Piero Della Francesca: La Soluzione Dell’Enigma Della Flagellazione E Il Ritrovamento Dell’Affresco Perduto

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Piero Della Francesca: La Soluzione Dell’Enigma Della Flagellazione E Il Ritrovamento Dell’Affresco Perduto Piero della Francesca: la soluzione dell’enigma della Flagellazione e il ritrovamento dell’affresco perduto Pier Gabriele Molari (*) Ritratto di duchessa (Giovanna Da Montefeltro) (Francesco Laurana – Louvre, Parigi) (*) ordinario di Costruzione di Macchine Università di Bologna [email protected] Pagina 1 Riassunto L‟interpretazione dell‟iconografia della Flagellazione di Piero della Francesca è dibattuta da lungo tempo e non ha trovato fino ad ora una risposta definitiva malgrado i numerosi tentativi. In questo saggio si associa la Flagellazione alla tavola detta di San Bernardino, ora a Brera, e alle tavolette dei Signori di Montefeltro, ora alla Galleria degli Uffizi di Firenze, ipotizzando che esse appartengano ad un'unica opera, realizzata da Piero per la meditazione di Federico da Montefeltro. L‟ inedito e, forse, ardito accostamento pone l'insieme dei quattro dipinti sotto la stessa ottica e ne permette una definitiva interpretazione iconografica, come pure una datazione certa. Collocando l‟insieme delle tavole nel loco sacro del Palazzo ducale di Urbino si scoprono coinvolgenti scenari di luce che danno una nuova visione dell‟opera e della personalità di Piero della Francesca. Viene poi accostata alla Flagellazione la scritta presente sul fregio della cosiddetta cappellina del perdono e si scopre quale sia il tema dominante del dipinto: l‟affermazione del primato dell‟Imperatore Romano sulla Chiesa di Cristo, primato conferito da Dio stesso. Era proprio questo il tema principale in discussione nelle corti italiane di allora, tema filtrato attraverso la delega divina ad esercitare la giustizia. Si riportano in Appendice le scritte presenti nell‟intorno del loco sacro e si identificano, attraverso una numerazione, i personaggi rappresentati. Le tesi sostenute permettono una nuova lettura di alcuni dipinti dell‟epoca. Risulta così agevole identificare i personaggi ritratti nella la Madonna di Senigallia, dare significato alla tavola di Giusto De Gand detta la Comunione dei Santi, al dipinto di Marco Carpiso detto L‟adorazione dei magi, alla scritta sotterrata a Napoli nella parte esterna dell‟abside della basilica di Santa Restituta, e soprattutto riscoprire a Ferrara le molte cose celate negli affreschi dei mesi di Palazzo Schifanoia tanto da poterne proporre molte parti come opera di Piero e identificarli negli affreschi ritenuti perduti dal Vasari. Pagina 2 Ai miei nipotini: Camilla, Carlo, Marta, Pietro Pagina 3 Pagina 4 Premessa Descrizione del dipinto Il dipinto denominato La Flagellazione è una tempera realizzata su di una tavola di pioppo. La superficie dipinta misura (base x altezza) 81,5 x 58,4 cm, mentre la tavola nella sua interezza misura (base x altezza) 92,5 x 69,4 cm. La base della superficie dipinta è un materiale composito ottenuto impiegando fili di lana, come fibra, e colla animale mista a gesso, come legante. L'opera è conservata ad Urbino, nella Galleria Nazionale delle Marche ed è classificata come bene mobile di categoria OA. Piero della Francesca pone la propria firma alla base del trono, con la scritta OPUS PETRI DE BURGO S[AN]C[T]I SEPULCR[I]. I primi riferimenti all‟opera si trovano in un inventario settecentesco del Duomo di Urbino [a2], ove si legge che il dipinto è conservato nella sacrestia. La tavola viene descritta come La flagellazione di Nostro Signore Gesù Cristo, con le figure e i ritratti dei Duchi Guidubaldo e Oddo d'Antonio. Nella fascia di cornice, posta al di sotto dei personaggi raffigurati, almeno fino al 1839, secondo il Passavant [37], si leggeva la scritta convenerunt in unum. La fascia, di colore verde-giallo, venne rimossa da un „restauro‟ negli anni 1870. L'opera era, danneggiata da tre lunghe fenditure orizzontali e da alcune cadute di colore [35], [36]. Il dipinto fu oggetto di furto il 6 febbraio 1975, ma venne ritrovato a Locarno il 22 marzo 1976 insieme al dipinto dello stesso Autore detto La Madonna di Senigallia. Secondo i canoni dell‟epoca, si può pensare il dipinto diviso in due finestre di rappresentazione [4]: una quadrata ed una rettangolare, nella parte quadrata è rappresentata la flagellazione di Cristo e nell‟altra, in primo piano, sono dipinti tre personaggi. Nella rappresentazione prospettica viene impiegato un doppio punto di vista come descritto nel De perspetiva pingendi dello stesso Piero [39] [33]. Silio Bozzi [12] misura l‟altezza della parte dipinta con un braccio fiorentino (58,3 cm) e mette in relazione la base del dipinto (81,5) con la diagonale del quadrato, trovando così il classico rapporto di Vitruvio: fra l‟altezza da terra del solaio e larghezza dell‟atrio, pari a √ 2 [51]. Pagina 5 In questo caso il rapporto viene impiegato in senso orizzontale, e non verticale, ma, come vedremo, è questa una direzione particolare. La luce proviene da tre diverse sorgenti: dall‟alto a destra -il fascio principale-, da sinistra e frontalmente i fasci di minore intensità. Dalla prima direzione viene illuminato anche il soffitto del portico basilicale sotto il quale è flagellato il Cristo. La forza straordinaria dell'arte di Piero sta propriamente nell'avere connaturato il colore, che in lui è immediatamente luce, con la forma, fino a fargli assumere valore plastico. Quanto più guadagna in astrazione, tanto più la forma perde in movimento, dando alla rappresentazione una fissità atemporale: la realtà del fatto particolare coincide con la totalità del reale, il tempo coincide con lo spazio ed è pertanto dato una volta per sempre [46]. Da ricordare che i dipinti erano l‟unico mezzo per tentare una materializzazione dell‟aldilà. Il Berenson scrive [10]: Il risultato espressivo è l'impersonalità, l'assenza di emozioni, la calma solenne nella dignitosa severità manifestata dai personaggi rappresentati: e tuttavia non esiste Flagellazione più emozionante della sua, quantunque su nessun volto si scorga un'espressione in rapporto con l'avvenimento; anzi, quasi a rendere il fatto più severamente impersonale, Piero introdusse nel meraviglioso dipinto tre maestose figure in primo piano, impassibili come macigni. Il quadretto è molto ammirato e studiato per l‟impiego della prospettiva lineare e per l‟aria di immobilità che pervade il lavoro, tanto che è stato definito: Il più bel quadretto del mondo [23]. Data la difficoltà incontrata nell‟identificare i personaggi rappresentati, e nel dare senso compiuto a quanto raffigurato, gli studiosi hanno posto innumerevoli ipotesi1, tanto da coniare il termine enigma di Piero della Francesca. Vari sono stati quindi i tentativi per interpretarne l‟iconografia e di conseguenza ampia ne è la bibliografia specifica. La questione, data anche l‟importanza che viene attribuita nella Storia dell‟Arte al dipinto, è dibattuta da lungo tempo ma non ha trovato fino ad ora una risposta definitiva. Le interpretazioni dell‟iconografia E‟ difficile enumerare tutte le interpretazioni dell‟iconografia del dipinto che nel tempo si sono succedute senza tentarne una classificazione, che per il numero delle proposte non può essere che sommaria. 1 David King ne enumera ben 41 nella tabella pubblicata in [24]. Pagina 6 Sembra quindi opportuno analizzarne dapprima l‟interpretazione globale e spingersi poi verso il contenuto suddividendolo a sua volta nella analisi dei personaggi raffigurati nella parte di destra, e nella parte di sinistra lasciando alla fine la considerazione delle ipotesi della collocazione del dipinto. Come sempre, quando si tentano classificazioni di opere dell‟ingegno umano, c‟è sempre qualcosa che non separabile dalle altre e così, in alcuni casi, non si può pensare al significato globale, prescindendo dalla collocazione dell‟opera e quindi dalla sua fruizione. Le principali interpretazioni:2 L‟interpretazione più diffusa è che il dipinto raffiguri un evento storico che viene messo in relazione più o meno stretta con la sofferenza della flagellazione di Cristo. Sulla parte di sinistra del dipinto si ha sostanzialmente una convergenza di vedute nel considerarla appunto la flagellazione di Cristo. Ma anche qui le interpretazioni si distinguono nel definire l‟identità dei vari personaggi. Il personaggio seduto sul trono viene considerato essere Ponzio Pilato o l‟ultimo imperatore di Costantinopoli Giovanni VIII Paleologo, il personaggio vestito alla orientale viene considerato essere l‟imperatore musulmano che conquista Costantinopoli Murad II o il suo successore [43]. Non sembra siano state avanzate ipotesi sul flagellatore e sul personaggio ritratto di spalle, salvo sul personaggio che tocca Cristo che alcuni studiosi identificano in Giuda Iscariota. Gli eventi storici considerati per interpretare la parte di destra del dipinto sono: 1- La congiura per uccidere Oddantonio da Montefeltro [45]. Viene fatto riferimento alla uccisione di Oddantonio da Montefeltro avvenuta ad Urbino il 22 luglio del 1444. Oddantonio si dice ritratto al centro mentre ai lati sono ritratti gli urbinati Serafini e Ricciarelli che ordirono la congiura in quanto mariti di donne da lui abusate. L‟evento suscitò anche grande emozione collegata allo scempio sul cadavere portato in processione per Urbino. Oddantonio era il fratellastro di 2 Si fa qui un rapido cenno ad alcune interpretazioni proposte senza fare riferimento diretto ai vari lavori. Si rimanda ovviamente ai testi originali per una analisi più approfondita. Una recensione dei lavori è riportata nei lavori di King [24], Roeck [45], Ginzburg [23], Ronchey [46] ai quali può essere fatto opportuno riferimento. Pagina 7 Federico che dopo questa tragica fine gli succedette come Signore di Urbino. Una seconda ipotesi per lo stesso evento consiste nel pensare che ai lati di Oddantonio siano i suoi consiglieri Manfredo dei Pio e Tommaso di Guido dell'Agnello, rei di avere consigliato ad Oddantonio una politica impopolare e violenta. 2- Le trattative per la crociata contro i Musulmani Viene fatto riferimento alla crociata contro i Musulmani e in particolare si pensa ad un invito rivolto a Federico da Montefeltro da parte del letterato-umanista Giovanni Bacci per partecipare alla crociata organizzata da Pio II che stava per salpare da Ancona (si veda il ritratto del Pinturicchio).
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