COMUNE DI

PROVINCIA DI

PIANO DI ASSESTAMENTO

DEI BENI SILVO-PASTORALI

PER IL DECENNIO 2016-2025

Redatto da

dott. for. Tito Angelini

dott. agr. Francesco Scialdone

dott. agr. Emilio Tommasone

Stesura !"#$%$&$'( – *+" 201 ERRATA CORRIGE

COPERTINA Sostituire “2016/2025” con “2017/2026”

INTERNO DI COPERTINA Sostituire “2016/2025” con “2017/2026”

CAPITOLO 6 Pag. 53, sostituire l’intera tabella del piano dei tagli con la seguente:

Stagione PARTICELLA silvana Superficie Età al del N° Località totale al taglio taglio Tipo di taglio taglio Ha Ha anni 2017/2018 5 Verdesca 25,31 25,31 33 Taglio raso con 2021/2022 6 Verdesca 24,30 24,30 36 rilascio di 70 piante ad ettaro 2025/2026 4 Verdesca 28,41 28,41 31

TOTALE 78,0 2 78,02

ALLEGATO 3 – Descrizioni particellari Pag. 105, descrizione particella 4, campo “PRESCRIZIONI”, sostituire “2024/2025” con “2025/2026”

Pag. 108, descrizione particella 5, campo “PRESCRIZIONI”, sostituire “2016/2017” con “2017/2018”

Pag. 112, descrizione particella 6, campo “PRESCRIZIONI”, sostituire “2020/2021” con “2021/2022” Ind ice g e ne ra le Introduzione...... 3 1 - Inquadramento geografico...... 6 1,1 – Posizione geografica ed estensione...... 6 1,2 – Orografia...... 7 1,3 – Idrografia...... 7 1,3 – Idrografia...... 7 2 - Inquadramento climatico, geo-pedologico e vegetazionale...... 8 2,1 – Clima...... 8 2,1,1 – Temperatura e precipitazioni...... 8 2,1,2 – Indici climatici...... 9 2,2 – Inquadramento fitoclimatico...... 12 2,2,1 – Classificazione di Mayr-Pavari...... 12 2,2,2 - Il bosco di Vairano Patenora...... 12 2,3 – Geologia...... 13 2,4 – Pedologia...... 14 2,4,1 - Generalità...... 14 2,4,2 - I demani Monte Caievola e Monte S. Angelo...... 14 2,4,3 - Il demanio Verdesca...... 15 3 - La storia e l’economia locali...... 17 3,1 – La storia della comunità locale...... 17 3,2 – Dati demografici...... 18 3,3 – Il settore primario...... 18 3,3,1 – Il quadro attuale...... 18 3,3,2 - Situazione in atto, problematiche e prospettive di sviluppo...... 21 3,4 – La foresta di Vairano Patenora nella storia...... 21 3,4,1 – Origine della proprietà...... 21 3,4,2 - Pianificazione forestale...... 25 3,4,3 – Utilizzazioni boschive...... 25 3,4,4 – Incendi...... 26 3,5 – Natura della proprietà comunale...... 27 3,5,1 - Generalità...... 27 3,5,2 - Vincolo idrogeologico...... 28 3,5,3 – Vincolo paesistico-ambientale...... 28 3,5,4 – Autorità di Bacino...... 28 3,5,5 - Rete Natura 2000...... 29 3,5,6 - Incendi boschivi...... 30 3,5,7 - Usi civici...... 31 3,6 – I prodotti secondari del bosco...... 32 3,6,1 – Situazione attuale...... 32 3,6,2 – Normativa esistente...... 32 4 - La statistica del bosco...... 34 4,1 – Il rilevamento topografico...... 34 4,2 – La viabilità di servizio forestale...... 35 4,3 – La divisione della foresta...... 37 4,4 – Il registro particellare...... 38 5 - Metodologia operativa: rilievo qualitativo e quantitativo...... 40 5,1 – Generalità...... 40 5,2 – Le descrizioni particellari...... 40 5,3 – I rilievi dendro-auxometrici...... 41 5,3,1 – Compresa “A”...... 41 5,3,2 – Comprese “B” e “C”...... 42 5,4 – La cubatura del soprassuolo...... 42 5,5 – La cartografia del Piano...... 42 6 - Assestamento della compresa “A”: ceduo di cerro e farnetto...... 44 6,1 – Caratteristiche della compresa...... 44

1 6,2 – Particelle pertinenti alla compresa...... 46 6,3 – La situazione reale...... 46 6,3,1 – La provvigione...... 46 6,4 – Il turno di utilizzazione...... 48 6,5 - Scelta del metodo di assestamento...... 50 6,6 – Governo e trattamento...... 51 6,7 – Determinazione della ripresa...... 52 6,8 – Il piano dei tagli...... 52 6,9 – Cure colturali...... 53 7 - Assestamento della compresa “B”: ceduo misto di protezione...... 55 7,1 – Caratteristiche della compresa...... 55 7,2 – Particelle pertinenti alla compresa...... 56 7,3 – La provvigione reale...... 57 7,4 – Provvedimenti...... 57 8 - Assestamento della compresa “C”: pineta di pino d’aleppo...... 59 8,1 – Caratteristiche della compresa...... 59 8,2 – Particelle pertinenti alla compresa...... 59 8,3 – La situazione reale...... 60 8,3,1 – La provvigione...... 60 8,4 – Il turno di utilizzazione...... 62 8,5 – Cure colturali...... 63 9 - Compresa “D”: pascoli cespugliati...... 65 9,1 - Generalità ...... 65 10 - Gli interventi di miglioramento...... 66 10,1 - Lavori colturali...... 66 10,1,1 - Rimboschimenti...... 66 10,2 - Infrastrutture...... 66 10,2,1 - Piste di esbosco...... 66 10,2,2 - Manutenzione delle piste di servizio...... 67 10,2,3 - Sistemazioni idraulico-forestali...... 68 10,2,4 - Interventi finalizzati alla valorizzazione della montagna...... 69 10,3 - Difesa dagli incendi boschivi...... 70 11 - Indicazioni per la fruizione del patrimonio...... 72 11,1 – Generalità...... 72 11,2 - Indicazioni per l’esercizio degli usi civici di pascolo...... 73 11,3 – Proposta di regolamento per l’esercizio degli usi civici di legnatico...... 79 11,4 – Proposta di regolamento per la raccolta dei prodotti secondari del bosco...... 80 Conclusioni...... 84 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI...... 85 ALLEGATI • Libro economico • Prospetti generali delle superfici ripartiti per classi economiche • Descrizioni particellari delle classi economiche "A" (con rilievi tassatori), "B", "C" • Parere Autorità di Bacino dei Fiumi Liri – Garigliano e Volturno • Decreto Dirigenziale n° 200/2016 “Provvedimento di Valutazione di Incidenza” - CUP 7583 • Cartografia: a) Carta silografica su base CTR in scala 1:25.000 (carta di inquadramento generale) su base CTR in scala 1:10.000 (carta di dettaglio) su base catastale in scala 1:10.000 b) Carta dei miglioramenti fondiari su base CTR in scala 1:25.000 su base CTR in scala 1:10.000 su base catastale in scala 1:10.000 c) Carta geologica in scala 1:25.000 d) Carta del rischio di frana in scala 1:25.000

2 INTRODUZIONE

Il bosco, in quanto risorsa territoriale fruita dall’uomo, è sempre stato gestito e sfruttato secondo usi e tradizioni di lunga data, come la produzione di legna, tenendo comunque sempre presenti la protezione del suolo e la necessità di regimazione delle acque.

In parti più o meno rilevanti la sua “offerta” è stata anche condizionata da mode o usi particolari legati a specifiche condizioni socio-economiche. Negli ultimi anni, infatti, le richieste nei confronti del bosco si sono orientate verso altri tipi di prodotti da esso ritraibili, quali: un luogo di conservazione di specie protette, un substrato produttivo per funghi, mirtilli e altri prodotti del sottobosco, ma soprattutto, un ambiente adatto ad accogliere turisti ed escursionisti.

Di fatto, i boschi delle aree montane oltre a rappresentare un importate tassello nell’economia locale per la produzione di legname e prodotti del sottobosco, possiedono indubbie valenze ambientali e paesaggistiche, definite come “esternalità positive”, sotto forma di protezione del suolo, tutela della biodiversità, miglioramento del paesaggio, offerta di aree turistico ricreative, ecc.

Tuttavia, i boschi devono essere gestiti.

Il concetto di lasciare la copertura forestale all’evoluzione naturale potrebbe essere condiviso solo se veramente si trattasse di boschi vergini. Però questi, come è noto, non esistono più almeno nelle nostre regioni. Un’evoluzione spontanea può essere molto lenta, e soprattutto può non avvenire secondo i criteri desiderati. Questo non significa che si debba forzare comunque il bosco a divenire come lo si vuole in ogni caso anche perché, molto spesso, non è possibile dare alla copertura boschiva un aspetto regolare ed uniforme.

Infatti nel bosco, sovente, si trovano tutte le condizioni di passaggio tra le varie forme colturali, quindi gli schemi selvicolturali solo talvolta sono bene individuabili. Molto più spesso, invece, è necessario ed opportuno studiare, caso per caso, quale aspetto sia bene ottenere, indicando la forma di trattamento più rispondente alla zona.

Analizzare e prendere le decisioni, utili caso per caso, è compito dell’assestamento forestale.

L’assestamento forestale è una pratica e una disciplina di studio che ha lo scopo di

3 ordinare i boschi con piani di gestione particolareggiati, adatti a garantire la produzione continua di legnami, oppure l’erogazione continua di servizi pubblici, senza pericoli di deterioramento.

In Italia l’assestamento trova antiche origini in provvedimenti della Repubblica di

Venezia, su foreste vincolate al proprio arsenale. Poi si è avuta una legge del regno delle Due

Sicilie del 1825 ed una legge austriaca, del 1836, valevole per il Trentino.

In seguito all’unificazione italiana, fu promulgato il testo unico forestale n° 3267 del

1923 che, all’art. 130, prescrive l’obbligo di gestione secondo un piano, per i boschi dello

Stato, dei comuni, degli enti.

Successivamente, in materia di politica forestale, le diverse regioni italiane hanno legiferato in maniera autonoma.

Anche la Regione si è dotata della propria normativa forestale regionale, che

è evoluta, attraverso varie modifiche ed integrazioni, fino alla vigente L.R. n° 11 del

07/05/1996.

Essa persegue, tra le altre, le finalità di conservazione, miglioramento ed ampliamento del patrimonio boschivo, l’incremento della produzione legnosa, la difesa del suolo e la sistemazione idraulico-forestale, la prevenzione e la difesa dei boschi dagli incendi, la conservazione ed il miglioramento dei pascoli montani.

Per il conseguimento di tali finalità è previsto un ampio ventaglio di possibilità di intervento, tra cui l’elaborazione dei Piani di Assestamento dei boschi di Comuni e di altri

Enti.

L’art. 10 della legge 11/96, al comma 1, recita: “I beni silvo-pastorali di proprietà dei

Comuni e degli Enti Pubblici debbono essere utilizzati in conformità di appositi Piani di Assestamento

… omissis … ”.

Il patrimonio silvo-pastorale del di Vairano Patenora era già stato oggetto di un lavoro di assestamento, che aveva portato alla redazione di un Piano di Assestamento valido per il decennio 2001-2010.

Essendo scaduto il piano precedente, il Comune, in applicazione della Legge regionale citata, con determinazione del Responsabile U.T.C. n° 87 del 03/07/2013, ha conferito agli scriventi, l’incarico della redazione del nuovo Piano di Assestamento dei beni silvo-pastorali di

4 proprietà comunale.

Il redigendo piano di assestamento, per il decennio della propria validità, vuole essere lo strumento tecnico in grado di fornire al potere decisionale le informazioni necessarie per le scelte politico-programmatiche tese al perseguimento della gestione sostenibile del patrimonio silvo-pastorale.

Per tal motivo, a beneficio delle figure decisionali non tecniche che dovranno consultare il presente elaborato, sono stati brevemente indicati anche i criteri teorici dell’assestamento forestale, onde favorire la comprensione del testo medesimo e delle scelte adottate.

Il piano, nella sua veste redazionale, è suddiviso in sei sezioni:

• La prima descrive le caratteristiche generali della proprietà.

• La seconda illustra la metodologia applicata per l’esecuzione dei rilievi di

campagna e per la compartimentazione del territorio.

• La terza esplica i criteri teorico-pratici seguiti per l’assestamento delle singole

comprese, con la necessaria parte programmatica relativa alla gestione dei

soprassuoli ed ai possibili interventi di miglioramento, anche a carico delle

infrastrutture.

• La quarta riporta la bozza di un disciplinare di utilizzazione dei prodotti secondari

del bosco.

• La quinta è costituita dalle note conclusive del piano.

• La sesta contempla l’insieme dei documenti allegati al piano, con particolare attenzione alle descrizioni particellari ed ai rilievi dendrometrici esperiti.

5 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

CAPITOLO 1

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

1,1 – Posizione geografica ed estensione

La proprietà silvo-pastorale del Comune di Vairano Patenora in provincia di Caserta, estesa, secondo il catasto, per 418,48,61 ha, è costituita da tre demani, dei quali il principale

(La Verdesca), occupa le pendici occidentali della parte bassa del Monte S. Nicola, da quota

125 a quota 282 s.l.m.; il secondo occupa le pendici occidentali e orientali del Monte Caievola da quota 175 a quota 588 s.l.m., ed il terzo (Monte S. Angelo) occupa quasi per intero la collina omonima da quota 150 a quota 465 s.l.m.

Il demanio boscato è costituito da cedui in prevalenza di cerro e farnetto (La

Verdesca); sul Monte Caievola prevalgono i cedui misti di leccio, orniello, carpinella, roverella, acero, tiglio, ecc.; nelle altre contrade prevalgono i pascoli, su terreni superficiali e con molte rocce affioranti.

Della suddetta superficie fanno parte numerosi piccoli appezzamenti, per una superficie complessiva di 9,0062 ha, sparsi nel territorio comunale costituiti da pascoli cespugliati e dal Cimitero, dal lago di Vairano, ecc. che non fanno parte del presente piano.

Nel complesso quindi la proprietà terriera del comune, interessata dal presente piano,

è di 409,47,99 ha.

La casa comunale ha coordinate geografiche di 41°20′0″ latitudine nord e 14°8′0″ longitudine est.

L’intero territorio comunale è riportato nella Carta Tecnica Regionale numerica della

Campania in scala 1:5000 nelle seguenti tavole:

417021 (Palombiscio), 417022 (Monastero della Ferrara), 417024 (Centrale di

Presenzano), 417028, 417033 (Monte Sant’Urlano), 417061 (Vairano Patenora), 417062

(Marzanello Vecchio), 417063 (Vairano Scalo), 417064 (Guardiole), 417074 (),

417101 (Terrenove), 417104 (Ponte San Nicola).

Il Comune di Vairano fa parte della Regione Agraria n. 3: Colline di Monte Maggiore.

Vairano dista da Caserta 47 km e gode di una posizione geografica, baricentrica tra

Campania, Lazio e Molise, che consente una buona rete di collegamenti. Sorge infatti a breve

6 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio distanza dal casello dell’autostrada A1 di al quale è collegato dalla S.S. n. 88; inoltre percorrendo la medesima strada, si può agevolmente raggiungere il Molise.

1,2 – Orografia

Orograficamente, il territorio è dominato, nella porzione a Sud, dai rilievi di Monte S.

Angelo e di Monte Caievola.

Tuttavia la giacitura prevalente è pianeggiante.

1,3 – Idrografia

Il demanio non è attraversato da corsi d’acqua perenni. Le pendici sono solcate da impluvi, percorsi da acque solo in occasione di piogge di notevole intensità nel periodo autunno-inverno.

I torrenti, che solcano il territorio di Vairano, sono in prevalenza tributari del Rio

Cerrito-Calcaro-Pizzomonte-Pietrabianca, a sua volta tributario di destra del Fiume Volturno.

Solo una modesta parte del Monte Caievola fa parte del bacino di raccolta del Rio

Pisciarello, tributario di destra del Fiume Volturno.

L’area scolante di Vairano Patenora desta una certa preoccupazione per le opere di bonifica integrale intraprese, nella parte valliva, dal Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano per gli apporti stereometrici e per le esondazioni in occasione di avversità meteoriche particolarmente intense, in dipendenza della notevole velocità che acquistano le acque e della facile erosione superficiale dei terreni.

Non risulta che nel territorio del Comune di Vairano Patenora siano state mai realizzate opere di sistemazione idraulico-forestale di carattere intensivo.

7 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

CAPITOLO 2

INQUADRAMENTO CLIMATICO, GEO-PEDOLOGICO E VEGETAZIONALE

2,1 – Clima

2,1,1 – Temperatura e precipitazioni

Per la raccolta dei dati climatici si è fatto riferimento alle stazioni termopluviometriche ubicate nel comune di (1999-2002) e

(2003-2010).

I dati statisticamente sono poco rilevanti per una valutazione scientifica attendibile, dato il periodo di osservazione estremamente limitato, ma allo stesso tempo molto importanti, in quanto espressione del territorio, visto che la stazioni climatiche sono ubicate a pochissimi chilometri in linea d’aria.

Stazioni meteorologiche di Mignano M. Lungo (412234 N, 135938 E, 250 m s.l.m.) e Presenzano (412130 N, 140601 E, 130 m s.l.m.) Periodo di osservazione: termometrico = 12 anni; pluviometrico = 12 anni.

TEMPERATURE °C PRECIPITAZIONI MESE massime minime medie mm giorni Gennaio 10,30 4,20 7,30 132 11 Febbraio 11,20 4,50 7,90 123 10 Marzo 13,80 6,40 10,10 99 9 Aprile 17,00 9,10 13,10 75 8 Maggio 21,40 12,40 16,90 67 8 Giugno 25,90 16,30 21,10 37 4 Luglio 29,00 18,70 23,90 21 2 Agosto 28,70 18,60 23,70 27 3 Settembre 25,50 16,60 21,10 75 5 Ottobre 20,70 13,00 16,90 134 9 Novembre 15,50 9,20 12,40 164 11 Dicembre 12,10 6,20 9,20 164 12

TEMPERATURE MEDIE ANNUALI 19,26 11,27 15,30

TOTALE PRECIPITAZIONI 1.118 92

8 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Piovosità media Stagione mm giorni Primavera 241 25 Estate 85 9 Autunno 373 26 Inverno 419 33

Temperatura Media annua 15,3 °C Media del mese più freddo 7,3 °C Media del mese più caldo 20,2 °C Media massime del mese più caldo 29,0 °C Media minime del mese più freddo 4,5 °C Minima assoluta -6,5 °C Massima assoluta 37,8 °C

Le precipitazioni annuali sono discrete (la media annua della piovosità è di 1.118 mm) con un regime di tipo mediterraneo, con un minimo estivo ed un massimo invernale abbastanza marcato. Nel periodo vegetativo, da maggio a settembre compresi, la piovosità è di 227 mm con 22 giorni piovosi. I mesi di luglio e agosto sono i più secchi, rispettivamente con 21 e 27 mm di precipitazioni mensili, distribuite in 5 giorni. La stagione più umida è, di gran lunga, quella invernale (dicembre, gennaio, febbraio), con 419 mm di precipitazioni di media complessiva, distribuiti in 33 giorni di media.

2,1,2 – Indici climatici

Dalla combinazione dei dati sopra riportati si possono ricavare degli indici climatici, proposti per la caratterizzazione del clima. Per gli scopi del presente lavoro, sono stati calcolati i seguenti indici, considerati significativi ai fini di una classificazione fitoclimatica dell’area:

Indice di aridità di DE MARTONNE

P I = =44 a 10T 

dove: P = precipitazioni medie annue in mm T = temperatura media annua in gradi centigradi

Secondo De Martonne, a valori del rapporto da 20 in poi fa riscontro una dominanza di

9 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio vegetazione forestale. L’indice consente di precisare i vari gradi di umidità e quindi anche di esprimere con valori numerici le condizioni ambientali estreme per certi tipi di piante o per certe colture.

Il valore sopra ottenuto di 44, inserisce la stazione nel clima adatto all’esistenza della vegetazione forestale.

Quoziente pluviotermico di EMBERGER

100P Q = =136,2 M2−m2

dove: P = precipitazioni medie annue in mm M = temperatura media massima del mese più caldo m = temperatura media minima del mese più freddo

La classificazione bioclimatica di Emberger ha trovato larga applicazione nella caratterizzazione dei climi del bacino mediterraneo, per la relativa semplicità di calcolo e per la buona corrispondenza che, in genere, si riscontra con i caratteri vegetazionali delle diverse regioni geografiche di quest’area.

L’elemento fondamentale della classificazione bioclimatica di Emberger è, appunto, il quoziente pluviotermico (Q), che esprime la siccità generale in clima mediterraneo. Il clima è tanto più secco quanto più basso è il valore di questo quoziente.

Secondo la classificazione di Emberger, il dato sopra riportato inserisce il sito nel tipo di clima “umido”.

Indice di aridità di BAGNOULS-GAUSSEN

L’aridità è un fattore critico nella determinazione dell’evoluzione della vegetazione naturale. Lo stress idrico determina una riduzione della copertura vegetativa e un’alterazione della composizione floristica favorendo le specie resistenti.

BAGNOULS e GAUSSEN hanno elaborato una classificazione climatica basata sull’alternarsi delle temperature e delle precipitazioni medie mensili nel corso dell’anno.

Sono stati definiti i periodi caldi, freddi e secchi, partendo dall’osservazione delle condizioni favorevoli e sfavorevoli per la vegetazione. Questo metodo fa quindi riferimento a due fattori limitanti:

a) la siccità

10 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

b) il freddo intenso.

I periodi caldi sono definiti dalla successione dei mesi, in cui si registra una

temperatura media superiore a 20 °C; in questo periodo non si ha rischio di gelate.

I periodi freddi sono definiti dalla sequenza dei mesi, in cui si registra una temperatura media

mensile inferiore a zero gradi. I periodi aridi sono rappresentati dalla successione di mesi

secchi, definiti dalla relazione:

P < 2T

dove: P = precipitazioni T = temperature

I dati rilevati di precipitazioni e temperature vengono composti in diagrammi

(termoudogrammi) che riportano in ascissa i mesi dell’anno e in ordinata le precipitazioni e le

temperature relative (i valori delle temperature sono riportati a scala doppia di quelli delle

precipitazioni).

Dalla combinazione di questi fattori si identificano le regioni climatiche, a loro volta

suddivise in sottoregioni, definite da:

• durata e intensità del periodo secco;

• durata e intensità del periodo freddo;

• valori di temperatura;

• regime termometrico;

• regime pluviometrico.

Secondo le indicazioni di Gaussen, quando la curva delle precipitazioni scende sotto

quella della temperatura, per cui il rapporto P/T è inferiore a 2, il periodo interessato deve

considerarsi secco.

11 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

temperatura piovosità

180

160

140

120

100

80

60

40 piovosità/temperatura (x2) 20

0 febbraio aprile giugno agosto ottobre dicembre gennaio marzo maggio luglio settembre novembre

mesi

2,2 – Inquadramento fitoclimatico

2,2,1 – Classificazione di Mayr-Pavari

Nello studio dei caratteri forestali di ogni determinata zona, in Italia, ha trovato largo impiego la “Classificazione fitoclimatica di Pavari” (che ha rielaborato una precedente classificazione di Mayr), applicata da numerosi studiosi per la caratterizzazione delle formazioni boschive italiane.

La classificazione fitoclimatica di Mayr-Pavari suddivide il territorio italiano in 5 zone, ciascuna associata al nome di una specie vegetale rappresentativa: Lauretum, Castanetum,

Fagetum, Picetum ed Alpinetum.

La classificazione usa come parametri climatici di riferimento le temperature medie dell’anno, del mese più caldo, del mese più freddo e le medie di minimi. Ogni zona si suddivide in più tipi e sottozone in base alla temperatura e, per alcune zone, alla piovosità.

2,2,2 - Il bosco di Vairano Patenora

Dal confronto dei parametri termo-pluviometrici descritti al precedente paragrafo 2,1, con quelli della classificazione Mayr-Pavari e dall’osservazione della vegetazione esistente, il

12 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio bosco di Vairano Patenora rientra nella zona fitoclimatica del Lauretum, sia sottozona calda

2° tipo (con siccità estiva), sia sottozona media 2° tipo (sempre con siccità estiva).

2,3 – Geologia

Secondo la Carta Geologica d’Italia (Scala 1:100.000 - Fogli 161 Isernia e 172 Caserta) e quanto desunto dalla letteratura (Scarsella, 1971 e Cocco, 1971), la successione stratigrafica

è la seguente:

FOGLIO di CASERTA

q - Conglomerati ad elementi calcarei mesozoici, a cemento calcitico rosso. MIOCENE

C10-6 - Calcari detritici, avana e bianchi e calcari detritici. CRETACICO

C6-1 - Calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. CRETACICO

G11-6 - Dolomie e calcari dolomitici grigi, calcari finemente detritici avana; calcari oolitici e pseudoolitici avana; calcari dolomitici grigi, calcari con concrezioni nodulari e con gasteropodi turricolati. Calcari dolomitici e dolomie a laminazione interna con intercalazioni di calcari conglomeratici alla base. Dolomie grigie e rosate con intercalazioni di calcari oolitici bianchi. GIURASSICO

G1-T5 - Dolomie e calcari dolomitici, sovente saccaroidi, in strati e banchi, con laminazione intema più frequente nella parte alta. GIURASSICO

FOGLIO di ISERNIA

a - Argille sabbiose, limi, sabbie scure finissime e grossolane, con lenti di ciottoli calcarei di piccole dimensioni, e di lapilli e pomici dilavati. OLOCENE

dt1 - Brecce a cemento calcareo; detrito di falda cementato. PLEISTOCENE

br - Brecce in prevalenza stratificate, con elementi calcarei a luoghi arrotondati, più o meno cementate, sovrapposte generalmente a terreni miocenici. PLEISTOCENE

5-4 Mar - Arenarie marrone con livelli di marne e argille marnose grigiastre, con qualche intercalazione conglomeratica nella parte più alta. OLIGOCENE-MIOCENE

i — Ignimbrite da trachitica a trachifononolitica, talora con fessurazione prismatico- colonnare, alla base compatta, dal marrone bruciato al violaceo, con piccole pomici e scorie ocra e nere, appiattite; verso l’alto lapidea, grigiastra, a scorie e pomici nere, anche di grosse dimensioni, ricche di sanidino. PLEISTOCENE (formazione vulcanica)

13 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Sui substrati arenacei, argillosi e ignimbritici il processo pedogenetico, favorito da morfologie non molto accentuate e da vegetazione naturale (querceti) ha dato origine a suoli ascrivibili, secondo Mancini (1966) all’associazione dei suoli bruni, abbastanza profondi, freschi e di buona fertilità (demanio Verdesca).

Sui substrati carcareo-dolomitici con vegetazione forestale xerofila o arbustiva o praterie ad ampelodesma prevalgono suoli bruni aridi, superficiali con profili vegetali di modesto spessore (Monte Caievola e Monte S.Angelo).

In tali demani nelle parti esposte a nord la copertura vegetale arborea ed arbustiva si è relativamente meglio conservata nonostante la secolare azione antropica (pascolo e incendio), mentre negli altri quadranti il processo erosivo dovuto a fattori geomorfologici ed antropici ha determinato la formazione di suoli molto superficiali con molte rocce affioranti ove, tra rari cespugli di lentisco, mirto, terebinto e cisto, l’ampelodesma domina incontrastata, non arretrando dinanzi al pascolo e all’incendio.

2,4 – Pedologia

2,4,1 - Generalità

Per l’inquadramento pedologico si è presa a riferimento la pubblicazione “I sistemi di terre della Campania”. Tale studio adotta una suddivisione dei tipi di suolo articolata in tre livelli gerarchici:

Grandi sistemi: identificati da una lettera maiuscola.

Sistemi: identificati dalla lettera maiuscola relativa al grande sistema di appartenenza, seguita da un codice numerico (es. A2); Sottosistemi: identificati dalla sigla del sistema di appartenenza seguita da un secondo codice numerico (es. A2.1).

Il territorio comunale è così classificabile:

Grande sistema Sistema Sottosistema Monte Caievola e B B4 B4.1 Monte S. Angelo Verdesca D D3 D3.1

2,4,2 - I demani Monte Caievola e Monte S. Angelo

Il grande sistema B comprende le aree della media e bassa montagna calcarea, a

14 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio interferenza climatica da forte a moderata.

Nel complesso, il 70% circa della superficie del grande sistema è rappresentato da aree a vegetazione naturale o semi-naturale, il 30% circa da aree agricole.

Il grande sistema è caratterizzato dalla presenza di coperture pedologiche ad elevata variabilità laterale e verticale, con sequenze di suoli con proprietà andiche fortemente espresse su depositi piroclastici ricoprenti il substrato calcareo, variamente troncate dai processi erosivi di versante.

Il sistema B4 comprende le sommità ed i versanti ripidi o molto ripidi dei rilievi calcarei preappennici del monte Massico, dei monti Tifatini e dei monti Vesole e Soprano, con coperture pedologiche su depositi piroclastici, a quote generalmente comprese tra 20 e 1.100 m slm.

La morfologia è caratterizzata da creste affilate, con versanti a profilo regolare, con impluvi poco pronunciati.

L’uso è forestale-zootecnico ed agricolo, con praterie xerofile, gariga e macchia in corrispondenza dei versanti sud-occidentali denudati; boschi di leccio, boschi misti di latifoglie, boschi cedui di castagno sui versanti settentrionali; castagneti da frutto, sui versanti settentrionali di monti Vesole e Soprano. Sui versanti medi e bassi con terrazzamenti antropici, l’uso prevalente è agricolo, con oliveti, orti arborati e vitati, colture foraggere.

Il sottosistema B4.1 “Rilievi preappenninici centro-settentrionali, a moderata energia, con coperture piroclastiche” è costituito da:

• Suoli da moderatamente ripidi a molto ripidi, profondi, su depositi da caduta di

pomici e ceneri, a tessitura moderatamente grossolana, con buona disponibilità di

ossigeno (Vitric Andosols, Molli-Vitric Andosols).

• Suoli ripidi o molto ripidi, da moderatamente profondi a sottili, rocciosi, pietrosi, su

depositi da caduta di pomici e ceneri ricoprenti la roccia calcarea, a tessitura

moderatamente grossolana o media, con buona disponibilità di ossigeno, ghiaiosi

(Epilepti-Vitric Andosols, Molli-Vitric Andosols (Epileptic)).

2,4,3 - Il demanio Verdesca

Il grande sistema D comprende i rilievi collinari interni, ad interferenza climatica

15 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio moderata o bassa, con rischio di deficit idrico estivo da moderato a elevato.

Nel complesso, le aree agricole occupano l’80% circa della superficie del grande sistema, quelle a vegetazione naturale o seminaturale il 20% circa.

Il sistema D3 comprende i rilievi collinari interni su litologie marnoso-arenacee, marnoso-calcaree e conglomeratiche, a quote comprese tra 250 e 950 m slm.

La morfologia è caratterizzata, in ampie porzioni del sistema, da rilievi a moderata energia, con sommità e brevi creste arrotondate, versanti medi o brevi, dolcemente ondulati.

Sono anche presenti complessi collinari a più elevata energia, con sommità arrotondate e versanti lunghi, ondulati ed incisi.

L’uso prevalente è agricolo, con un mosaico di seminativi (colture cerealicole, foraggere, colture industriali da pieno campo), orti arborati e vitati, oliveti.

Le aree a vegetazione naturale occupano il 20% della superficie del sistema, con boschi di querce caducifoglie, rimboschimenti antropici.

Il sottosistema D3.1 “Collina a bassa energia di rilievo su arenarie e tufo grigio campano” è costituito da:

• Suoli da dolcemente inclinati a ripidi, profondi, su arenarie, a tessitura media o

moderatamente grossolana, con buona disponibilità di ossigeno (Calcaric Cambisols).

• Suoli da dolcemente inclinati a ripidi, profondi, su alternanze marnoso-arenacee, a

tessitura media o moderatamente fine, con buona disponibilità di ossigeno (Calcaric

Cambisols, Haplic Calcisols).

• Suoli da dolcemente inclinati a molto inclinati, profondi, su depositi da caduta di

ceneri ricoprenti il tufo grigio campano, a tessitura media in superficie,

moderatamente fine in profondità, con buona disponibilità di ossigeno (Luvi-Vitric

Andosols).

16 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

CAPITOLO 3

LA STORIA E L’ECONOMIA LOCALI

3,1 – La storia della comunità locale

Il territorio vairanese era abitato già nel Neolitico. Infatti sono stati ritrovati, sulle montagne circostanti, manufatti in bronzo e ferro e i resti di un accampamento risalente all’Età del bronzo. I primi ad insediarsi in questo luogo furono gli Opici.

Successivamente furono i Sanniti ad impadronirsi della zona. Nel 290 a.C., durante la III

Guerra Sannitica, i Romani tolsero ai loro rivali le terre vairanesi e le posero sotto il controllo sidicino.

Con la fine dell’egemonia romana, Vairano passò sotto il controllo longobardo e vi rimase per quasi quattro secoli.

Durante l’XI secolo, sotto il dominio normanno venne eretta la prima fortezza. Il 20 maggio 1191 l’imperatore Enrico VI di Svevia donò il castello di Vairano a Roffredo dell’Isola abate di Montecassino. I Vairanesi scontenti della decisione regia opposero resistenza all’abate cassinate. Nella notte tra il 7 e l’8 agosto 1193 Vairano, guidata dal conte Ruggero di Cacciapuoti, sconfisse le truppe di Roffredo e di Enrico VI che assediavano la città. Negli anni successivi Vairano ospitò molti nomi illustri tra cui: Federico II di Svevia, Carlo d’Angiò, il papa Gregorio X. Nel 1437 la città fu saccheggiata dal Patriarca Vitellesco.

Durante la guerra tra il re di Napoli, Ferrante I d’Aragona, e il suo rivale Giovanni d’Angiò, Vairano, fedele al re, fu assediata dagli angioini ma riuscì a resistere come aveva già fatto nel 1193. Nel 1461 il castello fu quasi totalmente distrutto da Marino Marzano, oppositore degli Aragonesi. A causa sua la città rimase “depopulata et dehabitata” per lungo tempo.

Il castello attuale venne costruito tra il 1491 e il 1503 dal barone Innico II d’Avalos

Cacciapuoti.

Nel 1500 viene eretto il borgo di Marzanello come avamposto di quello vairanese. Nel

1590 Vairano fu acquistata dal barone Antonio Mormile di Cacciapuoti e nelle mani della sua famiglia rimase fino alla caduta del feudalesimo avvenuta nel 1806. L’ultimo barone di Vairano fu Angelo Cacciapuoti morto il 3 maggio 1960.

17 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

3,2 – Dati demografici

Il comune di Vairano Patenora ha subito, negli anni, un sensibile incremento demografico.

Tavola 3.1 – Evoluzione storica della popolazione

3,3 – Il settore primario

3,3,1 – Il quadro attuale

Si riportano alcuni riferimenti statistici e di inquadramento generale.

La ripartizione della SAU, tra le varie colture ed ordinamenti produttivi, ha la seguente distribuzione statistica, su una superficie aziendale totale estesa per Ha 2.707,30 (utilizzata per il 61,19 e non utilizzata per il 38,81%):

• superficie investita a seminativi pari a 1.212,49 ettari (73% della S.A.U.), con 579

aziende, così articolate:

• cereali 297; • frumento 94; • ortive 46; • foraggere 102.

• aziende con coltivazioni legnose agrarie con un totale di 391, così articolate:

18 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

• vite 186; • olivo 155; • agrumi 3; • fruttiferi 139.

• superficie a prati permanenti/pascoli di 19,39 Ha (1,17% della S.A.U.);

• superficie a boschi di 746 Ha (pari a circa il 23% della S.A.U.);

• colture arboree permanenti di 63 Ha (pari a circa 1,95% della S.A.U.);

• superficie destinata a pioppeti, di ettari 3 (pari, allo 0,09% della S.A.U.).

Tale assetto non è mutato significativamente dal ‘90 ad oggi; infatti, il comparto agricolo è caratterizzato da un predominante ordinamento a seminativi (cerealicoli e foraggere avvicendate con circa il 73%) e da altri ordinamenti come colture arboree di interesse agrario - drupacee e pomacee -, in minore misura ad oliveti e vigneti ed in minima parte agrumi).

Nell’ambito dei seminativi permanenti, il 73,5% della superficie (e delle aziende ad esse correlate) è destinata a colture foraggere avvicendate, mentre la restante parte è destinata a colture cerealicole (in particolare frumento e mais) ed in minor misura a colture ortive.

Nell’ambito delle colture arboree (del tutto esigue in termini di superfici investite), si riscontra una superficie prevalentemente investita a frutteti, con drupacee (55 Ha pari all’87,3% del totale); in minima parte anche a vite (8 ettari, pari al 12,7%).

Dall’esame su un totale di 139 aziende, quelle con allevamenti bovini sono 27 con 535 capi; quelle con allevamenti bufalini sono 3 con 137 capi; quelle con allevamenti suini sono 39 con 65 capi. Le altre tipologie di allevamento sono limitate a poche aziende con un ridotto numero di capi.

Il livello di meccanizzazione è mediamente elevato con la quasi totalità delle aziende

(oltre il 90%), dotate di almeno un mezzo meccanico.

L’impiego relativo alle persone in questo settore conta su 1.976 unità, distinte in 778 conduttori, 1.029 familiari e parenti del conduttore e 169 da altra mano d’opera.

Analogo discorso per quanto concerne l’aspetto irriguo che coinvolge la totalità delle aziende agricole con terra, per una superficie di Ha 1.528, ossia quasi la totalità (96 %) della

19 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

S.A.U. complessiva del Comune.

Solo il 29,6% delle aziende è dotato di pozzi aziendali in grado di assicurare autoapprovvigionamento ed autonomia aziendale.

Il sistema di irrigazione prevalente è quello per aspersione, adottato da circa il 90% delle aziende; molto limitati risultano gli altri sistemi irrigui, con valori percentuali di 9,6% e

0,6% rispettivamente per quelli a scorrimento e a sommersione.

Dal punto di vista organizzativo, per la quasi totalità (97%), le aziende sono a conduzione diretta. La manodopera è fornita dal conduttore, e dai suoi familiari, in maniera esclusiva nel 85,4% delle aziende.

E’ interessante notare che il comparto produttivo del settore primario, è caratterizzato da un’agricoltura che non riesce a garantire un adeguato livello reddituale e, pertanto, genera esodo parziale o totale verso gli altri settori produttivi nonchè verso il terziario.

Infatti, negli altri comparti l’attività agricola va configurandosi sempre più come part – time, in cui l’attività principale viene svolta in settori extragricoli.

Nelle aziende di piccole dimensioni, l‘attività agricola, un tempo primaria, tende sempre più ad assumere un ruolo secondario nell’economia locale. In generale è svolta come integrazione di reddito, mediante impiego di manodopera sia di familiari disoccupati, che dello stesso conduttore nel tempo disponibile dal lavoro principale, extra agricolo.

Il fenomeno è generato dall’elevato indice di frammentazione e polverizzazione della proprietà fondiaria, caratterizzata da una dimensione media aziendale ridotta. Le aziende, non possono essere certo considerate “vitali” dal momento che non sono in grado di garantire un adeguato livello reddituale, tale da consentire un tenore di vita “dignitoso”.

Un segno tangibile, in tal senso, è dato dalla presenza di terreni “momentaneamente incolti”: sintomo di una più preoccupante tendenza all’abbandono colturale, che nel medio e lungo periodo potrebbe o determinare un cambio di destinazione dei suoli (verso attività extragricole) o la cessione e, quindi, la ricomposizione fondiaria, con accorpamento nelle realtà agricole produttive di maggiore entità.

Il primo fattore è negativo dal punto di vista agronomico ed ambientale, il secondo è senz’altro auspicabile.

20 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

3,3,2 - Situazione in atto, problematiche e prospettive di sviluppo

L’agricoltura, nonostante il processo di urbanizzazione, interessa una significativa porzione del territorio, pari a circa 4.132 ettari, corrispondenti al 94,60,% della superficie territoriale comunale totale.

Le colture agrarie presenti sono riconducibili alle seguenti tipologie:

• coltivi con colture erbacee;

• pioppeti;

• colture arboree di interesse agrario (frutteti – vigneti).

L’ordinamento produttivo prevalente è quello cerealicolo – frutticolo e foraggero. Le colture erbacee, coltivate in seminativi e prati – pascoli, sono destinate all’alimentazione del bestiame da latte.

Gli altri ordinamenti riscontrati (frutticolo, principalmente e viticolo), allo stato attuale, rivestono un ruolo principale nel contesto agronomico ed economico generale.

Se dal punto di vista produttivo ed economico non si ravvedono necessità di sostanziali cambiamenti e/o trasformazioni, il comparto necessita certamente di razionali interventi finalizzati al miglioramento e potenziamento tecnico, tecnologico strutturale ed infrastrutturale, nonché all’adeguamento alle vigenti normative di settore.

3,4 – La foresta di Vairano Patenora nella storia

3,4,1 – Origine della proprietà1

I beni silvo-pastorali del Comune di Vairano Patenora sono tutti di origine universale. I beni costituivano, nel passato, il demanio feudale, che si sovrappose con le conquiste barbariche al demanio universale o della Universitas Civium e cioè un dominio collettivo, sul quale gli abitanti avevano il godimento, uti singuli et uti cives, delle utilità o l’esercizio dei diritti di uso civico per il soddisfacimento degli essenziali bisogni di vita.

L’uso civico era un diritto originario dei cittadini sulle terre collettive e costituiva un primaevum jus naturale necessario ed inseparabile dalla vita dei Cittadini ne vitam inermem ducant nec fame pereant. Tali diritti erano esercitati già in epoca romana (tesi romanistica) e

1 Tratto integralmente da: G. Fiorucci – Piano di Assestamento Forestale del Comune di Vairano Patenora – 2001/2010.

21 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio rimasero integri anche quando, nel medioevo, le terre furono assorbite nel dominio del

Sovrano e poi nel possesso del Feudatario (barone, duca, principe).

Trattavasi quindi di un condominio tra il feudatario, che aveva il possesso per giurisdizione feudale, e i cittadini, rappresentati dall’Università (oggi Comune), per l’esercizio degli usi civici, su terre considerate patrimonio della Corona per diritto di conquista (Patrimonialia sunt omnia bello adquisita).

Furono i Longobardi che introdussero il sistema feudale, “mostro uscito dalle foreste dei barbari”, come fu definito da Winspeare.

Secondo notizie riportate da Panarello, Vairano faceva parte del potente Ducato longobardo di Benevento, Contea di ; però le prime costruzioni attorno al castello fortificato, che garantiva sicurezza, si fanno risalire all’epoca delle incursioni saracene del IX e del X secolo.

Poco si sa del demanio universale che, anche per Vairano, deve ritenersi successivo all’infeudazione operata in seguito alle conquiste longobarda e normanna.

In effetti sembra che la Terra di Vairano non sia stata subito infeudata, almeno direttamente, prima del XII secolo, e che sia rimasta per vari secoli sotto la giurisdizione del demanio della Corona; la prima concessione (1191), della quale si ha notizia scritta è quella a favore della Badia di da parte dell’Imperatore Enrico VI per attrarre al suo partito il potente Abbate Roffredo; ne seguì la ribellione di Vairano ed il conseguente inutile assedio da parte del bellicoso abate; l’epilogo negativo dell’assedio diede origine al noto motto che oggi fa parte dello stemma di Vairano: “Vairanum (acriter) impugnans in nullo profecit”.

Nell’opera di Geremia dei Geremei sono riportati vari testi dai quali si rileva l’esistenza ab antiquo del demanio universale di Vairano.

Secondo i testi riportati da Angelo Broccoli dell’Archivio Storico Campano, Vairano fu concessa a Gualtiero ed a Bernardo Gentile nel 1212.

Panarello riporta un testo dal quale si rileva che Vairano tornò regio nel 1222 secondo un privilegio del Re Federico II, ottenne cioè, secondo il linguaggio comune dell’epoca la proclamazione al regio demanio detta anche, nel linguaggio giuridico, “proclamatio ad regis demanium”.

22 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Nel corso dei secoli il feudo di Vairano è stato più volte revocato, più volte concesso e più volte venduto; per cui si presume che in occasione di uno dei passaggi della giurisdizione feudale il demanio sia stato escluso dalla concessione e che quindi il Comune sia ritornato in possesso del demanio universale per diritto di prelazione (jus-praelationis) o per cause di benemerenza o di fedeltà nei confronti della Corona.

Da un testo datato 18/10/1660 trovato da Panarello nell’Archivio Generale di Simancas

(Spagna) si rilevano “selve e boschi nelle falde delle montagne e colline tutti demaniali di detta Università (Vairano) ove l’Illustre Duca ci ha il jus come cittadino”.

Il 17/11/1590 Mormile Antonio, Duca di Marzanello, acquistò il feudo di Vairano, riunificando così i territori dei due comuni di Marzanello e di Vairano. Con alterne vicende la famiglia Mormile tenne Vairano fino alla promulgazione delle leggi eversive della feudalità, emanate da Giuseppe Bonaparte in data 2/8/1806.

A tale data esistevano in Vairano, che fin da allora comprendeva Marzanello:

a) la giurisdizione feudale con i demani Fontanaianara, Correale, Patenora, Le Cese, lo

Querceto, lo Pagliarone, La Quercia Secca, La Starza del Gioacchinello, La Pezzenella

e con vari diritti come quelli di mastrodattia (stesura ed esecuzione delle cause),

bagliva (cause che non comportavano pene corporali), portolania (buon governo e

sorveglianza dell’abitato), erbaggi (affitto dei pascoli), ecc.

b) il demanio universale sotto il controllo amministrativo della Corona;

c) il demanio ecclesiastico, costituito dal bosco di S. Orsola, di superficie imprecisata;

I terreni sotto giurisdizione feudale furono in parte acquistati dal Comune, in parte ceduti a vari cittadini, con l’obbligo di pagare un canone al Comune; i demani Le Cese e Lo

Querceto furono rispettivamente ceduti per un terzo e per la metà al Comune per essere assegnati ai vari possessori in cambio del pagamento di un canone.

La Commissione feudale con ordinanza del 5/11/1812 del Duca d’Alamo, confermò, nonostante il divieto posto dall’art. 14 della Prammatica XXIV del 23/2/1792, la promiscuità di godimento del demanio Verdesca esistente fra le popolazioni di Vairano e di Pietravairano, concessa, secondo l’antico jus protomiscus, nel 1454 dal Re Alfonso d’Aragona.

Seguirono numerose contestazioni, che si conclusero con il decreto in data 31/10/1939 del Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici di Napoli, in data 20/7/1938.

23 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Con tale decreto furono chiuse le operazioni demaniali nel Comune di Vairano e i beni silvo-pastorali delle contrade Montagne di S.Angelo, Montagne di Caievola, Marzanello Vecchio e Verdesca furono dichiarati per una superficie complessiva di ha 435.39.89; in effetti secondo i dati del catasto la proprietà comunale oggi è estesa per 418,4861 ha.

Gli stessi terreni, assegnati alla cat. A dell’art. Il della legge 16/6/1927, n. 1766, come previsto dall’art. 130 del RD. 30/12/1923, n. 3267, nella qualità di boschi e di pascoli permanenti, per essere utilizzati in conformità di un piano economico, furono gravati dal diritto di uso civico essenziale di pascolo e di legnatico, da esercitarsi dai naturali del

Comune nelle forme prescritte da apposito regolamento.

Fanno parte di Vairano 4 piccole frazioni Greci, Fratta, Piazza e Vairano Scalo, quest’ultimo in continuo sviluppo.

Secondo Panarello il toponimo deriva dal nome gentilizio Vairo o Vario; Patenora, un aggettivo superfluo perché non esiste un’altra Vairano, dalla colonia romana Patenaria (da

Patens area = area aperta), che deriverebbe, secondo Di Muccio dalla Via Patinaria, antica via romana che passava ad occidente del Monte S. Angelo.

Vairano ha origini molto antiche. La zona era abitata sulle alture, in epoca sannitica, come è testimoniato dalle rovine dei centri fortificati con mura poligonali, della prima e della seconda maniera, secondo la classifica del Lugli del 1947.

La zona di pianura era abitata già in epoca romana ed era sede di una colonia (Claudia

Firma) di veterani di Augusto.

Sono stati rilevate le seguenti aree archeologiche, che possono interessare per lo sviluppo dell’escursionismo per la valorizzazione della montagna:

a) sul Monte S. Angelo (culto longobardo) esiste un centro fortificato in mura in massi

poligonali, sbozzati in modo grossolano secondo la classifica della 1a maniera del Lugli

con ampia cisterna scavata nella roccia; trattasi di un antico insediamento sannitico

con abbondanti frammenti di materiale fittile.

b) sulla cima a quota 420 di Monte Forte di Marzanello esistono fortificazioni megalitiche

di origini sannitiche con tracce di muro medioevale;

c) sulla cima del Monte Caievola una modesta cinta fortificata in mura poligonali della 2a

maniera del Lugli con funzione di osservatorio militare, con numerosi frammenti di

24 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

materiale fittile.

Caiazza, in un lavoro del 1984, ritiene che i resti delle mura facessero parte di un insediamento recintato sannitico che comprendeva Monte S. Angelo, Marzanello, Monte Forte,

Colle Vrecciale e che Monte Caievola fosse un osservatorio a salvaguardia dell’insediamento.

3,4,2 - Pianificazione forestale

Il primo e finora unico Piano di Assestamento Forestale delle proprietà comunali di

Vairano Patenora fu elaborato nell’anno 2000 dal dott. agr. Giuliano Fiorucci.

Il Piano aveva validità decennale, dal 2001 al 2010 ed interessava una superficie totale di 409.47.99 ettari.

Il Piano ripartiva la foresta in 4 classi economiche:

• Classe Economica (A) - bosco ceduo di cerro e farnetto, per una superficie di Ha

137,02, ripartita in 6 particelle.

• Classe Economica (B) - bosco ceduo di protezione di leccio, orniello, carpinella,

carpino nero, roverella, castagno, acero opalo, ed altre specie sporadiche, per una

superficie di Ha 22,35, ripartita in 2 particelle.

• Classe Economica (C) - pineta di pino d’Aleppo, per una superficie di Ha 33,10,

ripartita in 5 particelle.

• Classe Economica (D) - pascoli, pascoli cespugliati, improduttivi, giovani

rimboschimenti, ecc. per una superficie di Ha 216,9699.

3,4,3 – Utilizzazioni boschive

Dagli atti esistenti (vecchio P.A.F., registri di taglio del Comando Stazione Forestale di

Vairano Patenora, progetti di taglio dei boschi agli atti del Comune) risulta che negli scorsi decenni il patrimonio boschivo comunale è stato assoggettato al taglio in maniera abbastanza regolare, come risulta dalla seguente tabella.

25 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Stagione PARTICELLA silvana Superficie produttiva del N° Località totale al taglio taglio Ha Ha 1966/1967 1 Verdesca 26,06 26,06 1967/1968 2 Verdesca 16,93 16,93 1970/1971 3 Verdesca 21,66 21,66 1994/1995 4 Verdesca 23,11 23,11 1984/1985 5 Verdesca 27,31 27,31 1984/1985 6 Verdesca 22,95 22,95 2003/2004 1 Verdesca 26,06 26,06 2007/2008 2 Verdesca 16,93 16,93 2009/2010 3 Verdesca 21,66 21,66 TOTALE 202,67 202,67

3,4,4 – Incendi

Il territorio del comune di Vairano Patenora nel corso degli anni è stato oggetto di ripetuti passaggi di fuoco. Tali accadimenti non sempre sono stati dovuti a noncuranza dell’uomo, ma hanno avuto anche origine dolosa.

Gli eventi di cui trattasi, e di cui si hanno notizie certificate dai preposti uffici, comunali iniziano ad essere censiti dal 1993 a seguito della applicazione del decreto relativo alla Legge Regionale n°332 del 29/10/1993.

Naturalmente, in questa descrizione sono stati presi in considerazione solo gli incendi che hanno interessato le proprietà comunali e tralasciati quelli che hanno interessato i soggetti privati.

Dai dati forniti dagli uffici preposti, risulta che il territorio oggetto da questa revisione del PAF, nel 1993, è stato interessato da incendi in:

 località monte Caievola-montagna di Marzanello, sulle particelle ex 17 (attuale 5028)

del foglio 35 per quasi la totalità (76 Ha circa);

 località Verdesca, foglio 12 ex particella 19 (attuale 5001) per circa 5 ettari;

 località Monte Sant’Angelo, foglio 30 particella 56 per 6 ettari circa.

Negli anni 1994 e 1995 non si sono avuti incendi, nel 1996 si sono verificati episodi che hanno interessato le seguenti zone:

• Monte Sant’Angelo - foglio 30 - p.lla 56 - 150 mq, causa fulmine; • Monte Caievola – foglio 32 – p.lla 41 – mq 1.500; • Tramonte-Verdesca, foglio 12 – p.lla 11 – mq 500.

26 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Il 1997 è stato anno di pausa e gli incendi si sono riproposti nel 1998:

• Monte Caievola – foglio 32, per 400 mq • Tramonte-Verdesca – foglio 24, 1 ettaro circa.

Altro anno di pausa il 1999; nel 2000 si sono verificati 2 incendi di cui risultano le località, ma non le relative estensioni:

• Monte Caievola – foglio 35 – p.lla 17, del 19/01/2000; • Monte Caievola – foglio 35 – p.lla 17, del 01/09/2000.

Per gli anni dal 2001 al 2005 non si sono avute notizie.

Nel 2006 è stata interessata da incendi la località Monte Sant’Angelo – foglio 30 – p.lle

17 – 37 – 55 - 56, per ettari 57 circa.

Nel 2007 il fuoco ha percorso la particella 220 del foglio 24.

Nel 2008 non si sono verificati incendi, mentre nel 2009 si è registrato un evento in località Monte Sant’Angelo - foglio 30 - p.lla 56.

Nel 2010, nei giorni 21-22 agosto, si è verificato un imponente incendio che, percorrendo l’intero versante Sud di Monte Caievola, in catasto al foglio 35, particella 5028, ha completamente distrutto il soprassuolo della particella forestale 13, piccoli lembi della particella 9 (entrambe pineta) e l’intero soprassuolo della particella f, che era interessata da lavori di rimboschimento.

3,5 – Natura della proprietà comunale

3,5,1 - Generalità

Il territorio del Comune di Vairano Patenora è di natura “demaniale universale”2, più propriamente definibile quale patrimonio indisponibile del Comune, soggiacente, principalmente, ai seguenti vincoli:

a) idrogeologico b) paesistico-ambientale

A questi si aggiungono i vincoli:

• imposti da altri Enti sovracomunali: a) Autorità di Bacino 2 La definizione maggiormente corretta di demanio risale a Winspeare che in una lettera del 1810 al Ministro dell’Interno, citava alcuni criteri per riconoscere le terre demaniali di carattere universale: “… boschi, montagne, terre piane, colte o incolte di vasta estensione …” di cui il possessore non possa mostrare il titolo d’acquisto.

27 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

b) Aree Rete Natura 2000

• imposti dall’amministrazione comunale: a) vincoli di uso civico (dettati in relazione alla fruizione del territorio) b) vincoli urbanistici

3,5,2 - Vincolo idrogeologico

Il vincolo per scopi idrogeologici è uno degli istituti giuridici più antichi in materia di tutela dei boschi e dei terreni montani (Santillo A., op. cit., 2002). Esso è disciplinato dall’art. 1 del R.D. 30/12/1923, n° 3267 e concerne terreni degradati che per effetto di utilizzazioni scorrette possono subire denudazioni del manto, perdere stabilità e/o turbare il regime delle acque, con grave danno pubblico.

I relativi atti di vincolo furono redatti dall’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di

Caserta, in data 02/02/1961.

3,5,3 – Vincolo paesistico-ambientale

Il vincolo paesaggistico, ai sensi della legge 29/06/1939 n° 1497, fu imposto ai

“territori coperti da foreste e da boschi …” con il decreto ministeriale n° 312 del 27/06/1985.

La materia, già oggetto di trasformazione evolutiva con la L. 431/85, successivamente

è stata raccolta in modo organico con il D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) che, all’art.2, innovando rispetto alle precedenti normative, ha ricompreso il paesaggio nel “Patrimonio culturale” nazionale.

Il D.Lgs. 42/2004 è stato ancora modificato nel 2008, con i DD. Lgss. 62 e 63, per cui sono comunque di interesse paesaggistico e sottoposti alle disposizioni del Codice i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del D. Lgs. 227/2001.

3,5,4 – Autorità di Bacino

Sul territorio in esame opera l’Autorità di Bacino Nazionale “Liri-Garigliano e Volturno”.

In merito agli aspetti della difesa del suolo ai sensi della L. 183/89, l’analisi comparata della corografia del P.A.F. e della “carta degli scenari di rischio” per il Comune di Vairano

28 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Patenora evidenzia che l’area in oggetto è potenzialmente soggetta al solo rischio di frane e per tal motivo è classificata, nei vari punti, come:

• Area di alta attenzione “A4” – Area non urbanizzata, potenzialmente interessata da

fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima intensità attesa alta.

In tali aree, ai sensi dell’Art. 3 delle Norme di attuazione e misura di salvaguardia del

Piano stralcio per l’assetto idrogeologico, si intendono perseguire i seguenti obiettivi:

incolumità delle persone, sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del

patrimonio ambientale. Al fine del raggiungimento di tali obiettivi è vietata

qualunque trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l’aspetto morfologico,

infrastrutturale ed edilizio (Art. 4 - Norme di attuazione ...... ).

• Area di attenzione potenzialmente alta “A Pa” - Area non urbanizzata, nella quale il

livello di attenzione, potenzialmente atto, può essere definito solo a seguito di

indagini e studi a scala di maggiore dettaglio.

Anche in tali aree si applica l’Art. 3 (Art. 5 - Norme di attuazione ...... ).

• Area “C1” - Area di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati

all’interno, ovvero di fenomeni di primo distacco.

In tali aree si applica l’Art. 13 delle Norme di attuazione: “Nelle aree di cui alla

rubrica gli interventi sono subordinati unicamente all’applicazione della normativa

vigente in materia, con particolare riguardo al rispetto delle disposizioni contenute

nel D.M. 11 marzo 1988 (S.O. G.U. n.127 del 1/06/88), nella Circolare LL.PP.

24/09/88 n. 3483 e successive norme e istruzioni e nel D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380

(Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia - G.U. n.

245 del 20 ottobre 2001- s.o. n. 239)”.

Tuttavia, tali norme non sono applicabili ai tagli boschivi.

3,5,5 - Rete Natura 2000

Il territorio comunale è gravato anche dai vincoli della rete Natura 2000. Essa è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità.

Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi

29 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio di due Direttive comunitarie:

• la Direttiva 79/409/CEE del Consiglio relativa alla “Conservazione degli uccelli selvatici”, conosciuta anche come “Direttiva Uccelli”; • la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, conosciuta anche come “Direttiva Habitat”.

La Direttiva Uccelli, all’Allegato 1, individua un elenco di Uccelli di interesse comunitario, la cui conservazione richiede misure urgenti, fra le quali la designazione di Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.).

La Direttiva Habitat, all’Allegato 1, individua un elenco di habitat di interesse comunitario; all’Allegato 2, individua un elenco di specie animali (esclusi gli uccelli) e vegetali di interesse comunitario. Per la conservazione degli habitat, delle specie animali e di quelle vegetali, la Direttiva richiede la designazione di Siti di Importanza Comunitaria

(S.I.C.), che, una volta validati, si trasformeranno in Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.).

Alcuni habitat e alcune specie presentano uno status di conservazione particolarmente sfavorevole all’interno dell’Unione e quindi vengono designati come prioritari.

Il confine Nord-Est del territorio comunale, identificato nel corso del Fiume Volturno, è inserito nel Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.) “IT8010027 – Fiumi Volturno e Calore

Beneventano”.

Non sono presenti aree ZPS.

3,5,6 - Incendi boschivi

La legge 353/2000, “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”, all’art. 10 prevede:

• Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non

possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per

almeno quindici anni... omissis …

• È inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici

nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività

produttive... omissis …

• Sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento

e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo

30 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell’ambiente, per le aree naturali

protette statali, o dalla regione competente, negli altri casi, per documentate

situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento

per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici.

• Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate

percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia.

3,5,7 - Usi civici

L’uso civico è previsto dalla L. 16/06/1927 n° 1766 ed è imposto su quei terreni in origine appartenenti al demanio comunale ed affidati in godimento “uti cives”. Nasce fin dai primordi come diritto naturale dell’uomo di servirsi di ciò che la natura offre a tutti gli esseri viventi per il sostentamento quotidiano.

Dopo la caduta dell’impero romano, con la nuova organizzazione degli Stati europei di

Carlo Magno del VIII secolo (Sacro Romano Impero), questi diritti civici vengono codificati e garantiti su tutte le terre “dell’Imperatore” concesse ai Sovrani, e da questi ai Signori locali

(feudatari): “ubi feuda, ibi demania”.

I Signori, per potersi assicurare il maggior benessere possibile spettante loro per il rango, cominciarono a vessare i cittadini consentendo loro di fruire soltanto di alcuni diritti

“nec inemem vitam ducerent”, perché non morissero di fame e potessero ben servirli.

Comunque, con l’inizio del XIX secolo i sovrani europei (napoleonici) si resero conto che per conservare il potere avrebbero dovuto riconoscere ai cives i diritti usurpati dividendo le terre, secondo le nuove teorie illuministiche. Si trattò di un vero e proprio scioglimento di promiscuità di diritti su beni pubblici e privati soggetti agli usi civici, con l’obiettivo di conservare la destinazione in proprietà collettiva fino alla liquidazione definitiva.

Nel tempo le finalità sono mutate, anche per fini di tutela della montagna ed in ragione dei bisogni di quelle popolazioni rimaste legate a modalità rudimentali di sfruttamento agricolo e forestale del territorio (usi civici di erbatico, legnatico e pascolatico).

I beni soggetti ad uso civico possono essere sottratti alla funzione collettiva a seguito di mutamento di destinazione, con apposito procedimento amministrativo di sdemanializzazione, di competenza regionale.

31 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

La legge 17/03/81 n° 11 della Regione Campania dispone che i beni collettivi devono essere utilizzati in conformità di un piano economico, sulla base di indirizzi dettati dalla

Regione e dalla Comunità Montana competente, che dovrà tendere all’introduzione ed alla regolamentazione di attività plurime produttive nella forma di imprese, con favore per quelle strutturate in cooperativa.

Il territorio del Comune di Vairano Patenora è gravato dai diritti essenziali di uso civico di legnatico e pascolo da esercitarsi dai naturali del Comune, nelle forme prescritte da apposito regolamento, giusto Decreto del Commissario per la liquidazione degli usi civici di

Napoli in data 31/10/1939.

Per la disciplina del godimento dei diritti di uso civico, si è redatta la proposta di regolamento che è riportato al capitolo 11 del presente Piano.

3,6 – I prodotti secondari del bosco

3,6,1 – Situazione attuale

La raccolta dei prodotti secondari del bosco ed in particolare di funghi, fragole, origano, terriccio, muschio e finanche di cardi nelle radure pascolive è ormai diventato un fenomeno di massa, da mettere in relazione da una parte alla crescente disponibilità di tempo libero e ad una migliore accessibilità delle zone interessate e dall’altra all’interesse, sia commerciale sia gastronomico, verso tali prodotti.

La lievitazione del numero dei cercatori ha determinato una deleteria pressione antropica sul bosco ed uno sfruttamento intensivo e troppo spesso scorretto dello stesso, con una serie di danni all’ecosistema dovuti a modalità di raccolta irrazionali, allo sconvolgimento della lettiera del sottobosco, al costipamento del terreno ed alla sistematica distruzione del materiale raccolto e poi risultato non idoneo, senza che una normativa ad hoc ponga fine a tale sistematico saccheggio.

3,6,2 – Normativa esistente

Il particolare regime giuridico dei beni silvo-pastorali appartenenti al Comune di

Vairano Patenora, gravati dal diritto di uso civico, consente ai cittadini locali di raccogliere legna secca, pascolare e raccogliere funghi, fragole, lamponi ed erbe diverse.

32 Sezione 1 - Descrizione dell’ambiente e del territorio

Esiste, dunque, il diritto dei soli cittadini di Vairano Patenora di raccogliere i prodotti suddetti, praticamente senza alcun limite, stante l’assenza di regolamenti o usi locali; tale diritto, si badi bene, è del tutto personale ed inerisce alla persona in quanto avente il requisito della cittadinanza.

Il problema, pertanto, è di tutelare i diritti acquisiti contemperandoli, peraltro, con le effettive capacità produttive del bosco e consentendo l’accesso - sempre in aumento - di terzi estranei.

Da un punto di vista giuridico tali prodotti sono considerati frutti e più specificatamente “frutti naturali” (Art. 820 comma I e II c.c.) e, come tali, appartengono al proprietario del fondo che li produce; non sono, cioè, “res nullius” e quindi non sono suscettibili di appropriazione da parte di chicchessia, né possono considerarsi cosa abbandonata cui ognuno può appropriarsi (Art. 821 c.c.).

Esiste, quindi, il diritto del proprietario del fondo, o di chi ha diritto reale o personale di godimento su tali prodotti, di impedirne la raccolta o, quanto meno, di regolamentarla.

Appare pacifico, cioè, che il Comune, quale rappresentante dell’originaria “Universitas civium” abbia potere di azione diretta a mantenere salvi tali diritti ai suoi cittadini.

Pertanto, chiarito che dal punto di vista giuridico la raccolta di tali prodotti può essere vietata o regolamentata, l’obiettivo da perseguire è quello di conciliare tale raccolta con la tutela dell’ecosistema, con la valorizzazione turistico-ambientale della montagna e con la salvaguardia dei diritti precostituiti dei residenti.

Per quanto sopra, si propone una bozza di regolamento comunale a tutela del territorio. La bozza di regolamento è riportata al cap. 11 del presente Piano.

33 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

CAPITOLO 4

LA STATISTICA DEL BOSCO

4,1 – Il rilevamento topografico

Durante i sopralluoghi effettuati, al fine di determinare i limiti del territorio comunale, si è voluto procedere ad una maggior definizione dei confini (rispetto a quelli tracciati con il piano scaduto), sia nei riguardi dei limiti esterni della proprietà che all’interno, per consentire una migliore gestione del patrimonio boscato e pascolivo. Si è proceduto all’effettuazione di rilievi topografici più accurati, atti all’individuazione delle linee di confine interessanti.

Il rilievo topografico è stato eseguito sulla base della Carta Tecnica Regionale in scala

1:5000, integrata dalla mappa catastale in scala 1:2000.

Le linee del particellare forestale, nonché la viabilità di servizio forestale e la sentieristica non ancora riportate in cartografia, sono state rilevate per percorrenza diretta, a piedi, con l’impiego di uno strumento GPS – ricevitore palmare Magellan MobileMapper CX - e i dati derivanti dal rilievo sono stati inseriti nella cartografia digitale georeferenziata che è stata, poi, utilizzata come carta di base per l’allestimento della cartografia assestamentale definitiva.

Qualità descritta in Catasto Superficie in Ha

bosco ceduo 173,19 La proprietà territoriale del F. R. 0,23 incolto produttivo 0,95 Comune di Vairano Patenora, incolto sterile 1,10 desunta dai tabulati del catasto pascolo cespugliato 9,66 pascolo 224,41 Terreni, assomma a Ha 422,19, prato 0,04 distinti per superficie e qualità di seminativo arborato 1,24 seminativo 5,60 coltura come nella tavola affianco uliveto 5,72 riportata. vigneto 0,05 TOTALE 422,19

Atteso che la classificazione catastale è vecchia di molti decenni, si è reso necessario verificarne la corrispondenza alla realtà; Il rilevamento eseguito sul territorio ha evidenziato

34 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi una situazione di fatto alquanto diversa; la superficie di cui sopra è ripartita nel seguente modo:

Qualità riscontrata Superficie in Ha bosco ceduo 210,34 bordure stradali 0,20 F. R . 0,23 cava 8,28 incolto produttivo 0,83 incolto sterile 0,13 lago di vairano 0,94 pascolo cespugliato 0,20 pascolo 192,88 piazza 0,25 seminativo arborato 1,23 seminativo 4,79 strada 1,07 arboreto 0,80 TOTALE 422,19

Di tali superfici, ai fini del presente Piano, vengono computate solo e seguenti:

Qualità riscontrata Superficie in Ha bosco ceduo 210,34 cava 8,28 incolto produttivo 0,83 incolto sterile 0,13 pascolo cespugliato 0,20 pascolo 192,88 seminativo arborato 1,23 seminativo 4,79 TOTALE 418,69

Nel piano scaduto, erano stati sottoposti a gestione forestale Ha 409,48; nel presente piano, attesa l’evoluzione dei soprassuoli si verifica un aumento della copertura silvo- pastorale di Ha 9,21.

4,2 – La viabilità di servizio forestale

Le strade sono la premessa indispensabile per la selvicoltura, la “selvicoltura senza strade è un’illusione” (Hippoliti, op. cit. 2003).

Ancora, secondo Pavari, “La selvicoltura segue le strade”; in pratica non è possibile fare

35 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi selvicoltura in boschi lontani dalle strade e accessibili soltanto a piedi e in tempi lunghi.

Per operare in bosco con le macchine, per esboscare il legname, sono indispensabili le vie di esbosco, possibilmente permanenti (le piste) con caratteristiche, disposizione e in quantità adeguate. Esboscare con trattori senza piste è il modo più sicuro per andare incontro a costi eccessivi, incidenti e danni.

A maggior ragione, per poter realizzare una gestione forestale sostenibile, in cui si effettuano interventi selvicolturali moderati, che siano al tempo stesso ecologicamente prossimi alla natura ed economicamente vantaggiosi, è necessario che sul territorio sia presente un adeguato sistema di infrastrutture in cui strade, piste, aree di deposito, rifugi, imposti permanenti e/o temporanei permettono, a chi lavora in bosco, di operare con relativa facilità e sicurezza.

La viabilità è assicurata dalle seguenti strade vicinali, piste di esbosco e di servizio per una lunghezza complessiva di 6.700 m:

• pista di esbosco del Vallone delle Canne; interessa la particella 4 per una lunghezza di

m 458 e la particella 5 per una lunghezza di m 1.042;

• pista di esbosco detta del Monastero della Ferrara, segue il confine occidentale delle

particelle 6a e 6b, per una lunghezza di m 856;

• pista di esbosco di Valle di Finocchietto, segue i confini tra le particelle 1-3 e 2-3, per

una lunghezza di m 1.271;

• pista di servizio dalla strada comunale per Marzanello alla località Marzanello

Vecchio, interessa la particella 9 per una lunghezza di m 700;

• pista di servizio Calvario in Comune di Pietravairano; interessa i rimboschimenti in

corso e le particelle 13 e 16, per una lunghezza di m 1.000.

Inoltre il demanio è interessato dalle seguenti strade:

• strada di bonifica integrale Vairano-diga di irrigazione del Consorzio di Bonifica

Integrale del Sannio-Alifano; interessa solo marginalmente la particella 2;

• strada comunale per la chiesa medioevale di Marzanello Vecchio, interessa la sezione

pascoliva “g”, per una lunghezza di m 785.

36 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

4,3 – La divisione della foresta

La foresta, intesa nel suo complesso, può costituire (normalmente è così) un’entità troppo ampia ed eterogenea, per poterla assoggettare alle medesime prescrizioni. Pertanto, se ne rende necessaria la suddivisione in entità territoriali di minore estensione.

Ogni foresta si divide in “classi di governo”, definite dal tipo di origine del soprassuolo

(gamica = fustaia; agamica = ceduo) ed in “classi di trattamento”, definite dalla tipologia dei tagli effettuati a carico dei soprassuoli.

La più piccola frazione in cui si divide la foresta è la “particella”, che è costituita da un’unità colturale omogenea nei riguardi del suolo, del clima e del soprassuolo.

Ai fini dell’assestamento è fondamentale il concetto di “classe economica”, altrimenti identificata come “compresa”, che rappresenta un insieme di particelle cui è attribuita una determinata funzione. Per tal motivo, dette particelle sono raggruppate in una serie coordinata, atta a raggiungere gli scopi cui è stata destinata la compresa medesima.

Tutte le particelle della identica classe economica sono assoggettate allo stesso tipo di governo.

L’attribuzione delle particelle alle comprese è stata effettuata in base ai caratteri del popolamento (specie e struttura) e delle condizioni stazionali.

La foresta di Vairano Patenora, nel Piano scaduto, era stata suddivisa in quattro classi economiche.

Per gli scopi del presente P.A.F., la foresta comunale di Vairano Patenora, estesa complessivamente Ha 418,69, conserva la precedente ripartizione.

Per tutto quanto sopra esplicato, la proprietà silvo-pastorale comunale è così suddivisa:

Classe economica “A” – CEDUO DI CERRO E FARNETTO – costituita da 6 particelle, di superficie complessiva pari a Ha 141.75.11, da assoggettare allo schema dei tagli successivi;

Classe economica “B” – CEDUO MISTO DI PROTEZIONE – costituita da 5 particelle, di superficie complessiva pari a Ha 58.15.33, da escludere da qualsiasi intervento;

Classe economica “C” – PINETA DI PINO D’ALEPPO - costituita da 6 particelle, di superficie complessiva pari a Ha 93.72.74, da escludere da qualsiasi intervento;

Classe economica “D” – PASCOLI, ecc. - costituita da 7 particelle, di superficie complessiva pari a Ha 117.61.96, da escludere da qualsiasi intervento;

37 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

Classe economica “E” – CAVE - costituita da 2 siti di cava, di superficie complessiva pari a Ha 7.43.80, da escludere da qualsiasi intervento.

4,4 – Il registro particellare

La particella forestale, detta anche “sezione”, è l’unità elementare della foresta, che viene numerata, catalogata con i propri dati, classificata e sottoposta a specifiche prescrizioni.

L’identificazione di una particella coincide con l’apposizione dei relativi confini, che possono essere tracciati secondo diverse esigenze. Possiamo, pertanto, distinguere confini di particella:

a) obbligatori quali, ed esempio, i confini di proprietà;

b) fisiografici, costituiti da linee topografiche evidenti;

c) geometrici, costituiti da linee rette del tutto arbitrarie;

d) analitici (o di popolamento), che dividono popolamenti diversi per conseguire

l’omogeneità particellare.

Per quanto riguarda la formazione del particellare, si è rispettata l’integrità delle particelle già individuate nel precedente Piano, conservandone anche la numerazione, così da mantenere anche i riferimenti fisiografici e toponomastici.

Sono state soltanto aggiunte le particelle non contemplate nel piano scaduto.

La puntuale materializzazione dei confini di proprietà è stata realizzata mediante apposizione di segnali in vernice di colore rosso, in forma di doppia striscia su fusti oppure su rocce inamovibili.

I confini di particella sono stati indicati per mezzo di segnali in vernice di colore rosso, in forma di singola striscia su fusti oppure su rocce inamovibili. Il termine di confine tra due o più particelle è stato indicato con segnali a linee variamente intersecanti (a T, a Y oppure con altre forme, diritte o rovesciate), secondo i singoli casi.

Per l’univoca identificazione delle singole particelle, i segnali di confine sono stati integrati con la numerazione (in ordine progressivo, a partire dal n° 1) in numeri arabi, sempre in vernice rossa.

Il particellare così realizzato, con l’indicazione dei segni di confine, dei numeri

38 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi identificativi e delle diverse fisionomie silvo-pastorali, è stato riportato sulla carta silografica definitiva.

Dall’operazione di disegno del particellare, è stato possibile ottenere anche il calcolo della superficie delle singole particelle, per mezzo di apposito software CAD.

Si fa presente che l’operazione di riporto su cartografia può anche essere affetta da lievi imprecisioni, dovute alla non perfetta sovrapponibilità dei diversi tipi di cartografia di base disponibili.

39 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

CAPITOLO 5

METODOLOGIA OPERATIVA: RILIEVO QUALITATIVO E QUANTITATIVO

5,1 – Generalità

In questo capitolo è illustrato il procedimento seguito per l’identificazione delle singole particelle.

Per la descrizione qualitativa delle particelle si è riportato un resoconto sintetico di quanto annotato durante le visite sopralluogo.

Sotto l’aspetto analitico (quantitativo), ad integrazione del rilievo descrittivo, sono stati raccolti e riportati alcuni dati dendrometrici, da impiegare come:

• base di calcolo delle masse utilizzabili;

• base di valutazione del pregio paesaggistico del bosco;

• base di valutazione degli sviluppi futuri del bosco.

Le operazioni di campagna sono state eseguite nei mesi di settembre e ottobre 2013.

Il tipo di rilievo dendrometrico eseguito è consistito nel rilievo per campionamento

(aree di saggio).

Per ogni particella è stata redatta un’apposita scheda in più pagine dove, al termine dei rilievi di campagna, nella prima pagina, sono stati inseriti tutti i dati descrittivi e, nelle altre, tutti i dati dendro-auxometrici della particella stessa.

Le schede, raggruppate per compresa, sono riportate in allegato al presente Piano.

5,2 – Le descrizioni particellari

La descrizione delle particelle segue lo stesso schema per tutte le particelle delle diverse comprese.

In ogni singola particella sono stati effettuati rilievi descrittivi riferiti ai seguenti aspetti:

a) Dati anagrafici: definizione della compresa, del numero della particella, della

località e dell’estensione superficiale.

b) Caratteristiche della stazione: con rilevamento dell’altitudine, dell’esposizione,

della giacitura e della pendenza e con osservazioni sul substrato roccioso, sul tipo

40 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

di suolo e sul grado di rocciosità affiorante.

Si è fatto anche cenno alle condizioni della viabilità.

c) Caratteristiche del soprassuolo:

strato arboreo: si è effettuata una descrizione generale del bosco

evidenziando, in particolare, le forme di governo e trattamento, la tipologia

forestale, l’età e la classe cronologica, la provvigione esistente, la specie

prevalente e quelle secondarie e sporadiche, il grado di copertura, lo stato

sanitario;

sottobosco: tanto per gli arbusti, quanto per le erbe, è stata effettuata una

breve descrizione, con specifico riferimento alla composizione vegetale ed

al grado di copertura.

d) Prescrizioni di intervento: sono stati prescritti gli interventi da realizzare, con

indicazione dei relativi tempi e modi di esecuzione.

5,3 – I rilievi dendro-auxometrici

5,3,1 – Compresa “A”

Le particelle afferenti a questa compresa sono state analizzate mediante n° 6 aree di saggio di forma quadrata, ognuna di superficie pari a m2 400.

Tali aree, per quanto possibile, sono state scelte nei tratti di bosco che meglio potessero rappresentare i caratteri medi del soprassuolo.

Le aree sono state delimitate sul posto, contrassegnando tutte le piante situate immediatamente all’esterno del perimetro che delimita l’area, con segnali visibili dall’interno dell’area stessa.

Ogni area presenta, in almeno due vertici d’angolo, la scritta: ”A.S. …” (con relativo numero).

In ognuna di esse si è effettuato il cavallettamento totale dei fusti presenti con diametro a m 1,30 da terra superiore a cm 3,5 con successivo raggruppamento in classi diametriche crescenti di 2 in 2 centimetri, a partire dalla classe di cm 4.

In tali aree sono stati rilevati:

- coordinate geografiche nel sistema UTM (GPS – per il posizionamento in

41 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

mappa delle singole aree di saggio);

- numero dei fusti, per conteggio dei singoli pedali;

- età, dall’analisi dei documenti relativi alle passate utilizzazioni (ove

esistenti), oppure per conteggio degli anelli sulle sezioni di taglio degli alberi

abbattuti;

- altezze, con misurazione degli alberi abbattuti, oppure con l’impiego di un

ipsometro Blume-Leiss.

Anche in questo caso, dai dati rilevati è stato possibile derivare i valori di diametro medio e di area basimetrica, distintamente per i polloni e per le matricine di vecchio turno.

5,3,2 – Comprese “B” e “C”

In tali comprese non è stato eseguito alcun rilievo, atteso che nessuno dei soprassuoli di queste classi sarà assoggettato ad interventi di utilizzazione.

5,4 – La cubatura del soprassuolo

La determinazione della provvigione delle singole particelle è stata realizzata distintamente per ogni compresa, adottando il metodo delle “tavole dendrometriche locali”, utilizzando le medesime tavole costruite per il Piano scaduto.

5,5 – La cartografia del Piano

La restituzione di stampa degli elaborati cartografici inerenti il presente Piano è stata realizzata in due differenti formati, scala 1:25.000 e scala 1:10.000, secondo le prescrizioni della vigente normativa tecnica regionale.

Quale cartografia di base per la preparazione della cartografia definitiva del Piano sono state utilizzate:

• la Carta Tecnica Regionale alfanumerica di tipo vettoriale, in scala 1:5.000.

• la cartografia catastale alfanumerica di tipo vettoriale, in scala 1:2.000.

Su tali basi, con l’aiuto di programmi informatici, sono stati riportati gli elementi emersi nella fase di rilevamento topografico, primo fra tutti e presente in tutte le carte, il reticolo dei limiti (esterni ed interni) del particellare forestale.

42 Sezione 2 – Compartimentazione e rilievi

Le carte tematiche derivate, allegate al Piano, presentano le seguenti caratteristiche:

CARTA SILOGRAFICA

Restituita in stampa su base C.T.R. in scala 1:10.000 ed in scala 1:25.000 e su base catastale in scala 1:10.000.

Riporta il particellare forestale con l’indicazione delle diverse fisionomie silvo-pastorali

(evidenziate con colori diversi, secondo la vigente normativa regionale), dei segni di confine e dei numeri identificativi delle particelle, del tracciato dei principali tratti della viabilità forestale.

CARTA DEI MIGLIORAMENTI

Restituita in stampa su base C.T.R. in scala 1:10.000 e su base catastale in scala

1:10.000.

Riporta gli interventi di miglioramento e/o manutenzione (nelle diverse tipologie) da realizzarsi nel periodo di validità del Piano, con la relativa puntuale ubicazione.

CARTA GEOLOGICA

Restituita in stampa su base C.T.R. in scala 1:25.000.

E’ stata realizzata riprendendo quanto riportato nella Carta Geolitologica, in scala

1:5.000, allegata al P.U.C. vigente.

CARTA DEL RISCHIO DI FRANA

Restituita in stampa su base C.T.R. in scala 1:25.000.

E’ stata realizzata sovrapponendo alla C.T.R. la perimetrazione, in formato vettoriale, delle aree a rischio di frana.

43 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

CAPITOLO 6

ASSESTAMENTO DELLA COMPRESA “A”: CEDUO DI CERRO E FARNETTO

6,1 – Caratteristiche della compresa

La compresa “A” è stata istituita con finalità principalmente produttive.

Occupa tutto il complesso situato nella parte collinare del demanio denominato

Verdesca e comprende 6 particelle, numerate da 1 a 6, per la superficie complessiva di

141,7511 ettari.

Il complesso Verdesca è costituito da un ceduo matricinato in prevalenza di cerro e di farnetto, con presenza sporadica di roverella, carpinella, sorbo degli uccellatori, ciavardello, orniello, acero opalo, pioppo bianco, pioppo tremolo, salice, salicone, castagno, ecc.

Il suolo si è originato da un substrato costituito da formazioni oligo-mioceniche di tipo arenaceo e marnoso-argilloso, talvolta coperte, nella parte a ovest, da brecce stratificate e detriti di falda cementati; formazioni piuttosto note che interessano gran parte delle colline situate in prossimità ed in destra del fiume Volturno.

Nella parte meridionale piccolo tratto roccioso cacuminale con presenza di leccio rupicolo.

La morfologia del territorio è di tipo collinare, con pendenze modeste; l’altitudine varia da 100 m a 282 m s.l.m.

Il bosco fa parte di una serie di stazioni, isolate dai complessi boscati più estesi, da considerarsi relitti di una compagine più vasta, dominata dal cerro e dal farnetto, situate in provincia di Caserta nei tratti pianeggianti e collinari lungo il corso del Fiume Volturno (Gioia

Sannitica, , Alife, , Vairano Patenora, Pietravairano, ).

Dalla Carta della vegetazione naturale e potenziale di Tomaselli (1970), la stazione è compresa nell’Orizzonte sub-mediterraneo, fra le formazioni con prevalenza di querce termofile (climax della roverella - Quercion pubescenti-petraeae) con possibilità potenziale per il cerro.

Più in particolare, facendo riferimento ad altre ricerche sulle caducifoglie italiane, fatte dall’Istituto di Botanica di Firenze (Contoli e Spada, 1974; Arrigoni, 1974), la stazione, simile per affinità floristiche a quelle rilevate nei Balcani, è compresa nella fascia Quercus-

44 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Tilia-Acer di Schmid (1969), come bosco misto mesofilo di latifoglie decidue, nella variante, secondo Arrigoni (1974), più termofila ed igrofila.

Infatti il farnetto, per quanto riguarda l’umidità, è mesofilo e più esigente del cerro; nella stazione è favorito dalla sua posizione ai piedi del Monte S. Nicola e dall’esposizione a nord-ovest.

La presenza in varie zone, specialmente sui dossi, di elementi più termoxerofili, quali

Arbutus unedo, Ruscus aculeatus, Cistus salvifolius (vari esemplari risultano parassitati da

Cytinus hypocistis), Asparagus officinalis, Erica arborea, Ligustrum vulgare, Paliurus spinachristi, Smilax aspera, ecc., è il risultato, unitamente ad accrescimenti più modesti della specie, di azioni antropiche ricorrenti (tagli a breve rotazione, pascolo ed incendi).

Il sottobosco erbaceo è in genere scarso in dipendenza della fitta copertura arborea ed

è povero di specie nemorali, secondo la caratteristica dell’associazione.

La vegetazione arbustiva è invece piuttosto abbondante, soprattutto dove il soprassuolo forestale è più rado, nel qual caso il bosco assume l’aspetto di macchia impenetrabile.

Nel passato il bosco era stato suddiviso in 5 sezioni e trattato a raso con riserva di 100 matricine per ettaro, con un turno di anni 15. La cronologia dei tagli, però, non è stata rispettata con la conseguenza, riscontrata nel piano scaduto, di avere un bosco con classi cronologiche molto alterate.

La matricinatura, abbastanza uniforme e bene distribuita, è costituita prevalentemente dal cerro e dal farnetto; predominano i soggetti bene affermati, slanciati, con chioma leggera e raccolta in alto.

Le matricine dei soprassuoli utilizzati prima dell’applicazione del piano scaduto hanno, per i 3/4, l’età dei polloni più 15-20 anni (matricine del turno) e per 1/4 appartengono ai turni precedenti.

Il ceduo è bene affermato con ceppaie a livello del terreno, di modesta grandezza e con pochi polloni per ceppaia (prevalgono le ceppaie con 2-3 polloni).

Per quanto riguarda la densità, i soprassuoli sono abbastanza uniformi anche se, ovviamente, non mancano tratti di modesta entità, non rilevabili topograficamente, di radura o con vegetazione più rada e meno sviluppata.

45 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

6,2 – Particelle pertinenti alla compresa

La compresa “A” è costituita da 6 particelle, per un’estensione complessiva di Ha

141.75.11, corrispondente al 52% della superficie boschiva da assestare.

La situazione, al momento del rilievo di campagna (autunno 2013), è la seguente:

Particella età Superficie totale n° contrada anni Ha 1 Verdesca 10 25,3814 2 Verdesca 6 16,8869 3 Verdesca 4 21,4569 4 Verdesca 19 28,4141 5 Verdesca 29 25,3142 6 Verdesca 29 24,2976 TOTALE 141,7511

6,3 – La situazione reale

6,3,1 – La provvigione

Il rilievo tassatorio delle particelle di questa compresa è stato effettuato con il metodo del campionamento per aree di saggio. Nell’intera compresa sono state rilevate n° 6 aree di saggio di forma quadrata, ognuna di superficie pari a m2 400.

La provvigione reale delle singole particelle della compresa è stata stimata con il metodo delle tavole dendrometriche, mediante una tavola di cubatura ad una entrata, costruita, nel piano scaduto, appositamente per la compresa in esame.

Per il presente piano si è ritenuto di non procedere ad ulteriori analisi e, quindi, è stata adottata la medesima tavola del piano precedente.

La tavola di cubatura dei polloni del ceduo fu ottenuta dalla cubatura per sezioni

(metodo della formula di Heyer) di 15 alberi modello, presi in un’ampia gamma di diametri e distribuiti su tutta la superficie interessata dalla classe economica.

La variazione del volume dendrometrico dei polloni del ceduo in funzione del diametro

(tavola 6.1 e figura 6.1) è espressa dallo sviluppo dell’equazione:

2,4075305 V = f(d) = 0,00017846864 d

ESS = 0,0165 R2 = 0,9796

46 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Nel vecchio piano, fu costruita anche la tavola delle altezze in funzione del diametro

(tavola 6.2 e figura 6.2), espressa dallo sviluppo dell’equazione:

H = f(d) = - 0,73820585 + 3,9986934 √d

ESS = 0,8288 R2 = 0,9376

Tavola 6.1

Tavola dendrometrica locale dei polloni del ceduo - Variazione del volume in funzione del diametro

CLASSE VOLUME DENDROMETRICO DIAMETRICA dati grezzi dati compensati cm mc mc 4 0,0040 0,005 6 0,0160 0,013 8 0,0275 0,027 10 0,0460 0,046 12 0,0860 0,071 14 0,0860 0,103 16 0,1420 0,141 18 0,188 20 0,2720 0,242

Figura 6.1

Polloni del ceduo - Curva di variazione del volume dendrometrico in funzione del

dati grezzi dati compensati

0,3

0,25

0,2

0,15

0,1 volume - mc volume

0,05

0 4 6 8 10 12 14 16 18 20

diametro a m 1,30 - cm

diametro

47 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Tavola 6.2

Tavola ipsometrica locale dei polloni del ceduo - Variazione dell’altezza in funzione del diametro

CLASSE ALTEZZA DENDROMETRICA DIAMETRICA dati grezzi dati compensati cm m m 4 6,50 7,30 6 8,60 9,10 8 10,75 10,60 10 12,00 11,90 12 13,50 13,10 14 13,75 14,20 16 14,10 15,30 18 16,20 20 18,00 17,10

Figura 6.2

Polloni del ceduo - Curva di variazione dell’altezza in funzione del diametro

dati grezzi dati compensati 20 18 16 14 12 10 8

altezza - m altezza 6 4 2 0 4 6 8 10 12 14 16 18 20

diametro a m 1,30 - cm

6,4 – Il turno di utilizzazione

Nel passato, fino all’adozione del piano precedente a questa revisione, era stato adottato un turno di 15 anni con tagli triennali, essendo stato il bosco ripartito in 5 sezioni;

48 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese tuttavia, i boschi sono stati utilizzati disordinatamente, non rispettando gli intervalli, né le età predefinite.

Gli estensori del vecchio piano, considerando che il turno dei 15 anni non era più proponibile hanno pensato di allungarlo e pertanto hanno proposto un turno provvisorio di 20 anni, con intervalli di 4 anni di cui, ad onor del vero, non si comprende l’applicabilità.

Pur concordando sull’opportunità dell’allungamento del turno rispetto a quello tradizionale di 14 anni previsto dalle vigenti Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, in quanto:

a) si riducono gli inconvenienti connessi ai tagli a rotazione breve; ad ogni taglio

s’interrompe la schermatura udofototermica che esercita la vegetazione sul suolo,

provocando l’arresto o l’involuzione del processo pedogenetico. Pi i turni sono

lunghi, minori nel tempo saranno ovviamente i traumi che subir la pedogenesi.

Inoltre  noto il rapporto esistente tra immobilizzazione e restituzione della

biomassa;

b) con provvigioni unitarie pi elevate si riducono i costi delle utilizzazioni con ovvio

aumento del prezzo di macchiatico;

c) maggiore protezione dagli incendi, in quanto i boschi pi giovani sono pi facilmente

colpiti.

Si discorda anche con l’ipotesi (formulata nel piano scaduto) di un turno definitivo trentennale, atteso che essa non porterebbe affatto a raggiungere la normalità a decorrere dalla stagione 2047-2048 ma, invece, il primo taglio della seriazione normale si realizzerebbe solo nella stagione silvana 2072/2073, ossia 25 anni dopo quanto prefigurato nel piano scaduto.

Si è stabilito, quindi, anche in discendenza del particolare metodo di assestamento scelto (esplicato nel paragrafo seguente), di prefissare un turno di utilizzazione definitivo di

24 anni.

Così facendo, si perviene allo stato normale in un periodo pari alla lunghezza di un solo turno, atteso che, in questa ipotesi, il primo taglio della seriazione normale si realizzerà già nella stagione silvana 2038/2039.

Tale assunto è chiaramente esplicato dalla tabella seguente.

49 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Stagione silvana del PARTICELLA taglio N° Località età al taglio 2003/2004 1 Verdesca 37 2007/2008 2 Verdesca 40 Piano scaduto 2009/2010 3 Verdesca 39 2016/2017 5 Verdesca 30 Prima revisione 2020/2021 6 Verdesca 33 del piano 2024/2025 4 Verdesca 28 2028/2029 1 Verdesca 23 Seconda 2032/2033 2 Verdesca 24 revisione del piano 2036/2037 3 Verdesca 20 2040/2041 5 Verdesca 24 Terza 2044/2045 6 Verdesca 24 revisione del piano 2048/2049 4 Verdesca 24 2052/2053 1 Verdesca 24 Quarta 2056/2057 2 Verdesca 24 revisione del piano 2060/2061 3 Verdesca 24

6,5 - Scelta del metodo di assestamento

E’ stata adottata una variante del metodo planimetrico spartitivo già adottata da

Angelini, alla fine degli anni 90, per i boschi del Comune di (CE).

Il metodo proposto è prossimo al metodo “organico” (meglio detto “metodo delle classi cronologiche”), ma ha una lieve differenza concettuale, che è meglio illustrata in seguito.

Il bosco è suddiviso in classi cronologiche pluriennali, con capacità produttiva simile tra loro (e non uguale, perché il soprassuolo non è tutto assolutamente omogeneo, e perché le superfici delle varie classi cronologiche sono leggermente diverse).

Anche il turno è stato frazionato in tanti periodi per quante sono le classi cronologiche, sei nel caso in esame.

Per tal motivo, il soprassuolo è stato mantenuto nella divisione in sei particelle di ampiezza pressoché uguale ed ognuna di queste particelle è stata ascritta ad una classe cronologica.

Il metodo planimetrico organico, nella forma classica, prevede che nel bosco “normale”

50 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese tutta la superficie di ogni classe cronologica appartenga ad una o più età, comprese nel periodo.

Il metodo particolare di assestamento qui adottato, invece, prevede che ogni classe cronologica è strettamente rappresentata da una sola particella coetanea, che viene interamente utilizzata alla fine del relativo periodo cronologico, ossia allo scadere dei quattro anni.

Così facendo, già alla fine della seconda revisione del piano, dopo un solo turno di taglio, ossia allo scadere dei 24 anni, il bosco risulta “assestato”, con sei particelle di età scalare con ragione di quattro anni di età.

6,6 – Governo e trattamento

Si conferma il governo a ceduo, con trattamento a taglio raso, con riserva massima di

70 piante per ettaro, delle quali almeno il 20% dei vecchi turni; le matricine potranno essere rilasciate a gruppi, anche sulla stessa ceppaia, soprattutto in presenza di piante con rapporto ipsodiametrico superiore a 70.

Le matricine dovranno avere le chiome con forma e dimensioni idonee per la produzione di semi.

La riserva delle piante sarà effettuata nella quantità indicata solo se esistono piante d’avvenire, da seme o da ceppaia, in ottime condizioni d’affrancamento, di sviluppo e di portamento. In ogni caso non dovranno essere rilasciate piante isolate difettose o con chioma eccessivamente ingombrante o con rapporto H/D superiore a 70, anche se non ci fosse da scegliere meglio.

Molto spesso le piante, cresciute per lungo tempo in formazioni serrate, rilasciate come piante matricine del turno, isolate ed uniformemente distribuite secondo metodi tradizionali, sono preda del vento o della neve se non hanno un buon rapporto ipsodiametrico (La Marca ed altri, 1995).

Potrà essere rilasciato un congruo numero di specie sporadiche (castagno, acero opalo, acero campestre, acero minore, olmo, ciavardello, ciliegio, pero, melo, ecc.) comprendendole fra le 70 piante matricine da rilasciare, allo scopo anche di favorire la biodiversit del bosco.

51 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Contrariamente a quanto comunemente si crede un abbondante rilascio di matricine in boschi destinati totalmente alla produzione di legna da ardere non è tecnicamente, né economicamente, conveniente.

6,7 – Determinazione della ripresa

La ripresa annua normale, in termini planimetrici, per una superficie totale di Ha

137,02 ed in base al turno scelto (t = 24 anni), espressa in termini di superficie è pari a ettari:

Rn = Ha 137,02 = Ha 5,71 24 Per cui, la ripresa decennale è pari a Ha 57,10.

La ripresa reale, per l’intero periodo di validità del Piano è pari ad ettari 73,37 ed è suddivisa in tre utilizzazioni a cadenza triennale.

Ne consegue un prelievo medio annuo interessante circa Ha 7,34, prossimo al valore normale.

6,8 – Il piano dei tagli

Nella compilazione del piano dei tagli si è tenuto conto:

• dell’età e della superficie delle singole particelle;

• della necessità di riportare il bosco alla normalità nel più breve tempo possibile;

• dell’opportunità di non variare di molto la precedente ripartizione del bosco.

È necessario che le utilizzazioni seguano le previsioni del Piano, altrimenti la normalità della distribuzione delle classi cronologiche non sarà mai raggiunta.

A tale scopo, attesi i tempi molto lunghi richiesti dalle procedure burocratiche per l’ottenimento delle autorizzazioni al taglio, il Comune proprietario dovrà, necessariamente, dare inizio alle relative pratiche amministrative con largo anticipo rispetto alle singole stagioni silvane dei tagli a farsi.

L’ordine cronologico dei tagli è stato stabilito tenendo conto, quasi esclusivamente, dell’età dei soprassuoli.

La successione programmata degli interventi risulta dal seguente prospetto:

52 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Stagione PARTICELLA silvana Superficie Età al del N° Località totale al taglio taglio Tipo di taglio taglio Ha Ha anni 2016/2017 5 Verdesca 25,31 25,31 32 Taglio raso con 2020/2021 6 Verdesca 24,30 24,30 35 rilascio di 70 piante ad ettaro 2024/2025 4 Verdesca 28,41 28,41 30

TOTALE 78,03 78,03

Dovranno essere riservati dal taglio, oltre la prescritta dote di matricine, i fruttiferi minori, le specie rare, le particolarità botaniche, gli esemplari di pregio ed i relitti vegetazionali.

Nell’esecuzione dei tagli dovrà essere rilasciata una fascia di rispetto larga 20 metri lungo i valloni e lungo i crinali e larga 10 metri lungo le strade e/o le piste.

È necessario:

• rilasciare la necromassa verticale e orizzontale nella misura di non meno di 10

soggetti ad ettaro per ciascuna tipologia di necromassa;

• sospendere gli interventi programmati nel PAF dal 15 aprile al 30 giugno di ogni

stagione silvana, per evitare disturbo alla fauna ornitica nidificante;

• preservare dal taglio gli alberi in cui siano presenti tracce di eventi di nidificazione

(nidi, uova) e gli alberi cavi o tronchi deperienti, in quanto siti idonei alla

nidificazione dell’ornitofauna.

6,9 – Cure colturali

Da quanto potuto ricavare da notizie di archivio, a carico di questa compresa, non sono stati mai realizzati interventi di alcun genere.

Detto precedentemente del taglio di fine turno, è importante porre l’accento sull’importanza delle cure colturali, che si estrinsecano con interventi di taglio ben distinti, nel tempo e nello spazio, dalle utilizzazioni di fine turno. Tali interventi, poiché sono effettuati durante il ciclo colturale si definiscono “tagli intercalari”.

I tagli intercalari “… consentono di plasmare il bosco, tanto nella sua composizione, quanto nella struttura, dandogli la fisionomia che più riteniamo risponda ai fini biologici, ai

53 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

fini protettivi, ai fini economici” (Moser, in: Cappelli A., 1982).

Storicamente, nel nostro paese, le cure colturali sono sempre state scarsamente praticate perché, particolarmente durante le prime fasi di vita dei popolamenti, il materiale ricavabile è scarsamente remunerativo se non, addirittura, a “macchiatico negativo”.

In letteratura, per i cedui di specie quercine, si prevede, normalmente, un solo intervento di diradamento, a metà turno.

Per la classe economica “A”, allo stato attuale, per ognuna delle particelle e fino al relativo taglio di fine turno, si ritiene utile non intervenire.

Nelle successive fasi di gestione della classe economica, si dovranno realizzare con la dovuta regolarità, gli interventi di diradamento.

Il tipo ed il grado dei diradamenti da effettuarsi, dovranno essere valutati di volta in volta, modulandoli in base alle condizioni vegetative dei singoli soprassuoli.

Data la scarsa remuneratività dei suddetti interventi, si può prevedere di far eseguire i lavori dagli operai B.A.I.F. della Comunità Montana del Matese, inserendo tali lavori nella pianificazione annuale degli interventi di forestazione ex L.R. 11/96.

Tuttavia, considerata la lunghezza del turno - 24 anni - e la durata decennale del P.A.F., appare chiaro che, fino alla scadenza del presente Piano, l’età di metà turno, prescritta per l’esecuzione dei tagli intercalari, non sarà raggiunta da alcuna particella.

54 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

CAPITOLO 7

ASSESTAMENTO DELLA COMPRESA “B”: CEDUO MISTO DI PROTEZIONE

7,1 – Caratteristiche della compresa

Il territorio si estende su terreni acclivi con numerose rocce affioranti su substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana; nella parte alta i terreni hanno carattere rupestre.

La classe è costituita da un ceduo misto a prevalenza di leccio, con orniello, carpino nero, roverella, acero opalo e specie sporadiche varie, fra le quali il tiglio e il castagno.

Secondo la CARTA DELLA VEGETAZIONE NATURALE POTENZIALE DI TOMASELLI (1970), il bosco è compreso nell’orizzonte sublitoraneo del Piano Basale con formazioni in prevalenza di querce sempreverdi termofile (climax del leccio - QUERCION ILICIS); in particolare fa parte della formazione del tipo Querco-Teucrietum siculi, con buona potenzialità per la roverella.

La vegetazione reale è quella delle latifoglie sclerofille sempreverdi, dominate dal leccio, che è specie caratteristica della macchia mediterranea del piano basale, simile a tanti altri areali del preappennino meridionale, su terreni derivanti da rocce calcaree e a basso valore pedogenetico.

A causa della piovosità estiva (149 mm) che è superiore a quella dell’associazione tipo, caratterizzata da forte xericità (50 mm) ed anche della favorevole esposizione (ovest), è frequente la presenza dell’orniello, cerro, carpino nero, castagno, tiglio, ecc., appartenenti a formazioni più mesofile.

La distribuzione percentuale delle specie, secondo i risultati delle aree di saggio rilevate per il P.A.F. scaduto, risultava:

- ornielIo 53% - leccio 45% - altre specie (roverella, carpino nero, tiglio, castagno ecc.) 2%

In effetti il leccio è prevalente in termini di massa legnosa in quanto l’orniello ha un ruolo decisamente secondario, essendo rappresentato da elementi di modesto diametro, in parte aduggiato e quindi destinato, nel tempo, in parte a soccombere nel processo di selezione naturale.

55 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Infatti in termini di massa prevale il leccio (64%), mentre l’orniello scende al 34%, come risulta dal seguente prospetto:

- leccio 64% - ornielIo 34% - altre specie (roverella, carpino nero, tiglio, castagno, ecc.) 2%

Per quanto riguarda l’età i soprassuoli possono considerarsi, per usare un termine improprio oggi in voga, invecchiati, avendo l’età di 60 anni circa.

La matricinatura è sporadica essendo stata in genere asportata abusivamente dalla popolazione.

Per quanto riguarda la densità, i soprassuoli sono abbastanza chiusi (prevalgono le densità di grado regolare), anche se, ovviamente, non mancano tratti di radura, di modesta entità, non rilevabili topograficamente o con vegetazione più rada e meno sviluppata.

Nel complesso trattasi di boschi che si estendono su pendici acclivi, talvolta anche inaccessibili, e che vegetano su suoli superficiali, pietrosi e con affioramenti rocciosi compatti spesso di notevoli dimensioni. Tratti migliori sono ubicati in genere nei versanti con esposizione ovest e nei tratti vallivi.

I boschi qui svolgono un’eminente funzione di difesa idrogeologica in generale e, più specificamente, di protezione delle colture e dei numerosi insediamenti, situati ai piedi del complesso montuoso.

Il sottobosco erbaceo è in genere povero di specie nemorali, come è caratteristica dell’associazione in genere e più marcatamente dei tratti degradati.

La vegetazione arbustiva è invece piuttosto abbondante, soprattutto dove il soprassuolo forestale è più rado, nel qual caso il bosco assume l’aspetto di macchia molto densa, talvolta impenetrabile.

7,2 – Particelle pertinenti alla compresa

La compresa “B” è costituita da 5 particelle, per un’estensione complessiva di Ha

58.15.33, corrispondente al 12% della superficie boschiva da assestare.

La situazione, al momento del rilievo di campagna (autunno 2013), era la seguente:

56 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Particella età Superficie n° contrada anni Ha 7 Monte Caievola 59 16,2170 8 Monte Caievola 59 15,0561 14 Torell o > 60 12,8951 15 Pizzo La Guardia > 60 4,1586 17 Monte S. Angelo > 60 9,8265 TOTALE 58,1533

La particella n° 15 nel P.A.F. scaduto era inserita nella classe D2; atteso che, in realtà, essa era già coperta da vegetazione forestale, anche di alberi adulti nel settore Sud-Ovest, si

è ritenuto più opportuno inserirla nella classe dei boschi di protezione.

7,3 – La provvigione reale

Date le particolari condizioni del soprassuolo generalizzate in precedenza, il rilievo tassatorio delle particelle di questa classe economica è stato limitato alla sola analisi qualitativa, senza effettuare alcun tipo di campionamento dendrometrico.

7,4 – Provvedimenti

Per questa classe non esiste necessità di definizione dell’assestamento. La sequenza degli interventi sarà tesa soltanto al miglioramento della copertura forestale.

Si ipotizza, per questi soprassuoli, la possibilità di intervenire con opere di ricostituzione del soprassuolo, principalmente con:

- operazioni di sfolli e ripuliture;

- interventi di rimboschimento.

Sfolli e ripuliture

L’esecuzione delle cure colturali porterà ai boschi un sensibile miglioramento nel loro sviluppo multifunzionale, non ultima una maggiore capacità di ritenuta del terreno delle pendici ed un positivo effetto sul deflusso delle acque meteoriche. In molte zone di montagna, alla scomparsa del bosco è seguita, a breve termine, a causa dell’erosione idrica, la totale perdita del terreno vegetale e, con esso, è scomparsa la possibilità di ospitare forme evolute di vegetazione.

57 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

L’intensità dell’intervento andrà commisurata a vari fattori: temperamento della specie legnosa (interventi più frequenti per le specie eliofile); stazione (maggior frequenza nei terreni a maggior fertilità); età del soprassuolo (intensità maggiore con l’avanzare dell’età). I tagli interesseranno, normalmente, i soggetti sottoposti, in soprannumero, malformati, deperienti e malati.

Una particolare attenzione sarà riservata alle specie minori, in particolare quelle fruttifere e a quelle rare e/o occasionali eventualmente presenti, al fine non solo di mantenere la diversità floristica dell’area, ma di facilitare anche l’alimentazione della fauna selvatica.

Atteso che tali interventi avranno certamente macchiatico negativo, le opere potranno essere finanziate con i fondi del P.S.R. oppure, in alternativa, si potrà far inserire tali lavori nei piani stralcio di forestazione del Settore Foreste della Provincia di Caserta.

Rimboschimento

Nelle zone ove il fuoco ha completamente distrutto la cenosi forestale, occorrerà procedere ad interventi di rimboschimento, utilizzando le medesime specie costituenti la copertura originaria.

Anche queste operazioni potranno essere finanziate e/o realizzate con le stesse modalità sopra descritte.

58 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

CAPITOLO 8

ASSESTAMENTO DELLA COMPRESA “C”: PINETA DI PINO D’ALEPPO

8,1 – Caratteristiche della compresa

La Classe è costituita da pinete di pino d’Aleppo di origine artificiale.

Rispetto all’origine, che è comunque antropica per l’intera classe, dall’analisi di quanto riportato nel Piano scaduto, si distinguono due “gruppi”:

• nelle particelle nn 9, 10, 13 l’impianto fu eseguito nel 1977 con fondi della Regione

Campania con una densità di circa 3.000 piantine per ettaro su terreno lavorato a

gradoni ed a segmenti di gradone a cura dell’ex-Ispettorato Ripartimentale delle

Foreste di Caserta.

• le particelle 11 e 12 furono rimboschite con pino d’Aleppo a cura del Comune di

Vairano Patenora con fondi del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale

(Cantieri Scuola di Rimboschimento).

La densità degli impianti è molto varia e spazia fra le 2000 e le 3000 piante per ettaro.

All’atto degli impianti il terreno, su substrato costituito da calcari microcristallini e calcari dolomitici bianchi e avana (Monte Caievola) e da calcari detritici, avana e bianchi

(Monte S. Angelo), era coperto di xerogramineto (in prevalenza) e da cespugli della macchia mediterranea.

Le cure di manutenzione sono state eseguite sempre con fondi della Regione Campania a cura dell’Amministrazione della Provincia di Caserta.

Questa classe, nel corso degli anni è stata ripetutamente percorsa da incendi, che ne hanno profondamente alterato struttura ed estensione. L’ultimo incendio, verificatosi nell’estate 2010, ha completamente distrutto il soprassuolo della particella 13 nonché le porzioni (poco estese) della particella 9 esposte a Sud.

8,2 – Particelle pertinenti alla compresa

La compresa “C” è costituita da 6 particelle, per un’estensione complessiva di Ha

93.72.74, corrispondente al 35% della superficie boschiva da assestare.

La situazione, al momento del rilievo di campagna (autunno 2013), era la seguente:

59 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Particella età Superficie n° contrada anni Ha 9 Monte Caievola 36 20,0552 10 Monte Caievola 36 1,4028 11 Monte S. Angelo 54 5,0552 12 Monte S. Angelo 54 3,1264 13 Monte Caievola -- 5,9005 16 Monte Caievola -- 58,1873 TOTALE 93,7274

8,3 – La situazione reale

8,3,1 – La provvigione

In questa compresa non è stato effettuato alcun rilievo dendrometrico; nel piano scaduto furono rilevate 3 aree di saggio di forma quadrata, ognuna di superficie pari a m2 400.

La provvigione reale delle singole particelle della compresa fu stimata con il metodo delle tavole dendrometriche, mediante una tavola di cubatura ad una entrata, costruita

(sempre nel piano scaduto) appositamente per la compresa in esame.

Per il presente piano si è ritenuto di non procedere ad ulteriori analisi e, quindi, è stata adottata la medesima tavola del piano precedente.

La tavola di cubatura dei fusti di pino fu ottenuta dalla cubatura per sezioni (metodo della formula di Heyer) di 6 alberi modello.

La variazione del volume dendrometrico dei polloni del ceduo in funzione del diametro

(tavola 8.1 e figura 8.1) è espressa dallo sviluppo dell’equazione:

2,388085 V = f(d) = 0,00013295348 d

ESS = 0,0139 R2 = 0,9866

Nel vecchio piano, fu costruita anche la tavola delle altezze in funzione del diametro

(tavola 8.2 e figura 8.2), espressa dallo sviluppo dell’equazione:

4,18754 H = f(d) = 14,975187 (d/(d+1))

ESS = 0,6071 R2 = 0,9658

60 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Tavola 8.1

Tavola dendrometrica locale della pineta di Pino d’Aleppo - Variazione del volume in funzio ne d e l d ia m e tro

CLASSE VOLUME DENDROMETRICO DIAMETRICA dati grezzi dati compensati cm mc mc 4 0,004 0,004 6 0,007 0,010 8 0,019 10 0,047 0,032 12 0,050 0,050 14 0,073 16 0,100 18 0,132 20 0,161 0,170 22 0,214 24 0,245 0,263 26 0,318 28 0,380 30 0,455 0,448

Figura 8.1

Pineta - Curva di variazione del volume dendrometrico in funzione del diametro

dati grezzi mc dati compensati mc 0,5 0,45 0,4 0,35 0,3 0,25 0,2 0,15 volume - mc - volume 0,1 0,05 0 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 diametro a m 1,30 - cm

61 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Tavola 8.2

Tavola ipsometrica locale della pineta - Variazione dell’altezza in funzione del diametro

CLASSE ALTEZZA DENDROMETRICA DIAMETRICA dati grezzi dati compensati cm m m 4 5,50 5,20 6 6,50 7,20 8 8,60 10 9,70 9,60 12 10,50 10,30 14 10,80 16 11,20 18 11,60 20 11,40 11,90 22 12,10 24 12,00 12,40 26 12,50 28 12,70 30 13,50 12,80

Figura 8.2

Pineta - Curva di variazione dell’altezza in funzione del diametro

dati grezzi m dati compensati m

16

14

12

10

8

6 altezza - m - altezza 4

2

0 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30

diametro a m 1,30 - cm

8,4 – Il turno di utilizzazione

La maturità del Pino d’Aleppo è precoce perciò il turno si aggira sui 60-70 anni.

62 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Si prevede che già alla fine del primo turno le pinete, costituite da specie preparatorie, abbiano assolto la loro funzione e che debbano essere eliminate per essere sostituite progressivamente con latifoglie autoctone.

La forma di governo sarà assolutamente a fustaia, con trattamento coetaneo. In accordo con il vecchio piano di assestamento, si continua a prevedere il taglio raso a strisce alterne longitudinali lungo le curve di livello, di larghezza di 20 m; la striscia di pineta che resterà in piedi fra 2 strisce tagliate sarà larga m 40.

Le strisce successive saranno tagliate ad intervalli di 10 anni.

In ogni caso, nel decennio di validità del P.A.F. non si eseguiranno tagli di utilizzazione.

Si prevede la rinnovazione artificiale con l’introduzione a piccoli gruppi di latifoglie

(ontano napoletano, bagolaro, leccio, carpino nero, ecc.). Sulle aree scoperte si insedierà spontaneamente il pino d’Aleppo, che unitamente alle specie introdotte ed a quelle che rigorosamente verranno rispettate dal taglio in occasione dei tagli intercalari, costituirà un consorzio abbastanza stabile.

8,5 – Cure colturali

I diradamenti sono fortemente consigliati perché oltre a migliorare lo stato idrico, riducono la quantità di materiale combustibile e quindi l’azione del fuoco. I diradamenti dovranno essere frequenti (ogni 3 – 5 anni).

Le spalcature saranno limitate solo ai rami secchi.

Nell’eseguire i diradamenti si dovrà rispettare la vegetazione erbacea, arbustiva e quella delle specie forestali latifoglie spontanee.

Gli inconvenienti determinati dalla lettiera di pino d’Aleppo possono essere attenuati dalla diffusione delle specie latifoglie. Il bosco misto di conifere e latifoglie, per la propria complessità (tanto maggiore quante più specie partecipano al consorzio), ha una maggior valenza ecologica ed è certamente più stabile del bosco puro.

Inoltre lo sviluppo dello strato arbustivo e delle poche specie forestali esistenti potrà costituire il primo nucleo di latifoglie che dovrà sostituire poco alla volta, almeno parzialmente, la pineta.

Data la scarsa remuneratività dei suddetti interventi, si può prevedere di far eseguire i

63 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese lavori dagli operai B.A.I.F. della Comunità Montana del Matese, inserendo tali lavori nella pianificazione annuale degli interventi di forestazione ex L.R. 11/96.

64 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

CAPITOLO 9

COMPRESA “D”: PASCOLI CESPUGLIATI

9,1 - Generalità

Appartengono alla Classe Economica “D” tutti i terreni aventi destinazione pascoliva.

Particella Superficie n° contrada Ha a Mercato della ferrara 0,7962 b Monte S. Angelo 76,2537 c Monte S. Angelo 2,1748 d Monte Caievola 0,6913 e Monte Caievola 0,2605 f Monte Caievola 9,3211 g Monte Caievola 28,1220 TOTALE 117,6196

I pascoli cespugliati sono situati su terreni calcarei superficiali con rocce affioranti quasi ovunque.

La vegetazione è costituita prevalentemente da xerogramineti dominati dall’ampelodesma e da sporadiche specie arbustive (cisto, lentisco, mirto, fillirea, terebinto, ecc.).

La parte del Monte S. Angelo esposta a nord è coperta da vegetazione arbustiva e sporadiche specie forestali del tipo macchia mediterranea.

65 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

CAPITOLO 10

GLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO

10,1 - Lavori colturali

10,1,1 - Rimboschimenti

Si propone di intervenire sulle superfici dei versanti di Monte Caievola, già rimboschiti con Pino d’Aleppo, percorsi a più riprese da incendio.

Sarà opportuno impiegare specie diverse dalle conifere, orientandosi verso l’impiego delle latifoglie autoctone.

10,2 - Infrastrutture

10,2,1 - Piste di esbosco

Si prevede l’apertura di piste di esbosco per la valorizzazione del patrimonio silvo- pastorale, sia per ottenere più elevati prezzi di macchiatico, sia per proteggere i boschi dagli incendi (piste con funzione anche di viale tagliafuoco e di mezzo per agevolare gli interventi di spegnimento e di prevenzione).

Le piste avranno pendenza non superiore al 5%, con punte eccezionali fino al 7%, larghezza di 3,0 m di sede stradale. Nei tornanti avranno larghezza proporzionata al raggio di curvatura. Le piste saranno provviste di semplici cunette, di modesti collettori trasversali e di piazzole di scambio. il misto granulometrico stabilizzato potrà essere impiegato su fondo in terra oppure per pareggiamenti. Nelle piste senza uscita verrà aperto un piazzale di ampiezza sufficiente per la conversione e per la protezione di uomini e mezzi in caso d’incendio.

Le scarpate di valle e di monte potranno essere inerbite con graminacee a crescita estiva (Pardini et alii, 1987) con la finalità di aumentare la funzione parafuoco della pista. Le piste avranno le caratteristiche per ottenere il contributo previsto dall’art. 10, 6°comma della Legge Regionale 11/1996.

Le suddette piste serviranno di base per l’apertura di stradelli della larghezza massima di 2,50-3,00 m e con movimenti di terra di entità inferiore a 1 m3/mI. per l’avvicinamento ed il caricamento del materiale legnoso sui piazzali di carico, in occasione dei tagli dei singoli lotti boschivi e saranno autorizzate con la procedura disposta dal paragrafo 2.11 del suddetto

66 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

Regolamento. Con tale procedura potranno essere autorizzate eventuali piste, necessarie per facilitare l’esbosco dei prodotti legnosi, interessanti terreni comunali o privati diversi da quelli in consegna all’impresa aggiudicataria.

Tali piste potranno essere previste nei singoli progetti di taglio ed approvati unitamente al visto di conformità del Settore Tecnico Amministrativo Foreste.

Si prevede uno sviluppo complessivo delle piste di esbosco strettamente limitato ai seguenti tracciati per una lunghezza complessiva di m 3.500:

a) pista di esbosco con funzione antincendio dalla valle di Finocchietto al confine con la

proprietà boscata del Comune di Pietravairano; in effetti si tratta di allargare un

vecchio sentiero di esbosco. La pista interessa le particelle 1, 2, 3 per una lunghezza

di m 1.400;

b) pista di servizio Torello, interessa la parte bassa delle particelle 7, 8, 9 e la sezione

pascoliva “f”, per una lunghezza di m 1.567;

c) pista antincendio dalla pista Torello al confine con la proprietà comunale; in effetti si

tratta di allargare un vecchio sentiero di esbosco; la pista interessa le particelle 7 e

8, per una per una lunghezza di m 1.500;

d) pista di collegamento fra la pista di Marzanello e quella proveniente dalla località

Calvario, per una lunghezza di m 600.

Le piste, nei tratti interessanti il demanio comunale, non dovranno essere aperte al traffico veicolare.

10,2,2 - Manutenzione delle piste di servizio

Esistono nel territorio silvo-pastorale le seguenti 6 piste di esbosco ed antincendio che hanno bisogno di interventi di manutenzione, per una lunghezza complessiva di 6.700 m:

a) pista di esbosco del Vallone delle Canne; interessa le particelle 5 e 4, per una

lunghezza di m 1.500;

b) pista di esbosco detta del Monastero della Ferrara; interessa la particella 6, per una

lunghezza di m 1.200;

c) pista di esbosco di Valle di Finocchietto, interessa le particelle 1, 2 e 3, per una

lunghezza di m 500;

67 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

d) pista di servizio dalla strada comunale per Marzanello alla località Marzanello

Vecchio, interessa la particella 9 e i lavori di rimboschimento in corso, per una

lunghezza di m 700;

e) pista di servizio Calvario in Comune di Pietravairano; interessa i rimboschimenti in

corso e le particelle 9 e 13, per una lunghezza di m 1.800.

È necessario provvedere alla manutenzione delle suddette piste, la cui agibilità è necessaria, in parte per l’utilizzazione delle particelle previste nel piano dei tagli, ma soprattutto per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi.

10,2,3 - Sistemazioni idraulico-forestali

I lavori potranno essere realizzati in applicazione dei programmi di manutenzione della viabilità di servizio dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, che dovrà inserire l’intervento proposto nel programma previsto dall’art.5, comma 7 della legge 11/1996, da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale.

Al fine di evitare che in occasione di piogge torrenziali si riversino a valle quantitativi notevoli di materiali solidi (i torrenti di Vairano Patenora hanno soprattutto la caratteristica di trasporto alimentato dalle erosioni delle pendici e dai piccoli crolli spondali) si rende necessario costruire una serie di modesti manufatti lungo le aste dei torrenti, di dimensioni e con materiali compatibili con l’ambiente.

I manufatti, avendo modeste dimensioni, non disturberanno l’ambiente e, senza eccessiva spesa, avranno lo scopo di dare ai torrenti un profilo di compensazione capace di ridurre la velocità delle acque, di aumentare i tempi di corrivazione e in via subordinata di diminuire il trasporto solido.

I lavori potranno essere realizzati in applicazione dei programmi di sistemazione idraulico-forestale dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, che dovrà inserire l’intervento proposto nel programma previsto dall’art.5, comma 7 della legge 11/1996, da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale.

Si prevede un intervento prioritario nei valloni costituenti il bacino di raccolta del Rio

Verdesca.

68 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

10,2,4 - Interventi finalizzati alla valorizzazione della montagna

Per l’incremento della pratica dell’escursionismo si propone la sistemazione, per la lunghezza di m 3.000, del sentiero che dalla collina sovrastante Marzanello Vecchio conduce alla cinta medioevale in opera incerta di Monteforte e al centro fortificato sannitico in opera poligonale di Monte Caievola detto anche Monte Catreola.

Altro sentiero in parte da sistemare è quello che dalla strada per Marzanello conduce al centro fortificato sannitico in opera poligonale di Monteauro, detto anche Monte S. Angelo e

Pozzo la Guardia, per una lunghezza di m 1.600; complessivamente quindi 4.600 m.

I sentieri potranno essere monitorati con tabelle in legno, non vistose, adatte all’ambiente.

Ovviamente se potranno aprirsi le piste di esbosco di cui al precedente paragrafo, le stesse, unitamente a quelle esistenti, potranno essere utilizzate per escursioni a piedi, a cavallo o in mountain-bike; dovrà essere vietato l’uso turistico o per competizioni sportive di tali piste con mezzi a motore.

Nei luoghi di particolare interesse potranno essere applicate delle tabelle informative riguardanti, ad esempio, la mappa del territorio silvo-pastorale del Comune.

Una razionale segnaletica contribuirà a infondere nell’escursionista un sentimento di maggiore rispetto per l’ambiente che l’accoglie.

Le aree di sosta sul Monte Caievola o sul Monteauro, potranno essere attrezzate con rudimentali ed economici manufatti in legno, o in pietra locale (sedili e piccoli rudimentali tavoli, cestini, ecc.), per il consumo di frugali pasti; la tipologia di tali manufatti, insieme a quella della segnaletica, dovrà essere studiata in sede di progettazione.

Le aree dovranno essere scelte nei punti panoramici e, preferibilmente, fuori dalle zone boscate o rimboschite.

È opportuno che gli escursionisti non accedano nei boschi e nei rimboschimenti, ma seguano gli itinerari tabellati e sostino nelle aree stabilite, senza accendere fuochi, al fine di evitare ogni possibile danno all’ambiente boscato (danni da calpestio, sviluppo di incendi, abbandono di immondizie, ecc.).

Per la sistemazione ed il monitoraggio del sentiero turistico il Comune di Vairano

Patenora potrà beneficiare delle provvidenze previste dal 6°comma dell’art. 11 della L.R.

69 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese

11/1996.

10,3 - Difesa dagli incendi boschivi

Il servizio di prevenzione e di lotta contro gli incendi boschivi è svolto dall'Amministrazione Provinciale di Caserta, che è anche il solo ente titolare della relativa delega regionale, per cui non occorrono, in questa sede, particolari prescrizioni se non quella di mantenere efficiente la rete viabile all’interno del comprensorio forestale, per consentire un rapido accesso agli uomini ed ai mezzi destinati all’attività di sorveglianza, di soccorso, ed alle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi. La viabilità inoltre, costituendo un’interruzione della superficie boscata, rappresenta un ostacolo all’avanzamento del fuoco consentendo di isolare i comprensori, con conseguente riduzione dei danni.

In ogni caso non appare superfluo precisare che qualsiasi piano antincendio avrà effetto positivo se la lotta agli incendi boschivi sarà integrata da capillare opera di educazione, di prevenzione e di rimozione delle cause sociali e speculative che provocano gli incendi.

Un dettagliato piano di ristrutturazione esula dal presente lavoro ma, si ritiene utile proporre per il Comune di Vairano Patenora, nel tentativo di eliminare almeno una parte delle cause che provocano incendi:

• di raccomandare di evitare in tutto il territorio comunale ed in qualsiasi stagione

dell’anno l’uso, ormai arcaico, del fuoco per ripulire siepi, scarpate, fossi, oliveti e

seminativi; l’usanza di bruciare foglie ed altri residui vegetali, per fare pulizia e per

facilitare la raccolta dei prodotti agricoli, è un retaggio del passato e non risponde

più a sani criteri di uso del territorio;

• di evitare in tutto il territorio comunale la commercializzazione degli asparagi nei

mesi di agosto, settembre e ottobre, al fine di evitare che siano provocati

dolosamente incendi per favorirne la crescita; i regolamenti forestali vietano solo la

raccolta degli asparagi nel periodo estivo; si ritiene utile vietarne anche la

commercializzazione.

La prevenzione comprende tutti gli interventi che servono ad ostacolare l’accensione del fuoco e la sua propagazione ed a diminuire comunque i danni. Alla base vi sono gli interventi sulla vegetazione. Quasi tutti gli incendi cominciano e si diffondono al livello del

70 Sezione 3 – L’assestamento delle comprese suolo. Perciò tutto dipende dallo strato inferiore della vegetazione. Lo strato erbaceo che di regola è secco in estate presenta il massimo rischio d’innesco dell’incendio, ma non quello della propagazione, perché il fuoco corre solo in superficie.

Gli strati arbustivo ed arboreo si accendono meno facilmente, ma sono pericolosi per la propagazione. Soprattutto quando coesistono arbusti ed alberi con continuità verticale le fiamme tendono a raggiungere le chiome e gli incendi di chioma sono, notoriamente, i più intensi ed i più difficili da domare.

Per prevenire l’incendio, bisogna regolare la distribuzione nello spazio dei diversi tipi di combustibile, riducendo l’accumulazione di quelli pericolosi e creando delle soluzioni di continuità sia in senso orizzontale sia verticale. Ad esempio, lungo le strade si devono eliminare gli strati erbacei secchi o i combustibili minuti, perché il rischio d’accensione, per mozziconi di sigarette o altre cause, è elevato. Dentro il bosco va ridotto lo sviluppo degli arbusti e bisogna ottenere la potatura naturale o artificiale delle piante di alto fusto, per mantenere basse le fiamme.

Una selvicoltura attiva, con gli sfollamenti, i diradamenti e le utilizzazioni a tempo debito, migliora la resistenza al fuoco, non solo per ragioni fisiche, ma anche perché assicura una presenza umana sul posto. Gli interventi, concentrati su aree o fasce di maggiore resistenza oppure diffusi su vaste zone, mirano in genere ad eliminare o ridurre il combustibile più pericoloso: il sottobosco, gli arbusti ed i cespugli.

71 Sezione 4 – I disciplinari

CAPITOLO 11

INDICAZIONI PER LA FRUIZIONE DEL PATRIMONIO

Tali indicazioni, sulla base della L.R. 11/81, costituiscono soltanto delle proposte di lavoro, quali suggerimenti all’Amministrazione proprietaria, da cui partire per la stesura definitiva e conseguente formale adozione del Regolamento.

11,1 – Generalità

Il Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici di Napoli con decreto del

31/10/1939 ha riconosciuto l’esistenza sul demanio degli usi civici essenziali di legnatico e di pascolo.

Tali usi, secondo l’art.1021 c.c., non possono eccedere i bisogni dell’utente e della sua famiglia. In precedenza l’art.4 della legge 16/6/1927, n.1766, sul riordinamento degli usi civici, aveva definito essenziali gli usi necessari per i bisogni della vita.

L’uso civico di pascolo da parte dei naturali di Vairano Patenora è quasi scomparso, mentre quello di legnatico non è più esercitato da molti anni; lo sporadico pascolo è praticato nei pascoli cespugliati e nei boschi.

II pascolo disordinato e l’eccessivo carico di bestiame (con il concorso degli incendi e dei tagli a breve rotazione) sono stati la causa del degrado ambientale di molti territori montani, degrado che finisce per danneggiare gli stessi pastori. La compattazione degli strati superficiali del terreno causata dal pascolo eccessivo (intenso e prolungato) provoca:

a) la riduzione della porosità; b) la riduzione degli scambi gassosi; c) la riduzione della capacità idrica; d) l’aumento dell’erosione; e) la riduzione della sostanza organica; f) la riduzione della pedofauna; g) la riduzione della biodiversità; h) l’alterazione delle cenosi.

Per quanto sopra, il pascolo e la raccolta dei prodotti secondari potranno essere esercitati secondo le direttive indicate nei paragrafi seguenti.

72 Sezione 4 – I disciplinari

11,2 - Indicazioni per l’esercizio degli usi civici di pascolo

Premessa

Attualmente l'uso civico di pascolo è del tutto scomparso nella proprietà boscata comunale. A differenza del passato, infatti, l’allevamento del bestiame viene esercitato in aziende specializzate a stabulazione fissa, con razionalizzazione delle varie fasi di allevamento. In ogni modo, qualora fosse necessario per l'Amministrazione Comunale, viene proposto un regolamento per la fruizione delle aree boschive ad uso pascolivo.

In genere il pascolo disordinato e l'eccessivo carico di bestiame (con il concorso degli incendi e dei tagli a breve rotazione) sono la causa del degrado ambientale di molti territori montani, degrado che finisce per danneggiare gli stessi pastori. Il pascolo intenso e prolungato provoca tutta una serie di conseguenze negative che interagendo fra loro, portano, nel tempo, alla riduzione della produttività del bosco, con notevole danno economico per la collettività.

Si rende quindi indispensabile studiare un'opportuna regolamentazione che cerchi di conciliare le esigenze delle due attività produttive, selvicoltura e pastorizia.

La proprietà demaniale di Vairano Patenora è estesa:...... ha 418,69

A detrarre superficie esclusa dal pascolo (Classi economiche B, C e cave):...... ha 159,32

Restano disponibili per il pascolo a demanio assestato:...... ha 259,37

Tenuto conto che la produzione media foraggera del demanio (erba e foglia) può valutarsi attorno a 200 UF/ha e che la razione annua di solo pascolo di un bovino adulto, al pascolo nei cespugliati e nei boschi è di 2500 UF (Lucifero, 1984), il carico (C) sopportabile dal demanio di Vairano Patenora è di:

C = 259,37 ha x 200 UF/ha : 2500 UF = 21 capi bovini adulti (UBA)

Complessivamente, quindi, nel demanio potrebbero pascolare per tutto l’anno 21 UBA, oppure i corrispondenti capi di diversa specie ed età.

Il pascolo potrà essere esercitato nelle sole zone appartenenti alle classi A e D del presente Piano, secondo le modalità previste dall'art. 45 delle Prescrizioni di Massima e di

Polizia Forestale vigenti per la Regione Campania e secondo quanto proposto in seguito.

73 Sezione 4 – I disciplinari

Dovrà essere vietato in modo assoluto rilasciare la fida a cittadini non residenti in

Vairano Patenora da almeno due anni, al fine di evitare immigrazioni di comodo da parte di pastori dei comuni confinanti.

Proposta di regolamento per l'esercizio dell'uso civico di pascolo

Art.1

Informazioni generali sull’esercizio del pascolo

L’esercizio del pascolo nei boschi e nei pascoli cespugliati del Comune di animali domestici (vaccini, equini ed ovini) è soggetto all’osservanza delle disposizioni contenute nelle vigenti Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale (art. 45, all. C, L.R. 11/96 e s.m.i.), a quanto prescritto dal Piano di Assestamento, nonché al rispetto delle norme sanitarie in vigore.

I caprini possono pascolare alle condizioni del precedente comma, soltanto nei pascoli cespugliati.

In generale possono essere destinati al pascolo i terreni non boscati individuati nella cartografia del PAF, nonché le particelle della Classe A, con la prescrizione che le particelle assoggettate al taglio vengano escluse dal pascolo secondo quanto previsto dall’art. 45, dell’allegato C, della L.R. 11/96 e s.m.i.. Devono essere escluse dal pascolo tutte le particelle forestali delle Classi B e C.

Art. 2

Aventi diritto

Hanno diritto all’esercizio del pascolo nelle proprietà del Comune soltanto i cittadini originari che vi risiedono stabilmente e quelli non originari che vi risiedono da almeno due anni (art. 5, co. 2, L.R. 13/06).

Art. 3

Modalità di accesso

Gli aventi diritto, che intendono immettere del bestiame sui pascoli demaniali dovranno far pervenire richiesta scritta al Sindaco, entro il mese di gennaio di ogni anno,

74 Sezione 4 – I disciplinari specificando il periodo di pascolo ed indicando il numero massimo e la specie dei capi.

L’ufficio preposto iscriverà successivamente, in apposito registro, le richieste che saranno pervenute.

Art. 4

Graduatoria e definizione del ruolo

La Giunta Comunale, entro il mese di marzo di ogni anno, formerà la graduatoria degli aventi diritto che potranno esercitare il diritto di pascolo nelle proprietà comunali, con l’indicazione del numero massimo di capi che ciascuno potrà portare al pascolo ed il relativo periodo di pascolo. Entro il medesimo termine, la Giunta Comunale provvederà alla definizione del ruolo “tassa di fida pascolo”.

Art. 5

Licenza di pascolo

Agli aventi diritto risultati in regola sarà riconosciuta la “licenza di pascolo”, condizionata al pagamento della tassa annua di fida, ed al rispetto del presente Regolamento.

Non potrà essere rilasciata licenza di pascolo a chiunque avrà riportato condanna definitiva per incendi di boschi o di cespugliati a chiunque appartenenti.

Art. 6

Criteri preferenziali

Qualora le richieste di rilascio delle licenze fossero superiori alle possibilità di concessione, costituiranno titoli preferenziali:

Essere capo famiglia. Versare in condizioni economiche disagiate. Non aver commesso infrazioni contro le leggi ed i regolamenti forestali, negli ultimi due anni.

Art. 7

Identificazione dei capi di bestiame

All’atto del pagamento della tassa di fida, il concessionario riceverà delle etichette

75 Sezione 4 – I disciplinari numerate, una per ogni capo animale registrato, atte alla precisa identificazione di ogni capo. L’etichetta dovrà essere applicata, o trasferita mediante tatuaggio, all’orecchio destro di ogni capo animale.

I numeri rilasciati saranno trascritti in un apposito registro, tenuto presso il locale

Comando di Polizia Municipale, cui l’Amministrazione Comunale demanderà anche il compito di controllare che il numero dei capi denunciati corrisponda a quanto versato per la fida pascolo.

Art.8

Carico complessivo di bestiame

Il carico annuo di bestiame da ammettere al pascolo, sull’intero territorio comunale, considerato che è consentito il pascolo soltanto nelle particelle forestali di età superiore ai dieci anni, dovrà essere determinato di anno in anno.

Art.9

Animali di altri proprietari

E’ assolutamente proibito, agli aventi diritto, di immettere al pascolo animali appartenenti a proprietari forestieri o, in ogni caso, non aventi diritto.

Qualunque cittadino del Comune che denunciasse del bestiame forestiero per proprio, o comunque non avente diritto al pascolo, sarà immediatamente escluso da tutti i pascoli demaniali con la perdita della tassa di fida già versata al Comune.

Art. 10

Equivalenze tra le specie animali

Ai soli fini della determinazione del carico e delle relative penalità sono ammesse le seguenti equivalenze:

-1 capo bovino adulto = 1 capo equino adulto

4 capi bovini o equini di un anno

2 capi bovini o equini di due anni

6 capi ovini adulti

76 Sezione 4 – I disciplinari

-1 capo ovino adulto = 2 capi ovini di un anno

-1 capo caprino adulto = 2 capi caprini di un anno.

Art. 11

Stato sanitario degli animali

Il bestiame per essere ammesso al pascolo dovrà essere sottoposto a preventiva visita veterinaria. Il bestiame non ritenuto sano ed idoneo potrà essere sostituito da altro della stessa specie.

Art. 12

Certificato personale

Ogni conducente di bestiame ammesso alla fida dovrà essere munito di un certificato rilasciato dal Comune indicante le proprie generalità, il nome del proprietario degli animali, la specie e il numero degli animali fidati. Detto certificato dovrà essere esibito a qualsiasi richiesta degli agenti preposti alla sorveglianza.

Art. 13

Custodia del bestiame

La custodia del bestiame deve essere affidata a custodi aventi età superiore ad anni 18

(che dovranno essere in regola con gli obblighi scolastici), il numero dei custodi dovrà essere nella proporzione di almeno 1, per ogni 30 capi di bestiame bovino ed equino, per ogni 80 capi di bestiame ovino.

Il personale che conduce il bestiame al pascolo non dovrà portare con sé accette, roncole, seghe manuali o a motore.

Art. 14

Divieto di pascolo

E’ vietato il pascolo nei boschi e cespugliati chiusi al pascolo per provvedimenti dell’Autorità Forestale e/o per le prescrizioni del Piano di Assestamento o perché percorsi da incendio negli ultimi dieci anni. Per tutto il periodo di validità del Piano di Assestamento sono

77 Sezione 4 – I disciplinari escluse dal pascolo le particelle destinate alla “ricostituzione boschiva”.

Art. 15

Periodo di pascolamento

Nelle particelle boscate dove è consentito il pascolo, fermo restando le disposizioni delle vigenti Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, il pascolamento non potrà avere una durata superiore ai cinque mesi (dal 15 maggio al 15 ottobre).

Art. 16

Divieto di asporto

E’ vietato asportare dai pascoli fieno, erba, strame, letame e legna.

Art. 17

Commissione comunale

Le infrazioni alle norme contenute nel presente regolamento saranno giudicate da apposita Commissione, nominata dal Sindaco, entro la fine del mese di dicembre di ogni anno.

Art. 18

Sanzioni

La Commissione stabilirà la somma che il trasgressore dovrà versare al Comune quale risarcimento danni, fatta salva l’applicazione da parte degli organi competenti, quando ne ricorrano gli estremi, di pene e sanzioni amministrative previste dal Codice Penale e dalle leggi statali e regionali.

78 Sezione 4 – I disciplinari

11,3 – Proposta di regolamento per l’esercizio degli usi civici di legnatico

Art. 1

Esercizio del legnatico

La raccolta della legna secca giacente a terra, delle ramaglie ed ogni altro residuo dei tagli eseguiti nei boschi demaniali è libera a tutti gli aventi diritto ed è gratuita.

Art. 2

Materiale destinabile al legnatico

Spettano ai cittadini di Vairano Patenora i prodotti delle ripuliture e degli sfolli che si eseguiranno nei boschi cedui, come pure il materiale proveniente da qualunque altra operazione di taglio eseguita in economia nei boschi comunali, a scopo di buon governo silvano. Qualora ne ricorrano le circostanze l’Amministrazione Comunale, in occasione delle utilizzazioni dei boschi comunali, potrà destinare all’uso civico dei cittadini quota parte della legna ritraibile dai lotti al taglio.

Art. 3

Assegnazione del materiale legnoso

La quantità di legname destinata per l’uso civico dovrà essere contenuta nello stretto limite dell’uso e del consumo del nucleo familiare avente diritto. L’Amministrazione comunale accerterà pertanto la necessità dei richiedenti e, tenuto conto della disponibilità e potenzialità dei boschi, assegnerà il legname richiesto.

Art. 4

Partecipazione alle spese

L’Amministrazione Comunale, per sopperire alle spese di amministrazione, imposte, sorveglianza ed esecuzione di lavori colturali ordinari e di manutenzione del demanio, può disporre, per l’assegno di legname da opera e legna da ardere, il pagamento di una frazione del prezzo di macchiatico da fissarsi da parte del Consiglio Comunale.

79 Sezione 4 – I disciplinari

11,4 – Proposta di regolamento per la raccolta dei prodotti secondari del bosco3

Art. 1

Finalità

Il Comune di Vairano Patenora disciplina, con il seguente regolamento, la raccolta dei prodotti secondari del bosco e delle piante officinali ed aromatiche nel proprio territorio, allo scopo di salvaguardare l’ambiente naturale e di tutelare gli interessi della popolazione locale.

Art. 2

Tesserino per la raccolta

La raccolta dei prodotti del sottobosco è consentita previo rilascio di un tesserino da parte del Comune. Il predetto tesserino è personale; ha validità per l’anno solare in corso, ovvero settimanale o giornaliera. Per il rilascio del tesserino è richiesto il versamento delle somme che saranno stabilite annualmente dal Comune, entro il limite massimo determinato annualmente con deliberazione della Giunta Municipale, sentito il parere del Consiglio Comunale. Le risorse finanziarie introitate dal Comune, in base al disposto del comma precedente, possono essere destinate alla realizzazione di opere di tutela ambientale e di miglioramento dei fondi.

Art. 3

Prodotti del sottobosco

Ai fini del presente regolamento sono considerati prodotti del sottobosco: a) funghi epigei ed ipogei (tartufi), anche se non commestibili; b) asparagi; c) origano; d) muschi; e) fragole; f) lamponi; g) more; h) cardi; i) strame e terriccio.

3 Confrontare L.R. 13/2006 e L.R. 8/2007.

80 Sezione 4 – I disciplinari

Art. 4

Quantità prelevabili

La raccolta dei prodotti del sottobosco sotto elencati è consentita per una quantità giornaliera ed individuale nei seguenti limiti: - Funghi: a) le specie Boletus reticulatus, Boletus edulis, Boletus aereus, Boletus pinicola, Amanita cesarea, fino ad un massimo di Kg 3,00 complessivamente; b) le altre specie, fino ad un massimo di Kg 3,00 complessivamente, oltre al quantitativo di cui alla lettera a); c) la specie Armillaria mellea (chiodini o famigliola buona) senza limite di raccolta. - Asparagi: Kg 1,00 - Origano: Kg 1,00 - Muschi: Kg 0,30 - Fragole: Kg 0,50 - Lamponi: Kg 1,00 - More: Kg 1,00 - Cardi: Kg 2,00 o n° 50 esemplari Il peso indicato si intende, in ogni caso, allo stato fresco. La raccolta dei prodotti del sottobosco è vietata dal tramonto alla levata del sole ad eccezione della raccolta dei tartufi. La raccolta dei prodotti del sottobosco può essere impedita a chiunque, per periodi determinati, in relazione a grave pregiudizio dell’equilibrio naturale.

Art. 5

La raccolta dei funghi

La raccolta dei funghi, fermo restando il combinato disposto della L. R. n. 8/2007 e Reg. n. 3/2007, deve avvenire cogliendo, con torsione o taglio alla base del gambo, esemplari interi e completi di tutte le parti necessarie alla determinazione della specie procedendo in luogo ad una sommaria pulizia degli stessi. E’ vietato usare nella raccolta rastrelli, uncini o altri mezzi che possono danneggiare lo strato umifero del terreno, il micelio fungino e l’apparato radicale della flora circostante. E’ vietato porre i funghi raccolti in contenitori, di qualsiasi materiale, aventi pareti e fondo chiusi, tali da impedire la diffusione delle spore. E’ altresì vietato danneggiare i funghi, anche non commestibili o velenosi.

Art. 6

La raccolta degli asparagi

La raccolta degli asparagi nel territorio comunale è consentita soltanto nel periodo

81 Sezione 4 – I disciplinari primaverile. Sono vietate, in tutto il territorio comunale, la raccolta e la commercializzazione degli asparagi nei mesi di agosto, settembre ed ottobre, per evitare che siano provocati dolosamente incendi atti a favorire la crescita degli asparagi di fine estate.

Art. 7

La raccolta dell’origano

La raccolta dell’origano è consentita soltanto nel periodo estivo. Il prelievo dei singoli steli dovrà essere effettuato mediante il taglio, con coltello o cesoia, alla base dello stelo, evitando assolutamente lo sradicamento della pianta.

Art. 8

Strame e terriccio

La raccolta dello strame (copertura morta vegetale o lettiera) e/o del terriccio sono assolutamente vietate in tutto il territorio comunale.

Art. 9

Vigilanza

La vigilanza sull’osservanza del presente regolamento e l’accertamento delle violazioni relative sono affidati al personale del Corpo Forestale dello Stato, alle guardie di caccia e pesca, agli agenti di polizia locale, urbana e rurale, ed alle guardie ecologiche volontarie. Il Comune dispone mediante il personale di cui sopra, anche su segnalazione e denuncia presentata da Enti, Associazioni o da singoli cittadini che dichiarino la loro identità, immediati sopralluoghi e verifiche per pervenire all’accertamento di eventuali trasgressioni

Art. 10

Sanzioni

Per le violazioni dei divieti e per l’inosservanza degli obblighi di cui al presente regolamento si applicano le seguenti sanzioni: • Per ogni infrazione relativa al mancato pagamento di quanto dovuto per l’autorizzazione e/o alla raccolta senza autorizzazione o non conforme al presente regolamento, si applica la sanzione di € 258,23. • Per ogni infrazione relativa al danneggiamento, in qualsiasi modo avvenga, dei funghi, dell’origano, degli asparagi, si applica la sanzione di € 51,65. • Per ogni chilogrammo di prodotto prelevato in più rispetto alla quantità massima giornaliera consentita per persona, per ciascuna specie, si applica la sanzione di € 51,65.

82 Sezione 4 – I disciplinari

• Inoltre, per i trasgressori in possesso del tesserino di autorizzazione, si procede al ritiro, per un anno, del tesserino medesimo. • Per ogni chilogrammo di terriccio o lettiera prelevato, si applica la sanzione di € 25,83.

Gli agenti accertatori procedono alla confisca dei prodotti raccolti in violazione delle presenti norme. Qualora dovessero ricorrerne gli estremi, il trasgressore sarà denunciato all’Autorità Giudiziaria competente.

83 Sezione 5 – Note conclusive

CONCLUSIONI

L’esodo progressivo non ancora cessato, dai territori montani e collinari, deve spingerci a trovare soluzioni, orientate verso una selvicoltura in grado di assolvere contemporaneamente alla funzione produttiva e turistico-ricreativa, alla luce del crescente interesse per la cosiddetta “vacanza attiva” verificatosi negli ultimi anni, che ha reso possibile un più razionale sfruttamento delle risorse naturali, contribuendo ogni anno, a rendere sempre più numerose le presenze in tutti quei luoghi caratterizzati da importanti attrazioni ambientali.

L’ipotesi è dunque quella di accostare l’attività selvicolturale a quella turistica offrendo la possibilità di svolgere discipline sportive e formative sperando, così, in un rilancio del settore attraverso l’integrazione dei redditi delle attività silvo-pastorali, che con le loro problematiche stentano a decollare.

La selvicoltura del terzo millennio è chiamata ad assolvere altre funzioni, che si sono aggiunte a quelle tradizionali: bioecologiche, paesaggistiche, igieniche, culturali e terapeutiche.

Senza voler forzare troppo ed arrivare a proporre una nuova forma di selvicoltura, con il presente Piano di Assestamento si è voluto dare al bosco un indirizzo prevalente per soddisfare esigenze diverse; qualunque sia la forma di selvicoltura praticata, tutte le funzioni sono sempre assolte, anche se alcune in forma più latente.

Il presente Piano di Assestamento è il secondo ad essere redatto per la gestione delle proprietà silvo-pastorali del Comune di Vairano Patenora. La superficie interessata è estesa

Ha 418,69.

Piedimonte Matese, luglio 2014

dott. for. Tito Angelini

dott. agr. Francesco Scialdone

dott. agr. Emilio Tommasone

84 Sezione 5 – Note conclusive

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85 Sezione 5 – Note conclusive

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87 Sezione 6 - Allegati

1 – LIBRO ECONOMICO

LIBRO ECONOMICO

Massa legnosa Prezzo di Ricavi Partic Stagione Specificazione Superficie ricavata macchiatico per assortimento Contrada ella silvana del tipo di percorsa legna legna legna utilizzazione ha q !/q !

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

Sezione 6 - Allegati

2 – PROSPETTI GENERALI DELLE SUPERFICI RIPARTITI

PER CLASSI ECONOMICHE

PROSPETTO DELLE SUPERFICI DEL P.A.F.

Particella forestale Supercie in Ha Inquadramento catastale Dati dendrometrici Classe economica CONTRADA Totale bosco strade rocce radure supercie Ab media Ab totale polloni/Ha matricine/Ha Pr media Pr totale Età N° foglio particella Ha Ha Ha Ha Ha Ha mq/Ha mq n n mc/Ha mc anni

12 5001p 24,9311 Verdesca 1 25,3814 25,3814 0,0000 0,0000 0,0000 5 87 0,2822 9 5 88 0,1681 Rilievo dendrometrico non eseguito Verdesca 2 16,8869 16,8869 0,0000 0,0000 0,0000 12 5001p 16,8869 5 Verdesca 3 21,4569 21,4569 0,0000 0,0000 0,0000 12 5001p 21,4569 3 12 5001p 26,4606 12 3 0,6209 Verdesca 4 28,4141 28,2768 0,1373 0,0000 0,0000 21,8850 618,8378 2.438 100 151,4150 4.281,532 19 Classe economica 12 4 1,2238 “A” Ceduo di cerro e 4 64 0,1088 farnetto Verdesca 5 25,3142 25,0015 0,3127 0,0000 0,0000 12 5001p 25,3142 23,4481 586,2377 2.638 88 161,1680 4.029,442 29 12 5001p 19,1465 12 22 0,6439 12 25 0,1396 Verdesca 6 24,2976 24,2976 0,0000 0,0000 0,0000 23,8918 580,5134 2.913 50 159,4840 3.875,078 29 23 6 1,5595 23 15 1,3505 23 22 1,4576 TOTALE 141,7511 141,3011 0,4500 0,0000 0,0000 141,7511 1785,589 2.663 79 12.186,05

32 41p 10,3280 Monte Caievola 7 16,2170 16,2170 0,0000 0,0000 0,0000 60 32 51p 5,8890 Monte Caievola 8 15,0561 15,0561 0,0000 0,0000 0,0000 32 41p 15,0561 60 30 37p 0,0234 Classe economica Torello * 14 12,8951 12,8951 0,0000 0,0000 0,0000 60 “B” 30 56p 12,8717 Rilievo dendrometrico non eseguito Bosco di Pizzo la Guardia * 15 4,1586 4,1586 0,0000 0,0000 0,0000 31 83 4,1586 60 protezione 30 17p 6,0591 Monte S. Angelo * 17 9,8265 9,8265 0,0000 0,0000 0,0000 30 56p 3,1113 60 30 101p 0,6561 TOTALE 58,1533 58,1533 0,0000 0,0000 0,0000 58,1533

* Particelle non esistenti nel Piano scaduto

PROSPETTO DELLE SUPERFICI DEL P.A.F.

Particella forestale Supercie in Ha Inquadramento catastale Dati dendrometrici Classe economica CONTRADA Totale bosco strade rocce radure supercie Ab media Ab totale polloni/Ha matricine/Ha Pr media Pr totale Età N° foglio particella Ha Ha Ha Ha Ha Ha mq/Ha mq n n mc/Ha mc anni

35 5028p 18,8078 Monte Caievola 9 20,0552 19,8425 0,2127 0,0000 0,0000 37 32 44p 1,2474 Monte S. Angelo 10 1,4028 1,4028 0,0000 0,0000 0,0000 35 5001p 1,4028 36 30 56p 3,9433 Monte S. Angelo 11 5,0552 5,0552 0,0000 0,0000 0,0000 30 114 0,0565 54 Classe economica 30 101p 1,0554 “C” Rilievo dendrometrico non eseguito 30 37p 3,0884 Pineta di Pino Monte Caievola 12 3,1264 3,1264 0,0000 0,0000 0,0000 54 d’Aleppo 30 56p 0,0380 Monte Caievola 13 5,9005 5,7529 0,1476 0,0000 0,0000 35 5028p 5,9005 -- 35 5028p 51,9137 Monte Caievola * 16 58,1873 58,0391 0,1482 0,0000 0,0000 35 5001p 1,5824 60 35 5002p 4,6912 TOTALE 93,7274 93,2189 0,5085 0,0000 0,0000 93,7274

Mercato della Ferrara a 0,7962 0,7962 0,0000 0,0000 0,0000 11 33 0,7962 30 56p 74,8285 30 101p 0,9597 Monte S. Angelo b 76,2537 76,2537 0,0000 0,0000 0,0000 30 17p 0,2190 30 37p 0,2465 Monte S. Angelo c 2,1748 2,1748 0,0000 0,0000 0,0000 30 56p 2,1748 Monte Caievola d 0,6913 0,6913 0,0000 0,0000 0,0000 30 56p 0,6913 Classe economica Monte Caievola e 0,2605 0,2605 0,0000 0,0000 0,0000 30 56p 0,2605 “D” Pascoli cespugliati 32 51p 4,0283 Monte Caievola f 9,3211 9,3211 0,0000 0,0000 0,0000 32 44p 2,8515 35 5028p 2,4413 34 354 18,6837 34 575 1,8475 Monte Caievola g 28,1220 27,8866 0,2354 0,0000 0,0000 34 355 5,7142 35 5002p 1,8766 TOTALE 117,6196 117,3842 0,2354 0,0000 0,0000 117,6196

Monte S. Angelo h 1,3841 1,3841 0,0000 0,0000 0,0000 30 56p 1,3841 Classe economica 30 101p 5,9485 “E” Monte S. Angelo i 6,0539 6,0539 0,0000 0,0000 0,0000 Cave di pietra 30 56p 0,1054 TOTALE 7,4380 7,4380 0,0000 0,0000 0,0000 7,4380

TOTALE GENERALE 418,6894 417,4955 1,1939 0 0 418,6894 * Particelle non esistenti nel Piano scaduto La particella 16 nel vecchio piano apparteneva alla classe C1

Sezione 6 - Allegati

3 – DESCRIZIONI PARTICELLARI COMPRESE A (con rilievi

tassatori), B, C

CLASSE ECONOMICA “A” - CEDUO DI CERRO E FARNETTO

Particella 01 Località Verdesca

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione N - NE Totale Ha 25.38.14 Utile Ha 25.38.14 Tare Ha 15 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 5 5 12 Altitudine m slm 150 - 200 Particella 87 88 5001 Giacitura Superficie Ha 0.28.22 0.16.81 24.93.11 Versante Sottosuolo Arenarie marroni con livelli di mame e argille marnose. Nella parte a confine con Rio della Verdesca tratto su substrato costituito da detriti di falda cementati. Manufatti Suolo Bruno, profondo

Risorse idriche Viabilità Nessuna

SOPRASSUOLO

Età anni 9 Provvigione media/Ha stimata mc --- Specie principale Farnetto Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Cerro, carpinella, sorbo torminale, sorbo aucuparia. Descrizione Ceduo di farnetto e cerro, con ciavardello e sorbo degli uccellatori. Il bosco è stato utilizzato nella stagione silvana 2003/2004, adottando un taglio raso con rilascio di 70 piante matricine ad ettaro La parte bassa della particella è attraversata da un metanodotto della SNAM.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento nel periodo di validità del Piano CLASSE ECONOMICA “A” - CEDUO DI CERRO E FARNETTO

Particella 02 Località Verdesca

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione N Totale Ha 16.88.69 Utile Ha 16.88.69 Tare Ha 20 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 12 Altitudine m slm 125 - 200 Particella 5001 Giacitura Superficie Ha 16.88.69 Versante Sottosuolo Substrato costituito da arenarie marroni con livelli di mame e argille mamose. Nella parte bassa tratto su substrato costituito da detriti di falda cementati. Manufatti nessuno Suolo Bruno, profondo

Risorse idriche Viabilità Nessuna La parte bassa è marginalmente servita dalla strada di bonifica integrale dalla Provinciale alla diga di irrigazione e dalla pista di esbosco Valle di Finocchietto.

SOPRASSUOLO

Età anni 5 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Cerro, orniello Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Roverella, farnetto, carpinella, sorbo terminale. acero minore, siliquastro Descrizione Ceduo di farnetto e cerro, con ciavardello e sorbo degli uccellatori. Il bosco è stato utilizzato nella stagione silvana 2003/2004, adottando un taglio raso con rilascio di 70 piante matricine ad ettaro La parte bassa della particella è attraversata da un metanodotto della SNAM.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento nel periodo di validità del Piano CLASSE ECONOMICA “A” - CEDUO DI CERRO E FARNETTO

Particella 03 Località Verdesca

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione N - NO Totale Ha 21.45.69 Utile Ha 21.45.69 Tare Ha 20 - 40 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 12 Altitudine m slm 150 - 261 Particella 5001 Giacitura Superficie Ha 21.45.69 Versante Sottosuolo Substrato costituito da arenarie marroni con livelli di mame e argille mamose. Nella parte bassa tratto su substrato costituito da detriti di falda cementati. Manufatti nessuna Suolo Bruno, profondo

Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di esbosco Valle di Finocchietto

SOPRASSUOLO

Età anni 3 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Cerro Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, farnetto, roverella Descrizione Ceduo di cerro, con orniello, farnetto, roverella. Il bosco è stato utilizzato nella stagione silvana 2009/2010, adottando un taglio raso con rilascio di 70 piante matricine ad ettaro.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento nel periodo di validità del Piano CLASSE ECONOMICA “A” - CEDUO DI CERRO E FARNETTO

Particella 04 Località Verdesca

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione NO - SE Totale Ha 28.41.41 Utile Ha 28.27.68 Tare Ha 0.13.73 10 - 35 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 4 12 12 12 Altitudine m slm 150 - 260 Particella 64 3 4 5001 Giacitura Superficie Ha 0.10.88 0.62.09 1.22.38 26.46.06 Versante Sottosuolo Substrato costituito da arenarie marroni con livelli di marne e argille marnose. Nella parte centrale substrato a brecce cementate ed in quella bassa ad ignimbrite. Manufatti assenti Suolo Bruno, profondo

Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di esbosco del vallone delle Canne

SOPRASSUOLO

Età anni 19 Provvigione media/Ha stimata mc 151,42 Specie principale Cerro Provvigione totale stimata mc 4.282 Specie secondarie Farnetto, orniello, acero opalo, roverella. Descrizione Ceduo di cerro, con orniello, farnetto, roverella. Lo stato vegetativo e buono. La matricinatura è in ragione di circa 100 piante ad ettaro. Il soprassuolo della particella è stato testato con le aree di saggio nn. 1 e 2.

PRESCRIZIONI

Taglio di fine turno nella stagione silvana 2024/2025. Si interverrà con il taglio raso e rilascio di non oltre 70 piante matricine ad ettaro. !"#"$%&'($)(*&+$,*"-&'($#'-$(.&

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Particella 05 Località Verdesca

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione N - SE Totale Ha 25.31.42 Utile Ha 25.00.15 Tare Ha 0.31.27 30 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 12 Altitudine m slm 175 - 250 Particella 5001 Giacitura Superficie Ha 25.31.42 Versante - Crinale Sottosuolo Substrato costituito da arenarie marroni con livelli di marne e argille marnose e da detriti di falda cementati. Manufatti Assenti Suolo Bruno, profondo

Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di esbosco del vallone delle Canne.

SOPRASSUOLO

Età anni 29 Provvigione media/Ha stimata mc 161,17 Specie principale Cerro Provvigione totale stimata mc 4.031 Specie secondarie Orniello, roverella, acero opalo, acero campestre, carpino nero, ciavardello. Descrizione Ceduo di cerro, con orniello, farnetto, roverella. Lo stato vegetativo è buono. La matricinatura è in ragione di circa 100 piante ad ettaro. Il soprassuolo della particella è stato testato con le aree di saggio nn. 3 e 4.

PRESCRIZIONI

Taglio di fine turno nella stagione silvana 2016/2017. Si interverrà con il taglio raso e rilascio di non oltre 70 piante matricine ad ettaro.

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Particella 06 Località Verdesca

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione tutte Totale Ha 24.29.76 Utile Ha 24.29.76 Tare Ha 50 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 12 12 23 23 23 Altitudine m slm 150 - 282 Particella 5001 22 6 15 22 Giacitura Superficie Ha 19.14.65 0.64.39 1.55.95 1.35.05 1.45.76 Dosso Sottosuolo Substrato costituito da arenarie marroni con livelli di marne e argille marnose e in prevalenza da detriti di falda cementati. Manufatti Suolo Suolo bruno profondo

Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di esbosco del monastero della Ferrara.

SOPRASSUOLO

Età anni 29 Provvigione media/Ha stimata mc 159,48 Specie principale Cerro Provvigione totale stimata mc 3.875 Specie secondarie Orniello, farnetto, acero minore, leccio, roverella. Descrizione Ceduo di cerro, con orniello, farnetto, acero minore, leccio, rovere Lo stato vegetativo è buono. La matricinatura è in ragione di circa 50-100 piante per ettaro. Breve tratto roccioso calcareo cacuminale con leccio rupicolo e resti di un modesto insediamento sannitico.

PRESCRIZIONI

Taglio di fine turno nella stagione silvana 200/201. Si interverrà con il taglio raso e rilascio di non oltre 70 piante matricine ad ettaro.

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Particella 07 Località Monte Caievola

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Nord Totale Ha 16.21.70 Utile Ha 16.21.70 Tare Ha 65 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 32 32 Altitudine m slm 275 - 525 Particella 41p 51p Giacitura Superficie Ha 10.32.80 5.88.90 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Nessuna Suolo Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Inesistente

SOPRASSUOLO

Età anni 60 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Leccio Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, roverella, maggiociondolo, carpinella, ecc. Descrizione Soprassuolo irregolare e molto scadente. La provvigione media della particella, anche stimata a vista, è molto bassa, e seppur concentrata in zone limitate non è tale da giustificare un intervento di taglio, quindi non si è neanche provveduto a rilievi dendrometrici approfonditi.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento a carico del soprassuolo. Sarebbe opportuno adeguare al traffico veicolare la mulattiera che attraversa la particella nella parte bassa del versante. CLASSE ECONOMICA “B” - BOSCO DI PROTEZIONE A LECCIO, CARPINO, ecc.

Particella 08 Località Monte Caievola

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Nord Totale Ha 15.05.61 Utile Ha 15.05.61 Tare Ha 65 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 32 Altitudine m slm 300 - 525 Particella 41p Giacitura Superficie Ha 15.05.61 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Nessuno Suolo Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Nessuna

SOPRASSUOLO

Età anni 60 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Leccio Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, roverella, carpino nero, maggiociondolo, carpinella, tiglio, castagno, ecc. Descrizione Ceduo misto a a copertura regolare e pressoché continua. Lo stato vegetativo è buono, fatta eccezione per le zone percorse dal fuoco, in più occasioni, e per limitate zone di tagli abusivi. La matricinatura è scarsissima, quasi assente.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento a carico del soprassuolo. Sarebbe opportuno adeguare al traffico veicolare la mulattiera che attraversa la particella nella parte bassa del versante. CLASSE ECONOMICA “B” - BOSCO DI PROTEZIONE A LECCIO, CARPINO, ecc.

Particella 14 Località Monte S. Angelo

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Nord, Nord-Est Totale Ha 12.89.51 Utile Ha 12.89.51 Tare Ha 40 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 30 30 Altitudine m slm 205 - 460 Particella 37p 56p Giacitura Superficie Ha 0,02,34 12.87.17 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Nessuno Suolo Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Strada vicinale Torello e strada vicinale Brecciati

SOPRASSUOLO

Età anni 60 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Roverella, cerro Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, carpino nero, maggiociondolo, carpinella, tiglio, castagno, ecc. Descrizione Soprassuolo irregolare e molto scadente. La provvigione media della particella, anche stimata a vista, è molto bassa, e seppur concentrata in zone limitate non è tale da giustificare un intervento di taglio, quindi non si è neanche provveduto a rilievi dendrometrici approfonditi.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento a carico del soprassuolo. CLASSE ECONOMICA “B” - BOSCO DI PROTEZIONE A LECCIO, CARPINO, ecc.

Particella 15 Località Torello

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione varia Totale Ha 4.15.86 Utile Ha 4.15.86 Tare Ha 40 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 31 Altitudine m slm 225 - 295 Particella 83 Giacitura Superficie Ha 4.15.86 Dosso Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Nessuno Suolo Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Strada vicinale Torello e strada vicinale Brecciati

SOPRASSUOLO

Età anni 60 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Roverella, cerro Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, carpino nero, maggiociondolo, carpinella, tiglio, castagno, ecc. Descrizione La particella occupa una piccola collina. Nel Piano scaduto era stata attribuita alla Classe D, nonostante l’esistenza di copertura arborea, parziale, e rimanente copertura arbustiva in evoluzione a bosco. Il soprassuolo, nel versante Nord-Ovest, è costituito da un piccolo lembo di bosco meso-termofilo adulto, naturalmente cresciuto a fustaia; nelle restanti parti, ad arbusteto in evoluzione, la composizione specifica è simile alla precedente.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento a carico del soprassuolo. CLASSE ECONOMICA “B” - BOSCO DI PROTEZIONE A LECCIO, CARPINO, ecc.

Particella 17 Località Pizzo la Guardia

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Nord, Nord-Ovest Totale Ha 9.82.65 Utile Ha 9.82.65 Tare Ha 40 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 30 30 30 Altitudine m slm 220 - 440 Particella 17p 56p 101p Giacitura Superficie Ha 6.05.91 3.11.13 0.65.61 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Nessuno Suolo Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Nessuna

SOPRASSUOLO

Età anni 60 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Roverella, cerro Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, carpino nero, maggiociondolo, carpinella, tiglio, castagno, ecc. Descrizione Soprassuolo irregolare e molto scadente. La provvigione media della particella, anche stimata a vista, è molto bassa, e seppur concentrata in zone limitate non è tale da giustificare un intervento di taglio, quindi non si è neanche provveduto a rilievi dendrometrici approfonditi.

PRESCRIZIONI

Nessun intervento a carico del soprassuolo. CLASSE ECONOMICA “C” - PINETA DI PINO D’ALEPPO

Particella 09 Località Monte Caievola

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Ovest Totale Ha 20.05.52 Utile Ha 20.05.52 Tare Ha 40-50 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 32 35 Altitudine m slm 300 - 525 Particella 44p 5028 Giacitura Superficie Ha 1.24.74 18.80.78 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Tratti di recinzione in pali di legno e Suolo filo spinato Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di servizio proveniente da Cappella del Calvario in Comune di Pietravairano.

SOPRASSUOLO

Età anni 37 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Pino d’Aleppo Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Orniello, roverella, carpino nero, maggiociondolo, carpinella, tiglio, castagno, ecc. Descrizione Pineta a copertura abbastanza uniforme con, a tratti, una crescente rinnovazione di latifoglie autoctone spontanee. Impianto eseguito negli anni 70 con fondi della Regione Campania. Lo stato vegetativo è buono, fatta eccezione per le zone percorse dal fuoco, in più occasioni, e per limitate zone di tagli abusivi. I lembi di pineta esposti a Sud sono stati completamente distrutti dall’incendio del 2010.

PRESCRIZIONI

Tagli intercalari ogni 5 anni. E' necessario, per una migliore protezione dagli incendi, collegare la pista con quella proveniente da Marzanello Vecchio. CLASSE ECONOMICA “C” - PINETA DI PINO D’ALEPPO

Particella 10 Località Monte Caievola

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Nord - Ovest Totale Ha 1.40.28 Utile Ha 1.40.28 Tare Ha 0 30 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 35 Altitudine m slm 270 Particella 5001 Giacitura Superficie Ha 1.40.28 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Recinzione in pali di legno e filo Suolo spinato Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Strada vicinale Marzanello vecchio - Vairano

SOPRASSUOLO

Età anni 36 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Pino d’ Aleppo Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Leccio, orniello, terebinto Descrizione Pineta di origine artificiale ad elevato grado di copertura. Impianto eseguito negli anni 70 con fondi della Regione Campania. Lo stato vegetativo è buono.

PRESCRIZIONI

Tagli intercalari ogni 5 anni, iniziando dalla parte bassa della particella. CLASSE ECONOMICA “C” - PINETA DI PINO D’ALEPPO

Particella 11 Località Monte S. Angelo

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Sud - Ovest Totale Ha 5.05.52 Utile Ha 5.05.52 Tare Ha 0 50 - 70 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 30 30 30 Altitudine m slm 175 - 200 Particella 56p 101p 114 Giacitura Superficie Ha 3.94.33 1.05.54 0.05.65 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Recinzione in pali di legno e filo Suolo spinato Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Strada comunale Vairano - Marzanello

SOPRASSUOLO

Età anni 54 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Pino d’Aleppo Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Leccio, orniello, terebinto Descrizione Pineta di origine artificiale ad elevato grado di copertura. Impianto eseguito all’inizio degli anni 60 con fondi del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Lo stato vegetativo è ottimo. E’ presente, a tratti, una crescente rinnovazione di latifoglie autoctone spontanee.

PRESCRIZIONI

Tagli intercalari ogni 5 anni. CLASSE ECONOMICA “C” - PINETA DI PINO D’ALEPPO

Particella 12 Località Monte S. Angelo

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Ovest Totale Ha 3.12.64 Utile Ha 3.12.64 Tare Ha 0 50 - 60 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 30 60 Altitudine m slm 200 - 400 Particella 37p 56p Giacitura Superficie Ha 3.08.84 0.03.80 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Nessuna Suolo Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Inesistente

SOPRASSUOLO

Età anni 54 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Pino d’Aleppo Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Leccio, orniello, terebinto, carpinella Descrizione Pineta di origine artificiale a grado di copertura abbastanza elevato. Impianto eseguito all’inizio degli anni 60 con fondi del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Lo stato vegetativo è buono. E’ presente, a tratti, una crescente rinnovazione di latifoglie autoctone spontanee.

PRESCRIZIONI

Tagli intercalari ogni 5 anni. CLASSE ECONOMICA “C” - PINETA DI PINO D’ALEPPO

Particella 13 Località Monte Caievola

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Sud Totale Ha 5.90.05 Utile Ha 5.90.05 Tare Ha 0 60 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 35 Altitudine m slm 320 - 400 Particella 5028 Giacitura Superficie Ha 5.90.05 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Tratti di recinzione in pali di legno e Suolo filo spinato. Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di servizio proveniente da Cappella del Calvario in Comune di Pietravairano.

SOPRASSUOLO

Età anni 0 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Descrizione Il soprassuolo di questa particella è stato completamente distrutto dall’incendio dell’agosto 2010. Era presente una pineta di origine artificiale a grado di copertura abbastanza elevato. Impianto era stato eseguito negli anni 70 con fondi della Regione Campania.

PRESCRIZIONI

E’ opportuna la ricostituzione della copertura arborea, con l’impiego di latifoglie autoctone, in sostituzione del pino. CLASSE ECONOMICA “C” - PINETA DI PINO D’ALEPPO

Particella 16 Località Monte Caievola

CARATTERI DELLA STAZIONE

Superficie Esposizione Sud Totale Ha 58.18.73 Utile Ha 58.18.73 Tare Ha 0 60 Inquadramento Catastale Pendenza % Foglio 35 35 35 Altitudine m slm 175 - 421 Particella 5001 5002 5028 Giacitura Superficie Ha 1.58.24 4.69.12 51.91.37 Versante Sottosuolo Substrato costituito da calcari microcristallini bianchi e calcari dolomitici bianchi e avana. Manufatti Tratti di recinzione in pali di legno e Suolo filo spinato. Suolo bruno calcareo, poco profondo con piccole rocce affioranti. Negli avvallamenti terreno più profondo. Risorse idriche Viabilità Nessuna Pista di servizio proveniente da Cappella del Calvario in Comune di Pietravairano.

SOPRASSUOLO

Età anni 0 Provvigione media/Ha stimata mc Specie principale Provvigione totale stimata mc Specie secondarie Descrizione Il soprassuolo di questa particella è stato completamente distrutto dall’incendio dell’agosto 2010. Era presente una pineta di origine artificiale a grado di copertura abbastanza elevato. Impianto era stato eseguito negli anni 70 con fondi della Regione Campania.

PRESCRIZIONI

E’ opportuna la ricostituzione della copertura arborea, con l’impiego di latifoglie autoctone, in sostituzione del pino.

n. 54 del 8 Agosto 2016

Decreto Dirigenziale n. 200 del 01/07/2016

Dipartimento 52 - Dipartimento della Salute e delle Risorse Naturali

Direzione Generale 5 - Direzione Generale per l'ambiente e l'ecosistema

U.O.D. 7 - UOD Valutazioni ambientali - Autorità ambientale

Oggetto dell'Atto:

PROVVEDIMENTO DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA APPROPRIATA RELATIVO AL "PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE" PROPOSTO DAL COMUNE DI VAIRANO PATENORA - CUP 7583

fonte: http://burc.regione.campania.it n. 54 del 8 Agosto 2016

IL DIRIGENTE

PREMESSO a. che con D.P.R. n. 357 del 08/09/1997, art. 5, e ss.mm.ii. sono state dettate disposizioni in merito alla procedura di svolgimento della Valutazione di Incidenza; b. che con Delibera di Giunta Regionale (D.G.R.C) n. 1216 del 23/03/2001, pubblicata sul BURC n. 21 del 17/04/2001, e successiva D.G.R.C. n. 5249 del 31/10/2002, pubblicato sul BURC n. 58 del 25/11/2002, è stato recepito il succitato D.P.R. n. 357/97; c. che con D.P.G.R.C. n. 9 del 29/01/2010 pubblicato sul BURC n. 10 del 01/02/2010, è stato emanato il Regolamento Regionale n. 1/2010 “Disposizioni in materia di procedimento di valutazione d’Incidenza”; d. che con D.G.R.C. n. 167 del 31/03/2015, pubblicata sul BURC n. 29 del 06/05/2015, sono state emanate le “Linee Guida e Criteri di indirizzo per l'effettuazione della valutazione di incidenza in Regione Campania”; e. che con D.G.R.C. n. 683 del 8 ottobre 2010, pubblicata sul BURC n. 76 del 22/11/2010, è stata revocata la D.G.R. n. 916 del 14/07/2005 e sono state individuate le modalità di calcolo degli oneri dovuti per le procedure di valutazione ambientale strategica, valutazione di impatto ambientale e valutazione di incidenza in Regione Campania; f. che con D.G.R.C. n. 406 del 04/08/2011, pubblicata sul BURC n. 54 del 16/08/2011, è stato approvato il "Disciplinare organizzativo delle strutture regionali preposte alla Valutazione di Impatto ambientale e alla Valutazione di Incidenza di cui ai Regolamenti nn. 2/2010 e 1/2010, e della Valutazione Ambientale Strategica di cui al Regolamento emanato con D.P.G.R. n. 17 del 18 Dicembre 2009", successivamente modificato ed integrato con D.G.R.C. n. 63 del 07/03/2013; g. che ai sensi del Disciplinare approvato con summenzionata D.G.R. n. 406/2011: g.1 sono organi preposti allo svolgimento delle procedure di VIA, VAS e VI: - la Commissione per le Valutazioni Ambientali (Commissione VIA/VI/VAS); - gli istruttori VIA/VI/VAS; g.2 il parere per le procedure di Valutazione Ambientale è reso dalla Commissione VIA/VI/VAS sulla base delle risultanze delle attività degli istruttori; h. che con D.D. n. 554 del 19/07/2011, è stata indetta una manifestazione di interesse per l’iscrizione alla “short list” di funzionari regionali, dell’ARPAC e dell’ARCADIS cui assegnare le istruttorie di V.I.A. – V.I. – V.A.S.; i. che con D.D. n. 648 del 04/10/2011 e ss. mm. ii., è stata approvata la “short list” del personale cui assegnare le istruttorie di V.I.A. – V.I. – V.A.S.; j. che, con regolamento n.12 del 15/12/2011, pubblicato sul BURC n. 72 del 19/11/2012 e s.m.i., è stato approvato il nuovo ordinamento e che, con D.G.R.C. n. 488 del 31/10/2013, pubblicata sul BURC n. 62 del 12/11/2013 e s.m.i., le competenze in materia di VIA-VAS-VI del Settore 02 dell’AGC 05 sono state assegnate alla U.O.D. 52.05.07; k. che, con D.P.G.R.C. n. 62 del 10/04/2015 avente ad oggetto "Deliberazione di G.R. n. 406 del 4/8/2011 e s.m.i.: Modifiche Decreto Presidente Giunta n. 439 del 15/11/2013 - Disposizioni transitorie" pubblicato sul BURC n. 24 del 13/4/2015, è stata aggiornata la composizione della Commissione per le valutazioni ambientali (VIA/VI/VAS); l. che con D.G.R.C. n. 27 del 26/01/2016, pubblicata sul BURC n. 6 del 01/02/2016, è stata confermata l'istituzione della Commissione preposta alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), alla

fonte: http://burc.regione.campania.it n. 54 del 8 Agosto 2016

Valutazione di Incidenza (VI) e alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) di cui alla D.G.R.C. n. 406/2011 e al D.P.G.R. n. 62/2015;

CONSIDERATO: a. che con richiesta acquisita al prot. regionale n. 285657 in data 24/04/2015 contrassegnata con CUP 7583, il Comune di Vairano Patenora (CE) ha presentato istanza di avvio della procedura di Valutazione d’Incidenza Appropriata ai sensi dell’art. 6 del Regolamento Regionale n. 1/2010 relativa al “Piano di Assestamento Forestale"; b. che l’istruttoria del progetto de quo è stata affidata dalla U.O.D. 07 Valutazioni Ambientali della Direzione Generale per l’Ambiente e l’Ecosistema al gruppo istruttore Magliocca-Rinaldi-Cunti, iscritti alla “short list” di cui al citato D.D. n. 648/2011;

RILEVATO: a. che detto progetto è stato sottoposto all’esame della Commissione V.I.A. - V.A.S. - V.I. che, nella seduta del 05/04/2016, ha espresso - sulla base dell'istruttoria svolta dal sopra citato gruppo - parere favorevole di Valutazione di Incidenza Appropriata con le seguenti prescrizioni: • in relazione agli interventi di miglioramento previsti preservare gli ambienti di prateria o di arbusteto discontinuo e negli interventi di miglioramento della viabilità si tenga conto della necessità di ridurre le possibilità di accesso alle praterie, anche con veicoli a motore fuoristrada; • nei progetti di taglio relativi alle utilizzazioni boschive previste, redatti ai sensi dell’art. 7 allegato B della L.R. 11/96, si provveda sempre: - al rilascio e/o rinuncia al taglio di alberi con cavità; - al rilascio di piante morte di dimensioni significative in quantità e condizioni “ambientali” da non favorire possibili incendi boschivi; - alla protezione e salvaguardia delle specie forestali rare e sporadiche presenti nel piano dominato (rinuncia al taglio, interventi di protezione e rilascio); - alla scelta ed identificazione di esemplari da destinare al rilascio per l’invecchiamento naturale a fini ecologici e paesaggistici; - al rilascio di isole di biodiversità rappresentative della locale complessità forestale, che restano senza intervento e da individuare in punti caratteristici da un punto di vista morfologico quali impluvi, displuvi, balzi di roccia, dossi, sponde fluviali ecc.; - ad utilizzare tecniche di allestimento ed esbosco, anche se caratterizzate da minore produttività, a basso impatto sul suolo, sulla vegetazione arbustiva endemica recante frutti eduli per l’avifauna e sulla rinnovazione, quale la pratica del “legno corto” che prevede l’allestimento sul letto di caduta e l’esbosco del legname già in forma di assortimenti. b. che l’esito della Commissione del 05/04/2016, così come sopra riportato, è stato comunicato al Comune di Vairano Patenora con nota prot. reg. n. 348705 del 20/05/2016; c. che il Comune di Vairano Patenora ha regolarmente provveduto alla corresponsione degli oneri per le procedure di valutazione ambientale, determinate con D.G.R.C. n° 683/2010, mediante versamento del 09/04/2015, agli atti della U.O.D. 07 Valutazione Ambientale della Direzione Generale per l’Ambiente e l’Ecosistema;

RITENUTO di dover provvedere all’emissione del decreto di Valutazione di Incidenza;

VISTI: - il D.lgs. n. 33/2013; - il D.P.R. n. 357/97 e ss.mm.ii.;

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- il D.P.G.R. n. 439/2013 e ss.mm.ii.; - la D.G.R.C. n. 1216/2001 e ss.mm.ii.; - la D.G.R.C. n. 167/2015; - la D.G.R.C. n. 488/2013 e ss.mm.ii.; - la D.G.R.C. n. 63/2013; - la D.G.R.C. n. 683/2010; - la D.G.R.C. n. 406/2011 e ss.mm.ii.; - i DD.DD. n. 554/2011 e n. 648/2011; - il Regolamento Regionale n. 1/2010; - il Regolamento Regionale n. 12/2011; - la D.G.R. 27/2016;

Alla stregua dell'istruttoria tecnica compiuta dal gruppo istruttore e dell’istruttoria amministrativa compiuta dalla U.O.D. 07 Valutazione Ambientale della Direzione Generale per l’Ambiente e l’Ecosistema

D E C R E T A

Per i motivi espressi in narrativa e che qui si intendono integralmente riportati e trascritti:

1. DI esprimere parere favorevole di Valutazione di Incidenza Appropriata, su conforme parere della Commissione V.I.A. - V.A.S. - V.I. espresso nella seduta del 05/04/2016, relativamente al “Piano di Assestamento Forestale” proposto dal Comune di Vairano Patenora con le seguenti prescrizioni: • in relazione agli interventi di miglioramento previsti preservare gli ambienti di prateria o di arbusteto discontinuo e negli interventi di miglioramento della viabilità si tenga conto della necessità di ridurre le possibilità di accesso alle praterie, anche con veicoli a motore fuoristrada; • nei progetti di taglio relativi alle utilizzazioni boschive previste, redatti ai sensi dell’art. 7 allegato B della L.R. 11/96, si provveda sempre: - al rilascio e/o rinuncia al taglio di alberi con cavità; - al rilascio di piante morte di dimensioni significative in quantità e condizioni “ambientali” da non favorire possibili incendi boschivi; - alla protezione e salvaguardia delle specie forestali rare e sporadiche presenti nel piano dominato (rinuncia al taglio, interventi di protezione e rilascio); - alla scelta ed identificazione di esemplari da destinare al rilascio per l’invecchiamento naturale a fini ecologici e paesaggistici; - al rilascio di isole di biodiversità rappresentative della locale complessità forestale, che restano senza intervento e da individuare in punti caratteristici da un punto di vista morfologico quali impluvi, displuvi, balzi di roccia, dossi, sponde fluviali ecc.; - ad utilizzare tecniche di allestimento ed esbosco, anche se caratterizzate da minore produttività, a basso impatto sul suolo, sulla vegetazione arbustiva endemica recante frutti eduli per l’avifauna e sulla rinnovazione, quale la pratica del “legno corto” che prevede l’allestimento sul letto di caduta e l’esbosco del legname già in forma di assortimenti.

2. CHE l'Amministrazione tenuta al rilascio del provvedimento finale dovrà acquisire tutti gli altri pareri e/o valutazioni previsti per legge e verificare l'ottemperanza delle prescrizioni riportate nonché la congruità del progetto esecutivo con il progetto esaminato dalla Commissione VIA ed assunto a base del presente parere. E' fatto altresì obbligo, in caso di varianti sostanziali del progetto definitivo esaminato, che lo stesso completo delle varianti sia sottoposto a nuova procedura.

3. CHE il proponente, con congruo anticipo, dia formale comunicazione della data dell’inizio dei lavori al competente Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato con modalità atte a dimostrare

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l'avvenuta trasmissione della comunicazione;

4. DI rendere noto che ai sensi dell'art. 3, comma 4 della L. n. 241/90 e s.m.i., contro il presente provvedimento è ammessa proposizione di ricorso giurisdizionale avanti il Tribunale Amministrativo Regionale competente per territorio, entro 60 giorni dalla data di avvenuta notifica e/o pubblicazione sul BURC, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni dalla data di pubblicazione sul BURC.

5. CHE, in considerazione della possibile mutazione degli aspetti fito-sociologici e biocenotici dell’area interessata dall’intervento in parola nonché dell’evoluzione tecnologica dei processi produttivi, e anche in analogia a quanto previsto dal combinato disposto dell’art. 10 comma 3 e dell’art. 26 comma 6 del D.Lgs. n. 152/2006, si dispone che il progetto debba essere realizzato entro cinque anni dalla pubblicazione sul BURC del presente provvedimento;

6. DI trasmettere il presente atto: 6.1 Al Comune di Vairano Patenora - [email protected]; 6.2 Direzione Generale 52 06 U.O.D. 07 Foreste - [email protected] 6.3 al Corpo Forestale dello Stato territorialmente competente - [email protected]; 6.4 alla competente U.O.D. 40.03.05 Bollettino Ufficiale per la relativa pubblicazione sul BURC della Regione Campania, anche in adempimento degli obblighi di cui al D.lgs. 33/2013.

Avv. Simona Brancaccio

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