COMUNE DI Provincia di Cosenza

VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

DELIBERA N. del 17.01.2011

OGGETTO: LA MUSICA POPOLARE E AMATORIALE DAL 1861 AD OGGI. RICONOSCIMENTO AL “FESTIVAL DELLA CANZONE ARBERESHE” DI INTERESSE COMUNALE IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITA’

D’ITALIA

Consigliere Gennaro De Cicco: San Demetrio Corone (CS), rinomato centro culturale degli albanesi d’Italia, annualmente, nel mese di agosto, ospita il Festival della Canzone Arbëreshe, concorso internazionale di motivi inediti in lingua arbëreshe o shqipe. Il Festival viene organizzato dalla locale Amministrazione comunale e dall’Associazione Festival allo scopo di promuovere, valorizzare e diffondere il patrimonio canoro, la lingua, la cultura, le tradizioni e il folklore arbëresh. Con il passare degli anni il Festival è diventato non solo la più grande manifestazione folkloristica, ma anche il più importante avvenimento culturale di tutta l’Arbëria. La rassegna canora- come scrive Pasquale De Marco sulla Gazzetta del Sud - usando il linguaggio universale della musica ed esprimendo attraverso le canzoni gli umori, le gioie e le speranze della gente, ha contribuito al risveglio dell’etnia arbëreshe, ed è diventata con il trascorrere degli anni la “voce” dell’intera diaspora italo-albanese e il punto di riferimento anche delle altre minoranze linguistiche calabresi. La manifestazione, ideata nel 1980 dall’Avv. Giuseppe D’Amico sulla scia dei successi radiofonici che riscuotevano i brani arberëshë trasmessi da Radio Libera Skanderbeg, nel corso delle venticinque edizioni, ha visto la numerosa partecipazione di cantanti e musicisti provenienti da tutta la comunità arbëreshe d’Italia e, in più di una occasione, con la presenza di artisti del Kossovo, dell’Albania e della Grecia, ha assunto valenza internazionale. Per consolidare ancora di più il legame di appartenenza con l’ Albania, la canzone vincitrice, secondo un protocollo d’intesa fra i comitati organizzatori, partecipa di diritto al Festival della Canzone Albanese. Da qualche anno, inoltre, per intensificare i rapporti con le altre realtà arbëreshe dell’Italia centro- meridionale e per contribuire nell’azione di rinnovamento culturale, le serate di selezione si svolgono in altri paesi albanofoni. Finora la rassegna canora ha fatto tappa a (KR), Pallagorio (KR), San Nicola dell’Alto (KR), (CS), (CS), (CS), (PA), (CS). La serata finale diventa un momento di aggregazione fra tutti i figli della diaspora che si ritrovano a San Demetrio Corone, considerata capitale dell’albanesità. A fare da sfondo al Festival, il più delle volte, lo scenario suggestivo del Collegio di Sant’Adriano e la millenaria abbazia basiliana, ricca di mosaici e affreschi di cultura normanna, romanica e bizantina. Il Festival non è, però, solo musica. Accanto ad esso vengono allestiti stand gastronomici con specialità locali e organizzate mostre di arte e di artigianato, sfilate di ragazze con gli splendidi costumi tradizionali. Una manifestazione che si apre alle iniziative artigianali e imprenditoriali e che, per valorizzare e stimolare le attività produttive non solo di San Demetrio Corone e degli altri paesi albanesi, ma di tutto il comprensorio, va al di là del semplice concorso canoro. Già dalla prima edizione, il successo del Festival è andato oltre ogni previsione. Decine di autori, interpreti e musicisti hanno proposto brani inediti dal punto di vista linguistico e musicale. Le centinaia di nuove canzoni, diventate veri e propri successi, hanno arricchito il patrimonio musicale e hanno dato nuovo vigore alla lingua arbëreshe. Canzoni che sono diventate patrimonio di tutta la comunità e che vengono cantate spontaneamente come le canzoni dei più noti big della musica leggera italiana e internazionale. E shehura (La ritrosa), Një kartë ka Xhermania (Una lettera dalla Germania), E bukura e katundit (La bella del paese), Malli im ku je (Amore mio dove sei), Një serenatë për tija (Una serenata per te), Qiçet e zëmres (Le chiavi del cuore), Ti kush je? (Tu chi sei?), U, proprju u (Io, proprio io), Mëma (La mamma) ecc., vengono canticchiate da tutti, mentre Jemi një kulturë çe nëng mënd vdes (Siamo una cultura che non può morire), Sot u zgjova (Oggi mi sono svegliato), Gjuha arbëreshe (La lingua italo- albanese), Kjo është festa më e madhe çë ka Arbëria, e tante altre, per il contenuto ricco di significato, sono diventate simbolo dell’albanesità, perché esprimono i sentimenti e le speranze degli arbëreshë.

Na jemi ata çë fjasen me zëmren te dora, jemi dielli ndë verë, ndë dimer jemi bora. Na jemi pesqind vjet storje e kale ndër duar, jemi shpia e bënë me djers e tue kënduar. Na jemi buka te triza, lula te muri Jemi fara çë lulëzon edhe te guri. Mirremi për dora, se jemi vëllezra e motra, jemi një kulturë çë nëng mënd vdes.

Noi siamo quelli che parlano col cuore in mano, siamo il sole d’estate, siamo la neve d’inverno. Noi siamo cinquecento anni di storia e di calli sulle mani, siamo la casa costruita con sudori e con il canto. Noi siamo il pane in tavola, il fiore sul muro, siamo il seme che germoglia anche sulla pietra. Prendiamoci per mano, perché siamo fratelli e sorelle, siamo una cultura che non può morire. (Siamo una cultura che non può morire, Pino Cacozza)

I generi musicali vanno dai vjershë arbëreshë rielaborati ai motivi tradizionali orientaleggianti. Non mancano nelle canzoni il filone melodico–sentimentale della musica leggera italiana e il riferimento alle nuove tendenze internazionali. Per valorizzare e far conoscere il prezioso patrimonio culturale e musicale arbëresh, inoltre, la kermesse canora prevede anche una sezione dedicata ai motivi tradizionali, i cosiddetti VJERSH. Si tratta di canti lirici monostrofici, forme vive e diffuse di canti popolari tradizionali che servono per esprimere l’amore e qualsiasi altro sentimento umano. Un canto istintivo, nato in particolari circostanze della vita collettiva della comunità albanesi, come gli sposalizi, le festività e le attività agresti. Vengono molte volte eseguiti senza l’accompagnamento di strumenti musicali da un gruppo di due o più persone, tra cui si distingue la figura di colui che rima. I versi tratti, per lo più, dal mondo della natura e la tecnica espressiva è quella di procedere quasi sempre per metafore. Insomma, un viaggio – come afferma ancora il giornalista De Marco- alla scoperta di suoni, ritmi e melodie della musica d’altri tempi. Trattandosi, poi, non solo di una rassegna canora, ma anche di un concorso a “premi”, nel corso delle varie edizioni, specie per quanto riguarda il premio della critica “G. D’Amico”, ai vincitori sono stati consegnati veri e propri capolavori artistici. Opere di rinomati maestri d’arte come per esempio franco Azzinari e Ibrahim Kodra. Negli ultimi anni il Festival sulla scia del confronto e della collaborazione, in riferimento anche alle nuove opportunità derivanti dalle leggi di tutela, si è aperto alle altre realtà alloglotte presenti nel territorio nazionale. Ospiti della manifestazione finora i friulani, gli sloveni, gli occitani e i grecanici. La legge regionale sulle lingue minoritarie, fra l’altro, riconosce un ruolo a questa iniziativa che rappresenta per le nuove generazioni l’unica vetrina canora capace di portare in scena la nuova produzione musicale arbëreshe. La legge regionale 15 dicembre 1999 “riconoscimento delle minoranze linguistiche storiche della ”, nell’articolo 16 “Festival arbëresh e centro musicale” in effetti recita: “La Regione Calabria riconosce la particolare funzione creativa, promozionale ed internazionale del Festival della canzone arbëresh e quindi la necessità di particolari finanziamenti annuali e la prosecuzione e il potenziamento della manifestazione. Istituisce, pertanto il centro della musica e del canto popolare arbëresh quale strumento di documentazione storica, di ricerca musicale di catalogazione e conservazione dei brani canori”. Del Festival si occupano periodicamente, ovviamente occupati i mass- media: stampa, televisione, radio, siti internet, pagine face book. Ecco qui una sintesi di alcuni articoli apparsi su quotidiani e periodici internazionali, nazionali, regionali e provinciali: DEMETRIO EMMANUELE - DIRETTORE RIVISTA “KATUNDI YNË”: “…Noi riteniamo che anche un “Festival di canzoni” possa rappresentare un momento di affermazione dell’identità culturale…”. DEMETRIO PATITUCCI - IL MANIFESTO: “L’estero in Italia”. Così potrebbe essere intitolata la manifestazione musicale che si svolge a San Demetrio Corone ad Agosto… Si tratta della terza edizione del Festival della canzone arbëreshe, una vera e propria Sanremo di questa numerosa e trascurata comunità alloglotta…”. PASQUALE DE MARCO - LA GAZZETTA DEL SUD: “La manifestazione, che per le sue peculiarità etnico-linguistiche assume particolare significato culturale, richiama un numeroso e affezionato pubblico, composto principalmente da italo-albanesi, ma anche da appassionati del folclore, studiosi delle minoranze e turisti…”. ADRIANO MAZZIOTTI - OGGI SUD: “Quest’anno, i 31 motivi pervenuti al Comitato organizzatore sono giunti non solo da comuni italo-albanesi della Calabria, bensì da comunità albanofone di altre regioni, come (), a testimonianza della valenza non più regionale della manifestazione ma del suo significato di unione tra le comunità arbëreshe in Italia, diventando così un Festival di tutta l’etnia italo-albanese…”. GIOVANNI LAVIOLA - OGGI SUD: “Il contenuto di molti testi è imperniato, come si nota da qualche anno, sui problemi sociali. Nelle canzoni c’è aderenza alla realtà…”. PRESIDE DE LUCA - OGGI SUD: “La manifestazione è senz’altro degna di plauso perché fa circolare cultura ed è segno di crescita e sviluppo, però alla manifestazione concorsuale dovrebbero essere abbinate anche manifestazioni collaterali come l’esibizione di gruppi folkloristici…”. GIORGIO CUCCIA - PINO STASI - TOTÒ PETTA - RADIO HORA DI (PA): “Përpara kampit na prisin një grup fëmijësh, çë më i madhi kish’ti pesë vjeç, tue kunduer. Më se 5000 gjindë, radio kombëtare e lokale, televiziona mbulojnë kampin. Organizimi perfekt…”. ETTORE CARDAMONE - IL TEMPO: “I titoli delle composizioni in gara sono emblematici di una certa nostalgia della madre Patria (cui gli italo-albane si sono particolarmente legati) e persino la voce degli esecutori assume una patina di dolce malinconia che fa di questa gente un popolo meraviglioso che merita maggiore attenzione…”. GIUSEPPE D’AMICO -SPECIALE VIII FESTIVAL: “ Il successo del Festival è da attribuire in gran parte a Radio Skanderbeg. E mi sono velati gli occhi quando mi sono capitati tra le mani l’articolo di Pino Cacozza “Addio, Radio Skanderbeg” (DRIZA) e quello di Gennaro De Cicco su “Katundi Ynë. Radio Skanderbeg non è stata liquidata per sempre, caro Cacozza. Sono stati venduti i pochi mobili sgangherati, gli apparecchi ormai inservibili e pericolosi, i pochi dischi rimasti ormai fuori uso. C’è sempre la testata con tutte le autorizzazioni. Tutti rimpiangono la radio; nessuno, però si è fatto avanti per propormi il suo rilancio su nuove basi… Ha ragione Gennaro De Cicco quando afferma che l’esperienza di Radio Skanderbeg è finita nel momento in cui assumevano importanza i mas-media alternativi… Il Comitato organizzatore intende riprendere il discorso, vuole, fortissimamente vuole il ritorno dell’emittente che è nel cuore di tutti…”. BRUNO GIULIO BAFFA - SPECIALE OTTAVO FESTIVAL: “Una nota a tutti i Festival: un gran pubblico, un richiamo sempre crescente di tutti gli albanesi d’Italia, un momento di identità, se volete un pellegrinaggio meraviglioso e piacevole, ogni anno a San Demetrio la nuova e riscoperta. PROGRESSO – MENSILE DI ATTUALITÀ, INFORMAZIONE E CULTURA – SIBARI: “Al di là, comunque, della classifica finale e dei premi che sono stati assegnati è opportuno sottolineare che il Festival ancora una volta ha risposto alle aspettative ed ha rappresentato anche quest’anno un momento di incontro fra tutti gli arbëreshë d’Italia. Fra l’altro, con l’edizione del 1989 si è festeggiato il decimo anniversario della manifestazione e per l’occasione il pubblico presente ha ascoltato anche i brani che hanno vinto le edizioni precedenti. C’è stato quindi un alternarsi di “figli” del Festival che hanno dato un tocco di classe allo spettacolo canoro…”. Mecca degli arbëreshë”. ADRIANO MAZZIOTTI – CONFRONTO: “La dodicesima edizione del Festival sarà ricordata come quella dei “fratelli shqipëtari”. Infatti come a Bari i profughi albanesi avevano calamitato l’attenzione nazionale con la loro dolorosa vicenda, a San Demetrio i due cantanti albanesi sono stati protagonisti della serata…” LA VOCE DEL CRATI: “…La facoltà data agli autori di presentare testi in lingua shqipe (l’idioma dell’Albania) ha dato la possibilità agli albanesi presenti nei nostri paesi di partecipare al Festival e di esprimere solidarietà nei confronti di un popolo in preda a mille sofferenze…” RAFFAELE FERA - LA PROVINCIA: “I testi in gara erano sedici e rappresentavano molte comunità albanofone, fra cui spiccava la presenza di e di Campobasso, e i più noti della provincia, fra cui non poteva mancare Spezzano Albanese…”. ROSSELLA MOLINARI - LA PROVINCIA: “Il comitato organizzatore, presieduto dal senatore Cesare Marini, è composto, per la prima volta quest’anno, anche da un direttore artistico, individuato nella persona di Giuseppe Cacozza. Il noto poeta-cantautore sandemetrese, da più anni impegnato nella ricerca musicale, ha spesso partecipato al Festival in qualità di concorrente, riportando anche numerose vittorie. Quest’anno, dunque, si trova ad assumere un ruolo nuovo che lo porta ad essere impegnato in prima persona nell’organizzazione di una manifestazione che, in un certo senso, gli ha conferito un notevole prestigio…” IL DOMANI: “…Il Festival si è dimostrato un vero e proprio laboratorio per la riscoperta di valori antichi delle realtà albanesi che si insediarono nelle regioni meridionali, con Skanderbeg. Un micro mondo skipetaro fatto di usanze, tradizioni, costumi e dialetti, con una cultura diversa, ma integrata, e che sopravvive in un magico isolamento con la sua lingua parlata, non scritta, non letta…”. ROSANNA GRISOLIA - IL QUOTIDIANO: “L’orgoglio arbëresh in Festival. Le canzoni di San Demetrio Corone hanno espresso i valori di un popolo che è sangue sparso”. GIACINTO DE PASQUALE - IL QUOTIDIANO: “…E’ inutile nasconderlo, in questi 18 anni, il Festival ha dovuto superare non poche difficoltà. Da quelle di natura economica, a quelle di carattere politico con la nazione madre dell’Albania. Infatti, pensate, che questa manifestazione nasce quando in Albania governa Enver Hoxha, il dittatore per antonomasia. Eppure, nonostante la chiusura a riccio del paese delle aquile, in quel periodo gli organizzatori del Festival riuscirono ad avviare rapporti diplomatici di una certa rilevanza che, portarono, ad avere in competizione anche albanesi d’Albania. Un Festival, insomma, che è passato attraverso le fasi politiche, davvero drammatiche vissute a Tirana e dintorni…”. ROSSELLA MOLINARI - LA PROVINCIA: “Abbastanza variegati anche gli ingredienti dei testi: dall’intramontabile tema dell’amore, al ricordo della madre patria, da episodi legati agli strazianti esodi di quest’ultimo decennio, a temi più moderni quali la droga e la pace nel mondo, e anche la satira politica…”. LA KAMASTRA: “Sedici sono state le canzoni ammesse alla gara finale, una più bella ed interessante dell’altra, sia sotto il profilo dei contenuti, che della musica e l’originalità delle interpretazioni affidate al responso di una giuria tecnica composta da personalità di spicco della cultura calabrese e da una giuria popolare composta da 100 giurati. Tra le sedici canzoni partecipanti alla rassegna, la palma d’oro della vittoria è andata ad uno dei brani del gruppo la Kamastra…”. MICHELANGELO LA LUNA - IL QUOTIDIANO: “Il premio della critica “Giuseppe D’Amico” (un bassorilievo del De Rada eseguito da Hevzi Nuhiu) è andato invece ai fratelli Scaravaglione con “I tamburi della pioggia”, motivo ispirato all’omonimo romanzo di Ismail Kadare che parla dell’assalto dei turchi alla città albanese di Kruia (XV secolo). Il pittore Ibrahim Kodra ha descritto San Demetrio e il Festival come l’aquila a due teste che unisce tutti gli albanesi sotto un’unica besa (la parola data). Il Festival si è rivelato una vera e propria festa degli Arbëreshë d’Italia”. DA IL TEMPO MOLISE: “La Kamastra coinvolta in un incidente stradale”. “Coinvolto in un incidente stradale verificatosi sull’autostrada A-14 nei pressi del Casello di Trani il gruppo di ricerca musicale “La Kamastra” di Montecilfone che si recava a San Demetrio Corone, per partecipare al XIX Festival della Canzone Arbëreshe. Grande ovviamente lo spavento ma per fortuna nessun ferito grave… Numerose telefonate di solidarietà sono giunte dalla Calabria da parte degli organizzatori della manifestazione dal direttore artistico Pino Cacozza e dall’Amministrazione comunale di San Demetrio Corone col Sindaco in testa…” ENGJËLL KOLIQI – ROMË: “Në vitin 1980, mjeshtri i madh arbëresh i muzikës – Zef D'Amiko (Giuseppe D'Amico), me qëllim të ruajtjes dhe kultivimit të muzikës arbëreshe, kishte ngritur "Konkursin e Këngës së Shqiptarëve të Italisë". Pa një – pa dy, ishin bashkuar patriotët dhe intelektualët dhe kishin filluar me Festivalin e Këngës Abëreshe dhe duke e bërë atë tradicional, vazhdojnë ta ruajnë dhe ta kultivojnë, me origjinalitetin e paprekur, KËNGËN E MOTIT TË MADH TË SKANDERBEKUT, ashtu siç e kanë sjellur stërgjyshërit, para më shumë se 530 vjetësh, nga E Bukura More – nga Mëma Shqipëri. Kështu, Arbëreshët, me KËNGËT E MOTIT TË MADH, mbajnë gjallë SHPIRTIN ARBËR dhe gjithmonë të freskët e të nxehtë GJAKUN E SHPRISHT ARBËRESH”. GIOVANNI LUCA BAFFA - CALABRIA ORA: “La canzone arbëreshe protagonista a San Demetrio Corone…” ADRIANO D’ AMICO – CALABRIA ORA: Lettera aperta. “La Rai si fa tutte le feste tranne la nostra…” NICOLA BAVASSO - LA PROVINCIA COSENTINA: “Il Festival in questi anni ha saputo rinnovare le sue originarie finalità di tutela e promozione della lingua albanese portando al successo originali interpreti della canzone moderna. Quest’anno la direzione artistica ha approntato un programma particolarmente curato che ha tematica centrale il confronto delle etnie presenti in Italia…”. COSTANTINO BELLUSCI – GAZZETTA DEL SUD: Da fatto locale ed artigianale, il Festival si è via via potenziato e qualificato, da divenire una delle poche iniziative culturali arbëreshe di grande rilievo, di interesse e partecipazione interregionale… ANTONIO POLITIANO – NATIONAL GEOGRAPHIC: I chiaroscuri della realtà sono presenti nelle canzoni in gara, tutto rigorosamente in arbëresh, la lingua della diaspora albanese. Emigrazione clandestina e guerre, venti di pace e profumi orientali, la tristezza delle partenze e il ritorno a casa, alla propria terra, quello d’origine o quella nuova…

CANZONI PRIME CLASSIFICATE ALBO D’ORO

I - 1980 Një kartë ka Xhermania (A. Solano – A. Pagliaro) – Michele Baffa II - 1981 Sot u zgjova (A. Moccia) – Alfio Moccia III - 1982 Mallëgjim (C. Candreva – C. Stamile) – Elvira Stamile ed Elena Tocci IV -1983 Sa herë të kultova (C. Rocco) – Trio Algieri – Cassiano – Iuele V - 1984 Ajri i jetes (A. Ventre – P. Cacozza – M. Torchia – B. Sposato – N. Leone) - Annalisa De Marco VI - 1985 Jemi një kulturë çë ngë mënd vdes (P. Cacozza – B. Sposato) – Pino Cacozza con il gruppo ’85 VII - 1986 Qeva (E. Jannuzzi – S. De Bartolo) – Ernesto Iannuzzi con il piccolo Vittorio Iannuzzi VIII - 1987 Me një mik afer (P. Cacozza) – Pino Cacozza ed Ernesto Iannuzzi IX - 1988 Kjo është festa më e madhe çë ka Arbëria! (Pino Cacozza) – Gennaro Mauro X - 1989 Përrallza e mallit (A. Mazziotti) – Roberta Pugliese XI - 1990 Mos m’e çaj …ngullinë të këndonj! (D. Di Martino) – Demetrio Di Martino e le Blues Sisters XII - 1991 Jap hare (L. Pagliaro) – Ardit Gjebrea XIII - 1994 Një serenatë për tij (F. Scaravaglione) – Fratelli Scaravaglione XIV - 1995 Shtire një vjersh (F. Scaravaglione) – Fratelli Scaravaglione ed Evis Kruta XV - 1996 Eksodë (F. Scaravaglione) – Fratelli Scaravaglione e Caterina Adduci XVI - 1997 Ave Maria (F. Scaravaglione) – Fratelli Scaravaglione XVII - 1998 Arit çë na dhe (A. Ponte – V. Macrì – A. Paloli) – Vuxhet Arbëreshe XVIII - 1999 Shën Mëria e Madhe (M. Persichitti – La Kamastra) – La Kamastra XIX - 2000 Ti kush je? (S. Poli) – Zaira Tocci XX - 2001 Donja se kjo këngë... (A. Ponte - V. Macrì - G. Rotondaro - A. Paloli) – Vuxhet Arbëreshe XXI - 2002 Të disha mirë (C. Jacovelli) – Antonella Pelilli XXII - 2003 Det i zi (E. Pano) – Egert Pano XXIII - 2004 E bukura vashes, e bukura gjitoni (P. Cacozza – L. Pagliaro) – Gruppo Artistico Zjarri i Ri XXIV - 2005 Dua të rronj (A. Sofis) – Emiliana Oriolo XXV - 2006 Pa tij (V. Guaglianone – E. Pano) – Debora Baffa e Andrea Di Lucente XXVI - 2007 Kur nget një kriatur (C. La Regina - M° Poggiali) – Claudio La Regina XXVII - 2008 Ishe një herë (C’eri una volta) (Demetrio Luzzi e Pino Cacozza, Nikola Bellucci, Ernesto Iannuzzi, Aleksander Paloli) – Ernesto Iannuzzi, Pino Cacozza e Jessica Novello XXVIII - 2009 Ka nje dritsore /Da una finestra (Agostino Sofis, Francesco Scaravaglione) – Emiliana Oriolo XXIX - 2010 Një të mirë i madh / Un bene grande ( Emiliana e Francesco Oriolo, Fratelli Scaravaglione)- Emilina Oriolo

PREMIO DELLA CRITICA “GIUSEPPE D’AMICO” ALBO D’ORO

I - 1999 Qiçet e zëmres (Vuxhet Arbëreshe – A. Paloli) – Vuxhet Arbëreshe II - 2000 Tamburet e shiut (F. Scaravaglione) – Francesco Scaravaglione III - 2001 Një këng'e lirë (G. Tavolaro - F. Dragone) – Fabrizia Dragone IV - 2002 Ndallandyshe (D. Chidichimo - C. Bellusci - M. Dramisino - A. Paloli) – Mario Dramisino V- 2003 Det i zi (E. Pano) – Egert Pano (Premio anno deradiano) VI - 2004 E bukura vashes, e bukura gjitoni (P. Cacozza – L. Pagliaro) – Gruppo Artistico Zjarri i Ri VII – 2005 Rrimi bashkë u e ti, moj Arbëri (P. Cacozza – L. Pagliaro – L. Sansò – R. Cannizzaro) – Gruppo Artistico Zjarri i Ri VIII - 2006 Shqiponjat e Arbërisë (Pino Cacozza – Nikola Bellucci) – Pino Cacozza ed Ernesto Iannuzzi con la partecipazione del Gruppo Etnico Shqiponjat Amina (A. Pagliaro – V. Macrì – A. Ponte) – Vicky Macrì e Adriana Ponte IX - 2007 Dallanishe çë vjen ka dejti (P. Cacozza – C. Sisca) – Pino Cacozza – Coro polifonico In canto Iubilo. X - 2008 Një mot i vjeter (Maria Antonietta Marcovicchio, Angela De Rosis, Fratelli Scaravaglione) - Maria Antonietta Marcovicchio XI – 2009 Nje gjuhë çë biret – Fratelli Scaravaglione U vinj e të kërkonj (Pino Cacozza, Mimì Zampino, Nikola Bellucci, Aleksander Paloli)- Ernesto Iannuzzi, Pino Cacozza, Jessica Novello e Cristina Paloli XII – 2010 Një të mirë i madh (Emiliana e Francesco Oriolo, Fratelli Scaravaglione) - Emilina Oriolo