Riccardo Gualino Marcella Spadoni

2008 Testo per Storiaindustria.it

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Riccardo Gualino

Riccardo Gualino nacque a Biella nel 1879 in una famiglia della media borghesia cittadina. All’educazione cattolica e all’istruzione classica egli ben presto affiancò l’apprendistato in azienda: a soli 17 anni, infatti, iniziò a lavorare a Sestri Ponente nell’impresa del cognato Attilio Bagnara, che importava legname dagli Stati Uniti. Nel primo decennio del Novecento, terminata l’esperienza ligure, Gualino continuò ad operare autonomamente nell’ambito della lavorazione e della commercializzazione di legname, ma iniziò anche una proficua collaborazione con i cugini Gurgo Salice di Casale Monferrato nel settore cementiero. Alla famiglia Gurgo Salice Gualino si legò inscindibilmente sposando, nel 1907, la cugina Cesarina da cui ebbe due figli, Renato e Listvinia, detta Lilli. Nel periodo pre-bellico, l’imprenditore biellese cercò di estendere le sue iniziative all’estero, in e Russia, nell’industria dei legnami e nel settore immobiliare; lo scoppio della guerra mondiale prima e della rivoluzione di Ottobre poi comportarono l’abbandono di tali iniziative e gravi perdite. Grazie al sostegno finanziario della Banca Commerciale Italiana e di , Gualino riuscì a risollevarsi e iniziò ad investire capitali crescenti nel settore dei trasporti marittimi, operando tramite la Società Marittima e Commerciale Italiana, fondata nel 1914, e la Società di Navigazione Italo-Americana (SNIA) che iniziò l’attività nel 1917. Se è vero che la principale creazione industriale di Gualino rimase la SNIA, convertitasi nei primi anni Venti alla produzione di fibre tessili artificiali, l’imprenditore biellese si interessò parallelamente ad altri business: dal cementiero al dolciario, dal chimico al tessile – abbigliamento, dalla produzione di pianoforti all’editoriale. Di particolare rilievo furono gli investimenti effettuati da Gualino, nel settore dolciario: il 5 settembre 1924 si fece promotore della costituzione della società anonima UNICA, Unione Nazionale Industrie Cioccolato e Affini che, in breve, divenne un importante polo industriale di cui facevano parte numerose imprese operanti nel comparto dolciario e in quello delle bevande alcoliche, in grado di competere a livello internazionale. Gualino fu molto attivo anche nel settore bancario, arrivando ad assumere il controllo di alcuni istituti di credito, il più importante dei quali fu la Banca agricola italiana, acquistata nel 1921 e che nel tempo divenne il “forziere privato” di Gualino, dal quale egli attinse per finanziare le più svariate operazioni industriali e finanziarie; fallimentare fu, invece, l’esito dei tre tentativi di scalata realizzati ai danni del Credito Italiano, i primi due compiuti con il partner Agnelli, l’ultimo da solo. La collaborazione tra Gualino e Agnelli risultò particolarmente vantaggiosa per entrambi: nel 1920, i due industriali parteciparono alla ricapitalizzazione della banca privata Jean de Fernex e C. e acquistarono un terzo del pacchetto azionario della A. Frassati e C., editrice del quotidiano “La Stampa”; Gualino ricoprì la carica di vicepresidente della dal 1920 al 1927, mentre Agnelli detenne la vicepresidenza della SNIA dalla costituzione della società fino al 1926. La prima metà degli anni Venti rappresentò per le numerose attività che facevano capo all’imprenditore un periodo di successi e di generali attestati di stima, ma con il varo, da parte del governo, della “quota novanta” e il cambiamento della congiuntura economica, la situazione mutò radicalmente. Conclusosi nel frattempo il sodalizio con Agnelli, Gualino cercò di far fronte alla crisi intensificando alcuni affari sul mercato francese, in unione con lo spregiudicato banchiere Albert Oustric, e investendo nel comparto del cuoio artificiale, ma tali strategie non si rivelarono vincenti. Nel corso del 1929 venne alla luce la disastrosa situazione finanziaria della Banca agricola italiana e, l’anno dopo, Gualino fu costretto a cedere il pacchetto azionario di controllo della SNIA e molte altre partecipazioni mobiliari per ridurre almeno in parte il suo ingente indebitamento. Il collasso del trust Gualino, indusse Mussolini ad assumere gravi provvedimenti nei confronti dell’imprenditore, reo non soltanto di aver provocato “grave nocumento all’economia nazionale”, ma anche di aver espresso talvolta il suo dissenso nei confronti di alcune scelte di politica economica e di aver frequentato intellettuali antifascisti. Riccardo Gualino venne arrestato a Torino nel gennaio 1931 e condannato a cinque anni di confino. Trascorse il periodo di isolamento prima sull’isola di Lipari, in

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Riccardo Gualino

seguito a Cava dei Tirreni, e venne definitivamente liberato, per iniziativa diretta di Mussolini, nel settembre 1932. Trasferitosi a Roma alla fine del 1933, l’imprenditore riuscì a rientrare in possesso delle azioni di una sua antica creazione, l’industria chimica Rumianca. In seguito, coadiuvato dal musicologo Guido Maggiorino Gatti, promosse la costituzione di una casa di produzione cinematografica, la Lux film che, dopo la guerra, finanziò numerose opere in stile neorealista, pellicole di successo dirette da registi come , e . Nel corso della sua vita, Gualino non manifestò interessi soltanto nell’ambito industriale e bancario, ma anche artistico: dal primo dopoguerra, guidato dal gusto estetico dello storico dell’arte , si dedicò al collezionismo, commissionando opere a pittori affermati, tra cui , e e realizzando una raccolta di gran pregio. La collezione, ancora oggi visibile in parte alla Galleria Sabauda di Torino, era costituita principalmente da mobilio, tappeti, dipinti, statue, ceramiche, oggetti di scavo, oreficerie. La sua passione per l’arte lo spinse ad affidare la progettazione di immobili residenziali, teatri e palazzine per uffici ad architetti di fama. Nel 1910 Gualino e la moglie Cesarina, avvalendosi della competenza dell’ingegnere Vittorio Tornielli fecero costruire a Cereseto, un piccolo borgo nei pressi di Casale Monferrato, uno sfarzoso castello di quasi 150 stanze, in stile neoquattrocentesco piemontese-lombardo. Nel 1925 venne inaugurato il Teatro di Torino, sorto sulle ceneri dell’antico e oramai decadente teatro Scribe di via Verdi, il cui cartellone presentò non solo opere musicali di autori classici, ma anche rappresentazioni di danza e di prosa ritenute all’epoca d’avanguardia. L’iniziativa ricevette il plauso degli ambienti intellettuali cittadini, ma non riscosse altrettanto successo tra il pubblico e, dopo soli cinque anni, il teatro fu costretto a sospendere l’attività. L’imprenditore biellese e la sua famiglia vissero a Torino in due famose abitazioni, la palazzina di via Galliari e la villa di S. Vito, ancora nota oggi come “Villa Gualino”: la prima, acquistata dai banchieri de Fernex e rimodernata dall’architetto Alberto Sartoris e dell’pittore Felice Casorati in stile liberty, venne completamente distrutta durante il secondo conflitto mondiale; la seconda, edificata sulla collina del capoluogo piemontese, secondo il progetto degli architetti romani Clemente e Michele Busiri Vici, venne trasformata, dopo il crack dell’imprenditore, in una colonia per le cure elioterapiche e, in seguito, divenuta di proprietà della Regione Piemonte, in sede di alcuni centri di ricerca. Colpito da infarto, Gualino morì a Firenze nel 1964.

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