Onorato VI Caetani E La Cultura Romana Di Fine Settecento
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Università degli Studi Roma Tre Scuola Dottorale in Culture e Trasformazioni della Città e del Territorio Storia e Conservazione dell’Oggetto d’Arte e d’Architettura XXVIII Ciclo Onorato VI Caetani e la cultura romana di fine Settecento Tutor: Prof.ssa Liliana Barroero Dottorando: Francesco Leonelli 1 Indice Premessa: p.3 Avvertenza: p. 6 Capitolo I: 1. Il contesto: il secondo Settecento romano: p. 9 2. I Caetani: p. 41 3. La collezione Caetani nella prima metà del settecento: p. 58 Capitolo II: 1. Il background storico, culturale e biografico di Onorato Caetani collezionista: p.65 2. La collezione e il gusto di Onorato Caetani nel contesto culturale del XVIII secolo: p.78 3. La spada di Cesare Borgia: Onorato Caetani e Ferdinando Galiani a confronto: p.104 Capitolo III: 1. «Mengs mi ha dipinto e letto nella mia fisionomia il carattere che voi vedete nelle mie lettere, Batoni mi ha dipinto con quella fisionomia con la quale io mi nascondo»: i tre ritratti di Onorato Caetani nel contesto culturale dello «studio del volto» e della «scienza dell’uomo» nel Settecento: p. 118 2. Onorato Caetani e la disputa con il De Azara: idee sull’Antico a confronto: p. 141 3. Onorato Caetani, Buffon e la “testa di bufalo”. Una protome di marmo tra vero e falso dell’Antico nella Roma dei Lumi: p. 156 Immagini: p.173 Appendice documentaria: p. 204 Bibliografia: p.285 2 PREMESSA Questo lavoro ha per oggetto la figura di Onorato Caetani, un personaggio della nobiltà romana del Settecento fra i più interessanti della sua epoca, sul quale non mancano gli studi1 , ma che le ricerche più recenti, effettuate per questa dissertazione, mostrano sempre più ricco di implicazioni esistenziali e culturali. La sua immagine ne risulta quindi proiettata verso una definizione che s’arricchisce di predicati senza che sia possibile sigillarla su se stessa, lasciando quasi un quid inafferrabile che si è tentato di evidenziare tramite il frequente inserimento di stralci di minute, lettere e passi significativi delle fonti dell’epoca nel corpo del testo. Si tratta di una “mobilità” che sembrerebbe travalicare il suo secolo, se non fosse ormai acquisito che anche l’immagine caratterizzata dalla centralità della raison illuministica, col progredire delle ricerche, si è dimostrata molto più articolata e discutibile di quanto non si fosse mai pensato prima. Prendiamo ad esempio la tendenza al collezionismo, o meglio la parte squisitamente settecentesca così cospicuamente rappresentata da Onorato. Non possiamo considerarla (e ciò vale per tutto il secolo, non solo per Onorato) una semplice catalogazione di dati, ma, contro ogni apparenza e interpretazione banalizzante, un processo di evasione dal mondo. C’è 1 Gli studi su Onorato Caetani sono piuttosto limitati nel numero, ma senz’altro densi di informazioni documentarie e d’interessanti osservazioni sulla sua figura, benché molto raramente sia stata presa in esame la sua personalità di committente, collezionista e «intendente» di Belle Arti nella Roma del XVIII secolo. Ad oggi, l’unico saggio veramente organico sulla figura storica di Onorato Caetani è quello di Luigi Fiorani, (Onorato Caetani. Un erudito romano del Settecento, Firenze 1969). Nonostante esso contenga alcune importanti informazioni sui rapporti di Onorato Caetani con pittori come Mengs, Batoni e Angelica Kauffman (nell’appendice del volume vengono riportate le tre lettere rimasteci scritte dagli artisti a Caetani), l’autore mira a ricostruire precipuamente la formazione erudita e religiosa dell’abate Caetani, con poca attenzione ai suoi rapporti con l’arte del tempo. Donatella Fioretti (Nobiltà e biblioteche tra Roma e le Marche nell’età dei Lumi, in «Quaderni di Proposte e Ricerche» [Numero Monografico], Ancona 1996) ha analizzato in modo pregnante alcune parti dei carteggi di Onorato e ha illuminato gli aspetti “bibliofili” del Caetani. Per quel che riguarda i contatti di Onorato con Mengs, Batoni e Angelica Kauffman, che ne dipingeranno il ritratto rispettivamente nel 1779, nel 1782 e nel 1783, di fondamentale importanza è il saggio di Steffi Roettgen (I ritratti di Onorato Caetani dipinti da Mengs, Batoni e Angelica Kauffman in «Paragone Arte», 19, Firenze 1968, pp.52-71), che è stato senz’altro il punto di partenza per le ulteriori ricerche sviluppate nel corso dei tre anni di Dottorato. 3 un’accezione del collezionismo che rinvia a Walter Benjamin, al quale capitò di scrivere che «qualsiasi ordine è […] null’altro che lo stare sospesi sopra un abisso»2. E’ forse possibile considerare il collezionismo, sulle orme di Benjamin, come m’è accaduto di scrivere in questo lavoro, una vera e propria fuga «in terre pure, ove il godimento estetico e l’armonia provocati dalla consuetudine con la propria ben ordinata collezione innescano un processo di edificazione personale e di conseguente benessere emotivo che tocca punte di felicità». Onorato, però, non ha solo collezionato oggetti d’arte, antichi o presunti tali, ma anche immagini di se stesso, ognuna delle quali appare come una perfetta mappatura dei pensieri e dei sentimenti nascosti nel profondo dell’ intelletto e dell’animo. Sto ovviamente accennando alle tre immagini di sé commissionate a tre dei più grandi pittori dell’epoca: Anton Raphael Mengs (1779) [fig.1], Pompeo Batoni (1782) [fig.2] e Angelica Kauffman (1783) [fig.3]. L’effetto può, mutatis mutandis, essere comparabile a quello descritto da Benjamin. E’ un modo di fissare nel tempo e ordinare, quasi con rigore tassonomico, almeno una parte dei pensieri e dei sentimenti che vengono a succedersi nel proprio io e ne costituiscono di volta in volta l’aspetto transeunte. Onorato se ne mostra perfettamente consapevole: «Mengs mi ha dipinto e letto nella mia fisionomia il carattere che vedete nelle lettere, Battoni [sic] mi ha dipinto con quella fisionomia con la quale io mi nascondo. Insomma Mengs mi ha dipinto come mi conosce Mr De Felice (enciclopedista italo-svizzero e intimo amico di Onorato Caetani), Battoni come mi conosce Roma» 3. 2 W. Benjamin, Opere complete, vol. IV, Torino 2004, p. 457. 3 Archivio Caetani, Miscellanea, n. 1113/1210. 4 L’appunto citato non menziona il ritratto di Angelica Kauffman, ma esso esiste e, studiato, può essere fonte di altre suggestioni da interpretare. Le parole del Caetani aprono una pista d’indagine determinante al fine di ricostruire la sua identità psicologica e culturale in relazione innanzi tutto a quella della Roma settecentesca, ma anche al Settecento tout court. E non è detto, come s’è cercato di mostrare per quanto possibile in questa tesi, che la pista non possa proiettarsi verso il futuro, rendendo il plesso di speranze e disillusioni della personalità di Onorato Caetani, definita più volte nel corso di questa tesi come una «coscienza infelice» nell’alveo della Roma del Settecento, quanto più vicino a noi. 5 Avvertenza Per la ricerca mi sono avvalso essenzialmente della consultazione delle minute, delle lettere e degli appunti conservati nel «Fondo Monsignor Onorato Caetani» dell’archivio della Fondazione «Camillo Caetani» di Roma, nonché dell’inventario dei beni post mortem (rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Roma nel corso delle ricerche per questa dissertazione) di Onorato Caetani e delle giustificazioni dei pagamenti da lui effettuati nel corso della sua vita, contenute nelle “filze” del «Fondo Economico» dell’Archivio Caetani. Naturalmente ho esteso la mia indagine ad altri archivi, come per esempio l’Archivio di Stato di Roma e i Fondi Manoscritti e Stampati della Biblioteca Apostolica Vaticana: ogni qual volta si faccia riferimento a questi ed altri archivi, verrà opportunemente specificato nella nota di riferimento. Ritengo sia necessaria una precisazione per quel che concerne la trascrizione dei documenti nel corso di questo lavoro. La sintassi e l’ortografia dell’Italiano del Settecento sono, com’è noto, molto differenti da quelle odierne. Nel riportare gli stralci dei documenti nel corpo del testo e nell’appendice, si è quindi tentato di facilitarne la lettura eliminando qualche “asperità” dovuta alle consuetudini dell’epoca, quali l’uso della maiuscola per i sostantivi, l’utilizzo di forme verbali oggi non più esistenti (come l’utilizzo di «ò» in luogo di «ho») e altre licenze ortografiche tipiche del secolo. Si è anche riportata la versione odierna di alcune parole che, trascritte nelle loro forme originarie (spesso interessate da raddoppiamenti vocalici e consonantici, oppure, al contrario, dall’utilizzo d’una sola consonante laddove oggi se ne usano due) avrebbero reso piuttosto ardua la lettura dei documenti, soprattutto ad un lettore che non abbia molta dimestichezza con l’italiano del Settecento. Nonostante questi piccoli e necessari ritocchi puramente formali, i documenti sono stati ricopiati lasciandone inalterate le parole, così come inalterati sono rimasti 6 naturalmente il senso del discorso e la “coloritura” linguistica tipica del secolo. Per quel che riguarda i documenti in francese, sembra che all’epoca non si facesse molta attenzione all’uso degli accenti, soprattutto quando lo scrivente non era francofono (è questo il caso di Onorato Caetani, il cui francese non presenta quasi accenti o altri segni grafici, risultando in molte parti un poco difettoso e quasi ricalcato sulla sintassi italiana dell’epoca). Avendo maggiore familiarità con lingue come tedesco e inglese, non ho ritenuto opportuno andare a intervenire su una lingua di cui possiedo una conoscenza eminentemente “libresca”, per cui si è riportato in modo pedissequo, nelle trascrizioni, il francese utilizzato da Onorato e dai suoi corrispondenti. Le trascrizioni sono state lette, rilette e confrontate più volte con i documenti originali: qualora vi siano più interpretazioni possibili di una parola poco leggibile, esse sono state riportate tra parentesi quadra [parola]; nel caso in cui sia stato impossibile decifrare una parola o un’espressione, si è riportata la dicitura [illeggibile]. I documenti più interessanti sono stati trascritti con carattere ridotto rispetto al corpo del testo, accompagnati da una nota in cui se ne chiarisce la provenienza.