Consigliere Gennaro De Cicco: San Demetrio Corone (CS)
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COMUNE DI SAN DEMETRIO CORONE Provincia di Cosenza VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DELIBERA N. del 17.01.2011 OGGETTO: LA MUSICA POPOLARE E AMATORIALE DAL 1861 AD OGGI. RICONOSCIMENTO AL “FESTIVAL DELLA CANZONE ARBERESHE” DI INTERESSE COMUNALE IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA Consigliere Gennaro De Cicco: San Demetrio Corone (CS), rinomato centro culturale degli albanesi d’Italia, annualmente, nel mese di agosto, ospita il Festival della Canzone Arbëreshe, concorso internazionale di motivi inediti in lingua arbëreshe o shqipe. Il Festival viene organizzato dalla locale Amministrazione comunale e dall’Associazione Festival allo scopo di promuovere, valorizzare e diffondere il patrimonio canoro, la lingua, la cultura, le tradizioni e il folklore arbëresh. Con il passare degli anni il Festival è diventato non solo la più grande manifestazione folkloristica, ma anche il più importante avvenimento culturale di tutta l’Arbëria. La rassegna canora- come scrive Pasquale De Marco sulla Gazzetta del Sud - usando il linguaggio universale della musica ed esprimendo attraverso le canzoni gli umori, le gioie e le speranze della gente, ha contribuito al risveglio dell’etnia arbëreshe, ed è diventata con il trascorrere degli anni la “voce” dell’intera diaspora italo-albanese e il punto di riferimento anche delle altre minoranze linguistiche calabresi. La manifestazione, ideata nel 1980 dall’Avv. Giuseppe D’Amico sulla scia dei successi radiofonici che riscuotevano i brani arberëshë trasmessi da Radio Libera Skanderbeg, nel corso delle venticinque edizioni, ha visto la numerosa partecipazione di cantanti e musicisti provenienti da tutta la comunità arbëreshe d’Italia e, in più di una occasione, con la presenza di artisti del Kossovo, dell’Albania e della Grecia, ha assunto valenza internazionale. Per consolidare ancora di più il legame di appartenenza con l’ Albania, la canzone vincitrice, secondo un protocollo d’intesa fra i comitati organizzatori, partecipa di diritto al Festival della Canzone Albanese. Da qualche anno, inoltre, per intensificare i rapporti con le altre realtà arbëreshe dell’Italia centro- meridionale e per contribuire nell’azione di rinnovamento culturale, le serate di selezione si svolgono in altri paesi albanofoni. Finora la rassegna canora ha fatto tappa a Carfizzi (KR), Pallagorio (KR), San Nicola dell’Alto (KR), Firmo (CS), Spezzano Albanese (CS), San Giorgio Albanese (CS), Contessa Entellina (PA), Acquaformosa (CS). La serata finale diventa un momento di aggregazione fra tutti i figli della diaspora che si ritrovano a San Demetrio Corone, considerata capitale dell’albanesità. A fare da sfondo al Festival, il più delle volte, lo scenario suggestivo del Collegio di Sant’Adriano e la millenaria abbazia basiliana, ricca di mosaici e affreschi di cultura normanna, romanica e bizantina. Il Festival non è, però, solo musica. Accanto ad esso vengono allestiti stand gastronomici con specialità locali e organizzate mostre di arte e di artigianato, sfilate di ragazze con gli splendidi costumi tradizionali. Una manifestazione che si apre alle iniziative artigianali e imprenditoriali e che, per valorizzare e stimolare le attività produttive non solo di San Demetrio Corone e degli altri paesi albanesi, ma di tutto il comprensorio, va al di là del semplice concorso canoro. Già dalla prima edizione, il successo del Festival è andato oltre ogni previsione. Decine di autori, interpreti e musicisti hanno proposto brani inediti dal punto di vista linguistico e musicale. Le centinaia di nuove canzoni, diventate veri e propri successi, hanno arricchito il patrimonio musicale e hanno dato nuovo vigore alla lingua arbëreshe. Canzoni che sono diventate patrimonio di tutta la comunità e che vengono cantate spontaneamente come le canzoni dei più noti big della musica leggera italiana e internazionale. E shehura (La ritrosa), Një kartë ka Xhermania (Una lettera dalla Germania), E bukura e katundit (La bella del paese), Malli im ku je (Amore mio dove sei), Një serenatë për tija (Una serenata per te), Qiçet e zëmres (Le chiavi del cuore), Ti kush je? (Tu chi sei?), U, proprju u (Io, proprio io), Mëma (La mamma) ecc., vengono canticchiate da tutti, mentre Jemi një kulturë çe nëng mënd vdes (Siamo una cultura che non può morire), Sot u zgjova (Oggi mi sono svegliato), Gjuha arbëreshe (La lingua italo- albanese), Kjo është festa më e madhe çë ka Arbëria, e tante altre, per il contenuto ricco di significato, sono diventate simbolo dell’albanesità, perché esprimono i sentimenti e le speranze degli arbëreshë. Na jemi ata çë fjasen me zëmren te dora, jemi dielli ndë verë, ndë dimer jemi bora. Na jemi pesqind vjet storje e kale ndër duar, jemi shpia e bënë me djers e tue kënduar. Na jemi buka te triza, lula te muri Jemi fara çë lulëzon edhe te guri. Mirremi për dora, se jemi vëllezra e motra, jemi një kulturë çë nëng mënd vdes. Noi siamo quelli che parlano col cuore in mano, siamo il sole d’estate, siamo la neve d’inverno. Noi siamo cinquecento anni di storia e di calli sulle mani, siamo la casa costruita con sudori e con il canto. Noi siamo il pane in tavola, il fiore sul muro, siamo il seme che germoglia anche sulla pietra. Prendiamoci per mano, perché siamo fratelli e sorelle, siamo una cultura che non può morire. (Siamo una cultura che non può morire, Pino Cacozza) I generi musicali vanno dai vjershë arbëreshë rielaborati ai motivi tradizionali orientaleggianti. Non mancano nelle canzoni il filone melodico–sentimentale della musica leggera italiana e il riferimento alle nuove tendenze internazionali. Per valorizzare e far conoscere il prezioso patrimonio culturale e musicale arbëresh, inoltre, la kermesse canora prevede anche una sezione dedicata ai motivi tradizionali, i cosiddetti VJERSH. Si tratta di canti lirici monostrofici, forme vive e diffuse di canti popolari tradizionali che servono per esprimere l’amore e qualsiasi altro sentimento umano. Un canto istintivo, nato in particolari circostanze della vita collettiva della comunità albanesi, come gli sposalizi, le festività e le attività agresti. Vengono molte volte eseguiti senza l’accompagnamento di strumenti musicali da un gruppo di due o più persone, tra cui si distingue la figura di colui che rima. I versi tratti, per lo più, dal mondo della natura e la tecnica espressiva è quella di procedere quasi sempre per metafore. Insomma, un viaggio – come afferma ancora il giornalista De Marco- alla scoperta di suoni, ritmi e melodie della musica d’altri tempi. Trattandosi, poi, non solo di una rassegna canora, ma anche di un concorso a “premi”, nel corso delle varie edizioni, specie per quanto riguarda il premio della critica “G. D’Amico”, ai vincitori sono stati consegnati veri e propri capolavori artistici. Opere di rinomati maestri d’arte come per esempio franco Azzinari e Ibrahim Kodra. Negli ultimi anni il Festival sulla scia del confronto e della collaborazione, in riferimento anche alle nuove opportunità derivanti dalle leggi di tutela, si è aperto alle altre realtà alloglotte presenti nel territorio nazionale. Ospiti della manifestazione finora i friulani, gli sloveni, gli occitani e i grecanici. La legge regionale sulle lingue minoritarie, fra l’altro, riconosce un ruolo a questa iniziativa che rappresenta per le nuove generazioni l’unica vetrina canora capace di portare in scena la nuova produzione musicale arbëreshe. La legge regionale 15 dicembre 1999 “riconoscimento delle minoranze linguistiche storiche della Calabria”, nell’articolo 16 “Festival arbëresh e centro musicale” in effetti recita: “La Regione Calabria riconosce la particolare funzione creativa, promozionale ed internazionale del Festival della canzone arbëresh e quindi la necessità di particolari finanziamenti annuali e la prosecuzione e il potenziamento della manifestazione. Istituisce, pertanto il centro della musica e del canto popolare arbëresh quale strumento di documentazione storica, di ricerca musicale di catalogazione e conservazione dei brani canori”. Del Festival si occupano periodicamente, ovviamente occupati i mass- media: stampa, televisione, radio, siti internet, pagine face book. Ecco qui una sintesi di alcuni articoli apparsi su quotidiani e periodici internazionali, nazionali, regionali e provinciali: DEMETRIO EMMANUELE - DIRETTORE RIVISTA “KATUNDI YNË”: “…Noi riteniamo che anche un “Festival di canzoni” possa rappresentare un momento di affermazione dell’identità culturale…”. DEMETRIO PATITUCCI - IL MANIFESTO: “L’estero in Italia”. Così potrebbe essere intitolata la manifestazione musicale che si svolge a San Demetrio Corone ad Agosto… Si tratta della terza edizione del Festival della canzone arbëreshe, una vera e propria Sanremo di questa numerosa e trascurata comunità alloglotta…”. PASQUALE DE MARCO - LA GAZZETTA DEL SUD: “La manifestazione, che per le sue peculiarità etnico-linguistiche assume particolare significato culturale, richiama un numeroso e affezionato pubblico, composto principalmente da italo-albanesi, ma anche da appassionati del folclore, studiosi delle minoranze e turisti…”. ADRIANO MAZZIOTTI - OGGI SUD: “Quest’anno, i 31 motivi pervenuti al Comitato organizzatore sono giunti non solo da comuni italo-albanesi della Calabria, bensì da comunità albanofone di altre regioni, come Ururi (Molise), a testimonianza della valenza non più regionale della manifestazione ma del suo significato di unione tra le comunità arbëreshe in Italia, diventando così un Festival di tutta l’etnia italo-albanese…”. GIOVANNI LAVIOLA - OGGI SUD: “Il contenuto di molti testi è imperniato,