POTERE E TERRITORIO importanza cruciale nella resistenza dei Drengot contro NELLA SETTENTRIONALE l’Altavilla. Questa centralità strategica del ruolo di Rupe FRA XI E XIII SECOLO: LA VICENDA Canina è indirettamente dimostrata dal fatto che il fratello e principale compagno d’arme di Rainulfo II, Riccardo, era EVOLUTIVA DEL CASTELLO E DEL insignito proprio della signoria di Rupe Canina, titolo che VILLAGGIO FORTIFICATO DI RUPE CANINA continuerà ad essere portato dai successori di Riccardo, CONSIDERAZIONI PRELIMINARI malgrado il fatto che, dopo la definitiva sconfitta dei AD UN PROGETTO DI RICERCA ARCHEOLOGICA Drengot, nel 1139, Ruggiero II li avesse espropriati dei loro E VALORIZZAZIONE. possedimenti e avesse smembrato lo “stato” alifano, distac- cando proprio Alife da Rupe Canina (che viene attribuita di alla contea di ), quasi a significare, con questa decisione, la volontà di staccare per sempre la pericolosa GIOVANNI COPPOLA*, LUIGI DI COSMO**, simbiosi fra i due centri. FEDERICO MARAZZI*** La storia di Rupe Canina non si esaurisce con il conclu- dersi della parabola dei Drengot. A metà del XII secolo, il Catalogus Baronum testimonia della già ricordata attribu- * Università di Salerno ** Ispettore Onorario Soprintendenza zione della rocca alla contea di Prata. In età federiciana, B.A.P.S.A.D. di e Benevento Rupe Canina rientra nella ristretta schiera di fortificazioni *** Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa – Napoli già normanne della Campania settentrionale di cui Federi- co II fa ripristinare la piena funzionalità e riorganizzare il presidio militare, avvalendosi della collaborazione dei Ca- 1. IL QUADRO STORICO DI RIFERIMENTO valieri Teutonici (PISTILLI 1999a e 2003; CIELO 2001). Ciò al fine di rafforzare la prima linea di difesa del Regno verso Alla fine di aprile del 1139, la morte improvvisa di il confine settentrionale, violato dalle truppe papali nel 1229. Rainulfo Drengot, terzo conte di Alife e (1115- Il XIII secolo, quindi, appare come il momento di pieno 1139), e poi duca di Puglia (1137-1139), metteva fine ad un sviluppo della fortezza di Rupe Canina, consolidato nel periodo, di circa dieci anni, in cui il territorio del medio XIV secolo dalla presenza, come feudatari del borgo, di fa- era stato attraversato dalla corrente impetuosa de- miglie fortemente legate alla corte angioina, come i Marza- gli eventi relativi alla lotta per l’unificazione del meridione no (MARTONE 1981). La storia tardomedievale del sito sem- peninsulare alla nuova monarchia nata in Sicilia nel 1130. bra subire una svolta radicale, in senso negativo, nel secon- Era stata proprio la personalità veemente e ambiziosa do quarto del XV secolo, con il saccheggio compiuto dalle di Rainulfo a determinare il coinvolgimento in prima linea milizie pontificie del cardinale Vitelleschi nel 1437 di Alife e del suo territorio nell’aspra lotta per il controllo (CAIAZZA 2001a), che erano entrate nel Regno al fine di so- del Mezzogiorno continentale. Rainulfo discendeva infatti stenere il partito angioino contro le pretese degli Aragonesi dalla famiglia dei principi di (la più antica casata (CARAVALE, CARACCIOLO 1978, 57). Da quel momento si sa- normanna pienamente affermatasi in Italia), ma aveva an- rebbe verificato il progressivo spopolamento del sito di al- che sposato una sorella di Ruggero d’Altavilla, secondo tura, a vantaggio degli insediamenti di mezza costa, rappre- conte di Sicilia. Suo padre, Roberto Drengot, aveva eredi- sentati dagli odierni abitati di Sant’Angelo di Alife e di tato la contea a sua volta dal proprio padre, Rainulfo I . Drengot, fratello di Riccardo, principe di Capua. Rainulfo, F.M. quindi, rappresentava in modo esemplare quella nobiltà che con grande difficoltà riusciva ad accettare l’idea di una so- vranità personale sulla propria signoria dimidiata dall’esi- 2. IL SITO: UNO SGUARDO D’INSIEME stenza di un superiore potere regio. Di fronte, quindi, al- l’iniziativa di Ruggiero, Rainulfo è protagonista, negli anni 2.1 Le caratteristiche generali ’30 del XII secolo, di una serie di ribellioni che, come sot- Il sito di Rupe Canina (sito a cavallo fra il territorio tolineò efficacemente il Norwich (NORWICH 1972, p. 70; DE- comunale di Sant’Angelo di Alife e quello di Raviscanina) LOGU 1984; CUOZZO 1989a e 1989b), con calcolati opportu- si presenta oggi come un caso esemplare e notevolmente nismo ed ambiguità dovevano servire a mantenere il Mez- spettacolare di villaggio fortificato dell’epoca tardo-medie- zogiorno nell’impossibilità di essere governato in modo trop- vale. po deciso da un unico potere, salvo poi scendere anche a trattativa con quest’ultimo, qualora le condizioni lo impo- L’insediamento è collocato sulla sommità di un colle, a nessero, ma sempre in condizioni tali da poter mantenere poco più di 500 metri sul livello del mare, in posizione do- forti margini di autonomia politica e amministrativa (GA- minante nell’ambito della Media valle del Volturno, abbrac- LASSO 1977, pp. 61-74; CORRAO 2001, p. 116). ciandone la visuale dalla confluenza della valle del Lete a Nel quadro di questa prospettiva politica devono essere nord sino ad Alife ed oltre verso sud, mentre, verso ovest/ inquadrate le vicende della signoria, con al centro Alife, nord-ovest, la vista spazia libera sino al Tirreno, della cui della quale Rainulfo II era comes, nonché la strutturazione costa appare il tratto all’altezza di , delimitato del suo territorio e delle sue difese militari, tra le quali s’in- dalla mole del monte Massico. Alle spalle della rocca di serisce anche il castello di Rupe Canina (GAMBELLA 2000). Sant’Angelo, verso est, si elevano i contrafforti della cate- Rupe Canina, evidentemente per la sua posizione stra- na del Matese, di cui la stessa altura di Rupe Canina costi- tegica a ridosso di Alife e in posizione geografica superba, tuisce una delle prime elevazioni. in grado di dominare tutta la media valle del Volturno e di Esso si presenta con una morfologia ben nota per que- traguardare il mare al di là dei monti Trebulani, occupa un sto tipo d’insediamenti nella regione mediterranea occiden- ruolo di primo piano nelle vicende di questa signoria, che, tale. al momento di massima estensione, intorno al 1135, si esten- deva da (verso Venafro) a Caiazzo (verso Capua) Sulla sommità del colle sorge la rocca signorile, deli- e a e Faicchio (verso Benevento). L’inizia- mitata da un poderoso recinto murario di forma vagamente tiva di Ruggiero II contro il cuore dei possedimenti di trapezoidale (lunghezza max. m 81 e larghezza max. m 44), Rainulfo II, nel 1135, per debellarne la ribellione, passa in- che racchiude all’interno una serie di edifici (non tutti rico- fatti non solo per l’assalto ad Alife, ma anche per quello a noscibili al momento attuale, poiché parzialmente o intera- Rupe Canina, che doveva quindi costituire un caposaldo di mente interrati) pertinenti alla residenza del signore e do-

344 minati da un poderoso maschio quadrangolare, tutti raggrup- In Italia meridionale conosciamo tre esempi che posso- pati presso l’angolo nordoccidentale del recinto stesso. A no risalire ad un tale impianto fortificato: San Marco Ar- questi edifici si aggiunge, sempre all’interno del recinto, gentano e Scribla in Calabria, Vaccarizza in Puglia (PESEZ, ma nell’angolo opposto, separato da essi da un’area aperta, NOYÉ 1989). La costruzione della motta di San Marco Ar- una piccola chiesa mononavata, attualmente dedicata a Santa gentano, riportata peraltro da un cronista sincrono del tempo Lucia, ma che, in base alle fonti documentarie disponibili, (Malaterra, I, 16), è un insediamento tipico della prima fase si deve ritenere fosse in origine dedicato alla Vergine. Que- della conquista. Edificata da Roberto il Guiscardo, presenta- sta cappella, oggetto di restauri piuttosto radicali negli anni va in origine una palizzata in legno su un rilevato di terreno, ’60, serba ancora, nell’abside, i resti di una decorazione a cui fu aggiunta una torre quadrangolare a due piani alla sua pittorica che, secondo recenti ipotesi, può datarsi alla pri- sommità (NOYÉ 1979; FLAMBARD-HÉRICHER 1994). ma metà del XII secolo (DI COSMO 2001a). L’abside della Un’altra fortezza di questo tipo è stata individuata nei cappella forma, all’esterno, il bastione turrito orientale del- pressi di Scribla, nella Val di Crati, nel nord della Calabria. la cinta della rocca. Tale edificio, costruito da Ruggero II, era costituito da un Il mastio della rocca di Rupe Canina, centro del sistema terrapieno di terra e ciottoli circondato da un fossato; la fortificato di tutto il sito, per la sua particolare identità ar- recinzione lignea doveva contenere un castello quadrango- chitettonica, pone, più di ogni altro elemento oggi visibile lare (NOYÉ 1988; FLAMBARD-HÉRICHER 1994). Lo scavo ar- nell’area, il problema del collegamento fra i resti materiali cheologico di Vaccarizza (MARTIN, NOYÉ 1986; BOUGARD, e le concitate vicende storiche che videro in Rainulfo II NOYÉ, HESSE 1988) ha permesso di stabilire che il castello Drengot e in suo fratello Andrea gli indiscussi protagonisti, fu edificato su una motta artificiale: il terrapieno, alto circa tipici esponenti, come si è detto, di quella nobiltà norman- due metri, si prolunga verso l’esterno su un declivio natura- na, discendente dai primi conquistatori, con cui il progetto le di circa 10 metri. Circondato da un fossato culminante di unificazione monarchica di Ruggero II d’Altavilla do- probabilmente con una costruzione lignea fortificata, se- vette aspramente misurarsi. condo un modello importato dalla Normandia, è affiancato F.M. da una sorta di cortile fortificato (bassa corte). È quasi cer- to che in origine la motta fosse costituita da una palizzata in 2.2 Il mastio di Rupe Canina: una fortificazione di epoca legno e che, solo in un secondo momento, sia stata innalza- normanna? ta una torre in muratura (MARTIN, NOYÉ 1986; BOUGARD, NOYÉ, HESSE 1988). La tipologia più caratteristica delle fortificazioni nor- Questo particolare tipo di manufatto di legno e terra, manne d’Oltralpe, del periodo della conquista, è quella det- sebbene economico e veloce da realizzare, deve essere ap- ta a motte-and-bailey (HIGHAM, BARKER 1995; COPPOLA 1994). parso agli stessi Normanni, ben presto, troppo fragile per Il castello di terra prevede la costruzione di una collinetta di resistere ad assalti bellici, ad incendi e alle insidie del tem- forma troncoconica, con un diametro oscillante tra i dieci e i po: mano a mano che la conquista procedeva e prendeva cinquanta metri, e un’altezza variabile da un minimo di tre corpo, i signori normanni iniziarono a costruire dei castelli ECAËNS ad un massimo di quindici metri (D 1981). in pietra (MAURICI 1992, pp. 160-161). Considerati i pochi C’è da dire che la motta (DECAËNS 1994a) è una struttu- scavi archeologici di motte condotti nel meridione d’Italia ra completamente sconosciuta dai principi longobardi del- è difficile fissare la data di questo importante cambiamento l’Italia meridionale, e che fece la sua prima apparizione nella tipologico-strutturale della difesa militare normanna. penisola con la venuta dei Normanni. La costruzione dei castelli in pietra rimpiazzò ben pre- Si tratta della prima forma di abitato fortificato, costitu- sto le esili strutture lignee, poiché più difficili all’abbatti- ito appunto da un rilievo artificiale in terra (motta), sovrasta- mento e all’incendio, anche se, ovviamente, richiedevano to da palizzate e cinto da un fossato culminante con una co- manodopera ben più costosa, considerata la specializzazio- struzione lignea fortificata; il terrapieno è a sua volta delimi- ne diversa che occorreva alle maestranze che estraevano e tato da un cortile (bassa corte), come lo rappresenta uno dei lavoravano la pietra, senza calcolare poi l’elevata inciden- documenti più singolari dell’epoca, l’Arazzo di Bayeux (1080 za dei costi di trasporto. ca.) (MUSSET 1989, pp. 42-51 e 99). Sull’arazzo sono raffigu- Non conosciamo ancora bene la disposizione interna dei rati i quattro castelli a motta di Dol, Rennes, Dinan e Bayeux, castelli in legno della prima epoca normanna e non sappiamo muniti di ponti in legno che permettevano l’accesso all’inter- molto nemmeno di quella dei castelli di pietra della fine no del castello superando il dislivello creato dalla collina ar- dell’XI e del XII secolo. Quello che però è certo, è che il tificiale. L’esigenza di costruire un gran numero di castelli dongione normanno era un edificio importato dalla nuova nel più breve tempo possibile nacque dalla disintegrazione aristocrazia militare che si era insediata stabilmente nei terri- delle entità urbane poste in pianura e, quindi, dalla conse- tori meridionali. La fretta con la quale i nuovi conquistatori guente creazione di numerose e nuove circoscrizioni territo- li costruirono fu pari solo alla repulsione che essi ispirarono riali che bisognava difendere e controllare. La valenza di alle popolazioni autoctone. L’altezza, variabile, prevedeva questo tipo di fortificazione era molteplice: residenziale e generalmente due o tre piani, organizzati in una o più sale signorile, come dimostrano i ritrovamenti di numerose sup- contigue; le comunicazioni interne avvenivano mediante scale pellettili domestiche (DE BOÜARD 1987). Non di rado, infatti, lignee fatte passare per una botola ricavata nei solai in seguito a scavi archeologici sono stati rinvenuti reperti at- (CHATELAIN 1973, pp. 21-26), o mediante scale elicoidali in tinenti sia alla vita quotidiana che alla guerra: frammenti di pietra ricavate nello spessore delle pareti. Le murature del ceramica da cucina, pedine da gioco, punte di frecce, qua- mastio normanno tendevano a diminuire man mano che si drelle di balestra o ferri di cavallo, che restituiscono infor- saliva dal pianterreno ai livelli più alti, ed erano tali da con- mazioni anche sul rango sociale e sul genere di vita dei resi- sentire di ricavarvi, oltre alle scale, anche nicchie di varie denti del luogo. Il complesso, al contempo, possedeva uno dimensioni, grandi camini, armadi a muro e latrine. Il pian- spiccato carattere militare, testimoniato dall’elevazione del- terreno era cieco, per motivi di sicurezza, e generalmente la piattaforma della motta, dalla profondità dei fossati e dalla veniva adibito a deposito di armi e viveri, anche se all’occa- scelta di siti in posizione strategica. Non ci sono dubbi sul sione poteva servire da prigione. Al primo piano era posto fatto che nel Mezzogiorno questa tipologia sia apparsa in l’ingresso, al quale si accedeva attraverso un ponte retrattile seguito alla conquista normanna, poco prima della metà del che poggiava su un pilastro posto a qualche metro dal filo del secolo: in un paese dove non mancavano né cime rocciose né muro del dongione. Per raggiungere la quota posta tra il li- colline facili da fortificare, una tale tipologia di fortilizio non vello del pilastro e il piano di calpestio del terreno venivano si spiegherebbe altrimenti, se non con l’importazione da par- usate delle scale a pioli in legno. Al primo livello era colloca- te di un popolo assai legato a questa pratica (DE BOÜARD 1975). ta la sala di rappresentanza, e sopra di questa la camera pri-

345 Fig. 1 – Castello di Rupecanina: il mastio quadrangolare allo sta- Fig. 2 – Veduta aerea del castello di Rupecanina: stato al 1943. to attuale.

Fig. 3 – Castello di Rupecanina: torre circolare del recinto ester- Fig. 4 – Castello di Rupecanina: strada interna al villaggio con no. resti di case prospicienti. vata del signore. Nei complessi signorili più grandi ed attrez- Denominata “la grande torre” o “torrione”, per distin- zati il primo piano doveva essere suddiviso in più ambienti, guerla dalle altre più piccole erette lungo il recinto mura- tra cui trovava posto anche una cappella privata. Al secondo rio, rappresentava il cuore del complesso fortificato: era ri- e terzo piano erano situate, invece, la camera dei ragazzi e i cavata nel punto più protetto e costituiva al contempo la locali per la guarnigione. Le finestre erano realizzate solo nei residenza e l’ultimo baluardo in caso di attacco. Quasi del piani alti, anche se delle feritoie erano ricavate talvolta anche tutto resistente al fuoco, il dongione poteva essere conqui- lungo le pareti del pianterreno. La copertura era generalmen- stato solo minandone le fondamenta mediante escavazione, te piana o a due spioventi, come nei castelli del Nord Europa. o per fame, per pestilenza, o come accadeva spesso, per il Una merlatura sommitale, infine, definiva il profilo del para- tradimento degli occupanti. Ne esistevano due tipologie prin- petto che recava all’interno un cammino di ronda. L’approv- cipali: a pianta rettangolare, o quadrata (DECAËNS 1994). vigionamento idrico era assicurato da uno o più pozzi, colle- In Europa del Nord, gli esempi di donjons normanni gati a cisterne, che raccoglievano l’acqua pluviale del terraz- che presentano una tale tipologia sono individuabili nei gran- zamento mediante appositi canali ricavati entro lo spessore di torrioni parallelepipedi della Francia occidentale e del- murario. Il mastio, in seguito, venne protetto da una cinta l’Inghilterra, opera di signori che volevano conciliare ne- muraria, realizzata con materiali reperiti in situ, munita, a cessità residenziali e difensive (BROWN 1962; RENN 1968; sua volta, di torrette quadrangolari di fiancheggiamento, cam- POUNDS 1990; CHIESA 1998): in Normandia, tra quelli più minamento di ronda, artifizi di difesa come per esempio ber- conosciuti, ricordiamo: Doué-la-Fontaine, Falaise, tesche e caditoie, sul modello del castello keep-and-bailey Domfront, Arques, Chambois, Vire, Caen (CHATELAIN 1973, (VIOLLET-LE-DUC 1858-1968, pp. 244-249; MERSIER 1923). Un pp. 21-26, 113-124; L’Architecture 1997), il cui modello fossato, costruito per evitare l’avvicinamento delle macchi- venne esportato in Inghilterra da Guglielmo il Conquistato- ne belliche, correva parallelamente alla cortina difensiva: esso re, dopo la conquista del 1066, con la costruzione della Tor- era sormontato da un ponte levatoio, per permettere l’ingres- re di Londra e dei castelli di Rochester, Colchester, Farnham, so all’interno dell’area fortificata. La superficie all’interno Castle Rising, Scarborough, Middleham, Portchester, della cinta ospitava leggeri manufatti lignei per alloggiare la Peveril, Richmond (BROWN 1962; RENN 1968; POUNDS 1990). guarnigione, i numerosi cavalli e le fucine dei fabbri e degli I dongioni normanni e anglonormanni hanno da sempre armaioli. Vari erano poi i depositi e le strutture per l’approv- contribuito alla comprensione tipologico-strutturale dei loro vigionamento alimentare: cisterne, forni e macine per il gra- omologhi castelli mediterranei. Fra i più importanti masti d’Ita- no e le olive. lia meridionale ancora osservabili in alzato ricordiamo: in Le fortificazioni erette durante il periodo della conqui- Abruzzo: Introdacqua, Rifattone (Bellante) e Pereto (PEROGALLI sta erano numerosissime, data l’eccezionalità della situa- 1975; FELLER 1985 e 1989); in Molise: Oratino e Roccaman- zione e l’assenza di disposizioni in materia (MARTIN 1984). dolfi (CUOZZO 1981; DE BENEDITTIS 2000, p. 136); in Campa- Probabilmente, solo con Guglielmo duca di Puglia venne nia: il castrum lapidum di Capua (PISTILLI 1999b e 2003, pp. stabilita l’obbligatorietà del consenso del feudatario in ca- 40-51), anche se ai piani alti presenta alcuni rifacimenti pite per ogni vassallo che avesse voluto costruire un castel- federiciani; quelli attestati tra i fiumi Garigliano e Volturno (la lo (CUOZZO 1995). torre di Pandolfo Capodiferro, Caiazzo, , Baia-La-

346 2.3 L’area del villaggio fortificato Nella fascia sottostante alla rocca si distribuisce e si articola la struttura del villaggio vero e proprio, a sua volta delimitato da un altro poderoso recinto fortificato. Il recinto murario che racchiude il villaggio si estende per perimetro di circa 800 metri ed è rinforzato da torri cir- colari e rettangolari, poste a distanza l’una dall’altra di cir- ca 100 metri e chiaramente frutto di interventi effettuati a più riprese fra XIII e XV secolo. Il villaggio era dotato di almeno due accessi principali, dei quali appare particolarmente ben conservato ancora oggi quello di nord-est, affiancato da una delle più imponenti torri del circuito. In alcuni tratti la muratura del circuito è realizzata, nella parte basamentale, con grandi massi non connessi fra loro da legante. È possibile che tali strutture Fig. 5 – Planimetria generale del borgo fortificato di Rupecanina. possano essere pertinenti ad una fase anteriore (preroma- na?) di fortificazione del colle, riutilizzata nel periodo me- AIAZZA tina e Rupe Canina – D’ONOFRIO 1980; PISTILLI 2003, pp. 22- dievale (C 2001a, p. 75). 27) e nella contea di Fondi (Roccaguglielma, Fondi, Itri e I resti del villaggio si distribuiscono all’interno di tutta Minturno – PISTILLI 2003, pp. 15-22). Altri masti normanni l’area compresa fra la rocca e la cinta inferiore, ma sono molto ben conservati sono: Ariano Irpino, Cervinara, Girifalco particolarmente cospicui sui versanti meridionale e occi- (Torella dei Lombardi) e Casalbore in Irpinia (COPPOLA, dentale ove, per la migliore insolazione, è probabile che in MUOLLO 1994); Tertiveri, Montecorvino, Panni, Civitate e assoluto la densità delle costruzioni fosse maggiore. Torremaggiore (Fiorentino) in Capitanata (DI TARANTO 1925); Gli alzati delle strutture sono spesso conservati per di- Rutigliano e Molfetta (Torre Villotta) in Terra di Bari (DE VITA versi metri dal piano di campagna. Si può riconoscere con 1984; RESCIO 1999); Craco, Monticchio, Satriano, Genzano e facilità, sul versante meridionale, la chiesa del villaggio Melfi in Basilicata (PEDIO 1989; LICINIO 1994; RESCIO 1999); (ecclesia castri) e, nell’angolo sudoccidentale del recinto, Amendolea, Altomonte (torre Pallotta) e Terranova di Sibari si trova – praticamente integra – una grande cisterna se- in Calabria (DE SANTIS 1968; DE RANGO 1986; MARTORANO minterrata. Nella chiesa – un edificio mononave di circa 1996); i grandi masti siciliani di Adrano, Paternò, Motta San- venti metri di lunghezza per sei di larghezza, sono inoltre t’Anastasia, Caronia e Calathamet (MAURICI 1997). ancora leggibili tracce della decorazione pittorica che do- Da questa breve disamina emergono con chiarezza strin- veva un tempo adornare tutto l’edificio genti assonanze tra i dongioni d’Oltralpe e quelli del Mez- zogiorno (COPPOLA 2002), tanto da poter affermare con cer- Il villaggio sembra, ad un primo sguardo, avere avuto tezza che essi siano stati costruiti secondo una tipologia una struttura di tipo spiraliforme, che si avviluppa progres- . Una serie di variazioni locali dipenderebbe sol- sivamente sulle balze della collina, sino a raggiungere la tanto dalla disponibilità dei materiali e dal livello di lusso sommità dove è edificata la rocca. Questa caratteristica richiesto dalla committenza, nonché dalle contigenti esi- morfologia planimetrica – comune a molti insediamenti di genze di sicurezza. analoga natura ed epoca – è comunque, allo stato attuale La morfologia del sito di Rupe Canina (DI COSMO 2001) delle conoscenze sul sito, solamente ipotizzabile data la nel Sannio alifano, restaurato nei primi anni Ottanta dal Martone problematica visibilità delle strutture parzialmente nasco- ste dalla vegetazione e dai crolli. (MARTONE 1981), si presta ad un simile confronto tipologico, in quanto il mastio presenta forma rettangolare parallelepipe- Le case sono realizzate sfruttando il pendio della colli- da con muri portanti in pietra calcarea che degradano verso na, sicché i pianterreni delle costruzioni risultano spesso l’alto di 15 centimetri. L’articolazione in alzato è suddivisa parzialmente ipogei. secondo la logica tipica del tempo: cisterna al pianterreno, al- Tutti gli edifici del sito (sia all’interno della rocca che nell’ambito del sottostante villaggio) sono realizzati con la loggi al primo piano. Nella torre di Rupe Canina, a questo li- locale pietra calcarea. vello (+ 6,50), sorretto da volte in pietra, si accedeva mediante Le fonti storiche, come si è ricordato nel precedente un ponte levatoio ligneo che trovava appoggio su un pilastro paragrafo, documentano che il periodo di maggior vigore in muratura posto a qualche metro di distanza dal mastio. So- dell’insediamento di Rupe Canina si colloca fra la fase di pra l’apertura al primo piano, sono state ricostruite le due feri- formazione e consolidamento della contea normanna di Alife toie che permettevano alle catene collegate agli argani sotto- (fra primo e secondo quarto del XII secolo) e la metà del stanti di sollevare un ponte levatoio. Altre considerazioni po- XV, quando un sisma determinò l’abbandono definitivo del trebbero essere rivolte all’altezza originaria che con molta pro- sito, che sembra si trovasse però già in una situazione di babilità, nel periodo del suo maggior splendore, doveva sfio- accentuato declino demografico. Due elementi archeologi- rare i trenta metri, come appare dal rilevante spessore delle camente leggibili già ora nell’ambito del sito – la datazione murature e dalle riseghe evidenti ai vari livelli. I piani erano del ciclo di affreschi nella cappella di Santa Lucia, cui si è collegati per mezzo di scale a pioli che raggiungevano i solai già accennato, e l’assenza di significative ristrutturazioni lignei utilizzando botole interne. La scarpa è certamente un’ag- delle fortificazioni per sostenere la minaccia delle armi da giunta angioina: strutturalmente serviva ad aumentare il grado fuoco (CAIAZZA 2001a, p. 63) – fanno ritenere che la for- di difesa alle parti basse e assicurare una maggiore sopraeleva- chetta cronologica che emerge dall’esame delle fonti stori- zione alla torre normanna. che possa essere considerata affidabile come riferimento di In conclusione, le testimonianze letterarie e architetto- partenza per inquadrare la vicenda del villaggio nell’asset- niche sul sito e i confronti tipologici disponibili potrebbero to in cui esso oggi si mostra. Il che non toglie, come si ve- spingere a proporre una datazione del mastio di Rupe Cani- drà più avanti, che si possa ipotizzare una maggiore esten- na all’epoca normanna, ma è evidente che solo un approc- sione “verso l’alto” (cioè anteriormente all’età normanna) cio integrato di tipo archeologico allo studio delle stratigra- della vita del sito. Un ulteriore conferma della plausibilità fie degli alzati dell’edificio, in coordinamento con le inda- di questo arco cronologico è offerta dall’orizzonte dei ritro- gini da effettuare nell’area della fortezza nel suo insieme, vamenti ceramici di superficie, come è illustrato nel seguente potranno conferire al problema contorni più precisi. paragrafo da L. Di Cosmo. G.C. F.M.

347 3. I RINVENIMENTI CERAMICI DI SUPERFICIE A RUPE CANINA E LA PRODUZIONE CERAMICA TAR- DOMEDIEVALE NEL MEDIO VOLTURNO

Le prime indagini sulla ceramica dell’area, risalenti or- mai a circa quindici anni or sono, lasciavano ipotizzare una diversificazione delle forme e, soprattutto, dei motivi deco- rativi da quelli della Campania costiera (DI COSMO 1988 e 1990). Solo lo studio dei recenti scavi effettuati nell’Alifano dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta e dal- l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa potrà fornire dati utili sui rapporti commerciali e la consistenza della cul- tura materiale di epoca normanno-angioina. Il gran numero di ritrovamenti di superficie, che ormai interessano molte località del Sannio-alifano, hanno, comunque, fornito utili conoscenze sulla produzione e sulla circolazione delle cera- miche medievali del citato territorio. In questa nota si pre- senta parte del materiale rinvenuto in Rupecanina, in parte inedito, avendo ora la possibilità di confronti con il materiale rinvenuto nel Beneventano, nel Molise e nell’area capuana. La ceramica acroma è ad impasto beige-rosato con qual- che incluso calcareo di piccole dimensioni. Le forme atte- state sono le olle globulari con orlo lievemente estroflesso (Tav. I, n. 1) oppure con orlo diritto, ingrossato, nastrifor- me (Tav. I, n. 2) ed un bacino a tesa larga (Tav. I, n. 3). Tra i frammenti di anse di anforacei, in genere nastriformi e con lievi scanalature, si segnala un’ansa a sezione tendente all’ovale con una decorazione realizzata con puntinature im- presse (Tav. I, n. 6). La ceramica dipinta in rosso, ad argilla beige-chiaro o Tav. I – Castello di Rupecanina: ceramica acroma e dipinta a ban- de e invetriata verde. rossastra (Munsell 5YR 7/4 o 2.5 YR 7/5), depurata e dura, con evidenti tracce di tornitura visibili all’interno, è quanti- tativamente la più importante. Si tratta in genere di anfore sco (Tav. II, n. 2), motivi tipici dell’area campana e molisana. che possono essere di varie dimensioni, con anse impostate La spiralina è presente a Napoli nel materiale di S. Lorenzo sull’orlo od appena al di sotto di esso e sul punto di massi- Maggiore (motivo 3a) della fine del XIII sec. (FONTANA 1984, ma espansione del corpo. La decorazione, a fasce sottili, è p. 83, tav. 20, nn. 66-68), a Velia (IANNELLI, 1984, p. 374 e data da spirali contrapposte, dipinte sulla spalla, a volte as- tav. CCXIV,2), a Telese (SCERRATO, FONTANA, VENTRONE VAS- sociate a circonferenze lungo il collo (Tav. I, nn. 7-8). Una SALLO 1984, tav. CCXXXIV-B) ed a Sepino (COLONNA 1962, decorazione a spiralina, attraversata da una linea trasversa- tav. LXXI,1). Anche l’asterisco centrale è attestato a Napo- le, è presente su un’ansa che si attacca direttamente all’orlo li (FONTANA 1984, p. 83, n. 71, tav. XXI). L’analisi petro- (Tav. I, n. 9). Tale tipo di ceramica è attestata in tutti i siti di grafia del frammento di ciotola decorato con spiralina (Tav. epoca tardomedievale del Sannio-alifano. Si ricordano quelli II, n. 3) ha messo in evidenza una massa di fondo carbona- di Lammia, località in comune di Benevento (DI COSMO, tica con gusci di microfauna marina, granuli di rocce sedi- VILLUCCI 1991, 7), S. Sofia di Benevento (SCARPATI 1998, mentarie (calcarenite), scisti cristallini e minerali pesanti p. 164), Cerreto Sannita (DI COSMO 2000, pp. 21 ss.), di (epidoti e granato), componenti compatibili con quelli del- Presenzano (DI COSMO c.s.) e di Venafro (GENITO 1986, fig 1). le argille locali (il confronto è stato realizzato con un fram- La datazione della ceramica dipinta in rosso, ormai attesta- mento di anforaceo prodotto da artigiani locali nell’area di ta in gran parte dei siti medievali dell’Italia meridionale e Rupecanina negli anni Sessanta del secolo scorso, ove per centrale, sembra potersi basare su alcuni schemi decorativi. oltre un secolo ceramisti di provenienza cerretese avevano Le spirali accostate sono rinvenute in contesti del XII e del prodotto materiale fittile vario). Per la invetriata decorata XIII sec. (IANNELLI 1986, p. 728) e quasi sempre associate a in bruno e verde sotto vetrina giallina ed, a volte, su ingob- ceramica invetriata o smaltata. In ambito campano si ricor- bio si segnalano motivi geometrici quali il reticolo in bruno dano i rinvenimenti di Napoli, Palazzo Corigliano (GENITO o a colori contrapposti, inseriti tra circonferenze in bruno, 1985, pp. 60 ss.) e S. Aniello a Caponapoli (D’ONOFRIO, campite in verde (Tav. II, n. 5), già attestati nel materiale D’AGOSTINO 1987, p. 64), nonché quelli di Capaccio della fine del XIII sec. di Napoli S. Lorenzo (FONTANA 1984, (Caputaquis II, tav. 21, n. 9) p. 98, tav. LVIII, n. 164 e tav. XXXV, n. 100). Frequente sul La ceramica invetriata è largamente attestata in fondo di coppe è anche il motivo delle circonferenze con- Rupecanina. La monocroma verde è rappresentata da for- centriche in bruno, con fascia in verde all’attacco del cavet- me chiuse, in genere ollette con orlo a sezione triangolare, to (Tav. II, n. 4), tipico dell’area ed attestato anche in mate- con collo breve, appena svasato, corpo globulare a pareti riale rinvenuto in superficie nel castello di Presenzano. Si sottili, ad impasto grigio con rivestimento interno color ver- tratta in genere di forme aperte, ciotole con piede ad anello de-oliva (Tav. I, n. 5), che trovano confronto con materiale e quasi emisferica, realizzate con argilla rosa-chiaro, presente a Napoli-Palazzo Corigliano e nel Molise depurata (Munsell 5 YR 8/4). Una classe del tutto partico- (VENTRONE VASSALLO 1985, pp. 66-67) e datato alla fine del lare è la decorata a fasce in bruno e rosso sotto vetrina gial- XII ed inizio del XIII secolo. Tra le forme aperte si segnala lina. Attestata sia con ciotole con piede ad anello (Tav. II, n. un piatto con tesa ampia (Tav. I, n. 4). 9) che con boccali (Tav. II, n. 10), si caratterizza per un L’invetriata decorata in bruno manganese si caratteriz- impasto color camoscio, tendente al rosa, tenero e granulo- za per un motivo centrale su fondo di ciotole con cercine ad so (Munsell 7.5 YR 8/3). Tale tipo di ceramica trova con- anello, con due fori e con umbonatura centrale. L’argilla è fronti con materiale di Prata Sannita (MARTINELLI 2000, p. rosa-scuro (Munsell 7,5 YR 8/4) con presenza a volte di 25), di Presenzano, della valle del Liri (ROMOLI 1994, 65) e piccoli inclusi grigiastri. Le decorazioni più frequenti sono di Faicchio, nel Beneventano (DI COSMO 1998, 87). Manca la spiralina, unica e centrale (Tav. II, n. 3), oppure l’asteri- l’associazione con il verde che è sempre presente in area 348 nere si ritrovano in aree pianeggianti dell’alifano, forse per una committenza del tutto diversa (DI COSMO 2001b, p. 163). La presenza di copertura a smalto in un’area sita a notevole distanza da grandi centri urbani dimostra, inoltre, che sul finire del XIII sec. la tecnica era ormai ben diffusa. L.D.C.

4. IL SITO NEL CONTESTO INSEDIATIVO DELLA VAL- LE DEL VOLTURNO Il villaggio incastellato di Rupe Canina non è certamente l’unico nel suo genere all’interno del comprensorio territo- riale al quale appartiene. Si può anzi affermare che, tutti i centri abitati dei dintorni presentino in genere la medesima morfologia, poiché il processo dell’incastellamento ha in- teressato estensivamente l’Alto Casertano come la maggior parte delle regioni dell’Italia centro-meridionale appenni- nica. Si può anzi giungere ad affermare, senza tema di smen- tita, che il paesaggio dell’insediamento storico odierno di questo territorio sia, per una parte significativa, proprio il prodotto delle scelte effettuate fra X e XIII secolo, tendenti a privilegiare l’occupazione e la fortificazione di sommità collinari (a volte già occupate in epoca preromana), crean- do forme di controllo territoriale estremamente parcelliz- zate. Rupe Canina appare come l’esito, giunto a piena matu- razione, di questo processo. Il villaggio accentrato e mura- to, dominato dalla grande rocca sommitale, in cui si trova una residenza signorile che è qualcosa di più di un semplice fortilizio Esso è il testimone di un’epoca – il tardo medioe- Tav. II – Castello di Rupecanina: ceramica invetriata e protomaio- vo – nella quale la struttura del potere nel Regno di Napoli lica. era ormai caratterizzata da una presenza strutturata e po- tente del baronaggio, che governava il territorio con ampie capuana (DI COSMO, PANARELLO 1998, p. 33) ed a Terravec- prerogative signorili sulle popolazioni (TRAMONTANA 2000, chia di Sepino, ove le decorazioni sono più complesse ed pp. 87-91). inquadrabili nella cosiddetta “RMR” (BERNARDI 2002, pp. 489 ss.). Motivi decorativi più simili a quelli dell’area Rispetto a Rupe Canina, la maggior parte dei centri pre- matesina, tra l’altro, si hanno a Montella (EBANISTA, FUSARO senti nel territorio della valle del Volturno, essendo siti in cui 2000, p. 125). Pur ammettendo che la carenza del verde la vita è continuata sino ad oggi, non consentono però condi- possa essere dovuto alla frammentarietà dei manufatti ri- zioni per una lettura potenzialmente così chiara della morfo- trovati appare probabile, comunque, che la decorazione a logia di un villaggio fortificato bassomedievale. Così, ad fasce in rosso e bruno sia una produzione particolare. esempio, le strutture castrali vere e proprie, anche se abban- La protomaiolica, infine, presenta uno smalto bianco donate in seguito alla cessazione dei casati aristocratici che li opaco, ed è realizzata con argilla rosa-chiaro, depurata, dura. possedevano, presentano morfologie architettoniche di epo- Le ciotole hanno sempre forma emisferica con piede ad che successive (secoli XV-XVIII) a quelle testimoniate a anello o pareti con carenatura alta (Tav. II, nn. 6-7). La de- Rupe Canina, legate all’irrompere delle armi da fuoco e al- corazione monocroma in bruno è presente sul fondo di una l’evoluzione dei castelli in veri e propri palazzi patrizi. Ba- piccola ciotola, caratterizzata dal piede ad anello e dalla sti, a questo proposito ricordare, fra i molti, casi emblema- umbonatura centrale, con il motivo della croce potenziata tici come quello di , di Prata Sannita e quello (Tav. II, n. 3), unico per ora rinvenuto nell’alifano e che di , nella provincia di Caserta, o quelli trova confronto nell’area campana a Napoli S. Lorenzo di Monteroduni, Macchia d’Isernia e Cerro al Volturno, nella (VENTRONE VASSALLO 1984, LXXVI, 1c), a Telese (SCERRATO, parte molisana della valle. Altri casi, come quello di Ca- FONTANA, VENTRONE VASSALLO 1984, tav. CXXXVII-A), ed stello del Matese, Gioia Sannitica, Roccapipirozzi e a Lammia (SCERRATO, FONTANA, VENTRONE VASSALLO 1984, Roccaravindola, mantengono, ancora ben visibili, strutture tav. CXXXVIII-A; DI COSMO, VILLUCCI 1991, p. 12, n. 24). castrali apparentemente coeve a quelle di Rupe Canina, ma Ciotole con parete carenata ed orlo indistinto presentano il il villaggio circostante è stato profondamente modificato motivo decorativo centrale del fiore a più petali congiunti, dalla continuità di vita dell’insediamento. posto tra circonferenze in bruno (Tav. II, n. 7), che trova Casi a parte sono quelli degli abitati di Alife e di Venafro, confronti, anche se con varianti, sempre nel materiale na- la cui origine romana, vede lo sviluppo delle strutture rela- poletano di S. Lorenzo (VENTRONE VASSALLO 1984, p. 294, tive alle fasi medievali fortemente condizionate dalle pre- tav. CXV, n. 458). Interessante è, infine, una forma chiusa esistenza di quelle antiche: in primo luogo la cinta muraria di piccole dimensioni, una piccola brocca con ansa nastri- di età tardorepubblicana, che ad Alife sopravvive ancor oggi forme e con corpo globulare, decorata con motivi geome- in maniera assai consistente. Così, ad esempio, l’imponen- trici a fasce in verde e motivo centrale in bruno, dato da una te castello tardo-medievale (ma probabilmente impostato serie di segmenti verticali attraversati da una banda oriz- su preesistenze di età longobarda e normanna) ivi esistente zontale (Tav. II, n. 8). si colloca nell’angolo sud-orientale della cinta romana ad La ceramica del borgo fortificato di Rupecanina appare, affaccio sul fiume Torano, per sfruttare al massimo le con- quindi, inquadrabile tra il XIII ed il XIV secolo. Le decora- dizioni geo-morfologiche dell’area CAIAZZA 2001b; TAGLIA- zioni prevalenti sono quelle più semplici quali l’asterisco e MONTE, ESPOSITO 2001). La situazione del castello di Venafro, la spiralina in bruno, il reticolo in bruno od a colori contrap- rispetto alle mura della città romana, non è concettualmen- posti. Decorazioni più complesse, quali volatili fantastici o te dissimile, poiché anche in questo caso il fortilizio medie- festonature periferiche con motivi fitomorfi centrali, in ge- vale si va a collocare nel luogo più favorevole, che in que-

349 Fig. 6 – Il castello di Rupecanina nel contesto geografico della valle del Volturno.

sto caso corrisponde alla parte più elevata dell’area urbana gnano – RI – FRANCOVICH, MILANESE 1989; WICKHAM 1987) antica (MORRA, VALENTE 1993, pp. 89-96). ed è stata anche individuata in almeno due siti dell’alta Valle La morfologia del sito di Rupe Canina e le componenti del Volturno (Colle Castellano, presso Montaquila e di esso rappresentano, come già detto in precedenza, una Vacchereccia, presso Rocchetta a Volturno – HODGES 1992), tipologia insediativa ben nota in tutto il bacino del Mediter- indagati negli anni ’80 nell’ambito delle prime campagne raneo centro-occidentale, espressione della fase più matura di scavo e ricognizione dell’Abbazia di San Vincenzo al del cosiddetto processo di “incastellamento” che portò, fra Volturno e dei suoi immediati dintorni, che hanno restituito X e XIII secolo, alla formazione (soprattutto nelle zone un orizzonte di vita che nel caso del primo sito prende le montane) di villaggi accentrati, con un proprio territorio di mosse a partire dalla fine del IX-inizi del X secolo, mentre pertinenza e sottoposti alla signoria di famiglie aristocrati- nel secondo sembra risalire sino all’VIII. Non va peraltro che o di potenti enti ecclesiastici o, in alcuni casi, soggetti dimenticato che l’esistenza di una grotta con dedicazione a direttamente alla giurisdizione del sovrano. Se, nella loro San Michele, ai piedi della collina di Rupe Canina, il cui fase iniziale, questi insediamenti appaiono caratterizzati da arredamento liturgico interno può farne presupporre un’uti- dimensioni abbastanza ridotte e dal predominio di un’edili- lizzazione in età altomedievale (CIELO 2001; CAIAZZA 2001c, zia in legno (di cui spesso si colgono scarse tracce archeo- pp. 93-94), incoraggia a immaginare una frequentazione or- logiche), nella fase più tarda (XII-XIII secolo) prevale l’edi- ganizzata dell’area già prima del Mille, le cui modalità re- lizia in pietra e si sviluppano in modo significativo sia gli stano comunque, allo stato attuale, tutte da mettere a fuoco. apparati di difesa che quartieri privilegiati, legati alla resi- F.M. denza delle famiglie aristocratiche dominanti. Nell’Italia Meridionale, il fenomeno dello sviluppo dell’edilizia ca- 5. PROBLEMI E PROSPETTIVE PER L’INDAGINE DEL strale e, più in particolare, delle strutture di residenza si- SITO gnorile, è particolarmente significativo in connessione al processo di forte feudalizzazione del regno, avviato dai Il precoce abbandono del sito (nel corso del XV secolo), Normanni e portato a compimento da Svevi e Angioini. attraverso dinamiche ancora tutte da accertare, in favore dei In conseguenza di queste considerazioni, anche nel caso nuovi insediamenti di Sant’Angelo di Alife e di Raviscanina, di Rupe Canina non è assolutamente da escludere che, al di pone Rupe Canina di diritto nella categoria dei cosiddetti sotto delle strutture assai più imponenti e monumentali del «Villages désertés» (KLAPISCH-ZUBER 1973). villaggio bassomedievale possano essere presenti tracce di Le dimensioni del sito, la forte polarità rappresentata una prima fase insediativa, caratterizzata dalla predominanza dall’impegnativo investimento operatovi da chi ne ebbe la dell’edilizia in legno e priva dell’accentuata differenziazione signoria per la sua difesa militare e, non ultimo fattore, il fra area signorile e area abitativa. Del resto, una sequenza suo significativo stato di conservazione inducono senz’altro insediativa di questo tipo è stata ben illustrata dallo scavo di a programmarne un’esplorazione archeologica sistematica, altri insediamenti incastellati indagati estensivamente nell’Ita- collegata ad un’agenda di interventi di restauro conservati- lia centrale (ad es. Scarlino – GR, Montarrenti – SI, Capri- vo, che possano restituire ad esso una chiara leggibilità com-

350 1 3 2

6 5

4

9

8 7

Fig. 7 – Planimetrie: 1) Castello di Falaise: 2) Castello di Domfront; 3) Castello di Chambois; 4) Torre di Londra; 5) Castello di Rochester; 6) Castello di Portchester; 7) Castello di Adrano; 8) Castello di Paternò; 9) Castello di Motta Sant’Anastasia. plessiva, sulla scia di esperienze-guida, quali quella di Le operazioni di rilievo sono state condotte da un’équi- Rougiers in Provenza (DÉMIANS D’ARCHIMBAUD 1982 e 1987) pe di archeologi coordinata da chi scrive, sotto la supervi- o di Montarrenti e Rocca San Silvestro in Toscana (FRAN- sione del personale tecnico-scientifico e di vigilanza del- COVICH 1991; FRANCOVICH, WICKHAM 1994; FRANCOVICH, l’Ufficio Archeologico di Alife (CE) della Soprintendenza BUCHANAN 1995; FRANCOVICH, HODGES 1988). Archeologica di Napoli e Caserta. Al fine di poter correttamente valutare posizionamento, In fase iniziale le operazioni hanno interessato soltanto estensione, densità e condizioni di conservazione dei resti le aree libere da vegetazione, limitando il rilievo topografi- archeologici presenti sul sito, nel mese di febbraio 2002 l’Am- co al recinto fortificato interno della rocca, al mastio ed alle ministrazione Comunale di Sant’Angelo d’Alife ha incarica- strutture residenziali annesse, per poi estendersi a tutta l’area to l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa” di Napoli del villaggio, mano a mano che procedeva lo sfoltimento dell’effettuazione di una campagna di rilievo con stazione della densissima macchia che vi si era andata insediando totale del castello di Rupe Canina e del borgo sottostante. nel corso degli ultimi decenni.

351 Insieme al rilievo topografico dell’area, è stata effet- – definizione del suo sviluppo urbanistico e delle modalità tuata una sistematica documentazione fotografica delle del suo abbandono; emergenze visibili allo stato attuale di conservazione, non- – individuazione delle attività produttive eventualmente in ché una prima campionatura delle diverse tecniche edilizie esso presenti; riscontrabili sul sito. – studio del “cantiere” costruttivo del villaggio e dello sfrut- Successivamente al completamento di questa prima tamento delle aree circostanti per l’approvvigionamento dei operazione, ci si propone di effettuare due sondaggi di sca- materiali edilizi; vo di m 5×5, all’interno dell’area della rocca: – valutazione della sua consistenza demografica nella fase – Saggio A: a sud-ovest del mastio, in prossimità delle strut- matura del suo sviluppo (XIII-XIV secolo); ture residenziali che ad esso sono collegate. – definizione della dinamica di sviluppo del controllo si- – Saggio B: a sud-est dell’attuale ingresso alla cinta mura- gnorile sul villaggio e sul territorio dal esso dipendente; ria interna. – inquadramento del fenomeno della formazione del sito accentrato e fortificato di Rupe Canina in relazione al pre- L’intervento è volto al raggiungimento dei seguenti cedente equilibrio territoriale di età altomedievale della obiettivi: media valle del Volturno. – Valutazione della potenza dell’accumulo archeologico – Precisazione della cronologia dell’insediamento. Tutte le informazioni, che questi filoni d’indagine po- – Definizione della profondità dei piani di frequentazione tranno e dovranno produrre, costituiranno naturalmente linfa antichi rispetto al piano di campagna attuale. vitale per comprendere come procedere a valorizzare il sito – Verifica delle caratteristiche pedologiche del suolo. in maniera tale da catturare l’interesse di chi verrà a visitarlo, ma allo stesso tempo il più rigorosamente possibile aderente Contestualmente, ci si propone di effettuare una ricogni- alla realtà storica di chi lo ha, nei secoli, costruito e abitato. zione dettagliata delle emergenze presenti sia nella rocca sia nel villaggio, al fine di riconoscere e delimitare le aree in cui, nel corso degli anni ’50 e ’60 sono stati effettuati interventi RINGRAZIAMENTI di restauro e ricostruzione, sotto l’egida dell’Ing. Martone, al quale peraltro si devono i primi, importantissimi studi sul Il progetto di ricerca e valorizzazione di Rupe Canina è pro- sito. Della documentazione di tali interventi si dovrà anche mosso dall’Amministrazione Comunale di Sant’Angelo di Alife in convenzione con l’Istituto Universitario Suor Orsola Beninca- realizzare un puntuale censimento, in considerazione sia del- sa di Napoli. Al Sindaco, Dott. Salvatore Bucci, un grazie per l’esigenza in sé di acquisirne tutte le informazioni relative aver voluto sceglierci per una collaborazione così prestigiosa e alle modalità di lavoro seguite dal Martone, sia del fatto che per l’entusiasmo con cui sta sostenendo la nostra attività. Un gra- essa può certamente restituire una serie di dati, attualmente zie anche all’Ing. Diego De Rosa, che sta seguendo con grande non più leggibili in loco, sulla morfologia delle strutture nel tenacia e competenza, per la parte tecnica, la predisposizione del loro stato di conservazione anteriormente, ad esempio, al suddetto progetto. Nel corso delle attività sul campo un validissi- pesante intervento di rimboschimento effettuato nell’area mo aiuto logistico ci è stato offerto dall’Ufficio Tecnico del Co- mune di Sant’Angelo di Alife, che qui si vuole ringraziare, unita- negli anni ’70 (MARTONE 1981) mente alla Comunità Montana del Matese per aver messo a di- sposizione la manodopera per portare a termine il faticoso disbo- Una volta conclusa questa fase preliminare di lavori, si scamento dell’area del sito. Un ringraziamento al Prof. Stefano può immaginare un intervento articolato in due fasi, da arti- De Caro, Soprintendente Archeologo alle Province di Napoli e colare come segue nell’arco di quattro anni (2003-2006): Caserta sino al febbraio di quest’anno, per aver voluto autorizza- re il primo intervento di rilievo topografico del sito, nel 2002, e ai Fase 1 (due anni): Scavo estensivo e restauro dell’area del- responsabili pro tempore dell’Ufficio scavi di Alife, Dott. Gianluca la rocca (escluso il mastio); scavo sistematico e restauro di Tagliamonte e Dott. Francesco Sirano, per aver concretamente in- un campione significativo del villaggio. coraggiato il nostro lavoro e per la loro cortesissima disponibilità Fase 2 (due anni): Ampliamento dello scavo nell’area del nel fornire consigli e indispensabili indicazioni operative. Un gra- villaggio; bonifica (eliminazione dei crolli e della vegeta- zie particolare, infine, ai colleghi Stefano Tilia, Archidio Mariani, Annalisa Gobbi, Luciano Pugliese, Gabriele Raddi e Salvatore Vol- zione infestante) di tutta l’area del villaggio e consolida- pe, che hanno effettuato la prima campagna di rilevamento topo- mento di tutte le strutture murarie emergenti, per consenti- grafico del sito di Rupe Canina, svoltasi nel corso dell’inverno- re la frequentazione di tutto il sito ai visitatori; restauro e primavera del 2002 e a Edoardo D’Angelo (Università di Napoli, ripristino del maschio della rocca come centro di visita e di “Federico II”), Luigi Romolo Cielo (Istituto Universitario Suor studio; realizzazione di infrastrutture per la visita del sito; Orsola Benincasa), Francesca Sogliani (Istituto di Studi Federiciani, definizione delle modalità di gestione del sito stesso, in CNR, Castello di Lagopesole), e Rosario Paone (Università di Na- poli, “Federico II”), prodighi di consigli e informazioni preziosis- quanto parco archeologico. sime e per le proficue discussioni condotte insieme. La fase di intervento attualmente in corso ha un caratte- F.M. re di assoluta preliminarietà, ed è destinata ad offrire l’in- quadramento operativo alle ulteriori attività di cui si è ap- pena parlato. Gli obbiettivi della valorizzazione del sito, a BIBLIOGRAFIA scopi sia scientifici sia turistici sono tuttavia ben chiari e si BERNARDI M. 2002, Un nucleo di invetriata dipinta da Terravec- può dire con assoluta sicurezza che le potenzialità dell’in- chia di Sepino (CB): la ceramica “RMR”, «Archeologia Me- sediamento di Rupe Canina sono altissime sia sotto il pri- dievale», 29, pp. 489-498. mo sia sotto il secondo profilo. BOUGARD F., NOYÉ G., HESSE A. 1988, Vaccarizza (Monte Castel- Non esiste peraltro, allo stato attuale, nessun progetto laccio, c.ne de Troia, prov. de Foggia, «Mélanges de l’École organico in corso di esplorazione archeologica, in tutta l’Ita- française de Rome – Moyen Âge», 100, pp. 520-528. lia Meridionale, che abbia per oggetto l’indagine estensiva BROWN R.A. 1962, English Castles, London. di un sito di caratteristiche analoghe a Rupe Canina, che si CAIAZZA D. 2001a, “Ager Alifanus”. Fortificazioni preromane e candida quindi a rappresentare un case study di prometten- medievali del castello di Sant’Angelo di Alife. Note prelimi- te rilevanza. nari, in L. DI COSMO (a cura di), Sant’Angelo di Ravecanina. Un insediamento medievale nel Sannio alifano, Piedimonte Gli aspetti più concretamente definibili, allo stato at- Matese, pp. 5-82. tuale delle conoscenze, del percorso di studio del sito, sono i seguenti: CAIAZZA D. 2001b, Le torri di Alife. Un castello normanno, in D. CAIAZZA, L.R. CIELO (a cura di), “In finibus Alifanis”, Storia – definizione della cronologia di vita del sito, dalle prime e archeologia di Alife e del suo distretto, Piedimonte Matese, fasi di occupazione sino al suo definitivo abbandono; pp. 81-142.

352 CAIAZZA D. 2001c, “Oppidum Sancti Angeli cognomento DI COSMO L. 1990, Note su ceramiche medievali di S. Angelo Rabicanum”. Dalla grotta sacra alla fortezza: storia ed eti- d’Alife (CE), in Atti XXIII Convegno Internazionale Cerami- mo di un toponimo, in L. DI COSMO (a cura di), Sant’Angelo ca (1990), Albisola, 1993, pp. 235-244. di Ravecanina. Un insediamento medievale nel Sannio alifano, DI COSMO L. 1998, Antichi insediamenti abbandonati in area alifano- Piedimonte Matese, pp. 83-94. telesina, Archeologia, Uomo, Territorio, 17, pp. 79-93. Caputaquis 1984 = AA.VV., Caputaquis Medievale II. Ricerche DI COSMO L. 2000, Note sulla ceramica della Cerreto medievale, 1974-1980, Napoli. Archeologia, Uomo, Territorio, 19, pp. 21-35. CARAVALE M., CARACCIOLO A. 1978, Lo Stato Pontificio da Marti- DI COSMO L. 2001a, Considerazioni su edifici religiosi di alcuni no V a Pio IX, Torino. villaggi medievali dell’alifano, in L. DI COSMO (a cura di), CECCHELLI 1951, La torre di Pandolfo Capodiferro al Garigliano Sant’Angelo di Ravecanina. Un insediamento medievale nel ed uno scomparso cimelio della sua raccolta, «Archivio del- Sannio alifano, Piedimonte Matese, pp. 111-129. la Società Romana di Storia Patria», 74, pp. 1-26. DI COSMO L. 2001b, Ceramiche di età angioina dell’Alifano: le CHATELAIN A. 1973, Donjons romans des pays d’Ouest. Étude com- invetriate e la protomaiolica, in D. CAJAZZA, L.R. CIELO (a parative sur les donjons romans quadrangulaires de la France cura di), “In finibus Alifanis”. Storia e archeologia di Alife e de l’Ouest, Paris. del suo distretto, Piedimonte Matese, pp. 143-166. CHIERICI G. 1934, Note sull’architettura longobarda di Capua, in DI COSMO L. c.s., Note sulla ceramica medievale del castello di «Bollettino d’Arte», 37, pp. 543-554. Presenzano. CHIESA F. 1998, Les donjons normands d’Italie: une comparai- DI COSMO L., PANARELLO A. 1998, Le ceramiche medievali di Ca- son, «Mélanges de l’École Française de Rome. Moyen Age», pua, Minturno. 110, pp. 317-339. DI COSMO L., VILLUCCI A.M. 1991, Lammia e Torrepalazzo. Ri- CIELO L.R. 2001,, Il castello di Alife. La documentazione in età cerche in territorio Beneventano, Minturno. medievale, in D. CAIAZZA, L.R. CIELO (a cura di),“In finibus DI TARANTO C. 1925, La Capitanata al tempo dei Normanni e Alifanis”. Storia e archeologia di Alife e del suo distretto, degli Svevi, Matera. Piedimonte Matese, pp. 65-79. D’ONOFRIO A.M., D’AGOSTINO B. 1987, Ricerche archeologiche a COLONNA G. 1962, Saepinum. Ricerca di topografia sannitica e Napoli. Lo scavo in Largo S. Aniello (1982-1983), AION Arch. medievale, «Archeologia Classica», 14, pp. 80-107. St. Ant., «Quaderno», 4, pp. 35-67. COPPOLA G. 1994, Carpenteria, in Enciclopedia dell’arte medie- EBANISTA C., FUSARO F. 2000, La ceramica invetriata del castello vale, IV, Roma, pp. 320-325. di Montella. Nota preliminare, in S. PATITUCCI UGGERI (a cura COPPOLA G. 2002G., Fortezze medievali in Siria e Libano al tempo di), La ceramica invetriata tardomedievale dell’Italia cen- delle crociate, Salerno. tro-meridionale, Firenze, pp. 113-134. COPPOLA G., MUOLLO G. 1994, Castelli medievali in Irpinia, Mila- FEDELE P. 1899, La battaglia del Garigliano dell’anno 915 ed i no. monumenti che la ricordano, «Archivio della Società Roma- CORRAO P. 2001, Mezzogiorno e Sicilia (secoli XI-XIV), in P. na di Storia Patria», 32, pp. 181-211. CORRAO, M. GALLINA, C. VILLA, L’Italia mediterranea e gli FELLER L. 1985, Casaux et castra dans les Abruzzes: San Salvato- incontri di civiltà, Roma-Bari. re à Maiella et San Clemente à Casauria (XIe-XIIIe sìecle), CUOZZO E. 1981, Il formarsi della feudalità normanna nel Moli- «Mélanges de l’École française de Rome, Moyen Âge», 97, se, in Archivio Storico per le Province Napoletane, 20, pp. pp. 185-192. 105-127. FELLER L. 1989, L’“incastellamento” inachevé des Abruzzes, CUOZZO E. 1989a, L’unificazione normanna e il regno normanno- «Archeologia Medievale», 16, pp. 121-136. svevo, in Storia del Mezzogiorno, dir. da G. Galasso, vol. II/2, FLAMBARD-HÉRICHER M. 1994, Un instrument de la conquête et du Napoli. pouvoir: les châteaux normands de Calabre. L’exemple de CUOZZO E. 1989b, “Quei maledetti Normanni”. Cavalieri e orga- Scribla, in P. BOUET, F. NEVEUX (a cura di), Les Normands en nizzazione militare nel Mezzogiorno normanno, Napoli. Méditerranée, Caen, pp. 89-109. CUOZZO E. 1995, Normanni. Nobiltà e cavalleria, Salerno. FONTANA M.V. 1984, La ceramica invetriata, in M.V. FONTANA, G. DE BENEDITTIS G. 2000, Il castello di Roccamandolfi, in S. PATI- VENTRONE VASSALLO (a cura di), La ceramica medievale di S. TUCCI UGGERI (a cura di), La ceramica invetriata tardomedie- Lorenzo Maggiore in Napoli, Napoli, pp. 49-176. vale dell’Italia centromeridionale, Firenze, pp. 135-146. FRANCOVICH R. 1991, Rocca San Silvestro, Roma. DE BOÜARD M. 1975, Manuel d’Archéologie médiévale, Paris. FRANCOVICH R., BUCHANAN J. 1995, Il progetto del parco archeo- DE BOÜARD M. 1987, Les châteaux normands de Guillaume le minerario di Rocca San Silvestro (Campiglia Marittima), in Conquérant à Richard Cœur de Lion, Catalogue de B. AMENDOLEA (a cura di), I siti archeologici un problema di l’exposition, Église Saint George du Château, Caen 1987, pp. musealizzazione all’aperto, Roma, pp. 176-195. 32-57. FRANCOVICH R., HODGES R. 1989, Archeologia e storia del villaggio DECAËNS J. 1981, Les fortifications de terre en Europe Occiden- fortificato di Montarrenti (SI): un caso o un modello?, in Lo tale du Xe au XIIe siècles, «Archéologie Médiévale», 11, scavo archeologico di Montarrenti e i problemi dell’incastel- pp. 5-123. lamento medievale, «Archeologia Medievale», 16, pp. 15-38. DECAËNS J. 1994a, De la motte au château de pierre dans le Nord- FRANCOVICH R., MILANESE M. (a cura di) 1989, Lo scavo archeolo- Ouest de la France, in M. JONES, G.I. MEIRION-JONES (a cura gico di Montarrenti e i problemi dell’incastellamento medie- di), Manorial Domestic Buildings in England and Northern vale, «Archeologia Medievale», 16. France, London, pp. 65-81. FRANCOVICH R., WICKHAM C.J. 1994, Uno scavo archeologico ed DECAËNS J. 1994b, L’architettura militare, in M. D’ONOFRIO (a il problema dello sviluppo della signoria territoriale: Rocca cura di), I Normanni popolo d’Europa MXXX-MCCC, San Silvestro e i rapporti di produzione minerari, «Archeo- Venezia, pp. 43-51. logia Medievale», 21, pp. 7-30. DELOGU P. 1984, I Normanni in Italia. Cronache della conquista e GALASSO G. 1977, Il Mezzogiorno nella Storia d’Italia, Firenze. del regno, Napoli. GAMBELLA A. 2000, Potere e popolo nello stato normanno di Alife, DÉMIANS D’ARCHIMBAUD G. 1982, Les fouilles de Rougiers, Napoli. contribution à l’archéologie de l’habitat rural médiéval en GENITO B. 1985, La ceramica dipinta di epoca medievale, in Pa- pays méditerranéen, Paris. lazzo Corigliano tra Archeologia e Storia, Napoli, pp. 60-64. DÉMIANS D’ARCHIMBAUD G. 1987, Rougiers (Var). Village médiéval GENITO B. 1986, Ceramica dipinta dal teatro romano di Venafro: déserté, Paris, «Guides Archéologiques de la France», 14. tra tardo antico e basso Medioevo, Atti del XVIII Convegno DE RANGO V. 1986, Relazione del restauro della Torre di Alto- Internazionale Ceramica, Albisola, pp. 21-36. monte, Archivio Comunale di Altomonte. HIGHAM R., BARKER P. 1995, Timber Castles, London. DE SANTIS A. 1968, Terranova di Sibari, Cosenza. HODGES R. 1992, Villaggi altomedievali nell’alta valle del Voltur- DE VITA R. 1984, Castelli, torri ed opere fortificate di Puglia, no, «Almanacco del Molise», 24/2, pp. 71-96. Bari. IANNELLI M.A. 1984, La ceramica medievale dell’acropoli di Ve- DI COSMO L. 1988, La ceramica medievale di S. Angelo d’Alife lia: l’invetriata monocroma e trasparente, in M.V. FONTANA, (CE), in Atti del I Convegno dei Gruppi Archeologici del- G. V ENTRONE VASSALLO (a cura di), La ceramica medievale di l’Italia meridionale, Isernia, pp. 175-192. San Lorenzo Maggiore in Napoli, Napoli, pp. 369-377.

353 IANNELLI M.A. 1986, Appunti sulla ceramica medievale campa- PESEZ J.-M., NOYÉ G. 1989, Archéologie normande en Italie na: le decorate “a stralucido”, a pittura rossa, a bande, l’in- méridionale et en Sicile, in Les Mondes Normands (VIIIe- gubbiata, «Archeologia Medievale», 12, pp. 713-731. XIIe s.), Actes du IIe Congrès International d’Archéologie KLAPISCH-ZUBER C. 1973, Villaggi abbandonati ed emigrazioni Médiévale, Caen, pp. 162-169. interne, in R. ROMANO, C. VIVANTI (a cura di), Storia d’Italia, PISTILLI P.F. 1999a, Castelli federiciani in Terra di Lavoro: dalla vol. V/1, I documenti, Torino, pp. 311-369. conquista del territorio alla difesa dei confini (1220-1239), in C.D. FONSECA (a cura di), Mezzogiorno – Federico II – LICINIO R. 1994, Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Nor- Mezzogiorno, Roma, pp. 281-316. manni a Federico II e Carlo I d’Angiò, Bari. PISTILLI P.F. 1999b, Un castello a recinto normanno in Terra di L’Architecture = M. BAYLÉ (a cura di), L’architecture normande lavoro: il Castrum lapidum di Capua, in Arte d’Occidente. au Moyen Âge, Caen. Temi e metodi, Studi in onore di A.M. Romanini, I, Roma, MARTIN J.M. 1984, Modalités de l’”incastellamento” et typologie pp. 143-149. castrale en Italie meridionale (XIe-XIIe siècles), in R. COM- PISTILLI P.F. 2003, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro, BA, A.A. SETTIA (a cura di), Castelli. Storia e archeologia, San Casciano Val di Pesa. Torino, pp. 89-103. POUNDS N.J.G. 1990, The Medieval Castle in England and Wales, MARTIN J.-M., NOYÉ G. 1986, Vaccarizza (Monte Castellaccio, c.ne Cambridge. de Troia, prov. de Foggia, «Mélanges de l’École française de RENN D. 1968, Norman Castles in Britain, London-New York. Rome – Moyen Âge», 98, pp. 525-542. RESCIO P.F. 1999, Archeologia e storia dei castelli di Basilicata e MARTINELLI S. 2000, La ceramica medievale dell’area del Con- Puglia, Potenza. vento di S. Agostino, Vairano Scalo. ROMOLI V. 1994, La ceramica medievale di due castra abbando- MARTONE G. 1981, Ruopecanina, Napoli. nati nella valle del Liri, in E. DE MINICIS (a cura di), Le cera- MARTORANO F. 1996, Chiese e castelli medioevali in Calabria, miche medievali di Roma e del Lazio, I, Roma, pp. 155-168. Soveria Mannelli. SCARPATI C. 1998, La ceramica dal pozzetto US 15 Tr 4, in A. UPIA MAURICI F. 1992, Castelli medievali in Sicilia. Dai Bizantini ai L (a cura di), Testimonianze di epoca altomedievale a Normanni, Palermo. Benevento, Napoli, p. 164. SCERRATO U., FONTANA M.V., VENTRONE VASSALLO G. 1984, Lammia MAURICI F. 1997, Federico II e la Sicilia. I castelli dell’Imperato- e Telese, in M.V. FONTANA, G. VENTRONE VASSALLO (a cura re, Catania. di), La ceramica medievale di San Lorenzo Maggiore in Na- MERSIER A. 1923, Hourds et machicoulis, in Bulletin Monumental, poli, Napoli, tavv. CXXXIII-CXL. 82, pp. 117-129. TAGLIAMONTE G., ESPOSITO R. 2001, Nuovi dati sulla fortificazione MORRA G., VALENTE F. 1993, Il castello di Venafro. Storia, arte, medievale di Alife, in D. CAIAZZA, L.R. CIELO (a cura di), “In architettura, Campobasso. finibus Alifanis”. Storia e archeologia di Alife e del suo di- MUSSET L. 1989, La Tapisserie de Bayeux, La-Pierre-Qui-Vire. stretto, Piedimonte Matese, pp. 183-191. TRAMONTANA S. 2000, Il Mezzogiorno medievale. Normanni, Sve- NORWICH J.J. 1972, Il regno del sole. I Normanni nel sud, 1130- 1194, Milano. vi, Angioni, Aragonesi nei secoli XI-XV, Roma. VENTRONE VASSALLO G. 1984, La maiolica di San Lorenzo Mag- NOYÉ G. 1979, Le château de Scribla et les fortifications giore, in M.V. FONTANA, G. VENTRONE VASSALLO (a cura di), normandes du bassin du Crati de 1044 à 1139, in Società, La ceramica medievale di San Lorenzo Maggiore in Napoli, potere e popolo nell’età di Ruggero II, Atti delle terze gior- Napoli, pp. 177-352. nate normanno-sveve, Bari, pp. 207-224. VENTRONE VASSALLO G. 1985, La ceramica medievale e tardome- NOYÉ G. 1988, Quelques données sur les techniques de dievale, in Palazzo Corigliano tra Archeologia e Storia, Na- construction en Italie centro-meridionale (X-XII siècles), in poli, pp. 65-79. X. BARRAL I ALTET (a cura di), Artistes, artisans et production VIOLLET-LE-DUC E. 1858-1968, Dictionnaire raisonné de artistique au Moyen Âge, II, Parigi, pp. 275-306. l’architecture française du XIe au XVIe siècle, s.v. Bretèche, PEDIO T. 1989, La Basilicata dalla caduta dell’Impero romano II, Paris, pp. 244-249 e s.v. Hourd, VI, Paris. agli Angioini, III, La Basilicata normanna, Bari. WICKHAM C. 1987, Castelli ed incastellamento nell’Italia centra- PEROGALLI C. 1975, Castelli dell’Abruzzo e del Molise, Paderno le: la problematica storica, in R. FRANCOVICH (a cura di), Ar- Dugnano. cheologia e storia del medioevo italiano, Roma, pp. 83-96.

354