POLA OPERAIA (1856-1947) È La Storia Di Una Città Dal Ca- Roberto Spazzali Rattere Popolare, Sorta Intorno Al Arsenale

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POLA OPERAIA (1856-1947) È La Storia Di Una Città Dal Ca- Roberto Spazzali Rattere Popolare, Sorta Intorno Al Arsenale POLA OPERAIA (1856-1947) è la storia di una città dal ca- Roberto Spazzali rattere popolare, sorta intorno al Arsenale della K.u.k Kriegsmarine, caratterizzata però da una forte identità italiana che a lungo si è identificata nello spirito umanitario del so- cialismo mazziniano. A Pola c’era una classe operaia cosciente, determinata, colta e che per rimanere italiana preferì seguire la stra- da dell’esilio. La sua storia è pure quella della (1856-1947) famiglia Dorigo. POLA OPERAIA POLA OPERAIA (1856-1947) I Dorigo a Pola. Una storia familiare tra socialismo mazziniano e austro marxismo Introduzione di Livio Dorigo ROBERTO SPAZZALI (Trieste, 1956), insegnante, si occupa di storia delle Istituzioni politiche e della storia della Venezia Giulia; ha pubblicato, tra l’altro: Foi- be. Un dibattito ancora aperto; Sotto la Todt; Epurazione di frontiera; ...l’Italia chiamò; Istria, Quarnero, Dalmazia. Storia di una regione con- tesa (coautore). Ha insegnato Didattica della storia presso la SSIS di Trieste. Attualmente Spazzali Roberto (2010) è insegnante comandato presso l’Isti- tuto Regionale per la Storia del Movimento di Circolo di cultura istro-veneta “Istria” Liberazione nel Friuli Venezia Giulia. Trieste LUCA Mi hai chiamato ad un ruolo inaspettato e non sperato rinnovando energia d’altri tempi e prospettive future abbandonate: le voglio gestire con l’esperienza che il tempo ha maturato. Una sorpresa. Un regalo. Una gioia. Veleggeremo noi due verso la nostra Itaca da dove noi veniamo. Ti racconterò la sua storia di quando lì ero giovane e così da lì potremo andar lontano rafforzeremo le nostre ali per volare alto per vedere, conoscere, diventare uomini. Il volume è stato realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In copertina: Il portale della chiesa della Marina a Pola realizzato dallo scultore Meni Dorigo Stampa : Opera Villaggio del Fanciullo - Tipografia Via di Conconello 16 34151 Opicina (Trieste) Il presente volume può essere duplicato in parte o totalmente con tutti i sistemi di riproduzione previa comunicazione a: [email protected] Roberto Spazzali POLA OPERAIA (1856-1947) I Dorigo a Pola. Una storia familiare tra socialismo mazziniano e austro marxismo Introduzione di Livio Dorigo Circolo di cultura istro-veneta “Istria” Trieste INTRODUZIONE La presente pubblicazione descrive in modo ampiamente documentato la storia di Pola dal 1856 al 1947 e l’evoluzione che qui ebbe il pensiero mazziniano che diede contributi significativi al suo sviluppo sociale e politico e la storia del- la famiglia Dorigo intimamente connessa ed indistricabilmente intrecciata con quella della città degli Esuli. Con questo lavoro il Circolo Istria continua a perseguire il suo fondamentale obiettivo: quello di contribuire e portar chiarezza nelle complesse vicende che hanno sconvolto la nostra terra nella piena consapevolezza che solamente così si potrà finalmente giungere alla formulazione di una storia condivisa o condi- visibile dalle diverse componenti nazionali che compongono la sua popolazio- ne ormai legate ad un destino comune, premessa indispensabile per annullare dopo l’abbattimento dei confini materiali quelli mentali e psicologici e por fine alle perniciose strumentalizzazioni politiche ed entrare finalmente in un secolo di Pace e di concordia che si auspica essere un secolo lungo, senza fine. Vicende storiche complesse che si complicano e si esasperano qualora si pretenda di risol- verle attraverso semplificazioni portate ad assolvere di ogni responsabilità l’uno assegnandole tutte all’altro. La presente pubblicazione assolve ad una seconda funzione: quella di stimo- lare soprattutto i giovani ad un costante, inderogabile dovere, quello di perseguire con senso critico la verità storica pur nella consapevolezza che la verità assoluta rappresenta un traguardo irraggiungibile, senza naturalmente incorrere nell’auto- lesionistico, provocatorio paradosso che essa cessa di esistere quando è conosciuta da due persone. La verità imbarazza, fa paura, spesso fa paura il sapere chi noi siamo. Le Verità che il presente lavoro mette in luce sono pesanti da sopportare anche dall’opinione pubblica e nella fattispecie dura da accettare soprattutto dal mondo degli esuli. Questo obiettivo del Circolo Istria denso di insidie e pericoli è stato affrontato con determinazione fin dal momento della sua costituzione e si è concretizzato in alcune interessanti pubblicazioni: Il Territorio con la presidenza Depangher e successivamente Arsia 1940, Scriviamo noi la nostra storia, Nella memoria e nel ricordo la speranza. Ed infine la presente pubblicazione assolve ad un impegno puramente per- sonale: quello di far conoscere a Gaia, Aurora ed al giovanissimo Luca la storia della nostra famiglia e di dare loro uno strumento importante per rinsaldare le radici con la nostra terra di origine, momento fondamentale nella formazione della propria identità. Pola, città degli esuli, che qui vi sono giunti già condotti dal mito... “Polai”, un nome che segna un destino, quello di un suo continuo rifondarsi e svilupparsi 8 Introduzione mantenendo inalterata una sua fondamentale caratteristica: l’inestinguibile po- lietnicità. Alcuni amici mi hanno più volte rivolto la sollecitazione: “Queste cose le devi scrivere prima di...”. Ne sono sempre stato convinto. Molte vicende che hanno travagliato la nostra città le ho conosciute direttamente, alcune addirittura vissute e ne sono stato coinvolto: l’8 settembre 1943, l’occupazione tedesca e poi quella jugoslava, gli anglo-americani, la strage di Vargarola, l’esodo. Dallo sgretolamento di solide amicizie rafforzatesi nel tempo, alla distruzione di famiglie per essersi collocati i loro membri in schieramenti opposti. Ho raccolto testimonianze dalla viva voce dei diretti protagonisti in partico- lare dal “nono Ico”. Polai Città degli Esuli e la Famiglia Dorigo ne è un bell’esempio. Raggiunta da Valeriano del Friuli la Venezia di Daniele Manin e Nicolò Tommaseo al segui- to del Patriarca Daniele, fervente mazziniano con l’avvento dei Savoia si trasferì definitivamente a Pola. Il “nono Ico” mi raccontava del suo soggiorno all’Isola di San Girolamo dell’ar- cipelago delle Brioni, ove la famiglia Dorigo godeva della concessione di estrazio- ne dalle locali cave di pietra e ove aveva trascorso la sua convalescenza dopo aver superato in giovanissima età attacchi di malaria, morbo che affliggeva la città a se- guito del profondo deterioramento delle opere di bonifica romane della plaga del polese e di come lo “zio Meni” temprava i suoi ordigni di scultore, delle sue opere. Importante il portale della Chiesa della Marina e dei suoi atteggiamenti originali di artista. E di come egli ancora ragazzo e l’amico Raicevich, futuro campione di lotta greco-romana, seguissero gli esercizi degli artisti del Circo Zavatta per poi destreggiarsi in interminabili giochi-competizioni e di come sempre Lui dotato di forza non comune portasse le sue irresistibili cinture alla vita e così come quando militare nella Caserma del “l’Antuer”1 poi Fabbrica Tabacchi, risultò vincitore nei confronti del campione militare sloveno nel corso di una forzata esibizione che si trasformò da competizione sportiva in manifestazione politica e del “nono Ico” che contrasse matrimonio con Maria Debeuz giuntavi da Novo Mesto. E di Piero Dorigo, eroe martire. Fondatore e presidente della Fratellanza Umanitaria di ispirazione mazziniana, del suo impegno politico, sindacale, di am- ministratore e di come avvenne la “disgrazia” che ne causò la morte. E dell’impegno politico del “nono Ico” nel periodo glorioso della lotta per il primo suffragio universale nell’Impero e soprattutto negli anni 1905-07 nel corso della relativa campagna elettorale e delle complicate sofferte vicende delle com- ponenti politiche progressiste in Pola, del delitto Moscarda, dei cugini Fortunato Dorigo, Antonio Sincich e l’amico Mario Zanetti deportati e morti nelle carceri 1) Landwehr, difesa territoriale. Introduzione 9 imperiali Sitzendorf e Oberhollanbrunn per essere stati attivisti repubblicani piut- tosto che irredentisti e della figura di Edoardo che giovanissimo primeggiava già negli anni ‘20 nelle formazioni della sinistra operaia. E del figlio Guido, maestro elementare in Arsia e dei suoi difficili rapporti con le autorità scolastiche e del suo successivo esonero dall’insegnamento, e del figlio Nino emigrato in Argentina a seguito della chiusura dell’Arsenale nel ‘23 e della celebre canzonetta “co’ lavoravi- mo una settimana e la domenica iera Bubana” per stigmatizzare la difficile situa- zione economica della città negli anni ‘20 ed il ricordo di come sotto la defunta fosse molto diverso. E dei racconti di mio padre arruolato non ancora diciassettenne (le prime braghe longhe vere furono quelle della montura) e del terrificante viaggio verso i Carpazi del suo reparto di cui facevano parte ex detenuti del “Strafhaus”2 e del suo ferimento sul fronte italiano. Le testimonianze orali sono strumenti preziosi nell’illustrare atmosfere e segnalare episodi sconosciuti ma importanti ma possono rappresentare anche un’insidia per esser spesso contaminate da fatti emotivi spesso e soprattutto quelle raccolte di seconda mano, storpiate da strumentalizzazione e quindi colpevoli di trarre in inganno. Meglio temporeggiare, in attesa di affidare tutto il materiale rac- colto allo studio ed alla elaborazione di chi fosse capace di consegnare alla storia fatti e notizie in modo assolutamente distaccato, critico, dopo accurata verifica documentale ma attribuendo il giusto valore
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