PRESSToday Rassegna stampa

15/11/2011 : Notizie del mese Adige, L' Pensioni: così non si va avanti La Corte dei Conti chiede la stretta

Avvenire Cumulo contributi, è ancora allarme

Centro, Il i primi sacrifici: pensioni e patrimoniale - mirco marchiodi

Corriere del Credito, otto mosse per il rilancio Trentino

Corriere della Sera Pensioni, privatizzazioni e tasse Il piano per affrontare i conti

Gazzetta del Sud Pensioni, pressing a favore del "contributivo"

Italia Oggi Almeno 67 anni per la pensione Anche per i pensionati d'ufficio il rischio di un anno d'attesa Il tfr? Meglio lasciarlo alle aziende Portabilità più facile

Mattino, Il 1) Sulle pensioni di anzianità - dice Vincenzo Scudiere, segretario (Nazionale) nazionale con... Luca Cifoni Roma. Davanti alla necessità di una manovra correttiva, il futuro presidente de... Pensioni di anzianità sempre nel mirino in base a quanto hanno imposto Ue e Bce all...

Messaggero, Il ROMA - Il cantiere delle pensioni richiede ulteriori misure di manutenzione per corregge... Un nuovo intervento sul sistema previdenziale appare molto probabile. Le opzioni vanno dal ridimensi...

Milano Finanza FonSai prepara le carte per l'Isvap (MF)

Repubblica, La ma i democratici sono già divisi su pensioni e mercato del lavoro - roberto mania spunta un piano: età obbligata a 62 anni e un bonus per chi lascia il lavoro dopo i 65 - luisa grion

Sole 24 Ore, Il Corte conti: pensioni contributive per tutti DOMANDE RISPOSTE ? I TIPI DI RENDITA LE PENSIONI DI ANZIANITÀ Il rischio Italia e il futuro Non accenna a rallentare la corsa dei Pip NOTE METODOLOGICHE E PREMESSE DI CALCOLO Senza titolo Senza titolo. Senza titolo. «Ora sono necessarie forme semi-coattive di adesione ai fondi» OLTRE IL MARK-TO-MARKET «Bisogna allentare il legame tra finanza e pensioni, togliendo l'obbligo di contabilizzare il Stampa, La (Torino Stretta accelerata Riposo a 67 anni a partire dal 2021::Una strada Provincia) obbligata....

16/11/2011 : Notizie del mese Adige, L' «Cautela sui fondi pensione»

Alto Adige ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio

Centro, Il landini: non toccate le pensioni

Corriere del Credito, primi sì al piano della Provincia Trentino

Corriere della Sera Le pensioni restano una mina Nuovo Welfare, Proposte (e Coraggio) Pensioni Sistema flessibile per le pensioni

Gazzetta del Sud Pensioni e fisco... ma anche sviluppo

Italia Oggi Almeno 67 anni per la pensione (Azienda Scuola)

Lavoce.info COSA FARE DELLE PENSIONI DI ANZIANITÀ

Libertà Ipotesi misure: la patrimoniale, ritorno dell'Ici e riforma pensioni

Messaggero (Brevi) Veneto, Il

Milano Finanza Ecco il nuovo Regolamento della Fondazione Enasarco (MF)

Nuova Ferrara, La ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio

Piccolo di Trieste, generali lancia la pensione a costo zero per i giovani Il

Sentinella, La ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio

Sole 24 Ore, Il EFFETTO FINESTRA UNICA E NUOVI REQUISITI GLI ASSEGNI

Sole 24 Ore, Il Previdenza. Indagine Cgil-Inps: 282 euro al mese in meno della media (Centro Nord) italiana Pensioni magre per i dipendenti

Trentino ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio laborfonds: dellai fa i conti senza l'oste

Unione Sarda, L' PENSIONI, VERSO LA STRETTA ... (Nazionale) 17/11/2011 : Notizie del mese Arena, L' Pensioni, Ici e liberalizzazioni: l'agenda del nuovo governo

Avvenire Sacerdoti, uno stipendio solidale

Bresciaoggi(Abbonati) Lega e difesa delle pensioni Pensioni, Ici e liberalizzazioni: l'agenda del nuovo governo

Corriere della Sera La superesperta che vuole riformare le pensioni

Daily Yomiuri, The Pension repayments forgiven / Excess benefits paid out because recipients failed to change status Pension system reform will involve pain

Fatto Quotidiano, Il Elsa Fornero per piacere alla Cgil

Gazzetta del Sud Incentivi per chi andrà in pensione Una signora minuta e gentile con carattere di ferro: Elsa Fornero, neo min

Giorno, Il (Milano) Fornero, lady di ferro per riscrivere il Welfare LE RICETTE DI ELSA

Italia Oggi Il tfr di ottobre sale a quota 3,33%

Messaggero, Il La previdenza sarà uno dei terreni su cui si misurerà la capacità dell'esecutivo... ROMA - Dell'equilibrio del sistema previdenziale ha fatto il leit motiv della sua vita ...

Messaggero, Il ROMA Pensioni, fisco, liberalizzazioni, privatizzazioni e (Metropolitana) infrastrutture: sono queste le linee guid...

Milano Finanza (MF) Banche e pensioni i primi dossier

Mirror.co.uk More votes backing pensions strike

Morningstar Italia Pensioni, Italia dietro Cipro e Malta

Nazione, La (Firenze) Fornero, lady di ferro per riscrivere il Welfare LE RICETTE DI ELSA

Repubblica, La previdenza

Sole 24 Ore, Il GESTIONE SEPARATA Collaboratori con aliquota più alta dell'1% L'età del ritiro per le donne aumenterà gradualmente Liquidazioni. Il tasso arriva a quota 3,332442 Il coefficiente del Tfr trova il valore di ottobre MINISTERO DEL WELFARE. MINISTERO DEL WELFARE.. Polizze. Autorizzazione per operare nei rami danni in Guandong entro metà 2012 Generali accresce la presenza in Cina Senza titolo Senza titolo. Stampa, La (Milano) La lady di ferro Fornero alla prova delle pensioni::Fornero è una seriss...

Voce d'Italia, La Elsa Fornero al Welfare

18/11/2011 : Notizie del mese Adige, L' in breve

Arena, L' Verso il ritorno dell'Ici Politica, scure sui costi

Corriere del Sud Spagna: Rajoy, non taglieremo pensioni Online, Il

Corriere della Sera Pensioni, Ici e lavoro: il piano di Monti Pensioni, premiato chi lascerà più tardi

Gazzetta del Pensioni: Fornero, non useremo accetta Mezzogiorno.it, La

Gazzetta del Sud Pensioni, la Fornero:

Giornale, Il Pensioni, lavoro e Iva Il premier in Senato elenca i sacrifici anticrisi

Giorno, Il (Milano) Pensioni, via i privilegi Fornero: «Niente scure»

Italia Oggi Addio posto fisso per i neo-assunti Contratti di lavoro uguali per tutti

Leggo Alle pensioni Monti ha dedicato un capitolo a sé del suo intervento, sottolineando come negli s...

Libertà Stop a privilegi ed a disparità

Manifesto, Il Articolo 18 dritto nel Fornero Pensioni, sciopero il 30 novembre

Mattino, Il Roma. Via le sacche di privilegio, contributivo pro-rata per tutti, età di (Nazionale) pensionamento flessi...

Messaggero verso il contributivo per tutti stop a privilegi e iniquità Veneto, Il

Messaggero, Il ROMA - Via le sacche di privilegio, contributivo pro-rata per tutti, età di pensionamen...

Milano Finanza Nessuna cura shock per il debito (MF)

Nazione, La Pensioni, via i privilegi Fornero: «Niente scure» (Firenze)

Nuova Sardegna, monti punta su ici e pensioni La

Nuova Venezia, La verso il contributivo per tutti stop a privilegi e iniquità

Repubblica, La contributivo contro le disparità padri-figli e uscita dal lavoro non prima di 63 anni - luisa grion

Sentinella, La verso il contributivo per tutti stop a privilegi e iniquità

Sole 24 Ore, Il Il dizionario del programma Monti In arrivo il super Inps In agenda un nuovo riordino degli enti previdenziali dopo le soppressioni di Ipost, Ipsema e Ispesl Le semplificazioni promesse ai cittadini e mai mantenute OLTRE IL TFR Marco lo Conte LA REVOLUTION EN ROSE Anna Zavaritt NEL PIATTO Fernanda Roggero Mobilità Prorogato l'aiuto in attesa della pensione «Sulle pensioni più informazioni ai lavoratori» I BUONI ESEMPI «Francia, Polonia e Svezia all'avanguardia nella comunicazione e nelle simulazioni»

Trentino verso il contributivo per tutti stop a privilegi e disparità

Unione Sarda, L' PENSIONI, CONTRIBUTIVO PER TUTTI ... (Nazionale)

21/11/2011 : Notizie del mese Corriere della Sera Passaggio al Contributivo? ci Perde chi si Ritira prima Tasse, si parte dalla casa Pensioni verso la riforma

Corriere Economia Le pensioni e la sfida dei dividendi Pip, entrata agevolata per i giovani lavoratori

Corriere.it Bonus-crescita con il contributivo

Giorno, Il (Milano) Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le proced...

Herald Scotland Pension pot predicaments Online

ItaliaOggi7 Contribuzione previdenziale

l'Unità.it Pensioni, il piano di Fornero: verso il contributivo pro-rata

Milano Finanza Un'Europa, tanti assegni

Sole 24 Ore, Il (Del PREVIDENZA Rischio nuove quote per gli «usuranti» LAVORO Lunedi) Senza titolo

Sole 24 Ore, Il Aviva, 18 mesi per trasferire i Pip (Plus) Dai ragionieri l'esempio da seguire Le altre Casse per il momento danno solo scarne informazioni ai loro aderenti Voce della Piccolo aumento delle pensioni dal 2012 Slovacchia, La

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Adige, L' Data: "Pensioni: così non si va avanti La Corte dei Conti chiede la stretta" 15/11/2011

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Previdenza. Il saldo economico è tornato in rosso Pensioni: così non si va avanti La Corte dei Conti chiede la stretta

ROMA - Il cantiere delle pensioni richiede «ulteriori misure di manutenzione» per correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo»: il nuovo allarme sulla previdenza arriva dalla Corte dei Conti che nella relazione sui conti dell'Inps nel 2010 sottolinea come sia necessaria una decisione «chiara e definitiva» per «l'applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo». La legge Dini del 1995 prevedeva che chi aveva almeno 18 anni di contributi a fine 1995 mantenesse il sistema di calcolo retributivo (ovvero la pensione calcolata non sulla base dei contributi versati ma sulle ultime retribuzioni percepite). Chi sta andando in pensione di anzianità in questi anni (avendo cominciato a lavorare prima del 1978) mantiene ancora questo vantaggio, considerato però dalla magistratura contabile a questo punto inaccettabile. La Corte dei Conti chiede di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l'età differente per l'accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota ma anche di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà» (come quella sulle pensioni alte) «avvicinandole ai versamenti». Inoltre la Corte sottolinea la necessità di una «uscita flessibile» calcolando la pensione sulla base dei contributi versati e dell'aspettativa di vita al momento dell'uscita dal lavoro ipotizzando assegni più alti se si esce a un'età più elevata . Rallenta - segnala la Corte - il ripiano del passivo accumulato dal principale fondo dell'Inps, squilibrato dai dissesti strutturali dei fondi speciali (telefonici, trasporti, elettrici e, in particolare, dirigenti industriali). Si accentuano altresì le difficoltà del lavoro autonomo, nel cui ambito «la contrazione degli iscritti annulla gli effetti dell'ultima elevazione delle aliquote, deteriorando il rapporto tra prestazioni e contributi». Il saldo finanziario del bilancio generale chiude con un calo da 5,3 a 1,7 mld di euro, mentre quello economico torna negativo a -1,4 mld.

15/11/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Cumulo contributi, è ancora allarme" 15/11/2011

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ECONOMIA 15-11-2011

Cumulo contributi, è ancora allarme Pensioni & previdenza di Vittorio Spinelli A umenta giorno dopo giorno il numero dei lavoratori delusi ed amareggiati dalla riforma previdenziale del 2010 (legge 122) che condiziona le operazioni di ricongiunzione di contributi, comprese quelle che in precedenza erano gratuite, al pagamento di somme considerevoli. L’introduzione del nuovo onere è apparsa opportuna come corollario alla cancellazione del cumulo gratuito, consentito dalla vecchia legge 322/58, preso d’assalto dai dipendenti del settore pubblico. Tuttavia i calcoli degli enti previdenziali, per poter unificare contributi versati in gestioni diverse, presentano importi particolarmente onerosi, insostenibili anche per chi percepisce redditi di fascia alta, e colpiscono indistintamente tutte le categorie lavorative in qualsiasi ente assicurate. Le proteste prolungate provenienti da diversi settori, contro il salasso delle nuove ricongiunzioni, sono sfociate in un formale invito al Governo (mozione Cazzola- Gnecchi approvata all’unanimità da tutte le forze politiche in Parlamento) per cancellare ogni ostacolo alle forme di cumulo di contributi, non esclusa la totalizzazione, e per ripristinare la precedente norma – la legge 29/1979 – che prevedeva la gratuità delle operazioni di trasferimento in entrata nell’assicurazione generale dell’Inps. Il nuovo quadro politico emerso in questi giorni apporta tuttavia altri elementi di incertezza sul futuro della mozione Cazzola. Il ripristino della gratuità del cumulo, già dovuto come misura di equità, potrebbe tuttavia rappresentare una giusta compensazione in previsione di ulteriori restrizioni previdenziali. Fondi elettrici, telefonici, volo. Numerosi i lavoratori del settore elettrico, telefonico ed i piloti, già iscritti ai soppressi Fondi speciali dell’Inps, che, a causa del costo del cumulo, devono subire limitazioni nella continuità dei contributi verso la pensione. Tuttavia l’Inps ha individuato un’ultima opportunità per il cumulo gratuito. Si tratta dei lavoratori che non avevano raggiunto tutti i requisiti per la pensione entro il 30 luglio 2010, giorno precedente l’entrata in vigore del cumulo a pagamento. Gli interessati possono tuttora ottenere il trasferimento gratuito della posizione contributiva nella assicurazione generale (a.g.o), anche se avevano già avviato la pratica onerosa, a patto di presentare la nuova domanda entro il prossimo 19 novembre. Fondo ferrovieri. Anche il nuovo Fondo ferrovieri, costituito presso l’Inps dall’anno 2000, è soggetto ad operazioni onerose (circ. 142 del 2010). Pur apparendo in situazione analoga a quella degli elettrici e dei telefonici, per gli iscritti al Fondo non si procede ad un trasferimento di contributi ma alla costituzione di una posizione contributiva all’interno dell’assicurazione generale Inps. Un’operazione tecnicamente diversa, ma questa differenza tra le gestioni previdenziali esclude per i ferrovieri la facoltà di potersi avvalere del trasferimento gratuito ora in scadenza. PRESSToday Rassegna stampa

Centro, Il Data: "i primi sacrifici: pensioni e patrimoniale - mirco marchiodi" 15/11/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - Attualità I primi sacrifici: pensioni e patrimoniale Oggi l’incontro con le parti sociali. Confindustria: meno tasse. Cgil: partiamo male MIRCO MARCHIODI

ROMA.Un «programma importante e di sacrifici». Oggi alle 15 il premier incaricato Mario Monti ne discuterà con le parti sociali, e intanto circola sempre più insistentemente l’ipotesi di un decreto di fine anno per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Servono almeno 25 miliardi, anche se lo stesso Monti spiega che «è prematuro parlare di manovra aggiuntiva». Accanto a un piano più spinto di dismissioni e liberalizzazioni già introdotte dalla legge stabilità, nel decreto potrebbero trovare spazio ritorno dell’Ici e patrimoniale, ma anche la riforma delle pensioni, soprattutto dopo che ieri anche la Corte dei conti - nella relazione sui conti 2010 dell’Inps - ha chiesto «l’applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo». Ici e patrimoniale. Monti non ha escluso misure impopolari. Il ritorno all’Ici potrebbe essere una di queste. Secondo le stime del Tesoro, riapplicare l’imposta sulla prima casa abolita nel 2008 garantirebbe un gettito di 3,5 miliardi (3,7 secondo la Uil). Circola anche l’ipotesi di una revisione degli estimi catastali del 25-30% che avrebbe effetti proprio sull’Ici: tenendo ferma l’esenzione sulla prima casa, un incremento della rivalutazione del 5-10% vale circa mezzo miliardo, mentre arrivando al 15% il gettito supplementare sarebbe di 950 milioni. Più complicato il discorso relativo alla patrimoniale. Sull’imposta che piace molto ai sindacati e sarebbe accettata anche da Confindustria, c’è infatti il veto del Pdl. Allo studio c’è comunque l’ipotesi di un prelievo sui grandi patrimoni: possibile un prelievo dell’1-1,5 per mille sui patrimoni superiori al milione di euro (il gettito stimato è di 6 miliardi all’anno), ma il rettore della Bocconi Guido Trabellini - possibile ministro dell’Economia - ha proposto un’aliquota del 5 per mille da applicare a tutti beni, immobiliari e mobiliari. In arrivo anche norme anti-evasione attraverso la limitazione dei pagamenti in contanti. La soglia di tracciabilità potrebbe essere abbassata fino a 300 euro. Pensioni. Quella arrivata ieri dalla Corte dei conti è l’ennesima certificazione della necessità di riformare il sistema previdenziale. Vista l’urgenza, anche queste misure potrebbero già rientrare nel decreto di fine anno. Si va da misure shock come l’abolizione completa dei trattamenti di anzianità a interventi scaglionati nel tempo come l’aumento graduale della “quota”, vale a dire la somma di età anagrafica e età contributiva. Con un aumento di un anno dal 2012 in poi, nel 2015 si passerebbe dall’attuale “quota 96” a “quota 100”. L’operazione garantirebbe un gettito di 390 milioni nel 2013, 970 milioni nel 2014 e 1,15 miliardi nel 2015. Un’altra possibilità è quella di anticipare la soglia per l’uscita dal lavoro a 67 anni dal 2026 previsto nella legge di stabilità al 2020: il gettito aggiuntivo sarebbe di 2,5-3 miliardi. Tagli alle agevolazioni. La lettera della Bce prevede il termine di gennaio 2012 per la road map della riforma fiscale da attuare entro il 30 settembre: se i tempi non saranno rispettati si procederà al taglio lineare delle agevolazioni fiscali che garantirà 4 miliardi nel 2012 e 20 nel 2013. Flessibilità. L’Ue preme per la riforma del mercato del lavoro, che però difficilmente potrà essere inserita già nel decreto di fine anno. Il modello è quello della “flexsecurity”: licenziamenti più facili in cambio di un rafforzamento degli ammortizzatori sociali. Imprese e sindacati. Pieno appoggio da parte di Confindustria: «L’agenda di Monti è anche la nostra», sostiene Emma Marcegaglia che chiede «meno tasse per imprese e lavoro». Meno conciliante la Cgil: «Se si comincia dall’Ici si parte maluccio», commenta la segretaria Susanna Camusso per la quale la priorità è la patrimoniale. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni assicura che «sosterremo Monti a piene mani», ma frena sui licenziamenti, mentre Luigi Angeletti (Uil) chiede di puntare sulla crescita e accelerare sui tagli ai costi della politica.

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Corriere del Trentino Data: "Credito, otto mosse per il rilancio" 15/11/2011

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CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO sezione: Primo Piano data: 15/11/2011 - pag: 3 Credito, otto mosse per il rilancio

Insufficiente liquidità nelle banche, Dellai propone bond e cartolarizzazioni TRENTO Dalla Provincia parte una «richiesta di collaborazione» verso gli attori finanziari locali, per affrontare «i notevoli problemi di liquidità» che gravano sulle banche trentine e di conseguenza sul tutto il sistema economico. Il presidente Lorenzo Dellai ieri ha incontrato 30 rappresentanti di banche, finanziarie, assicurazioni ed enti di previdenza complementare. Al centro della discussione un documento di Piazza Dante, nel quale si propongono bond e cartolarizzazioni dei debiti che possano dare ossigeno alle banche, che secondo il segretario generale Ivano Dalmonego, hanno un fabbisogno quantificabile fra i 300 e i 500 milioni di euro. Obbligazioni Il documento «Stato della finanza d'impresa e proposte di intervento» enumera una serie di possibili azioni che si dividono in due settori: da una parte l'immissione di liquidità alle imprese pagando tempestivamente i lavori pubblici, dall'altra «l'incremento delle risorse a disposizione del sistema locale». La prima chiede che assicurazioni, fondazioni e soggetti pubblici (viene da pensare ad esempio a Itas, Fondazione Caritro, Isa, Finanziaria trentina, ma anche ai fondi dei Consigli regionali e provinciali) impieghino «parte delle loro risorse all'acquisto di strumenti finanziari (per esempio obbligazioni) emessi dal sistema creditizio locale (dunque dalle singole banche, ndr), mantenendo sul territorio quelle risorse che attualmente destinano al di fuori della provincia». «In questa direzione va il progetto Investimenti locali che ha portato alla costituzione di Local invest fund da parte di Pensplan Sivav Lux». Strumenti del genere, osserva Piazza Dante, non sono pensati tanto per le banche nazionali, che hanno loro strutture, ma per soggetti locali, come le Casse rurali che coprono il 65% del mercato. Laborfonds e Plurifonds Come si è detto nei giorni scorsi i due fondi pensioni potrebbero investire sul territorio, tramite la Sicav o con strumenti quali i «time deposits» negli istituti di credito locali. Prima però occorre cambiare una normativa del 1996, passaggio atteso per l'anno prossimo. Confidi A ciò va ad aggiungersi un rafforzamento dei tre consorzi fidi, tramite iniezione di risorse provinciale, per contenere i rischi per il sistema creditizio aumentando le garanzie in relazione ai mutui accesi dalle imprese. Cartolarizzazione Le banche potrebbero cedere i loro «pacchetti» di credito a fondi di investimento con risorse messe in campo sempre dalla finanza locale. Si dovrebbe differenziare tra i crediti «junior», quelli più a rischio in base al grado di solvilibilità, che dovrebbe rimanere comunque in capo alle banche, e i crediti «senior», ad alto rating certificato da Moody's o altre agenzie, che potrebbero essere ceduti a investitori istituzionali «disponibili a investire le proprie risorse in un'ottica di gestione del portafoglio. La liquidità ricavata deve essere destinata alle imprese locali, in modo che la ricaduta sul territorio provinciale sia diretta». «Piano casa» In progetto c'è la costruzione di 2.000 nuovi immobili residenziali in project financing, «dove l'ente pubblico si finanzia con l'emissione di obbligazioni, che possono essere acquistate dai fondi pensione, tra cui Laborfonds e Plurifonds». In questo segmento ci sarebbe già la copertura di Cassa depositi e prestiti per il 40% del finanziamento, mentre resta libero il 60%. Le case, date in affitto a canone moderato, «permetterebbero anche di ridurre il ricorso al credito del comparto famiglie che pesa sulle banche». Meno nuclei familiari a caccia del mutuo per la casa, quindi più soldi per le Pmi. Risparmio casa «Un progetto in fase di definizione si legge nel documento che tende a valorizzare il risparmio accumulato nei fondi pensione come veicolo e garanzia per l'acquisto della casa: il finanziamento avverrebbe attraverso un fondo di rotazione alimentato da titoli pubblici che vengono poi acquisiti nei portafogli dei fondi pensione». Modifiche agli aiuti Da una parte si pensa di diminuire gli incentivi che spingono a contrarre nuovo debito, strumenti che creano problemi sia ai contraenti che alle banche. Dall'altra si vuole cambiare l'approccio verso le famiglie con figli, «andrebbe valutata l'ipotesi di trasformare gran parte delle erogazioni e agevolazioni tariffarie in "assegni al nucleo" per razionalizzare l'offerta e aumentare il reddito disponibile e di riflesso i consumi». Dellai Anche ieri i mercati finanziari hanno sofferto molto: la seduta di Piazza affari ha chiuso con uno spread tra Btp e Bund di 490 punti. Il presidente Dellai sa che il governo Monti che si sta formando dovrà varare una nuova norma di finanza pubblica, «che impatterà anche su di noi: quindi è richiesto a tutti il massimo di concentrazione e determinazione». «Ho colto una disponibilità diffusa a discutere ha detto dopo l'incontro , certo che la preoccupazione è diffusa e la prudenza da parte delle banche è alta». Quanto alle misure già varate dalla Provincia e in particolare pensando a quelle più «selettive» che hanno riscontrato minore successo, Dellai non pensa a ricalibrare, ma si augura che l'ingresso di nuova liquidità tramite le proposte fatte al tavolo con i players finanziari, «possa sciogliere il blocco determinato dalla sottopatrimonializzazione delle imprese e dalle resistenze degli istituti a emettere affidamenti». Enrico Orfano RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni, privatizzazioni e tasse Il piano per affrontare i conti" 15/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 15/11/2011 - pag: 14 Pensioni, privatizzazioni e tasse Il piano per affrontare i conti

Dal ritorno dell'Ici alla stretta sulle rendite di anzianità ROMA Non «lacrime e sangue», ma altri sacrifici attendono gli italiani. Il presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, ha già cominciato a delineare nelle consultazioni con i vertici dei partiti politici i primi interventi per portare l'economia in zona di massima sicurezza. Non è entrato nei dettagli delle singole misure, ma a tutti ha spiegato la filosofia del doppio binario che intende adottare: da una parte un «piano incisivo di riforme per la crescita e l'equità sociale», dall'altro il «ferreo controllo dei conti e della finanza pubblica»: riforma della previdenza, liberalizzazioni, dismissioni, misure contro l'evasione fiscale, revisione dei programmi della spesa pubblica, riforma del Fisco. Il sentiero in cui si muove l'ex commissario europeo è comunque molto stretto. Un percorso scavato tra le misure varate dal governo prima delle dimissioni con l'emendamento alla legge di stabilità e gli impegni presi da con l'Unione Europea, di cui bisogna garantire l'applicazione, e la necessità di Monti di dare credibilità al suo piano ricercando da un lato il consenso delle parti sociali, dall'altro l'appoggio che necessariamente dovrà assicurarsi in Parlamento da parte delle forze politiche. Non sarà facile, anche se il professore della Bocconi è partito a spron battuto. «Il momento è molto serio», ha premesso ai segretari dei partititi politici che ha incontrato ieri di persona e al leader della Lega, Umberto Bossi, con il quale ha avuto un colloquio telefonico. Non è voluto scendere nei dettagli, ma l'ennesima, forse decisiva, riforma delle pensioni è nei suoi programmi. Anche se non è certo facile, come primo passo. La Lega, contraria, ha già detto che farà opposizione e Monti è alla ricerca di altri appoggi. E oggi, dopo i partiti e le parti sociali, il presidente del Consiglio incaricato incontrerà i rappresentanti dei giovani e delle donne. Inedito assoluto nella storia delle consultazioni politiche, e segno evidente del piglio con il quale l'ex rettore della Bocconi, secondo il quale «condivisione sociale e civile sono fattori essenziali dello sviluppo dell'economia», vuole impostare il suo programma di riforme. Lo stesso cliché, con il coinvolgimento dei principali portatori di interesse, sarà probabilmente ricalcato quando si tratterà di affrontare la liberalizzazione del mercato e i provvedimenti per accentuare la concorrenza, altro punto fondamentale del programma ipotizzato da Monti da qui alla fine della legislatura. Nel menù non c'è solo la liberalizzazione delle professioni, i cui tempi sono già delineati nella lettera inviata dal governo Berlusconi alla Ue. L'ex commissario europeo all'Antitrust ha in mente anche altri interventi: sui grandi mercati come energia, telecomunicazioni, trasporti, assicurazioni, servizi postali, rete dei carburanti, attività degli esercizi commerciali. Il ripristino e la sistematizzazione della legge annuale sulla concorrenza, come anche il rafforzamento dei poteri dell'autorità garante del mercato, sono scontati. Nel piano ci saranno dismissioni, privatizzazioni e, Monti ne avrebbe già accennato nei colloqui di ieri, un probabile rafforzamento delle misure contro l'evasione fiscale. In questa prima fase, però, grandissima attenzione sarà data al monitoraggio del bilancio pubblico. Non è chiaro se ci sarà una vera e propria due diligence, ma Monti vuole comunque accelerare la revisione della spesa storica di tutti i ministeri e ha spiegato che il pareggio nel 2013 dovrà essere blindato, se necessario anche con misure aggiuntive. La patrimoniale sui grandi patrimoni, la reintroduzione dell'Ici, con la rivalutazione delle rendite catastali, restano opzioni praticabili. Così come l'attuazione della delega per la riforma fiscale e assistenziale. Dalla delega devono arrivare 4 miliardi nel 2012 e 16 nel 2013 già contabilizzati in bilancio, ma ancora da individuare. Per far quadrare i conti ci sarebbe sempre la possibilità di alzare l'Iva o le accise (darebbero 10 miliardi l'anno), ma a Monti l'idea non piace. Spostare il peso dalle imposte dirette a quelle indirette renderebbe l'imposizione meno progressiva. Più dura con i deboli che con i ricchi, quando il faro dovrebbe essere l'equità sociale. Mario Sensini RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 15/11/2011 "Pensioni, pressing a favore del "contributivo""

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Pensioni, pressing a favore del "contributivo" I giudici contabili chiedono di «correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere a quelle di aliquota»

Nicola Bàrberi ROMA Il cantiere delle pensioni richiede «ulteriori misure di manutenzione» per correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo»: il nuovo allarme sulla previdenza arriva dalla Corte dei Conti che nella relazione sui conti dell'Inps nel 2010 sottolinea come sia necessaria una decisione «chiara e definitiva» per «l'applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo». La legge Dini del 1995 prevedeva che chi aveva almeno 18 anni di contributi a fine 1995 mantenesse il sistema di calcolo retributivo (ovvero la pensione calcolata non sulla base dei contributi versati ma sulle ultime retribuzioni percepite). Ebbene, chi sta andando in pensione di anzianità in questi anni (avendo cominciato a lavorare prima del 1978) mantiene ancora questo vantaggio, considerato però dalla magistratura contabile a questo punto inaccettabile. La Corte dei Conti chiede di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l'età differente per l'accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota ma anche di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà» (come quella sulle pensioni alte) «avvicinandole ai versamenti». Inoltre la Corte sottolinea la necessità di una «uscita flessibile» calcolando la pensione sulla base dei contributi versati e dell'aspettativa di vita al momento dell'uscita dal lavoro ipotizzando assegni più alti se si esce a un'età più elevata (e quindi con meno anni di pensione attesi). Rallenta – segnala la Corte – il ripiano del passivo accumulato dal principale fondo dell'Inps (Fondo pensione lavoratori dipendenti), squilibrato dai dissesti strutturali dei fondi speciali (telefonici, trasporti, elettrici e, in particolare, dirigenti industriali). Si accentuano altresì le difficoltà del lavoro autonomo, nel cui ambito «la contrazione degli iscritti annulla gli effetti dell'ultima elevazione delle aliquote, deteriorando il rapporto tra prestazioni e contributi». Si attenua la spesa per gli interventi di sostegno al reddito – rileva la Corte – ma ne muta l'andamento, con la contrazione della cassa integrazione ordinaria e l'aumento di quella straordinaria e in deroga e, soprattutto, «delle indennità di disoccupazione». Il saldo finanziario del bilancio generale chiude con un calo da 5,3 a 1,7 miliardi di euro, mentre quello economico torna in terreno negativo, dopo undici anni, passando da 3,2 a -1,4 miliardi di euro. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Almeno 67 anni per la pensione" 15/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 15/11/2011 - pag: 42 autore: di Mario D'Adamo LE NORME DELLA STABILITÀ/ La riforma si applica a partire da chi è nato nel 1958

Almeno 67 anni per la pensione

Dal 2026 sarà l'età minima per accedere alla previdenza Coloro che maturano per la prima volta il diritto per andare in pensione di vecchiaia dal 2026 dovranno avere almeno 67 anni di età. Tenuto conto del regime delle decorrenze il personale della scuola deve compiere i 67 anni entro il 31 dicembre 2025, si tratta quindi dei cinquantenni di oggi, quelli nati nel 1958. È quanto prevede l'art 5 della legge di stabilità 2012 nel testo risultante dal maxiemendamento presentato dal ministro dell'economia, Giulio Tremonti, che sabato scorso, 12 novembre, la Camera dei deputati ha definitivamente approvato. La novità, che coinvolge anche il personale della scuola, riguarda esclusivamente le pensioni di vecchiaia, quelle che si conseguono nel regime retributivo e misto al raggiungimento dell'età anagrafica, ora 65 anni, con almeno vent'anni di anzianità contributiva o di servizio. Non devono perciò preoccuparsi (almeno per ora) coloro che maturano quarant'anni di anzianità contributiva: una volta che l'abbiano raggiunta possono lasciare il lavoro, a legislazione vigente, a prescindere dalla loro età anagrafica. Chi non potrà vantare quarant'anni di contributi e ne avrà almeno venti dovrà sottostare da qui al 2026, e anche oltre, al progressivo innalzamento dell'età anagrafica per andare in pensione, innalzamento già previsto con cadenza triennale dalla manovra finanziaria dell'anno scorso a partire dal 1° gennaio 2013, decreto legge n. 78/2010. Il quale ha stabilito che il requisito dell'anzianità anagrafica per il collocamento in pensione di vecchiaia sia aggiornato in relazione all'aumento dell'aspettativa di vita: di tanto aumenterà l'aspettativa di vita dei sessantacinquenni, di altrettanto aumenterà il requisito anagrafico per andare in pensione. E nel 2026 tale innalzamento dovrà essere fino ad «almeno» 67 anni, stabilisce ora la legge di stabilità: potrà anche essere superiore, se l'aspettativa di vita dei sessantacinquenni sarà nel frattempo aumentata di più di 2 anni, ma non potrà essere inferiore, anche se l'aspettativa di vita sarà aumentata meno o anche se sarà addirittura diminuita. L'incremento di almeno due anni del requisito anagrafico dovrà essere accertato entro il 31 dicembre 2023. Qualora non lo fosse, si provvederà lo stesso a stabilirlo con decorrenza dal 2026. La legge di stabilità non ha modificato il regime delle decorrenze, le famose finestre, che per la scuola sono una: il 1° settembre, se si tratta di personale della scuola, o il 1° novembre, se si tratta di personale dell'università. I requisiti anagrafici si devono maturare il 31 dicembre dell'anno scolastici precedente a quello di decorrenza della pensione, così come ha previsto la manovra finanziaria del settembre scorso (art. 1 d.l. 138/2011). L'innalzamento del requisito dell'anzianità anagrafica viene deciso con provvedimento direttoriale del ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il ministro del lavoro e delle politiche sociali, sulla base delle comunicazioni dei che l'Istat deve rendere annualmente disponibili a partire dal 31 dicembre di quest'anno sulla variazione intervenuta nel triennio precedente della speranza di vita corrispondente a 65 anni in riferimento alla media della popolazione residente in Italia. Resta, infine, ferma la disciplina dei requisiti anagrafici per coloro ai quali la pensione sarà liquidata con il sistema contributivo: per essi la variazione dell'aspettativa di vita continuerà a comportare il riallineamento dei coefficienti di trasformazione, senza la clausola di salvaguardia prevista per gli altri due regimi, quello retributivo e quello misto. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Anche per i pensionati d'ufficio il rischio di un anno d'attesa" 15/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 15/11/2011 - pag: 42 autore: di Nicola Mondelli Cosa succede nell'immediato

Anche per i pensionati d'ufficio il rischio di un anno d'attesa

L'Inpdap chiarisce termini e modalità delle uscite previdenziali, ma non per tutti C' è fermento tra il personale della scuola che ha maturato, o sta per farlo, i requisiti anagrafici e contributivi per accedere al trattamento pensionistico di anzianità o a quello di vecchia.Il fermento nasce soprattutto dalla difficoltà di conoscere esattamente i termini delle più recenti disposizioni di legge in materia previdenziale, con particolare riferimento alle disposizioni contenute nel commi 21, 22 e 23 dell'art. 1 del decreto legge n. 138/2011 convertito dalla legge n. 148/2011. Le domande più frequenti che il personale si pone riguardano i requisiti richiesti dalla normativa vigente per accedere al trattamento pensionistico: quando può andare in pensione, quando sarà liquidata la buonuscita e con quale calcolo verrà determinato l'ammontare della pensione. Domande anche per chi matura i 40 anni dis ervizio nel 2012 e potrebbe vedersi costretto ad attendere un anno di tempo prima di avere la pensione. Con una circolare del 9 novembre l'Inpdap ha fornito alcune indicazioni proprio con riferimento alle novità introdotte in materia previdenziale dalla citate disposizioni legislative.Le novità riguardano i tempi di accesso al trattamento pensionistico e alla liquidazione del trattamento di fine servizio(buonuscita) o di fine rapporto aventi effetto dal 1° gennaio 2012. Relativamente all'accesso ai trattamenti pensionistici, l'istituto di previdenza guidato da Paolo Crescimbeni ricorda che il predetto comma 21 ha introdotto nei confronti del solo personale della scuola, ivi compreso quello appartenente al comparto alta formazione e specializzazione artistica e musicale, la cosiddetta finestra mobile che prevede l'accesso al trattamento pensionistico dal 1° settembre dell'anno successivo a quello della maturazione dei requisiti. La nuova finestra, si sottolinea nella circolare, trova comunque applicazione solo nei confronti del personale che matura i requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso alla pensione a decorrere dal 1° gennaio 2012. Nei confronti del personale che matura i requisiti per il pensionamento entro il 31 dicembre 2011 continua invece a trovare applicazione la disciplina vigente prima dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni.Requisiti per il pensionamento Per accedere al trattamento pensionistico dal 1° settembre 2012, o anche successivamente senza incorrere nella nuova finestra prevista dal comma 21, il personale della scuola deve poter fare valere alla data del 31 dicembre 2011 i seguenti requisiti:a) per la pensione di vecchiaia: 65 anni dal 2016 non meno di 67) e almeno 20 anni di contributi per gli uomini; 61 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione per le donne;b) per la pensione di anzianità: per gli uomini e per le donne quota 96 ( 60 anni di età e 36 di contributi oppure 61 anni di età e 35 di contributi) o, indipendentemente dall'età anagrafica, 40 anni di servizio e/o di contribuzione.I nuovi termini di liquidazioneImportanti chiarimenti sono contenuti nella circolare dell'Inpdap relativamente ai tempi di liquidazione dei trattamenti di fine servizio (buonuscita) e di fine rapporto:1. per il personale che matura i requisiti per il pensionamento (precedenti punti a) e b) entro il 31 dicembre 2011, il pagamento sarà disposto entro 105 giorni per le cessazioni dal servizio per inabilità, decesso, limiti di età o di servizio comprese le cessazioni per raggiungimento della massima anzianità contributiva o il collocamento a riposo d'ufficio disposto dall'amministrazione. Per tutte le altre cause di cessazione dal servizio (es. dimissioni volontarie) la liquidazione sarà disposta entro il termine massimo di nove mesi, e comunque non prima di sei.2 - per il personale che matura i requisiti per il pensionamento dal 1° gennaio 2012 sono invece previsti tre date per la liquidazione: entro 105 giorni dalla cessazione dal servizio per inabilità o per decesso; entro nove mesi dalla cessazione avvenuta per le cause di cui ai precedenti punti a) e b); entro ventiquattro mesi nel caso di dimissioni volontarie, licenziamento o destituzione.Le questioni da chiarireTra i nodi ancora da sciogliere in materia di applicazione delle nuove norme disposizioni legislative il più urgente sembra essere quello del personale della scuola che, maturando i quaranta anni di contribuzione nel corso del 2012 potrebbe essere, per effetto di quanto dispone il comma 11 dell'art. 72 della legge 133/2008, collocato a riposo d'ufficio. In tale caso sarebbe legittimo applicare a quel personale la norme che dispone il trattamento pensionistico dal 1° settembre successivo a quello della cessazione dal servizio? Dall'Inpdap nessuna risposta la riguardo. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Il tfr? Meglio lasciarlo alle aziende" 15/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 15/11/2011 - pag: 35 autore: di Daniele Cirioli L'analisi della Corte dei conti nella relazione sul risultato della gestione finanziaria Inps 2010

Il tfr? Meglio lasciarlo alle aziende

L'integrativa non decolla. Fondo tesoreria a rischio collasso La Corte dei conti boccia il trasferimento del tfr verso i fondi pensione. Il fatto di doverlo destinare in via irreversibile frena le adesioni alla previdenza integrativa; meglio sarebbe accrescere la quota di versamenti volontari. Non solo; la magistratura contabile lancia anche l'allarme sul silente debito pubblico rappresentato dal tfr dirottato verso il fondo di tesoreria, che nel 2010 ha raggiunto la cifra di 15,86 miliardi di euro «senza corrispondente copertura». Perciò occorre ridare al tfr l'originaria funzione di autofinanziamento delle aziende. È quanto si legge, tra l'altro, nella determinazione n. 77/2011 con la relazione della sezione controllo della corte dei conti sul risultato della gestione Inps per l'esercizio 2010.Pensioni pubbliche. L'analisi della Corte dei conti riguarda tutti gli aspetti della gestione Inps, da quello amministrativo fino al contenzioso. Relativamente al tema delle pensioni pubbliche, interessato da più interventi di riforma negli ultimi tempi, secondo la Corte è ancora presto per mettere la parola «fine». Il cantiere pensione, scrivono i giudici, non è ancora del tutto concluso, ma richiede, in attesa della lenta transizione al metodo contributivo, almeno ulteriori interventi di manutenzione volti alla correzione, tra l'altro, dei dissesti prodotti dall'eccessiva generosità del metodo retributivo. Secondo la Corte, le recenti riforme, e in modo particolare le misure relative alla speranza di vita (con l'automatico incremento dell'età pensionabile) e della finestra mobile, garantiscono la sostenibilità del sistema previdenza, tanto che nelle proiezioni Eurostat 2008-2060 l'Italia si colloca tra i paesi più in regola a fine periodo. Tuttavia (è questo il nodo centrale per la Corte), spostano l'attenzione su un altro fronte, che è quello dell'adeguatezza delle prestazioni e «da cui dipende l'accettabilità politico-sociale del sistema pensionistico pubblico e il rispetto del patto intergenerazionale su cui si fonda». Un problema preoccupante per la Corte, in quanto poco supportato dalla previdenza complementare. Infatti, la frammentazione dei Fondi, la scarsità delle adesioni, gli alti costi di gestione e i bassi e incerti rendimenti, mettono in discussione la capacità del sistema complementare di assicurare un'effettiva e solida funzione integrativa alla pensione pubblica.Previdenza integrativa. Per porre rimedio allo scarso appeal della previdenza integrativa, la corte dei conti guarda in primo luogo a una riforma del «ruolo» del tfr, perché l'irreversibilità della scelta sul suo conferimento ai fondi ha costituito la principale remora alla crescita delle adesioni. Meglio sarebbe, allora, puntare sull'accrescimento volontario della quota di versamenti; un meccanismo più semplice e meno costoso e che consentirebbe, altresì, di restituire il tfr alle originarie funzioni di autofinanziamento delle aziende e soprattutto di sostegno all'economia. Secondo la Corte, ancora, appare indilazionabile la riforma di FondInps, oggi il fondo preferito (specializzato) dei lavoratori precari. FondInps, si legge nelle relazione, è connotato dalla completa esternalizzazione dei servizi amministrativi e contabili, da precarietà logistica e funzionale, da elevati e crescenti costi di gestione e da un probabile assorbimento degli iscritti, per effetto dell'attivazione di un apposito fondo di categoria (Fontemp).«Esproprio senza indennizzo». A rafforzare l'idea del ritorno all'originario ruolo di autofinanziamento delle imprese contribuisce, secondo la corte, il risultato del trasloco forzoso del tfr verso il fondo di tesoreria a carico delle aziende con 50 dipendenti almeno, un'operazione assimilabile a una sorta di «esproprio senza indennizzo». Per la Corte la situazione è preoccupante; il fondo nel 2010 registra entrate contributive per 5,4 miliardi di euro e prestazioni (liquidazioni e anticipazioni del tfr) per oltre 1,6 miliardi di euro. Il problema sta nella gestione (che è ripartizione) e che si «traduce sostanzialmente in un crescente debito a carico delle finanze pubbliche per fronteggiare le future prestazioni, senza corrispondente copertura». Un debito che, al 2010, ha raggiunto la preoccupante cifra di 15,86 miliardi di euro. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Portabilità più facile" 15/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 15/11/2011 - pag: 36 autore: di Daniele Cirioli Dalla Covip il modello per il trasferimento dei contributi

Portabilità più facile

Modulo unico per cambiare fondo Arriva il modulo unico per trasferirsi da un fondo pensione a un altro. Con accordo 11 novembre, infatti, Covip e principali associazioni dei gestori di strumenti di previdenza completare (Ania, Abi, Assofondipensione, Assogestioni e Assoprevidenza) hanno approvato moduli standard per ogni tipo di fondi pensione, con il fine di facilitare ai lavoratori le operazioni di trasferimento mediante una semplificazione e una standardizzazione delle prassi dei fondi pensione.La portabilità. È la modulistica che occorre per il diritto alla portabilità, ossia la possibilità per un lavoratore iscritti a un fondo pensione di muoversi all'interno del sistema di previdenza integrativa traslocando presso un altro fondo pensione (per esempio, in presenza di condizioni migliori in termini di costi e investimento). La portabilità è esercitabile decorso un biennio d'iscrizione; 12 mesi se si è iscritti a FondInps, cinque anni per i dipendenti pubblici. Va ricordato, però, che la Covip (si veda ItaliaOggi del 19 febbraio 2009) ha distinto le situazioni con riferimento alla posizione già maturata e al flusso di contributi futuri. E ha sostenuto che l'articolo 14 del dlgs n. 252/2005 che disciplina la portabilità si riferisce solo al trasferimento dei contributi accantonati e non anche a quelli ancora da conferire. Successivamente (si veda ItaliaOggi del 28 ottobre 2010) ha aggiunto che la stessa disposizione va interpretata nel senso di voler limitare, per il periodo indicato (due anni), solo il trasferimento della posizione maturata (quanto già accantonato) e non anche i flussi contributivi ancora da versare, che non costituiscono «posizione maturata», per concludere che la facoltà di modificare la destinazione dei flussi futuri di contributi, prima del biennio di permanenza, può essere esercitata a prescindere dal tipo di forma pensionistica «da» e «verso la quale» ci si vuole muovere (da fondo pensione negoziale a fondo pensione aperto o Pip e, viceversa, da fondo pensione aperto o Pip ad altra forma individuale o collettiva). I nuovi moduli. I moduli si compongono di quattro sezioni. La prima contiene i dati dell'aderente (lavoratori iscritti a un fondo pensione), tra cui il codice aderente, il numero di adesione, la polizza o il contratto (sono dati obbligatori). La seconda sezione riguarda il fondo pensione di destinazione (quello verso il quale si intende trasferirsi); tra l'altro occorre indicare il numero dell'albo Covip e la descrizione. La terza sezione contiene le dichiarazioni dell'aderente, tra cui quella relativa all'anzianità di permanenza presso il fondo pensione, che è di due anni per tutte le tipologie di fondi pensione tranne che per FonInps (12 mesi) e per i dipendenti pubblici (cinque anni). L'ultima sezione, infine, è relativa al datore di lavoro la cui compilazione è obbligatoria per i lavoratori dipendenti aderenti in via collettiva o con versamento di trattamento di fine rapporto lavoro (tfr), con eccezione dei casi in cui il rapporto di lavoro o gli obblighi contributivi (a carico del datore di lavoro) siano cessati da più di un anno. PRESSToday Rassegna stampa

Mattino, Il (Nazionale) Data: "1) Sulle pensioni di anzianità - dice Vincenzo Scudiere, segretario nazionale con..." 15/11/2011

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15/11/2011 Chiudi

1) «Sulle pensioni di anzianità - dice Vincenzo Scudiere, segretario nazionale confederale della Cgil - bisogna essere cauti. Sono state già fatte molte riforme, il sistema previdenziale tiene e ormai anche le scadenze riferite all'età pensionabile sono allineate con l’Europa. La vera, grande contraddizione è che non si danno garanzie ai giovani. È su questo che bisogna discutere, abbandonando la strada delle penalizzazioni: non possiamo pensare che si andranno a colpire sempre le fasce più deboli. Al contrario, si può lavorare sull'onogeneizzazione dei trattamenti e sulla copertura dei vari fondi previdenziali. Nello specifico, la pregiudiziale per discutere di pensioni di anzianità è che vengano salvati i 40 anni di contributi di chi ha iniziato a lavorare in età molto bassa: per noi è una premessa irrinunciabile». 2) «La libertà di licenziare è un’autentica forzatura, con l’aggravante che sulla materia c’è scarsa conoscenza. In Italia esiste una tutela sul licenziamento individuale per giusta causa, in tutti gli altri casi non si può procedere senza violare la legge. Ma a parte ciò, è irresponsabile pensare che di fronte a 3,3 miliardi di ore di cassa integrazione in 3 anni ci sia posto e spazio per parlare di licenziamenti. Si rischierebbero solo altri pesanti conflitti. La Cgil, lo ha già detto, non discuterà mai dell’articolo 18. L’ipotesi Ichino non ci convince. Il problema dell’Italia è la crescita e per iniziare a recuperare risorse si deve subito procedere con la patrimoniale e un piano straordinario per l’occupazione dei giovani. Altro che licenziamenti». 3) «Un riordino del sistema amministrativo va sicuramente messo in agenda. Ma si tratta di grandi riforme che vanno fatte tenendo conto delle competenze delle varie amministrazioni. Altrimenti si fa solo propaganda. Ci sarebbe bisogno di un piano vero, cioè: se si discute solo di abolizione delle Province non si risolvono i problemi. Se vogliamo discutere del riordino dell’intero sistema delle pubbliche amministrazioni, allora sì». 4) «In linea di massima le liberalizzazioni, se non si traducono in un segnale che serve a privatizzare il comparto del lavoro pubblico, vanno prese sul serio. Penso ad esempio ai trasporti locali: molte aziende pubbliche che operano in uno stesso territorio possono benissimo essere accorpate. Quanto alle professioni: la semplificazione che portasse al superamento degli Ordini sarebbe una scelta condivisa». 5) «È curioso parlare di tagli e strette sul pubblico impiego mentre il presidente Usa Obama annuncia assunzioni. Il funzionamento dello Stato non è come lo ha disegnato l’ultimo ministro della funzione pubblica, il rapporto tra quello che si fa e quello che si riceve. Il dipendente pubblico non può essere il capro espiatorio di tutti i problemi del Paese». n. sant. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Mattino, Il (Nazionale) Data: "Luca Cifoni Roma. Davanti alla necessità di una manovra correttiva, il futuro 15/11/2011 presidente de..."

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Luca Cifoni Roma. Davanti alla necessità di una manovra correttiva, il futuro presidente del Consiglio certo non esiterà; ma il risanamento dei conti, per quanto indispensabile, non esaurisce certo l'agenda del governo Monti. Il professore si è più volte espresso nei mesi scorsi contro un'impostazione della politica economica ripiegata sul solo rigore. Così nelle linee programmatiche che in queste ore stanno prendendo forma e sulle quali cresce l’attesa dell’opinione pubblica oltre che ovviamente del Parlamento, sono ben presenti misure per la crescita, sia sotto forma di liberalizzazioni, sia nei limiti del possibile di alleggerimento del carico fiscale sul lavoro. Il nuovo aggiustamento dei conti potrebbe essere richiesto dalla maggior spesa per interessi, rispetto agli obiettivi, e da eventuali insufficienze delle manovre già approvate; le quali tra l'altro hanno bisogno di provvedimenti attuativi per essere applicate concretamente. I sacrifici a cui il professore ha accennato possono essere applicati in vari settori: da quello della previdenza, ad esempio con un intervento che ridimensioni le pensioni di anzianità, a quello fiscale, con forme di prelievo che inevitabilmente toccheranno gli immobili. Ma in nome dell'equità sarà certamente chiesto un impegno diretto della stessa politica: con una stretta sugli attuali privilegi ma forse anche con un'accelerazione sul tema del superamento delle Province, uno dei punti peraltro sui quali hanno insistito sin dall’estate sia la Bce con la lettera a firma di Trichet e Draghi, sia l’Unione europea. Il riferimento ai giovani ed alle donne è strettamente collegato con il tema delle liberalizzazioni, uno dei cinque prioritari nel «manifesto» delle imprese: ad esempio l'apertura delle professioni, e degli altri ambiti lavorativi in cui esistono attualmente barriere che penalizzano proprio le fasce più deboli del mercato del lavoro. Ma ha un significato anche in campo previdenziale: le ulteriori revisioni del sistema dovranno essere finalizzate a migliorare le prospettive per chi oggi è ancora lontano dalla pensione, ovviamente le giovani generazioni. Il rilancio alla crescita dovrà però arrivare anche da misure in grado di rilanciare la produttività. Di questo parleranno oggi con Monti i rappresentanti delle parti sociali. Una parte dei provenienti ricavati dalla tassazione degli immobili potrebbe essere destinata a questa finalità, con un intervento che potrebbe toccare le residue componenti non contributive del costo del lavoro, ma anche - risorse permettendo - l'Irpef e l'Irap versata dalle imprese. Le opzioni andranno comunque valutate con molta attenzione. La stessa reintroduzione dell'Ici sull'abitazione principale non è un'operazione indolore. La Uil ha calcolato che costerebbe 136 euro a famiglia. Si tratta di un valore medio che però nasconde situazioni estremamente differenziate nel Paese: si va da importi intorno o al di sopra dei 400 euro in grandi città come Bologna, Roma, Firenze o Milano, alle poche decine di euro dei centri più piccoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Mattino, Il (Nazionale) Data: "Pensioni di anzianità sempre nel mirino in base a quanto hanno imposto Ue e Bce 15/11/2011 all..."

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15/11/2011 Chiudi

Pensioni di anzianità sempre nel mirino in base a quanto hanno «imposto» Ue e Bce all’Italia. È uno dei terreni più impervi per il nuovo governo considerate le resistenze di molti partiti (dalla Lega allo stesso Pd). Ma ieri la Corte dei Conti ha sottolineato che il cantiere delle pensioni richiede «ulteriori misure di manutenzione» per correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo». La Corte sollecita una decisione «chiara e definitiva» per «l'applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo». La legge Dini del 1995 prevedeva che chi aveva almeno 18 anni di contributi a fine 1995 mantenesse il sistema di calcolo retributivo (ovvero la pensione calcolata non sulla base dei contributi versati ma sulle ultime retribuzioni percepite). Chi sta andando in pensione di anzianità in questi anni (avendo cominciato a lavorare prima del 1978) mantiene ancora questo vantaggio, considerato però dalla magistratura contabile a questo punto inaccettabile. La Corte dei Conti chiede di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l'età differente per l'accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota ma anche di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà» (come quella sulle pensioni alte) «avvicinandole ai versamenti». PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA - Il cantiere delle pensioni richiede ulteriori misure di manutenzione per 15/11/2011 corregge..."

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ROMA - Il cantiere delle pensioni richiede «ulteriori misure di manutenzione» per correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo»: il nuovo allarme sulla previdenza arriva dalla Corte dei conti che nella relazione sui conti dell’Inps nel 2010 sottolinea come sia necessaria una decisione «chiara e definitiva» per «l’applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo». La legge Dini del 1995 prevedeva che chi aveva almeno 18 anni di contributi a fine 1995 mantenesse il sistema di calcolo retributivo (ovvero la pensione calcolata non sulla base dei contributi versati ma sulle ultime retribuzioni percepite). Chi sta andando in pensione di anzianità in questi anni (avendo cominciato a lavorare prima del 1978) mantiene ancora questo vantaggio, considerato però dalla magistratura contabile a questo punto inaccettabile. La Corte dei Conti chiede di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l’età differente per l’accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota ma anche di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà» (come quella sulle pensioni alte) «avvicinandole ai versamenti». Inoltre la Corte sottolinea la necessità di una «uscita flessibile» calcolando la pensione sulla base dei contributi versati e dell’aspettativa di vita al momento dell’uscita dal lavoro ipotizzando assegni più alti se si esce a un’età più elevata (e quindi con meno anni di pensione attesi). Rallenta - segnala la Corte - il ripiano del passivo accumulato dal principale fondo dell’Inps (Fondo pensione lavoratori dipendenti). PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "Un nuovo intervento sul sistema previdenziale appare molto probabile. Le opzioni 15/11/2011 vanno dal ridimensi..."

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Un nuovo intervento sul sistema previdenziale appare molto probabile. Le opzioni vanno dal ridimensionamento (se non la totale cancellazione) delle pensioni di anzianità, all’accelerazione dell’entrata in vigore del sistema di calcolo contributivo, che attualmente riguarda una piccola parte dei lavoratori vicini alla pensione. Non si esclude una velocizzazione del percorso verso la parità tra uomini e donne, per quanto riguarda l’età della vecchiaia. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "FonSai prepara le carte per l'Isvap" 15/11/2011

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MF sezione: Mercati Globali data: 15/11/2011 - pag: 17 autore: di Anna Messia La compagnia assicurativa sta mettendo a punto le risposte ai rilievi sul ramo Rc auto

FonSai prepara le carte per l'Isvap

Sotto la lente dell'istituto di controllo è finito l'intero processo di gestione dei sinistri: dalla movimentazione alla liquidazione La holding Premafin dimezza a 78 mln la perdita nei nove mesi I rilievi dell'Isvap, l'istituto di controllo del settore assicurativo, sollevati nei confronti di Fondiaria Sai nel ramo Rc Auto riguardano la corretta presa in carico e la movimentazione del portafoglio sinistri. Ma non c'è solo questo nella lettera d'osservazione inviata dall'Isvap di Giancarlo Giannini alla compagnia guidata da Emanuele Erbetta alla fine dell'ispezione avviata lo scorso gennaio e chiusa a fine settembre. Come si legge nella relazione trimestrale al 30 settembre pubblicata ieri da Fondiaria Sai, l'Isvap ha posto l'accento anche sull'applicazione dei criteri per la definizione, la valutazione, la liquidazione e il pagamento dei sinistri. Insomma, sotto osservazione dell'istituto di controllo è finito un po' tutto il processo di liquidazione dei sinistri della prima compagnia assicurativa italiana nel mercato Rc Auto, con premi pari a 3,4 miliardi. Sotto la lente Isvap sarebbero finiti, per esempio, sinistri generati negli anni scorsi e ancora aperti nel 2010, che si sono rivelati più onerosi delle attese facendo emergere accantonamenti di riserve insufficienti. Di fatto però, almeno per ora, i rilievi non hanno provocato alcuna sanzione ai danni di Fondiaria Sai. Del resto il fascicolo è ancora aperto, visto che la compagnia guidata da Erbetta deve ancora inviare all'istituto di controllo le proprie controdeduzioni. «La compagnia non ha ancora fornito riscontro alla nota dell'Isvap poiché sono in corso le necessarie verifiche e attività di approfondimento», hanno chiarito dalla società. Fondiaria Sai però dovrà mettersi presto al lavoro per archiviare anche questo secondo dossier che si è aggiunto all'altra ispezione Isvap, chiusa prima dell'estate, nella quale l'autorità aveva sollevato osservazioni in merito alla governance e ai controlli interni della compagnia. Per presentare le contromisure, in quell'occasione, FonSai si era presa quasi due mesi. I tempi sono quindi ormai maturi anche per la conclusione di questa seconda indagine.Ieri intanto Premafin, la holding cui fa capo il gruppo Fondiaria Sai, ha chiuso il bilancio dei nove mesi con una perdita consolidata di 77,9 milioni, dimezzata rispetto ai 144,6 milioni persi nello stesso periodo dello scorso esercizio. Il risultato è stato influenzato dalle rettifiche di valore (impairment) su strumenti finanziari disponibili per la vendita che si sono manifestate nel terzo trimestre (in particolare, le partecipazioni in Unicredit e Generali), nonché su titoli di Stato greci. La raccolta premi complessiva è ammontata a 8,3 miliardi (da 9,9 miliardi), di cui 5,08 miliardi relativi al ramo Danni (-1,2%) e 3,2 miliardi al ramo Vita (-32%). PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "ma i democratici sono già divisi su pensioni e mercato del lavoro - roberto mania" 15/11/2011

Indietro Stampa Pagina 12 - Interni Ma i democratici sono già divisi su pensioni e mercato del lavoro Il gelo della Cgil su Monti spaventa il partito Posizioni opposte sulle ricette anti crisi. Morando: ma non siamo succubi della Camusso ROBERTO MANIA

ROMA - La Cgil ago della bilancia. La posizione che Corso d´Italia assumerà sul nascituro governo Monti peserà eccome sul Partito democratico, sui suoi equilibri interni e sulle sue alleanze future. Questa è una partita inedita per Susanna Camusso e per . Un crocevia decisivo. Perché i «sacrifici» richiamati già ieri dal presidente del Consiglio incaricato si possono tradurre, più semplicemente, in interventi sulle pensioni e sul lavoro per quanto temperati da un´eventuale patrimoniale in versione soft. Il Pd potrà votare misure severe di un governo tecnico, sostenuto anche dal centro destra, con la Cgil in piazza a protestare? Un dilemma. O addirittura il dilemma di queste ore per la sinistra laburista italiana. Si confida nella tradizionale lentezza di maturazione della confederazione rossa e sulla cautela che ha già mostrato Monti. Ma le incognite restano tutte. Non è lo scenario dei primi anni Novanta con i partiti in ritirata per via di Tangentopoli e le forze sociali costrette ad assumere un ruolo di supplenza attraverso la concertazione. Oggi c´è il bipolarismo e ci sono i partiti, ciascuno pronto a giocarsi le sue carte in vista delle prossime elezioni. Ieri la Camusso ha riunito fino a sera la segreteria confederale per prepararsi all´incontro di oggi a Palazzo Giustiniani. La Cgil è stata l´unica organizzazione di interessi a non aver sottoscritto la scorsa settimana l´ultimo appello a favore di un governo Monti in tempi rapidi. Uno sganciamento che ha lasciato perplessi i piddini. Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, aveva personalmente telefonato alla Camusso per convincerla. «No, noi non firmiamo», è stata la risposta. D´altra parte all´inizio di questa crisi politica, Camusso ha sposato l´idea delle elezioni subito, per poi ripiegare sull´opzione del governo di emergenza. In ogni caso non aveva e non ha alcuna intenzione di schierarsi a sostegno di un esecutivo che dovrà ridurre in tempi rapidi la spesa corrente i cui capitoli sono sanità, pubblico impiego e previdenza. E, infatti, il leader della Cgil anche ieri ha ribadito la linea: «Non si fa cassa con le pensioni». Altro discorso - ha aggiunto - è parlare delle future pensioni dei giovani. Su questo concorda la maggioranza del Pd. Dice Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, esponente di AreaDem, la componente di , ma soprattutto uomo di cerniera con la Cgil: «Le pensioni non debbono di nuovo essere toccate. Mi piacerebbe che si contassero i miliardi che si sono risparmiati con gli ultimi interventi sulle pensioni e se ne cercassero altrettanti dai grandi patrimoni, dalle rendite e dagli speculatori. Vorrei proprio vedere se si vuole obbligare chi è entrato in fabbrica a quindici anni a rimanerci per 45 e passa anni». Barricate, dunque. Al pari di quelle della Cgil. O di quelle innalzate sull´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, un altro campo socialmente sensibile, dal giovane membro della segreteria bersaniana Matteo Orfini: «Nominare Ichino ministro sarebbe, per il Pd, una vera e propria provocazione». Parole molto gradite alla Cgil ma che hanno indignato i . Ancora ieri il liberal Enrico Morando: «Parole veramente tristi. Questo governo può essere un´occasione formidabile per affrontare i temi del mercato del lavoro senza pregiudizi. È finita la stagione della nostra subalternità nei confronti della Cgil». Ma se saltasse il patto di non belligeranza Bersani-Camusso cambierebbe la geografia del Pd. E Vendola e Casini sono gli spettatori più interessati. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "spunta un piano: età obbligata a 62 anni e un bonus per chi lascia il lavoro dopo i 65 15/11/2011 - luisa grion"

Indietro Stampa Pagina 9 - Economia il dossier. Le proposte in campo per intervenire sulla previdenza Spunta un piano: età obbligata a 62 anni e un bonus per chi lascia il lavoro dopo i 65 In alternativa all´abolizione delle pensioni di anzianità, si pensa a un sistema di incentivi e disincentivi C´è l´idea di estendere a tutti il sistema contributivo pro- rata, e quella di anticipare quota 97 già nel 2012 Potrebbero essere accelerati i tempi per l´adeguamento dell´età delle donne nel settore privato LUISA GRION

ROMA - Sarà uno dei capisaldi della manovra «salva-Italia», uno dei temi che il presidente incaricato Mario Monti metterà ai primi posti dell´agenda economica chiamata a dare una risposta rapida alle richieste dell´Europa e dei mercati. La nuova riforma delle pensioni è in arrivo, e anche se il tema resta uno dei più spinosi da affrontare, il governo entrante troverà sul tavolo diverse ipotesi d´intervento dalle quali partire. Essenzialmente tre. Tre diversi modi d´intendere la «stretta», tre elaborazioni messe a punto nei mesi scorsi senza arrivare fino ad oggi ad alcun risultato concreto per via dei tanti ostacoli sollevati dentro e fuori l´ex-maggioranza. La prima strada - quella che in queste ore sembra essere la meno difficile da percorrere perché prevede una flessibilità d´interventi sui trattamenti d´anzianità - potrebbe convincere anche il Pd, una delle forze che sosterranno il futuro esecutivo. Messa a punto da Tito Boeri e Agar Brugiavini, economisti della Voce.info, introduce un mix di penalizzazioni e di premi a seconda del momento in cui il lavoratore sceglie di lasciare il posto. L´intervallo per farlo andrebbe da un minimo di 62 anni ad un massimo di 67-70 con una deadline interna fissata al sessantacinquesimo anno di età. Chi deciderà di ritirarsi dal lavoro prima di quel termine dovrà fare i conti con un taglio dell´assegno previdenziale, chi accetterà di lavorare dai 66 anni in su potrà invece godere di un mini-bonus. A tale ipotesi sull´anzianità se ne contrappongono altre due. La prima prevede l´anticipo dal 2013 al 2012 di quota 97 (somma cui si arriva mettendo assieme l´età anagrafica e l´età contributiva minima per accedere alla pensione). L´anno successivo, nel 2013, la quota arriverebbe ai 98, nel 2014 al 99 per approdare al «tetto» 100 - e quindi all ´abolizione di fatto dell´anzianità - dal 2015. In pratica da qui ai prossimi quattro anni, il mix minimo per andare in pensione salirebbe di 4 punti (ora siamo a quota 96). La terza via intende invece superare del tutto il sistema delle quote, vincolando ad un requisito anagrafico (i 60 anni di età compiuti) anche i pensionamenti di anzianità di chi ha accumulato 40 anni di contributi. Anche in questo caso si arriverebbe quindi a quota 100, ma il balzo sarebbe immediato e senza scalini intermedi. Questo per quanto riguarda i trattamenti di anzianità. Restano in campo, poi, quelli che potrebbero essere gli interventi sulla vecchiaia: il nuovo governo, infatti, potrebbe accelerare i tempi previsti per l´adeguamento dell´età delle donne nel settore privato. Al momento è previsto una versione soft tra il 2014 e il 2026. La squadra di Monti potrebbe optare per tempi anticipati e più stretti. Altra proposta allo studio- destinata sia agli uomini che alla donne - è quella di anticipare al 2020 (invece che al 2026) il momento in cui la soglia d´uscita salirà per tutti ai 67 anni. Infine una terza strada potrebbe prevede l´estensione del contributivo pro-rata per tutti, ovvero anche per coloro che, nel 1996 (anno della riforma Dini) avevano più di 18 anni di contributi. Oggi possono andare in pensione seguendo il calcolo retributivo (più vantaggioso perché si basa sugli stipendi ottenuti), potrebbero essere chiamati anche loro a fare i conti con i contributi versati. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Corte conti: pensioni contributive per tutti" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-15 - pag: 13 Corte conti: pensioni contributive per tutti

ROMA La Corte dei conti nella sua Relazione sui risultati di gestione 2010 dell'Inps torna a battere sul tasto delle riforme. Per mettere definitivamente in equilibrio il sistema previdenziale, scrivono nelle loro premesse i magistrati contabili, occorrono misure di manutenzione capaci di correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo». La Corte chiede in particolare di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l'età differente per l'accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota contributiva ma, anche, di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà». La Corte sottolinea inoltre la necessità di una «uscita flessibile» calcolando la pensione sulla base dei contributi versati e dell'aspettativa di vita al momento dell'uscita dal lavoro ipotizzando assegni più alti se si esce a un'età più elevata (e quindi con meno anni di pensione attesi). Sui conti dell'Inps, la Corte conferma il prolungarsi di trend che vanno dal rallentamento del ripiano del passivo accumulato dal principale fondo (Fondo pensione lavoratori dipendenti) alle difficoltà del lavoro autonomo, dove il calo degli iscritti ha cancellato l'effetto dell'aumento delle aliquote. In cifre nel 2010 c'è stata una ripresa del flusso contributivo per 2,6 miliardi (dopo il -3 miliardi del 2009) che tuttavia non ha coperto le maggiori prestazioni (6,4 miliardi; +3%) che arrivano a 215,5 miliardi, di cui 191 per rate di pensione e 24 miliardi per le prestazioni temporanee. In questo contesto rallentano anche i trasferimenti statali (da 90,8 a 87,5 miliardi), che restano tuttavia a livelli preoccupanti, vale a dire circa la metà delle contribuzioni. La Corte, nell'analisi dedicata alla gestione dell'Istituto, rileva le criticità legate al calo strutturale del personale, il cui costo rappresenta il 44% delle spese di funzionamento, e segnala le incompiutezze del piano di riorganizzazione e accorpamento di altri enti nonchè dei risparmi conseguiti con la centralizzazione degli acquisti e del riassetto organizzativo (1,1 miliardi rispetto ai 3,5 attesi). Resta poi da risolvere normativamente, per i magistrati, il nodo della governance duale e del superamento del Cda. D.Col. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "DOMANDE RISPOSTE ?" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 46 DOMANDE & RISPOSTE ?

È obbligatorio aderire ad una forma pensionistica complementare? L'adesione alle forme pensionistiche complementari è volontaria, come recita l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 252/05, libera e volontaria. Di conseguenza i potenziali destinatari delle forme pensionistiche complementari possono decidere liberamente anche di non aderire ad alcuna forma. Il principio della libertà di adesione opera anche nel caso del conferimento tacito del Tfr: in questo caso il silenzio del lavoratore dipendente si considera come una implicita manifestazione di volontà di adesione alla forma pensionistica complementare collettiva di riferimento. Come è determinato il contributo alle forme pensionistiche complementari per i lavoratori dipendenti? Per i lavoratori dipendenti il contributo alle forme pensionistiche complementari è stabilito in cifra fissa oppure come percentuale della retribuzione (quella indicata come utile ai fini del calcolo del Tfr), oppure con riferimento ad elementi particolari della retribuzione. I lavoratori dipendenti che aderiscono ai fondi pensione negoziali oppure ai fondi pensione aperti su base collettiva, le modalità e la misura minima dei contributi a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori possono essere fissati dai contratti o accordi collettivi anche aziendali. Come si determina il contributo alle forme pensionistiche complementari per chi svolge un lavoro come autonomo o libero professionista? Per i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti il contributo alle forme pensionistiche complementari è stabilito in cifra fissa oppure in percentuale del reddito di impresa o di lavoro autonomo dichiarato ai fini Irpef relativamente al periodo di imposta precedente. Come è determinato il contributo alle forme pensionistiche complementari per i lavoratori soci di società cooperative? Per questa tipologia di lavoratori- soci ,il contributo alle forme pensionistiche complementari è stabilito in cifra fissa o, a seconda della tipologia del rapporto di lavoro che si applica al socio, in percentuale della retribuzione utile ai fini del calcolo del Tfr; ovvero in percentuale dell'imponibile considerato ai fini della contribuzione previdenziale obbligatoria, o in percentuale del reddito di lavoro autonomo dichiarato ai fini Irpef in relazione al precedente periodo di imposta. Quali sono le prestazioni erogate dalle forme pensionistiche complementari? Le prestazioni sono di diverso tipo a) in caso di pensionamento, le forme pensionistiche complementari possono erogare: unicamente la pensione complementare (rendita) oppure una prestazione "mista" costituita da una quota di pensione complementare nonché da una quota di capitale (al massimo il 50% del montante) b) prima del pensionamento e sotto determinate condizioni le forme pensionistiche complementari possono erogare: 1. anticipazioni per spese sanitarie 2. anticipazioni per acquisto prima casa; 3. anticipazioni per ulteriori esigenze degli aderenti. Come vengono tassate le prestazioni erogate dalle forme pensionistiche complementari? I fondi pensione sono assoggettati ad un'aliquota del 15%, che si riduce di una quota pari a 0,30% per ogni anno di partecipazione eccedente il quindicesimo. La riduzione massima è comunque del 6% per cui dopo il 36 anno di partecipazione alle forme pensionistiche complementari comunque si applica l'aliquota di imposizione del 9%. L'aliquota del 15% (eventualmente ridotta in ragione dell'anzianità di partecipazione superiore a 15 anni) si applica non su tutta la prestazione erogata ma solo sulla parte imponibile di essa. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "I TIPI DI RENDITA LE PENSIONI DI ANZIANITÀ" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PUBBLICITA' data: 2011-11-15 - pag: 45 autore: Andrea Genn I TIPI DI RENDITA LE PENSIONI DI ANZIANITÀ

Fondi pensione. Il trend delle erogazioni negli ultimi anni sta progressivamente calando per effetto delle recenti riforme in materia Rallenta la crescita degli assegni Inps Nella provincia di Pisa buone potenzialità di sviluppo per le forme legate al secondo pilastro PISA È Pisa la seconda provincia, subito dopo Firenze, per erogazioni di pensioni in Toscana. Negli ultimi dieci anni si è registrato un incremento pari al 14,9% relativamente al numero di trattamenti e un incremento pari al 35% sull'importo complessivo. Basta questa prima fotografia dell'Inps per capire come il tema previdenziale stia particolarmente a cuore agli abitanti della città della Torre pendente: un territorio contrassegnato da un'economia che nel corso degli ultimi 20-30 anni ha subìto profonde metamorfosi. Il direttore provinciale, Sandra Teresa Serrelli, e il presidente del comitato provinciale dell'Inps locale, Angela Ghignola, fanno notare come nel tempo il trend delle pensioni erogate si è comunque ridotto per effetto delle varie riforme. L'incremento del numero dei trattamenti erogati si è progressivamente contratto passando dal 12% negli anni 2002-2006 al 2,1% negli anni 2007-2011 (effetto riforma 2004 Maroni-2007 Prodi). In controtendenza rispetto al trend degli ultimi anni, si è registrato un aumento del 14,3% per la sola invalidità civile nell'ultimo triennio. Sempre secondo i dati Inps, aggiornati al 1 gennaio 2011, sono 129.593 le pensioni che vengono assegnate mensilmente sul territorio pisano per un importo medio di 740,93 euro. Il controvalore mensile è pari a 96 milioni e questo si traduce in oltre un miliardo di euro l'anno di ricaduta economica locale (il Pil provinciale è di 12 miliardi). Nel dettaglio vengono pagate ogni mese 70.982 pensioni di vecchiaia (946,57 euro l'importo medio mensile), tra cui circa 28mila di anzianità, 9.824 pensioni di invalidità (569,12 euro), 26.922 trattamenti ai superstiti (531,72 euro), 3.989 assegni sociali (357,91 euro) e 17.876 prestazioni per l'invalidità civile (419,32 euro). In un futuro previdenziale che appare sempre più incerto anche i cittadini pisani, in linea con quelli toscani, si stanno avvicinando a forme pensionistiche complementari: a oggi la regione rappresenta il 7,2% dell'intero mercato italiano. Sebbene ci siano ancora enormi potenzialità di crescita, emergono dei segmenti che vedono il Granducato in pole position a livello nazionale. Come evidenzia l'ultima relazione Covip, la Toscana rappresenta il 10,7% di tutti gli iscritti italiani ai fondi pensione aperti: si tratta del secondo dato più importante dopo la Lombardia e va ben oltre il peso che tradizionalmente Firenze e dintorni occupano nelle statistiche nazionali. Molto del futuro della previdenza integrativa è legato alle potenzialità di sviluppo del territorio. Alla fine dello scorso settembre, secondo i dati della locale Camera di commercio, in provincia di Pisa erano attive 38.254 imprese, con una crescita dell'1,2% su base annua. Oltre 22mila, quindi ben più della metà, sono aziende che operano nel campo dei servizi a conferma della profonda trasformazione subìta dall'economia locale negli ultimi decenni. L'industria, che vanta poli di eccellenza nel campo della meccanica e della conceria, registra in totale 4.762 imprese. Rilevante il comparto delle costruzioni, che registra oltre 6mila aziende, nonostante la contrazione della domanda che ha interessato le costruzioni negli ultimi tre anni. Da un punto di vista congiunturale la provincia sta ancora fronteggiando gli effetti della crisi del 2008 con una ripresa che si sta consolidando. Da inizio 2010 gli indicatori dell'industria manifatturiera sono tornati, tra alti e bassi, positivi, anche se il recupero del periodo pre- crisi appare decisamente lontano. Pierfrancesco Pacini, presidente del l'Unione industriale pisana e della locale Cdc, sottolinea come oggi il clima «è moderatamente positivo. Nel settore manifatturiero l'export tira e vale poco più del 50% di tutto il fatturato industriale. A trainare la ripresa, con un +2,4% di produzione al terzo trimestre di quest'anno, è il settore delle concerie e quello della meccanica. Il manifatturiero ha saputo fronteggiare la fase sfavorevole, puntando su innovazione ed eccellenza, raggiungendo nuovi mercati a partire dall'Oriente. Tra gli altri settori buoni segnali arrivano dal turismo, mentre il commercio langue. Continua a essere, infine, in difficoltà il comparto dell'edilizia». Si tratta di una ripresa, che almeno per quanto riguarda il manifatturiero, non porta occupazione (-0,4% l'indicatore nel terzo trimestre) con un basso utilizzo degli impianti (59%), ben al di sotto dei valori medi storici del territorio. Questo contesto economico consente comunque alla provincia di Pisa di avere il terzo reddito imponibile (ai fini dell'addizionale Irpef) della Toscana, dopo Siena e Firenze, con 27.368 euro: Pisa si posiziona al sedicesimo posto in Italia. L'area invece scivola più indietro se guardiamo i depositi bancari: gli ultimi dati disponibili, relativi al 2011, la posizionano al 42 posto in Italia (ponendosi ai primi posti in Toscana a pari merito con Siena e Grosseto): i depositi bancari per famiglia si attestano a 23.377 euro, con una lieve crescita rispetto alle rilevazioni del 2007. Tra gli istituti più attivi sul territorio, vista anche la sua radicata e profonda presenza in Toscana, c'è la Banca Monte dei Paschi di Siena. Nella provincia di Pisa sono presenti due direzioni territoriali mercato (una a Pisa e l'altra a Santa Croce) per un totale di 42 filiali, tre centri private, tre centri Pmi e un centro enti. Il numero di clienti Mps tra Pisa e provincia è di poco superiore ai 100mila, esattamente 100.934. Coloro che hanno sottoscritto un polizza protezione sono 19.843 e rappresentano il 19,7% del totale. Le imprese clienti nel pisano sono in totale 8.010 (da intendersi come somma della clientela small business e Pmi). Tra queste quelle che hanno attivato una polizza protezione sono 2.258, pari al 28,2% del totale. Rosario D'Amato, responsabile Area Toscana Ovest di Banca Monte dei Paschi di Siena, spiega che attualmente il mondo del credito rappresenta «un mercato in continua evoluzione. Richiede che una realtà fortemente inserita nel contesto economico locale come Bmps migliori continuamente i propri assetti territoriali in termini di semplificazione organizzativa, accorciamento delle filiere decisionali, efficienza operativa; nell'ottica di un continuo miglioramento dei servizi resi alla clientela». Secondo D'Amato, «gli obiettivi che Bpms ha conseguito con il recente adeguamento organizzativo vanno nella direzione di recuperare la visione integrata della relazione, mantenendo comunque un elevato livello di specializzazione per segmenti di mercato, nonché di rafforzare la presenza sul territorio partendo dalla centralità della filiale e del cliente. In provincia di Pisa abbiamo una presenza capillare in grado di fornire alla clientela un adeguato supporto anche sul versante della protezione e della previdenza, temi sempre più di attualità in una situazione di forte tensione e incertezza che caratterizza i mercati finanziari e le future previsioni di welfare». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Il rischio Italia e il futuro" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PUBBLICITA' data: 2011-11-15 - pag: 45 Il rischio Italia e il futuro

di Marco lo Conte Fa un po' impressione leggere le analisi dei principali fondi pensione europei sul rischio default dell'Italia. Ipotesi improbabile secondo Danica Pension, il fondo dei metalmeccanici danesi (40 miliardi di euro di portafoglio). Vale il 5% delle possibilità, secondo il board del fondo. Danica ha un'esposizione a bond governativi irlandesi, italiani e spagnoli pari al 2,8% dei fondi utilizzati, complessivamente 640 milioni di euro, di cui una metà abbondante è investita nei nostri BTp. Calcoli al centro dei seminari che come di consueto si svolgono a margine dell'Ipe Award 2011, in programma dopodomani a Bruxelles. Il «rischio Italia» nei portafogli previdenziali è un fattore sistemico da considerare, se si opera per costruire il futuro, ossia la pensione dei lavoratori. Ignorare il «rischio Italia» significa non guardare in faccia quei segnali che ci impongono di modificare molte convinzioni che hanno puntellato l'idea italiana della previdenza. Elaborando i dati della relazione annuale 2010 di Covip, emerge che i fondi pensione italiani hanno circa 25 miliardi investiti in titoli di Stato italiani, pari al 30% del loro portafoglio complessivo: un'esposizione drammaticamente superiore a quella di qualsiasi altro sistema previdenziale europeo. La ragione è semplice: l'home bias spinge chi gestisce i portafogli previdenziali a sovrappesare i titoli di casa, nella convinzione di poterli meglio controllare. Questo home bias appare oggi una vera e propria tara finanziaria, di cui i pensionandi italiani farebbero volentieri a meno, vista la dinamica negativa dei BTp in queste settimane; l'effetto è evidente sui rendimenti da inizio anno (vedi le tabelle di pagina 47). Da anni i legislatori e gli ispiratori delle norme di primo e secondo livello cercano di identificare i modi per far sì che i contributi dei lavoratori non vadano "dispersi" sui mercati finanziari internazionali e che restino in Italia. La dinamica attuale evidenzia tutta la fallacia di questo assunto per diverse ragioni: 1) diversificare il portafoglio per emittente abbassa il rischio di portafoglio; Paesi come l'Olanda, che vanta una stabile tripla A, con bond sovrani ipercomprati come bene rifugio, alti prezzi e basse cedole, hanno da tempo alleggerito la propria esposizione domestica per abbassare il rischio; 2) l'eccesso di confidenza gioca brutti scherzi non solo ai piccoli investitori, ma talvolta anche agli istituzionali, soprattutto se le loro scelte di portafoglio sono frutto di decisioni mediate tra gestori, vertici del fondo, parti sociali, advisor: la mediazione, talvolta, scontenta tutti, buon senso compreso; 3) l'idea di utilizzare il patrimonio dei fondi pensione come "batteria di riserva" per interventi di salute finanziaria pubblica, accarezzata anche in sede di riforma del decreto 703/96 sui criteri e limiti degli investimenti, lascia perplessi: quale soggetto più del Tesoro ha un'affidabilità tale da attirare il 30% di un portafoglio? Il pressing di qualche mese fa per la fusione tra importanti Sgr domestiche aveva lo stesso scopo: l'entrata in scena di un attore finanziario pronto a sottoscrivere a scatola chiusa titoli di Stato in sede d'asta, anche a scapito della redditività degli stessi per la posizione previdenziale degli aderenti; 4) investire in Paesi che crescono più dell'Italia è per i pensionandi italiani un'eccellente copertura dalla lentezza economica nostrana. A confermare la necessità di una rivoluzione copernicana sulle pensioni sono le prime indicazioni dell'agenda Monti in materia: l'estensione del contributivo pro-rata a tutti i lavoratori sconfesserà, se confermata, il passaggio graduale a questo sistema più equo, deciso all'epoca della riforma Dini. Meglio un passaggio drastico, in cui lo shock impone una presa di coscienza a un popolo che dà il meglio di sè (solo) nell'emergenza. La mossa fa il paio con la legge 122/2010 che aggancia l'età della pensione all'aspettativa di vita, sottraendone la definizione alla mediazione tra le parti sociali. Così si liberano risorse importanti per le generazioni più giovani, schiacciate ora dal peso dei "diritti acquisiti" dei loro genitori. A partire da questi mattoni si può costruire un sistema che risponde ai criteri del trattato di Lisbona: stabile, adeguato alle esigenze degli aderenti (più giovani), e moderno per l'ampiezza delle opzioni a disposizione e la consulenza per sceglierle. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Non accenna a rallentare la corsa dei Pip" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 47 Non accenna a rallentare la corsa dei Pip

C'è una tipologia di strumenti previdenziali che non sembra risentire della crisi: sono i Piani individuali pensionistici (Pip), che continuano a far registrare tassi di crescita di adesioni a doppia cifra. I dati al 30 settembre scorso diffusi dalla commissione di vigilanza sui fondi pensione, Covip, registrano 120mila nuove adesioni da inizio 2011, con un aumento del 16% rispetto a fine 2010 (+16,9% tra i lavoratori dipendenti). Tassi di crescita che non riescono ad avere nè i fondi aperti, nè i negoziali, che anzi registrano un calo delle adesioni nette. Un successo quello dei Pip dovuto in parte alle garanzie offerte dai prodotti collegati a gestioni separate di ramo I. Ma in misura rilevante anche agli alti incentivi economici destinati a chi li vende. Costi pagati dai sottoscrittori, che in ragione di ciò, otterranno prestazioni pensionistiche più magre, a pari condizioni PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "NOTE METODOLOGICHE E PREMESSE DI CALCOLO" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 46 NOTE METODOLOGICHE E PREMESSE DI CALCOLO

Le stime riportate delle prestazioni di previdenza pubblica sono elaborate in base alle seguenti ipotesi: eIl quadro normativo è adeguato alle disposizioni dei principali interventi delle riforme del 1992 (Dlgs 503/92), del 1995 (legge 335/95), del 2005 (Dlgs 252/05), sino agli ultimi interventi effettuati nel Ddl 78/10, legge 111/2011 e legge 138/2011 come anche alle norme specifiche riguardanti i singoli ordinamenti previdenziali. Ove esplicitamente previsto le norme sono applicate con le modalità di adeguamento dei parametri negli anni a venire. r Per il calcolo delle tasse sulle persone fisiche e conseguenti importi netti delle prestazioni previdenziali e similari si applica, per l'anno in corso e i successivi, il Testo unico imposte sui redditi (legge 917/86) vigente nell'anno in corso. t La stima delle prestazioni attese di pensione richiede la ricostruzione dell'intera storia contributiva passata e futura ai vari enti considerati: a. I periodi pregressi sono stati ricostruiti tramite l'utilizzo dell'effettivo tasso di inflazione storico maggiorato dell'ipotetico tasso di crescita reale della retribuzione. b. I periodi futuri sono sempre costruiti sulla base del tasso di crescita reale della retribuzione maggiorato del tasso di inflazione atteso negli anni a venire. c. Il tasso di crescita dell'inflazione (indice Istat del costo della vita per le famiglie di operai e impiegati) per gli anni a venire è ipotizzato al 2%. d. Il tasso di crescita reale del Prodotto interno lordo, per il calcolo con il sistema contributivo, è ipotizzato pari all'1,5% annuo. u I requisiti minimi di età per le pensioni di anzianità e vecchiaia e i coefficienti di conversione per il calcolo delle pensioni contributive e miste, SCONTANO gli adeguamenti attesi negli anni a venire per via dell'allungamento della speranza di vita. i Tutte le stime pensionistiche, di previdenza pubblica ma anche di previdenza complementare, e le contestuali elaborazioni reddituali sono state effettuate al netto dei contributi e delle tasse, ove previsti. Inoltre l'esposizione delle informazioni è effettuata in euro attuali, cioè a potere di acquisto di oggi, anche se prospettate nel futuro. o Le ipotesi di sviluppo delle prestazioni del fondo pensione integrativo sono state effettuate secondo le indicazioni Covip per l'estensione del modello di progetto esemplificativo e sono basate su un ipotetico fondo pensione aperto (comparto bilanciato 50% azioni e 50% obbligazioni) con costi medi di mercato. Occorre comunque rilevare che: a. Il premio calcolato, nel caso dei lavoratori dipendenti, può considerarsi comprensivo del versamento del Tfr (pari al 6,91% della retribuzione). Pertanto la percentuale complessiva è pari all'8,91% del reddito annuo lordo (di cui 1% di contributo soggettivo e 1% di contributo datoriale). Il premio, nel caso dei lavoratori autonomi e professionisti, comprensivi anche dei co.co.pro., è pari al 9% del reddito annuo lordo. b. Il premio ipotizzato per la previdenza complementare sconta, secondo le ipotesi Covip, una crescita annua dell'1% nominale, al netto dell'inflazione (3% reale, considerando un'inflazione ipotetica del 2%). RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 47

C ontributi I contributi sono somme di denaro versate dai lavoratori alle singole gestioni previdenziali. Il loro ammontare è calcolato in percentuale rispetto alla retribuzione o ai redditi dei lavoratori, secondo parametri differenti a seconda del tipo di attività svolta (lavoro subordinato, parasubordinato, autonomo, artigianale, commerciale). I contributi concorrono a formare un "monte", detto fondo, cassa o gestione previdenziale, cui il lavoratore attinge in caso di cessazione del rapporto di lavoro, diminuzione della capacità lavorativa, necessità di sostegno al reddito familiare, e infine liquidazione della pensione. Tutti i lavoratori dipendenti, imprenditori, parasubordinati, lavoratori autonomi senza cassa di categoria sono tenuti a pagare una quota di contributi obbligatori all'Inps. Per i lavoratori dipendenti statali l'ente di riferimento è l'Inpdap; i singoli ordini professionali fanno riferimento alle rispettive casse nazionali di previdenza. In aggiunta ai contributi obbligatori, chi abbia cessato o interrotto l'attività lavorativa e i lavoratori part-time e parasubordinati possono versare anche dei contributi volontari, per perfezionare il diritto a una pensione o incrementare l'importo del trattamento pensionistico. C ontributi figurativi Sono contributi che non vengono effettivamente versati dai lavoratori, ma sono egualmente calcolati a tutti gli effetti ai fini dei requisiti della pensione. Sono accreditati per periodi durante i quali non viene prestata attività lavorativa, come il servizio militare, o vengono riconosciuti d'ufficio per periodi durante i quali è corrisposta una particolare indennità, come quella di disoccupazione. C ontributi silenti I contributi silenti sono le somme di denaro versate dai lavoratori alle casse previdenziali e che non sono sufficienti a dare diritto all'erogazione di una prestazione pensionistica. In assenza di totalizzazione o ricongiunzione dei contributi, il montante così accumulato non viene di fatto calcolato nella pensione dei lavoratori. P ensione di invalidità La pensione di invalidità è una forma di previdenza sostitutiva alla pensione di vecchiaia, riservata ai soggetti che perdono integralmente o parzialmente l'attitudine al lavoro prima di aver maturato i requisiti per accedere alla previdenza ordinaria. Si ha diritto alla pensione in presenza di una contribuzione minima di 5 anni e di requisiti medico-sanitari che determinino un grado di invalidità compreso tra il 66,6% e il 99,9% compromettendo le capacità lavorative. Se la percentuale sale al 100%, si parla di pensione di inabilità. R icongiunzione dei contributi La ricongiunzione dei contributi permette ai lavoratori dipendenti, autonomi, parasubordinati e subordinati di riunire mediante trasferimento i contributi versati a gestioni previdenziali diverse. La domanda di ricongiunzione va presentata all'istituto, ente, cassa o fondo presso il quale si intendono trasferire i contributi; i periodi ricongiunti vengono poi calcolati come se fossero sempre stati versati presso tale gestione previdenziale, e danno quindi diritto all'erogazione della pensione secondo le regole del fondo in questione. La ricongiunzione può essere effettuata presso il Fondo lavoratori dipendenti (come da articolo 1 della legge 29 del 1979), presso fondi diversi (articolo 2) o presso le casse di previdenza per i liberi professionisti (secondo quanto stabilito dalla legge 45 del 1990). Tutte le tipologie di ricongiunzione sono onerose. Il sistema di calcolo dei costi avviene sulla base di diversi parametri, tra i quali l'età del richiedente, l'anzianità contributiva, il sesso, l'importo della pensione cui si avrebbe diritto altrimenti. Gli oneri possono essere pagati in un'unica soluzione, entro 60 giorni dalla richiesta, in rate mensili o tramite trattenuta sulla pensione. La domanda di ricongiunzione può essere ripresentata una seconda volta a dieci anni di distanza dalla prima e con almeno cinque anni di nuovi contributi lavorativi; oppure, al momento del pensionamento presso la medesima gestione nella quale si è effettuata la prima ricongiunzione. R isk management Per risk management si intende in generale il processo di gestione dei rischi. In campo assicurativo, è il sistema di controllo interno che ha il compito di appurare che la compagnia assicuratrice sia in grado di far fronte al rischio assunto e di valutarne l'esposizione complessiva. T otalizzazione dei contributi La totalizzazione consente a tutti i lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti di riunire in un unico conteggio i contributi versati presso gestioni previdenziali diverse, anche all'interno della stessa Inps. L'anzianità contributiva presso le singole casse previdenziali deve essere pari ad almeno tre anni, ma non tale da dar diritto alla pensione. In pratica, quindi, la totalizzazione consente una cumulazione virtuale dei contributi al fine di raggiungere i requisiti per ottenere un'unica prestazione previdenziale, cui ciascuna gestione contribuisce in proporzione al montante accumulato e al periodo di iscrizione. La totalizzazione è completamente gratuita e va richiesta all'ente che gestisce l'ultima forma assicurativa a cui è iscritto il lavoratore. Non può essere ottenuta da chi ha già richiesto e accettato la ricongiunzione dei periodi assicurativi, né da chi è titolare di un trattamento pensionistico da parte di una delle gestioni coinvolte. Le pensioni totalizzate sono assoggettate al meccanismo delle finestre mobili. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo." 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 46

Il tempo aiuta giovani e professionisti L'apporto dei fondi pensione è fondamentale, anche se i 50enni restano avvantaggiati Mai come in questa fase la cautela è d'obbligo nella valutazione delle posizioni individuali. Che possono variare in misura rilevante da caso a caso, per l'incidenza di fattori come l'inflazione, la crescita delle retribuzioni, il sesso o evidentemente le possibili misure che il prossimo Governo potrebbe prendere in materia pensionistica, in primis per quanto riguarda l'età del pensionamento. Ma dall'elaborazione che proponiamo in questa occasione, sempre in collaborazione con Epheso, possiamo valutare l'effetto sulle prestazioni future delle regole attualmente vigenti. E che confermano una linea di tendenza che è emersa chiaramente già in passato e che ora dispiega la sua forza: a parità di professione e crescita della retribuzione, chi è più giovane va incontro a un tasso di sostituzione tra ultimo stipendio e primo assegno pensionistico più basso rispetto a chi appartiene alle generazioni precedenti. Il caso dei due artigiani qui di fianco è esemplare: se il 25enne va incontro a una rendita pari al 42,1% dell'ultimo stipendio, il 50enne può puntare sui due terzi dello stesso. L'adesione alla previdenza complementare rappresenta una leva fondamentale per allineare questi risultati: nel primo caso l'apporto è superiore a un decimo dell'ultima retribuzione e nel secondo al 3,6 per cento. Non abbastanza, in ogni caso, a compensare le differenze tra i destini previdenziali delle diverse generazioni. Analoga la lezione che emerge dal confronto tra le posizioni di un'altra coppia di lavoratori, anzi di lavoratrici: le due commercialiste. Il diverso passo di crescita della retribuzione ampiamente superiori a quelle dei due artigiani presi in esame in precedenza determina una prestazione pensionistica di secondo pilastro più generosa per la trentenne; ma anche in questo caso non abbastanza per allineare i due ammontari complessivi, che vedono la cinquantenne comunque avvantaggiata, anche in caso di non adesione da parte sua alla previdenza complementare (35,9% tasso di sostituzione di primo pilastro), rispetto alla più giovane commercialista (30,5% con entrambi i pilastri). La scelta di questi profili ha tenuto conto della tipologia di profili professionali nella zona presa in esame, che vede una quota di autonomi, professionisti e parasubordinati superiore alla media nazionale; ne è effetto la stessa adesione a strumenti previdenziali di natura individuali, in particolare fondi pensione aperti e piani individuali pensionistici. Ma.l.C. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo." 15/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 47 autore: Simona Ciaramitaro

Le tre vie per incassare cash Gli «escamotage» per ottenere tutto il montante in forma di capitale "Meglio tenere i soldi sotto il materasso", una frase che si sente spesso ripetere di questi periodi in cui l'acuirsi della crisi vede diminuire la fiducia dei risparmiatori e aumentare il timore di non rivedere mai più il proprio denaro impegnato in varie forme. Sono altresì parole che denotano una diffusa preferenza degli italiani, anche in tempi normali, ad avere denaro liquido disponibile, magari non proprio sotto il materasso, ma almeno come deposito in un conto corrente bancario, al posto, ad esempio, di una rendita mensile. Una tentazione, quella di avere disponibilità di cash, che riguarda anche i sottoscrittori dei fondi pensione che in un primo momento avevano pensato a costituirsi un vero e proprio secondo pilastro pensionistico, ma che in seguito hanno maturato l'idea di che sia meglio avere tutto e subito. Costoro hanno la possibilità di accedere al proprio denaro in un'unica soluzione. Dal 2005 la legge quadro del sistema permette infatti di avere subito il capitale accumulato con un fondo pensione anzichè una rendita: la norma prevede di incassare il denaro liquido al massimo il 50% del montante finale e il resto in forma di rendita; oppure di avere tutto il montante in forma di capitale se il 70% del montante stesso, convertito in rendita, produce una pensione inferiore al 50% dell'assegno sociale fissato per l'anno in corso. Un modo, questo, di evitare anche l'erogazione di assegni di previdenza integrativa molto esigui. L'esempio oggi più verosimile è quello di un uomo di 65 anni giunto quest'anno all'età pensionabile. L'assegno sociale per il 2011 è stato fissato in 5.424,9 euro annui, quindi, per incassare tutto cash, bisogna che il montante accumulato non superi i 77.500 euro. Se il montante risulta invece superiore a tale cifra, è possibile accedere alla possibilità di riscuotere il denaro liquido attraverso il ricorso alle anticipazioni di denaro previste per spese sanitarie o ristrutturazioni, con lo scopo di ridurre il montante stesso. Un escamotage da mettere in campo poco prima di arrivare al momento in cui scatterà l'erogazione del vitalizio calcolando esattamente quanto farsi anticipare dal fondo per scendere sotto la soglia prevista. Se poi il timore è quello di vivere un numero di anni insufficiente a riscuotere l'intero montante è inoltre possibile ricorrere all'opzione della rendita controassicurata, che alcuni fondi pensione offrono. Normalmente l'erogazione della rendita si interrompe al decesso del beneficiario e il capitale residuo non viene erogato. I calcoli per i vitalizi vengono fatti in base ai dati Istat sulla speranza di vita degli italiani, 80 anni per gli uomini, 84 per le donne. Se si continua a vivere oltre queste soglie d'età è possibile incassare cifre che superano il montante, se si muore prima si ha una perdita di capitale, sebbene post mortem. Con l'opzione della rendita controassicurata invece l'eventuale capitale residuo al momento del decesso viene pagato agli eredi legittimi o a un altro beneficiario designato dall'intestatario della posizione, anche in una fase successiva alla sottoscrizione del fondo. Una sorta di riversibilità, ma versata in un'unica soluzione come cash a disposizione del beneficiario. La rendita controassicurata ha un costo, nel senso che è inferiore alla rendita vitalizia pura, ma mette al riparo dal timore di perdite e dal rischio di giocare una sfida nei confronti dell'"evento ultimo". In sintesi sono tre le possibilità di riscuotere sottoforma di cash e non di rendita una parte o il totale del montante raggiunto con i versamenti a un fondo pensione. La prima soluzione consiste nell'incassare tutto la somma maturata in forma di capitale nel caso in cui il 70% dello stesso risulti inferiore 5.424,9 euro. La seconda è portare il montante sotto la suddetta soglia attraverso gli anticipi per spese mediche e prima casa quando si è in procinto di arrivare al momento della pensione e successivamente incassare il montante residuo. La terza prevede l'opzione della rendita controassicurata affinché, nel caso di decesso prima della totale conversione in rendita del montante, ci sia un beneficiario al quale può essere destinato il montante che non è stato erogato attraverso il vitalizio. Fondamentale è anche un altro calcolo, che però non prevede numeri: è necessario che singolarmente si valutino anche le proprie capacità di gestire denaro liquido, senza cadere nella diffusa tentazione a sopravvalutarsi, per non incorrere nel rischio di passare dal timore di una perdita di capitale a una perdita effettiva. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "«Ora sono necessarie forme semi-coattive di adesione ai fondi» OLTRE IL MARK-TO- 15/11/2011 MARKET «Bisogna allentare il legame tra finanza e pensioni, togliendo l'obbligo di contabilizzare il"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA PERSONALE data: 2011-11-15 - pag: 47 «Ora sono necessarie forme semi-coattive di adesione ai fondi» OLTRE IL MARK-TO-MARKET «Bisogna allentare il legame tra finanza e pensioni, togliendo l'obbligo di contabilizzare il valore quotidiano dei BTp»

Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza «Le recenti revisioni del sistema pensionistico costringono sempre più il lavoratore ad analizzare con cura il proprio destino previdenziale. Per farlo occorrerebbero validi presidi di consulenza indipendente. La realtà invece ci parla di un sistema in cui la consulenza sul secondo pilastro è a macchia di leopardo». Sergio Corbello segue l'evoluzione del sistema previdenziale da decenni e, quindi, sa valutare meglio di altri il momento di transizione che oggi sta vivendo. Come valuta la regressione delle adesioni ai fondi negoziali e il continuo successo dei Pip? Le polizze sono collocate da reti di vendita economicamente motivate. Se poi fanno anche consulenza, ben venga, ma ciò non accade sempre. Sarebbe invece importante un'adeguata informazione sui diversi strumenti con cui si realizza la previdenza complementare e la massima trasparenza sui costi. Questi ultimi per i Pip sono ancora decisamente superiori rispetto a quelli dei fondi di origine collettiva. Nei fondi di fonte collettiva c'è un deficit consulenziale? Esiste una rete, diciamo così, informale, fatta dalle organizzazioni sindacali e, spesso, nelle categorie più compatte, anche dalle strutture dei datori di lavoro. Dove ci sono realtà a matrice aziendale è più facile che si spieghi come costruirsi una pensione di scorta e che siano esplicitate le ragioni per cui è ormai indispensabile aderire a un piano pensionistico. Cosa si può fare per aumentare le adesioni e il tasso di protezione previdenziale? La strada ideale è trovare forme semi-coattive di partecipazione, in cui il soggetto sia vincolato a partecipare a un piano complementare e abbia allo stesso tempo la possibilità di uscirne. È anche importante dare piena portabilità del contributo datoriale. Quella della volontarietà pura è un'idea astratta, figlia di una discussione fortemente ideologica, svoltasi a monte del decreto 124 del '93. La volontarietà si dovrebbe gestire in forma collettiva a cominciare dal vincolo di destinazione del Tfr. I fondi preesistenti spesso prevedevano l'adesione obbligatoria: ci sono state molte lamentele per questo vincolo? In effetti nessuno si è mai lamentato. È p paradossale, ma a spaventare è la titolarità di una facoltà, che, una volta esercitata, diviene un obbligo, senza molte vie di uscita. Meglio un vincol o piniziale, con ampi spazi di libertà successivi, con buona pace degli ideologismi di cui sopra. Sui fondi preesistenti va sottolineato che spesso sono di matrice aziendale, soprattutto bancari, e hanno storicamente beneficiato di un ' pamplissima libertà nelle scelte di investimento: l ' putilizzo delle polizze collettive ha permesso di battere stabilmente il Tfr e di consolidare i rendimenti. Dovrebbero poterlo fare anche i nuovi fondi, soprattutto quelli più piccol i p. Occorre, peraltro, una modifica dell'art icolo p 6 del decreto 252 del 2005. Oltre a ciò, come ritiene vada variato nell'attesa riforma del decreto 703 del ' p96? In sintesi, direi che il 703 andrebbe sostanzialmente svecchiato, dando maggiori spazi di libertà ai fondi, a fronte di una loro puntuale valutazione preventiva dei rischi. Ciò implica una crescita professionale delle strutture interne, consorzi tra fondi, raggruppamenti e fusioni. "Piccolo è bello" non funziona più. Questione delle polizze a parte, per decorrelare i risultati di gestione, la Covip sta pensando di limitare il mark-to-market sui BT p p. Cosa ne pensa? Da tempo chiediamo di limitare un indiscriminato utilizzo del mark-to- market nella valutazione degli attivi patrimoniali dei fondi e va benissimo partire dai BTp. In generale occorre allentare l'esasperato legame tra piani pensionistici e mercati finanziari. Gioverebbe anche il recupero di impieghi a carattere immobiliare, già previsti dalla legge sin dal tempo del decreto 124 del ' p93, per la concreta realizzazione dei quali sono fondamentali equilibrati profili di valutazione contabile. Ma.l.C. p RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Stampa, La (Torino Provincia) Data: "Stretta accelerata Riposo a 67 anni a partire dal 2021::Una strada obbligata...." 15/11/2011

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PENSIONI Stretta accelerata Riposo a 67 anni a partire dal 2021

E l'anzianità sarà cancellata dal 2015

SANDRA RICCIO

Una delle tante manifestazioni contro i tagli alla spesa pensionistica

Una strada obbligata. L'intervento sulle pensioni è uno dei punti in cima all'agenda del nuovo esecutivo guidato da Mario Monti. La necessità di mettere mano al sistema pensionistico del nostro Paese è stata avvalorata ieri dall'appello arrivato dalla Corte dei Conti.

La magistratura contabile ha invocato un veloce passaggio al sistema contributivo per tutti i cittadini. L'occasione per richiamare l'attenzione su questo nodo cruciale l'ha offerta la tradizionale presentazione della relazione sui conti dell'Inps, nell'esercizio appena concluso.

Numeri alla mano, la Corte dei Conti ha detto chiaramente come sia necessaria una decisione «chiara e definitiva» per «l'applicazione immediata, universale e pro rata del metodo contributivo».

Per l'organo di controllo, il cantiere delle pensioni richiede «ulteriori misure di manutenzione» per correggere «i dissesti prodotti dalle generosità del metodo retributivo».

La legge Dini del 1995 prevedeva che chi aveva almeno 18 anni di contributi a fine 1995 mantenesse il sistema di calcolo retributivo, vale a dire la pensione calcolata non sulla base dei contributi versati ma sulle ultime buste paga percepite. Chi sta andando in pensione di anzianità in questi anni (avendo cominciato a lavorare prima del 1978) mantiene ancora questo vantaggio, considerato però dalla magistratura contabile, a questo punto, non più accettabile.

La Corte dei Conti non si è fermata al metodo di calcolo della pensione. Ieri ha chiesto di correggere tutte le diseguaglianze, da quelle di genere (come l'età differente per l'accesso alla vecchiaia di uomini e donne) a quelle di aliquota ma anche di «rendere strutturali le contribuzioni di solidarietà» (come quella sulle pensioni alte) «avvicinandole ai versamenti».

In più ha sottolineato la necessità di una «uscita flessibile» calcolando la pensione sulla base dei contributi versati e dell'aspettativa di vita al momento dell'uscita dal lavoro ipotizzando assegni più alti se si esce a un'età più elevata (e quindi con meno anni di pensione attesi).

Più in generale la magistratura contabile ha detto che l'Inps deve fare attenzione alla tenuta del sistema previdenziale, a causa dello squilibrio tra le minori contribuzioni e le maggiori prestazioni. Per la tenuta del sistema, «pur interessata da recenti misure automatiche di stabilizzazione, viene riaffermato il rilievo crescente, nel breve e medio periodo, della incidenza del volume della spesa sul Pil e del divario tra le minori contribuzioni e le maggiori prestazioni». Intanto il saldo finanziario del bilancio generale ha chiuso con un calo da 5,3 a 1,7 miliardi di euro, mentre quello economico è tornato in terreno negativo, dopo undici anni, passando da 3,2 a -1,4 miliardi di euro, con una prima erosione del netto patrimoniale.

In queste ore il nuovo esecutivo guidato da Mario Monti è già al lavoro sulle misure da metter in campo. Le ipotesi sul tavolo del successore di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi sono molte e non manca quella di un'abolizione tout court per i trattamenti di anzianità. Gli interventi allo studio ipotizzano infatti un metodo esclusivamente contributivo nella forma pro rata per tutti i lavoratori con l'accantonamento definitivo del retributivo.

Tra le diverse opzioni, che erano destinate a entrare prima nella maxi manovra di Ferragosto e poi nel maxi emendamento alla legge di stabilità ma poi sempre accantonate per lo stop delle Lega e la contrarietà dei sindacati, c'è l'aumento della famosa "quota", vale a dire la somma di età anagrafica e anni di contribuzione. L'ipotesi più probabile è quella di aumentare la quota (1 anno per ciascun anno dal 2012 al 2015) in modo tale che si arrivi a quota 100 già nel 2015 con l'abolizione di fatto dei trattamenti di anzianità.

Un'altra delle ipotesi è quella di anticipare al 2020-2021 la soglia di vecchiaia a 67 anni, ora certificata al 2026 dalla Legge di stabilità che è stata approvata sabato definitivamente dal Parlamento. Un termine che potrebbe quindi essere anticipato di cinque o sei anni su quanto già stabilito. PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "«Cautela sui fondi pensione»" 16/11/2011

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Fisac Cgil Misure sul credito ok «Cautela sui fondi pensione»

TRENTO - I provvedimenti proposti dalla Provincia per limitare la nuova stretta del credito sono positivi, afferma Romano Vicentini, segretario della Fisac Cgil del Trentino. È però importante che gli strumenti messi in campo siano coerenti. «Il problema in Trentino non è tanto la mancanza di liquidità quanto il suo prezzo. Il tentativo di abbassare i costi di approvvigionamento della liquidità non deve indurre gli istituti bancari ad abbandonare la strada dell'efficienza. Per quanto riguarda le risorse dei fondi pensione, queste debbono essere allocate tenendo conto prioritariamente di rischi e rendimenti. Solo poi si possono fare ragionamenti territoriali». Per Vicentini sono strumenti utili il pacchetto integrato incentivi e la cappatura, ossia l'intervento che riduce i rischi per le banche che danno credito.

16/11/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Alto Adige Data: "ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - Nazionale Ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio Possibile esenzione prima casa alzando le rendite catastali. Previdenza: verso quota 100 Patrimoniale: Tabellini vorrebbe colpire anche i beni mobiliari

ROMA. Ormai fatta la squadra, da oggi Mario Monti dovrà iniziare a lavorare al programma. «L’urgenza è assoluta», l’allarme che arriva da Bankitalia e allora al nuovo esecutivo toccherà far presto. Tra le prime misure ci sono la patrimoniale, il ritorno dell’Ici sulla prima casa e la riforma delle pensioni. Di patrimoniale si discute ormai da mesi con diverse ipotesi sul tavolo. La proposta di Confindustria prevede un prelievo dell’1 per mille sugli immobili con valore superiore al milione di euro: il gettito sarebbe di sei miliardi. Ma la patrimoniale potrebbe salire fino al 5 per mille, come ha ipotizzato il rettore della Bocconi Guido Tabellini, che ha anche lanciato l’idea di estendere la tassa anche ai beni mobiliari. Resta anche da capire se l’eventuale patrimoniale sarà una tantum oppure ordinaria. In quest’ultimo caso pare scontato il ritorno dell’Ici sulla prima casa abolita dal centrodestra nel 2008. Il gettito sarebbe di almeno 3,5 miliardi, ma ci sono veti pesanti a livello politico (il Pdl) e di parti sociali, coi sindacati che chiedono di esentare chi possiede una sola casa. In questo senso si fa largo l’ipotesi di una rivalutazione delle rendite catastali, che sono la base per il calcolo dei tributi immobiliari. Anche lasciando immutata l’esenzione sulla prima casa, una rivalutazione del 10% vale almeno 500 milioni, mentre se si passasse al 15% il gettito supplementare sarebbe di 950 milioni. Altro nodo è quello delle pensioni. «L’Italia deve fare di più in tema di previdenza», preme il commissario Ue Olli Rehn. Anche in questo caso le ipotesi di lavoro sono numerose. La recente legge di stabilità ha appena stabilito che dal 2026 si potrà andare in pensione solo dopo aver compiuto i 67 anni. L’età minima per la pensione di vecchiaia potrebbe però essere anticipata già al 2020: questo garantirebbe un gettito aggiuntivo di 2,5-3 miliardi. Sul tappeto anche l’abolizione delle pensioni di anzianità introducendo per tutti il modello contributivo. Più soft la proposta messa a punto dagli economisti Tito Boeri e Agar Brugiavini che prevede un mix di tagli (per chi lascia il lavoro prima dei 65) e di premi (per chi invece lo fa dopo). Si ragiona anche sulla quota, la somma tra anni di età e di contributi. Attualmente è fissata a quota 96: alzandola di un anno a partire già dal 2012 (e non solo dal 2013) si arriverebbe a quota 100 in anticipo, nel 2015. Lavoro: prima di poter applicare il modello della “flexsecurity” (più flessibilità in uscita e quindi licenziamenti più facili, ma anche maggiori ammortizzatori sociali) bisognerà convincere sindacati e parte dei partiti. (mi.m.)

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Centro, Il Data: "landini: non toccate le pensioni" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 12 - Altre Landini: non toccate le pensioni Il segretario Fiom a Termoli: abbiamo già dato

TERMOLI. «Per quanto riguarda le pensioni credo che i lavoratori in questi anni abbiano già dato e, quindi, non credo che sia accettabile toccare le pensioni di anzianità, tanto più che siamo già a 41 anni e mezzo di durata». Lo ha detto il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ieri a Termoli dove ha incontrato i vertici regionali del sindacato. «Il problema che può riguardare il sistema sociale delle pensioni in senso generale riguarda un’equità e un rapporto con i giovani», ha aggiunto Landini. «Se si pensa alle pensioni per fare cassa, credo che non sia accettabile; se si fa un ragionamento che riguarda le riforme del sistema pensionistico per una tutela maggiore anche alle nuove generazioni, penso che questo problema ci sia. Non so se questo Parlamento per come composto in grado di affrontare questi temi. Io continuo a pensare che sia importante uscire da questa emergenza e mettere nelle condizioni il Paese di poter decidere le strade migliori per uscire dalla crisi e, in questo caso, poter utilizzare il voto e le elezioni per avere un governo che sia effettivamente legittimato dal popolo del nostro Paese». Tre sono state le assemblee con i lavoratori della Fiat di Termoli tenute ieri da Landini. Sul futuro del Gruppo Fiat, il sindacalista ha ribadito la mancanza di informazioni sul progetto Fabbrica Italia così come il no del sindacato ad accordi che violano i diritti costituzionali dei lavoratori.

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Corriere del Trentino Data: "Credito, primi sì al piano della Provincia" 16/11/2011

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CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO sezione: Primo Piano data: 16/11/2011 - pag: 3 Credito, primi sì al piano della Provincia

Itas: «Pronti a fare la nostra parte». Pensplan: «Investimenti sul territorio» TRENTO Il comparto bancario è in sofferenza e, almeno nelle intenzioni del giorno dopo, il mondo economico trentino risponde «presente» all'appello lanciato lunedì dal governatore Lorenzo Dellai durante la giunta straordinaria sul credito. L'obiettivo è ambizioso: «Espandere l'offerta di credito», per usare le parole di Gianfranco Cerea, relatore durante la riunione a cui hanno partecipato i massimi rappresentanti del comparto bancario, assicurativo e previdenziale trentino. Lo scenario In base a una stima di Piazza Dante, il fabbisogno delle banche trentine oscilla tra i 300 e i 500 milioni di euro. Una provvista molto costosa sul mercato interbancario sottoposto a continui stress; per istituti dimensionalmente più piccoli come le casse rurali, che detengono il 65% del mercato in provincia l'approvvigionamento di liquidità risulta ancora più complicato. Come reperire denaro a prezzi praticabili? Il mirino della Provincia è finito sui tre miliardi di euro di risorse locali investite fuori provincia, in particolare nel settore previdenziale e assicurativo. Per riportarne almeno una parte in Trentino, la riunione dell'altroieri è servita a individuare alcuni strumenti che adesso passano al vaglio tecnico degli operatori. Si va dall'acquisto di bond emessi dalle banche «non liquide» da parte di investitori istituzionali, agli investimenti locali dei fondi pensione Laborfonds e Plurifonds, fino alla cartolarizzazione dei crediti ad alto rating. Sul fronte della casa, una proposta è la realizzazione di duemila nuovi immobili residenziali in cui l'ente pubblico si finanzia con l'emissione di obbligazioni acquistabili da fondi pensione come Laborfonds e Plurifonds; ma in Provincia si è discusso anche di «Risparmio casa», un progetto per cui i fondi pensione alimenterebbero un fondo per consentire mutui agevolati ai propri iscritti che vogliono acquistare un'abitazione. L'attuazione Gottfried Tappeiner, presidente di Centrum Pensplan, struttura di coordinamento dell'intero progetto Pensplan, ricorda: «Fin dal 1997 gli investimenti locali sono tra i nostri obiettivi. La cosa non è decollata in un primo tempo per eccesso di liquidità e per mancanza di strumenti adeguati. Oggi la situazione è opposta e, naturalmente in un'ottica di diversificazione, investire su scala locale è molto ben visto da parte nostra. Il Centrum svolge i passaggi preparatori e tecnici, le decisioni di investimento spettano poi in autonomia ai fondi. Ma sono molto fiducioso che sia la volta buona. Bisogna però tenere presente i tempi: la liquidità manca adesso, mentre l'attuazione di un progetto come quello illustrato dalla Provincia richiede fino a un anno per mostrare i propri effetti. È comunque un percorso da fare, perché i problemi dei mercati finanziari hanno un orizzonte medio-lungo». Cartolarizzazioni, acquisti di obbligazioni? Giorgio Valzolgher, direttore di Laborfonds, il fondo dei lavoratori dipendenti, è convinto che «se vi saranno gli strumenti normativi per intevenire», i fondi pensioni si muoveranno. «Dobbiamo comunque garantire precisa la massima diversificazione per minimizzare il rischio, dovendo garantire la pensione ai nostri aderenti». In altre parole, non è pensabile che i soldi di Laborfonds vengano dirottati in massa su un'obbligazione provinciale o un pacchetto di crediti. Per funzionare, come ha chiesto Dellai durante il vertice di lunedì, «bisogna che tutti facciano qualcosa». Valzolgher sottolinea: «Guardano tutti, troppo, a noi». La disponibilità ad aiutare il sistema creditizio locale è comunque trasversale: altri attori, come Isa e Fondazione Caritro, studieranno le proposte della Provincia. La previdenza Un altro soggetto qualificato, da cui Piazza Dante si aspetta molto, è Itas: «Se il sistema lo richiede spiega Marco Radice, presidente di Itas Vita noi ci siamo. Sono state offerte diverse opzioni che ora le nostre strutture valuteranno. Tutti hanno dimostrato interesse, ora vanno studiati gli aspetti tecnici. Se si trova lo spazio, faremo la nostra parte». Radice non si sbilancia sugli strumenti, ma sottolinea che «si potranno avere effetti benefici nel lungo periodo». Alessandro Papayannidis RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Le pensioni restano una mina" 16/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 16/11/2011 - pag: 9 Le pensioni restano una mina

L'ostilità a interventi decisi sulle pensioni non è soltanto della Lega Nord. (Pd) ieri ha detto che quello italiano «non è un sistema previdenziale fuori dall'Ue. Non ascolteremo tutti questi maestri sparsi per l'Europa». PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Nuovo Welfare, Proposte (e Coraggio)" 16/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 16/11/2011 - pag: 19 Nuovo Welfare, Proposte (e Coraggio)

Più interventi e sgravi per i lavoratori dipendenti. Tre idee per le aziende di ALBERTO BRAMBILLA * Nelle ultime settimane si è intensificato il dibattito sulla crescita, ma meglio sarebbe dire «mancata crescita», del nostro Paese, con conseguente pressante richiesta di ridurre il carico fiscale sui lavoratori e sulle imprese. Due sono le parole ricorrenti pronunciate spesso in modo ossessivo, come un mantra: riforme e risorse. Occorrono più risorse per il welfare, per le donne, per sostenere con ammortizzatori sociali la disoccupazione o per provvedere, quando il lavoro non c'è, un reddito minimo. In un paio di talk show, presenti i rappresentanti di maggioranza e opposizione, le proposte simili, manco a dirlo, hanno trovato tutti d'accordo: conteggiate per difetto costerebbero non meno di 30 miliardi l'anno. Pensate soltanto a dare un reddito minimo di mille euro lordi al mese (meno di 700 netti) a 2 milioni tra giovani e disoccupati (26 e più miliardi l'anno); sul reddito minimo rimando al magistrale articolo di Gian Antonio Stella sul «Corriere della Sera» del 10 maggio 2004, per il resto mi limito ad osservare che per la previdenza sociale (pensioni e assistenza) spendiamo circa 250 miliardi e per sanità e Long term care (Ltc) oltre 130. Insomma su un bilancio di 807 miliardi quasi la metà se ne va in queste tre voci: e si tratta di una contabilità approssimativa perché tutte le attività assistenziali (assistenti sociali, case comunali, infermieri a domicilio e aiuti in danaro) fornite dagli 8 mila comuni italiani non rientrano in questo conteggio. La spesa per welfare supera il 27% del Pil. Ma siamo sicuri che continuando a chiedere maggiori risorse per il welfare non succeda quello che profeticamente Jacques Delors disse nel lontano 1989 quando paventò il rischio che «l'Europa potesse crollare sotto il peso del proprio welfare»? La risposta dovrebbe essere già nota: più assistenza significa meno sviluppo; lo dice il presidente degli industriali siciliani Lo Bello, lo dicono gli studi sulle «trappole del welfare». Lo sanno bene svedesi e danesi che stanno ripensando il loro welfare e lo si vede dalla riduzione del rapporto spesa sociale/Pil registrato negli ultimi anni. È ovvio che lo sviluppo non si crea per decreto ma solo se tutti si «rimboccano le maniche»; anche le regole però possono liberare sviluppo. Evitando di imbarcarci in progetti tanto grandi da divenire poi irrealizzabili, ci limiteremo a elencare solo poche proposte di buon senso. I lavoratori Aumentare il reddito dei lavoratori diminuendo le tasse è difficile tanto più che su 41 milioni di contribuenti almeno 27 milioni fanno fatica con le loro tasse a pagare i 2 mila euro pro capite di spesa sanitaria; però può intervenire il welfare integrativo o aziendale. Per esempio si può aumentare la defiscalizzazione del «buono pasto» da 5,29 euro di oggi (fermi a 12 anni fa) a 10 euro; i lavoratori mangerebbero più decentemente e diminuirebbe certamente il sommerso sui pasti. Si potrebbe poi consentire alle imprese, come accade nella vicina Svizzera, di dare un «buono transfer» defiscalizzato da tasse e contributi di circa 8 euro per ogni giorno lavorativo per raggiungere il posto di lavoro, in funzione della difficoltà e distanza dell'abitazione dall'azienda; infine, ma sono solo alcune tra le proposte possibili, se il datore di lavoro volesse dare un aumento di salario in busta paga di 50 euro gli costerebbe al lordo degli oneri fiscali, sociali e contrattuali, oltre 110 euro. Ma con questi 50 euro in tasca il lavoratore avrebbe un potere d'acquisto normale. Se invece, sull'esempio di Luxottica anziché pensare al solito aumento sindacale proponessimo un beneficio in natura, ad esempio un «pacco spesa» modulato per tipologia di famiglia di 50 euro al mese la situazione cambierebbe radicalmente: l'azienda sosterrebbe un costo pari a 50 euro, ma offrirebbe al proprio lavoratore merce per oltre 65 euro in virtù del fatto che la rivendita non ha fini di lucro e il fornitore (in questo caso le cooperative) praticherebbe un prezzo più basso. Anche in questo caso lo Stato dovrebbe rinunciare alle tasse su 600 euro l'anno per lavoratore, ma verrebbe compensato da una minore evasione. Se facciamo due conti, su 20 giorni lavorativi al mese il nostro lavoratore disporrebbe di 274 euro più i 50 (che però valgono 65) del pacco spese ogni mese (oltre il 25% in più su salari medi di 1.200 euro al mese) e alle aziende converrebbe questa forma, magari legata a incrementi di produttività piuttosto che un insostenibile aumento in busta paga. E non accade così nel lavoro autonomo e professionale? Le spese di viaggio, vitto e alloggio sono deducibili dal reddito. Perché non lo sono per il dipendente? Le imprese Per le aziende altre tre proposte: a) Il ripristino degli ammortamenti anticipati che, come enunciava la legge n. 825 del 1971 «tendono a soddisfare le esigenze di rafforzamento e razionalizzazione dell'apparato produttivo» e che sono stati eliminati sia dal centrosinistra sia dal centrodestra. Nel nostro Paese il merito non viene mai valorizzato, in questo caso merito sta per dinamicità dell'impresa. Da noi le aziende che siano decotte, in galleggiamento o dinamiche non cambia nulla; stesse liturgie sindacali, stessi contratti e stesse regole fiscali. Prendiamo ad esempio un computer che si può ammortizzare in 5 anni quando la sua vita utile non supera i tre; un arredo in 9 anni ma la vita utile è di solo 5; lo stesso vale per gli utensili che durano meno di un anno e invece devono essere ammortizzati in 3 anni; per le auto e così via. b) Beni spesabili nell'esercizio: tutti i beni che costano più del vecchio milione di lire del 1999, oggi 516,46 euro, tra i quali iPad, smartphone e portatili, tutti strumenti che hanno consentito l'unico vero aumento di produttività del Paese, devono essere ammortizzati in almeno tre anni (e pensare che sono portatili e soggetti a un notevole grado di usura). c) Se poi un'impresa vuole costruire un capannone o un ufficio per creare nuova occupazione o per migliorare la produttività, sono dolori. Intanto non si può ammortizzare il terreno perché gli scienziati delle finanze lo ritengono un «bene eterno» e quindi non deperibile. Ma in banca occorre farsi finanziare 600 mila euro (2.000 mq a 300 mila euro al metro) che però, finché l'azienda non rivenderà il terreno sono a fondo perduto. Supponendo poi che si riesca comunque a realizzare il progetto e costruendo l'immobile, l'ammortamento avverrà in 33 anni, con un leasing in 18. Come si fa a chiedere di investire somme ingenti, pagare le tasse e non consentire le opportune deduzioni, mentre l'azienda si indebita con la banca? E non è questa la sede per esaminare il corpo delle leggi sul lavoro che tra testi e circolari superano le pagine della Divina Commedia. Occorre maggiore coraggio: consentendo ai lavoratori un recupero salariale equo, premiando le aziende dinamiche anche con il ripristino degli ammortamenti anticipati (attualizzando la cifra di 516,46 euro ferma da oltre 12 anni). Il maggior reddito spendibile e l'incentivo a nuovi investimenti non potranno che favorire lo sviluppo, aumentando ragionevolmente i consumi e quindi l'occupazione; il che significa in definitiva diminuire gli oneri per welfare e, con i maggiori contributi, stabilizzare l'equilibrio pensionistico. Sono solo esempi, ma indicano una via diversa: meno assistenza e più incentivo all'intrapresa; il fisco non rimarrà deluso. * Presidente CTS Itinerari Previdenziali Docente Università Cattolica PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni" 16/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 16/11/2011 - pag: 15 Pensioni

Tra le ipotesi di Monti c'è quella di tornare a un sistema flessibile: età di pensionamento scelta dal lavoratore e premi per chi lascia più tardi PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Sistema flessibile per le pensioni" 16/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 16/11/2011 - pag: 15 Sistema flessibile per le pensioni

L'agenda economica del neopremier, servono 25 miliardi per azzerare il deficit ROMA La crisi di governo presenterà presto il conto al nuovo presidente del Consiglio. Mario Monti, che oggi dovrebbe presentare al presidente della Repubblica la sua squadra di ministri, dovrà immediatamente affrontare l'emergenza del bilancio pubblico. I conti infatti non tornano. Il governo Berlusconi ha lasciato una previsione di crescita dell'economia per quest'anno e per il prossimo che è maggiore delle ultime stime dell'Unione europea. E a questo si aggiunge una spesa per interessi sui titoli del debito pubblico anche questa superiore al previsto. Alla fine, potrebbero essere necessari altri 25 miliardi di euro. Il Prodotto interno lordo, secondo Bruxelles, non aumenterà dello 0,7% nel 2011, ma al massimo dello 0,5% e nel 2012 salirà di un misero 0,1% e non dello 0,6%. In due anni, uno 0,7% in meno rispetto alle stime del governo Berlusconi, che avrà conseguenze negative sul rapporto deficit-Pil. Ecco perché la commissione europea non crede più che possa essere raggiunto il pareggio di bilancio nel 2013: senza nuovi interventi il deficit tra due anni sarà dell'1,2%. Questo significa che per tornare al pareggio di bilancio, cioè al deficit zero, o il governo Monti riesce a stimolare una robusta crescita del Pil oppure dovrà varare una manovra pari a circa 20 miliardi. Ma non è finita qui. La crisi di governo è stata accompagnata da un aumento degli interessi che lo Stato deve pagare sui titoli del debito. È difficile quantificare la maggiore spesa alla quale bisognerà far fronte nel 2012, perché molto dipenderà dall'andamento dei mercati, ma la speculazione che ha colpito i titoli italiani da agosto a oggi, secondo le stime ha già causato un aumento di 4-5 miliardi della spesa per interessi. Il governo Monti si troverà poi a dar corso agli impegni della delega sulla riforma fiscale e assistenziale che prevede risparmi per 4 miliardi già nel 2012. Il nuovo presidente del Consiglio non punterà però solo su tagli della spesa e maggiori entrate, ma appunto anche sulla crescita. Più sale il Prodotto interno lordo, più aumentano le entrate, senza sforzi aggiuntivi, e migliora il rapporto col deficit e col debito. Insomma, come ha detto lo stesso Monti, sacrifici, ma non lacrime e sangue. E sacrifici con un occhio all'equità. Dovrebbe essere riaperto il capitolo pensioni, che Berlusconi aveva dovuto chiudere per il veto della Lega. Per superare le pensioni di anzianità, che ancora oggi consentono di lasciare il lavoro a chi ha 60 anni (con 36 di contributi) si potrebbe però tornare a un sistema flessibile, come era quello della riforma Dini (1995), con un'età di pensionamento a scelta del lavoratore, fra 63 e 68-70 anni, premiando con una pensione più alta chi lascia il lavoro più tardi, nella logica del metodo contributivo (assegno commisurato ai versamenti di tutta la vita lavorativa), che potrebbe essere esteso a tutti i lavoratori pro-rata (da ora in poi). I risparmi ammonterebbero a 4-5 miliardi nei primi tre anni. Una parte importante, nel programma di Monti, avranno le liberalizzazioni delle professioni, le privatizzazioni, le dismissioni immobiliari e il rilancio delle opere infrastrutturali materiali e immateriali. Sarà messa all'ordine del giorno anche la questione giovanile nel mercato del lavoro. Il governo punta alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro e al superamento della trappola della precarietà. I sacrifici riguarderanno le rendite immobiliari, tassate in Italia meno che nel resto d'Europa (di qui le varie ipotesi che circolano, dalla reintroduzione dell'Ici ad altre forme di patrimoniale). L'obiettivo, anche in questo caso, sarà favorire gli investimenti, cioè la crescita, e disincentivare ciò che la ostacola. Enrico Marro RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 16/11/2011 "Pensioni e fisco... ma anche sviluppo"

Indietro Stampa > Attualità (16/11/2011) Torna Indietro

Pensioni e fisco... ma anche sviluppo Rigore, con un occhio all'effetto che la pressione dei mercati sta avendo sui conti (allontanando il pareggio di bilancio oltre il 2013); ma anche crescita (per "invertire" la corsa del rapporto Debito-Pil) e infine equità sociale, ad esempio chiedendo un contributo a chi ha di più e rimodulando la "macchina fiscale", già sotto esame alla Camera. Con attenzione a giovani e donne. Insomma la formula che fu dell'ex ministro del Tesoro e uno dei Padri fondatori dell'euro, Tommaso Padoa-Schioppa. La "squadra-Monti" è quasi pronta e si delineano i grandi capitoli di politica economica anche se al momento nulla è «nero su bianco». Monti non indica ancora a quali misure pensa pur apprezzando la disponibilità delle parti sociali al confronto. Anche su misure meno "condivise". Circola intanto la voce di un decreto di fine anno per dare una risposta netta e immediata alla speculazione. Anche perchè – dice il capo del servizio studi della Banca d'Italia, Marco Magnani – le manovre estive sono state «deludenti». L'«urgenza e orai assoluta» e occorre subito mettere mano alle riforme di fisco e lavoro. Dunque i tempi si stringerebbero e tra le prime misure le più gettonate sembrano essere in "pole" una patrimoniale, il ritorno dell'imposta comunale sulle prime case cancellata dal centrodestra o la rivalutazione delle rendite catastali. Le pensioni d'anzianità e l'innalzamento dell'età pensionabile. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi (Azienda Scuola) Data: 16/11/2011 "Almeno 67 anni per la pensione"

Indietro Stampa ItaliaOggi Numero 271 pag. 42 del 15/11/2011 | Indietro

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LE NORME DELLA STABILITÀ/ La riforma si applica a partire da chi è nato nel 1958 Almeno 67 anni per la pensione Dal 2026 sarà l'età minima per accedere alla previdenza di Mario D'Adamo

Coloro che maturano per la prima volta il diritto per andare in pensione di vecchiaia dal 2026 dovranno avere almeno 67 anni di età. Tenuto conto del regime delle decorrenze il personale della scuola deve compiere i 67 anni entro il 31 dicembre 2025, si tratta quindi dei cinquantenni di [...]

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PRESSToday Rassegna stampa

Lavoce.info Data: 16/11/2011 "COSA FARE DELLE PENSIONI DI ANZIANITÀ"

Indietro Stampa >COSA FARE DELLE PENSIONI DI ANZIANITÀ di Sandro Gronchi 15.11.2011

Come abbiamo messo in evidenza nella proposta di riforma pubblicata su questo sito, le pensioni di anzianità restano il grande nemico del sistema pensionistico. La riforma Dini ammetteva il pensionamento flessibile, ma assumeva il principio di corrispettività tra pensione e contributi versati. Gli interventi successivi hanno soffocato quella flessibilità, che invece va restituita al sistema. Si possono anticipare alla fase transitoria le regole previste a regime per il contributivo. Le pensioni di anzianità dovrebbero essere sottoposte a una correzione attuariale che dia conto della loro maggior durata rispetto alla pensione di vecchiaia.

Le pensioni di anzianità restano il “grande nemico” del sistema pensionistico. Vanno tuttavia contrastate con strumenti in grado di conciliarle con la flessibilità che occorre contestualmente restituire alle pensioni contributive. I TENTATIVI DEGLI ANNI NOVANTA In un frangente ancor più grave dell’attuale, nel 1992 un governo tecnico presieduto da Giuliano Amato realizzò un’incisiva riforma che aumentò di cinque anni l’età di vecchiaia, estese il calcolo della pensione all’intera vita lavorativa e limitò l’indicizzazione al mero recupero dell’inflazione. Invece, non osò intervenire sul tabù costituito dalle pensioni di anzianità. Dopo i tentativi del primo governo Berlusconi, che ne determinarono la caduta, nel 1995 della questione fu incaricato un altro governo tecnico presieduto da Lamberto Dini. Evitando un nuovo attacco frontale alle pensioni di anzianità, Dini trovò la quadra con una riforma, organica e innovativa, che, da un lato, ammetteva il pensionamento flessibile sfumando la tradizionale distinzione fra vecchiaia e anzianità, mentre dall’altro assumeva il principio di corrispettività in base al quale la pensione deve restituire i contributi versati. La flessibilità non poneva fine al pensionamento precoce (sebbene ammesso solo dopo i 57 anni d’età). Anzi, lo consentiva a prescindere dall’anzianità contributiva. Tuttavia, la corrispettività ne sterilizzava il costo consentendo rate annue di pensione più basse in presenza di tempi di restituzione più lunghi. GLI ERRORI DEGLI ANNI DUEMILA Sfortunatamente, alla riforma “contributiva” furono concessi tempi biblici di attuazione, durante i quali le pensioni di anzianità sarebbero rimaste la spina nel fianco del sistema pensionistico italiano. Ciò spiega i provvedimenti di Berlusconi nel 2004 (scalone) e di Prodi nel 2007 (scalini). Entrambi ebbero l’imperdonabile torto di affrontare il problema transitorio delle pensioni di anzianità con strumenti permanenti, rivolti anche alle future pensioni contributive nonostante fossero con esse totalmente incompatibili. I requisiti anagrafico-contributivi per l’accesso al pensionamento anticipato furono inaspriti al punto da soffocare quella flessibilità che tanta parte aveva avuto nel processo politico di approvazione della riforma Dini e che resta un connotato irrinunciabile del modello contributivo (oltre a essere utile al mercato del lavoro). I RIMEDI ANCORA POSSIBILI Gli interventi richiesti dall’Europa sono un’occasione da non perdere per porre rimedio. In primo luogo, occorre ristabilire una fascia d’età sufficientemente ampia entro la quale ammettere al pensionamento i lavoratori “contributivi” (che hanno avviato, o avvieranno, il rapporto di lavoro dopo il 1° gennaio 1996). Non sarebbe utile ruotare all’indietro le lancette dell’orologio: piuttosto che da 57 a 65 anni come prevedeva la riforma Dini, l’odierna fascia potrebbe andare da 61 a 67 come in Svezia. In tal caso, sarebbe subito necessario un nuovo vettore di coefficienti di trasformazione. Inoltre, gli estremi (inferiore e superiore) della nuova fascia potrebbero essere agganciati all’evoluzione della longevità con criteri da stabilire dettagliatamente. In secondo luogo, occorre anticipare alla fase transitoria le regole di accesso previste a regime. In particolare, occorre: fissare a 67 anni l’età di vecchiaia per i lavoratori “retributivi” (che al 1° gennaio 1996 lavoravano da almeno 18 anni) e per quelli “misti” (che alla medesima data lavoravano da minor tempo); consentire, agli uni e agli altri, di accedere alla pensione di anzianità (definita, ad esempio, da una contribuzione di almeno 37 anni) in età compresa fra 61 e 66 anni. Il punto fondamentale è che l’intera pensione spettante agli uni e la parte retributiva della pensione spettante agli altri devono essere assoggettate a una correzione attuariale che dia conto della loro maggior durata rispetto alla pensione di vecchiaia. Pragmaticamente, la correzione potrebbe fare riferimento ai coefficienti di trasformazione usati per il calcolo delle pensioni contributive, cioè consistere nella moltiplicazione per una frazione (inferiore all’unità) che porti al denominatore il coefficiente dei 67 anni e al numeratore quello dell’età di pensionamento prescelta. PRESSToday Rassegna stampa

Libertà Data: "Ipotesi misure: la patrimoniale, ritorno dell'Ici e riforma pensioni" 16/11/2011

Indietro Stampa Ipotesi misure: la patrimoniale, ritorno dell'Ici e riforma pensioni Possibile l'esenzione prima casa alzando le rendite catastali

ROMA - Ormai fatta la squadra, da oggi Mario Monti dovrà iniziare a lavorare al programma. «L'urgenza è assoluta», l'allarme arriva da Bankitalia e allora al nuovo esecutivo toccherà far presto. Tra le prime misure ci sono la patrimoniale, il ritorno dell'Ici sulla prima casa e la riforma delle pensioni. Di patrimoniale si discute ormai da mesi con diverse ipotesi sul tavolo. La proposta di Confindustria prevede un prelievo dell'1 per mille sugli immobili con valore superiore al milione di euro: il gettito sarebbe di sei miliardi. Ma la patrimoniale potrebbe salire fino al 5 per mille, come ha ipotizzato il rettore della Bocconi Guido Tabellini, che ha anche lanciato l'idea di estendere la tassa anche ai beni mobiliari. Resta anche da capire se l'eventuale patrimoniale sarà una tantum oppure ordinaria. In quest'ultimo caso pare scontato il ritorno dell'Ici sulla prima casa abolita dal centrodestra nel 2008. Il gettito sarebbe di almeno 3,5 miliardi, ma ci sono veti pesanti a livello politico (il Pdl) e di parti sociali, coi sindacati che chiedono di esentare chi possiede una sola casa. In questo senso si fa largo l'ipotesi di una rivalutazione delle rendite catastali, che sono la base per il calcolo dei tributi immobiliari. Anche lasciando immutata l'esenzione sulla prima casa, una rivalutazione del 10% vale almeno 500 milioni, mentre se si passasse al 15% il gettito supplementare sarebbe di 950 milioni. Altro nodo è quello delle pensioni. «L'Italia deve fare di più in tema di previdenza», preme il commissario Ue Olli Rehn. Anche in questo caso le ipotesi di lavoro sono numerose. La recente legge di stabilità ha appena stabilito che dal 2026 si potrà andare in pensione solo dopo aver compiuto i 67 anni. L'età minima per la pensione di vecchiaia potrebbe però essere anticipata già al 2020: questo garantirebbe un gettito aggiuntivo di 2,5-3 miliardi. Sul tappeto anche l'abolizione delle pensioni di anzianità introducendo per tutti il modello contributivo. Più soft la proposta messa a punto dagli economisti Tito Boeri e Agar Brugiavini che prevede un mix di tagli (per chi lascia il lavoro prima dei 65) e di premi (per chi invece lo fa dopo). Si ragiona anche sulla quota, la somma tra anni di età e di contributi. Attualmente è fissata a quota 96: alzandola di un anno a partire già dal 2012 (e non solo dal 2013) si arriverebbe a quota 100 in anticipo, nel 2015. Lavoro: prima di poter applicare il modello della «flexsecurity» (più flessibilità in uscita e quindi licenziamenti più facili, ma anche maggiori ammortizzatori sociali) bisognerà convincere sindacati e parte dei partiti. mi. m.

16/11/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero Veneto, Il Data: "(Brevi)" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 11 - Economia

TRIESTE Assicurazioni Generali lancia un’iniziativa per agevolare l’ingresso dei giovani lavoratori nel mondo della previdenza complementare azzerando, per i primi due anni, i caricamenti del piano previdenziale individuale Valore Pensione ai sottoscrittori under 40. Generali ha messo anche a disposizione sul sito www.generali.it un preventivatore per calcolare la propria pensione pubblica futura e quanto necessario per integrarla. L’obiettivo del Gruppo, con questa iniziativa, è anche dare gli strumenti per creare la consapevolezza negli under 40 che prima si inizia un piano previdenziale meno questo inciderà sul reddito. Valore Pensione è un piano individuale pensionistico dedicato a tutti i lavoratori (dipendenti privati, pubblici, lavoratori autonomi o liberi professionisti) che offre possibilità di scelta tra quattro comparti, che presentano caratteristiche di gestione diverse, adatte a differenti propensioni al rischio e ai diversi intervalli temporali che separano dal pensionamento, con la possibilità di scegliere anche una rendita vitalizia reversibile a favore di un proprio caro. La gestione separata collegata a Valore Pensione è Gesav Global che negli ultimi quattro anni ha registrato un rendimento medio del 4,41%, contro il 2,3% del Tfr e il 3,6% del comparto Pip. Oltre alla gestione separata l’aderente può scegliere di investire in un fondo interno (Ag European Equity) con possibilità di scelta tra una linea moderata e una bilanciata. Il rendimento minimo garantito è il 2% e non c’è obbligo di premio minimo. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Ecco il nuovo Regolamento della Fondazione Enasarco" 16/11/2011

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MF sezione: Mercati Globali data: 16/11/2011 - pag: 15 autore: La riforma sarà operativa dal 1° gennaio 2012. Sarà possibile trasformare la pensione di invalidità-inabilità in una di vecchiaia

Ecco il nuovo Regolamento della Fondazione Enasarco

Si avvicina l'entrata in vigore del nuovo Regolamento delle attività istituzionali della Fondazione Enasarco: dal 1° gennaio 2012 la riforma sarà infatti operativa, anche se tutte le modifiche saranno molto graduali e l'insieme delle nuove disposizioni entrerà definitivamente a regime solo dal 2020. La Fondazione sta moltiplicando gli sforzi per garantire agli iscritti un'informazione il più completa possibile, in modo che tutti siano pronti per usufruire al meglio della gamma di prestazioni offerte dalla previdenza integrativa Enasarco. Affrontiamo qui la parte del nuovo regolamento che riguarda le pensioni di invalidità e inabilità. I requisiti per ottenere queste prestazioni (artt. 19-20) restano sostanzialmente invariati. Per l'invalidità occorre una riduzione di almeno il 67% della capacità lavorativa nell'attività di agenzia effettivamente esercitata. Inoltre, sono necessari cinque anni di anzianità contributiva obbligatoria, di cui almeno tre nel quinquennio antecedente la domanda di pensione. La prestazione decorrerà dal 1° giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda. Immutati anche i requisiti per l'inabilità: assoluta e permanente incapacità a esercitare qualsiasi attività lavorativa e cinque anni di anzianità contributiva obbligatoria, di cui uno nel quinquennio precedente la domanda. La pensione decorrerà dal 1° giorno del mese successivo alla presentazione della domanda, se tutti i rapporti di agenzia sono già chiusi al momento della richiesta. Se i rapporti di agenzia vengono invece cessati dopo la presentazione della domanda, la pensione sarà corrisposta dal 1° giorno del mese successivo a quello di chiusura di tutti i mandati. Nel caso in cui lo stato di salute di un pensionato che sia già titolare di una pensione di invalidità Enasarco dovesse aggravarsi, a costui potrà essere erogato il trattamento di inabilità anche se non fosse in possesso di un anno di contribuzione obbligatoria nel quinquennio antecedente la domanda di pensione di inabilità. Il diritto alla pensione di inabilità decade in caso di ripresa dell'attività lavorativa. Dal 2012 sarà inoltre perfezionato il meccanismo riguardante gli effetti degli eventuali contributi versati dall'iscritto dopo il conseguimento della pensione di invalidità. Gli iscritti dopo il 2004 potranno sommare alla pensione di invalidità-inabilità già goduta, che verrà erogata al raggiungimento dei requisiti pensionistici non più decurtata in proporzione al grado di invalidità, un'ulteriore pensione di vecchiaia, calcolata sulla base del solo montante contributivo maturato per effetto della contribuzione successiva. Il coefficiente applicato sarà ovviamente quello relativo all'età pensionabile. Gli iscritti prima del 2004 invece, al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia potranno chiedere di trasformare la pensione di inabilità/invalidità in pensione di vecchiaia. Le quote A e B della pensione (quelle basate sul metodo retributivo) saranno ricalcolate col sistema misto, fatto salvo il principio del diritto alla prestazione migliore fra quella già in godimento e quella derivante dalla trasformazione. La quota C (calcolata col metodo contributivo) si otterrà invece sommando al trattamento di invalidità o inabilità (parte contributiva), ora erogato senza la percentuale di riduzione proporzionata al grado di invalidità, l'ulteriore pensione di vecchiaia calcolata sulla base dei soli contributi versati dopo il conseguimento del diritto alla pensione di invalidità/inabilità. PRESSToday Rassegna stampa

Nuova Ferrara, La Data: "ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 3 - Attualità Ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio Possibile esenzione della prima casa alzando le rendite catastali. Previdenza: quota 100 più vicina

ROMA Ormai fatta la squadra, da oggi Mario Monti dovrà iniziare a lavorare al programma. «L’urgenza è assoluta», l’allarme che arriva da Bankitalia e allora al nuovo esecutivo toccherà far presto. Tra le prime misure ci sono la patrimoniale, il ritorno dell’Ici sulla prima casa e la riforma delle pensioni. Di patrimoniale si discute ormai da mesi con diverse ipotesi sul tavolo. La proposta di Confindustria prevede un prelievo dell’1 per mille sugli immobili con valore superiore al milione di euro: il gettito sarebbe di sei miliardi. Ma la patrimoniale potrebbe salire fino al 5 per mille, come ha ipotizzato il rettore della Bocconi Guido Tabellini, che ha anche lanciato l’idea di estendere la tassa anche ai beni mobiliari. Resta anche da capire se l’eventuale patrimoniale sarà una tantum oppure ordinaria. In quest’ultimo caso pare scontato il ritorno dell’Ici sulla prima casa abolita dal centrodestra nel 2008. Il gettito sarebbe di almeno 3,5 miliardi, ma ci sono veti pesanti a livello politico (il Pdl) e di parti sociali, coi sindacati che chiedono di esentare chi possiede una sola casa. In questo senso si fa largo l’ipotesi di una rivalutazione delle rendite catastali, che sono la base per il calcolo dei tributi immobiliari. Anche lasciando immutata l’esenzione sulla prima casa, una rivalutazione del 10% vale almeno 500 milioni, mentre se si passasse al 15% il gettito supplementare sarebbe di 950 milioni. Altro nodo è quello delle pensioni. «L’Italia deve fare di più in tema di previdenza», preme il commissario Ue Olli Rehn. Anche in questo caso le ipotesi di lavoro sono numerose. La recente legge di stabilità ha appena stabilito che dal 2026 si potrà andare in pensione solo dopo aver compiuto i 67 anni. L’età minima per la pensione di vecchiaia potrebbe però essere anticipata già al 2020: questo garantirebbe un gettito aggiuntivo di 2,5-3 miliardi. Sul tappeto anche l’abolizione delle pensioni di anzianità introducendo per tutti il modello contributivo. Più soft la proposta messa a punto dagli economisti Tito Boeri e Agar Brugiavini che prevede un mix di tagli (per chi lascia il lavoro prima dei 65) e di premi (per chi invece lo fa dopo). Si ragiona anche sulla quota, la somma tra anni di età e di contributi. Attualmente è fissata a quota 96: alzandola di un anno a partire già dal 2012 (e non solo dal 2013) si arriverebbe a quota 100 già nel 2015. Lavoro: prima di poter applicare il modello della “flexsecurity” (più flessibilità in uscita e quindi licenziamenti più facili, ma anche maggiori ammortizzatori sociali) bisognerà convincere sindacati e buona parte dei partiti.(mi.m.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Piccolo di Trieste, Il Data: "generali lancia la pensione a costo zero per i giovani" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 16 - Economia Generali lancia la pensione a costo zero per i giovani Il Leone va alla conquista degli under 40 e propone un’iniziativa unica in Italia Piani di previdenza complementare gratuiti per i primi due anni convertToFormat FlatText fail di Elisa Coloni wTRIESTE La pensione? Per i giovani degli anni Duemila è a metà tra un miraggio e un inevitabile, quanto imperscrutabile, punto d’arrivo con cui fare, prima o poi, i conti. Per chi oggi, anche ben oltre i trent’anni, si arrovella tra un contratto e l’altro, stipendi striminziti e un futuro incertissimo, la possibilità di tagliare il traguardo con una pensione dignitosa assomiglia più che altro a un’allucinazione. Le Assicurazioni Generali lo sanno bene e hanno pensato di lanciare un’iniziativa rivolta proprio a loro, i giovani, per incentivare l’avvicinamento degli under 40 alla previdenza complementare. Il meccanismo è semplice: due anni di piano previdenziale individuale gratis. L’iniziativa punta, come si diceva, a ingolosire i giovani lavoratori a entrare nel mondo delle pensioni integrative, con la consapevolezza che quelle pubbliche, con il passare degli anni, sono destinate a essere sempre più “filiformi” e insufficienti ad assicurare un buon tenore di vita. Senza contare che, sul fronte pensioni, potrebbero presto arrivare a ruota libera nuove mazzate da “lacrime e sangue”. Il Leone, dunque, punta a giocare d’anticipo e acchiappare qualche giovane in più, con questa iniziativa, unica in Italia. Generali è infatti la prima compagnia italiana tradizionale che ha pensato a un’assicurazione “free” per gli under 40 (il discorso è diverso per chi opera on-line e non deve sopportare il costo di una rete di venditori in carne e ossa). L’iniziativa prevede un azzeramento, per i primi due anni di sottoscrizione della polizza, dei costi del servizio. Per farla breve, se un giovane lavoratore decidesse di investire mille euro l’anno per garantirsi una pensione integrativa, per i primi due anni quel “tesoretto” rimarrebbe intatto. A partire dal terzo anno, come accade normalmente, una fetta verrebbe invece trattenuta dalla compagnia assicurativa come pagamento per il servizio. «L’obiettivo del gruppo - spiega la compagnia triestina - è dare gli strumenti per creare la consapevolezza negli under 40 che prima si inizia un piano previdenziale meno questo inciderà sul reddito. I piani individuali pensionistici possono essere sottoscritti da lavoratori dipendenti privati e pubblici, autonomi e liberi professionisti. Le caratteristiche sono molto diverse, adatte a differenti propensioni al rischio e ai diversi intervalli temporali che separano dal pensionamento». ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sentinella, La Data: "ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 2 - Attualità Ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio Possibile esenzione della prima casa alzando le rendite catastali. Previdenza: quota 100 più vicina

ROMA Ormai fatta la squadra, da oggi Mario Monti dovrà iniziare a lavorare al programma. «L’urgenza è assoluta», l’allarme che arriva da Bankitalia e allora al nuovo esecutivo toccherà far presto. Tra le prime misure ci sono la patrimoniale, il ritorno dell’Ici sulla prima casa e la riforma delle pensioni. Di patrimoniale si discute ormai da mesi con diverse ipotesi sul tavolo. La proposta di Confindustria prevede un prelievo dell’1 per mille sugli immobili con valore superiore al milione di euro: il gettito sarebbe di sei miliardi. Ma la patrimoniale potrebbe salire fino al 5 per mille, come ha ipotizzato il rettore della Bocconi Guido Tabellini, che ha anche lanciato l’idea di estendere la tassa anche ai beni mobiliari. Resta anche da capire se l’eventuale patrimoniale sarà una tantum oppure ordinaria. In quest’ultimo caso pare scontato il ritorno dell’Ici sulla prima casa abolita dal centrodestra nel 2008. Il gettito sarebbe di almeno 3,5 miliardi, ma ci sono veti pesanti a livello politico (il Pdl) e di parti sociali, coi sindacati che chiedono di esentare chi possiede una sola casa. In questo senso si fa largo l’ipotesi di una rivalutazione delle rendite catastali, che sono la base per il calcolo dei tributi immobiliari. Anche lasciando immutata l’esenzione sulla prima casa, una rivalutazione del 10% vale almeno 500 milioni, mentre se si passasse al 15% il gettito supplementare sarebbe di 950 milioni. Altro nodo è quello delle pensioni. «L’Italia deve fare di più in tema di previdenza», preme il commissario Ue Olli Rehn. Anche in questo caso le ipotesi di lavoro sono numerose. La recente legge di stabilità ha appena stabilito che dal 2026 si potrà andare in pensione solo dopo aver compiuto i 67 anni. L’età minima per la pensione di vecchiaia potrebbe però essere anticipata già al 2020: questo garantirebbe un gettito aggiuntivo di 2,5-3 miliardi. Sul tappeto anche l’abolizione delle pensioni di anzianità introducendo per tutti il modello contributivo. Più soft la proposta messa a punto dagli economisti Tito Boeri e Agar Brugiavini che prevede un mix di tagli (per chi lascia il lavoro prima dei 65) e di premi (per chi invece lo fa dopo). Si ragiona anche sulla quota, la somma tra anni di età e di contributi. Attualmente è fissata a quota 96: alzandola di un anno a partire già dal 2012 (e non solo dal 2013) si arriverebbe a quota 100 già nel 2015. Lavoro: prima di poter applicare il modello della “flexsecurity” (più flessibilità in uscita e quindi licenziamenti più facili, ma anche maggiori ammortizzatori sociali) bisognerà convincere sindacati e buona parte dei partiti.(mi.m.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "EFFETTO FINESTRA UNICA E NUOVI REQUISITI GLI ASSEGNI" 16/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-16 - pag: 10 autore: Marco Rog EFFETTO FINESTRA UNICA E NUOVI REQUISITI GLI ASSEGNI

Pensioni, tagli ai privilegi Verso la stretta sui fondi speciali - Sulle anzianità tavolo con le parti sociali ROMA Un percorso più veloce per alzare l'età pensionabile anche attraverso una stretta alle "anzianità". Un calcolo dei trattamenti ancora più ancorato ai contributi versati. E un argine ai privilegi nel sistema previdenziale, compresi quelli collegati ai fondi speciali Inps e agli assegni di natura assistenziale come reversibilità. Il tutto con l'obiettivo di giungere a un riallineamento delle aliquote contributive, facendo scendere quelle più alte e passando obbligatoriamente per un tavolo con le parti sociali. Non è ancora definita nei dettagli ma appare già abbastanza chiara la strategia che il premier in pectore Mario Monti intende seguire, stando anche alle consultazioni avute con le forze politiche e sociali, per giungere a una riforma del sistema previdenziale che acceleri la cosiddetta transizione e dia maggiori certezze per il futuro pensionistico dei giovani. Riforma che, almeno per quanto riguarda le anzianità e il contributivo per tutti, non dovrebbe essere inserita nel primo decreto anti-crisi del nuovo governo. La strada per giungere a un compromesso con i sindacati e anche con il Pd su nuovi interventi sulle pensioni non si presenta in discesa. Ma Monti non demorderà, anche perché cercherà di far ripartire il treno della crescita proprio sulla spinta delle riforme strutturali. La rotta che sembra intenzionato a seguire il premier incaricato poggerebbe, in nome dell'equità, sull'adozione a tutto campo del metodo contributivo, nella forma pro rata, e sulla riduzione dei privilegi ancora presenti rispetto al "sistema" di riferimento Inps per alcuni fondi (elettrici, piloti, dirigenti di azienda eccetera). Dovranno poi scomparire le duplicazioni tra trattamenti Inps di tipo assistenziale, come ad esempio le reversibilità e le invalidità, e le detrazioni fiscali, come peraltro già previsto dalla delega fiscale all'esame del Parlamento. Una separazione, insomma, della previdenza dall'assistenza che sarebbe gradita anche alle parti sociali. Sulle anzianità il confronto con i sindacati si presenta più arduo. Anche perché Cgil, Cisl e Uil non sembrano disposte a digerire facilmente quella che viene considerata da vari tecnici la strada da percorrere: l'introduzione di quota 100 (la somma di età anagrafica e contributiva) immediatamente con un percorso graduale in tre anni (dal 2012 al 2015 partendo da quota 97), che equivarrebbe all'abolizione dei trattamenti anticipati. I sindacati, e anche il Pd, sarebbero più propensi a concentrare la discussione su un sistema di pensionamento flessibile: da un minimo di 62 anni a un massimo di 67 o 70 anni prevedendo penalizzazioni per chi esce prima dei 65 anni e micro-incentivi per i lavoratori che optano per il pensionamento dai 66 anni in poi. In ogni caso potrebbe essere anticipato dal 2026 al 2020-2021 il momento in cui la soglia di vecchiaia dovrà salire per tutti i lavoratori e le lavoratrici a 67 anni. Intanto l'Inps fa sapere che, anche per effetto dell'introduzione della finestra mobile per le uscite, prosegue anche a settembre e ottobre il trend di calo delle pensioni di anzianità registrato nei primi otto mesi dell'anno (-19%). «Nei primi dieci mesi - ha detto il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua a margine di un convegno al Cnel sui patronati- si conferma per le nuove pensioni di anzianità l'andamento avuto al 31 agosto». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Centro Nord) Data: "Previdenza. Indagine Cgil-Inps: 282 euro al mese in meno della media italiana 16/11/2011 Pensioni magre per i dipendenti"

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Centro-Nord edizione: NAZIONALE sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2011-11-16 - pag: 15 Previdenza. Indagine Cgil-Inps: 282 euro al mese in meno della media italiana Pensioni magre per i dipendenti

ANCONA Andrea Barchiesi I dipendenti privati marchigiani percepiscono una pensione di 282 euro più bassa rispetto alla media nazionale. Un gap enorme che emerge dall'elaborazione dei dati Inps realizzata dall'Ires Cgil in una regione in cui, fino al settembre 2011, la pensione media dei dipendenti è di 856 euro in regione contro i 1.138 in Italia. Non solo. Nelle Marche, le donne dipendenti godono di una pensione dimezzata rispetto a quella degli uomini: 586 euro le prime, 1.076 i secondi, su una media regionale nel privato (includendo autonomi, parasubordinati e fondi) di 562 euro per il gentil sesso e di 981 per i maschi. Un divario che secondo il direttore regionale dell'Inps Antonio Antonellis,si spiega «con il tessuto economico-sociale completamente diverso nelle Marche rispetto alle grandi aree e ad altre regioni. Qui operano soprattutto microimprese e aziende familiari, non ci sono grossi agglomerati industriali. Per questo i contributi sono molto più bassi. Per le donne si aggiunge il fatto che, in quanto madri, fanno spesso ingresso più tardi nel mondo del lavoro o ci restano meno tempo. Ciò comporta ovviamente una contribuzione inferiore». Più nel dettaglio, nelle Marche vengono erogate 577.398 prestazioni pensionistiche e assistenziali nel settore privato. Il 51% (296.856 per l'esattezza) sono pensioni di anzianità e vecchiaia, l'11,4% sono pensioni di invalidità, il 20,8% ai superstiti, il 2,8% va alle pensioni sociali e il 13,6% agli invalidi civili. La metà delle 296.856 prestazioni per vecchiaia e anzianità nel privato (pari a 234 milioni di euro erogati ogni mese, circa 3 miliardi l'anno) arriva dal fondo lavoratori autonomi e il 47,2% dai dipendenti. Agli uomini spetta il 53,9% delle pensioni vigenti. E sono proprio gli ex dipendenti a percepire i mensili più bassi: il 58% non arriva a 750 euro, mentre il 39% deve sopravvivere con meno di 500 euro al mese. Solo nel 2010 sono state liquidate 4.700 pensioni destinate ai dipendenti privati. La media è di 1.101 euro, tra i 1.300 spettanti agli uomini e i 790 euro delle donne. Sempre l'anno scorso hanno lasciato il lavoro tra i 55 e i 60 anni il 47,2% degli uomini e solo il 26,3% delle donne. Nella fascia 60-65 anni si trova invece la più alta quota di donne andate in pensione: ben il 69,3 per cento. A dimostrazione che nelle Marche il sesso femminile, rispetto a quello maschile, non solo entra nel mondo lavorativo più tardi ma ne esce dopo. «Stando ai numeri osserva Gianni Venturi, segretario regionale della Cgil il sistema previdenziale italiano gode di buona salute, la sua struttura è addirittura in avanzo e le misure che si vogliono adottare costituiscono un ennesimo colpo alle lavoratrici. La parità non si raggiunge innalzando la soglia pensionabile a 65 anni ma si costruisce fin dall'ingresso nel mondo del lavoro e dalle opportunità che le donne marchigiane debbono avere rispetto ai loro colleghi maschi. Per questo auspichiamo direttive nazionali che facilitino anche nel nostro territorio una volontarietà nella flessibilità in uscita e che attenuino la precarietà». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - Attualità Ici e pensioni: tutte le ipotesi allo studio Possibile esenzione prima casa alzando le rendite catastali. Previdenza: verso quota 100 Patrimoniale: Tabellini vorrebbe colpire anche i beni mobiliari

ROMA. Ormai fatta la squadra, da oggi Mario Monti dovrà iniziare a lavorare al programma. «L’urgenza è assoluta», l’allarme che arriva da Bankitalia e allora al nuovo esecutivo toccherà far presto. Tra le prime misure ci sono la patrimoniale, il ritorno dell’Ici sulla prima casa e la riforma delle pensioni. Di patrimoniale si discute ormai da mesi con diverse ipotesi sul tavolo. La proposta di Confindustria prevede un prelievo dell’1 per mille sugli immobili con valore superiore al milione di euro: il gettito sarebbe di sei miliardi. Ma la patrimoniale potrebbe salire fino al 5 per mille, come ha ipotizzato il rettore della Bocconi Guido Tabellini, che ha anche lanciato l’idea di estendere la tassa anche ai beni mobiliari. Resta anche da capire se l’eventuale patrimoniale sarà una tantum oppure ordinaria. In quest’ultimo caso pare scontato il ritorno dell’Ici sulla prima casa abolita dal centrodestra nel 2008. Il gettito sarebbe di almeno 3,5 miliardi, ma ci sono veti pesanti a livello politico (il Pdl) e di parti sociali, coi sindacati che chiedono di esentare chi possiede una sola casa. In questo senso si fa largo l’ipotesi di una rivalutazione delle rendite catastali, che sono la base per il calcolo dei tributi immobiliari. Anche lasciando immutata l’esenzione sulla prima casa, una rivalutazione del 10% vale almeno 500 milioni, mentre se si passasse al 15% il gettito supplementare sarebbe di 950 milioni. Altro nodo è quello delle pensioni. «L’Italia deve fare di più in tema di previdenza», preme il commissario Ue Olli Rehn. Anche in questo caso le ipotesi di lavoro sono numerose. La recente legge di stabilità ha appena stabilito che dal 2026 si potrà andare in pensione solo dopo aver compiuto i 67 anni. L’età minima per la pensione di vecchiaia potrebbe però essere anticipata già al 2020: questo garantirebbe un gettito aggiuntivo di 2,5-3 miliardi. Sul tappeto anche l’abolizione delle pensioni di anzianità introducendo per tutti il modello contributivo. Più soft la proposta messa a punto dagli economisti Tito Boeri e Agar Brugiavini che prevede un mix di tagli (per chi lascia il lavoro prima dei 65) e di premi (per chi invece lo fa dopo). Si ragiona anche sulla quota, la somma tra anni di età e di contributi. Attualmente è fissata a quota 96: alzandola di un anno a partire già dal 2012 (e non solo dal 2013) si arriverebbe a quota 100 in anticipo, nel 2015. Lavoro: prima di poter applicare il modello della “flexsecurity” (più flessibilità in uscita e quindi licenziamenti più facili, ma anche maggiori ammortizzatori sociali) bisognerà convincere sindacati e parte dei partiti. (mi.m.)

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Trentino Data: "laborfonds: dellai fa i conti senza l'oste" 16/11/2011

Indietro Stampa Pagina 10 - Economia Laborfonds: Dellai fa i conti senza l’oste «Non dobbiamo salvare la patria ma garantire buone pensioni agli iscritti» Gelo dal direttore del fondo Giorgio Valzogher sull’ipotesi di futuri investimenti in obbligazioni locali

TRENTO. «La nostra finalità non consiste nel salvare la patria, bensì nel garantire una buona pensione complementare. E per ottenerlo, è fondamentale per un fondo pensione diversificare il proprio investimento. Per questo, quando ci sarà comunicato qualcosa, valuteremo il progetto. Ma al massimo potremo decidere di impegnare solo una piccola parte del nostro patrimonio». Giorgio Valzolgher, direttore di Laborfonds, liquida così la proposta della Provincia di coinvolgere i fondi pensione Laborfonds e Plurifonds in investimenti in obbligazioni emesse (o garantite) da enti locali. L’ipotesi è stata lanciata lunedì dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai, durante l’incontro con i rappresentanti delle istituzioni finanziarie che operano in Trentino convocato per analizzare i problemi attuali di banche e imprese. Ed è un’ipotesi già ora limitata da un provvedimento del Ministero del tesoro, il decreto 703 del lontano 1996 che, pur rendendo possibili investimenti “locali”, prevede vincoli precisi alle operazioni dei fondi pensione: ad esempio, su titoli azionari quotati su mercati regolamentati (e come noto nessuna azienda regionale lo è quotata) oppure obbligazioni dotate di un rating preciso. Il tutto per garantire la tutela del risparmio investito. E sui tempi di aggiornamento di quel decreto, vista l’attuale fase politica non c’è da fare troppo affidamento. «Va però fatta una premessa - spiega Valzogher - non è il fondo pensione ad investire: le risorse vengono invece affidate a gestori finanziari, che devono però operare all’interno di linee d’indirizzo generale definite dal cda del fondo». Il gestore a quel punto può decidere, se lo ritiene opportuno, di investire attraverso strumenti finanziari che consentano operazioni “locali” come ad esempio il Pensplan Sicav Lussemburgo. Ma le ipotesi avanzate dalla Provincia, «di cui abbiamo appreso dalla stampa perché alla riunione di lunedì non siamo stati invitati - precisa Valzolgher - sono ancora del tutto in fase embrionale. Spero che prima o poi qualcuno ci presenterà un piano dettagliato su cui poter fare delle valutazioni: se cioè questi strumenti possono rientrare nelle nostre politiche d’investimento. Per ora mi sembra che stiano facendo i conti senza l’oste». È vero che dalla nascita di Laborfonds, 11 anni fa, la situazione è cambiata. Tutti i fondi pensione a livello italiano stanno sempre più ragionando in termini di ricaduta locale dei propri investimenti, specie dopo la riforma del Tfr, che ha comportato una forte uscita di liquidità dal sistema produttivo con un rientro sul mercato solo parziale, per non dire inesistente. Ed è ovvio che un patrimonio come quello detenuto da Laborfonds, che ammonta a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro, possa fare gola in termini di possibili investimenti per rilanciare l’economia locale. «Ma si tratta di soldi che appartengono ai nostri iscritti - sottolinea Valzolgher - e che sono affidati al fondo affinché li gestisca, attraverso le decisioni del cda, in maniera sana e prudente. La nostra “mission” non può essere quella di salvare la patria quando serve: dobbiamo invece garantire una buona pensione complementare ai nostri aderenti. E dobbiamo farlo, come richiede il mercato, attraverso la diversificazione degli investimenti. Per ridurre il rischio non si deve mai concentrare eccessivamente le risorse su singoli asset. Capisco che oggi tutti parlino di noi, ma la nostra responsabilità non cambia: dobbiamo rispettare un principio di gestione che garantisca ai nostri aderenti, al tempo stesso, il massimo del rendimento e del contenimento del rischio. In questa strategia ci può stare anche una parte di investimento locale. Ma sarà comunque una piccola parte». Una chiusura di principio prima che di merito, insomma, da parte di Laborfonds, «perché non ci occupiamo di politica - conclude Valzolgher - ed è bene poter ribadire questa nostra posizione, per chiarezza verso i nostri iscritti. Possiamo condividere gli sforzi della politica per trovare meccanismi che rilancino il territorio, ma un fondo pensioni fa altri ragionamenti». (p.mor.)

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Unione Sarda, L' (Nazionale) Data: 16/11/2011 "PENSIONI, VERSO LA STRETTA ..."

Indietro Stampa L'Unione Sarda di Mercoledì 16 Novembre 2011 Economia (Pagina 44 - Edizione CA) Economia (Pagina 44 - Edizione CA)

Si ragiona su "quota 100" e misure come il contributivo pro rata per tutti Pensioni, verso la stretta La previdenza è tra le priorità del Governo Monti

Rigore, con un occhio all'effetto che la pressione dei mercati sta avendo sui conti VEDI LA FOTO (allontanando il pareggio di bilancio oltre il 2013); ma anche crescita (per invertire la corsa del rapporto Debito-Pil) e infine equità sociale, ad esempio chiedendo un contributo a chi ha di più e rimodulando la "macchina fiscale", già sotto esame alla Camera. Al momento nulla è messo nero su bianco (circolano anche le voci su un decreto di fine anno). E tra le prime misure, le più gettonate sembrano essere le pensioni d'anzianità e l'innalzamento dell'età pensionabile. PENSIONI L'Ue preme: Olli Rehn ha detto che il nostro Paese deve fare «di più» sulle pensioni. Molte le vie possibili per un intervento del nuovo Esecutivo: si potrebbe lavorare su "quota 100", cioè il passaggio da quota 96 (per i dipendenti tra età e anni di contributi con un minimo di 60 anni di età) a 100 con almeno 64 anni di età. Anche per chi ha 40 anni di contributi potrebbe essere prevista una soglia di età. Si darebbe inoltre la libertà di uscita dal lavoro ma prevedendo svantaggi per chi lo fa; accelerare sull'adeguamento dell'età di vecchiaia delle donne nel settore privato e estendere il contributivo pro rata per tutti. Ma abbasserebbe gli assegni. LAVORO Consentire una maggior flessibilità in uscita superando il reintegro previsto dall'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il "teorico" di questa linea è Pietro Ichino, giuslavorista del Pd, che in una recente intervista spiegava: «Non si intende modificare la disciplina dei licenziamenti applicabile ai rapporti stabili già esistenti, ma soltanto ridisegnare un diritto del lavoro da qui in avanti». Inoltre la proposta presentata da Ichino prevede l'estensione a tutti - compresi i precari di oggi - della protezione dell'articolo 18 contro i licenziamenti discriminatori e quelli disciplinari. FISCO, PATRIMONIALE, ICI Si vorrebbe andare verso una revisione della riforma fiscale che, come noto, contiene una sorta di mannaia: il taglio lineare di 20 miliardi alle attuali agevolazioni che, ad esempio, potrebbe ricadere in gran parte sulle famiglie. Ma anche le imprese chiedono maggior equità: vorrebbero sopportare un peso fiscale e contributivo inferiore rispetto agli attuali livelli record. Per reperire risorse si guarda quindi ad una patrimoniale del cinque per mille (potrebbe essere ordinaria, o una tantum, coinvolgere o meno i patrimoni immobiliari e finanziari), oppure ad un prelievo sui capitali scudati. Si pensa anche ad un accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali esportati. Ma riprende quota anche l'ipotesi di una lotta più incisiva all'evasione, ad esempio, aumentando la tracciabilità o tassando i prelievi di contante. Ma si parla anche di Ici sulla prima casa.

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Arena, L' Data: 17/11/2011 "Pensioni, Ici e liberalizzazioni: l'agenda del nuovo governo"

Indietro Stampa class="body-are"> LE MISURE. Il programma del nuovo premier Monti sarà presentato oggi al Parlamento per ottenere il voto di fiducia Pensioni, Ici e liberalizzazioni: l´agenda del nuovo governo Ma anche il lavoro, l´imposta sui patrimoni e il sostegno alla crescita. Tiepide le reazioni dei mercati: lo spread resta alto giovedì 17 novembre 2011 NAZIONALE, pagina 4

ROMA Dalle misure urgenti per centrare il pareggio di bilancio nel 2013 alle grandi riforme: liberalizzazioni, privatizzazioni, mercato del lavoro, pensioni. Oggi Mario Monti, premier e ministro ad interim dell´Economia, presenterà il programma al Parlamento e toglierà il velo sulle misure contro la speculazione e per la crescita. La manovra aggiuntiva, che si aggiungerebbe ai due decreti estivi e alla legge di stabilità, e che sarebbe necessaria per centrare il pareggio di bilancio nel 2013, potrebbe aggirarsi intorno ai 20-25 miliardi di euro e dovrebbe prevedere nuovi tagli alla spesa ma anche nuove entrate. Al momento sembrerebbe più probabile un ritorno dell´Ici rispetto alla patrimoniale. Ma sono già annunciate misure contro i «privilegi», ed è da immaginare che si metterà mano ai costi della politica. PENSIONI E ALTRE MISURE. Per le pensioni probabile un intervento sull´estensione del contributivo per tutti. Ma non è escluso che a questa misura si affianchi l´introduzione di una fascia flessibile per l´uscita tra i 63 e i 70 anni per uomini e donne (chi resterà al lavoro più a lungo riceverà un assegno più sostanzioso). È inevitabile una stretta sulle anzianità, bloccando il pensionamento prima dei 60 anni. Sulle liberalizzazioni si punterebbe a una maggiore concorrenza in diversi settori, dal commercio ai trasporti, ai servizi. Per le privatizzazioni potrebbe esserci un´accelerazione sulle municipalizzate con una progressiva uscita del pubblico dai servizi locali. Per far fronte al debito, a quota 1.900 miliardi di euro, Monti potrebbe poi annunciare un piano di dismissioni di asset non strategici. A livello europeo Monti invece non ha mai nascosto il suo favore per gli Eurobond. Per la patrimoniale è all´esame l´ipotesi di una tassa sui grandi patrimoni, oltre un milione di euro. Secondo quanto si apprende, questa potrebbe però essere una carta che il governo non giocherebbe nell´immediato ma solo successivamente, se necessario. Più probabile invece il ritorno dell´Ici, l´imposta comunale sugli immobili, anche sulla prima casa. Potrebbe anche essere messa in cantiere la revisione delle rendite catastali. Monti ha annunciato che uno degli obiettivi del nuovo governo è la lotta ai privilegi. È immaginabile una stretta ai costi della politica. Quanto al lavoro, sono possibili misure per garantire una maggiore flessibilità. Uno degli obiettivi è poi quello di alleggerire il carico fiscale su lavoro e imprese. Ieri però la Corte dei Conti, riferendosi alla crisi e alle manovre che ci sono state, ha evidenziato come servirà soprattutto fare cassa. MERCATI. Le Borse hanno seguito la nascita del nuovo governo, ma non c´è stato il botto che molti si aspettavano. Milano (+0,79%) è stata tra quelle che hanno fatto meglio, dato che l´Europa ha soltanto tenuto e Wall Street ha chiuso a -1,57%. Parigi ha guadagnato lo 0,52%, Francoforte ha perso lo 0,33% e Londra ha ceduto lo 0,15%, mentre Madrid ha guadagnato lo 0,81%. Che la tensione sul debito pubblico non si sia ancora allentata lo si è capito dall´andamento dei differenziali tra i titoli di stato italiani, francesi e spagnoli e i bund tedeschi. I Btp decennali italiani hanno chiuso sopra quota 500 punti (518 per l´esattezza), i titoli francesi si sono spinti oltre 189 punti e i Bonos spagnoli hanno sfiorato i 460 punti, nonostante la decisione della Bce di mettere mano al portafoglio anche oggi, acquistando titoli italiani con volumi più consistenti del solito, che ha portato temporaneamente lo spread italiano sotto i 500 punti. PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Sacerdoti, uno stipendio solidale" 17/11/2011

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ECONOMIA 17-11-2011

Sacerdoti, uno stipendio solidale Pensioni & previdenza di Vittorio Spinelli N essuna variazione sarà apportata nel 2012 alla remunerazione dei sacerdoti inseriti nel sistema per il sostentamento del clero. L’adeguamento al tasso di inflazione, determinato periodicamente dalla Conferenza Episcopale Italiana, viene rinviato come gesto di solidarietà e di condivisione dei vescovi e dei sacerdoti italiani al disagio dei tanti cittadini colpiti dal perdurare della crisi economica. Di conseguenza resta fermo a 12,36 euro il valore monetario del 'punto', adottato dal sistema come unità di misura per calcolare l’importo delle remunerazioni. Di fatto, non variando il valore del 'punto', di pari passo non varia lo stipendio del sacerdote. In base al numero dei 'punti' maturati in base agli impegni ministeriali, resta immutato, ad esempio, lo stipendio mensile di 988,80 euro, per dodici mensilità, per un sacerdote di nuova ordinazione, senza indennità di alloggio, da assoggettare poi alle ritenute fiscali. La conferma, oppure un’eventuale variazione, del sostentamento personale del sacerdote, da valere per l’anno 2012, viene comunicata in questi giorni dalla Curia all’interessato in due copie (mod. P01). Il modello è emesso anche per i sacerdoti che non hanno diritto di partecipare al sistema, mentre è escluso per i sacerdoti fidei donum, anche se inseriti nel sistema. Dopo aver compilato gli appositi riquadri del modello, il sacerdote deve restituite la prima copia all’Istituto diocesano di competenza entro il prossimo 12 dicembre, e trattenere per sé la seconda. Pensioni. Tra le varie notizie richieste col mod. P01 è compresa anche la dichiarazione di non essere oppure di essere titolare di pensioni. In caso affermativo, deve essere allegata una copia del certificato di pensione (il mod. ObisM se la pensione è dell’Inps oppure il tagliando del mese di novembre se la pensione è di altro ente). Secondo le determinazioni adottate dalla Cei, le pensioni dei sacerdoti sono computabili per il calcolo della remunerazione mensile del sacerdote. Tuttavia, nell’importo della singola pensione non vengono prese in considerazione le quote che provengono da: a) contributi versati a qualsiasi ente prima dell’ordinazione sacerdotale, b) contributi volontari versati dal sacerdote, c) riscatti per omissioni di contributi (rendita vitalizia con legge 1338/1962), d) riscatti per periodi di laurea, e) riscatti per lavoro all’estero in Paesi non convenzionati con l’Italia, e) riscatti di periodi di servizio non di ruolo prestato presso una amministrazione pubblica. È interesse del sacerdote acquisire dall’ente che paga la pensione una attestazione relativa alla quota dell’assegno mensile che è stata calcolata sulla base di una o più delle contribuzioni indicate. L’attestazione va quindi consegnata al locale Istituto diocesano. Al sistema di sostentamento sono interessati anche i sacerdoti stranieri presenti in Italia, a condizione che svolgano il ministero sacerdotale a favore della chiesa locale e a tempo pieno. PRESSToday Rassegna stampa

Bresciaoggi(Abbonati) Data: 17/11/2011 "Lega e difesa delle pensioni"

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giovedì 17 novembre 2011 – LETTERE – Pagina 45

GAZEBO IN PIAZZA Lega e «difesa» delle pensioni

Caro direttore, le chiedo spazio per far notare ai suoi lettori le falsità leghiste. Ho appreso dal suo giornale che in tante piazze e comuni della lombardia la Lega Nord con i suoi gazebo scende in piazza per difendere le pensioni del nord. O questi "signori" si fanno o sono in mala fede, o tutte due le cose, perchè sono al governo e hanno portato le pensioni delle donne da 60 a 65 anni, hanno tolto le tre finestre portando di fatto a 41 anni le pensioni di anzianità, in piu dal 2013 ci sarà l´«aspettativa di vita», per gli autonomi le hanno allungate di un anno e mezzo... ma cosa protestano? Ora si apprende che dal 2026 tutti andranno con i 67 anni di età. Dicono che al sud ci sono troppe pensioni di invalidità, proprio la scorsa settimana la guardia di finanza ha scoperto un falso cieco residente a Bergamo, non a Foggia... di cosa parlano? Gli italiani hanno capito le falsità che ogni giorno propagate, non sono stupidi e hanno la memoria lunga. E vedrete che alle prossime elezioni ve lo faranno capire. Il vento sta cambiando anche tra gli operai, hanno capito che contro la crisi nelle fabbriche non avete mosso un dito... chi semina balle raccoglie dissenso e lo spero veramente. Marco Favalli POLAVENO PRESSToday Rassegna stampa

Bresciaoggi(Abbonati) Data: 17/11/2011 "Pensioni, Ici e liberalizzazioni: l'agenda del nuovo governo"

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giovedì 17 novembre 2011 – NAZIONALE – Pagina 4

LE MISURE. Il programma del nuovo premier Monti sarà presentato oggi al Parlamento per ottenere il voto di fiducia Pensioni, Ici e liberalizzazioni: l´agenda del nuovo governo

Ma anche il lavoro, l´imposta sui patrimoni e il sostegno alla crescita. Tiepide le reazioni dei mercati: lo spread resta alto

ROMA Dalle misure urgenti per centrare il pareggio di bilancio nel 2013 alle grandi riforme: liberalizzazioni, privatizzazioni, mercato del lavoro, pensioni. Oggi Mario Monti, premier e ministro ad interim dell ´Economia, presenterà il programma al Parlamento e toglierà il velo sulle misure contro la speculazione e per la crescita. La manovra aggiuntiva, che si aggiungerebbe ai due decreti estivi e alla legge di stabilità, e che sarebbe necessaria per centrare il pareggio di bilancio nel 2013, potrebbe aggirarsi intorno ai 20-25 miliardi di euro e dovrebbe prevedere nuovi tagli alla spesa ma anche nuove entrate. Al momento sembrerebbe più probabile un ritorno dell ´Ici rispetto alla patrimoniale. Ma sono già annunciate misure contro i «privilegi», ed è da immaginare che si metterà mano ai costi della politica. PENSIONI E ALTRE MISURE. Per le pensioni probabile un intervento sull´estensione del contributivo per tutti. Ma non è escluso che a questa misura si affianchi l´introduzione di una fascia flessibile per l ´uscita tra i 63 e i 70 anni per uomini e donne (chi resterà al lavoro più a lungo riceverà un assegno più sostanzioso). È inevitabile una stretta sulle anzianità, bloccando il pensionamento prima dei 60 anni. Sulle liberalizzazioni si punterebbe a una maggiore concorrenza in diversi settori, dal commercio ai trasporti, ai servizi. Per le privatizzazioni potrebbe esserci un´accelerazione sulle municipalizzate con una progressiva uscita del pubblico dai servizi locali. Per far fronte al debito, a quota 1.900 miliardi di euro, Monti potrebbe poi annunciare un piano di dismissioni di asset non strategici. A livello europeo Monti invece non ha mai nascosto il suo favore per gli Eurobond. Per la patrimoniale è all´esame l´ipotesi di una tassa sui grandi patrimoni, oltre un milione di euro. Secondo quanto si apprende, questa potrebbe però essere una carta che il governo non giocherebbe nell´immediato ma solo successivamente, se necessario. Più probabile invece il ritorno dell´Ici, l´imposta comunale sugli immobili, anche sulla prima casa. Potrebbe anche essere messa in cantiere la revisione delle rendite catastali. Monti ha annunciato che uno degli obiettivi del nuovo governo è la lotta ai privilegi. È immaginabile una stretta ai costi della politica. Quanto al lavoro, sono possibili misure per garantire una maggiore flessibilità. Uno degli obiettivi è poi quello di alleggerire il carico fiscale su lavoro e imprese. Ieri però la Corte dei Conti, riferendosi alla crisi e alle manovre che ci sono state, ha evidenziato come servirà soprattutto fare cassa. MERCATI. Le Borse hanno seguito la nascita del nuovo governo, ma non c´è stato il botto che molti si aspettavano. Milano (+0,79%) è stata tra quelle che hanno fatto meglio, dato che l´Europa ha soltanto tenuto e Wall Street ha chiuso a -1,57%. Parigi ha guadagnato lo 0,52%, Francoforte ha perso lo 0,33% e Londra ha ceduto lo 0,15%, mentre Madrid ha guadagnato lo 0,81%. Che la tensione sul debito pubblico non si sia ancora allentata lo si è capito dall´andamento dei differenziali tra i titoli di stato italiani, francesi e spagnoli e i bund tedeschi. I Btp decennali italiani hanno chiuso sopra quota 500 punti (518 per l´esattezza), i titoli francesi si sono spinti oltre 189 punti e i Bonos spagnoli hanno sfiorato i 460 punti, nonostante la decisione della Bce di mettere mano al portafoglio anche oggi, acquistando titoli italiani con volumi più consistenti del solito, che ha portato temporaneamente lo spread italiano sotto i 500 punti. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "La superesperta che vuole riformare le pensioni" 17/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 17/11/2011 - pag: 13 La superesperta che vuole riformare le pensioni

Fornero e «l'equità a tutela degli indifesi» ROMA Elsa Fornero è conosciuta per essere una donna molto determinata. Tanto gentile nei modi quanto ferma sulle sue idee. Bisognerà vedere ora, alla sua prima esperienza di governo, se l'economista torinese riuscirà ad affermare la sua linea, vincendo le resistenze sia nel centrodestra sia nel centrosinistra rispetto a nuovi interventi sulla previdenza. Fornero, grande esperta di pensioni, è convinta che si debba affrontare la questione una volta per tutte, da ben prima che l'Europa lo chiedesse a Berlusconi. Per il nuovo ministro del Lavoro è necessaria la «riforma finale», quella che tornando alle origini, cioè all'impostazione della legge Dini del '95, faccia i necessari aggiornamenti chiudendo definitivamente la partita. Ci si può riuscire, secondo Fornero, solo puntando sull'«equità» tra lavoratori e tra generazioni che, come ama ripetere, «non è meno importante della sostenibilità» finanziaria. Ecco perché ha sempre pensato, come si legge nei suoi scritti, a una riforma che abbia una «applicazione universale», che colpisca cioè anche «i politici con i loro vitalizi». Insomma: sacrifici in cambio di regole uguali per tutti. Più in generale, si tratta di ricomporre la frattura tra quelli che definisce gli «indifesi» e i «salvati», cioè tra i giovani che hanno pagato il conto di tutte le riforme e gli anziani e le categorie protette, a partire dalla casta politica, che ancora mantengono i vecchi privilegi o, per dirla con le parole della stessa Fornero, il «regalo implicito» contenuto in tanti regimi. Per raggiungere questo risultato lei ha sempre proposto l'estensione a tutti del metodo «contributivo» pro rata e il ritorno all'età di pensionamento flessibile. Significa che la pensione, tutte le pensioni, dovrebbero essere calcolate sulla base dei contributi versati e non più col metodo «retributivo» che le commisura invece alle busta paga. In molti casi si avrebbero pensioni più basse, ma più eque. Inoltre il lavoratore non andrebbe più in pensione al raggiungimento di età fisse (65 anni per la vecchiaia, 60 per l'anzianità), ma potrebbe scegliere in una fascia fra 63 e 68-70 anni, sapendo che, proprio grazie all'applicazione del contributivo, più ritarda il pensionamento e più riceverà un assegno alto. In questo modo, però, sparirebbero le pensioni di anzianità, un'ipotesi che nessuno finora è riuscito a far digerire alla sinistra e ai sindacati. Se il contributivo fosse stato applicato a tutti fin dal 1996, l'Italia avrebbe risolto la questione previdenziale da tempo, secondo Fornero. Invece ancora oggi il grosso delle pensioni viene liquidato in tutto o in parte col più generoso sistema retributivo perché la riforma Dini, su pressione dei sindacati, si applicò integralmente solo a chi cominciava a lavorare dopo il 1995, gli «indifesi» appunto, salvando in tutto o in parte gli altri. Questo fa sì che i lavoratori più anziani, specialmente quelli che vanno in pensione anticipata, godano di un trattamento nettamente più generoso rispetto ai giovani. Applicare oggi il contributivo pro rata significherebbe, secondo quanto ha spiegato la stessa Fornero nei suoi interventi sul Sole 24 Ore, stabilire che per i versamenti dal 2012 in poi tutte le pensioni vanno calcolate col contributivo. Un'ipotesi questa che non è mai piaciuta al centrodestra e al predecessore della Fornero, Maurizio Sacconi. Nel primo triennio, secondo i calcoli del Cerp, il centro studi sul Welfare diretto dal nuovo ministro, si risparmierebbero 4-4,5 miliardi. Ma, quello che è più importante, si avrebbe un sistema con regole uguali per tutti, senza più privilegi: una sfida alle caste e alle corporazioni. Enrico Marro RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Daily Yomiuri, The Data: "Pension repayments forgiven / Excess benefits paid out because recipients failed to 17/11/2011 change status"

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The government has decided to waive repayment of excess national pension benefits paid to housewives whose spouses were formerly company or public-sector employees, The Yomiuri Shimbun has learned.

Under the national pension program, full-time housewives of salaried workers--who are covered by the kosei nenkin plan for company employees or kyosai nenkin plan for public-sector employees--do not have to pay premiums to the national pension system. Called Category III insured persons, full-time housewives whose husbands are salaried workers are eligible to receive national pension benefits without paying premiums as long as their spouses continue to work.

When their husbands leave their jobs because of age limits or other reasons, and if the housewives earn 1.3 million yen or more from part-time jobs or other sources, they lose their status as Category III insured persons, and are required to pay national pension premiums.

The national pension system has two other categories besides Category III. Category I covers self-employed people such as farmers and shop proprietors and their dependents. It also covers students and the unemployed aged from 20 through 59. Category II covers employees of private companies and public-sector workers, including civil servants, who are covered by the kosei nenkin or kyosai nenkin plans, respectively.

Recent government audits have revealed that about 420,000 housewives younger than eligibility age for pension benefits have failed to pay national pension premiums, mainly because they failed to terminate their status as Category III insured persons on such occasions as the retirement of their spouses.

It has also been brought to light that a large number of people have been paid excess pension benefits after they failed to change their Category III status. Many of these people kept their Category III status because the defunct Social Insurance Agency, the predecessor of the Japan Pension Service, erroneously listed them in that category.

To deal with this problem, the Health, Labor and Welfare Ministry decided on Oct. 13 to require people who have received excess pension benefits because of failure to report the termination of their Category III status to repay any excess benefits they received over the past five years.

The ministry estimated about 53,000 people across the country received excess benefits.

In informing the of Japan of the plan, the ministry said the repayment was necessary in fairness to the many people who went through the procedures to end their Category III status and continued to pay national pension premiums.

However, a majority of the members of the DPJ's study panel on welfare and labor issues opposed the ministry's plan.

The opponents argued that the great majority of people subject to the ministry's plan have so little income that they are exempted from paying residential tax. Many legislators of the major opposition Liberal Democratic Party also opposed the plan.

The government therefore gave up the idea, deciding to instead place priority on revising the National Pension System Law to lower pension benefits for people who fail to pay premiums properly, ministry officials said.

After the planned law revision, the bill for which is scheduled to be approved by the Cabinet on Nov. 11, about 53,000 pension recipients will have their pension benefits reduced if they fail to make additional payments for unpaid premiums.

Similar reductions in pension benefits will be made for the approximately 422,000 housewives younger than the pension benefit eligibility age who have failed to pay premiums.

The reduction in pension benefits for those people will average 900 yen per month, the ministry officials said.

The payment of owed pension premiums for current pension beneficiaries will be limited to 10 years of unpaid premiums before their age of eligibility.

The payment of owed pension premiums for those who have not reached eligibility ages will be limited to the past 10 years, the officials said.

Additional premium payments will be accepted for only the next three years, according to the officials.

(Oct. 31, 2011) PRESSToday Rassegna stampa

Daily Yomiuri, The Data: "Pension system reform will involve pain" 17/11/2011

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Irrationally generous "relief measures" will definitely fail to win public understanding.

The ruling Democratic Party of Japan's study panel on welfare and labor issues has decided not to ask for repayment of excess national pension benefits paid to housewives whose spouses were formerly company or public-sector employees. They have received more pension benefits than they were entitled to because they failed to update their pension status.

In line with the decision, the government will shortly have the Cabinet adopt a bill to revise the National Pension Law, to be submitted to the current extraordinary Diet session.

However, the plan faces strong criticism that it will appear to make honesty not pay. We believe the government must in principle ask those concerned to repay the excess pension benefits they have received. In this respect, we seriously question the way the DPJ makes policy decisions.

The people in question are full-time housewives whose spouses are company or government employees. Called Category III beneficiaries, they do not have to pay pension premiums themselves.

After their husbands leave their jobs or their own annual income reaches 1.3 million yen or more, however, they are required to switch to the national pension program and start paying their own pension premiums.

But it came to light that about 420,000 housewives younger than eligibility age have failed to switch to the national pension program and thus have not paid the premiums they are supposed to pay.

Because of the error, about 53,000 pensioners already receive excess benefits averaging more than 10,000 yen per year.

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No firm decision made

The government and the DPJ went back and forth over this problem.

In March last year, then Health, Labor and Welfare Minister Akira Nagatsuma decided to disregard unpaid pension premiums by the housewives in question, effectively deeming them to have appropriately paid pension premiums.

However, this decision drew fierce criticism. It was called unfair to treat those who did not pay premiums the same way as the many people who went through the necessary procedures and paid the pension premiums as required. Consequently, Ritsuo Hosokawa who succeeded Nagatsuma as welfare minister withdrew the decision in March this year.

In May, the welfare ministry's Social Security Council came up with a compromise proposal whereby those who have already received excess pension benefits as a result of not switching to the national pension program would be asked to repay the excess amount they received in the past five years, the period not excluded by the statute of limitations. At the same time, the proposal called for reductions or exemptions for low-income earners.

However, in the process of compiling a bill to revise the National Pension Law, opposition to the plan grew within the party, with some members insisting no requests should be made to return excess pension benefits.

As a result, the government and the DPJ made another policy switch on Nov. 1. Former welfare minister Nagatsuma, the one who initially threw the matter into confusion by proposing the excessive relief measure, took the lead in compiling the latest plan.

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Basic principle at stake

Opponents to the proposed benefit repayment were apparently wary of its adverse effect on future elections, worrying that it could be taken as ill treatment of the elderly.

But it is a basic principle of social insurance that members of the public should receive benefits in accordance with their premium payments. In light of this principle, it is unreasonable not to ask everyone to return excess benefits.

The public will definitely be asked to endure some pain during the overhaul of the pension system and other social security programs.

Progress cannot be made on social security reform unless the DPJ has the resolve to persuade the public of its necessity.

(From The Yomiuri Shimbun, Nov. 7, 2011)

(Nov. 8, 2011) PRESSToday Rassegna stampa

Fatto Quotidiano, Il Data: 17/11/2011 "Elsa Fornero per piacere alla Cgil"

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Elsa Fornero per piacere alla Cgil

Assieme al presidente del Consiglio e a Corrado Passera, Elsa Fornero – che a Repubblica confessava di invitare Monti a cena “preparandogli il risotto” – è il terzo tassello economico del nuovo governo. Monti dovrà vedersela con i mercati, Passera con le imprese e lei con i sindacati. Considerata la maggiore esperta previdenziale in Italia, il suo incarico al ministero del Lavoro e Politiche sociali, con delega alle Pari opportunità, potrebbe tradursi in una riforma delle pensioni che forse non è una nuova riforma, ma solo “l’attuazione di ciò che in passato era stato deciso e cioè il metodo contributivo di calcolo delle pensioni”. Nata a San Carlo Canavese nel 1948 (madre casalinga, padre operaio, sposata con l’editorialista della Stampa Mario Deaglio, decisa a far valere spazi e ruoli per le donne) insegna Economia politica all’Università di Torino, ma il suo profilo “tecnico”, cioè neutro, è adeguatamente compensato dall’assidua frequentazione dei migliori circoli economici e finanziari del Nord. Vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo (presieduto da Giovanni Bazoli), prima aveva ricoperto lo stesso incarico nella Compagnia San Paolo, principale azionista della banca. Politicamente ha avuto una breve esperienza nella lista “Alleanza per Torino” dell’ex sindaco Valentino Castellani. Rigorosa collocazione riformista, dunque, che le fa apprezzare , o Sergio Chiamparino. Ma è amica anche dell’ex ministro del Welfare del governo Prodi, Cesare Damiano il quale, nella sua lunga militanza in Cgil, è stato con Susanna Camusso uno dei dirigenti della Fiom riformista sconfitta negli anni 90 da Claudio Sabattini. E da Camusso sono arrivati i primi apprezzamenti per il nuovo incarico. “La riforma pensionistica del 1995 che ha introdotto il metodo contributivo – ha scritto a proposito di pensioni Elsa Fornero – era, nel merito, una risposta all’altezza della situazione” anche se nel metodo “peccò di mancanza di coraggio, cercando di salvaguardare i ‘ diritti acquisiti ’ delle generazioni vicine alla pensione”. Ora si tratterebbe di applicarla a tutti “a partire dal 1 ° gennaio 2012 con pensionamento a partire dall’età di 63 anni”. Le pensioni di anzianità sarebbero così azzerate. Chi critica tale impostazione fa notare che in questo modo il sistema pensionistico diventa una qualsiasi assicurazione privata perdendo il carattere di riequilibrio sociale. Elsa Fornero, invece, fa leva proprio sulle caratteristiche di “flessibilità” di tale sistema con il quale ognuno può decidere quando e con quale importo andare in pensione. L’economista Tito Boeri si dice convinto che sarà in grado di completare la riforma del sistema pensionistico.

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Gazzetta del Sud Data: 17/11/2011 "Incentivi per chi andrà in pensione"

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Incentivi per chi andrà in pensione

ROMALa Fiat sarebbe disponibile a dare gli incentivi alla mobilità per i lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese che aggancerebbero i requisiti pensionistici nei prossimi anni, ma il Lingotto non avrebbe quantificato gli importi. È quanto fanno sapere i sindacati, al termine del tavolo che si è svolto al ministero dello Sviluppo economico. Il prossimo incontro è stato fissato per lunedì. Per il segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali, «il bicchiere è mezzo pieno, la Fiat finalmente ha aperto agli incentivi ma non li ha quantificati». Per il sindacalista è «necessario definirli, occorre trovare un punto di incontro, altrimenti – ha avvertito – salta tutto l'impianto dell'accordo». Secondo il segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici, Antonio D'Anolfo, «bisogna fare chiarezza sui numeri, il tavolo si aggiorna lunedì e speriamo si possa condividere un accordo, perchè – ha spiegato – i tempi stringono». Al riguardo il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, spiega che oggi è «stato fatto un passo avanti, spero che il prossimo appuntamento sia decisivo e – ha sottolineato – non ci sono divisioni tra i sindacati». Secondo l'amministratore delegato di Invitalia la disponibilità data da Fiat sugli incentivi alla mobilità è una «novità decisiva per proseguire e concludere la vicenda». Quindi l'ad dell'advisor del ministero si è detto «soddisfatto» e ha evidenziato come ora il lavoro sia diretto a comprendere «numeri e importi». «Registriamo la disponibilità di Fiat che, per la prima volta, conferma la volontà di concedere incentivi alla mobilità». Lo ha detto l'assessore regionale siciliano alle Attività produttive, Marco Venturi, al termine del tavolo tecnico che si è svolto ieri a Roma, al ministero dello Sviluppo economico. «Il Lingotto ha necessità di avere numeri certi, e questi si avranno entro lunedì. Di certo - ha aggiunto – il governo siciliano vigilerà per tutelare i lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese che nessuno, neanche la Fiat, può permettersi di trattare differentemente da altri operai dello stesso gruppo». PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 17/11/2011 "Una signora minuta e gentile con carattere di ferro: Elsa Fornero, neo min"

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Senza Titolo

Una signora minuta e gentile con carattere di ferro: Elsa Fornero, neo ministro del Welfare, economista, è una delle maggiori esperte di previdenza in Italia. Nata a San Carlo Canavese (Torino) nel 1948 è professore di Economia Politica presso l'Università di Torino. Convinta sostenitrice di una riforma strutturale e non estemporanea della previdenza che comprenda l'estensione del metodo «contributivo pro rata» per tutti Fornero ha sottolineato anche più volte la necessità di una fascia flessibile di uscita per uomini e donne tra i 63 e i 70 anni. Fornero ha inoltre ribadito più volte la necessità di un intervento «universale» che elimini ogni sacca di privilegio. Vice presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo è membro del collegio docenti del dottorato in Scienze Economiche dell'Università di Torino e docente presso l'Università di Maastricht. È componente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Welfare, editorialista de Il Sole 24 Ore e membro del CdA di Buzzi Unicem. Sposata con Mario Deaglio, economista ed editorialista della «Stampa» ha due figli e tre nipoti. PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Fornero, lady di ferro per riscrivere il Welfare" 17/11/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Fornero, lady di ferro per riscrivere il Welfare

La sua ricetta: contributivo per tutti e in pensione dopo Olivia Posani ROMA ELSA FORNERO è tra i massimi esperti di previdenza, e non solo. Dopo la sua nomina a ministro del Welfare è riuscita in poche ore a collezionare apprezzamenti di peso. Il primo, un po' a sorpresa, è arrivato da Susanna Camusso. Sono seguiti quelli dell'ex ministro Pd Cesare Damiano, dell'economista Tito Boeri e di Pietro Ichino, un eretico dentro il Pd per le sue idee sul mercato del lavoro. I complimenti del segretario della Cgil e quelli del ministro del Lavoro di Prodi non significano che la professoressa sia uno dei difensori dell'immobilismo sul fronte pensioni. Tutt'altro. Ma sebbene le sue ricette siano state a tratti urticanti per la sinistra (come quando insisteva per rivedere i coefficienti di trasformazione che avrebbero portato a una riduzione dell'assegno previdenziale) la Fornero è unanimamente considerata non solo estremamente compentente, ma anche una vera riformista, culturalmente aperta. Non poco per chi si accingere a prendere in mano uno dei dossier più scottanti per il nuovo governo. QUEL CHE PENSA la Fornero è noto. E' stata la prima studiosa ad aver spiegato che bisogna applicare il sistema contributivo pro rata a tutti. Stessa esortazione è poi arrivata dall'Europa. In un recente colloquio con il nostro giornale aveva illustrato una riforma che si può riassumere nei seguenti punti: applicare il sistema contributivo per gli anni che mancano al pensionamento (6-7) a coloro che nel '95 si sono salvati dalla legge Dini, e dunque avranno la pensione calcolato con il generoso sistema retributivo; permettere ai lavoratori di lasciare il lavoro quando vogliono prevedendo una fascia di pensionamento flessibile per tutti (uomini, donne, privati e autonomi) compresa tra i 63 e i 68-70 anni; ripristinare i coefficienti di trasformazione; chiedere un contributo ai pensionati più ricchi. «Condivido totalmente le sue proposte in particolare quella tendente a universalizzare il sistema contributivo di calcolo», ha detto Ichino. «La nomina della Fornero è per me motivo di particolare soddisfazione, mi auguro che su pensioni e mercato del lavoro si possano raggiungere soluzioni di equilibrio», ha sottolinea Damiano. E Boeri: «E' persona di grandissima competenza in grado di completare la riforma del nostro sistema». Laconico il marito, l'economista Mario Deaglio: «Sono felice, di più non dico». MA CHI È la dama del Welfare? Piemontese, 63 anni, è professore di Economia politica a Torino, vice presidente del consiglio superiore di Intesa San Paolo, coordinatore del Cerp, docente all'università di Maastricht, fa anche parte del nucleo di valutazione della spesa previdenziale. E' una donna elegante, ma non convenzionale. Misurata, gentilissima, mai gelosa del suo tempo quando si tratta di spiegare. Vanta una preparazione scientifica di assoluto livello e ha una passione totale per il suo maestro, Onorato Castellino. PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "LE RICETTE DI ELSA" 17/11/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 LE RICETTE DI ELSA

ELSA FORNERO, neo ministro del welfare, ha delle idee molto chiare in tema di pensioni. Da anni lavora su due proposte: l'applicazione del sistema contributivo a tutti i lavoratori con il criterio del pro rata; l'introduzione di un pensionamento unificato, per le diverse tipologie (vecchiaia e anzianità), per uomini e donne, che consenta di scegliere il momento della quiescenza (una volta maturata l'anzianità contributiva necessaria) all'interno di un range, compreso tra 63 e 70 anni di età e coordinato sia con i coefficienti di trasformazione (in chiave di incentivazione economica al proseguimento dell'attività lavorativa e di disincentivazione dell'esodo anticipato), sia con l'aggancio automatico all'attesa di vita, come già previsto dalla legislazione vigente. Circa il primo aspetto, si tratterebbe di stabilire che, dal 2012 e limitatamente agli anni seguenti, il calcolo del trattamento pensionistico fosse effettuato mediante il metodo contributivo, anche per i lavoratori a cui, sulla base della riforma Dini del 1995, si è continuato ad applicare il sistema retributivo. Così, al momento della pensione, gli anni di lavoro svolti fino a tutto il 2011 sarebbero sottoposti al calcolo retributivo; a quello contributivo, invece, gli anni successivi, fino alla maturazione del diritto. La prestazione sarebbe formata dalla somma dei due importi. La misura introdurrebbe (magari in modo tardivo) nel sistema pensionistico una buona dose di equità e non determinerebbe significativi svantaggi per i lavoratori più anziani. L'altra misura, ipotizzata dalla professoressa Fornero, consentirebbe, invece, di riordinare e razionalizzare (almeno a regime nel contributivo) la questione dell'età pensionabile, superando la dicotomia tra anzianità e vecchiaia, elevando, comunque, l'età effettiva di pensionamento ma, nello stesso tempo, consentendo di rispondere, con la flessibilità in uscita, a particolari scelte e a specifiche esigenze delle persone. Chi scrive pensa a queste problematiche con un certo rimpianto, avendo presentato già nel luglio del 2008 nel totale disinteresse del precedente governo un progetto di legge (C.1299) recante le medesime proposte che, probabilmente, diventeranno ora legge per iniziativa del nuovo esecutivo. Quanto ai temi del lavoro, Elsa Fornero dovrà affrontare la questione spinosa della disciplina dei licenziamenti. Una soluzione può essere trovata se si legge, con onestà intellettuale, quanto sta scritto nella lettera della Bce dell'agosto scorso. Trichet e Draghi non si limitavano a chiedere di regolare diversamente le assunzioni e i licenziamenti, ma lo facevano in un contesto di flexesecutiy, dove fossero previste più adeguate tutele contro la disoccupazione ed operanti efficaci politiche attive del lavoro. *deputato del Pdl e vice presidente della Commissione Lavoro PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Il tfr di ottobre sale a quota 3,33%" 17/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 17/11/2011 - pag: 33 autore: a cura di Bruno Toniolatti Studio Associato Paoli L'adeguamento in base ai dati Istat

Il tfr di ottobre sale a quota 3,33%

A ottobre il coefficiente di rivalutazione del trattamento di fine rapporto è 3,332442. L'indice dei prezzi al consumo calcolato dall'Istituto nazionale di statistica, con esclusione del prezzo dei tabacchi lavorati, è al valore di 103,6Tramite i dati resi noti ieri dall'Istituto di statistica è possibile calcolare il dato del trattamento di fine rapporto, introdotto dalla legge n. 297/82. Il calcolo viene fornito mensilmente per permettere di rivalutare le somme accantonate al 31 dicembre dell'anno precedente, nel caso di cessazione di rapporti di lavoro e/o conteggi in sede di bilanci infrannuali. Secondo quanto stabilito dal codice civile (art. 2120) il trattamento di fine rapporto accantonato al termine di ogni anno deve essere rivalutato mensilmente sommando due elementi:Esempio di calcolo tfr.Un dipendente ha cessato il rapporto di lavoro il 31 ottobre 2011. La sua situazione è:- tfr maturato al 31.12.10euro 25000,00- imponibile previdenziale anno 2011euro 22000,00- tfr maturato nell'anno 2011euro 1629,63Pertanto la sua liquidazione, al lordo delle imposte sarà:- tfr al 31.12.10euro 25000,00 +- rivalutazione (3,332442% di 25000)euro 833,11 +- tfr maturato nell'anno 2011euro 1629,63 +- ritenuta previdenziale (0,50% su 22000)euro 110,00 – totaleeuro 27352,74 PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "La previdenza sarà uno dei terreni su cui si misurerà la capacità dell'esecutivo..." 17/11/2011

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La previdenza sarà uno dei terreni su cui si misurerà la capacità dell’esecutivo di varare riforme incisive mantenendo il consenso sociale (ed il sostegno dei partiti che lo appoggiano in Parlamento). Una proposta su cui le resistenze sono potenzialmente minori è l’estensione a tutti i lavoratori del sistema di calcolo contributivo, pro rata, ossia applicando il retributivo per i contributi già versati e il nuovo sistema dal momento della riforma in poi. In questa logica verrebbe istituita una fascia di età flessibile per l’accesso al pensionamento, dai 63 ai 70 anni, che fungerebbe da automatico disincentivo al ritiro anticipato. In aggiunta a questo schema sarebbero comunque necessari per ridurre l’attuale incidenza dei trattamenti di anzianità. PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA - Dell'equilibrio del sistema previdenziale ha fatto il leit motiv della sua vita 17/11/2011 ..."

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di GIUSY FRANZESE

ROMA - Dell’equilibrio del sistema previdenziale ha fatto il leit motiv della sua vita professionale. Il neo ministro del Lavoro Elsa Fornero si occupa di pensioni da quando, appena iscritta alla facoltà di Economia dell’università di Torino, iniziò a frequentare le lezioni del professore Onorato Castellino. Era il ’68, cambiare il mondo stava per diventare il pensiero dominante dei giovani, le pensioni però erano roba da vecchi, argomento ignoto nelle affollate assemblee universitarie. Non per la studentessa Elsa Fornero, che fu letteralmente rapita dalle teorie di Castellino, di cui ha poi preso la cattedra. Se Mario Monti voleva dare un segnale scegliendo la professoressa Fornero è stato chiarissimo e le probabilità che presto questo governo metta mano alla riforma delle pensioni è decisamente alta. Stando al Fornero-pensiero, espresso in libri, editoriali e recentemente in un’intervista a Il Messaggero, è necessario introdurre «il contributivo pro-rata per tutti, compresi i politici». Una misura che «unita all’aumento dell’età di pensionamento a 63 anni porterebbe risparmi consistenti: 30-40 miliardi di euro in 5 anni». La Fornero è la seconda donna a ricoprire l’incarico di ministro del Lavoro, tra il ’76 e il ’78 ci fu Tina Anselmi. Il neo ministro si è occupata di previdenza anche per la Banca mondiale, di cui è stata consulente in Russia, Lettonia, Macedonia e Albania. Ha fatto parte del Nucleo di valutazione della Spesa previdenziale e ha fondato e coordinato il Cerp (center for research on pension and welfare policies). Fino a ieri era vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa- San Paolo. Una delle caratteristiche di questa signora minuta e gentile, è la determinazione. Mamma casalinga e papà operaio in un deposito dell’Esercito, la giovane Elsa si svegliava tutte le mattine alle 5 e 30. Un’ultima ripassata ai libri e poi via da San Carlo Canavese dove abitava fino a Torino, per frequentare Ragioneria e poi l’Università. Niente discoteche, mai nessuna deviazione di percorso. Unico hobby: leggere. «Ho imparato l’inglese sui romanzi di Agatha Christie» racconta. Si è sposata giovanissima con Mario Deaglio, altro autorevole economista, con il quale ha avuto due figli, ora grandi. Coppia affiatata, ma se la si chiama «signora Deaglio» si rischia di farsela nemica. Con un curriculum così potrebbe sembrare una persona un po’ noiosa. Chi la conosce dice di no. Spesso sorridente e dai modi sinceri, la Fornero è di quelle signore capaci di invitarti a cena e farti mangiare sul tavolo in cucina. Pare lo abbia fatto anche con lo stesso Mario Monti. Unico vezzo: la cura del look. Elegante, ma mai banale. Non disdegna il colore e nel suo armadio ci sono giacche rosse, arancioni, azzurrine, blu. Ieri al Quirinale per il giuramento ha scelto il classico: giacca bianca stile Chanel e gonna nera. Vedremo ora se, al pari della mitica Coco, la professoressa Fornero riuscirà a coniugare nella sua azione di governo rigore e innovazione, con un occhio alle generazioni che verranno. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il (Metropolitana) Data: "ROMA Pensioni, fisco, liberalizzazioni, privatizzazioni e infrastrutture: sono queste le 17/11/2011 linee guid..."

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ROMA Pensioni, fisco, liberalizzazioni, privatizzazioni e infrastrutture: sono queste le linee guida del nuovo governo. Intanto un decreto per l’emergenza conti pubblici entro fine anno ci sarà. Ma l’ottica con cui Monti guarda al proprio lavoro non è solo quella dell’emergenza finanziaria. Oggi in Senato il neo premier e ministro dell’Economia illustrerà nei dettagli il programma. Al centro ci sarà la necessità di una svolta per la crescita a cui ieri ha accennato Corrado Passera parlando di sviluppo sostenibile e posti di lavoro. Il piano per le pensioni, in particolare, punta al calcolo con il solo sistema contributivo per tutti. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Banche e pensioni i primi dossier" 17/11/2011

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MF sezione: il nuovo governo data: 17/11/2011 - pag: 3 autore: di Andrea Bassi Già allo studio soluzioni per la ricapitalizzazione degli istituti chiesta dall'eba

Banche e pensioni i primi dossier

Per la riforma previdenziale possibile introduzione del sistema contributivo pro- quota per tutti con l'età di ritiro a 63 anni. Il principio potrebbe essere esteso ai vitalizi dei parlamentari. Un pacchetto da 30 miliardi Più che il governo delle larghe intese, assomiglia al governo delle lunghe attese. La battuta l'ha pronunciata l'ex ministro delle Comunicazioni dopo le due ore e mezzo di ritardo con il quale Mario Monti ha annunciato al Quirinale la sua squadra di governo. Le lunghe attese di questo esecutivo, tuttavia, dovrebbero essere finite. L'intenzione adesso è fare presto. Oggi il neopresidente del Consiglio andrà in Senato dove illustrerà le linee programmatiche del governo per poi, in serata, ricevere il voto di fiducia. Domani la stessa trafila sarà ripetuta alla Camera dei deputati. Già dalla prossima settimana la macchina sarà operativa. Proprio la necessità di far girare da subito a pieno regime i motori dell'amministrazione ha convinto Monti a scegliere Antonio Catricalà per il posto che fino a ieri è stato di Gianni Letta alla presidenza del Consiglio. Un uomo che, essendo stato segretario generale di Palazzo Chigi, conosce a menadito tutti i meccanismi e gli ingranaggi della complicatissima macchina statale (con Catricalà dovrebbe rientrare anche Carlo Malinconico, con la delega all'editoria). All'ex presidente dell'Antitrust potrebbero andare anche le deleghe sui servizi segreti e sulla funzione pubblica. Certo, ci saranno da definire i viceministri, i sottosegretari e i relativi staff, ma l'intenzione è procedere a ritmi serrati. Intanto Monti già è al lavoro sui dossier più caldi. Il primo nodo che affronterà nei prossimi giorni sarà quello della correzione dei conti pubblici e l'avvio delle prime riforme. La più urgente, chiesta a gran voce dall'Europa, è quella delle pensioni. La nomina a ministro del Welfare di Elsa Fornero è già di per sé un'indicazione chiara della strada che il nuovo governo intende battere per riformare il sistema previdenziale. Il pensiero sul tema del neoministro del resto è noto ed è stato ribadito proprio negli ultimi giorni: introduzione del meccanismo contributivo pro-rata per tutti nel calcolo della pensione e contemporaneamente innalzamento dell'età minima di ritiro dal lavoro a 63 anni. Un meccanismo che nei piani della Fornero dovrebbe essere allargato anche ai vitalizi dei parlamentari. Questa scelta però spetterà a Camera e Senato, visto che per Costituzione il governo non ha il potere di intervenire sui loro ordinamenti interni. Il passaggio al pro-rata contributivo potrebbe avvenire già dal prossimo gennaio. La misura, assieme all'innalzamento da subito per tutti dell'età di pensionamento a 63 anni, permetterebbe di risparmiare circa 40 miliardi nel prossimo quinquennio. È probabile poi, che un'ipotesi del genere possa andar bene anche ai sindacati. Già con gli scalini dell'ultima riforma Damiano nel 2013 l'età minima di pensionamento salirebbe a 62 anni per i dipendenti e 63 per gli autonomi. Si tratterebbe insomma solo di un piccolo anticipo che potrebbe essere reso digeribile se avviato contemporaneamente all'intervento sui vitalizi. Sul tavolo del duo Monti-Catricalà poi c'è già un altro dossier che scotta: la blindatura e la ricapitalizzazione delle banche. Una cosa è certa: il governo dell'ex rettore della Bocconi sembra essere costruito per rassicurare in tutti i modi il mondo creditizio, dopo i duri scontri di Giulio Tremonti con l'Abi e soprattutto con la Banca d'Italia. Con Via Nazionale, anzi, è probabile che ci sia una riappacificazione e una più stretta collaborazione. Tra le misure concrete a favore delle banche potrebbero essere rispolverati i paletti anti-opa ostile, norma su cui l'Abi aveva raggiunto un accordo con Tremonti. Ma per aiutare il sistema ad affrontare la complessa sfida della capitalizzazione (l'Eba ha stimato in 14 miliardi le nuove risorse necessarie per gli istituti italiani), Monti starebbe approfondendo il funzionamento di strumenti ibridi sulla falsa riga dei passati Tremonti-bond. Seguirà questa strada? Difficile dirlo ora. Ma lo stesso neo-premier sa bene che le banche tedesche sono state profondamente ristrutturate proprio grazie all'intervento massiccio del capitale pubblico in quello privato delle casse dei Lander e dunque è difficile che decida di lasciare a terra proprio gli istituti di credito.C'è poi il delicatissimo tema della patrimoniale. Il Pdl non è disposto a votare una reintroduzione dell'Ici e Silvio Berlusconi è personalmente contrario a un prelievo sui grandi patrimoni. Probabile quindi che il tema non venga affrontato subito. Mentre in cima alla lista potrebbe balzare una cura- shock per il debito pubblico. La base di partenza potrebbe essere il piano di dismissioni patrimoniali inserito da Tremonti nella legge di stabilità, che dà la possibilità anche di effettuare uno swap tra immobili e titoli pubblici. Una misura considerata interessante ma limitata. Monti è consapevole che le operazioni sull'attivo di bilancio potrebbero essere ben più consistenti, tali da poter abbattere in un solo colpo il debito pubblico per importi consistenti. Una simile cura toglierebbe definitivamente frecce all'arco della speculazione finanziaria mettendo in sicurezza non solo l'Italia ma l'intera Europa. Un aspetto molto importante riguarda il completamento della squadra di governo. Monti ha tenuto per sé tutte le deleghe dell'Economia, anche per non mettersi in casa, come Silvio Berlusconi, un altro presidente del Consiglio ombra. Ma via XX settembre è una macchina complessa. Quindi le competenze dovrebbero essere ripartite tra più viceministri e sottosegretari. Le riserve non sono ancora state sciolte. Per ora i nomi che circolano sono quelli di Guido Tabellini, dell'attuale direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e del vicedirettore generale di Bankitalia Anna Maria Tarantola. Della squadra dell'Economia, tuttavia, dovrebbe entrare a far parte anche Paolo De Ioanna, già capo di gabinetto di Tommaso Padoa Schioppa. Dovrebbe prendere il posto fino a oggi occupato da Vincenzo Fortunato. Intanto ieri Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, ha spiegato, riferendosi al governo, che stabilità e governabilità» sono i fattori chiave nella scelta della sede del futuro quartier generale del Lingotto. PRESSToday Rassegna stampa

Mirror.co.uk Data: "More votes backing pensions strike" 17/11/2011

Indietro Stampa More votes backing pensions strike 16/11/2011

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The prospect of a massive strike at the end of the month over public sector pensions has increased after more workers voted in favour of taking industrial .

The GMB union and Ucatt, which represents building workers, said their members had overwhelmingly backed industrial action in protest at the Government's controversial reforms.

The GMB said its members working in local government, the NHS and the civil service across England, Wales, Scotland and Northern Ireland have voted by more than 4 to 1 in favour of strike action on November 30 to defend their pensions, on a turnout of 33%.

Earlier, Ucatt said its members had voted by more than 4-1 in Advertisement >> favour on a turnout of 27%.

GMB national officer Brian Strutton said: "GMB members have resoundingly said yes to strike action and no to the Government's raid on their pensions.

"It is now clear that millions of workers will be protesting on November 30 at the Government's attack on jobs and pensions. The Government have already accepted that the original proposals were unfair and wrong. It is not too late for the Government to pull back from this confrontation and scrap this attack on pensions."

Ucatt balloted its members in local government, the NHS, the Prison Service and the Civil Service who are involved in maintenance, repairs and infrastructure work.

Ucatt said the decisive vote underlined workers' "deep concern" that they will have to pay more, work longer and receive a lower pension when they retire, if the Government's plans are introduced.

Acting general secretary George Guy said: "Ucatt members do not take industrial action lightly. The level of support for strike action underlines just how worried our members are about the future of their pensions.

"It is not too late for the Government to return to negotiations and to introduce much fairer pension proposals for hardworking public sector workers." PRESSToday Rassegna stampa

Morningstar Italia Data: 17/11/2011 "Pensioni, Italia dietro Cipro e Malta"

Indietro Stampa Pensioni, Italia dietro Cipro e Malta Secondo l’indice di sostenibilità previdenziale di AllianzGI, il Belpaese si colloca agli ultimi posto della classifica. Medaglia d'oro all'Australia.

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Valerio Baselli | 16-11-11 | Invia Articolo via E-mail Il sistema pensionistico pubblico è la voce più pesante del bilancio dello Stato italiano. È anche per questo che le riforme previdenziali sono da anni al centro del dibattito politico, specialmente in una fase di crisi come quella attuale, dove la prima cosa che si chiede a chi governa è tagliare la spesa.

Allianz Global Investors ha elaborato il Pension Sustainability Index, il quale misura il livello di pressione per la riforma del sistema pensionistico nei diversi paesi del mondo e lo ha utlizzato come parametro per classificare i sistemi previdenziali di 44 nazioni in tutto il mondo.

Italia (e non solo) schiacciata dal debito Su 44 sistemi previdenziali analizzati, l’Italia si trova al trentaseiesimo posto, dietro a paesi come Malta, Cipro, Portogallo e Ungheria per livello di sostenibilità della spesa per le pensioni. L’indice considera diversi elementi, tra cui il debito pubblico, che è la principale causa del peggioramento della posizione di alcuni stati, tra cui l’Italia.

In realta, si legge nello studio, negli ultimi dieci anni quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale hanno ridimensionato il sistema previdenziale pubblico nel tentativo di renderlo più sostenibile, ma i risultati dell’Indice di quest’anno sono stati fortemente influenzati dall’aumento del debito sovrano a seguito della crisi finanziaria, in particolare in Grecia e in Irlanda. Un altro esempio è offerto dalla Francia, dove qualsiasi progresso verso la sostenibilità ottenuto accelerando le riforme pensionistiche (oggetto di accese polemiche e fortemente osteggiate) è stato annullato dal peggioramento del sottoindicatore “finanze pubbliche”. Lo stesso vale per la Spagna, mentre Norvegia e Finlandia sono state avvantaggiate dalla relativa solidità delle proprie finanze pubbliche.

Atene la peggiore Secondo l’analisi, il paese che necessita con maggiore urgenza di riforme è la Grecia. Nonostante le riforme previdenziali avviate come condizione per ottenere gli aiuti dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla Banca centrale europea (Bce), l’età pensionabile in Grecia è ancora bassa e i tassi di sostituzione (cioè la percentuale del reddito pre-pensione corrisposta dal sistema previdenziale al momento del pensionamento) sono troppo elevati. Tuttavia, la sfida più ardua per il sistema pensionistico greco è rappresentata dall’indice di dipendenza degli anziani, ovvero il rapporto tra gli anziani e la popolazione in età lavorativa, il cui valore è assai superiore alla media europea.

A far compagnia alla Grecia negli ultimi posti in classifica troviamo anche India (penultima), Cina (terzultima) e Thailandia. “La Grecia ha peggiorato la propria posizione nella classifica a causa della crisi del debito sovrano, del preoccupante invecchiamento demografico e di un sistema previdenziale tuttora generoso nonostante le recenti riforme”, si legge in una nota a cura di Brigitte Miksa, responsabile internazionale pensioni di AllianzGI. “Per contro, in India e in Cina il problema riguarda la copertura previdenziale ancora estremamente bassa e la mancanza di adeguati provvedimenti per migliorare la situazione. La Thailandia occupa il quartultimo posto della classifica, in quanto dispone di una sporadica copertura previdenziale a fronte di un’età pensionabile estremamente bassa (55 anni)”. D’altraparte, in Asia, i sistemi pensionistici generalizzati sono tuttora l’eccezione piuttosto che la regola e l’aumento della copertura previdenziale è una sfida ancora aperta.

Il podio All’estremo opposto della classifica troviamo, in ordine decrescente, Australia, Svezia e Danimarca. “L’Australia, che grazie a un sistema a due livelli basato su pensioni pubbliche leggere e schemi a capitalizzazione molto avanzati si trova nella migliore posizione per affrontare il potenziale impatto sulle finanze pubbliche, è meno soggetta a pressioni per attuare una riforma”, prosegue Miksa. “Anche Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda e Paesi Bassi hanno una solida posizione: come l’Australia, questi tre paesi europei dispongono di un sistema pensionistico generalizzato basato su una forte componente a capitalizzazione”. PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "Fornero, lady di ferro per riscrivere il Welfare" 17/11/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Fornero, lady di ferro per riscrivere il Welfare

La sua ricetta: contributivo per tutti e in pensione dopo Olivia Posani ROMA ELSA FORNERO è tra i massimi esperti di previdenza, e non solo. Dopo la sua nomina a ministro del Welfare è riuscita in poche ore a collezionare apprezzamenti di peso. Il primo, un po' a sorpresa, è arrivato da Susanna Camusso. Sono seguiti quelli dell'ex ministro Pd Cesare Damiano, dell'economista Tito Boeri e di Pietro Ichino, un eretico dentro il Pd per le sue idee sul mercato del lavoro. I complimenti del segretario della Cgil e quelli del ministro del Lavoro di Prodi non significano che la professoressa sia uno dei difensori dell'immobilismo sul fronte pensioni. Tutt'altro. Ma sebbene le sue ricette siano state a tratti urticanti per la sinistra (come quando insisteva per rivedere i coefficienti di trasformazione che avrebbero portato a una riduzione dell'assegno previdenziale) la Fornero è unanimamente considerata non solo estremamente compentente, ma anche una vera riformista, culturalmente aperta. Non poco per chi si accingere a prendere in mano uno dei dossier più scottanti per il nuovo governo. QUEL CHE PENSA la Fornero è noto. E' stata la prima studiosa ad aver spiegato che bisogna applicare il sistema contributivo pro rata a tutti. Stessa esortazione è poi arrivata dall'Europa. In un recente colloquio con il nostro giornale aveva illustrato una riforma che si può riassumere nei seguenti punti: applicare il sistema contributivo per gli anni che mancano al pensionamento (6-7) a coloro che nel '95 si sono salvati dalla legge Dini, e dunque avranno la pensione calcolato con il generoso sistema retributivo; permettere ai lavoratori di lasciare il lavoro quando vogliono prevedendo una fascia di pensionamento flessibile per tutti (uomini, donne, privati e autonomi) compresa tra i 63 e i 68-70 anni; ripristinare i coefficienti di trasformazione; chiedere un contributo ai pensionati più ricchi. «Condivido totalmente le sue proposte in particolare quella tendente a universalizzare il sistema contributivo di calcolo», ha detto Ichino. «La nomina della Fornero è per me motivo di particolare soddisfazione, mi auguro che su pensioni e mercato del lavoro si possano raggiungere soluzioni di equilibrio», ha sottolinea Damiano. E Boeri: «E' persona di grandissima competenza in grado di completare la riforma del nostro sistema». Laconico il marito, l'economista Mario Deaglio: «Sono felice, di più non dico». MA CHI È la dama del Welfare? Piemontese, 63 anni, è professore di Economia politica a Torino, vice presidente del consiglio superiore di Intesa San Paolo, coordinatore del Cerp, docente all'università di Maastricht, fa anche parte del nucleo di valutazione della spesa previdenziale. E' una donna elegante, ma non convenzionale. Misurata, gentilissima, mai gelosa del suo tempo quando si tratta di spiegare. Vanta una preparazione scientifica di assoluto livello e ha una passione totale per il suo maestro, Onorato Castellino. PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "LE RICETTE DI ELSA" 17/11/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 LE RICETTE DI ELSA

ELSA FORNERO, neo ministro del welfare, ha delle idee molto chiare in tema di pensioni. Da anni lavora su due proposte: l'applicazione del sistema contributivo a tutti i lavoratori con il criterio del pro rata; l'introduzione di un pensionamento unificato, per le diverse tipologie (vecchiaia e anzianità), per uomini e donne, che consenta di scegliere il momento della quiescenza (una volta maturata l'anzianità contributiva necessaria) all'interno di un range, compreso tra 63 e 70 anni di età e coordinato sia con i coefficienti di trasformazione (in chiave di incentivazione economica al proseguimento dell'attività lavorativa e di disincentivazione dell'esodo anticipato), sia con l'aggancio automatico all'attesa di vita, come già previsto dalla legislazione vigente. Circa il primo aspetto, si tratterebbe di stabilire che, dal 2012 e limitatamente agli anni seguenti, il calcolo del trattamento pensionistico fosse effettuato mediante il metodo contributivo, anche per i lavoratori a cui, sulla base della riforma Dini del 1995, si è continuato ad applicare il sistema retributivo. Così, al momento della pensione, gli anni di lavoro svolti fino a tutto il 2011 sarebbero sottoposti al calcolo retributivo; a quello contributivo, invece, gli anni successivi, fino alla maturazione del diritto. La prestazione sarebbe formata dalla somma dei due importi. La misura introdurrebbe (magari in modo tardivo) nel sistema pensionistico una buona dose di equità e non determinerebbe significativi svantaggi per i lavoratori più anziani. L'altra misura, ipotizzata dalla professoressa Fornero, consentirebbe, invece, di riordinare e razionalizzare (almeno a regime nel contributivo) la questione dell'età pensionabile, superando la dicotomia tra anzianità e vecchiaia, elevando, comunque, l'età effettiva di pensionamento ma, nello stesso tempo, consentendo di rispondere, con la flessibilità in uscita, a particolari scelte e a specifiche esigenze delle persone. Chi scrive pensa a queste problematiche con un certo rimpianto, avendo presentato già nel luglio del 2008 nel totale disinteresse del precedente governo un progetto di legge (C.1299) recante le medesime proposte che, probabilmente, diventeranno ora legge per iniziativa del nuovo esecutivo. Quanto ai temi del lavoro, Elsa Fornero dovrà affrontare la questione spinosa della disciplina dei licenziamenti. Una soluzione può essere trovata se si legge, con onestà intellettuale, quanto sta scritto nella lettera della Bce dell'agosto scorso. Trichet e Draghi non si limitavano a chiedere di regolare diversamente le assunzioni e i licenziamenti, ma lo facevano in un contesto di flexesecutiy, dove fossero previste più adeguate tutele contro la disoccupazione ed operanti efficaci politiche attive del lavoro. *deputato del Pdl e vice presidente della Commissione Lavoro PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "previdenza" 17/11/2011

Indietro Stampa Pagina 16 - Economia A rischio i trattamenti di anzianità bonus per chi lavora più a lungo Previdenza

E´ la sfida numero uno, cui dovrà lavorare la neo ministra del Welfare Elsa Fornero. L´abolizione delle pensioni di anzianità è chiesta dalla Bce e dalla lettera della Ue. Sul tavolo per ora ci sono molte ipotesi. Quella più probabile è la flessibilità d´uscita: introduce un mix di penalizzazioni e di premi a seconda del momento in cui il lavoratore sceglie di lasciare il posto, dai 62 ai 67-70 anni. C´è poi la più radicale quota 100, l´abolizione di fatto dell ´anzianità dal 2015. Da oggi ai prossimi quattro anni, il mix minimo per andare in pensione salirebbe di 4 punti (ora siamo a quota 96). Infine, verrebbe esteso a tutti il sistema di calcolo contributivo pro-rata. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "GESTIONE SEPARATA Collaboratori con aliquota più alta dell'1%" 17/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LEGGE DI STABILITA data: 2011-11-17 - pag: 34 autore: Maria Rosa Gheido GESTIONE SEPARATA Collaboratori con aliquota più alta dell'1%

Dal 1 gennaio 2012 aumenta di un punto l'aliquota contributiva dovuta alla Gestione separata Inps per i lavoratori autonomi. Contestualmente aumenta di un punto anche l'aliquota di computo per l'accredito pensionistico. Passa pertanto al 27,72% la contribuzione per i soggetti non iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria e al 18% quella per coloro che sono già altrimenti assicurati o pensionati. L'obbligo contributivo verso la Gestione separata è, infatti, caratterizzato da una discriminante basata sullo stato giuridico del collaboratore. Per i soggetti non iscritti ad altre forme obbligatorie, il contributo è più elevato e comprende una quota di contribuzione per la tutela di eventi quali malattia e maternità, mentre il contributo è solo pensionistico per i soggetti già iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria e per i titolari di trattamenti pensionistici. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "L'età del ritiro per le donne aumenterà gradualmente" 17/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LEGGE DI STABILITA data: 2011-11-17 - pag: 34 L'età del ritiro per le donne aumenterà gradualmente

Occorre anche segnalare che per le lavoratrici dipendenti e autonome del settore privato è scattata l'elevazione graduale dell'età pensionabile per la pensione di vecchiaia fino all'equiparazione con l'età degli uomini. Tale intervento è stato anticipato al 1 gennaio 2014 dal decreto legge 138/2011, convertito dalla legge 148/2011. Secondo la legge di stabilità 2012, però, il percorso dell'elevazione dell'età pensionabile proseguirà fino a 67 anni. Sono interessate a tale elevazione le lavoratrici dipendenti e autonome la cui pensione viene liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria, delle forme sostitutive della stessa e della gestione separata prevista dal l'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 dell'8 agosto 1995 (riforma Dini). Va evidenziato che, dal 1 gennaio 2014, il requisito anagrafico di 60 anni per le donne per l'ottenimento della pensione di vecchiaia viene aumentato di un mese. Gli altri incrementi ulteriori del requisito dei 60 anni si verificano secondo il predetto decreto legge 138/2011 (si veda la tabella qui sopra), a partire dai due mesi a decorrere dal 1 gennaio 2015. La predetta procedura di elevazione dell'età pensionabile si deve fermare al 2026 per il semplice motivo che da tale anno, secondo la legge di stabilità 2012, l'età minima per la pensione, per uomini e donne, è di 67 anni. Va sottolineato, inoltre, che occorre fare i conti anche con l'allungamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico legato agli incrementi della speranza di vita secondo l'articolo 12 del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito dalla legge n. 122 del 30 luglio 2010 e successive modificazioni tra le quali va notata quella, contenuta nella legge di conversione 111/2011 dell'anticipazione di tale allungamento dal 2015 al 2013. Tale allungamento di età però va coordinato e corretto con quanto stabilisce l'articolo 5 della legge di stabilità 2012. Tale norma prevede, come già visto, dal 2026 l'età minima di 67 anni. Gli altri requisiti per l'ottenimento della pensione di vecchiaia sono i seguenti: minimo contributivo di 20 anni; 15 anni di contribuzione in determinati casi tipo possesso dei 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992 oppure autorizzazione ai versamenti volontari entro la stessa data del 31 dicembre 1992 e cessazione del l'attività lavorativa dipendente, anche all'estero per le pensioni liquidate con il sistema di calcolo completamente retributivo o misto (retributivo per i contributi fino al 31 dicembre 1995 e contributivo per quelli riferiti dal 1 gennaio 1996 in poi). Per le pensioni liquidate con il calcolo esclusivamente contributivo cioè per chi ha iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996 senza possesso di precedente contribuzione il minimo contributivo è di cinque anni. Questa pensione contributiva si ottiene anche con 40 anni di contribuzione prescindendo dall'età. Va evidenziato, inoltre, che dal 2026 in base alla legge di stabilità l'età minima è di 67 anni per la pensione di vecchiaia. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Liquidazioni. Il tasso arriva a quota 3,332442 Il coefficiente del Tfr trova il valore di 17/11/2011 ottobre"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011-11-17 - pag: 37 Liquidazioni. Il tasso arriva a quota 3,332442 Il coefficiente del Tfr trova il valore di ottobre

A CURA DI Nevio Bianchi Pierpaolo Perrone A ottobre il coefficiente per rivalutare le quote di trattamento di fine Rapporto (Tfr) accantonate al 31 dicembre 2010 è pari a 3,332442. L'articolo 2120 del codice civile stabilisce che alla fine di ogni anno la quota di Tfr accantonata deve essere rivalutata. Per determinare il coefficiente di rivalutazione del Tfr, o delle anticipazioni, si parte dall'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati diffuso ogni mese dall'Istat, nel caso specifico quello «senza tabacchi lavorati». In particolare, si calcola la differenza in percentuale tra il mese di dicembre dell'anno precedente, e il mese in cui si effettua la rivalutazione. Poi si calcola il 75% della differenza a cui si aggiunge, mensilmente, un tasso fisso di 0,125 (che su base annua è di 1,500). La somma tra il 75% e il tasso fisso è il coefficiente di rivalutazione per il calcolo del Tfr. L'indice Istat per ottobre è pari a 103,6. A partire dai dati di gennaio 2011 la base di riferimento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati è il 2010 (la base precedente era 1995 = 100). La differenza in percentuale rispetto a dicembre 2010, su cui si calcola il 75%, è 2,776590. Pertanto il 75% è 2,082442. A ottobre il tasso fisso è pari a 1,250. Sommando quindi il 75% (2,082442) e il tasso fisso (1,250), si ottiene il coefficiente di rivalutazione 3,332442. In caso di corresponsione di una anticipazione del Tfr, il tasso di rivalutazione si applica sull'intero importo accantonato fino al periodo di paga in cui l'erogazione viene effettuata. Per il resto dell'anno l'aumento si applica, invece, solo sulla quota al netto dell'anticipazione, quella che rimane a disposizione del datore di lavoro. Non è soggetta a rivalutazione la quota di trattamento di fine rapporto versata dai lavoratori ai Fondi di previdenza complementare. Deve invece essere rivalutata a cura del datore di lavoro la quota di Tfr maturata dal lavoratore dipendente di una azienda con più di 50 dipendenti, che non ha aderito alla previdenza complementare. Come stabilito dal comma 755 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, il Tfr maturato da questi lavoratori a decorrere dal 1 gennaio 2007 deve essere trasferito al Fondo di Tesoreria presso l'Inps. Tuttavia anche se il datore di lavoro non ha più la disponibilità finanziaria delle somme maturate dal lavoratore, dovrà ugualmente gestirle dal punto di vista contabile, compresa la rivalutazione delle quote. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "MINISTERO DEL WELFARE." 17/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-17 - pag: 17 MINISTERO DEL WELFARE

Finestra unica e speranza di vita Il nuovo governo eredita un sistema previdenziale «corretto» da diverse misure adottate nei primi tre anni di legislatura. Le più importanti sono sicuramente la «finestra unica» e l'«adeguamento automatico» dei requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici in relazione alla speranza di vita accertata dall'Istat. Due misure varate nel 2010 (legge 122) e in parte corrette quest'anno (legge 111). Con questi aggiustamenti si assicura l'obiettivo di un'età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni entro il 2021-21. Ma per essere certi che non si sforerà il 2026 è stata introdotta una clausola di salvaguardia che, nel caso il meccanismo di aggancio alla speranza di vita non funzionasse, impone l'adeguamento dei requisiti per la vecchiaia a 67 anni entro quella data. Tra le altre più importanti misure varate restano l'aumento dell'età per la vecchiaia delle donne a 65 anni: dall'anno prossimo nel pubblico impiego dal 2016 per le dipendenti private PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "MINISTERO DEL WELFARE.." 17/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-17 - pag: 17 MINISTERO DEL WELFARE

Anticipo del contributivo Al netto di misure di emergenza come l'ipotizzato blocco di un anno dei pensionamenti con la chiusura della «finestra» il nuovo ministro porterà le sue proposte di riforma per un confronto prima all'interno del Governo e con il premier Mario Monti e, poi, con le parti sociali. Rispetto al dibattito che si è sviluppato nelle ultime settimane, con al centro il blocco delle anzianità e un ulteriore anticipo dell'età dei 65 anni per la vecchiaia delle dipendenti private, Elsa Fornero potrebbe avanzare altre quattro punti: calcolo contributivo per tutti dal prossimo gennaio; pensionamento flessibile tra i 63 e i 68-70 anni; nuovi contributi dalle pensioni più elevate (comprese le baby pensioni); informazione obbligatoria a tutti i lavoratori sulla propria posizione contributiva e la pensione che verrà maturata. Tra gli altri impegni già in agenda: la delega fisco-assistenziale (pensioni ai superstiti e altre prestazioni da razionalizzare) e riordino degli enti previdenziali PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Polizze. Autorizzazione per operare nei rami danni in Guandong entro metà 2012 17/11/2011 Generali accresce la presenza in Cina"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA E MERCATI data: 2011-11-17 - pag: 45 Polizze. Autorizzazione per operare nei rami danni in Guandong entro metà 2012 Generali accresce la presenza in Cina

ESPANSIONE IN ORIENTE L'annuncio è stato dato alla conferenza della provincia asiatica che ha confermato Balbinot nel comitato consultivo Generali accresce la sua presenza in Cina. Entro la prima metà del prossimo anno la compagnia del Leone sarà autorizzata ad operare nei rami danni nella regione di Guandong dove ha già detiene una licenza nel settore vita e dove, nel 2002, iniziò la sua avventura nel paese asiatico. L'annuncio della nuova autorizzazione è stato dato nei giorni scorsi alla conferenza consultiva della provincia del Guandong alla quale ha preso parte l'amministratore delegato del gruppo italiano Sergio Balbinot. Quest'ultimo stato confermato per il terzo biennio consecutivo nel Comitato consultivo provinciale, un organismo nel quale siedono i rappresentanti di alcune tra le più blasonate imprese globali (tra cui Bp, Edf, General Elecric, Hitachi) e che svolge compiti di consulenza nelle scelte di sviluppo economico e sociale dell'area. Con quella del Guandong saliranno a quattro le licenze danni su cui il gruppo triestino può contare per distribuire i suoi prodotti assicurativi in Cina. Più ramificata, ed articolata in dieci licenze relative ad altrettante province, è invece la sua presenza nel settore vita. Il Guandong è una delle aree più ricche della Cina che da anni si caratterizza per elevati tassi di crescita, favorita anche dalla sua vicinanza ad Hong Kong. Se fosse considerata un'unica entità statale il Guandong, dove vivono 104 milioni di cinesi, si attesterebbe al quattordicesimo posto del ranking mondiale. Il governo provinciale ha già posto le basi per la realizzazione di un sistema pensionistico di base ma lo stesso sviluppo dell'area, cui è associata la migrazione dal lavoro e la difficoltà a reperire manodopera a basso costo, pone problemi nuovi. Intervenendo alla conferenza Balbinot ha avanzato alcune proposte per estendere la copertura del welfare state cinese. I problemi maggiori riguardano la previdenza integrativa, uno strumento che attualmente è diffuso soltanto tra le grandi imprese. Per ampliarne l'utilizzo Balbinot ha suggerito di agevolare fiscalmente la tassazione dei fondi pensione, anche attraverso incentivi ai lavoratori. Una maggiore penetrazione del secondo pilastro previdenziale alle Pmi potrebbe inoltre essere favorita dalla creazione di fondi di categoria aperti anche a player privati. R.Sa. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 17/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LEGGE DI STABILITA data: 2011-11-17 - pag: 34

Pensione di vecchiaia a 67 anni entro il 2026 Il nuovo requisito si applica a tutti i lavoratori PAGINA A CURA DI Giuseppe Rodà Sulla pista di lancio l'aumento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia. Nel 2026 occorre, infatti, un'età minima non inferiore a 67 anni tenuto conto del regime delle decorrenze dei trattamenti pensionistici (le cosiddette finestre). Se tale età minima non risulta raggiunta entrano in gioco ulteriori incrementi legati alla speranza di vita stabiliti con l'apposito decreto direttoriale, da emanare entro il 31 dicembre 2023. È quanto viene previsto dall'articolo 5 della legge 183 del 12 novembre 2011, cioè la legge di stabilità 2012. I soggetti interessati La predetta elevazione del l'età a 67 anni riguarda i seguenti soggetti: lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all'assicurazione obbligatoria Ivs (Inps); i dipendenti iscritti all'Inpdap; i lavoratori iscritti alle forme sostitutive dell'Ago Inps; i lavoratori appartenenti alla gestione separata prevista dall'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 dell'8 agosto 1995. Ovviamente lo stesso discorso dell'aumento dell'età a 67 anni vale anche per le lavoratrici del settore privato e pubblico. Il limite dei 67 anni si potrà raggiungere anche prima. Va, inoltre, sottolineato che l'età di 67 anni potrà essere raggiunta prima del 2026. Ecco come. Qui occorre riferirsi alla finestra e agli incrementi dell'età legati alla speranza di vita. Tutto ruota, infatti, su questi due elementi. La finestra La nuova finestra mobile e personalizzata (cioè la decorrenza della pensione) scatta trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per i lavoratori autonomi. Gli esempi Ipotizziamo un lavoratore dipendente che matura i requisiti per il pensionamento il 2 ottobre 2011. In questo caso la nuova finestra sarà quella del 1 novembre 2012. Come a dire che da questo mese il pensionato potrà incassare il proprio assegno pensionistico. Facciamo ora l'esempio di un artigiano che raggiunge i requisiti pensionistici dalla stessa data del 2 ottobre 2011. In questo caso la finestra sarà quella del 1 maggio 2013 e cioè 18 mesi più un altro perché il trattamento decorre dal mese successivo alla maturazione dei requisiti pensionistici. La speranza di vita Entrerà in vigore dal 2013. È un meccanismo di aggiornamento automatico dell'età pensionabile: ogni tre anni l'Istat considererà la probabilità di vita che rimane a chi ha 65 anni. Se aumenta, ne deriverà un corrispondente incremento del l'età pensionabile. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo." 17/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-17 - pag: 17 autore: Davide Colombo

Contributivo, piano Fornero Riforma con le parti sociali, ma prima il possibile stop alle uscite nel 2012 GLI INTERVENTI Allo studio l'elasticità dell'età di ritiro, tra i 63 e i 70, per chi ha 35 anni di versamenti - Prelievo sulle prestazioni più elevate ROMA L'equità sociale a cui, com'è stato annunciato, saranno improntate le politiche adottate dal Governo Monti, potrebbe tradursi in una maggiore «equità attuariale» del nostro sistema previdenziale se passeranno le proposte più e più volte rilanciate, proprio su questo giornale, dal ministro Elsa Fornero. Prima però dovranno arrivare le «misure forti», quelle capaci di bloccare quella diabolica spirale dei mercati che tengono lo spread BTp-Bund sopra i 500 punti base. Accanto al ritorno dell'Ici e alla patrimoniale di cui si continua a parlare (per ricchezze sopra il milione o il milione e mezzo di euro) sarebbe pronta infatti una misura secca sulle pensioni: la chiusura della «finestra mobile» per il 2012 con il rinvio di un anno di tutti i pensionamenti. Ammesso che sia questa la prima mossa del nuovo Governo, potrebbe poi seguire un'applicazione della "ricetta" Fornero, che va ben oltre i distinguo tra un ritocco incrementale dei requisiti per la pensione di anzianità o quelli per la vecchiaia. L'economista torinese, grande esperta di previdenza e allieva di Onorato Castellino, punta su un anticipo dell'applicazione del sistema contributivo, con l'applicazione per tutti, a partire dal gennaio prossimo, di questa regola di computo della pensione, lasciando valide le regole attuali per versamenti fatti fino a dicembre. Punto numero due: flessibilità dell'età di pensionamento. Chi ha maturato almeno 35 anni di versamenti può lasciare il lavoro tra i 63 e i 70 anni, mentre chi vuole anticipare potrà farlo solo per prendere una pensione interamente calcolata con il contributivo e ammesso che l'assegno sia 1,2 volte superiore la pensione minima. Terzo punto: nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, soprattutto se si tratta di baby pensioni, quelle più lontane dai criteri di equità attuariale. Quarto e ultimo punto: l'informazione. A tutti i lavoratori dovrebbe essere garantito un rendiconto periodico che certifichi la posizione previdenziale con una simulazione della pensione che verrà percepita, indicando la quota maturata con i contributi versati e quella garantita dalla collettività (generazioni future incluse). È troppo presto per dire quanto di tutto questo si tradurrà davvero in norme. «Oggi non posso dire nulla dovrò prima parlare con il presidente Mario Monti» si è limitata a rispondere Elsa Fornero prima della cerimonia del giuramento al Quirinale. Si sa che le numerose ipotesi di nuovi interventi sulla previdenza finora circolati, dallo stop alle anzianità all'anticipo ulteriore dell'allineamento ai 65 anni tra donne e uomini per la pensione di vecchiaia, dovranno essere illustrate alle parti sociali prima di essere inserite in un decreto. Allo stesso tavolo si aprirà, con l'obiettivo di chiuderlo nel più breve tempo possibile, anche il capitolo della delega per la riforma fiscale e assistenziale, dalla quale ci si aspettano tagli alle tax expenditures per 4 miliardi l'anno prossimo e 16 miliardi nel 2013. C'è da mettere mano, per quanto riguarda le competenze del Welfare, a una vera razionalizzazione a tante prestazioni che celano privilegi e ingiustizie, come, per fare un solo esempio, tra le pensioni ai superstiti. Infine l'agenda strettissima degli atti da adottare nelle prossime settimane. Il passaggio del testimone con Maurizio Sacconi coincide con la stesura dei decreti per l'aggiornamento dei quozienti di trasformazione che, nel 2013, si applicheranno alle prime pensioni posticipate (di 3 mesi) in virtù della maggiore speranza di vita. E a seguire gli annunciati, ulteriori progetti di riordino degli enti previdenziali. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Stampa, La (Milano) Data: "La lady di ferro Fornero alla prova delle pensioni::Fornero è una seriss..." 17/11/2011

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WELFARE La lady di ferro Fornero alla prova delle pensioni

Il benvenuto della Camusso (Cgil): spero abbia altre priorità

PAOLO BARONI

ROMA

PRIORITÀ LA L'Unione europea, con la lettera inviata il 5 agosto scorso, chiese di intervenire sulle pensioni. Nella lettera inviata a Bruxelles il governo Berlusconi si era impegnato ad alzare a 67 anni l'età della pensione, ma dilatando molto negli anni l'intervento. Un altro degli impegni presi con la Ue riguarda il lavoro e la flessibilità dei contratti

Fornero è una serissima competente del settore previdenza, spero che le pensioni non siano una priorità di questo governo». L'esecutivo ha poche ore di vita e dal leader della Cgil parte il primo segnale. Tra Susanna Camusso e il neoministro del Lavoro Elsa Fornero, donna altrettanto forte e determinata, sarà un bel match quando dovranno sedersi attorno ad un tavolo per discutere di welfare e, magari, pure di riforma dei contratti. «Affronto questo impegno con grande serietà», spiega la professoressa torinese chiamata da Mario Monti a gestire la delicatissima partita della riforma del welfare. «Spero di fare bene».

Elsa Fornero, non solo è una delle massime esperte di previdenza che abbiamo in Italia, ma è certamente una donna di polso. Che non si scompone. Alle 10.40 della mattina, mentre il premier incaricato lascia il suo albergo romano per salire al Quirinale è ancora a Torino, nel suo studio. E non tradisce la minima emozione. «Sono qui, tranquilla. Aspetto, cerco di fare le mie cose». È anche una donna determinata, che sa molto bene cosa vuole. E la giacca bianca (su gonna nera) che sfoggiava ieri al Quirinale, e che la faceva spiccare tra tante grisaglie e abiti scuri, ne è in qualche modo una conferma.

Riservatezza assoluta, discrezione, serietà, grande competenza. Come per Monti anche per il nuovo responsabile del Welfare (e delle Pari opportunità) valgono le stesse caratteristiche. Ed ora che ha deciso di lasciare l'università, la guida del Cerp e la vicepresidenza del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, per farsi carico di uno dei dossier più delicati queste caratteristiche si fanno ancora più evidenti.

Il governo, già nella sua prima riunione ieri sera, si è dato come regola quella del silenzio. Bocche cucite certamente fino al voto di fiducia e poi comunque poche parole. «Lavorare e fare bene» è la nuova «regola». Occhi puntati sulla Fornero, ovviamente. Tanti incoraggiamenti, da Boeri a Ichino, tanti attestati di stima. «Tutti mi tirano per la giacchetta? È vero - si lascia sfuggire alla fine di una giornata anche per lei estenuante e faticosa -. Adesso basta giacchette allora: solo maglioni».

Come la pensa in fatto di previdenza, non è un mistero. Ancora pochi mesi fa, quando il governo Berlusconi si arrampicava sugli specchi ed uscivano le soluzioni più strampalate di intervento, la Fornero dettava la sua ricetta: calcolo contributivo pro-rata per tutti e introduzione di una fascia flessibile di uscita 63-70 anni. Una ricetta semplice ma al tempo molto efficace.

A suo modo di vedere, infatti, dopo tanti interventi estemporanei in queste materie così delicate occorre procedere con cautela, con interventi sempre di lungo termine, coniugando equità e sostenibilità.

Fissando una fascia flessibile di uscita tra i 63 e i 70 anni per tutti, secondo il piano del neo-ministro, si supererebbero sia le disparità tra uomini e donne, dal momento che le donne nel privato escono ancora dal lavoro a 60 anni a fronte dei 65 previsti per gli uomini, sia le pensioni di anzianità. Quanto agli assegni, il calcolo dell'importo dipenderà dai contributi versati e dal momento nel quale si decide di uscire. In pratica il coefficiente di calcolo sarà più alto man mano che aumenta l'età di uscita dal lavoro in modo da tenere conto dei contributi versati in più ma anche del fatto che si percepirà la pensione per meno tempo.

La soglia dei 63 anni però non dovrebbe essere rigida: si potrebbe infatti prevedere anche la possibilità di uscire prima dei 63 anni, magari a 60, ma a quel punto chi esce dovrebbe avere calcolata la propria pensione tutta con il metodo contributivo e quindi sulla base di quanto effettivamente versato e tenendo conto dell'aspettativa di vita al momento del pensionamento.

Un intervento del genere, che tra l'altro farebbe risparmiare 4-4,5 miliardi di euro nei primi tre anni, sarebbe perfettamente allineato alla filosofia già enunciata nei giorni scorsi da Monti, che non ha fatta mistero di voler intervenire su ogni tipo di privilegio.

Alla severità dell'intervento, infatti, secondo la filosofia-Fornero, si dovrebbe associare il carattere universale delle nuove regole «applicate indistintamente a tutti nell'ambito della previdenza obbligatoria con l'eliminazione delle sacche di privilegio ancora esistenti». Sarà questa la ricetta che il neoministro e il governo Monti proporranno alle parti sociali? Qualcosa di più si dovrebbe capire già oggi quando il premier illustrerà in Senato il suo programma. "LA RICETTA"

"Uscita flessibile tra 63 e 70 anni per tutti con assegni modulati in base all'età"

"LA BATTUTA"

"«Mi tirano per la giacchetta? È vero, d'ora in poi indosserò solo maglioni»"

"Elsa Fornero"

"Professore ordinario di Economia Politica all'Università di Torino e vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo" PRESSToday Rassegna stampa

Voce d'Italia, La Data: 17/11/2011 "Elsa Fornero al Welfare"

Indietro Stampa Elsa Fornero al Welfare Il nuovo ministro del Lavoro

Roma - L'economista Elsa Fornero è il neo ministro del Welfare. Nata a San Carlo Canavese (Torino) nel 1948 è uno dei massimi esperti di previdenza nel nostro Paese. E' professore di Economia Politica presso l'Università di Torino e coordinatore scientifico del Cerp, Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, sempre a Torino.

Da tempo si occupa e studia il risparmio delle famiglie, la previdenza pubblica e privata, le assicurazioni sulla vita. Fa parte del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale. E' componente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Welfare e editorialista de Il Sole 24 Ore membro del CdA di Buzzi Unicem. E' stata Consigliere di società bancarie e assicurative.

16/11/2011 Articoli correlati dal nostro network: PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "in breve" 18/11/2011

Indietro Stampa il programma

piena occupazione per giovani e donne Quasi il 30% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non lavora; e l'occupazione femminile è ferma al 46,1%. Di fronte a questi dati, «a questi talenti sprecati» come ha detto Monti, non è difficile capire perché l'occupazione giovanile e quella femminile siano le priorità del nuovo governo. «L'inserimento e la permanenza al lavoro delle donne è una questione indifferibile per favorire la cresciuta», ha sottolineato il premier. Bisogna dunque conciliare le esigenze del lavoro e della famiglia e studiare «una tassazione preferenziale», forse sul modello di uno studio dell'economista Alberto Alesina, che prevede un'Irpef più leggera per le donne. Quanto ai giovani, ha osservato Monti, «è importante adottare misure che valorizzino le capacità individuali riducendo la cooptazione». lavoro, riforma per tutelare tutti Sempre per quanto riguarda l'occupazione, va superata «l'impostazione di un mercato dove alcuni hanno ampie tutele e altri sono privi di ogni assicurazione di base». Il tutto accompagnato da una riforma degli ammortizzatori sociali e dalla lotta al lavoro «nero». spesa pubblica e costi politica La revisione della spesa pubblica è urgente, ma «davanti ai sacrifici richiesti ai cittadini sono ineludibili interventi sui costi del funzionamento degli organi elettivi», ha detto il premier, incluso il taglio delle Province. più tasse sui beni meno sul lavoro Dopo i risparmi, si deve pensare alla pressione fiscale che in Italia «è elevata»: dunque essa andrà «modificata per renderla favorevole alla crescita», spostando parte del peso da imprese e lavoratori a consumi e proprietà. Tra questi il patrimonio immobiliare, che gode della tassazione più bassa in Europa, anche tramite la reintroduzione dell'Ici. Si parla poi di patrimoniale per i redditi superiori a 1 milione di euro, di un ulteriore aumento dell'Iva e del rafforzamento della lotta all'evasione fiscale. Pensioni sostenibili privilegi no «Il sistema previdenziale italiano è tra i più sostenibili in Europa», ma «presenta ingiustificati privilegi»: per questo va rivisto, in senso più equo. Un esempio? Gli operai pagano il 33% dei contributi pensionistici, i deputati l'8%.

18/11/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Arena, L' Data: 18/11/2011 "Verso il ritorno dell'Ici Politica, scure sui costi"

Indietro Stampa class="body-are"> L´AGENDA. «Ineludibili» i tagli alla casta. Anche le Province nel mirino. Rebus sulla patrimoniale Verso il ritorno dell´Ici Politica, scure sui costi L´obiettivo è ridurre le tasse su imprese e lavoro Più contrattazione aziendale e cambiare le tutele All´orizzonte manovra- ter e riforma delle pensioni venerdì 18 novembre 2011 NAZIONALE, pagina 3

ROMA Rigore, crescita ed equità come punti di riferimento entro cui orientare l´attività di governo. Previdenza, Ici, mercato del lavoro, costi della politica, fisco il terreno su cui intervenire in via prioritaria. Prima l´emergenza conti, insieme allo sviluppo e all´equità. Poi la modernizzazione del Paese.Mario Monti ha sintetizzato così, intervendo al Senato il programma del suo esecutivo. E ha subito tracciato un percorso di riduzione dei cosiddetti costi della politica: «Davanti ai sacrifici che saranno richiesti ai cittadini sono ineludibili interventi sui costi del funzionamento degli organi elettivi». Per dare il buon esempio il premier ha promesso che avvierà subito una verifica sulle spese di Palazzo Chigi. E scatterà il riordino delle competenze delle Province, fino alla completa eliminazione. Più in generale la revisione della spesa pubblica «è urgente perché i sacrifici degli anni passati sono stati vanificati da una spesa corrente che ha continuato a crescere. E al risanamento dovrà contribuire anche un vasto piano di dismissioni degli immobili pubblici. Per abbattere il peso del fisco sul lavoro il governo pensa a reperire inoltre risorte attraverso un aumento del «prelievo sui consumi», l´Iva. MANOVRA TER. Le misure delle manovre estive saranno attuate insieme agli impegni con l´Ue. Ma, precisa Monti, «dovranno essere identificati gli interventi volti a colmare l´eventuale divario rispetto aagli obiettivi della manovra di bilancio». Cioè un ´ulteriore manovra correttiva. A costi fatti potrebbe essere da 11 mld di interventi solo per il deficit. FISCO. «Meno tasse su lavoro e imprese». Come prima azione Monti ha indicato interventi per spostare la pressione fiscale complessiva a favore di imprese e lavoro. In questo quadro si dovrè inserire una revisione della tassazione degli immobili con la probabile reintroduzione dell´Ici. «Intendiamo riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare», dice Monti non escludendo l´ipotesi di una patrimoniale sugli immobili. Di pari passo si dovrà intervenire per battere l´evasione e tra le possibili misure si parla di una stretta dell´uso dei contanti. I proventi della lotta all´evasione dovranno anche abbassare le aliquote. Monti promette riguardo verso giovani e donne: «Le due grandi risorse sprecate del Paese». MERCATO DEL LAVORO. La ricetta sarebbe quella di una maggior flessibilità sui licenziamenti compensata però da robuste tutele per chi perde il posto o non trova lavoro. Misure, ha precisato Monti, da applicare solo ai nuovi contratti: «Con il consenso delle parti sociali vranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono eccessivamente tutelati ed altri privi di tutele e assicurazioni». Si lavora a più produttività e più contrattazione aziendale ma anche alla riforma degli ammortizzatori sociali. Si indica inoltre l´ok a una riforma (nel 2012) funzionale alla «maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell´impresa» anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Inoltre: più strumenti per l´Antitrust, riordino degli Ordini (via le tariffe minime); ridurre i tempi della giustizia civile e taglio di sedi giudiziarie. PREVIDENZA. Il governo sembra orientato al passaggio per tutti al sistema contributivo, mentre per quanto riguarda l´età si pensa a una più ampia flessibilità con incentivi e disincentivi. In sostanza entro una fascia di età tra i 62-63 anni e i 68-70 verrebbe premiato chi decide di prolungare l ´attività e di scoraggiare chi sceglie invece un´uscita anticipata. Non si dovrebbe intervenire sulle pensioni, sostiene il governo, perché in Italia l´età di uscita è anche più alta che in Francia e Germania. Ma, dice Monti. c´è un problema di ampie disparità legate a diverse forme contrattuali. Disparità che vanno eliminate insieme alle «ingiustificate aree di privilegio». Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero spiega: «Non interverremo con l´accetta». PRESSToday Rassegna stampa

Corriere del Sud Online, Il Data: 18/11/2011 "Spagna: Rajoy, non taglieremo pensioni" Indietro Stampa

Spagna: Rajoy, non taglieremo pensioni BY AT 17 NOVEMBRE, 2011, 11:02 AM

17-11-2011 11:02 Per candidato premier prioritario rispettare impegni ue

(ANSA) – MADRID, 17 NOV – ”Ci sara’ da tagliare ovunque”, meno che le pensioni: cosi il candidato premier del Partido Popular alle politiche anticipate di domenica, Mariano Rajoy, secondo i sondaggi probabile rossimo capo del governo di Madrid, in una intervista oggi a El Pais.

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Corriere della Sera Data: "Pensioni, Ici e lavoro: il piano di Monti" 18/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Prima data: 18/11/2011 - pag: 1 Pensioni, Ici e lavoro: il piano di Monti

«Governo di impegno nazionale». Fiducia in Senato: 281 sì su 306 votanti Fiducia in Senato per Mario Monti e il suo «governo di impegno nazionale»: 281 sì su 306 votanti. Il premier: non è l'esecutivo dei poteri forti. E indica i punti del suo programma: pensioni, Ici e lavoro. Berlusconi: democrazia sospesa. DA PAGINA 2 A PAGINA 17 PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni, premiato chi lascerà più tardi" 18/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 18/11/2011 - pag: 6 Pensioni, premiato chi lascerà più tardi

di ENRICO MARRO Ci saranno misure sulle pensioni, ma solo dopo il confronto con le parti sociali. Il sistema italiano, dopo le tante riforme fatte, risulta tra i migliori in Europa dal punto di vista della tenuta dei conti. L'età per il pensionamento di vecchiaia già è più alta di quella tedesca e francese. Resta il problema delle pensioni di anzianità, quelle a 60 anni d'età. Per superarle, il nuovo ministro del Lavoro, Elsa Fornero, punta all'introduzione di un'età flessibile di pensionamento a scelta del lavoratore, fra 63 e 68-70 anni, con il calcolo contributivo pro rata della pensione, che premia chi lascia il lavoro più tardi. Inoltre, l'estensione del contributivo a tutti i lavoratori attenuerebbe quelle disparità tra giovani e anziani e tra categorie richiamate da Monti. Il governo, in ogni caso, porrà come condizione per la riforma la rimozione dei privilegi, a partire dai vitalizi parlamentari. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Mezzogiorno.it, La Data: 18/11/2011 "Pensioni: Fornero, non useremo accetta"

Indietro Stampa Pensioni: Fornero, non useremo accetta Non penso di esser stata chiamata per altri tipi di competenze (ANSA) - ROMA, 17 NOV - Il governo non intende agire ''in nessun modo con l'accetta''. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, a margine dei lavori in Senato, parlando dei temi che saranno affrontati, tra i quali le pensioni. ''Immagino che non mi abbia chiamato per altri tipi di competenze'', ha aggiunto sottolineando la sua esperienza in materia di previdenza. 17 NOVEMBRE 2011 PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 18/11/2011 "Pensioni, la Fornero: "

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Pensioni, la Fornero: «Non useremo l'accetta»

Alessia Tagliacozzo Roma «Non si va in nessun modo con l'accetta». Lo ha sottolineato il neo ministro del Welfare, Elsa Fornero, interpellata dai giornalisti sul tema delle pensioni. «Ovviamente immagino che Monti non mi abbia chiamata per altri tipi di competenze – ha spiegato la Fornero – mi attengo strettamente alle tre parole del suo discorso: risanamento che è imposto, crescita ed equità Se su queste basi dovessi trovare opposizione da parte dei sindacati ne sarei stupita. Non si va in nessun modo con l'accetta». A chi gli chiedeva se incontrerà le parti sociali, il ministro ha risposto. «Immagino di sì, incontreremo tutti». Il presidente del Consiglio, Mario Monti, nelle sue comunicazioni al Senato ha parlato di disparità nel nostro sistema «di trattamento tra generazioni, categorie e aree di privilegio», affermazioni che fanno pensare a un intervento per l'estensione del metodo contributivo pro rata ma anche sulle aliquote, avvicinando quella dei lavoratori autonomi a quella dei dipendenti. Chi esce dal lavoro oggi prende, nella maggior parte dei casi, una pensione basata interamente sul metodo di calcolo retributivo, ovvero sulle retribuzioni percepite negli ultimi anni (quindi un assegno indipendente dai contributi versati). Con 40 anni di lavoro si percepisce l'80% delle ultime retribuzioni. Chi è stato assunto a partire dal 1996 prenderà invece un assegno pensionistico basato solamente sui contributi versati e sugli anni di aspettativa di vita al momento del pensionamento. L'idea è quella di estendere il metodo contributivo pro rata (meno generoso perchè legato solo ai contributi versati). Naturalmente questo varrebbe solo per il futuro e i lavoratori che usciranno nei prossimi anni avranno comunque una fetta consistente calcolata con il retributivo (o il misto se sono stati assunti tra il 1978 e il 1995). Per i lavoratori dipendenti le aziende pagano il 33% dei contributi contro il 20-21% (a seconda del reddito) degli autonomi. I parasubordinati pagano il 27,7% del proprio reddito da collaborazione. Al momento gli autonomi (commercianti, artigiani, agricoltori) che escono dal lavoro percepiscono pensioni più generose dei contributi versati. Sul piano dell'occupazione, una tassazione ridotta per le donne, con un differenziale rispetto ai «colleghi» maschi, consentirebbe di favorire l'occupazione femminile ma avrebbe impatto positivo anche sull'economia, riducendo il costo del lavoro delle imprese e favorendo l'ingresso di maggiori risorse nelle famiglie. La proposta è stata messa a punto qualche anno fa da due economisti – uno è il «Monti boy» Alberto Alesina – ma è sembrata riecheggiare ieri nell'aula di Palazzo Madama, leggendo in controluce il discorso programmatico di Monti. «Uno dei fattori che distinguono l'Italia nel contesto europeo – ha detto il presidente del Consiglio – è la maggiore difficoltà di inserimento o di permanenza in condizione di occupazione delle donne». Così, oltre ad una maggiore conciliazione della vita familiare con il lavoro, ha così detto di voler «studiare l'opportunità di una tassazione preferenziale delle donne». L'idea avanzata dai due economisti Alberto Alesina di Harvard e Andrea Ichino dell'Istituto Universitario europeo di Firenze è piuttosto semplice: ridurre l'Irpef sulle donne, aumentandola (poco) sugli uomini. Questa norma favorirebbe il lavoro femminile, e basterebbe aumentare l'aggravio degli uomini meno di quanto non si aumenti lo sconto per le donne (ad esempio 1% in più per gli uomini e il 3% in meno per le donne), per avere numerosi effetti positivi. Il primo è che il fisco, per la maggiore occupazione, vedrebbe lievitare gli incassi. Il secondo riguarda l' assunzione delle donne che sarebbe meno penalizzata (mentre ora lo è perchè i datori di lavoro temono le assenze legate alla maternità). Si darebbe in questo modo anche un aiuto al problema delle madri single che oggi sono le più esposte al rischio povertà. La maggiore occupazione delle donne, con un prelievo più basso, farebbe inoltre diminuire il costo medio del lavoro, un beneficio per le imprese. C'è poi un effetto positivo anche in famiglia: aumentando di poco le tasse al marito e riducendole di molto alla moglie si può diminuire l'aliquota media e quindi accrescere il reddito netto familiare. In pratica – senza dover ricorrere all'ipotesi di quoziente familiare – il fisco sarebbe meno pesante e ci sarebbero più soldi a disposizione: così a conti fatti ci sarebbe un tornaconto anche per i mariti. PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "Pensioni, lavoro e Iva Il premier in Senato elenca i sacrifici anticrisi" 18/11/2011

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Il fatto 18-11-2011 IL NUOVO GOVERNO Il discorso alle Camere

Pensioni, lavoro e Iva Il premier in Senato elenca i sacrifici anticrisi

L’esecutivo incassa la fiducia con 281 voti, solo la Lega dice no Confermate le misure previste da Berlusconi nella lettera alla Ue Antonio Signorini Roma La ricetta di Mario Monti per fare ripartire l’Italia e convincere i mercati non è tanto diversa da quella di Silvio Berlusconi. La discontinuità con il governo di centrodestra, è nel ritorno dell’Ici sulla prima casa e in un passo differente sulle pensioni. Ma i contenuti delle manovre estive di Giulio Tremonti, della lettera dell’Italia alle istituzioni europee e del pacchetto sviluppo sono parte del programma di governo. Questo è almeno quanto è emerso ieri al primo appuntamento parlamentare da presidente del Consiglio, la fiducia della camera alta, ottenuta con 281 sì e appena 25 no (l’esatto numero dei senatori leghisti). Discorso, tenuto in un Senato blindato dalle forze dell’ordine a causa delle contestazioni degli studenti che lo individuano come l’uomo delle lobby. Polemica approdata anche in Parlamento, tanto da meritare una risposta diretta: dietro al governo non ci sono «complotti internazionali o poteri forti o superpotenze. Non sono sicuro che le multinazionali mi abbiano accolto come un loro disciplinato servitore». Il riferimento è a quando era commissario europeo alla concorrenza. Monti si è appellato al Paese chiedendo il sostegno a un «governo di impegno nazionale» per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza».Compito«difficilissimo », da realizzare puntando su «rigore, crescita, equità». Ha assicurato di non volere entrare in competizione con la politica, ha spiegato che le misure per la crescita saranno impostate e messe a disposizione dei futuri governi. Ma i sacrifici ci saranno e il premier non li ha nascosti. Torna l’Ici per tutti Torna la tassa più odiata dagli italiani. Il governo, ha spiegato Monti, deve «riesaminare il prelievo sulla ricchezza immobiliare che in Italia nel confronto internazionale è percentualmente più bassa. L’esenzione dell’Ici sull’abitazione principale più che una peculiarità è un’anomalia » italiana. Il no del Pdl (che su questo punto ieri ha sospeso il giudizio) aveva fatto pensare ad un accantonamento, ma la natura strutturale dell’imposta comunale degli immobili, gli introiti (3,5 miliardi, come ha scritto Tremonti nell’ultima comunicazione con Bruxelles), e le pressioni della sinistra per una patrimoniale, l’hanno fatta tornare in cima all’agenda. Pensioni: basta privilegi Monti riconosce che «il sistema previdenziale italiano è tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci ad assorbire eventuali shock», anche grazie agli aumenti dell’età della vecchiaia, decisi dal precedente esecutivo, che sono - ha spiegatopiù rigorosi di quelli della Germania e delle Francia. Però «permangono ampie disparità di trattamento tra generazioni e categorie di lavori e aree ingiustificate di privilegio», sulle quali il governo interverrà. Chiaro il riferimento al fatto che ci sono ancora pens- ioni calcolate con il metodo retributivo. Una premessa, quindi, alla formula studiata da tempo dall’attuale ministro del Welfare Elsa Fornero. In sintesi estrema: età di uscita flessibile (63-70 anni) e applicazione del contributivo per tutti, a partire dall’entrata in vigore della riforma. Flessibilità Monti non nomina lo Statuto. E la spiegazione la dà il giuslavorista Pd Pietro Ichino. «Ha eliminato elementi ansiogeni » dalla riforma del lavoro. Ma la sostanza non è tanto diversa dalle politiche di Maurizio Sacconi. «Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro» perché in Italia «alcuni sono eccessivamente tutelati ed altri privi di tutele e assicurazioni». Il nuovo quadro normativo «verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro » non a quelli in essere. Parole che fanno pensare al progetto Ichino di un contratto unico con tutele crescenti, ma solo a valere solo dai nuovi contratti. Il riferimento alle parti sociali fa invece pensare a un ritorno alla concertazione anni Novanta. Ivaper alleggerireillavoro I tempi saranno sicuramente lunghi per una riforma fiscale. Nel breve termine si potrà ridurre il «peso delle imposte e dei contributi che gravano sull’attività produttiva finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà ». In sostanza, aumenti dell’Iva e patrimoniale (o Ici), per defiscalizzare il lavoro. E questo si potrà fare già con l’attuazione della delega fiscale di Tremonti. Numerosi i richiami diretti alla «attuazione» di misure del pacchetto sviluppo. Le infrastrutture con il project financing , le liberalizzazioni vincendo le «resistenze e le chiusure corporative» attraverso il «riordino delle professioni, dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilità in materia di tariffe minime». La riforma delle Università è quella di Mariastella Gelmini. Poi il pareggio di bilancio nella Costituzione, primo punto toccato nel discorso al Senato e impegno di Tremonti da portare a termine. Così come le manovre estive. «Daremo piena attuazione, completandole con interventi in linea con la lettera inviata alle autorità europee». Nelle prossime settimane «valuteremo eventuali correttivi».Cioè un a nuova manovra, nel caso in cui servisse compensare gli effetti sui conti della crescita sotto le aspettative. Primo vero scoglio di Monti. NESSUN GOLPE Monti: «Non ci sono complotti dei poteri forti o delle superpotenze» LA GIORNATA A PALAZZO MADAMA A sinistra, il presidente del Senato Renato Schifani legge il verdetto sulla fiducia a Monti: 281 sì e 25 no (della Lega), nessun astenuto. Sotto, la moglie del premier Elsa Antonioli in aula con i figli durante la lettura del programma di governo. A destra, l’ex sottosegretario Gianni Letta ascolta il discorso del neo presidente del Consiglio. Nella foto grande, Monti e i ministri schierati nei banchi del governo [Ansa] PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Pensioni, via i privilegi Fornero: «Niente scure»" 18/11/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Pensioni, via i privilegi Fornero: «Niente scure»

Per il premier troppe disparità tra generazioni Olivia Posani ROMA ELSA Fornero ha trovato nel governo un altro alleato di ferro. Corrado Passera, ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture, ha inviato a Monti un documento intitolato Executive Summary in cui, al capitolo previdenza, suggerisce il contributivo pro rata' per tutti a partire dal 2012 e una soglia flessibile compresa tra i 63 e i 68 anni per andare in pensione. Né più né meno di quanto prospetta da anni la signora del Welfare. MA A FORNIRE una traccia importante su quelle che saranno le prime mosse del governo in materia di previdenza sono le parole pronunciate da Mario Monti nel discorso programmatico al Senato. Abbiamo, ha sottolineato, un sistema «tra i più sostenibili in Europa», tuttavia «permangono ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè aree ingiustificate di privilegio». Insomma, nel mirino del professore c'è la giungla delle aliquote, che provoca ovviamente una giungla di prestazioni. Basta spulciare nelle tabelle dell'Inps: i lavoratori dipendenti hanno un'aliquota contributiva del 33%, gli autonomi del 20-21%, i giornalisti del 31,83%, gli avvocati del 13%, gli architetti del 12,5% e i precari del 27%. Quanto ai parlamentari si fermano all'8,6%, pur potendo contare su pensioni di tutto rispetto e pur potendo percepire l'assegno già a 60 anni, se il loro mandato è durato almeno 10 anni. Se si è limitato a una legislatura dovranno aspettare i 65 anni. EQUITÀ, APPUNTO. Quella a cui si appella anche la titolare del Lavoro, Fornero, che ha più volte spiegato che «chi incassa in pensione più di quanto ha pagato come contributi, mette un'ipoteca sui risparmi di quanti verranno dopo». Ieri, nella sua prima dichiarazione da ministro, ha tenuto comunque a rassicurare: «Il governo non intende agire in nessun modo con l'accetta. incontreremo tutti». Se da ministro vorrà (o potrà) fare quel che predica da professoressa, proporrà ai sindacati di estendere il contributivo pro rata a coloro che sono stati salvati dalla legge Dini e che hanno l'assegno calcolato con il sistema retributivo, molto più vantaggioso: una quota fa rifermiento agli ultimi 5 anni di stipendio e l'altra agli ultimi 10. Se passerà la linea Fornero, chi aveva più di 18 anni di contributi nel '95 (anno delle riforma Dini) si vedrà invece applicare il sistema contributivo per circa 6 anni e mezzo: dal 2012 fino al momento del pensionamento. In linea di principio il nuovo ministro del Welfare si è detta completamente d'accordo con il discorso del presidente Monti, incentrato «sui valori positivi come la crescita equilibrata e il risanamento. SU INIZIATIVA dei deputati Enrico La Loggia (Pdl) e Linda Lanzillotta (Api/Terzo Polo) e del senatore Walter Vitali (Pd), alcuni parlamentari appartenenti a diversi schieramenti politici che appoggiano il governo Monti (Mario Baldassarri, Paolo Baretta, Marco Causi, Antonio D'Alì, Enrico Morando e Tiziano Treu) hanno elaborato un pacchetto di proposte tendenti da un lato al contenimento della spesa pubblica e dall'altro a favorire la crescita. Tra queste figura il delicato tema previdenziale: la richiesta è di dare corpo a una riforma globale, dalle pensioni di vecchiaia a quelle di anzianità. Il risparmio derivante dovrà favorire in particolare le donne lavoratrici ed i giovani, attraverso politiche di detrazioni fiscali. La Cgil, invece, lancia avvertimenti al nuovo premier: «Non si può pensare di colpire chi ha cominciato a lavorare in fabbrica a 14 anni e tutti quelli che svolgono lavori usuranti, faticosi e di grande responsabilità». PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Addio posto fisso per i neo-assunti" 18/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 18/11/2011 - pag: 3 autore: di Franco Adriano Monti al capezzale dell'Italia ammette: ridotto margine di successo. Ora è la Francia sotto attacco

Addio posto fisso per i neo-assunti

Nel programma c'è pure l'Ici e la stretta sulle pensioni I sì al Senato sono stati 281. Infine è giunto anche il plauso ufficiale e convinto di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Se il premier Mario Monti è un uomo di parola allora ben presto tornerà l'Ici sulla prima casa; il posto fisso non sarà più garantito per i nuovi assunti e verranno abolite le pensioni di anzianità e privilegiate. Queste sono le voci del suo programma, pronunciate più o meno esplicitamente nel suo discorso di insediamento alle Camere, che faranno più discutere. Ma c'è molto di più nel suo intervento: l'armonizzazione dei bilanci delle amministrazioni pubbliche; i tagli ai costi della poltica sulla base delle best practice europee (a partire da palazzo Chigi); l'integrazione delle agenzie fiscali e i tagli agli ufficili statali periferici a partire dai tribunali, la nascita di Super Inps. Ici, lavoro e pensioniMonti ha definito la cancellazione dell'Ici sulla prima casa «un'anomalia». Ha detto che «non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere». La musica, dunque, cambierà solo per i neo-assunti. Sulle pensioni ha detto che già adesso l'età di pensionamento «nel caso di vecchiaia» regge la sfida con Germania e Francia. Quelle da colpire sono le pensioni di anzianità. Non solo. La stretta riguarderà anche le «ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori» e «le aree ingiustificate di privilegio». Basterà tutto questo per riportare l'Italia in carreggiata? Forse no. Basta rileggersi la conclusione dello stesso Monti, tutt'altro che ottimistica: «Il tentativo che ci proponiamo di compiere e che vi chiedo di sostenere è difficilissimo; altrimenti ho il sospetto che non mi troverei qui oggi. I margini di successo sono tanto più ridotti, come ha rilevato il presidente della repubblica, dopo anni di contrapposizione e di scontri nella politica nazionale».Tra Berlusconi e la cabala Una lotta, quella di Monti, perfino contro la cabala come sottolineato dall'agenzia Mf-Dj secondo la quale il governo Monti nasce sotto la stella del numero 17, segno di sventura. Sono 17 i ministri che lo compongono; 17, è il giorno del mese in cui il neo presidente del Consiglio ha pronunciato le sue dichiarazioni programmatiche ricevendo 17 applausi. Ed è alle roe 17 che il professore ha varcato per la prima volta la soglia di palazzo Chigi per il passaggio delle consegne con Silvio Berlusconi. Il Cavaliere sente già il ritorno della fortuna su di sè. Pregusta la possibile vittoria alle elezioni, vara un canale tv e mette le mani avanti sulle tasse in arrivo, lasciando intendere che può staccare la spina quando vuole: «La patrimoniale fa calare il valore degli immobili del 15-20% come accaduto in Francia che l'ha fatta», ha tagliato corto. Un riferimento non casuale ai cugini d'Oltralpe perché nell'azione di contagio della crisi economica, dopo Berlusconi, è Sarkozy a soffrire: è record per lo spread tra i titoli decennali di Francia e Germania. In serata, tuttavia, Berlusconi ha gettato acqua sul fuoco: «Non consegnamo Monti alla sinistra», ha detto ai suoi. I sondaggi per ora promuovono il professore.Chi fa il primo della classeNel governo dei professori non manca chi vuol subito collocarsi fra i primi della classe. Sul tavolo di Monti sono già giunte le sei proposte dei riformisti bipartisan. Sono state coordinate da Enrico La Loggia (Pdl), Linda Lanzillotta (Terzo polo) e Walter Vitali (Pd) ed elaborate da Mario Baldassarri, Paolo Baretta, Marco Causi, Antonio D'Alì, Enrico Morando e Tiziano Treu con l'aiuto degli esperti di Astrid: Franco Bassanini, Domenico Casalino, Claudio De Vincenti, Paolo Guerrieri, Giorgio Macciotta, Marcello Messori, Stefano Micossi, Mauro Nori e Edoardo Reviglio.Chi non ci sta dietro la lavagnaTanti studenti contro il governo dei professori e «delle banche»: 150mila per le strade di 70 città.La maggiore partecipazione a Napoli (20mila), Roma (15mila), Torino e Milano (10mila), Bari e Bologna (5mila). Sui sospetti di poteri forti in azione, Monti ha cercato di sgombrare il campo: «Su questo permettetemi di rassicurarvi totalmente. Totalmente». A non voler finire dietro la lavagna di un presunto governo di classe sono anche i leghisti che ieri con gli interventi in Aula di Federico Bricolo e Roberto Castelli hanno inaugurato la stagione di opposizione. Così, il leader di Sel Nichi Vendola che torna in sintonia con la piazza.. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Contratti di lavoro uguali per tutti" 18/11/2011

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ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 18/11/2011 - pag: 7 autore: di Daniele Cirioli L'agenda del governo Monti per l'occupazione. Per le pensioni l'obiettivo è il contributivo

Contratti di lavoro uguali per tutti

Pari tutele e garanzie tra lavoratori. E più flessibilità in uscita Agenda fitta del nuovo governo su pensioni e lavoro. Pensioni quanto basta a correggere le ampie disparità di trattamento fra diverse generazioni e categorie di lavoratori e le aree d'ingiustificato privilegio, che tradotto vuol dire metodo contributivo per tutti e contributo di solidarietà dai baby pensionati. Mercato del lavoro quanto serve a soddisfare le autorità Ue; quindi, superamento del dualismo tra lavoratori super tutelati e poco tutelati; proseguimento del decentramento della contrattazione collettiva; superamento del «fossato» tra contratti a termine e a tempo indeterminato; impegno per giovani e donne; avvio di riforma degli ammortizzatori sociali.Sul capitolo previdenza, il neo presidente del consiglio ha ricordato che la normativa è stata oggetto di ripetuti interventi «che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi». Giudizio positivo, dunque; almeno per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia per le quali l'età di pensione, ha detto Monti, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Tuttavia, per il primo ministro c'è di negativo che «il sistema pensionistico resta caratterizzato da ampie disparità di trattamento fra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio». Interventi in vista dunque su trattamenti di anzianità e sistema di calcolo delle pensioni, se si accostano le parole di Monti a quelle del tecnico chiamato al ministero del lavoro: Elsa Fornero. È allo studio, dunque, una riforma delle pensioni di anzianità (non c'è più il veto della Lega), che fisserà un minimo di età anche al pensionamento con il massimo di contributi (40 anni), l'incremento delle quote (oggi 97), l'estensione del criterio di calcolo contributivo a tutti e, infine, un prelievo di solidarietà per i pensionati più giovani (i baby pensionati).Più articolato il capitolo mercato del lavoro. La riforma, sottolinea Monti, deve arrivare «con il consenso delle parti sociali», toccando le istituzioni per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati, mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione. Il riferimento è alla dicotomia tra rapporti subordinati (con pieno di tutele) e parasubordinati (con meno tutele). Monti aggiunge che il nuovo ordinamento verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavoro regolari e stabili in essere. Le riforme avranno duplice scopo: rendere più equo il sistema di tutela del lavoro e sicurezza sociale, e facilitare la crescita della produttività. Infine, c'è spazio per la riforma dell'articolo 18. Monti ritiene «necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi». Il riferimento è chiaro: a parte l'articolo 18 infatti, per il resto i contratti a termine e quelli a tempo indeterminato stanno in tutto alla pari. PRESSToday Rassegna stampa

Leggo Data: 18/11/2011 "Alle pensioni Monti ha dedicato un capitolo a sé del suo intervento, sottolineando come negli s..."

Stampa Indietro Alle pensioni Monti ha dedicato un capitolo a sé del suo intervento, sottolineando come negli scorsi anni la normativa previdenziale sia stata «oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa». Poi però ha precisato che «il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché‚ da aree ingiustificate di privilegio». Le misure allo studio sono un intervento per l’estensione del metodo contributivo pro rata - propugnato dal neoministro del Welfare, Elsa Fornero - ma anche sulle aliquote, avvicinando quella dei lavoratori autonomi a quella dei dipendenti. PRESSToday Rassegna stampa

Libertà Data: "Stop a privilegi ed a disparità" 18/11/2011

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«Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l'età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè da aree ingiustificate di privilegio». le ipotesi - L'intervento sulle pensioni è stato chiesto da Ue, Banca d'Italia e Corte dei conti. Questo solo per far capire l'urgenza della misura. Il ministro al Welfare Elsa Fornero assicura comunque che «non interverremo con l'accetta». Le affermazioni di Monti fanno pensare a un intervento per l'estensione del metodo contributivo pro rata. Il passaggio al metodo contributivo comporterebbe pensioni meno ricche (oggi gran parte dei lavoratori percepisce l'80% dell'ultimo stipendio, col nuovo metodo verrebbe restituito solo quanto effettivamente versato), ma anche un equilibrio nei conti dell'Inps. Anche l'avvicinamento delle aliquote sarebbe un intervento all'insegna dell'equità. Oggi, per i propri dipendenti le aziende pagano il 33% dei contributi, contro il 20-21% degli autonomi. Un'altra area di intervento potrebbe riguardare la «quota», ovvero la somma tra età anagrafica ed età contributiva. Oggi è fissata a quota 96, ma si ipotizza di alzarla di un anno dal 2012 al 2015, in modo da arrivare prima a quota 100.

18/11/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Manifesto, Il Data: 18/11/2011 "Articolo 18 dritto nel Fornero"

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LAVORO IL DISCORSO DI MONTI SEMBRA RIECHEGGIARE IL PROGETTO ICHINO. NO DELLA CGIL, PD DIVISO Articolo 18 dritto nel Fornero

ARTICOLO - ANTONIO SCIOTTO

ROMA Affermazioni di «tregua» sulle pensioni, ma un programma più spinto sul lavoro. Il governo Monti potrebbe riuscire a scardinare l'articolo 18, non tanto nella forma hard proposta in extremis dall'ex ministro Sacconi - che avrebbe voluto infilare all'ultimo momento, nella legge di stabilità, i cosiddetti «licenziamenti facili» - ma nella più soft e moderata versione Ichino. Ne sono una prova le parole pronunciate ieri nel discorso programmatico al Senato, e l'attivismo improvviso di Pietro Ichino, che ieri ha avuto un breve colloquio con la nuova ministra del Welfare Elsa Fornero. Confermando successivamente ai giornalisti che il programma è quello. «Negli scorsi anni - ha detto Monti - la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l'età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi, ma il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè da aree ingiustificate di privilegio». Quindi, pare far intravedere Monti, i tagli si potrebbero concentrare sui «privilegi». Fornero ha aggiunto poi che esclude di «usare l'accetta», e che il governo «incontrerà tutti». Insomma, se l'esecutivo Berlusconi sembrava stesse per cadere proprio sulle pensioni, la squadra Monti pare ricercare il dialogo (magari usando questo punto, insieme al fisco, per uno scambio sul lavoro): ma si dovrà capire se non verranno comunque toccate le pensioni di anzianità. Un altro capitolo è quello dei licenziamenti: Monti non ha mai fatto mistero di ritenere che l'attuale rigidità in uscita rappresenti un freno per le assunzioni e la mobilità nel mercato del lavoro. Ma non può ovviamente calcare subito la mano su un tema così delicato, ostico per una parte del Pd e per la Cgil. E comunque le intenzioni sembrano già chiare, e la linea di riforma potrebbe ricalcare il progetto Ichino (che prevede indennizzi al posto del reintegro): «Con il consenso delle parti sociali - ha detto Monti -dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono eccessivamente tutelati e altri privi di tutele e assicurazioni». Il liguaggio in effetti è molto simile a quello di Ichino, che insiste sulla «dualità» del mercato del lavoro per giustificare la necessità di un dimagrimento delle tutele per alcuni (i già garantiti) a favore di maggiori diritti per gli altri (i precari). «Il mercato del lavoro, dove alcuni sono fin troppo tutelati, mentre altri sono privi di tutele - insiste Monti - deve essere riformato per avere un sistema più equo», ma il nuovo quadro normativo «verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro» non a quelli in essere. L'idea, insomma, sarebbe quella di conservare l'articolo 18 per chi è già assunto (anche per evitare che queste fasce di lavoratori protestino), abolendolo solo per i neoassunti. Più avanti Monti parla anche dei contratti, indicando che dovranno essere potenziati quelli decentrati, «spostando il baricentro verso i luoghi di lavoro». Per Monti serve una «disciplina coerente» degli ammortizzatori sociali. «È necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e quelli a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi». Ichino si dice d'accordo con Monti, e dopo un colloquio di 15 minuti con Elsa Fornero nei corridoi del Senato, i giornalisti gli chiedono scherzando: «Avete parlato di licenziamenti? Eravamo preoccupati». «Avete un ruolo essenziale - replica il senatore Pd - dovete far comprendere che le nuove regole riguarderanno le nuove assunzioni, e non chi ha già un posto stabile. Ci sarà più articolo 18 e non meno. Si interverrà solo dove l'articolo 18 non può funzionare o funziona male». Su questo fronte Monti dovrà scontrarsi con parte del Pd, che resta contrario a modificare l'articolo 18, e con la Cgil. Sia Cesare Damiano, esponente della sinistra «labour» del partito, che il sindacato di Susanna Camusso, su questo punto infatti si dichiarano in disaccordo con il Professore. La Cgil apprezza «l'inversione di tendenza», ma ribadisce che «l'equità fiscale si deve realizzare a partire dall'introduzione di una tassa sul patrimonio». Il sindacato dice no «alla reintroduzione della tassa sulla prima casa» e auspica invece «un più solido ed esplicito criterio di equità». Poi ricorda «l'impegno assunto da Monti al confronto» e sul lavoro chiede «discontinuità rispetto al governo precedente», definendo «improprio e ingiusto sostenere che ci siano troppe tutele per una parte di lavoratori, mentre è importante l'affermazione sulla necessità di ammortizzatori equi». Per Damiano «sono state dette parole chiare e competenti sul sistema pensionistico, affermando che è sostenibile. Sul lavoro, il superamento della divisione tra precari e stabili passa attraverso la determinazione di un costo del lavoro più basso per il tempo indeterminato, senza negare alle nuove generazioni le tutele dell'articolo 18. Al contrario, si manterebbe quella divisione che a parole si dice di voler eliminare». Confindustria, Abi e commercianti si dicono d'accordo con Monti: «Importanti gli impegni sul riequilibrio della pressione fiscale per ridurne il peso su imprese e lavoratori». Raccolto anche l'invito a proseguire sul «decentramento contrattuale e il superamento della dualità nel mercato del lavoro» (leggi articolo 18).

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Manifesto, Il Data: 18/11/2011 "Pensioni, sciopero il 30 novembre"

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GRAN BRETAGNA Pensioni, sciopero il 30 novembre

ARTICOLO

Oltre due milioni di dipendenti del settore pubblico potrebbero scendere in piazza il 30 novembre per un grande sciopero contro la riforma delle pensioni. I due maggiori sindacati del Regno, Unite e Gmb, hanno infatti deciso di appoggiare lo sciopero indetto dal più grande sindacato dei dipendenti pubblici, Unison, per la fine del mese. «È ormai chiaro che milioni i lavoratori protesteranno il 30 novembre contro l'attacco del governo al lavoro e alle pensioni», ha detto Brian Strutton di Gmb, aggiungendo: «Non è troppo tardi per il governo fare marcia indietro, evitare lo scontro e farla finita con il suo attacco alle pensioni». Gmb, che ha membri nella sanità e nell'amministrazione pubblica, ha dichiarato che i suoi membri hanno votato quattro a uno in favore dello sciopero. Per Unite la percentuale è stata del 75%, ovvero tre a uno.

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Mattino, Il (Nazionale) Data: "Roma. Via le sacche di privilegio, contributivo pro-rata per tutti, età di 18/11/2011 pensionamento flessi..."

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18/11/2011 Chiudi

Roma. Via le sacche di privilegio, contributivo pro-rata per tutti, età di pensionamento flessibile tra i 63 e i 68 anni. E poi più equità generazionale, più attenzione e opportunità di lavoro per i giovani e per le donne. Nel suo discorso alle Camere, il neopremier Mario Monti, fornisce dettagli su alcuni degli interventi più temuti: pensioni e mercato del lavoro. Due capitoli che scottano e sono a rischio barricate sindacali e di alcune forze politiche. Mario Monti lo sa e tenta di addolcire la pillola. Sul sistema previdenziale dice: non è vero che stiamo messi peggio dei partner europei, anzi, «a regime abbiamo uno dei sistemi più sostenibili». E anche l'età di pensionamento di vecchiaia «è superiore alla Germania e alla Francia». Però qualcosa da fare c’è: «Il sistema è caratterizzato da ampie disparità di trattamento e aree ingiustificate di privilegio». Precise anche le indicazioni che Monti fornisce sul mercato del lavoro: le modifiche interesseranno solo «i nuovi rapporti di lavoro», e comunque saranno concordate con le parti sociali. «Non useremo l'accetta», dirà poco dopo il neoministro del Lavoro, Elsa Fornero, già pronta a convocare le parti sociali. Sulle pensioni la parola d'ordine quindi sarà equità dei trattamenti tra chi va in pensione d'anzianità e chi di vecchiaia. Il progetto della Fornero prevede: contributivo pro-rata per tutti dal primo gennaio 2012, senza più deroghe. Una misura chiesta recentemente anche dalla Corte dei Conti. L'età di pensionamento diventerà flessibile, sarà il lavoratore a scegliere nell'ambito di una forchetta tra i 63 anni e i 68/70 anni. Ovviamente più resta al suo posto, più versa contributi e più la sua pensione sarà alta. E le pensioni di anzianità, così care alla Lega? Saranno possibili, ma in questo caso l'assegno sarà calcolato tutto con il contributivo. E veniamo al fisco. Ici sì, patrimoniale almeno per ora no. Sono queste le indicazioni che escono dal discorso di Monti, oltre all'impegno sul fronte dell'evasione ed alla volontà di spostare il carico fiscale dal lavoro agli immobili ed ai consumi. Ma a ben guardare il confine tra le due ipotesi non è poi così netto, visto che al semplice ripristino del prelievo sull'abitazione principale cancellato dal governo Berlusconi potrebbero affiancarsi altri inasprimenti della tassazione immobiliare, con un ritocco delle rendite catastali o un altro strumento. E le case sono una parte consistente del patrimonio degli italiani. La reintroduzione dell’imposta può trovare la sua migliore cornice nel federalismo fiscale. Infatti, come ha detto l’ex ministro Tremonti, rispondendo ai quesiti dell'Ue, un decreto esaminato a fine ottobre dal governo (ma non ancora approvato) prevede di fatto un potenziamento dell'attuale tassa sull'immondizia, che verrebbe scissa in due componenti: quella legata alla vera e propria produzione di rifiuti ed un'altra connessa invece all'occupazione a qualunque titolo di un'abitazione residenziale, compresa quella principale. In questo modo nascerebbe una sorta di tassa sui servizi sul modello di quella adottata in altri Paesi; il gettito potrebbe essere recuperato da questa voce invece che dalla vera e propria imposta municipale che ha assorbito l'Ici e l'Irpef applicate sugli immobili diversi dalla prima casa. g. fr. l. ci. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero Veneto, Il Data: "verso il contributivo per tutti stop a privilegi e iniquità" 18/11/2011

Indietro Stampa PREVIDENZA Verso il contributivo per tutti Stop a privilegi e iniquità

«Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè da aree ingiustificate di privilegio». * * * Le ipotesi. L’intervento sulle pensioni è stato chiesto dall’Ue, ma anche dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei conti. Questo solo per far comprendere l’urgenza della misura, anche se il ministro al Welfare Elsa Fornero ha assicurato che «non interverremo con l’accetta». Le affermazioni di Monti fanno pensare a un intervento per l’estensione del metodo contributivo pro rata, ma potrebbero essere ritoccate anche le aliquote per avvicinare quella dei lavoratori autonomi a quella dei dipendenti. Il passaggio al metodo contributivo comporterebbe pensioni meno ricche (oggi gran parte dei lavoratori percepisce l’80% dell’ultimo stipendio, col nuovo metodo verrebbe restituito solo quanto effettivamente versato nella vita lavorativa), ma anche un equilibrio nei conti dell’Inps. Anche l’avvicinamento delle aliquote sarebbe un intervento all’insegna dell’equità. Oggi, per i propri dipendenti le aziende pagano il 33% dei contributi, contro il 20-21% degli autonomi). Un’altra area di intervento dovrebbe riguardare la “quota”, ovvero la somma tra età anagrafica ed età contributiva. Oggi è fissata a quota 96, ma si ipotizza di alzarla di un anno dal 2012 al 2015, in modo da arrivare a quota 100. L’età minima dei 67 anni per andare in pensione potrebbe essere anticipata dal 2026 al 2020. PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA - Via le sacche di privilegio, contributivo pro-rata per tutti, età di 18/11/2011 pensionamen..."

Indietro Stampa Venerdì 18 Novembre 2011 Chiudi

di GIUSY FRANZESE

ROMA - Via le sacche di privilegio, contributivo pro-rata per tutti, età di pensionamento flessibile tra i 63 e i 68 anni. E poi più equità generazionale, più attenzione e opportunità di lavoro per i giovani e per le donne. Nel suo discorso alle Camere, il neopremier Mario Monti, fornisce dettagli interessanti su alcuni degli interventi più temuti: pensioni e mercato del lavoro. Due capitoli che scottano e sono a rischio barricate sindacali e di alcune forze politiche. Mario Monti lo sa e tenta di addolcire la pillola. Sul sistema previdenziale dice: non è vero che stiamo messi peggio dei partner europei, anzi, «a regime abbiamo uno dei sistemi più sostenibili». E anche l’età di pensionamento di vecchiaia «è superiore alla Germania e alla Francia». Però qualcosa da fare c’è: «Il sistema è caratterizzato da ampie disparità di trattamento e aree ingiustificate di privilegio». Precise anche le indicazioni che Monti fornisce sul mercato del lavoro: le modifiche interesseranno solo «i nuovi rapporti di lavoro», e comunque saranno concordate con le parti sociali. «Non useremo l’accetta», dirà poco dopo il neoministro del Lavoro, Elsa Fornero, già pronta a convocare le parti sociali. Sulle pensioni la parola d’ordine quindi sarà equità dei trattamenti. Un’equità che ora manca tra chi va in pensione d’anzianità e chi di vecchiaia, tra i nati dopo il 1970 che avranno la pensione in base ai contributi versati e i lavoratori più anziani, quelli che dicembre ’95 avevano già 18 anni di contributi, e che ancora usufruiscono del generoso metodo retributivo (calcolato sulle ultime retribuzioni percepite). Il progetto della Fornero prevede: contributivo pro-rata per tutti dal primo gennaio 2012, senza più deroghe. Una misura chiesta recentemente anche dalla Corte dei Conti. L’età di pensionamento diventerà flessibile, sarà il lavoratore a scegliere nell’ambito di una forchetta tra i 63 anni e i 68/70 anni. Ovviamente più resta al suo posto, più versa contributi e più la sua pensione sarà alta. E le pensioni di anzianità, così care alla Lega? Saranno possibili, ma in questo caso l’assegno sarà calcolato tutto con il contributivo. Allo studio interventi sulle pensioni baby e aumenti di aliquote contributive per i lavoratori autonomi. Infine, via i trattamenti di favore per parlamentari, dipendenti delle Authority, iscritti ad alcune casse autonome. Cambierà anche il mercato del lavoro. Monti nel suo discorso ha accuratamente evitato la parola licenziamenti. Due le linee guida: le nuove regole varranno solo per i nuovi assunti, i quali - se perdono il posto - usufruiranno di un sostegno al reddito e un aiuto nella ricollocazione. «Ci sarà più articolo 18 e non meno. Si interverrà solo dove funziona poco o male» spiega il ministro Fornero subito dopo un colloquio con il senatore Pietro Ichino, prima firma di quel disegno di legge sulla flexsecurity che da due anni giace nei cassetti del Senato e che molto probabilmente sarà la base di partenza delle nuove regole. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Nessuna cura shock per il debito" 18/11/2011

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MF sezione: Primo Piano data: 18/11/2011 - pag: 2 autore: di Andrea Bassi Il nuovo governo/1 nell'intervento in senato monti prospetta solo una riduzione graduale

Nessuna cura shock per il debito

Confermata la necessità di una nuova manovra di correzione. In agenda anche la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa e la riforma delle pensioni di anzianità. Il premier: non sono un uomo Goldman Sachs Con un sorriso ironico Mario Monti l'ha buttata lì. «Permettetemi di rassicurarvi totalmente, ma proprio totalmente, sull'atteggiamento del governo o dei suoi membri circa complotti internazionali o poteri forti o superpotenze», ha detto replicando agli interventi durante il suo discorso programmatico di ieri in Senato. Insomma, seppur nell'aula di Palazzo Madama nessuno glielo avesse esplicitamente rinfacciato, il neo- presidente del Consiglio ha voluto ribadire che lui non è un uomo Goldman Sachs. Comunque sia, ieri il suo governo ha superato agevolmente il primo scoglio, quello del voto di fiducia in Senato. Oggi si replicherà alla Camera senza particolari patemi d'animo. Dunque da lunedì Monti potrà mettersi a lavorare ventre a terra al programma illustrato in maniera abbastanza dettagliata ieri a Palazzo Madama. La novità, rispetto alle attese, contenuta nel suo discorso è in pratica una sola: non ci sarà nessuna cura shock per il debito pubblico. Monti ha semplicemente parlato di «una riduzione graduale ma durevole». Un obiettivo, ha spiegato l'ex rettore della Bocconi, che sarà raggiunto facendo leva su tre pilastri: «rigore di bilancio, crescita ed equità». Nessuno spazio insomma per programmi ambiziosi di abbattimento dello stock basati su prelievi o prestiti forzosi o utilizzi massicci del patrimonio pubblico. Su quest'ultimo punto, ha chiarito Monti, l'intenzione è portare semplicemente avanti il programma di dismissioni da 5 miliardi l'anno inserito da Giulio Tremonti nella legge di stabilità e che dà anche la possibilità di effettuare uno swap tra immobili e titoli pubblici. Il faro dell'abbattimento del debito, ha lasciato intendere il neo-premier, sarà ancora una volta l'avanzo primario, ossia la stessa strada in pratica seguita dai governi Ciampi e Prodi. Se la riduzione del debito prenderà tempi più lunghi, quella del deficit invece arriverà subito. «Nel corso delle prossime settimane», ha spiegato Monti, «valuteremo la necessità di ulteriori correttivi». Che un'altra manovra sia necessaria per rispettare il percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio del 2013 è ormai acclarato. Anche sull'entità della correzione, circa 24-25 miliardi, ci sono pochi dubbi. Risolto questo rebus, al governo se ne presenterà subito un altro, quello dell'attuazione delle delega fiscale e assistenziale ereditata dal governo Berlusconi e alla quale è stato affidato il ruolo principale per il raggiungimento dell'equilibrio dei conti. In realtà, per ora quella delega è una scatola vuota. Monti ha espresso la volontà di arrivare nel più breve tempo possibile a riempirla di contenuti, a partire da una relazione tecnica che stimi prudenzialmente gli effetti di questa riforma. Del resto il Fisco è stato uno dei passaggi essenziali del suo discorso programmatico. Il neo-premier non ha schivato gli argomenti più scivolosi e, in un certo qual modo, ha voluto dare informazioni precise. A iniziare dalla tassazione delle prime case, oggi esentate sia dall'Ici che dall'Imu, la nuova tassa municipale che la sostituirà dal 2014. Proprio partendo dal prelievo che servirà a finanziare i Comuni con il federalismo fiscale, Monti ha spiegato che il governo intende «riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare». Del resto, ha sottolineato, «tra i principali Paesi europei, l'Italia è caratterizzata da un'imposizione sulla proprietà immobiliare che risulta al confronto particolarmente bassa». I soldi della «patrimonialina», tuttavia, non dovrebbero essere usati per abbassare il deficit. Dovrebbero essere usati, come ha chiesto anche il neo- governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, per abbattere il costo del lavoro a carico delle imprese fiscalizzando i contributi per malattia e maternità. Anche il prelievo sui redditi, compatibilmente con le condizioni della finanza pubblica e con le previsioni della delega fiscale, dovrà essere ridotto, secondo Monti. La via che ha lasciato intravedere, è quella di un ulteriore ritocco del prelievo indiretto sull'Iva (casomai alzando di un punto l'aliquota intermedia del 10%). Non solo. Alla riduzione delle aliquote fiscali dovrà essere destinato anche tutto l'extragettito che si otterrà dalla lotta all'evasione fiscale, sulla quale il neopresidente del Consiglio punta in maniera rilevante. Così sarà abbassata fin da subito la soglia di uso del contante (probabilmente fino a 300 euro) e incentivato l'uso nelle transazioni della moneta elettronica. Un ruolo importante poi dovrebbe averlo anche il nuovo redditometro (Monti ha parlato di monitoraggio della ricchezza accumulata) e l'incremento degli accertamenti induttivi. In realtà, almeno fino a oggi, l'Agenzia delle entrate ha sempre negato che lo strumento, che determina il reddito di una famiglia in base alle spese sostenute, potesse essere utilizzato per accertamenti di massa, garantendo che il suo fine fosse solo il miglioramento della compliance dei contribuenti. Ora la musica potrebbe cambiare. Non c'è però solo il bastone, c'è anche la carota. La lotta all'evasione, ha spiegato Monti, non dovrà essere fatta solo per fare riscossione e gli accertamenti dovranno avere una qualità maggiore. C'è poi il capitolo previdenziale. Come per l'Ici, anche per la riforma delle pensioni il neo premier ha voluto essere chiaro. Innanzitutto ha precisato che «il sistema pensionistico italiano è tra i più sostenibili d'Europa», ma ci sono ancora delle «aree ingiustificate di privilegio». Il piano di riforma sarà discusso con le parti sociali, ma le linee-guida sembrano ormai delineate. Si andrà verso l'introduzione del contributivo pro-quota per tutti con un'età minima di pensionamento fissata a 63 anni e con un sistema di incentivi e penalizzazioni per l'anticipo del ritiro dal lavoro. Molto, almeno nelle promesse, dovrebbe essere fatto anche nel controllo e nella riduzione della spesa pubblica attraverso la spending review. Si andrà a passo spedito sulla linea tracciata da Tremonti nella legge di stabilità con l'integrazione delle agenzie fiscali, la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato, il coordinamento delle attività delle forze dell'ordine, l'accorpamento degli enti della previdenza pubblica e la razionalizzazione dell'organizzazione giudiziaria. Nella spending review finiranno anche i cosiddetti costi della Casta. L'abolizione delle Province, per esempio, sarà avviata con legge ordinaria (partendo da quelle più piccole con degli accorpamenti) per accelerare i tempi. Monti ha anche lasciato intendere che spingerà per un taglio degli stipendi di parlamentari e consiglieri vari, ma anche dei dirigenti delle aziende controllate dallo Stato e dalle altre pubbliche amministrazioni che ricevono contributi pubblici. C'è infine il pacchetto-lavoro. Il neopresidente in pratica sposa in pieno la proposta di Pietro Ichino. I vecchi contratti di lavoro non saranno modificati. Quelli nuovi invece saranno rivisti colmando il fossato che si è creato tra i contratti a tempo indeterminato e quelli dei co.co.pro. La contrattazione sarà sempre più spostata verso i luoghi di lavoro. PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "Pensioni, via i privilegi Fornero: «Niente scure»" 18/11/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 4 Pensioni, via i privilegi Fornero: «Niente scure»

Per il premier troppe disparità tra generazioni Olivia Posani ROMA ELSA Fornero ha trovato nel governo un altro alleato di ferro. Corrado Passera, ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture, ha inviato a Monti un documento intitolato Executive Summary in cui, al capitolo previdenza, suggerisce il contributivo pro rata' per tutti a partire dal 2012 e una soglia flessibile compresa tra i 63 e i 68 anni per andare in pensione. Né più né meno di quanto prospetta da anni la signora del Welfare. MA A FORNIRE una traccia importante su quelle che saranno le prime mosse del governo in materia di previdenza sono le parole pronunciate da Mario Monti nel discorso programmatico al Senato. Abbiamo, ha sottolineato, un sistema «tra i più sostenibili in Europa», tuttavia «permangono ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè aree ingiustificate di privilegio». Insomma, nel mirino del professore c'è la giungla delle aliquote, che provoca ovviamente una giungla di prestazioni. Basta spulciare nelle tabelle dell'Inps: i lavoratori dipendenti hanno un'aliquota contributiva del 33%, gli autonomi del 20-21%, i giornalisti del 31,83%, gli avvocati del 13%, gli architetti del 12,5% e i precari del 27%. Quanto ai parlamentari si fermano all'8,6%, pur potendo contare su pensioni di tutto rispetto e pur potendo percepire l'assegno già a 60 anni, se il loro mandato è durato almeno 10 anni. Se si è limitato a una legislatura dovranno aspettare i 65 anni. EQUITÀ, APPUNTO. Quella a cui si appella anche la titolare del Lavoro, Fornero, che ha più volte spiegato che «chi incassa in pensione più di quanto ha pagato come contributi, mette un'ipoteca sui risparmi di quanti verranno dopo». Ieri, nella sua prima dichiarazione da ministro, ha tenuto comunque a rassicurare: «Il governo non intende agire in nessun modo con l'accetta. incontreremo tutti». Se da ministro vorrà (o potrà) fare quel che predica da professoressa, proporrà ai sindacati di estendere il contributivo pro rata a coloro che sono stati salvati dalla legge Dini e che hanno l'assegno calcolato con il sistema retributivo, molto più vantaggioso: una quota fa rifermiento agli ultimi 5 anni di stipendio e l'altra agli ultimi 10. Se passerà la linea Fornero, chi aveva più di 18 anni di contributi nel '95 (anno delle riforma Dini) si vedrà invece applicare il sistema contributivo per circa 6 anni e mezzo: dal 2012 fino al momento del pensionamento. In linea di principio il nuovo ministro del Welfare si è detta completamente d'accordo con il discorso del presidente Monti, incentrato «sui valori positivi come la crescita equilibrata e il risanamento. SU INIZIATIVA dei deputati Enrico La Loggia (Pdl) e Linda Lanzillotta (Api/Terzo Polo) e del senatore Walter Vitali (Pd), alcuni parlamentari appartenenti a diversi schieramenti politici che appoggiano il governo Monti (Mario Baldassarri, Paolo Baretta, Marco Causi, Antonio D'Alì, Enrico Morando e Tiziano Treu) hanno elaborato un pacchetto di proposte tendenti da un lato al contenimento della spesa pubblica e dall'altro a favorire la crescita. Tra queste figura il delicato tema previdenziale: la richiesta è di dare corpo a una riforma globale, dalle pensioni di vecchiaia a quelle di anzianità. Il risparmio derivante dovrà favorire in particolare le donne lavoratrici ed i giovani, attraverso politiche di detrazioni fiscali. La Cgil, invece, lancia avvertimenti al nuovo premier: «Non si può pensare di colpire chi ha cominciato a lavorare in fabbrica a 14 anni e tutti quelli che svolgono lavori usuranti, faticosi e di grande responsabilità». PRESSToday Rassegna stampa

Nuova Sardegna, La Data: "monti punta su ici e pensioni" 18/11/2011

Indietro Stampa Il premier presenta il programma e incassa la prima fiducia. Il Cavaliere: «Durerà quanto vogliamo noi» Monti punta su Ici e pensioni Ok al Senato: 281 sì, i 25 no dalla Lega. Berlusconi attacca

ROMA. Il governo Monti ha ottenuto al Senato la sua prima fiducia: 281 sì contro 25 no. Il Pdl ha votato a favore del nuovo governo, ma Berlusconi ha parlato di democrazia sospesa, ha attaccato Napolitano e ha concluso: «Monti dura finché lo vogliamo noi». Ripristino dell’Ici e revisione delle pensioni, sono stati i punti focali del programma Monti che, se per il momento ha convinto i più, ha già incassato, proprio su Ici e pensioni, i primi dubbi. Anche perché il neo ministro Clini si è detto «favorevole a ripensare al nucleare». A pochi mesi dal referendum si è scatenato un putiferio.

RIZZARDI, BERLINGUER e DI STEFANO alle pagine 3, 4, 5, e 6 PRESSToday Rassegna stampa

Nuova Venezia, La Data: "verso il contributivo per tutti stop a privilegi e iniquità" 18/11/2011

Indietro Stampa PREVIDENZA Verso il contributivo per tutti Stop a privilegi e iniquità

«Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè da aree ingiustificate di privilegio». * * * Le ipotesi. L’intervento sulle pensioni è stato chiesto dall’Ue, ma anche dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei conti. Questo solo per far comprendere l’urgenza della misura, anche se il ministro al Welfare Elsa Fornero ha assicurato che «non interverremo con l’accetta». Le affermazioni di Monti fanno pensare a un intervento per l’estensione del metodo contributivo pro rata, ma potrebbero essere ritoccate anche le aliquote per avvicinare quella dei lavoratori autonomi a quella dei dipendenti. Il passaggio al metodo contributivo comporterebbe pensioni meno ricche (oggi gran parte dei lavoratori percepisce l’80% dell’ultimo stipendio, col nuovo metodo verrebbe restituito solo quanto effettivamente versato nella vita lavorativa), ma anche un equilibrio nei conti dell’Inps. Anche l’avvicinamento delle aliquote sarebbe un intervento all’insegna dell’equità. Oggi, per i propri dipendenti le aziende pagano il 33% dei contributi, contro il 20-21% degli autonomi). Un’altra area di intervento dovrebbe riguardare la “quota”, ovvero la somma tra età anagrafica ed età contributiva. Oggi è fissata a quota 96, ma si ipotizza di alzarla di un anno dal 2012 al 2015, in modo da arrivare a quota 100. L’età minima dei 67 anni per andare in pensione potrebbe essere anticipata dal 2026 al 2020. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "contributivo contro le disparità padri-figli e uscita dal lavoro non prima di 63 anni - 18/11/2011 luisa grion"

Indietro Stampa Pagina 9 - Economia Contributivo contro le disparità padri-figli e uscita dal lavoro non prima di 63 anni Ecco il progetto di riforma al quale ha lavorato Elsa Fornero. Calcolo della pensione per tutti in base ai contributi Penalità automatiche per chi lascia con meno 65 anni, incentivi a chi esce con un´età superiore fino ai 70 anni Verranno eliminati i privilegi di molti fondi speciali. E di fronte alla giungla dei trattamenti pensionistici, il governo potrebbe cominciare a parificare o avvicinare tra loro le aliquote: oggi si va dall´8,6% dei parlamentari al 20-21% di artigiani e commercianti fino al 33 per cento dei lavoratori dipendenti LUISA GRION

ROMA - Due regole nuove e una serie d´interventi per ridurre le tante diseguaglianze presenti nel sistema pensionistico. Dovrebbero essere queste le linee guida sulle quali si muoverà il governo Monti in campo previdenziale. Nel suo complesso, ha precisato il premier nell´intervento al Senato, il sistema «è fra i più sostenibili in Europa» e l´età di uscita è superiore a quella prevista in Francia e Germania, ma il quadro attuale contiene «ampie disparità di trattamento tra fasce d´età e categorie, con alcune aree di privilegi». E su questi precisi punti quindi che si interverrà, e «non con l´accetta», come ha precisato il neo ministro del Welfare Elsa Fornero. Il governo, ha assicurato, si atterrà alle tre parole chiave di Monti (risanamento, equità, crescita): «Su queste basi se dovessi trovare un´opposizione dei sindacati ne sarei stupita» ha detto. Sull´onda di queste prime indicazioni, sembra quindi di capire che gli interventi a favore dell´equità riguarderanno la diversità di trattamento fra chi può oggi calcolare il futuro assegno basandosi sul sistema retributivo e chi deve poggiare solo sul contributivo. Ma ci saranno novità anche sulle pensioni di anzianità e - si presume - sul sistema delle aliquote. Nel primo caso - la diversità di trattamento - la formula più accreditata è l´estensione del sistema pro-rata a tutti. Un progetto al quale, nei mesi scorsi, ha lavorato la stessa ministro Fornero. Le norme attuali prevedono che chi - all´epoca della riforma Dini, nel 1996 - poteva già contare su 18 anni di contributi, può ancor oggi calcolare la pensione solo in base alle retribuzioni percepite. Un sistema che li avvantaggia rispetto ai lavoratori che, assunti dopo, avranno una pensione calcolata in tutto o in parte con il pro-rata, ovvero basata solo sui contributi versati. L ´ipotesi di cui si parla prevede anche per i "fortunati" un sistema misto: retributivo fino al dicembre di quest´anno, ma dal 2012, per gli anni di lavoro che restano, la pensione si calcolerà basandosi sui contributi. Attorno a questa idea sta già maturando un consenso trasversale: a favore del pro-rata, per esempio, è anche un gruppo di parlamentari che - guidati da La Loggia del Pdl, Linda Lanzillotta del Terzo Polo e Vitali del Pd - la prossima settimana presenterà al governo Monti una serie di proposte d´intervento. L´altra novità dovrebbe riguardare l´innalzamento dell´età pensionabile minima - per tutti - a 63 anni. L´obiettivo è quello di eliminare la pensione d´anzianità, introducendo una forcella flessibile sull´età d´uscita: dai 63 ai 69-70 anni. Chi andrà in pensione fra i 63 e i 65 subirà una penalizzazione di trattamento, chi accetterà di ritirarsi dal lavoro dai 66 in poi potrà godere di un piccolo bonus. Proprio basandosi su questi due interventi (pro-rata per tutti e uscita fra i 63 e i 67 anni) il ministro Fornero nelle scorse settimane aveva quantificato risparmi fra i 30 e i 40 miliardi entro il 2016. Ma si ragiona anche sulle aliquote contributive: oggi variano dal 33 per cento versato dai lavoratori dipendenti all ´8,6 dei deputati e senatori. I sindacati assicurano che oggi, i parasubordinati, con il loro 27,7 per cento d´aliquota versata, coprono i buchi del fondo pensionistico dei dirigenti. Il governo starebbe pensando ad una parificazione del sistema. Prima di commentare e dare giudizi, i sindacati attendono proposte più precise. «L´equità che chiediamo è quella che permetterà ai giovani di uscire da questo tunnel della redistribuzione al contrario», dice Vera Lamonica, segretario confederale Cgil. In attesa di piani dettagliati una cosa - chiedono - il governo però può fare subito una cosa: vari il decreto che proroga e allarga la mobilità a quei 35 mila lavoratori che stanno perdendo il sostegno degli ammortizzatori sociali. Era previsto nella Legge di Stabilità, ma il governo Berlusconi se n´è andato senza firmarlo. PRESSToday Rassegna stampa

Sentinella, La Data: "verso il contributivo per tutti stop a privilegi e iniquità" 18/11/2011

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«Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè da aree ingiustificate di privilegio». * * * Le ipotesi. L’intervento sulle pensioni è stato chiesto dall’Ue, ma anche dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei conti. Questo solo per far comprendere l’urgenza della misura, anche se il ministro al Welfare Elsa Fornero ha assicurato che «non interverremo con l’accetta». Le affermazioni di Monti fanno pensare a un intervento per l’estensione del metodo contributivo pro rata, ma potrebbero essere ritoccate anche le aliquote per avvicinare quella dei lavoratori autonomi a quella dei dipendenti. Il passaggio al metodo contributivo comporterebbe pensioni meno ricche (oggi gran parte dei lavoratori percepisce l’80% dell’ultimo stipendio, col nuovo metodo verrebbe restituito solo quanto effettivamente versato nella vita lavorativa), ma anche un equilibrio nei conti dell’Inps. Anche l’avvicinamento delle aliquote sarebbe un intervento all’insegna dell’equità. Oggi, per i propri dipendenti le aziende pagano il 33% dei contributi, contro il 20-21% degli autonomi). Un’altra area di intervento dovrebbe riguardare la “quota”, ovvero la somma tra età anagrafica ed età contributiva. Oggi è fissata a quota 96, ma si ipotizza di alzarla di un anno dal 2012 al 2015, in modo da arrivare a quota 100. L’età minima dei 67 anni per andare in pensione potrebbe essere anticipata dal 2026 al 2020. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Il dizionario del programma Monti In arrivo il super Inps In agenda un nuovo riordino 18/11/2011 degli enti previdenziali dopo le soppressioni di Ipost, Ipsema e Ispesl"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-18 - pag: 11 autore: Davide Colombo Marco Rog Il dizionario del programma Monti In arrivo il super Inps In agenda un nuovo riordino degli enti previdenziali dopo le soppressioni di Ipost, Ipsema e Ispesl

La svolta italiana LA PREVIDENZA Contributivo e stop ai privilegi Quota 97 e sistema flessibile per le anzianità - Contributi da armonizzare IL PIANO DEL GOVERNO Monti: il sistema non è equo. Il neo ministro Fornero: non interverremo con l'accetta. Sarà aperto un confronto con le parti sociali ROMA «Ampie disparità di trattamento» e «aree ingiustificate di privilegio» da eliminare. È chiara la rotta indicata al Senato dal neo-premier Mario Monti per riformare il sistema previdenziale. Che è sicuramente sostenibile a regime, ma continua a presentare diverse anomalie. L'obiettivo è rendere il sistema più equo e in grado di fornire più garanzie alle giovani generazioni. Tre le operazioni possibili: adozione del metodo contributivo per tutti, nella forma pro rata; intervento sui trattamenti privilegiati, in primis quelli dei fondi speciali Inps; superamento dei pensionamenti di anzianità, con l'anticipo di quota 97 nel 2012 e il ricorso a un meccanismo flessibile di uscite da 63 a 67, o 70, anni ancorato a un dispositivo di incentivi e penalizzazioni. Questi interventi si dovrebbero poi raccordare con l'armonizzazione delle aliquote contributive delle varie categorie lavorative, che dovrebbe portare, a regime, a un abbassamento di quelle più alte, a cominciare dai giovani, e all'innalzamento del carico contributivo su autonomi e alcune categorie professionali. Due le cosiddette opzioni di riserva: il blocco di un anno della finestra di uscita delle pensioni nel caso in cui dovesse essere necessario reperire rapidamente risorse; l'accelerazione del percorso per equiparare la soglia di vecchiaia delle donne a quella degli uomini. Il tutto, in ogni caso, anche attraverso il confronto con le parti sociali. «Non interverremo con l'accetta», ha detto ieri il neo ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha riscosso consensi unanimi dalle parti sociali (Confindustria e tutti i sindacati) alle forze politiche: giudizi positivi sono stati espressi da Tiziano Treu e Pier Paolo Baretta (Pd) e anche dall'ex ministro Maurizio Sacconi (Pdl). Oggi la Fornero incontrerà i dirigenti del ministero per fare un primo punto sull'agenda più stretta dei provvedimenti che dovranno essere affrontati a prescindere dalle eventuali, nuove riforme. Si spazia dai coefficienti di trasformazione, per i quali è previsto l'aggiornamento da adottare con una procedura amministrativa entro il prossimo febbraio, ad altri temi rimasti fuori dagli ultimi interventi legislativi come quello della valorizzazione delle anzianità contributive maturate in diverse gestioni previdenziali (le cosiddette ricongiunzioni rese onerose per i lavoratori). Da affrontare, poi, il nodo, delicatissimo, della razionalizzazione degli enti previdenziali. Un passaggio previsto nell'ambito del piano di spending review cui ha fatto esplicito riferimento anche il presidente del Consiglio nel suo intervento di ieri. Come ha ricordato appena qualche giorno fa la Corte dei conti nella sua relazione sul bilancio Inps 2010, la strada da percorrere per arrivare all'obiettivo dei risparmi che era stato immaginato nel 2007 dal Governo Prodi è ancora lunga. Non solo sono rimasti in piedi enti previdenziali minori dopo la soppressione di Enam, Ipost, Ispesl e Ipsema, si devono ancora definire scelte strategiche sul piano industriale Inail (per esempio in materia di investimenti delle risorse proprie a partire da quelli previsti per l'Abruzzo). RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Le semplificazioni promesse ai cittadini e mai mantenute OLTRE IL TFR Marco lo 18/11/2011 Conte LA REVOLUTION EN ROSE Anna Zavaritt NEL PIATTO Fernanda Roggero"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2011-11-18 - pag: 26 Le semplificazioni promesse ai cittadini e mai mantenute OLTRE IL TFR Marco lo Conte LA REVOLUTION EN ROSE Anna Zavaritt NEL PIATTO Fernanda Roggero

Lettere Come cambieranno le pensioni nell'era Monti Tra le priorità, l'estensione del contributivo pro-rata a tutti i lavoratori più volte auspicata sul Sole dal neoministro Fornero Il premier:assicurare la piena inclusione delle donne Nel primo discorso di Mario Monti premier attenzione per l'occupazione femminile e la conciliazione dei tempi Le lettere vanno inviate a: Il Sole-24 Ore ''Lettere al Sole- 24 Ore'' - Via Monte Rosa, 91 20149 Milano - fax 02.312055 email: [email protected] Includere per favore nome, indirizzo e qualifica Il decreto sviluppo della scorsa estate, tra le altre "semplificazioni" aveva anche abolito la comunicazione al Centro operativo di Pescara dell'inizio lavori. Bene, un adempimento in meno. Poi però, con provvedimento del 2 novembre 2011 l'Agenzia delle Entrate fa sapere che, in sostituzione della comunicazione preventiva bisogna: indicare in dichiarazione i dati catastali dell'immobile; indicare gli estremi di registrazione dell'atto che ne costituisce titolo; in assenza di Dia predisporre una dichiarazione sostitutiva. Si tratta, quindi, di tre nuovi adempimenti al posto di uno. Fabrizio Tagliabracci Dottore commercialista Mestre (VE) Se l'Agenzia delle Entrate funziona È bastato un solo giorno lavorativo, per di più senza scomodarmi dal mio ufficio, per la lavorazione, con esito positivo a favore del contribuente, di una comunicazione di irregolarità relativa al Modello 770/2010, utilizzando il canale Pec messo a disposizione dall'Agenzia delle Entrate. Un ringraziamento è doveroso. Giuseppe Paprusso Apricena (FG) Ricordando Berlinguer Quando Mario Monti ha accettato l'incarico affidatogli dal capo dello Stato e ancora di più ieri quando il Governo Monti ha giurato davanti a Napolitano, mi sono venute in mente alcune riflessioni di Luigi Berlinguer, che avevo letto nel 1981. Eccole: «Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Ae questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire". Carlo Cittadino Centro studi Luigi Sturzo Catania La riforma previdenziale Se una riforma delle pensioni deve essere fatta bisogna intaccare anche i privilegi di chi è già in pensione dopo aver lavorato qualche decennio (meno di 35 anni) e si gode la pensione da quando aveva meno di 55 anni. Chi è andato in pensione prima dei 55 anni di età e con meno di 35 anni di contributi non può essere escluso da eventuali sacrifici che verranno richiesti a chi oggi è ancora al lavoro. Aggiungo che, al di là di conteggi finanziario/statistici, non si può chiedere a un italiano che ha lavorato regolarmente per 40 anni di lavorarne altri dieci. Ci sono persone che hanno cominciato a lavorare a 15/16 anni, queste persone dovrebbero lavorare fino a 70 anni (54 anni di contributi), mentre in Italia ci sono politici che dopo un mandato parlamentare (e anche meno) percepiscono pensioni d'oro ed ex dipendenti pubblici in pensione dall'età di 45/50 anni. Sia fissato un tetto accettabile, 41/42 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica. Rossano Zanin La politica si è ripresa la scena L'Italia si affida a un governo di soli ministri tecnici per cercare di trovare la strada virtuosa: abbattere il debito, creare occupazione, favorire la crescita, promuovere i meritevoli. Di certo, non sparirà la politica ma spariranno quelli che in nome della politica non facevano politica ma solo l'interesse di parte e allora ben venga la politica, quella vera, quella esercitata in nome dei cittadini, in nome di chi lavora e produce. La politica, nel senso del governo della polis, della cosa pubblica, si è ripresa la scena. Lettera firmata Lega in campagna elettorale La Lega è già in campagna elettorale e cerca di recuperare consensi. Rispolvera i vecchi arnesi della retorica padana, fantasticando un Parlamento indipendente e riproponendosi come movimento di lotta anticapitalista. Tutto ciò suona stonato se confrontato con le difficoltà economiche che stiamo vivendo. Cristiano Martorella Il Papa e l'Imam Inutile cercare di scorgere fini nobili nella pubblicità, che serve a far vendere di più i prodotti. L'immagine del Papa che bacia l'Imam si presta a due distinte e opposte letture: una scandalosa e bigotta, l'altra positiva e simbolica, soprattutto alla luce del recente incontro interreligioso ad Assisi. Si poteva cautamente e intelligentemente dibattere sulla seconda, invece la prima visione ha prevalso ed è scattata la censura: forse un'altra occasione persa perché l'impalpabile dialogo tra religioni potesse trasformarsi, per una volta, in un'idea concreta. Giancarlo Camesasca PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Mobilità Prorogato l'aiuto in attesa della pensione" 18/11/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011-11-18 - pag: 39 autore: An. C. Ar.Ro. Mobilità Prorogato l'aiuto in attesa della pensione

MILANO Per i mesi di luglio e agosto, ai lavoratori che sono stati inseriti nella lista dei potenziali beneficiari della cosiddetta «salvaguardia» (articolo 12, comma 5 della legge 122/2010) si tratta della possibilità, per 10mila lavoratori in mobilità ordinaria, di andare in pensione con decorrenza luglio 2011, evitando il meccanismo delle finestre mobili è stata concessa, a domanda, la proroga della prestazione di sostegno al reddito. Lo ricorda l'Inps nel messaggio 21750/2011. Le somme eventualmente corrisposte, spiega l'Istituto, devono essere considerate quale acconto di pensione. Condizione per essere ammessi alla salvaguardia è che i requisiti di età e di contribuzione vengano perfezionati entro la data di scadenza della prestazione a sostegno del reddito. Se, in occasione della liquidazione applicando la salvaguardia, viene accertato il diritto a pensione senza il beneficio, la pensione andrà definita con le modalità previste per la generalità dei lavoratori. I lavoratori che rientrano tra i 10mila ricevono una lettera dall'Inps tre mesi prima dell'apertura della finestra. L'ente può procedere alla liquidazione delle pensioni a condizione che l'interessato abbia presentato la domanda di pensionamento di anzianità o vecchiaia, mettendo in evidenza l'intenzione di beneficiare dell'opzione. La prima decorrenza utile per la liquidazione in applicazione della salvaguardia è il 1 febbraio 2011. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "«Sulle pensioni più informazioni ai lavoratori» I BUONI ESEMPI «Francia, Polonia e 18/11/2011 Svezia all'avanguardia nella comunicazione e nelle simulazioni»"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-11-18 - pag: 11 autore: Davide Colombo «Sulle pensioni più informazioni ai lavoratori» I BUONI ESEMPI «Francia, Polonia e Svezia all'avanguardia nella comunicazione e nelle simulazioni»

Anna D'Addio ROMA La crisi dei debiti sovrani ha un impatto moltiplicato sui conti previdenziali dei Paesi europei, già da tempo costretti a fare i conti con il progressivo invecchiamento della popolazione. A queste dinamiche si aggiunge il progressivo pensionamento della generazione del baby boom. La pressione sviluppata sulle finanze pubbliche è notevolissima e ha indotto diversi governi a varare nuove riforme dei propri sistemi pensionistici per renderli più sostenibili. L'Italia ha compiuto grandi passi in questa direzione con le riforme degli ultimi venti anni e il passaggio al sistema contributivo. Ma basta quanto è stato fatto fin qui e, soprattutto, l'informazione pubblica sulle pensioni future è sufficiente? Ne abbiamo parlato con Anna Cristina D'Addio, economista, esperta di problemi previdenziali della divisione Social policy dell'Ocse. Quali sono state le principali tendenze delle riforme dei sistemi pensionistici? Le riforme recenti dei sistemi pensionistici hanno generalmente portato alla riduzione delle prestazioni pensionistiche (che devono essere pagate su periodi più lunghi e a più persone) all'allungamento della vita lavorativa o a cambiamenti molto più profondi dell'intero sistema. Molti paesi si sono spostati verso sistemi con stretti collegamenti tra prestazioni e contributi. Il passaggio a regimi pensionistici a contribuzioni definite è stato una tendenza chiave nell'erogazione di pensioni private. Parallelamente a ciò, anche se molto diversa nella sua concezione e negli strumenti attuativi, è la transizione di sistemi pensionistici pubblici a ripartizione verso metodi contributivi (di tipo schema nozionale a contributi definiti o Ndc, Notional defined contribution scheme) sempre basati sul principio della ripartizione. È il nostro caso, con un sistema che sarà a pieno regime tra meno di vent'anni. Ma questo cosa implica? In linea di principio il sistema contributivo (a ripartizione) di tipo Ndc tenta di rendere il sistema più sostenibile dal punto di vista finanziario e di ridurre le distorsioni nelle decisioni di risparmio e di lavoro degli assicurati. Tuttavia in pratica il risultato effettivo dipende dai parametri scelti per metterlo in atto. Per esempio, essendo un sistema progettato per essere equo attuarialmente, il sistema Ndc potrebbe permettere a chi decide di lavorare più a lungo di costituire un patrimonio pensionistico più elevato. In Italia, l'aumento dell'età pensionabile, non accompagnato dall'adeguamento dei coefficienti di trasformazione (per un pensionamento dopo i 65 anni di età), introduce degli elementi di iniquità attuariale nel sistema ed è potenzialmente penalizzante per coloro che vogliono continuare a lavorare dopo i 65 anni. Allo stesso tempo, la scelta del metodo di rivalutazione può rendere gli individui più esposti ad altri tipi di rischi economici. Per esempio, in Italia dove i contributi sono rivalutati in base alla media mobile a cinque anni del Pil (mentre in Svezia tale rivalutazione è in linea con la variazione del livello dei salari, in Lettonia con la massa salariale e in Polonia con il 75% della massa salariale) gli effetti della recessione potrebbero essere più importanti. In questo contesto l'informazione pubblica previdenziale garantita dagli enti agli iscritti che ruolo gioca? L'informazione è essenziale: è la natura del prodotto "pensioni" che la rende tale. Nei paesi dove il sistema è prevalentemente pubblico a ripartizione, il pagamento delle pensioni è reso possibile da un implicito "patto" di solidarietà tra le generazioni: chi lavora versa i contributi che sono utilizzati per pagare le pensioni. Il contratto è inoltre a lungo termine perché molti anni passano tra il momento in cui un individuo inizia a lavorare e il momento in cui inizia a ricevere una pensione. Le pensioni sono quindi intrinsecamente rischiose e molte incertezze (demografiche, sul mercato del lavoro, finanziarie, ecc) gravano su di esse. La fiducia nel sistema è quindi una parte essenziale dell'equazione. Quali sono i casi più interessanti? Molti Paesi hanno deciso di fare sforzi supplementari nelle loro strategie di comunicazione. In Polonia la legge sul sistema delle assicurazioni sociali del 1998 ha previsto l'obbligo per l'Istituto di previdenza (Zus) di tenere conti individuali degli assicurati e fornire informazioni sulla situazione del conto ai nati dopo il 31 dicembre 1948. In Finlandia i lavoratori ricevono un prospetto sulle pensioni (che include i redditi pensionabili) una volta l'anno, mentre gli over-50 ricevono anche una stima della loro pensione di vecchiaia. In Francia, esiste un diritto all'informazione sui trattamenti pensionistici. Due documenti sono interessati dalla normativa: una dichiarazione individuale e una stima globale. Le informazioni devono essere inviate a ogni lavoratore all'età di 35 anni e in seguito ogni 5 anni e saranno accompagnate da una calcolatrice che permetta la simulazione della propria pensione e il sito internet. In Svezia c'è la famosa busta arancione inviata ogni anno alle persone nate a partire dal 1938 e contiene la stima della pensione pubblica (contributi accreditati, il valore totale dei risparmi, stima della pensione a partire dall'età di 65 anni e incentivi a posticipare il pensionamento), i contributi figurativi, i cambiamenti nel conto individuale avvenuti nell'anno precedente e dall'inizio del conto, una descrizione dettagliata dello sviluppo dei fondi pensione e una previsione della pensione sulla base di scenari differenti. Come giudica il caso Italia? In Italia, prescindendo dalla previdenza complementare, è difficile valutare il livello di informazione fornito. Se è vero che numerosi siti web forniscono una moltitudine d'informazioni sulle pensioni, è anche vero che perdersi in un tale sistema è più che facile. I singoli iscritti dovrebbero ricevere al minimo e regolarmente delle informazioni sui loro redditi pensionabili, l'importo dei contributi versati e, eventualmente, la stima della pensione. E sarebbe anche essenziale che queste informazioni siano fornite a diverse età, soprattutto se le traiettorie di lavoro e reddito sono frammentate ed eterogenee. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "verso il contributivo per tutti stop a privilegi e disparità" 18/11/2011

Indietro Stampa Pagina 5 - Attualità Verso il contributivo per tutti Stop a privilegi e disparità

«Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonchè da aree ingiustificate di privilegio».

* * * Le ipotesi. L’intervento sulle pensioni è stato chiesto da Ue, Banca d’Italia e Corte dei conti. Questo solo per far capire l’urgenza della misura. Il ministro al Welfare Elsa Fornero assicura comunque che «non interverremo con l’accetta». Le affermazioni di Monti fanno pensare a un intervento per l’estensione del metodo contributivo pro rata. Il passaggio al metodo contributivo comporterebbe pensioni meno ricche (oggi gran parte dei lavoratori percepisce l’80% dell’ultimo stipendio, col nuovo metodo verrebbe restituito solo quanto effettivamente versato), ma anche un equilibrio nei conti dell’Inps. Anche l’avvicinamento delle aliquote sarebbe un intervento all’insegna dell’equità. Oggi, per i propri dipendenti le aziende pagano il 33% dei contributi, contro il 20-21% degli autonomi. Un’altra area di intervento potrebbe riguardare la “quota”, ovvero la somma tra età anagrafica ed età contributiva. Oggi è fissata a quota 96, ma si ipotizza di alzarla di un anno dal 2012 al 2015, in modo da arrivare prima a quota 100. PRESSToday Rassegna stampa

Unione Sarda, L' (Nazionale) Data: 18/11/2011 "PENSIONI, CONTRIBUTIVO PER TUTTI ..."

Indietro Stampa L'Unione Sarda di Venerdì 18 Novembre 2011 Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA) Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)

PREVIDENZA. Le rendite potrebbero essere calcolate solo col nuovo metodo Pensioni, contributivo per tutti

Non solo l'allungamento dell'età lavorativa ma anche un intervento che incida sul calcolo delle pensioni. Il programma annunciato dal presidente del Consiglio Mario Monti toccherà anche le pensioni e sarà compito del ministro del Welfare Elsa Fornero scrivere la riforma. Monti ha parlato di disparità «di trattamento tra generazioni, categorie e aree di privilegio». Parole che hanno fatto subito pensare alla possibilità di estendere il metodo contributivo pro rata, oltre che un intervento sulle aliquote, avvicinando quelle dei lavoratori autonomi a quelle dei dipendenti. BLOCCO Si parla anche della possibilità di bloccare l'uscita dal lavoro per il prossimo anno. Se così fosse, per tutto il 2012 non si potrà andare in pensione. «Significa che per lasciare il lavoro si dovrà attendere la fine dell'anno», spiega il direttore dell'Inps in Sardegna Salvatore Putzolu, «anche se è stato già raggiunto il limite dei 65 anni». IL CALCOLO Per i lavoratori, inoltre, ci potrebbe essere la novità del passaggio per tutti al sistema di calcolo contributivo. Cosa significa? Chi entro il 1995 aveva già maturato 18 anni di contributi, ha diritto ad andare in pensione con il sistema retributivo. In questo caso il calcolo della rendita viene fatto sulla base dello stipendio percepito negli ultimi anni e non sulla base dei contributi versati, che invece rappresentano la base per il sistema contributivo (la somma accantonata viene rivalutata ogni anno sulla base di alcuni parametri). La novità riguarda appunto il calcolo contributivo per tutti, pro rata. «Se un lavoratore ha già maturato i requisiti per la pensione, per fare un esempio», spiega Putzolu, «da quando entrerà in vigore la riforma, la sua rendita, per la quota che riguarda il periodo in cui resterà al lavoro, sarà calcolata col metodo contributivo». Quindi una parte della rendita sarà elaborata sulla base delle retribuzioni e una parte sui contributi versati. Chi è stato assunto dopo il 1995 potrà usufruire esclusivamente del sistema contributivo (la riduzione della pensione prevista sarà del 25-30%). GLI ALTRI PROVVEDIMENTI Sul fronte delle aliquote, si parla di una equiparazione tra quanto versato dai lavoratori dipendenti (33%) e gli autonomi (20-21%), che percepiscono ora rendite più generose di quanto versato. Sarà poi accelerata l'equiparazione dell'età di uscita dal lavoro per uomini e donne (attualmente per queste ultime la vecchiaia è prevista a 60 anni e non a 65, ma con un percorso di adeguamento tra il 2014 e il 2026). ( g. d. )

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Corriere della Sera Data: "Passaggio al Contributivo? ci Perde chi si Ritira prima" 21/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 21/11/2011 - pag: 13 Passaggio al Contributivo? ci Perde chi si Ritira prima

Così si riduce l'assegno se si lascia a 59 anni con 40 di contributi Sembra dunque deciso. Il passaggio al sistema di calcolo della pensione cosiddetto «contributivo» dal primo gennaio 2012 è destinato ad essere uno dei primi provvedimenti del nuovo governo Monti. Una volta sentite le parti sociali, il neo ministro Elsa Fornero metterà in pratica un'idea che coltiva da tempo. Un cambio di sistema finalizzato all'equità generazionale. Occorre infatti riconoscere che le pensioni retributive sono caratterizzate da uno scarso collegamento tra contributi versati e prestazioni ricevute. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un vero e proprio regalo a carico della collettività. Non è facile calcolarne l'ammontare, perché dipende da molti parametri. Se ne può ottenere una stima attraverso un indicatore della generosità del nostro sistema pensionistico, che conferma i notevoli benefici garantiti a chi è già in pensione, e chi vi andrà nei prossimi anni. Il sistema a ripartizione Il generoso «retributivo» scomparirà del tutto solo nel 2030, quando sarà finalmente a regime il criterio «contributivo». Un sistema a ripartizione, come è il nostro (secondo cui si pagano le pensioni sulla base dei contributi incassati), è finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore, sotto forma di rendita, i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari al tasso di crescita dell'economia. Ebbene, la formula retributiva ha per troppo tempo sistematicamente violato il principio della sostenibilità, offrendo un «rendimento» (un interesse annuo sui contributi) assai superiore a quello finanziariamente sostenibile. Un assegno per tre Per quanto riguarda il calcolo della pensione, la riforma del '95 ha individuato tre tipologie di lavoratori: 1) I «fortunati» del 1995, esonerati dall'applicazione del contributivo grazie alla artificiosa demarcazione introdotta tra coloro che, al 31 dicembre 1995, avrebbero raggiunto almeno 18 anni di anzianità e gli altri. 2) I «parzialmente fortunati», con anzianità inferiore a 18 anni nel 1996, la cui pensione sarà calcolata secondo il pro rata, ossia in base alla regola retributiva per l'anzianità maturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità dal 1996. 3) Gli «sfortunati», coloro che si sono affacciarti nel mondo del lavoro a partire dal 1996, la cui pensione sarà interamente contributiva. La prima conseguenza dell'introduzione del contributivo pro rata è un generale avvicinamento dei trattamenti tra le categorie. Si avrebbe così un aumento dell'età minima di pensionamento, mentre sparirebbero le pensioni di anzianità per i «fortunati» e i «parzialmente fortunati», i quali avrebbero almeno una parte di pensione contributiva, molto piccola per i primi, più grande per i secondi. Il calcolo «pro rata» È bene precisarlo per non spaventare. L'introduzione del criterio contributivo per tutti, sarà comunque effettuata in pro rata. Riguarderà sì la totalità dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni contributi accumulati al dicembre '95, ma varrà solo per i versamenti futuri (cioè per la contribuzione versata dal primo gennaio 2012). Questo significa che gli effetti negativi, il sistema retributivo è certamente più vantaggioso, saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento. Ma quanto ci perdo passando al contributivo? Un interrogativo che si pongono in molti i questi ultimi giorni. Tentiamo quindi di dare una risposta, con l'aiuto qualche caso concreto. Qualche esempio Un impiegato con 35 anni di lavoro alle spalle e una retribuzione di 30 mila euro che decida di lasciare tra 5 anni (raggiunti i 40 anni di contributi) all'età di 59, con il passaggio al contributivo perderebbe circa 52 euro al mese. Perdita che scende a 32 euro mensili di pensione, se la sua anzianità al 31 dicembre del 2011 anziché di 35 anni è di 37 anni (vedi grafico). Invece, ci rimette solo 9 euro al mese nel caso in cui alla fine di quest'anno possa contare su 39 anni di contribuzione. Per il funzionario con 70 mila euro di stipendio, invece, il taglio dell'assegno mensile si aggirerebbe intorno a 78 euro con 35 anni di anzianità al 31 dicembre del 2011. Perdita che si riduce: a 42 euro con un'anzianità di 37 anni, sino a raggiungere soli 25 euro (su una rendita mensile di 3.779 euro) in presenza di 39 anni di contributi versati. Questo perché il vantaggio del conteggio retributivo si attenua man mano che la retribuzione pensionabile, cioè l'ultima retribuzione, sale. Infatti, al sopra del cosiddetto «tetto» (oggi pari a 43.042 euro), l'aliquota di rendimento del 2%, per ogni anno di contributi, si assottiglia sino a raggiungere l'1% (0,90% per le quote di pensione maturate dopo il 1992), per la parte di retribuzione pensionabile eccedente gli 81.780 euro. Un sacrificio tutto sommato accettabile che convincerebbe più di uno a prolungare l'attività oltre i 40 anni, tetto massimo di anzianità presa in considerazione dal «retributivo», recuperando peraltro in pensione l'anno in più di lavoro (e versamento di contributi) che deve scontare per via della finestra mobile (decorrenza fissata 13 mesi dopo). Sempre che non venga soppressa, come pare sia nelle intenzioni del nuovo ministro. Domenico Comegna RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Tasse, si parte dalla casa Pensioni verso la riforma" 21/11/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 21/11/2011 - pag: 11 Tasse, si parte dalla casa Pensioni verso la riforma

Prevista anche la revisione delle rendite catastali ROMA Corrado Passera le misure per accelerare le infrastrutture e la liberalizzazione degli ordini professionali, insieme a Paola Severino, cui spetta anche il piano per la riforma degli uffici di giustizia. Elsa Fornero i nuovi interventi sulle pensioni, il mercato del lavoro e la fusione degli istituti previdenziali pubblici, Inail compresa. Fabrizio Barca il piano per la riprogrammazione dei fondi comunitari, Anna Maria Cancellieri l'accorpamento degli uffici di governo. Il neo presidente del Consiglio, Mario Monti, avvia la sua missione in Europa e oggi, prima di volare a Bruxelles, assegnerà ai suoi ministri i primi, precisi compiti. L'idea del premier è quella di predisporre un piano d'urto per la crescita che prenda avvio dal primo gennaio dell'anno prossimo. Per fine dicembre i provvedimenti dovranno essere approvati e andranno messi a punto rapidamente dai ministri competenti. Insieme alle misure che predisporrà lui stesso per garantire la tenuta del bilancio: il piano per la riduzione del debito pubblico, le nuove misure per combattere l'evasione con l'abbassamento del limite all'uso del contante, e soprattutto gli eventuali tagli di spesa e aumenti delle tasse per fronteggiare un più che probabile scostamento del deficit pubblico dagli obiettivi concordati con la Ue. Ieri il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha lanciato un avvertimento molto chiaro al nuovo premier. «La reintroduzione dell'Ici sulla casa non può essere il punto di partenza. Si può fare un riordino della tassazione sulla casa solo dopo aver modificato i pesi dell'imposizione fiscale, partendo da un'imposta sui grandi patrimoni» ha detto la Camusso. A Silvio Berlusconi sta bene una tassa "simile" all'Ici e dice un no secco alla patrimoniale, ma nel Pdl in molti, per primo Renato Brunetta, non vogliono né l'una né l'altra. Il presidente del Consiglio ha però già detto chiaramente che la tassazione sulla casa in Italia è troppo bassa, e che l'esenzione dell'abitazione di residenza è un "unicum" in tutta Europa. L'Ici tornerà, con il nuovo nome di Imu già dal primo gennaio 2012 e sarà articolata in funzione del reddito, del numero dei componenti del nucleo familiare e, in qualche modo, del patrimonio. Nello stesso tempo il governo potrebbe procedere alla rivalutazione delle rendite catastali, i valori sui quali si pagano le tasse sugli immobili. Dalla revisione delle imposte sull'abitazione potrebbero derivare come minimo 5 miliardi di euro, ma anche quattro volte di più se il governo decidesse di allineare i valori "virtuali" delle rendite catastali a quelli effettivi di mercato. Per fare cassa, sono sempre pronte l'aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e del 21% (6 miliardi) e delle accise (4 miliardi), che potrebbero compensare i tagli all'assistenza (o alle detrazioni fiscali) per 4 miliardi di euro già iscritti nel bilancio 2012. Sempre dal primo gennaio, secondo il piano a tappe forzate che oggi Monti illustrerà in Consiglio dei ministri, dovrebbero scattare i nuovi correttivi al sistema previdenziale. Partirebbero subito sia l'agganciamento automatico dell'età pensionabile alle speranze di vita che i nuovi coefficienti di rivalutazione. E scatterebbe una nuova soglia mobile per scoraggiare, con incentivi e disincentivi basati sull'adozione del sistema contributivo pro-rata, o puro, i pensionamenti d'anzianità. La riforma sarebbe accompagnata da una revisione dei contributi previdenziali per i lavoratori part-time e per gli autonomi, ma anche dalla riforma degli ammortizzatori sociali. Mario Sensini RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Data: "Le pensioni e la sfida dei dividendi" 21/11/2011

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CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: Prima data: 21/11/2011 - pag: 27 Le pensioni e la sfida dei dividendi

E se la pensione fosse anche una questione di dividendi? BlackRock, il colosso internazionale del risparmio gestito molto attivo anche nel nostro Paese, ha chiesto a 600 Fund selector europei che cosa pensano e quanto fiducia hanno nelle strategie equity income, cioè in quei portafogli gestiti in modo da sfruttare il reinvestimento delle cedole azionarie. Ebbene gli esperti finanziari responsabili della valutazione per i prodotti di risparmio da utilizzare nelle grandi gestioni hanno risposto con ampio consenso (46%) che l'allocazione in comparti equity income aumenterà nei prossimi tre anni, mentre il 40% ritiene che salirà già nei prossimi 12 mesi. «Le azioni, nonostante la loro maggiore volatilità, avranno un ruolo fondamentale nell'aiutare gli investitori a raggiungere i loro obiettivi di medio termine spiega Bruno Rovelli, a capo dell'investment advisory di BlackRock Italy . E questo è particolarmente vero per le strategie equity income, che offrono un flusso costante di reddito capace di crescere nel tempo senza essere eroso dall'inflazione». Durante il decennio perduto delle Borse tra il 2000 e il 2009 il rendimento cumulativo dell'Msci all country world index è stato del -12,35%, ricorda lo studio. Se si calcola, però, il reinvestimento dei dividendi, si raggiunge il 9,26%. Insomma sembra che le cedole possano fare la differenza. Soprattutto quando il mercato è ostile e difficile. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Data: "Pip, entrata agevolata per i giovani lavoratori" 21/11/2011

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CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: Prima data: 21/11/2011 - pag: 26 Pip, entrata agevolata per i giovani lavoratori

P er i giovani arriva la pensione di scorta low cost. Ai sottoscrittori con meno di quarant'anni, Generali azzera per i primi due anni i caricamenti del Pip (Piano previdenziale individuale) Valore pensione. Con quest'iniziativa la compagnia punta ad avvicinare alla previdenza complementare la fascia di popolazione che ne avrà più bisogno, considerate le prospettive del sistema pensionistico, ma che attualmente vede una percentuale molto bassa d'iscritti. Valore pensione è rivolto ai lavoratori dipendenti e autonomi, e offre la scelta fra quattro linee d'investimento con diverso profilo di rischio: la gestione separata Gesav global, l'azionaria europea, la moderata e la bilanciata, che offrono con diverse percentuali una combinazione delle prime due. Gesav global, che garantisce un rendimento minimo annuo del 2%, fra il 2007 e il 2010 ha ottenuto una performance del 4,4% medio annuo contro il 2,3% del Tfr. Sul sito www.generali.it è anche disponibile il check up previdenziale che permette di stimare la futura pensione, il divario rispetto alla retribuzione finale e l'investimento necessario per cercare di colmarlo. R.E.B. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere.it Data: 21/11/2011 "Bonus-crescita con il contributivo" Indietro Stampa stampa | chiudi

Il passaggio al nuovo sistema: Rendite più alte se si rinvia il ritiro Bonus-crescita con il contributivo Il completamento della riforma Dini e le sperequazioni per età. Incentivi a restare. Con il contributivo pro-rata l'aumento sarebbe pari a 536 euro per un 63enne Estensione a tutti del metodo contributivo? È molto probabile. Il neo ministro del Lavoro Elsa Fornero sostiene da tempo una modifica del sistema che introdurrebbe, al di là di una riduzione della spesa previdenziale, una maggiore equità. Il metodo retributivo che garantisce al lavoratore il reddito che ha ottenuto nell'ultima parte della sua vita, è ormai ritenuto un meccanismo che produce gran parte delle diseguaglianze sociali di oggi: pensiamo, ad esempio, al caso limite di un lavoratore che va in pensione da direttore generale, avendo iniziato da fattorino. Il contributivo, al contrario, applicato a chi ha iniziato a lavorare dopo il '96, produce una sostanziale equivalenza tra contributi versati e pensione incassata. Ma vediamo cosa comporta in concreto. La riforma Dini La grande riforma varata nell'agosto del '95 prevede tre diversi procedimenti di calcolo della pensione, a seconda dell'anzianità maturata al 31 dicembre di quell'anno. 1) Per i lavoratori più anziani, quelli che potevano contare su un minimo di 18 anni di contributi (in linea di massima, si tratta dei nati tra il '50 e il '60), il conteggio della rendita è rimasto sostanzialmente invariato: il cosiddetto retributivo, agganciato agli stipendi riscossi nell'ultimo periodo lavorativo. 2) Per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi alla fine del '95, il calcolo viene invece effettuato utilizzando entrambi i criteri: il retributivo, per gli anni di anzianità accumulata sino al 31 dicembre 1995; e il contributivo, per l'anzianità acquisita dal 1° gennaio 1996 in poi. 3) E infine le nuove generazioni, coloro cioè che hanno cominciato a lavorare dopo il '95, per i quali il conteggio viene determinato esclusivamente con il metodo contributivo.

I calcoli della Ragioneria Secondo la Ragioneria generale dello Stato, il grado di copertura assicurato dal sistema pensionistico pubblico per un lavoratore dipendente uomo, partendo da un valore di circa il 70% dell'ultimo salario o stipendio per coloro che oggi cessano l'attività in età di 63 anni e con 35 anni di contribuzione, scenderà al 52,8% nel 2040 al raggiungimento del pieno regime definito nel '95. La riduzione deriva dal maggior peso che nel tempo assume il sistema di liquidazione contributivo rispetto al retributivo e dall'allungamento della speranza di vita. In seguito la diminuzione è meno rilevante: la copertura sempre per lo stesso individuo si colloca sul 51,8% nel 2050 e sul 50,8 nel 2060. Al netto delle imposte, il grado di copertura è invece maggiore, con il venir meno del prelievo contributivo e la progressività del sistema fiscale. Il beneficio per i lavoratori dipendenti è valutabile in media in un 10% del salario (l'aliquota a carico del dipendente è del 9,19%); il guadagno è più ampio per i percettori di redditi modesti, per i quali la soglia non tassabile assume particolare rilievo. La riduzione della copertura rispetto a coloro che accedono alla pensione oggi potrà essere maggiore di quella pronosticata, perché i giovani oggi incontrano serie difficoltà nell'inserimento nel mondo del lavoro e i periodi di attività sono spesso discontinui. È quindi quasi certo che, a parità di età, coloro che andranno in pensione nei prossimi decenni avranno un periodo di contribuzione più limitato rispetto ai pensionandi attuali. Inoltre, il grado di copertura comunemente indicato è quello offerto al momento del pensionamento. Successivamente, essendo stato di fatto abolito il collegamento delle pensioni con l'evoluzione delle retribuzioni in termini reali, tale parametro è destinato a ridursi; per un individuo di sesso maschile con 63 anni di età e 35 anni di contributi l'attuale grado di copertura indicato dalla Ragioneria generale dello Stato nel 70% al momento del pensionamento, data una vita attesa residua di circa 20 anni, nell'ipotesi di una crescita media dei salari dell'1,5% in termini reali si ridurrebbe gradualmente nel corso del tempo; nel periodo finale della vita esso scenderebbe a circa il 52%. Come funziona il contributivo Il sistema contributivo funziona come un libretto di risparmio. Il lavoratore provvede, con il concorso dell'azienda, ad accantonare annualmente il 33% del proprio stipendio (i lavoratori autonomi il 20% del reddito). Il capitale versato produce un interesse a un tasso legato alla dinamica quinquennale del Pil (il Prodotto interno lordo) e all'inflazione. Quindi più cresce l'Azienda Italia, maggiori saranno le rendite su cui si potrà contare. Alla data del pensionamento, al montante contributivo rivalutato si applica un coefficiente di conversione che cresce con l'aumentare dell'età. Il coefficiente, ad esempio, è pari al 4,798%, per chi sceglie di chiedere la rendita a 60 anni, sale al 5,093% per chi resiste fino a 62 anni e al 5,620% se si decide di arrivare fino a 65 anni. La transizione L'introduzione del contributivo per tutti, avverrà comunque in pro-rata. Riguarderà sì la totalità dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni contributi accumulati al dicembre '95, ma varrà solo per i versamenti futuri (per la contribuzione versata dal 1° gennaio 2012, come sembra). Gli effetti negativi, il sistema retributivo è certamente più vantaggioso, saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento. Prendiamo ad esempio un dipendente con uno stipendio pensionabile di 30 mila euro l'anno a cui venga imposto di lavorare 2-3 anni in più. Mantenendo la regola retributiva, ogni anno di lavoro aggiuntivo porterebbe a un aumento dell'assegno annuo di 600 euro (il 2% della retribuzione), a prescindere dall'età di pensionamento. Adottando il contributivo pro-rata, tale aumento dipenderebbe dall'età e sarebbe pari a 536 euro per un 63enne e a 573 euro per un 65enne. Ma cosa bolle in pentola? Quanto al pensionamento, stando alle indiscrezioni, la fascia di età stabilita nel 1995 (57-65 anni) dovrebbe essere adeguata all'aumentata aspettativa di vita e portata quindi a 62-68 (70) anni. Una forchetta che dovrebbe essere in seguito automaticamente adeguata, secondo una delle norme non ancora in vigore, alle variazione della longevità. Potrà essere consentito il pensionamento anticipato a prima dei 63 anni, ma in questo caso l'assegno mensile verrebbe ridotto proporzionalmente. Domenico Comegna stampa | chiudi PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le 21/11/2011 proced..."

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Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le procedure, in particolare per le pensioni di invalità? E' una delle patate bollenti sul tavolo del Governo Monti PRESSToday Rassegna stampa

Herald Scotland Online Data: 21/11/2011 "Pension pot predicaments"

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HELEN PRIDHAM

19 Nov 2011

All eyes were on the inflation rate this week, after September’s alarming jump to 5.2% in the consumer price inflation (CPI) index and 5.6% in the RPI (retail price index).

In October, CPI eased to 5% and RPI to 5.4%.

But inflation at these levels continues to strike hardest at the retired.

Dr Ros Altmann, director-general of over-50s group Saga, said: “Older people remain worst hit by inflation and pensioners in particular have witnessed a cumulative inflation rate of over 20% since the start of the credit crunch.”

For those living on fixed pensions in particular, every price rise means they will have less available to spend on other items. Although the state pension is now linked to rises in the earnings or prices, whichever is higher, the increase is capped at 2.5% – only half the actual rate of inflation.

People with private pensions now coming up to retirement are also being hit by steep falls in annuity rates. Inflation means their retirement incomes will be eroded even more in the future.

Only public sector employees, whose pensions are automatically index-linked, can be sure their incomes will be insulated against the increasing costs.

Public sector employees don’t realise how lucky they are in this regard, says one leading annuity adviser. Douglas Baillie, of comparemypension.com, says: “I don’t believe public sector workers really understand the true value of an index-linked pension which few private individuals can afford.”

The government wants to change the link for public sector pensions increases from the higher RPI to the lower CPI. Although not so generous, it will still mean that their pensions are partially protected from inflation.

Private sector employees who are, or were, members of company pension schemes may also benefit from some increases to their pensions when they retire. But the rules are complicated says David Trenner, technical director of Intelligent Pensions in Glasgow.

He explains: “It depends when you were paying into your company pension. With any part which was accumulated before 1997 there is no legal requirement for companies to increase pensions in payment. However, pensions built up between 1997 and 2005 are increased with RPI up to a maximum of 5%, while from 2005 onwards the cap was lowered to 2.5%.”

People with private pensions will normally have to decide for themselves whether their pension will increase once it starts or not. Most people opt for annuities which pay them a regular income when they reach retirement. It is possible to buy inflation-linked annuities, or annuities which rise by a fixed percentage each year, but they cost considerably more than conventional, level annuities.

A 65-year-old man with a pension fund worth £50,000, for example, could currently buy an average fixed-level pension of £3190 per annum, but the amount of inflation-linked pension he could buy with the same fund would be only £2075, more than £1000 less than the fixed pension, according to Moneyfacts.

The pension from the inflation-linked annuity will rise each year in line with RPI, but it will take at least 15 years for the payments to overtake the level annuity. Mr Trenner says: “If people can afford it, I believe they should take an inflation-linked annuity. The problem is that many people underestimate how long they are going to live.”

He points out that with many more pensioners reaching 100, an inflation-linked annuity could come into its own. But in practice most people take the highest pension when they retire.

Retirees should at least make sure that they are maximising the income from a level annuity by using a professional adviser to help them shop around for the best rates. If they have any kind of health problems, or they are smokers, or overweight, they could qualify for an enhanced annuity which provides an even better pension.

Or they could split their pension fund, using, say, half to buy a level annuity and the rest for an index-linked annuity. Other options are investment annuities, so-called “third way” annuities, which are taken out for limited periods of five years. With limited-term annuities, offered by companies such as MetLife and Just Retirement, there is the possibility that the pensioner’s circumstances may have changed by the time another annuity is purchased.

There is a lot to consider when approaching retirement. It is the one time taking independent financial advice could be the best thing you ever do. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Contribuzione previdenziale" 21/11/2011

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ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Diritto e sport data: 21/11/2011 - pag: 48 autore: Risponde Maurizio Mottola Contribuzione previdenziale

Una Asd eroga nei confronti dei propri collaboratori tecnici dei compensi per le prestazioni da costoro esercitate per la promozione delle attività istituzionalmente previste. Tali attività, riconosciute dal Coni per il tramite dell'ente di affiliazione, non sono collegate a gare, campionati, esibizioni o altro tipo di manifestazione ufficialmente previste. Si chiede pertanto se tali compensi possono usufruire del trattamento fiscale di cui all'articolo 67, comma 1, lettera m) dpr 917/1986 e della esenzione dalla contribuzione previdenziale.E.O. 22Contribuzione previdenzialeUna Asd eroga nei confronti dei propri collaboratori tecnici dei compensi per le prestazioni da costoro esercitate per la promozione delle attività istituzionalmente previste. Tali attività, riconosciute dal Coni per il tramite dell'ente di affiliazione, non sono collegate a gare, campionati, esibizioni o altro tipo di manifestazione ufficialmente previste. Si chiede pertanto se tali compensi possono usufruire del trattamento fiscale di cui all'articolo 67, comma 1, lettera m) dpr 917/1986 e della esenzione dalla contribuzione previdenziale.E.O.Risponde Maurizio MottolaI compensi riscossi dai collaboratori tecnici in questione possono usufruire del trattamento tributario di favore disposto dalla norma citata, in virtù dell'interpretazione autentica di cui all'articolo 35, comma 5, dl 207/2008 convertito nella legge 14/2009 e della esenzione dalla contribuzione previdenziale.L'interpretazione di cui sopra ha stabilito che l'oggetto dell'articolo 67, comma 1, lettera m) dpr 917/1986 è l'esercizio di attività sportiva dilettantistica nel suo complesso, comprendendo quindi le attività di formazione, didattica, preparazione e assistenza non collegate ad uno specifico evento.È tuttavia necessario che i collaboratori tecnici non svolgano le proprie prestazioni in maniera professionale o a titolo di lavoro subordinato o assimilabile. Tale condizione deve essere riscontrata nella sostanza oltre che nella forma degli accordi e dei contratti stipulati.Se in caso di controlli fosse accertato il carattere della professionalità delle prestazioni, o la subordinazione del collaboratore, sorgerebbe infatti l'obbligo della contribuzione previdenziale nei confronti dell'Enpals, o nei confronti dell'Inps e dell'Inail, oltre che la decadenza dai benefici di carattere fiscale.Si confrontino a tal fine le seguenti due recenti sentenze:tribunale ordinario di Ancona – sezione lavoro, sentenza 3642 del 23/6/2011;tribunale ordinario di Milano – sezione lavoro, sentenza 4111 del 19/9/2011. PRESSToday Rassegna stampa

l'Unità.it Data: 21/11/2011 "Pensioni, il piano di Fornero: verso il contributivo pro-rata"

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Sul come ci sarà molto da discutere. Sul quando ci sono più certezze. Sulle pensioni il neo ministro Elsa Fornero, che ieri nella sua Torino ha passato la giornata fra spesa al mercato rionale e messa a punto del suo staff, sarà chiamata a prendere decisioni importanti già entro l’anno. Dovrà infatti emanare entro dicembre un decreto ministeriale per fissare il primo posticipo per i criteri di pensionamento dei lavoratori dipendenti validi dal primo gennaio 2013. Sulla base delle stime Istat sull’innalzamento dell’aspettativa di vita, Fornero dovrà stabilire di quanto innalzare l’asticella della parte riguardante l’età anagrafica per chi andrà in pensione. Il sistema a quote prevede dal 2013 un aumento dei requisiti dagli attuali 60 anni di età a 61 anni e 3 mesi, lasciando a 35 anni la quota contributiva. Le previsioni parlano di 3 mesi in più, ma Fornero potrebbe decidere di dare un segnale, ampliando (anche se si tratta solo di mesi) l’innalzamento.

ECCO I PROVVEDIMENTI IN ARRIVO | IL DISCORSO AL SENATO: VIDEO 1 | VIDEO 2 | FOTO - VIDEO - APPROFONDIMENTI E CURIOSITA' | Via bandane e tacchi sadomaso, squadra english style | Tosi a Monti: «No all'Ici» di Tullia Fabiani

Sul come, si diceva, il ministro ha promesso di agire dopo aver incontrato le parti sociali. È sua intenzione convocarle il prima possibile mettendo sul tavolo un insieme di proposte ben articolate. L’obiettivo sarà quello di accelerare la fase di transizione verso l’addio alle pensioni di anzianità e verso il modello contributivo puro. Sul primo fronte, l’attuale sistema a quote progressivamente innalzate (con “l’aiuto” delle finestre) prevede già che nel 2049 non si potrà andare in pensione con meno di 65 anni, a prescindere dagli anni di contributi. Il governo però punta a disincentivare le pensioni di anzianità da subito. Le proposte sul campo sono varie. Di sicuro si innalzerà la parte anagrafica della quota e molti sono pronti a scommettere che si passerà subito dagli attuali 60 a 63 anni. L’alternativa è un sistema flessibile con una forma di disincentivi e incentivi. Chi vorrà andare in pensione vedrà ridursi l’assegno (9% in meno per i 62enni, 6% per i 63enni, 3% in meno per i 64enni) mentre chi rimarrà dopo i 64 anni lo vedrà aumentare, come previsto nella proposta di legge firmata dai deputati Pd Damiano e Baretta.

I veri nodi Il vero nodo, il vero terreno su cui molti nel Pd non sono disposti a cedere, è quello dei lavori usuranti. Per operai, edili, ma anche per maestre d’asilo si punta a mantenere l’attuale situazione per la pensione di anzianità. Soprattutto nel caso degli operai si tratta infatti di persone che hanno iniziato a lavorare prestissimo (spesso prima dei 18 anni) e dunque prolungare la loro carriera non risponderebbe a quel criterio di “equità” a cui si ispira il governo Monti.

Sul secondo aspetto, oggi per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la riforma Dini (1995) vige un modello misto: retributivo per gli anni precedenti, contributivo dal 1995 ad oggi. La proposta della Fornero sarà quella di passare da subito al cosiddetto sistema pro-rata e cioè l’adozione a tutto campo del metodo contributivo pro-rata, applicandolo all’intero montante e non solo alla parte dal 1995 in avanti. Da questo punto di vista Pd e sindacati sono disposti a trattare sebbene chiedano in cambio quantomeno un aumento dell’indicizzazione delle pensioni per i lavoratori giovani e quelli con periodi di non contribuzione (i precari) e la facilitazione del ricongiungimento contributivo fra quelli versati per enti diversi. Un provvedimento, quest’ultimo, molto atteso da precari e da alcune categorie che hanno visto sopprimere il loro ente di gestione (elettrici e telefonici). Ieri intanto su questa linea si è espresso nuovamente il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. «Al ministro Fornero chiediamo di partire dal toccare le 850mila persone, politici inclusi, che hanno un trattamento previdenziale di assoluto previlegio. E subito dopo di discutere come rendere obbligatoria la previdenza integrativa per i giovani e di come tenere conto di chi fa lavori pesanti al punto tale da non protrarsi troppo nel lavoro». Articoli Correlati 20 novembre 2011 Prima prova: tasse e pensioni PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Un'Europa, tanti assegni" 21/11/2011

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi in Gestione pensione & previdenza data: 19/11/2011 - pag: 40 autore: di Carlo Giuro Un'Europa, tanti assegni

Anche i principali paesi Ue alzano l'età per la pensione, ma con formule flessibili. Germania e Spagna danno un bonus se si lascia il lavoro più tardi Una nuova riforma delle pensioni attende l'Italia. In attesa di capire cosa succederà, è utile approfondire i sistemi di previdenza dei principali Paesi europei. Che in alcuni casi adottano già soluzioni flessibili che premiano chi resta di più al lavoro, come di recente ha proposto la Corte dei conti per l'Italia. Nel Regno Unito il sistema pensionistico si compone di tre elementi, i primi due obbligatori e il terzo a base volontaria:1 una pensione pubblica di base (Basic state pension, Bsp) garantita a tutti i lavoratori e corrisposta anche tenendo conto dei periodi di cura, congedi parentali, di formazione e periodi coperti da contribuzione volontaria;2 una pensione pubblica complementare obbligatoria (State second pension), in origine commisurata ai redditi da lavoro, ma che ora si sta gradatamente trasformando in pensione integrativa della Bsp;3 pensioni private facoltative sulla base di fondi pensionistici che sono una parte prevalente del sistema pensionistico. Gli schemi pubblici sono finanziati con contributi a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro e funzionano con il metodo della ripartizione. Come sostegno per i pensionati a basso reddito, è prevista una misura chiamata Pension credit, in grado di garantire un reddito minimo. Il graduale aumento dell'età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni è iniziato nel 2010 e proseguirà fino al 2020, fino ad eguagliare quella prevista per gli uomini. Nel gennaio 2011 il governo ha annunciato nuove progressioni per l'innalzamento dell'età pensionabile e anche rallentamenti nell'adeguamento delle pensioni all'inflazione. Resta per ora in vigore la legge sulle pensioni del 2007 che ha introdotto, tra il 2024 e il 2046, il progressivo aumento dell'età di pensionamento standard a 68 anni, sia per gli uomini che per le donne. In Francia il sistema è strutturato in 38 regimi pensionistici suddivisi tra obbligatori, pubblici, a ripartizione, redistributivi e contributivi. Le prestazioni pensionistiche sono accessibili a partire da un requisito minimo di età che prevede, di conseguenza, penalizzazioni sull'importo in caso di ritiro anticipato dal lavoro. La riforma del 2010 punta alla riduzione del deficit del sistema pensionistico. L'età minima di pensionamento viene innalzata a 62 anni, con un aumento progressivo di quattro mesi l'anno a partire dal 1° luglio 2011 e arrivando a regime nel 2018. Il processo ha avuto inizio con i nati successivamente al 1° luglio 1951 che avranno direttamente un aumento di quattro mesi di lavoro. L'età per poter godere di una pensione a tasso pieno passa da 65 a 67 anni. Nel settore pubblico le età di pensionamento sono state aumentate di due anni: per gli operai da 55 a 57 anni e per gli impiegati da 60 a 62 anni. In Francia l'adesione al secondo pilastro (a ripartizione) è obbligatoria. I lavoratori vengono iscritti a una forma di previdenza integrativa sulla base del tipo di occupazione svolta (dipendenti settore privato e pubblico). I dipendenti del settore privato aderiscono ad Arrco mentre i dirigenti (sempre del settore privato) aderiscono ad Agirc. I due schemi pensionistici operano con la metodologia della ripartizione e applicano il regime della contribuzione definita. L'aliquota contributiva è pari al 16%, per il 60% a carico del datore di lavoro e per il rimanente 40% a carico del lavoratore. Al fianco di Arrco e Agirc operano alcuni fondi di previdenza riservati ai dipendenti pubblici. L'elevato spazio riservato al secondo pilastro obbligatorio ha limitato i margini di sviluppo della previdenza integrativa volontaria a capitalizzazione. Esistono due tipologie di fondi occupazionali, i Pee (Plan d'epargne retraite), schemi negoziati a livello aziendale e i Perco, anch'esso di natura aziendale. A livello individuale due sono le forme pensionistiche rilevanti; le polizze vita e i Plan d'epargne retraite populaire (Perp). In Germania il primo pilastro del sistema pensionistico tedesco garantisce la copertura a circa l'80% dei lavoratori dipendenti in Germania (35 milioni di assicurati). Altre forme pensionistiche sono previste per i dipendenti pubblici e i lavoratori autonomi. A partire dai primi anni 90 sono state approvate in Germania una serie di importanti riforme miranti a garantire la sostenibilità finanziaria e sociale del sistema pensionistico pubblico. Prendendo in considerazione le tappe più significative, il processo di riforma è iniziato a metà degli anni 90 con l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni (sia per gli uomini che per le donne) e l'introduzione di riduzioni dell'importo della pensione in caso di pensionamento anticipato in misura del 3,6% annuo, accompagnata sul versante opposto da un bonus del 6% annuo per il differimento del pensionamento. Inoltre, nel 2005, nella formula di adeguamento della pensione è stato introdotto un fattore di sostenibilità che tiene conto delle dinamiche demografiche e, in particolare, dei mutamenti nel rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. Negli ultimi anni, la riforma più importante ha avuto luogo nel 2007, sebbene il processo di transizione verso l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni non si sia ancora concluso, è stato stabilito con legge un ulteriore incremento a 67 anni a partire dai nati nel 1947. La possibilità di anticipare il pensionamento a 65 anni è prevista in caso di disabilità grave e per coloro che possono far valere almeno 45 anni di contributi derivanti sia da attività lavorativa che da lavoro di cura ed educazione dei figli fino ai 10 anni di età. Avendo il sistema pubblico assicurato in passato elevati tassi di sostituzione, lo spazio per le forme di secondo e terzo pilastro fino ad oggi piuttosto limitato. Esistono quattro diverse tipologie di fondi pensione di natura occupazionale. Sono schemi pensionistici ad adesione volontaria derivanti da accordi a livello aziendale tra le parti sociali. Nel 2002 è stata attuata poi una decisa promozione di nuove forme di risparmio previdenziale individuale e volontario che godono di vantaggi fiscali per compensare la riduzione degli importi pensionistici nel regime pubblico. Dal 2005 sono presenti poi sul mercato nuove forme pensionistiche di terzo pilastro (piani Rurup).In Spagna il sistema pensionistico spagnolo prevede essenzialmente due tipologie di prestazioni:4 pensioni contributive, direttamente proporzionate ai contributi versati e alla durata della carriera lavorativa, ma garantite anche in caso di sopraggiunta invalidità e per le vittime di atti terroristici o loro familiari;5 pensioni non contributive, gestite dalle regioni autonome, per i soggetti che non raggiungono i requisiti minimi per la pensione contributiva e sono nullatenenti o a basso reddito.L'accesso al pensionamento standard è consentito a 65 anni di età. Attualmente, per i lavoratori che rimangono al lavoro oltre i 65 anni è previsto un aumento annuale della prestazione pensionistica del 2%. Per i lavoratori con almeno 60 anni di età, i contributi previdenziali a carico vengono ridotti del 50% e tale percentuale viene incrementata fino a raggiungere il 100% per i soggetti con 65 anni. Il pensionamento anticipato è possibile dai 61 anni con un minimo di 30 anni di contribuzione effettiva e almeno sei mesi di disoccupazione indennizzata, ma con una considerevole penalizzazione, che va dal 6 all'8% annuo (8% per coloro che hanno solo 30 anni di contributi, 6% con almeno 40 anni di contributi). Il sistema spagnolo è principalmente pubblico, il ricorso a fondi pensionistici privati è molto limitato anche se le Comunità autonome promuovono piani individuali privati con sgravi fiscali.Nel 2011 è stata approvato un aumento graduale dell'età della pensione fino a 67 anni nel 2027. La pensione anticipata è prevista a partire dai 63 anni. Chi raggiunge la cosiddetta carriera lavorativa completa, con almeno 38 anni e sei mesi di contribuzione, potrà andare in pensione a 65 anni. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "PREVIDENZA Rischio nuove quote per gli «usuranti» LAVORO" 21/11/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011-11-21 - pag: 41 PREVIDENZA Rischio nuove quote per gli «usuranti» LAVORO

I lavoratori impegnati in attività con un particolare indice di stress psico-fisico maturano il diritto al trattamento pensionistico con un anticipo di 3 anni. Il Dlgs 67/2011 disciplina i criteri del pensionamento anticipato. L'agevolazione andrà a regime solo nel 2013, ma in prospettiva potrebbe anche subire modifiche da un'eventuale stretta sulle pensioni di anzianità. u pagina 6 PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Senza titolo" 21/11/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: LAVORO data: 2011-11-21 - pag: 46

Previdenza. Vale la durata dell'attività provata dai contributi Rischio nuove quote sul bonus anzianità per i lavori usuranti Nel 2013 tempi di uscita agevolata a regime: la probabile stretta sugli anticipi li allungherà LO SCONTO DI TRE ANNI L'accesso può essere richiesto anche da chi ha maturato le condizioni sommando periodi da «autonomo» PAGINA A CURA DI Temistocle Bussino I lavoratori impegnati in attività con un particolare indice di stress psico-fisico maturano il diritto al trattamento pensionistico con un anticipo di 3 anni. Il Dlgs 67/2011, in applicazione della delega contenuta nel Collegato lavoro, disciplina i criteri del pensionamento anticipato. L'agevolazione andrà a regime solo nel 2013, ma in prospettiva potrebbe anche subire modifiche da un'eventuale stretta sulle pensioni di anzianità. Le regole attuali Restando fermo il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni, il diritto viene riconosciuto ai soggetti che hanno svolto alcune attività specifiche, tra cui: lavori in galleria, nelle cave o espletati in spazi ristretti con carattere di prevalenza e continuità; la lavorazione del vetro; l'attività di conducenti di autobus, i lavoratori impegnati all'interno di un processo produttivo in serie. Inoltre, i lavoratori a turni che hanno prestato la loro attività nel periodo notturno per almeno 6 ore, comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le 5 del mattino, per un minimo di 78 notti (per chi ha maturato i requisiti tra il 1 luglio 2008 e il 30 giugno 2009), o per un minimo di 64 notti per coloro che maturano i requisiti dopo il 1 luglio 2009. Nell'elenco anche l'attività in orario notturno che comprenda almeno 3 ore tra la mezzanotte e le cinque del mattino, per l'intero anno lavorativo. Per fruire del beneficio pensionistico anticipato è necessario che i lavoratori abbiano svolto una o più delle attività lavorative, per un periodo di tempo pari a: - almeno sette anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi dieci di attività lavorativa, per le pensioni aventi decorrenza entro il 31 dicembre 2017; - almeno la metà della vita lavorativa complessiva, per le pensioni con decorrenza dal 1 gennaio 2018. In quest'ultimo caso, invece, la sola condizione posta è che il lavoratore abbia svolto attività usuranti per almeno la metà della vita lavorativa, indipendentemente dalla loro collocazione temporale. Il periodo utile La circolare ministeriale 22/2011 precisa che ai fini del computo dei periodi di lavoro si tiene conto della durata effettiva dell'attività. Il lavoro effettivo è desumibile dall'accredito di contribuzione obbligatoria, dovendo perciò escludere i periodi totalmente coperti da contribuzione figurativa (ad esempio i periodi di cassa integrazione a zero ore), mentre si tiene comunque conto dei periodi di lavoro anche soltanto parzialmente coperti da contribuzione figurativa. L'accesso anticipato al pensionamento potrà essere richiesto anche dai lavoratori che maturano i requisiti cumulando la contribuzione da lavoratore autonomo. Il beneficio previdenziale si sostanzia in un anticipo della decorrenza della pensione di anzianità. I benefici, fermo restando il requisito minimo contributivo dei 35 anni, consistono nella riduzione dei requisiti (età anagrafica ovvero somma di età anagrafica e anzianità contributiva) per l'accesso al pensionamento di anzianità. Ad esempio, in via transitoria, per gli anni 2011 e 2012 lo sconto riguarda la riduzione di tre anni dell'età anagrafica (da 60 anni a 57 anni) e di due unità della somma di età anagrafica e anzianità contributiva (la quota da 96 passa 94). A partire dal 2013 il diritto al trattamento pensionistico di anzianità anticipata si consegue con un'età anagrafica ridotta di 3 anni e una somma di età anagrafica e anzianità contributiva (cosiddetta quota) ridotta di 3 unità rispetto ai requisiti ordinari (si veda il grafico). Il Dlgs 67/2011 dispone le modalità per definire il beneficio pensionistico da applicare nel caso in cui il lavoratore abbia svolto attività usuranti di diverso tipo. Infatti, in caso di svolgimento per un periodo di tempo equivalente delle diverse attività usuranti va attribuito il beneficio più favorevole. In prospettiva,come accennato, bisognerà fare i conti con l'eventuale stretta sulle pensioni di anzianità e con le diverse ipotesi sul tappeto le quali potrebbero portare all'abolizione dei trattamenti stessi. Una prima ipotesi prevede l'anticipo dal 2013 al 2012 della quota 97 (età più contribuzione), passando a quota 98 nel 2013, quota 99 nel 2014 per poi arrivare gradualmente a quota 100 nel 2015. Una seconda ipotesi prevede un vincolo del l'età, pari ad almeno 60 anni più i 40 anni di contributi che porterebbe sempre a quota 100 senza però passaggi intermedi. Una terza ipotesi prevede un minimo di 62 anni di età sino a un massimo di 67/70 anni con penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima dei 65 anni di età, ma con bonus per chi opta per l'uscita dai 66 anni in poi. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Aviva, 18 mesi per trasferire i Pip" 21/11/2011

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-11-19 - pag: 21 Aviva, 18 mesi per trasferire i Pip

Sottopongo all'attenzione di «Plus24» la seguente disavventura capitata a me e mio marito con cui gestisco un negozio di ottica. Nel febbraio del 2010, a seguito della decisione di cambiare banca, inoltriamo una raccomandata per trasferire le nostre due posizioni individuali di previdenza integrativa (collocate da UniCredit) dalla società Aviva al fondo pensione aperto il Melograno (collocato dalla Bcc di Caraglio, del Cuneese e della Riviera dei Fiori). Abbiamo compilato tutti i fogli richiesti, dall'adesione vera e propria alla richiesta di trasferimento della posizione maturata. E qui cominciano i problemi perché se da un lato abbiamo aperto una nuova posizione, dall'altra non sono ancora stati trasferiti gli accantonamenti maturati su Aviva. Per sollecitare la compagnia Aviva e con il supporto della Bcc sono state fatte innumerevoli telefonate di sollecito, e-mail e raccomandate tutte andate a vuoto. Oltretutto ci è stato detto che da normativa tutte le operazioni di trasferimento devono essere evase entro e non oltre i sei mesi dal momento in cui il fondo cedente entra in possesso di tutta la documentazione necessaria e nel nostro caso stiamo parlando di un lasso di tempo di un anno e mezzo. Come ci possiamo tutelare e a chi possiamo chiedere informazioni circa lo stato delle cose? E possibile che queste società che gestiscono la previdenza integrativa possano operare impunemente violando la normativa vigente senza andare incontro a sanzioni? Mario Biancheri e Barbara Girotto - (Bordighera, Im) Risponde Aviva Italia Holding - Con riferimento alle posizioni previdenziali presso Aviva dei signori Barbara Stefania Girotto e Mario Biancheri, la compagnia afferma di aver preso atto dei solleciti da loro inviati e di aver provveduto al trasferimento richiesto che a oggi è correttamente concluso. La compagnia è altresì a disposizione dei signori Girotto e Biancheri per ulteriori chiarimenti e per provvedere al ristoro sull'eventuale perdita derivante dal ritardato trasferimento ad altra forma pensionistica. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Dai ragionieri l'esempio da seguire Le altre Casse per il momento danno solo scarne 21/11/2011 informazioni ai loro aderenti"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-11-19 - pag: 11 autore: Vitaliano D'Angerio Dai ragionieri l'esempio da seguire Le altre Casse per il momento danno solo scarne informazioni ai loro aderenti

Tante parole, ma per il momento pochi fatti. I vertici degli enti previdenziali si dichiarano pronti a varare misure che portino ad aumentare la trasparenza sugli investimenti immobiliari realizzati con i contributi versati dagli aderenti. Nell'intraprendere tale direzione, però, finora si sono mossi con lentezza. Anche se, su questo punto, un esempio virtuoso c'è: la Cassa dei ragionieri. Interpellati da «Plus24», i responsabili degli enti pensione, adesso vengono allo scoperto manifestando l'intenzione di essere pronti ad alzare il velo sulle operazioni di acquisto e vendita degli immobili realizzati in via indiretta attraverso la sottoscrizione di quote di fondi immobiliari. Secondo gli ultimi dati raccolti dai ministeri vigilanti gli enti pensione sono pronti a investire in tali strumenti altri 5 miliardi entro fine 2013. Investimenti che sempre di più vengono realizzati attraverso fondi riservati, istituiti ad hoc da società di gestione specializzate per accogliere gli investimenti nel mattone (anche attraverso apporti di immobili) di una o più Casse. Fondi riservati per i quali i gestori non sono tenuti a divulgare i bilanci pubblicamente, ma che mettono a disposizione dei vertici degli enti. Sta poi a quest'ultimi definire il livello di trasparenza da offrire ai loro iscritti. Ad oggi qualche informazione viene diffusa tra le righe dei bilanci degli enti, ma sono notizie molto scarne. Inarcassa, la Cassa ingegneri e architetti, non indica nemmeno le somme investite nei singoli fondi immobiliari: dall'esclusivo Inarcassa Re gestito da Fabrica Immobiliare Sgr, ai fondi Omega e Omicron Plus gestiti da Idea Fimit Sgr di cui Inarcassa è azionista. Lungo l'elenco dei fondi immobiliari presenti nel portafoglio di Enasarco. Sono ben 10 e nel bilancio della Fondazione vengono indicate le somme investite sul singolo strumento con qualche altro piccolo dettaglio. «Per inizio 2012 affermano dalla Cassa degli agenti di commercio avremo la nuova versione del sito che, tra le altre novità, conterrà una sezione in cui in tempo reale e in collegamento diretto con la contabilità saranno esposte tutte le nuove linee di gestione e investimenti. Ci saranno anche i bilanci dei fondi immobiliari, almeno per quelli riservati di cui siamo unici proprietari. Per gli altri c'è la piena disponibilità della Fondazione, previa la necessaria autorizzazione degli altri quotisti». Sulla stessa linea anche l'Inpgi: «Nelle prossime settimane dichiara Andrea Camporese, presidente della Cassa dei giornalisti pubblicheremo sul sito il rendiconto del fondo immobiliare che abbiamo avviato con Hines Italia Sgr». Da Cassa Forense, invece, fanno sapere che «per ora non abbiamo costituito un fondo immobiliare autonomo ma abbiamo sottoscritto solo quote di fondi terzi. Ecco perché non possiamo pubblicare i singoli bilanci». Ci sono fondi in cui sono investite solo Casse previdenziali che non dovrebbero avere difficoltà a mettersi d'accordo su cosa divulgare agli aderenti. Come nel caso del fondo Fedora gestito da Prelios Sgr che ha solo tre sottoscrittori: Eppi (periti), Enpab (biologi) e Enpap (psicologi). Per avere ulteriori dettagli, oltre quelli minimi riportati nel bilancio dell'Inpdap, sui fondi dedicati Aristotele e Senior, gestiti rispettivamente da Fabrica e Idea Fimit, dall'istituto rimandano ai siti online predisposti dalle Sgr, dove però ci sono solo informazioni anagrafiche sugli investimenti realizzati dal fondo. «Per quanto riguarda gli investimenti in fondi immobiliari spiega Alberto Oliveti, vice-presidente vicario dell'Enpam regolarmente rendiamo disponibili i rendiconti completi ai presidenti dei 106 Ordini provinciali che compongono il Consiglio nazionale della Fondazione. In aggiunta, da quest'anno, inviamo ai iscritti dettagliate newsletter che riepilogano le principali informazioni sui fondi e sulle nuove acquisizioni immobiliari». E se i singoli medici desiderano ulteriori dettagli possono fare una richiesta circonstanziata ai vertici dell'ente, sulla base della nuova procedura varata dall'Enpam in conformità della legge 241/1990 sull'accesso agli atti. Comunque un esempio da seguire è quello della Cassa ragionieri: sul sito dell'ente c'è il rendiconto completo del fondo immobiliare riservato Crono gestito da Beni Stabili Sgr. Gianfranco Ursino RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Voce della Slovacchia, La Data: "Piccolo aumento delle pensioni dal 2012" 21/11/2011 Indietro Stampa Piccolo aumento delle pensioni dal 2012

L’agenzia di assicurazioni Sociálna poistovna, che si occupa di previdenza sociale e pensioni, ha annunciato che a partire dal 2012 i suoi assicurati riceveranno un importo maggiorato del 3,3%. L’agenzia ha comunicato di aver già incorporato questo aumento nel bilancio preventivo della prossima annata, pubblicando i dati relativi alle sue spese nell’anno che sta per concludersi ed in quello che sta per iniziare. Nel 2011 la spesa complessiva per le pensioni è stata calcolata in 5,4 miliardi di euro (131 milioni in più del 2010), l’aumento previsto nel 2012 farà lievitare questa somma di ulteriori 187 milioni. Secondo le stime dell’agenzia, nel 2012 percepiranno il versamento 29,500 nuovi pensionati, ad una media di 410€ mensili, mentre il numero delle pensioni precedenti ancora attive ammonta a 18,800 unità, alle quali sarà devoluta una media di quasi 400€ al mese.