; da allora, non vengono più visti. Come Quando i membri del Club raggiunsero la biblioteca, era mai?». vuota.

49 NARRATIVA

Mario Farneti L’INDAGATORE DEL SOVRASENSIBILE

a qualche giorno gli archeologi scavavano in quel sito, intorno all’oggetto, finché emersero le orbite vuote di un te- senza che ne venisse fuori niente. Il professor Dionigi schio, poi il teschio intero; infine, aiutato dall’assistente, dopo li incitava a insistere, perché secondo i suoi calcoli pro- un paio d’ore di lavoro certosino, l’intero scheletro. Dprio lì doveva nascondersi una necropoli del Terzo secolo avanti «Eccoti qua la tomba… fine del Terzo, inizio del Secondo se- Cristo. colo avanti Cristo. E non ci credevi che ci fosse la necropoli. Era una giornata assolata di fine luglio; su quella spianata ri- Tu pensavi che io fossi un visionario, eh? Di’ che non è vero! arsa dal sole il terreno scottava come la brace di un immenso Accidenti a te, Giova’… Questo qui doveva essere un uomo ro- camino. Giovanni, l’assistente di Dionigi, uscì dalla trincea e busto, guarda le ossa e le attaccature dei muscoli… non era un afferrò la borraccia dell’acqua, che tracannò a metà, benché fos- pappamolla come voi…» disse, rivolto agli altri archeologi che se ormai tiepida. scavavano lì attorno. «Dev’essere morto a cinquant’anni o giù «Professore, qui non esce niente, neanche se raggiungiamo il di lì. Una bella età per quell’epoca. Guarda che denti bianchi, centro della Terra» disse con aria sconsolata. tutti sani, non ne manca neanche uno». Lui lo squadrò col suo faccione rubizzo e gli occhi a palla, poi Poi il suo sguardo si appuntò su una delle scapole, la destra. abbozzò un sorrisetto di scherno. «Tu, Giova’, non hai voglia «C’è un foro, tondo come un proiettile di fionda, troppo gran- di fare nu cazzo. Altro che centro della Terra…! Pensavi che fare de per essere stato provocato da una punta di lancia o di freccia. l’archeologo fosse un’ammuina? Eh, eh, non funziona accussì. Sembra più il morso di un animale. Intorno s’è formato un pro- Il risultato qui tocca vederlo sotto gli occhi; se non viene fuori cesso di calcificazione, durato anni, che non è riuscito a sutu- niente, è inutile che fingi di faticare…». rarlo per intero». Il giovane sbuffò e imprecò in silenzio; poi riprese in mano la Il professore si armò di coraggio, poi compì un’azione che Trowel, la singolare cazzuola romboidale che usano gli archeo- avrebbe fatto inorridire un archeologo dilettante: strappò logi, e l’affondò con rabbia nel terreno.Toc! Un rumore sordo dal terreno, senza riguardo, l’oggetto oblungo levigato che era emerse dal sottosuolo. emerso per primo e lo capovolse, dopodiché prese un pennello «Cazzo, c’è qualcosa qui sotto!» gridò con la voce rotta dalla e cominciò a ripulire la parte rimasta a contatto con la terra. fatica. «Vediamo un po’… Cacchio, qui c’è un foro a sezione quadrata, Il professore piombò nella buca con insospettata agilità, vista come di un chiodo… intorno c’è scritto qualcosa». la mole. «Ma no» intervenne Giovanni. «Sarà la superficie che col «Fa’ vedere, guagliò». Smosse con la mano la terra, da cui tempo s’è crepata». emerse un oggetto dalla superficie levigata di forma oblunga. «Crepata ’a capa tua!» rispose, senza neanche alzare gli occhi «Ma che cos’è…?» domandò Giovanni sconcertato. dall’oggetto. «SQ… A… NGUI… MAG…». «Mo’ vediamo…». Si grattò la testa calva, poi prese la borraccia dell’assistente e Gli tolse di mano la Trowel e cominciò a grattare il terreno gliela vuotò sopra.

50 «E adesso che bevo io?». Dionigi ripose la squama e la lucerna in un baule da viaggio; poi, «E azzittate che l’acqua fa male…! Mo’ si legge meglio: seguito dall’assistente, uscì all’aperto. SQUA… A… NGUIS… MAGNA… Adesso è chiaro: SQUA- Giovanni attese che il professore si allontanasse in direzione MA ANGUIS MAGNAE, squama del grande serpente! E c’è della chiesetta sul margine orientale dello scavo e tornò sui suoi dell’altro… bisogna portarla nella mia tenda. Una squama di ser- passi. La lucerna lo aveva incuriosito, quasi ammaliato. Aprì il pente… incredibile, doveva essere nu dinosauro; dammi il metro baule e la depose sul palmo della mano. Più la guardava, più sen- a stecca. Muoviti! Vediamo quanto misura… ecco, quarantadue tiva un irrefrenabile desiderio di accenderla, come se quell’ogget- centimetri di lunghezza, ventisei di larghezza. Accipicchia! Un to avesse una volontà propria. L’appoggiò sul tavolo da campo e, vero mostro!». presa la scatola di svedesi che teneva in tasca, estrasse un fiammi- «Non era un serpente ma, come avete detto voi, professore, un fero, lo sfregò sulla striscia di fosforo e l’accese, accostandolo al dinosauro vissuto milioni di anni fa: la scaglia è capitata lì per beccuccio della lanterna da cui sporgeva una minuscola porzione caso e la scritta è uno scherzo della natura» notò Giovanni. di resina. Dionigi sollevò gli occhi dall’oggetto e lo guardò in cagnesco. Inizialmente non accadde nulla; poi, all’improvviso, la resina «Ma che, stai pazziando? Guarda qui, sai leggere? L’hai fatto l’e- prese fuoco e una fiamma vivace si sollevò dal beccuccio. Una same di epigrafia all’università, oppure quel giorno eri a letto con fiamma che crebbe fino a intaccare la stoffa della tenda, dopodi- la rosolia?». ché un tuono fece tremare l’aria, seguito dal buio più completo… Giovanni prese in mano la squama e dovette dare ragione al Dall’oscurità emersero le enormi fauci di un essere mostruoso. professore: «Be’, sì, in effetti…». Un serpente lungo più di trenta metri, che con la coda spazzò via «E allora, prima di dire coglionerie, rifletti, Giova’. A me spiace le tende del campo. Gli archeologi, terrorizzati, si gettarono nelle strapazzarti, ma certe volte il cervello ti si grippa… Sarà per il sole trincee per evitare di essere fatti a pezzi da quell’essere immondo. a piombo». Il corpo era protetto da grandi scaglie verdastre, che costituivano Era il momento del pranzo e gli archeologi si radunarono sotto un’impenetrabile corazza; dalle fauci spiccavano enormi denti una tettoia a mangiare pane e prosciutto, innaffiato con del vino aguzzi, capaci di stritolare un uomo. Un miasma irrespirabile cerasuolo fresco di cantina, un po’ acidulo e neanche troppo forte fuoriuscì dalla bocca del serpente, diffondendosi sulla spianata. – un toccasana per la gola riarsa. Il professore, però, scese ancora Le persone che lo respirarono persero i sensi e caddero in un son- una volta nella trincea. no profondo assai simile alla morte. La bestia raggiunse veloce- Dopo aver mangiato e bevuto, Giovanni si distese tra l’erba e mente le acque del Fiume Metauro, che scorreva lì vicino, e vi chiuse gli occhi. Ripensava a quella squama gigantesca e alla be- s’immerse scomparendo. stia altrettanto gigantesca cui era appartenuta. Poi si rammentò di un episodio della Prima guerra punica, il racconto del grande Costanza accese sette candele bianche in senso antiorario sul serpente che i legionari di Attilio Regolo dovettero affrontare in tavolo rotondo a tre gambe al centro della sala; fece accomodare i Tunisia sul fiume… come diamine si chiamava quel fiume? Era il sei ospiti, tre donne e tre uomini, ognuno di fronte a una candela. ricordo sbiadito di una versione dal latino fatta al liceo… Vabbè, Allargò le palme delle mani sulla superficie del tavolo, e lo stes- non era possibile, che cavolo c’entrava quella tomba con la Prima so fecero tutti gli altri; in questo modo, toccando ognuno le dita guerra punica e un fiume a più di duemila chilometri da lì! dell’altro, formarono una “catena”. Costanza era una medium esperta, nonostante avesse compiuto da poco venticinque anni. «Giovà, corri!». La voce del professore proveniva dalla trincea Le prime manifestazioni delle sue capacità extrasensoriali risa- scavata poco prima. «Corri, Giovà, che ci sta un altro scheletro a livano infatti all’infanzia. Dopo una burrascosa vicenda senti- fianco del primo… e pure un lumino a olio di coccio, ha la forma mentale naufragata malamente, era entrata nelle grazie del Baro- di un serpente arrotolato. Dentro c’è ancora della resina, magari ne, che l’aveva ammessa nel Gruppo di Ur. riusciamo ad accenderlo…» disse celiando. Julius Evola amava chiamarla noctua Minervae, per la lucentez- Giovanni non credette ai suoi orecchi. «Questo qui appartiene za delle sue pupille ma anche per la capacità della civetta, noctua, a una donna, più giovane dell’uomo. Direi sulla trentina… Giace di vedere nel buio là dove l’occhio umano nulla può. Costanza nello stesso impianto tombale, dev’essere una parente. Magari è chiuse gli occhi e cadde subito in trance, poi li riaprì, fissando il la moglie». Poi si rivolse a Giovanni: «Hai tradotto la seconda vuoto. Il suo capo iniziò a roteare e si fermò. parte della scritta sulla squama?». «Ego… sum… Ispala… saga… Ispala Punica…» disse con un’in- «No professore, ho pranzato e ho ripreso fiato un attimo…». tonazione della voce dapprima cavernosa, infine armoniosa e «Aggio capito, tu batti la fiacca, Giovà. Muoviti, andiamo a esa- brillante. Il suo volto si trasfigurò in quello di una donna dai trat- minare meglio l’iscrizione». ti nordafricani e la carnagione ambrata. Entrò con l’assistente nella tenda e prese in mano la scaglia. «Roma pervenii… cum legionibus… Vir meus Livius Cissonius «La seconda parte è più difficile da leggere». Candidus… centurio… Marci Atilii Reguli…». Lavò ancora la superficie del reperto, ripulendola dalle incro- Julius fu il primo a interrogare lo spirito che si era appalesato stazioni: «C’è scritto… c’è scritto: Ne Erpo de Orco exsurgat… tramite Costanza. Ispala saga inscripsit et spiritum eius in lucerna vinxit. Hai capi- «Ascoltami, Ispala, ti è concesso di comprendere e parlare la to? È una defixio contro il proprietario della squama, un certo nostra lingua?». Erpo… Chi ha scritto questa maledizione non voleva che Erpo «Sic est… Sì, mi è concesso» rispose lo spirito. ritornasse dall’Oltretomba e ha legato il suo spirito alla lucerna… «Perché ti sei incarnata in Costanza? Non ci aspettavamo Non ti venisse in mente di accenderla. Capito, Giovà?». d’incontrarti». «Ho capito, professore, ma si tratta di evidenti superstizioni…». «Quell’uomo… ha interrotto il nostro sonno… Erpo… «Magari hai ragione tu; anzi, hai certamente ragione, Giovà, Erpo…». però io sono di Napoli e per prudenza non vado a sfrucugliare le Il volto della donna fu attraversato da una grande angoscia; le creature dell’Orco…». lacrime le colmarono gli occhi.

51 NARRATIVA

«Calmati, Ispala, non hai nulla da temere. Ma, dimmi, chi è «…E anche la scaglia del serpente sulla quale io stessa defixio- Erpo?». nem inscripsi et spiritum eius in lucerna vinxi, ne Erpo daemon «Erpo… un essere malefico, un mostro… Striscia nell’acqua… ad vivorum regnum rediisset… sed vir stultus lucernam incendit et poi… poi…». catenas exsolvit…». Cessò di parlare, il respiro divenne affannoso. «Dove si trova la vostra tomba?». «Uccidete Erpo, legionari, o lui vi sbranerà e diverrete cibo per «Apud Forum Sempronii… ubi vixi… post bellum… cum Lucio la sua fame inestinguibile…!». Cissonio Candido… sponso meo». «Ispala, ascoltami» proseguì Julius. «Chi è Erpo, un uomo o La voce della donna sfumò e Costanza riprese le proprie sem- che altro? Puoi rivelarmelo?». bianze, uscendo dalla trance. «Erpo anguis magna est. Un serpente… lungo più di centoven- «Cosa… cosa è successo? Ho avuto una trance profondissima, ti piedi… Ha portato la morte tra i legionari di Regolo, finché lo spirito di una maga si è impossessato di me… Ma non ricordo l’hanno ucciso… con grosse pietre… l’hanno schiacciato… ma altro». numerosi ne ha trascinati con sé nell’Orco… Ha ferito anche Lu- Julius si rivolse con calma alla donna, tranquillizzandola: «La cio, mio sposo, trapassandogli la spalla. I Romani hanno scon- maga si è manifestata all’improvviso, ha detto di essere una don- fitto la sua forma terrena, ma lui è un… un dèmone immortale». na di origine punica». E proseguì, rivelandole i dettagli dell’in- «Mi ascolti, Ispala? Puoi rivelarci dove avvennero questi tera seduta. «Bisogna fare ricerche in una località, Forum Sem- fatti?». pronii». Quindi, si rivolse agli altri partecipanti: «Qualcuno ne «Apud Bagrada flumen africanum». ha mai sentito parlare?». «Era il tempo in cui le legioni di Marco Attilio Regolo sbarca- «Forum Sempronii è l’attuale città di Fossombrone, nelle rono in Africa nella prima guerra contro Cartagine?». Marche!». A rispondere era stato Giovanni Colazza, noto nel «Sic est! Contra Poenos legiones duxit Regulus…». Gruppo di Ur con lo pseudonimo di “Leo”. «Si trova lungo la «Sermone Italico loquere!» la interruppe Julius con tono Flaminia, dopo la Gola del Furlo. Ci sono passato più di una vol- imperativo. ta per andare in Romagna. Credo che il professor Dionigi, un «Re… Regolo condusse le legioni contro i Cartaginesi… ma, ac- archeologo della Sapienza, possa darti qualche informazione in campatosi presso il Fiume Bagrada, tantae magnitudinis anguem proposito. So che in quella zona ha fatto alcune campagne di sca- fuisse, ut exercitum usu prohiberet…». vo. Presentati a mio nome, ti sarà utile di sicuro…». «È un’entità molto antica» disse Julius, rivolto ai partecipan- ti alla seduta evocativa. «Ha difficoltà a esprimersi in lingua Il giorno successivo, accompagnato da Costanza, Julius Evola si volgare». recò alla Facoltà di Archeologia della Sapienza, solo per appren- «Spiegami, Ispala» continuò, «chi ha interrotto il vostro dere da un’impiegata che il professor Dionigi non si trovava lì ma sonno?». proprio nelle Marche, per una campagna di scavo. La località era «Uomini… scavano nel cimitero… dove sono le nostre tombe… San Martino del Piano, nei pressi di Fossombrone. le hanno profanate e… e…». «Sento che dovremmo recarci lì, Costanza. Vieni con me?» Lo spirito s’interruppe. disse Julius, sempre più incuriosito dalle informazioni emerse «E cos’altro?». dalla seduta evocativa.

52 «È un viaggio scomodo, bisogna percorrere quasi tutta la Fla- «Esatto, agente, è il mio nome per esteso, ma tutti mi chiama- minia…» obiettò la ragazza. no Julius Evola». «Non preoccuparti, conosco la strada, ho le carte aggiornate «La signora ha i documenti scaduti e voi avete dichiarato false del Touring Club. Quelli del Touring non sbagliano mai…!». generalità… Mi seguano entrambi in commissariato!». Julius stava per replicare indignato, ma una voce alle sue spalle All’alba, Evola si presentò davanti al cancello della villa di Co- lo bloccò. stanza all’Aventino, a bordo di una smagliante Alfa Romeo RL «Aspetta, Praticò… Lo conosco io il signore, più esattamente, Sport carrozzata Castagna, color panna, coi parafanghi rossi. il Barone…». Costanza apparteneva a una nobile famiglia romana che si dice- Julius si girò di scatto. va discendesse da Costantino Imperatore ma, per la riservatezza «Signor Barone… vi ricordate di me? Sono il commissario propria dei nobili, non voleva se ne parlasse. Apolloni…». «Questa notte ho fatto tingere di rosso i parafanghi, in onore «Apolloni! Certo che mi ricordo di voi… Lucio Quinzio del colore delle tue chiome…» celiò Julius con fare ammiccan- Cincinnato Apolloni, se non sbaglio. Facevate parte della scor- te, mentre apriva lo sportello destro e faceva accomodare la ra- ta del Duce… Ci siamo conosciuti nell’autunno del ’25 a Villa gazza al suo fianco. Poiché era luglio inoltrato, aveva sollevato Torlonia». la capote. «Faccio tuttora parte della scorta. Ma voi, Barone, per quale «Dammi la cuffia di cuoio, ché all’arrivo non intendo passare motivo vi trovate da queste parti? Il Duce vi ha per caso convoca- due ore a districare i capelli dopo che il turbine li avrà aggrovi- to? Sarà qui a breve». gliati per bene». «No, si tratta solo di una coincidenza, mi trovo qui con la mia Raccolse le lunghe chiome crespe e le fissò con un fermaglio d’o- amica per delle ricerche… particolari». ro, poi indossò la cuffia. «Metti in moto e partiamo». Il commissario si tolse il panama color panna e baciò la mano a Costanza, lasciandosi sfuggire un francesismo poco affine al A Villa Torlonia, intanto, il Duce saliva a bordo dell’Alfa Ro- clima austero che lo circondava: «Enchanté, mademoiselle…!». meo di rappresentanza, diretta verso la Via Flaminia. Era scortata Poi, rivolto a Evola, riprese il filo del discorso: «Ricerche parti- da dieci autovetture della Questura di Roma e quattro pattuglie colari… di che tipo?». motorizzate della Regia Polizia, mentre tutte le prefetture lungo «Sarebbe lungo soffermarsi sui dettagli. Stiamo cercando un la consolare erano state allertate, in previsione del suo passaggio. gruppo di archeologi impegnati in un antico sito nei pressi di Mussolini avrebbe dovuto raggiungere la famiglia al Grand Ho- Fossombrone, San Martino del Piano». tel Lido di Riccione, sul litorale adriatico, per una breve vacanza, «San Martino del Piano… Sì, certo… Brigadiere Lojodice!» e aveva progettato una sosta alla Gola del Furlo, nella locanda disse, rivolgendosi a un uomo tarchiato in abiti borghesi che par- di Candiracci. Il locale si trovava a meno di un chilometro dalla lottava con altri due all’ingresso della locanda. galleria sulla Via Flaminia fatta scavare nella roccia a colpi di scal- «Comandi, Commissario» rispose l’agente, che si diresse ver- pello diciannove secoli prima da Vespasiano Imperatore, un’ope- so Apolloni. ra ardita per gli architetti di allora, che misurava quasi quaranta «Tu, che presti servizio alla Questura di Pesaro, hai mai sentito metri di lunghezza e dopo tutto quel tempo svolgeva ancora il parlare di un posto chiamato San Martino del Piano?». suo compito in maniera egregia. «Certo, si trova poco oltre Fossombrone, sulla Via Flaminia». «Ma lì esiste un’area archeologica, che tu sappia?». Dopo un viaggio tutt’altro che comodo attraverso il Valico del- «Sì, ci sono i resti della città romana. I contadini talora, mentre la Somma e il Passo di Scheggia, Julius e Costanza raggiunsero la arano, rinvengono monete e cocci antichi…». Gola del Furlo con un’ora di anticipo rispetto al corteo del Duce. Accostarono l’autovettura e scesero, dirigendosi verso la locanda Poi, all’improvviso, di fronte a tutti, lo sguardo di Costanza di Candiracci, ma notarono un’insolita animazione. Quattro divenne assente e fissò il vuoto. La donna cadde in unatrance Fiat 503 nere erano accostate sulla sinistra, poco prima dell’in- repentina, quindi riaprì subito gli occhi… ma non erano i suoi. gresso; intorno ad esse sostavano una mezza dozzina di individui Erano occhi di fuoco, roventi come la brace. che a prima vista altro non potevano essere se non questurini. «Sciocchi mortali… Presto trasformerò il vostro mondo nel «Che ci fanno qui tutti ’sti poliziotti…?». mio… Ad Intercisam si compirà il destino di quello che si reputa La risposta giunse appena superata la soglia della locanda. vostro Dux» disse, ruggendo. «Dilanierò quell’essere insignifi- «Prego signora, favorite i documenti!». cante, non diversamente da quanto feci con i legionari romani… Un uomo in borghese con la falda del cappello abbassata sugli Ma, prima di divorarlo, dovrà inginocchiarsi ai miei piedi… Io occhi le sbarrò il passo. sono Erpo, il Regulus Serpentium, e invaderò il mondo con mi- Presa alla sprovvista, Costanza frugò frettolosamente nella lioni di miei figli…». borsa a tracolla ed estrasse la carta d’identità. Costanza riemerse spossata dalla trance. Stava per accasciar- Il poliziotto controllò il documento con meticolosità: «Mi si, ma Julius la sostenne e le porse un bicchiere d’acqua. Bevve spiace, signora, ma la carta d’identità è scaduta da un anno. Se- avidamente. guitemi in commissariato». «Si è manifestata in te una nuova presenza: il dèmone Erpo «No… ma quale commissariato… La signora è con me!». Julius presto colpirà il Duce proprio qui Ad Intercisam, il nome della estrasse la patente di guida e la mostrò all’agente. Gola del Furlo riportato sulla Tabula Peutingeriana. Commis- «E voi chi siete?». sario, allertate la scorta! Dobbiamo proteggerlo, non c’è tempo «Julius Evola… Mai sentito parlare di me?». da perdere!». Il poliziotto rimase impassibile e non rispose, prese il documen- Ormai libero dalla maledizione di Ispala, a causa del maldestro to e lo controllò con ostentata solennità. intervento dell’assistente del professor Dionigi, il gigantesco «Qui leggo: Giulio Cesare Andrea Evola…». serpente Erpo stava risalendo verso la Gola del Furlo attraver-

53 NARRATIVA so il Fiume Candigliano, affluente del Metauro. La sua sapienza Lucio Cissonio Candido era ancora lì, dopo ventidue secoli, arcana lo guidava in luoghi sconosciuti agli uomini; si muoveva evocato da Ispala la maga, sua sposa. Impugnava uno scudo ovale rapido nelle acque ctonie, guidato dal suo intuito, che lo portava sagittato e una lunga lancia dalla cuspide rilucente. Si diresse al a leggere e a interferire nelle menti dei mortali. galoppo verso la locanda. Erpo ne percepì la presenza, desistette dall’abbrancare Mussolini e si volse minaccioso verso di lui. Nel frattempo, il Duce raggiungeva con il suo seguito di auto e I due si fronteggiarono, ma il centurione non indietreggiò; anzi, moto la Gola del Furlo. Sceso dalla vettura, stava per dirigersi alla spronò il cavallo, incalzando il gigantesco serpente. Poi, con lo locanda di Candiracci, ormai una tappa obbligata, dove veniva sguardo rivolto al cielo, pronunciò queste parole: «Mars Ultor, accolto con tutti gli onori. Il padrone di casa gli cucinava piatti ca- hasta mea tibi voveo ut beluam interficiat!». ratteristici e gli aveva riservato una stanza da letto abbellita da mo- Ciò detto, scagliò la lancia dalla cuspide rilucente contro la bili neorinascimentali, nella quale poteva riposare dopo il pasto. parete rocciosa che sovrastava Erpo. Appena la cuspide entrò in Si fermò un attimo, prima di attraversare la strada, e rivolse contato con la pietra, scatenò un enorme fulmine che, con un lo sguardo in alto, nell’angusto strappo di cielo azzurro cobal- assordante boato, spezzettò la parete in centinaia di frammenti. to tagliato dai costoni spioventi delle due montagne, il Monte La frana cadde su Erpo, seppellendolo quasi per intero. Il mostro Pietralata e il Paganuccio, che delimitano il canalone roccioso in tentò invano di risollevarsi, ma un macigno precipitato dall’alto fondo a cui la Via Flaminia corre parallela al Fiume Candigliano, gli fracassò il cranio, uccidendolo. dalle acque verdi come giada. Era un paesaggio di una bellezza Il cavaliere spronò allora il cavallo e si diresse verso Costanza selvaggia e barbarica, nelle corde di un animo, a tratti tenebroso, ancora in trance, porgendole la mano. Fu allora che il corpo di come il suo. Ispala si separò da quello della ragazza e, afferrata la mano del Poi, all’improvviso, il cielo si rabbuiò e un turbine sovrastò la centurione, lo raggiunse in groppa ad Arione, il cavallo di Eracle. gola rocciosa. Un lampo e un tuono si susseguirono quasi nello Costanza, come svuotata, svenne, mentre il destriero si dirigeva stesso istante; un albero, a poca distanza, ne fu incenerito. Una verso la cavità dalla quale era scaturito e scompariva. I due sposi folata di vento gelido spazzò la Flaminia, seguita da uno scroscio si erano finalmente riuniti nei Campi Elisi. Il mostro, dissolto. d’acqua mista a grandine. Il fiume si rigonfiò, minacciando di Il professor Dionigi e la sua squadra di archeologi furono ritro- uscire dagli argini. vati lo stesso giorno, privi di sensi, nel cantiere di scavo vicino a Un uomo della scorta si affrettò a raggiungere Mussolini, che Fossombrone. Non ricordavano alcunché di quanto era avvenu- si era fermato in mezzo alla strada, sbalordito dall’istantaneo to, a differenza di Giovanni, l’assistente, che da allora si guardò quanto inatteso rovescio. bene dall’infrangere le disposizioni impartite dal professore. «Presto, Duce, venite al riparo nella locanda!» lo sollecitò l’a- Nel frattempo, i resti dei due sposi erano misteriosamente gente, mentre con la sinistra tentava di sostenere un ombrello che scomparsi dalla tomba e non furono mai più ritrovati. Neanche presto il vento gli strappò di mano. della squama del serpente si seppe più nulla… Dal cielo stava cadendo una sostanza viscida, che si posò sull’a- sfalto, rendendo difficile rimanere in piedi. La straordinaria vicenda vissuta da Mussolini, tuttavia, non po- «Ma, che diamine…!» esclamò il poliziotto, barcollando e la- teva finire nell’oblio, anche se custodita nel segreto più ermetico, sciando il braccio del Duce, anche lui in equilibrio instabile. dato che nessuna notizia raggiunse la stampa e i testimoni furono L’uomo cadde in mezzo alla biacca verdastra che si depositava, e obbligati al silenzio per “segreto di Stato”. stentò a rimettersi in piedi; infine, si risollevò e sostenne Musso- Qualche tempo dopo, memore di quegli eventi incredibili, il lini proprio mentre stava per rovinare a terra. Duce convocò a Villa Torlonia Julius Evola, insieme al commis- Dalla sostanza viscida che aveva invaso il selciato emergevano sario Lucio Quinzio Cincinnato Apolloni. Il Capo del Fascismo decine di serpentelli, che trasformarono la strada in una lunga fu sbrigativo, come sempre, e non ammise repliche. scia animata. «È ormai evidente come la mia persona possa facilmente diveni- In quell’istante Costanza fu di nuovo posseduta dalla saga Ispa- re bersaglio oltre che di oppositori politici e disfattisti, determinati la; lasciando tutti increduli e a bocca aperta, si sollevò da terra e, a distruggermi, anche di presenze provenienti da dimensioni sco- levitando, uscì dalla locanda, pronunciando formule magiche in nosciute, ma non per questo meno pericolose, e forse evocate da una lingua sconosciuta. Infine, lanciò un’invocazione in latino: taluni esseri perversi che vivono tra noi. La mia mente razionale «Ego te voco, Luci!». sarebbe propensa a respingere l’esistenza di certi inspiegabili feno- Presto i serpentelli persero vitalità, diventando friabili come la meni, ma il fatto di averli vissuti di persona m’induce a prenderli sul sabbia e dissolvendosi nella pioggia che aveva ripreso a cadere co- serio. Ho deciso pertanto di costituire una squadra segretissima il piosa. Sembrava ormai tutto finito, quando la mostruosa testa di cui nome sarà Comitato Ultra, mettendone a capo voi, Apolloni, Erpo emerse rabbiosa dalle acque rigonfie del fiume Candiglia- col grado di Prefetto e voi, Barone Julius Evola, che avete creato da no, e dalle fauci spalancate emise un ruggito orribile. Il mostro poco il Gruppo di Ur e avete reputazione di essere un indagatore stava per abbrancare Mussolini che, immobile, fissava la grande del sovrasensibile, con l’incarico di consulente. Indagherete nel bestia senza indietreggiare. mondo del metapsichico, dell’occulto, del non razionale e inter- In quel momento, Julius ebbe una visione sconvolgente. Gli ap- verrete ogni volta che di lì giungerà un attacco alla mia persona e, parve la buia cavità del traforo del Furlo: dalle tenebre vide emer- con essa, alla Patria. La squadra avrà a disposizione uomini e mezzi gere la sagoma di un cavaliere in groppa a un cavallo nero. e agirà nell’assoluto, ripeto assoluto, riserbo! Ho scelto come vostra «Il centurione Lucio è qui…» disse, fissando il vuoto. sede Palazzetto Zuccari, poco distante dalla Trinità dei Monti. Uf- «Che intendete dire, Barone?» chiese stupito Apolloni, disto- ficialmente ospita la Biblioteca Hertziana, ma accoglierà soprat- gliendo per un attimo gli occhi dalla scena che aveva davanti. tutto il Comitato Ultra, una perfetta copertura». «Il centurione è risorto dalle tenebre… Ci sta raggiungendo «Venienti occurrite morbo» concluse Evola. con la lancia in pugno, in groppa al mitico cavallo Arione dalla «Bella citazione, Barone» sentenziò Mussolini. «Sarà il vo- nera criniera…». stro motto…».

54 data da quell’individuo capace di aderire ci attraversa, immaginando ciò che può sus- RECENSIONI al proprio atto personalissimo di interro- sistere nel regno del senza-tempo: «Forse gazione dell’ente». È l’opzione soggettiva l’abbandono della volontà di potenza sarà formulata da Evola, la Via dell’Individuo simile alla somma di ogni ritmo, oppure al Assoluto che, tuttavia, per non piombare silenzio che si raggiunge dopo aver suona- in un autismo incapacitante, dev’essere to a lungo ogni numero ritmico possibile, integrata alla luce della Nuova Oggettività oppure ancora assomiglierà ad una filosofia I ritmi del simbolico che ne consegue, quasi secondo una corri- più vicina ad una narrativa o ad una poetica di Luca Siniscalco spondenza spirituale creatrice di forme. della contemplazione». Qui il mondo non è semplice proiezione La dissonanza può essere allora intesa «Il gesto di toccare ciò che ci appare illusoria dell’io; il superamento del dua- come verità dell’armonia. Qui la filosofia come altro da noi ha una dialettica segre- lismo si fa ben più radicale: soggetto e og- riconosce e invera il sensus (non) commu- ta, è come una lotta per il riconoscimento: getto, immanenza e trascendenza, materia nis: la bellezza della contraddizione, la l’oggetto dovrà riconoscerci e noi dovremo e spirito si fondono su un piano superiore. caparbia fecondità del polemos, la potenza riconoscere che l’essenza dell’oggetto ri- Questa prospettiva testimonia l’esigenza estetica – ed estatica – del meraviglioso. sponde ad un ritmo, il quale poi in noi darà di una filosofia “forte”, capace di incrinare I volti che hai amato, le persone che nella vita ad una catena di rimandi metaforici, i relativismi tout court e le filosofie “debo- reiterazione della differenza (non) torne- significativi». li” o “liquide”, superando al tempo stesso ranno, l’azione (Tat) che Goethe pone nel Nell’età moderna, i ritmi continuano a le metafisiche classiche, dualiste e sostan- Faust quale principio: qui la parola tace, i svilupparsi, incessantemente, ma il nostro zialiste. Una costruzione insieme teorica nomi dileguano, l’Oltre inaccessibile si orecchio non è più abituato a udirli. Le e attivamente pratica, osmosi fra il piano apre all’avvicinamento. Il tutto è riposto in riflessioni di Roberto Cecchetti Il( ritmo immanente e trascendente dell’esperienza. un radicale, estremo mutamento di cuore, del desiderio, 2019) attraversano questa Cecchetti ci mostra, inoltre, come pro- quella metanoia che la musica sa concilia- geografia dell’invisibile, tentano di carto- prio nella relazione fra soggetto e negativo re. Adottare quest’orecchio musicale, per grafarla, mostrando le plurime connessioni sia riposto il segreto misterioso della ma- sintonizzare il futuro con il passato e per- che collegano i diversi piani del reale: è nel gia. E qual è il posto della magia nell’epoca cepirlo nella potenza dell’istante presente, dialogo-scontro col negativo – che è a sua della cosiddetta “morte di Dio”? L’autore è compito quanto mai arduo, ma decisivo. volta epifania multidimensionale, attraver- è convinto che la migliore risposta a tale Alla ricerca di quell’Origine che è insieme sando tanto l’esperienza dell’autocoscienza quesito sia fornita dalla teoria junghiana interna al tempo e al di là del suo fluire. e del singolo, quanto della comunità e della e dal suo impegno nel riformare la psi- Roberto Cecchetti, Il ritmo del deside- storia – che ogni affermazione affronta il coterapia, anche su un piano tecnico-o- rio. Da Jung alle pratiche filosofiche, prefa- lavacro dell’Origine e torna rinnovata alla perativo, per riportarla a una funzione zione di Massimo Donà, Mimesis, Mila- manifestazione. non più esclusivamente terapeutica, bensì no-Udine 2019, pp. 208, € 22,00. Come ci si rapporta a questa dinamica ar- magico-trasformativa. chetipica, che risuona del ritmo dell’Essere? L’oggetto e il soggetto si rincorrono come Mediante simboli e miti. All’ermeneutica polarità danzanti sul palcoscenico della Nello specchio, oltre lo mitico-simbolica – così ci piace chiamare tragedia della vita: le personae, le maschere specchio quel fil rouge che attraversa l’intera cultura teatrali che ci rappresentano, possono vive- di Marco Bighin occidentale “eretica” – si ricollegano nu- re la spontaneità necessitante dell’esistenza merosi autori, più o meno noti, forieri di o farsene carico, volendo ciò che sono, in sen- Ciò che appare nello specchio di Roberto prospettive più o meno coincidenti, tutte so nietzschiano, o forse, con Evola, ponen- Revello, noto studioso dell’Islam shī‛ita, dirette, nelle rispettive differenze, a una do il proprio stesso essere come potenza, si presenta come un’opera a tutti gli effetti riunificazione dei piani del reale mediante capace di trascendere il finito nell’infinito innovativa nell’attuale panorama erme- le strutture del mito e del simbolo. Evola, e di riportare l’infinito nel finito.I tagli neutico della storia delle religioni. Revello Guénon, Zolla, Jung ed Eliade sono tutti di Fontana, per fare un esempio legato muove dalla trattazione del pensiero del Ermes novecenteschi, impegnati a edifica- all’arte, sono allora delle creazioni mito- filosofo orientalista Henry Corbin: della re un ponte fra il visibile e l’invisibile nell’e- poietiche entro cui la potenza del gesto, per sua opera enuclea gli aspetti fondamentali vo della secolarizzazione. Vie diverse – in quanto semplice e minimale, a tratti Zen, relativi all’ontologia dell’immagine, indi- alcuni punti incompatibili – che il saggio spalanca irradiazioni energetiche potentis- viduata nella tradizione iranica, nonché le di Cecchetti percorre criticamente. Al di sime: nel qui e ora l’uomo integrale squarcia assai solide basi filosofiche, identificabili là del dettato filologico e delle distinzioni il velo della materia. E, modificando l’este- in Heidegger (di cui fu traduttore), Plato- teoretiche, rimane un punto focale: senza riorità, modifica se stesso: «Un dinamico ne, Proclo e, in guisa differente, nella psi- miti – e senza strutture di mediazione – atto unitario, nel quale senziente e sentito cologia analitica di Jung. L’attualità delle non vi è conoscenza, e neppure vita. sono lo stesso e non la somma, la sintesi o il tematiche di questo volume è legata al de- Così, secondo Cecchetti, il superamento rapporto di due o più cose originariamente linearsi piuttosto marcato di un intento del nichilismo si rende possibile soltanto at- diverse» (Romano Gasparotti, Il quadro programmatico, che consiste nell’opporsi traverso la rifondazione del reale condotta invisibile). allo storicismo, mostrandone i connotati nell’ascesi filosofica, pratica che è esercizio Siamo, ancora una volta, nel terreno ac- riduzionisti tipici di un atteggiamento mo- costante su di sé e, di riflesso, sul mondo. cidentato ma fascinoso della trascenden- derno che vuole forzatamente congiungere Infatti, «la norma giusta non sarà quella za immanente, l’ulteriore riposto nel qui il fenomeno religioso a un’oggettività che adeguata a norme già date, come quelle di ed ora. Anche Cecchetti volge lo sguardo risponda ad un qualche principio di scien- natura, ma verrà contestualmente rifon- all’avvicinamento con questo invisibile che tificità empirica.

55 SAGGIRECENSIONI

Il metodo storico-filologico, secondo Re- Revello indica che in qualche modo, però, La chiarificazione del concetto di doce- vello, è infatti un’arma a doppio taglio nel secondo Corbin l’aspetto teofanico rimane tismo, nell’accezione fornita dal Nostro dibattito moderno sull’analisi dei fenome- escluso dall’ottica heideggeriana. Come ci tramite Corbin, non relega questo fenome- ni religiosi poiché, oltre al rigore che può si può proporre di recuperarlo? Il rapporto no alla cristologia ma lo estende alla gno- far acquisire, presta il fianco al nichilismo tra Essere ed ente rimane legato a una di- si shī‛ita. Ci si potrebbe interrogare sulla paludoso tipico dell’epoca postmoderna. mensione d’insufficienza fino a quando natura del guadagno offerto dal rifiuto L’imporsi dello storicismo sarebbe dunque non viene reintegrato in una relazione “im- dell’idea che l’incarnazione divina avvenga funzionale alla pretesa di legittimare lo svi- maginale e simbolica”, unica vera istanza come evento materiale; tale rifiuto, tutta- luppo culturale europeo, a scapito di un’au- per una rinnovata teofania. A venir meno via, gioca qui un ruolo fondamentale per tentica attività ermeneutica. La premessa è è soprattutto la frizione dottrinale tra filo- tenere insieme ontologia e antropologia, molto ardita, eppure saldamente ancorata sofia e teologia, sublimata nell’ermeneutica quest’ultima intesa come responsabilità da a un’epistemologia dotata di statuto scien- di Corbin attraverso una “via immaginale” assegnarsi all’individuo nel suo costituirsi tifico: viene presentata la necessità di non che ha come riferimento la facoltà straor- come immagine del mondo e del divino. Il ridurre i fenomeni religiosi a “fatti socia- dinaria, ancorché umana, di un’immagi- dualismo, però, bussa ancora alla porta: nel li”, cosa che minerebbe la reale capacità di nazione creativa che non stenteremmo a momento in cui il docetismo inerisce alla concepire da parte dell’uomo moderno una definire “speculativa”. tematica della manifestazione dell’Uno, qualsiasi idea di trascendenza, o, meglio, ne Nella gnosi shī‛ita, dunque, l’indivi- pare riproporsi perentoriamente l’idiosin- impedirebbe una concreta comprensione, duo diventa luogo teofanico, occhio in crasia gnostica nei riguardi della creazione giacché risulterebbe impossibile riassegnar- cui Dio guarda sé stesso e quindi, in nuce, materiale, nata all’ombra del Demiurgo le lo spazio che essa merita. Se questo tipo di si trasfigura come immagine e specchio più che alla Luce del Padre, aporia su cui approccio è piuttosto insolito nell’ambito dell’essenza divina. La differenza ontolo- questo volume si scontra senza però infran- degli studi religiosi, vale la pena avventurar- gica tra Essere ed ente si esaurisce per l’ap- gersi. Revello riferisce, infatti, che Corbin si nei nuovi territori da esso individuati. punto nello specchio, perché nell’apparire eredita dal filosofo persiano Sohravardī Nella nozione di docetismo, elaborata da dell’immagine il divino non diviene ente, una concezione fortemente teofanica del Corbin, l’Autore riesce a cogliere un’in- senza che ciò ne impedisca l’epifania. Ogni creato, secondo cui lo stesso fatto storico trinseca attitudine fenomenologica ­– in immagine e manifestazione si rivela unica viene trasfigurato archetipicamente. senso husserliano, più che hegeliano – tale poiché non esaustiva dell’Uno. Ma c’è di Ne nasce un dialogo che coniuga in una da forgiare un’ermeneutica assai peculiare, più: il carattere marcatamente antropo- relazione concettuale islamismo, filosofia che schiude un’ontologia e una conoscenza logico del simbolo dello specchio diviene classica e moderna, nonché la psicologia visionaria capaci di riscattare la manife- un vero e proprio modo rivoluzionario junghiana: l’Ombra, accettata da Jung in stazione dell’Assoluto come testimonian- d’intendere l’uomo, sia come individuo quanto posta in una dimensione psico- za esistenziale. Su di essa si regge la gnosi, sia come soggetto conoscente. L’uomo è logica, viene combattuta nell’ottica della cammino intrapreso dall’uomo desideroso specchio in quanto irrorato dalla Luce ma misteriosofia, sostrato ulteriore al baga- di conoscere che in quanto tale modifica anche immagine riflessa, che in quanto glio conoscitivo di Corbin, giacché oltre a la concezione di soggetto conoscente e og- tale si ripropone all’Uno. Tale connotato piombare nel dualismo gnostico cerca di getto conosciuto, distinguendosi di netto antropologico trova un appoggio nel sim- uscirne, rinunciando alla tipica sensazio- dalla mera riproposizione di una teologia bolismo junghiano del Sé e dell’affiorare ne d’irrimediabilità che esso suscita: in ciò ontica. Perseguendo quest’obiettivo, Re- dell’archetipo, senza però essere declassato consisterebbe la battaglia per la Luce tipi- vello indaga la metafisica shī‛ita e la corri- a mero artefatto dell’inconscio. ca del mazdeismo. Molto raffinata, quasi spondenza tra realtà archetipica e storica La proposta di quest’opera è notevole: ap- “chirurgica”, è dunque quest’operazione: rappresentata dall’imāmato, cui viene parirebbe quasi impossibile uscire dall’idea l’esigenza che s’impone consiste infatti attribuita funzione teofanica e la facoltà d’immagine modellata sulle istanze tipica- nell’evitare la logica dualista, ritornando a di attivare la corrispondenza tra divino e mente platoniche senza entrare in qualche una vera e propria metafisica dell’immagi- umano, vero e proprio vettore speculativo modo in un nuovo dualismo, ma Revello ne di stampo squisitamente gnostico. di questa ricerca. Il problema, mai del tutto suggerisce che la risposta data dall’Islam Il problema, non eluso da Revello, consi- superato, della differenza tra l’essenza divi- iranico reinterpretato da Corbin si confi- ste nell’aver ben presente che, se l’epifania na e la sua manifestazione è stato, ad esem- gura come dualitude, concetto interpre- si dà per immagine, l’apparire dell’Uno pio, trattato dall’Idealismo solo relativa- tabile come vicinanza-differenza, fonda- rischierebbe di essere accessorio rispetto mente all’involucro categoriale, senza cioè mento del rapporto tra ciò che si specchia all’Uno medesimo, quasi inconsistente. includere il senso ermeneutico di cui esso è e gli specchi, ma non come mero sostituto Dallo gnosticismo viene dunque recu- intriso; lo si poneva sul piano perlopiù lo- dell’Uno. L’Uno, infatti, si offre nel mol- perato un tema di grande attualità nel gico-speculativo della “Manifestazione”. teplice senza mai dissolvervisi. La novi- dibattito contemporaneo, quello della Quest’opera, invece, apre una prospettiva tà proposta da quest’opera non consiste “creazione a immagine”, che ridefinisce i piuttosto particolare: il divino e la sua ma- evidentemente solo nella rifondazione di termini in cui è necessario pensare l’Asso- nifestazione vengono interpretati attraver- un’ermeneutica fenomenologica, ma anche luto. Esso si concreta nel suo apparire e nel so la corrispondenza tra il piano essoterico, nel recupero e nella ridefinizione del doce- suo farsi trovare, essendo eminentemente concernente la figura dell’imām storico, tismo, a cui è dedicato l’ultimo capitolo del in sé stesso proprio nel processo di tale e quello esoterico dei contenuti spirituali libro; qui l’autore ci propone di ripensarlo e ritrovamento. In ciò consiste il recupe- disvelati. Vi ritroviamo ovviamente l’Hei- reintegrarlo come elemento essenziale nel- ro di un’ontologia gnostica, questa volta degger di Essere e Tempo, con la necessità di la comprensione del rapporto tra ciò che è però ricavata da tradizioni occidentali, uscire dalla dicotomia platonica tra mon- spirituale e ciò che dello spirituale è afferra- e che nella rotta tracciata in questo volu- do vero e apparente. Assai correttamente bile ed esprimibile. me concorre all’affiancamento di temati-

56 che tipiche dell’Islam iranico ad istanze L’altro volume, targato Bietti, ha una co- vamente nella resistenza ai Lanzi contem- teoretiche nostrane. A tal proposito si pertina che gioca sul conflitto cromatico poranei. Fino in fondo: i cancelli di Neue comprende perché il docetismo, a livello tra arancione e azzurro. Vi ammicca l’oc- Bremm e Mauthausen diventano per lui le strettamente concettuale, venga effetti- chio miope, ma dalla profondità cosmica, porte di un gelido oltretomba. Un Cocito vamente considerato in modo differente dell’autore. Una vaga flessione della bocca, contemporaneo al quale Bergier, dannato rispetto al ruolo che ricopre nella comu- che però non scivola nel sorriso. Gli occhi, senza colpa, reagisce con l’ascesi yogica. In ne tradizione eresiologica, assumendo nel sì: quelli sorridono eccome. Forse il contra- quell’aberrante devianza transtorica che è corso dell’opera i connotati di un vero e sto dell’immagine identifica la stravagante il Grande Sacrificio, il fumo del quale for- proprio principio costitutivo della cono- storia, fatta di altrettanti contrasti, che vi è se aleggia ancora nel non-tempo cosmico, scenza spirituale: è fattore fondamentale raccontata. Si tratta di Io non sono leggenda, l’autore raggiunge la dimensione incom- per la fondazione del sapere teofanico. l’incredibile autobiografia di Bergier, noto mensurabile della mutazione esistenziale In accordo con Proclo, Revello trae di- ai più come coautore con Louis Pauwels de dopo l’orrore, compiendo l’esperimento versi gradi, diverse varianti di questo ri- Il mattino dei maghi, vero varco verso l’Al- demiurgico supremo: vivificare se stesso specchiarsi da parte dell’Uno, evitando trove. Il Palindromo e Bietti hanno intenti in prossimità della Fine. Prima e dopo la l’impasse dell’uniformità indistinta del convergenti nella volontà di presentare al cattura, trova però anche il tempo di fare molteplice che si manifesta e dell’Uno me- pubblico nostrano due testi inediti in ita- l’agente segreto e la spia, in alcuni casi con- desimo. L’ente ­– come anche l’individuo­ liano. “Mandante” e autore materiale della tribuendo a muovere il timone della storia, – può farsi specchio e immagine nel modo bicipite impresa è l’instancabile Andrea come narrato nel libro di Bietti. Nel Gran- che gli è proprio e che all’inizio è recon- Scarabelli. de Gioco a cui partecipa, nell’abisso dell’a- dito, archetipico. Motivi schellinghiani Passiamo ora all’autore. Yàkov Mikhài- bominio, la percezione di una possibile luce sono dunque apprezzabili nel tentativo lovich Bérger è un ebreo di Odessa, classe lo salva. di non esaurire lo spirituale nella caro, ma 1912. Essere della schiatta di Sem in quel Il genere fantascientifico contribuisce a nell’ottica di una “ontologia immaginale” momento e in quel luogo non è facile, per- vivificare quella luce, divenendo l’orifiam- appare difficile evitare di porre la questione ché l’antisemitismo non è solo spazzatura ma di una religione antica ed eterna, vessil- della verità – della effettualità, verrebbe da ideologica da Terzo Reich. La famiglia del lo di realtà dimenticate, scritte in geroglifi- dire – dell’immagine. È in questo quadro futuro autore è nota per le proprie sim- ci o attraverso le complicate formule delle che s’inscrive la scelta di mostrare come il patie rivoluzionarie, quindi nell’ambito scienze esatte. Bergier è un uomo quadri- docetismo non consenta solo di evitare di della controrivoluzione non ha vita facile. mensionale, un uomo oltre il cronoto- reificare il divino, ma anche di ricollocarlo Yàkov è un bambino dall’acume incredi- po. Perché la fantasia scientificapiega lo nel simbolo, in quanto simbolo di qualcosa bile: parla già varie lingue, legge tre quoti- spazio e il tempo. La quarta dimensione, che c’è, latore in sé stesso di un’energia che diani al giorno... Le cose si mettono male e nella quale Bergier respira, diventa qual- giunge da ciò che in essa si manifesta. i Bérger hanno la prontezza di trasferirsi; cosa di viscoso, non più scandito dai tenui Roberto Revello, Ciò che appare nello destinazione: Polonia. Qui il giovane ha ticchettii di un orologio invisibile eppure specchio. Docetismo e metafisica dell’im- la possibilità di conoscere la fantascienza: ineluttabile. magine in Henry Corbin, Orthotes, Napo- legge avidamente «Torpeda», dove in- I due libri citati fanno questo: prendono li-Salerno 2019, pp. 218, € 18,00. contra gli autori dell’ambito in cui diven- da una mensola polverosa dell’inconscio terà una vera e propria autorità. Qui, fra collettivo alcune delle risposte di cui ab- l’altro, si avvicina per la prima volta ad al- biamo bisogno e, attraverso la figura di un Jacques Bergier, ovvero cuni di quei demiurghi dell’Immaginario grande autore, le rendono visibili, in parte l’alba dello yogin che descriverà decenni dopo, con dovizia interpretabili. Solo alcuni scaffali di certi di Gianpiero Mattanza di particolari, in Elogio del fantastico, vero negozi di anticaglie dello spirito possono e proprio catalogo di scrittori eccellenti vantare simili rarità. Se solo il mondo riu- Due libri di Jacques Bergier, due immagi- (non solo di fantascienza). scisse a capire il proprio immenso bisogno ni evocative: nella prima una fila di uomini Qualche tempo dopo, la coraggiosa fami- d’immaginazione, di fantasia creatrice... dà le spalle al lettore, osservando con atten- glia di Odessa decide di raggiungere la meta Forse a Bergier, per innata umiltà, pia- zione il cosmo (l’opera è Osservatorio, di finale del proprioesodo : la Francia, luogo ceva pensare d’essere semplicemente un Giuseppe Vassallo). Sembrano confabulare che favorisce una metamorfosi anagrafica. ebreo scampato ai campi di concentra- tra loro. Il colore della loro pelle è lo stesso Qui Yàkov Bérger diventa Jacques Bergier. mento che, in qualche modo, si occupava del cielo nel quale sono immersi. La coper- Qui, come è ben descritto in Io non sono di tecnologia. Ma noi oggi conosciamo la tina è minimalista ma piena, uno dei tratti leggenda, l’interesse per la materia e ciò che sua vera identità: egli era Le Sorcier. Un distintivi della casa editrice il Palindromo: la supera si concretizza anche nell’impegno mago che, seguendo la propria cometa, si tratta di Elogio del fantastico. Tolkien, scolastico in vari istituti, fino alla laurea in carpì preziosi doni da Altri Mondi, por- Howard, Machen e altri demiurghi dell’Im- ingegneria chimica, conquistata – a onore tandoli prometeicamente nel nostro. maginario. Questi sono i profeti del culto del vero – per motivi meramente alimenta- Jacques Bergier, Elogio del fantastico. di Bergier. Molto diversi tra loro, anche in ri. Jacques, tuttavia, ha fatto male i propri Tolkien, Howard, Machen e altri Demiur- termini di successo, ma tutti immersi nella calcoli, perché i primi anni saranno per lui ghi dell’Immaginario, a cura di Andrea necessità vitale della creazione letteraria: se economicamente difficili. Mai, tuttavia, Scarabelli, introduzione di Gianfranco de la realtà materiale è dura, la facoltà creatrice come quelli della Seconda guerra mondia- Turris, il Palindromo, Palermo 2018, pp. dell’uomo, come acqua contro un sasso, sa le, che il Nostro avrà la sventura di assapo- 332, € 22,00; Io non sono leggenda. L’auto- scivolare oltre la volgarità dell’apparente- rare in tutta la loro immonda amarezza. biografia dell’autore de «Il mattino dei ma- mente insuperabile per raggiungere altre Rispondendo al proprio Dharma, Bergier ghi», a cura di Andrea Scarabelli, Edizioni vette e, da qui, mondi differenti. fa ciò che dev’essere fatto: si impegna atti- Bietti, Milano 2019, pp. 350, € 20,00.

57 DOSSIER INDICE DEI COLLABORATORI

Claudio Bartolini è direttore Mario Farneti, giornalista datore e il curatore di «AXIS qualcosa di suo: spera succeda di «INLAND. Quaderni di professionista, saggista e do- mundi», rivista online di cul- ancora. cinema» e co-direttore delle cumentarista, è autore di ro- tura, studi tradizionali, antro- collane “I libri di INLAND” manzi come Attacco all’Occi- pologia del sacro, storia delle Enrico Petrucci collabora con e “Bietti Heterotopia”. Per dente (2004), Nuovo Impero religioni, folklore, esoterismo la testata «Storia in Rete», Digit Movies dirige la collana d’Occidente (2006), Imperium e letteratura del fantastico. occupandosi di divulgazione “CinemArcord presenta”. Tra Solis (2009) e Gladius Impe- storica e inchieste. Co-autore, le sue ultime pubblicazioni rii (2012). Finalista al Premio Francesco Manetti, fondatore con Emanuele Mastrangelo, ricordiamo Il gotico padano. Tolkien (1989-1991) e al Pre- della Dime Press e della Dime di Wikipedia. L’Enciclopedia Dialogo con Pupi Avati (2019) mio Acqui Storia (2010), ha Web, ha sceneggiato storie a libera e l’egemonia dell’infor- e l’enciclopedia Il cinema gial- vinto il Premio Le Ali della fumetti e scritto diverse mo- mazione (2013), è tra i curatori lo-thriller italiano (2017). Fantasia (2005). nografie. Curatore dal 1996 al del volume collettaneo Eroi. 2003 della collana “Paperino Ventidue storie dalla Grande Antonio Bellomi ha diretto Piervittorio Formichetti col- Carl Barks”, dal 2011 si occupa guerra (2018). numerose testate dedicate labora con «Piemonte Mese», delle serie «Alan Ford Story», al giallo, alla fantascienza, «Axis Mundi» e «Riscon- «Alan Ford TNT Edition», Andrea Scarabelli dirige la all’horror e al fumetto. Ha tri-Rivista di cultura e attuali- «Kriminal» e «Satanik». rivista «Antarès» e la collana pubblicato più di trecento tà». È autore di All’ombra della “l’Archeometro” (Bietti). Vi- racconti su una miriade di pe- storia (2015), Viaggio al centro Roberto Manzocco, dottore cesegretario della Fondazione riodici e in svariate antologie dell’Uomo. Il pellegrinaggio di di ricerca in storia della scien- J. Evola, dirige il blog Attuali specializzate, oltre ad alcune Lanza del Vasto in India (ine- za e giornalista scientifico, e Inattuali (ilGiornale.it) e la sceneggiature per «Topoli- dito) e “La Casa sull’Abisso” di collabora con alcune testate rubrica Mattini dei maghi su no». Tra i suoi ultimi romanzi Hodgson: una Divina Comme- nazionali e si è occupato di «Storia in Rete». Ha curato ricordiamo Il vagabondo delle dia del XX secolo (2018). tecnologie d’avanguardia, di opere di Meyrink, Bergier, stelle (2012) e la trilogia Mar- manipolazione genetica, na- Evola, Guénon e Dugin. Suoi notecnologie, ricerca militare e saggi sono apparsi in vari volu- tin Mystère Stories (2010). Sebastiano Fusco, giornalista, transumanismo. Si interessa di mi collettanei. scrittore e traduttore, ha diret- filosofia applicata alla cultura Marco Bighin, docente di to svariate collane dedicate al “pop”, tema su cui ha pubblica- Luca Siniscalco è professore Scienze Umane, si è laureato fantastico e alla fantascienza, to diversi libri. di Estetica presso eCampus. nel 2011 a Padova con una curando e scrivendo molteplici Collabora con l’Università tesi su Cioran. I suoi interessi volumi dagli argomenti assai Paolo Mathlouthi è redattore degli Studi di Milano e con la si sono precisati, negli anni, tangenziali, dalla letteratura della rivista di cultura identi- Fondazione J. Evola. È redat- nell’indagine dello gnosti- all’esoterismo, talvolta sotto taria «Terra Insubre», sulle tore di «Antarès» e ha curato cismo antico, nonché nella pseudonimo. cui pagine indaga il complesso opere di Evola, Dugin, Josipo- ricerca di contenuti gnostici rapporto tra letteratura e ideo- vici, Heschel e Niekisch. Suoi all’interno del pensiero mo- Max Gobbo, insegnante, nel logia lungo gli accidentati per- articoli e saggi sono apparsi su derno, alla ricerca di nuove tempo libero si dedica alla corsi del Novecento, attraverso riviste, quotidiani e in diversi chiavi per restituire un ponte scrittura. Tra i suoi interessi una serie di caustici ritratti de- volumi collettanei. tra passato e presente. principali figurano la narrativa dicati alle intelligenze scomo- dell’immaginario, la lettera- de del Secolo Breve. Antonio Tentori ha pubblicato tura e il cinema. Autore di ro- Gianfranco de Turris, gior- la riduzione del romanzo di manzi di genere, collabora con nalista e scrittore, insieme a Gianpiero Mattanza, redatto- Emilio Salgari riviste di critica letteraria. Di- La gemma del Sebastiano Fusco è stato tra re di «Antarès», pubblicista (2018), il roman- rige la sezione di «Antarès» Fiume Rosso i maggiori promotori della e aspirante scrittore (da un bel zo (con Enrico dedicata alla narrativa. La voce del buio letteratura fantastica in Ita- po’). Brixiano, il suo cognome Luceri, 2017) e la novelization lia. Ha curato l’edizione di riconduce alla dominazione di Inferno di Dario Argen- molte centinaia di volumi, Marco Maculotti nasce a Cre- spagnola in Italia. Ama la te- to (Terrore profondo, 1997). una dozzina di antologie, e ha mona il 14 luglio 1988. Dopo ologia, la storia delle religioni, Come sceneggiatore ha lavo- pubblicato diciassette libri. aver compiuto studi classici, si la storiografia, le arti visuali e rato, tra gli altri, con Argento, È direttore responsabile di laurea a Milano. Oltre a colla- la musica sintetica. Da qual- Lucio Fulci, Claudio Lattanzi «Antarès». borare con varie riviste, è il fon- che parte è stato pubblicato e Sergio Stivaletti.

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