Castellina in Chianti – Piano strutturale – disciplina del territorio

ELABORATI DEL PIANO STRUTTURALE

QUADRO CONOSCITIVO

PS Ortofotocarta volo 1954, in scala 1:10.000 PS-QC-01a/b Ortofotocarta volo 1998, in scala 1:10.000 PS-QC-02a/b Ortofotocarta volo 2007, in scala 1:10.000 PS-QC-03a/b Rappresentazione tridimensionale del territorio1 PS-QC-04a/b in scala 1:10.000 Carta altimetrica, in scala 1:25.000 PS-QC-05

Carta dei bacini idrografici, in scala 1:25.000 PS-QC-06 Carta delle unità e dei tipi di paesaggio 1: 25.000 PS-QC-07

Allegato n. 1: UTOE n. 1, Area di recupero “Molini Niccolai” Allegato n. 2: UTOE n. 9, Area di recupero “Monti e Monticino” Carta di uso del suolo e della tessitura del paesag- PS-QC-08a/b gio agrario 1:10.000 Carta delle emergenze del territorio aperto di va- PS-QC-09 lore culturale e ambientale Allegato PS-QC-09 “ Schede delle emergenze del territorio aperto di valore culturale e ambientale” Carta riepilogativa dei vincoli 1:10.000 PS-QC-10 Carta degli istituti faunistici 1:25000 PS-QC-11 PS-QC-12

ELABORATI GEOLOGICI PS SEZIONE GEOLOGICA, in scla 1:10.000 PS-G01s

CARTA GEOLOGICA,in scala 1:10.000 PS-G- 01a, PS-G- 01b, PS-G- 01c

1 Da DTM maglia 10 x 10 m

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CARTA LITOLOGICO-TECNICA E DEI DATI DI PS-G02 BASE , in scala 1:3.000

CARTA GEOMORFOLOGICA, in scala 1:10,000/ PS-G-03a, PS-G- 1:3.000 03b, PS-G-03c, PS-G-03d

CARTA IDROGEOLGICA E DELLA SENSIBIITA' PS-G-04a, PS-G- DEGLI ACQUIFERI, in scala 1:10.000 04b, PS-G-04c

CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PS-G-05 PROSPETTIVA SISMICA (MOPS), in scala 1:3000

CARTA DELLE AREE A PERICOLOSITA' I- PS-G- 06a, PS-G- DRAULICA, in scala 1:10.000/1:3.000 06b, PS-G- 06c, PS-G- 06d

CARTA DELLE AREE A PERICOLOSITA' GEO- PS-G- 07a, PS-G- LOGICA, in scala 1:10.000/1:3000 07b, PS-G- 07c, PS-G- 07d CARTA DELLE AREE A PERICOLOSITA’ SI- PS-G- 08 SMICA, in scala 1:3000

CARTA DI ADEGUAEMNTO AI PIANI DI AUTO- PS-G- 09a, PS-G- RITA'DI BACINO ARNO E OMBRONE 09b, PS-G- 09c

VALUTAZIONI PS VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Carta di sintesi della trasformabilità agraria, V01 in scala 1:25.000 Carta di sintesi della trasformabilità edilizia, V02 in scala 1:25.000 Carta dei fattori limitanti la trasformabilità agraria2 V03a e V03b 1:10.000 Carta dei fattori limitanti la trasformabilità edilizia V04a e V04b 1:10.000 Vigneti per classi di stabilità potenziale dei versanti V05 1:25.000

2 Solo per finalità documentarie.

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Oliveti per classi di stabilità potenziale dei versanti 1:25.000 Carta di sintesi della trasformabilità agraria, V01 in scala 1:25.000 Carta di sintesi della trasformabilità edilizia, V02 in scala 1:25.000 Carta dei fattori limitanti la trasformabilità agraria3 V03a e V03b 1:10.000 Carta dei fattori limitanti la trasformabilità edilizia V04a e V04b 1:10.000 Vigneti per classi di stabilità potenziale dei versanti V05 1:25.000 Oliveti per classi di stabilità potenziale dei versanti V06 1:25.000

PROGETTO PS Relazione generale

Disciplina del territorio Carta dei sistemi territoriali, in scala 1:25.000 PS- P-01 Zone ad esclusiva e prevalente funzione agricola PS- P-02 In scala 1:25.000 Carta dei sistemi infrastrutturali e tecnologici , PS_P-03 a\b in scala 1:10.000 Carta del sistema insediativo e produttivo, PS- P04a\b in scala 1:10.000 Carta delle UTOE, in scala 1:5.000 PS-P-05

3 Solo per finalità documentarie.

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SISTEMI TERRITORIALI

Unità di paesaggio

1. Il PTC individua nel territorio di Castellina due Unità di Paesaggio: − L’Unità di paesaggio della Val d’Elsa, comprendente la parte bassa sud-occidentale del territorio comunale (art. I 4); − L’Unità di Paesaggio del Chianti, comprendente i rilievi collinari, il Capoluogo e gli in- sediamenti organizzati lungo gli spartiacque (art. I 5). 2. Il PS, grazie al proprio quadro conoscitivo, ridefinisce e precisa il confine tra queste due unità di paesaggio. 3. Il PS riconosce nelle due unità di paesaggio, individuate dal PTC e precisate come indica- to al comma 2, parti di territorio significativamente differenti per geologia, altimetria, acclività ed uso del suolo e pertanto da gestire in modi differenti e appropriati.

Sistemi territoriali nell’unità di paesaggio Val d’Elsa

1. Nell’Unità di paesaggio Val d’Elsa il PS individua due sistemi territoriali: A: il fondovalle dello Staggia (affluente dell’Elsa, bacino del fiume Arno) e dei suoi af- fluenti minori (borro di Gagliano e t. Gena), costituito da depositi alluvionali ad andamento pia- neggiante, a quota tra i 166 e i 200 mslm circa, percorso dalla SGC Firenze - , dalla ferro- via Empoli – Siena, dalla S.R. Cassia ed occupato in parte da insediamenti produttivi. B: i rilievi a morfologia dolce, compresi tra i 200 e i 300 mslm circa, sono le parti di terri- torio più intensamente utilizzate dall’agricoltura, sia per i vigneti sia per i seminativi; qui è la maggior parte dei nuovi vigneti meccanizzati e degli oliveti, inframmezzati da boschi poco este- si, e insediamenti (spesso pievi, ville e castelli) disposti prevalentemente (non esclusivamente) lungo filamenti viari di crinale o di spartiacque tra le vallecole minori; fanno parte di questo si- stema i rilievi di , Trasqua e Busona, spartiacque tra Staggia e Gena. 2. Il sistema territoriale fondovalle si suddivide in due subsistemi: A.1. il territorio aperto, asciutto ed inondabile; A.2. gli insediamenti di fondovalle. 3. Il sistema territoriale dei rilievi a morfologia dolce si suddivide in due subsistemi: B.1. il territorio aperto, boscato e coltivato; B.2. gli insediamenti.

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Sistemi territoriali nell’unità di paesaggio Chianti

1. Nell’Unità di paesaggio Chianti il PS individua quattro sistemi territoriali: C: i fondovalle della Pesa (bacino del fiume Arno) e dei suoi affluenti di sinistra (borro Cerchiaio e borro di Ripoli) e del borro della Strolla e del torrente dei Carfini (affluenti dello Staggia,4 quindi dell’Elsa), che comprendono le fasce di territorio a quota inferiore a 200 mslm; D: i rilievi a morfologia dolce, compresi tra i 200 e i 300 mslm circa, tra la Strolla e i Car- fini, hanno caratteristiche e uso simili a quelli riscontrati per l’analogo sistema nell’Unità di Pae- saggio Val d’Elsa; E: la fascia mesocollinare, compresa tra i 300 e i 500 mslm circa, caratterizzata da maggio- ri pendenze, con minore estensione dei nuovi vigneti meccanizzati, rilevanti relitti del paesaggio della mezzadria, notevole estensione dei boschi, prevalentemente di fagacee, insediamenti dispo- sti prevalentemente (non esclusivamente) lungo filamenti viari di crinale o di spartiacque tra le vallecole minori, sempre in ogni caso in posizione elevata e dominante; fanno parte di questo si- stema le colline di , in parte, e Cornia; F: la fascia sommitale, generalmente sopra i 500 m, comprende gli spartiacque tra i bacini dell’Arno (Fiume Elsa e Torrente Pesa) e dell’Ombrone (Torrente Arbia, che nasce a Castellina). In questo sistema si trovano le due componenti del sistema urbano provinciale senese: il Capo- luogo e . Il suolo è coperto prevalentemente da bosco, di varie essenze e consistenza, spesso su aree prima coltivate e da pascoli. La S.R. 222 Chiantigiana, la S.P. 76 dei Poggi e il tratto da Castellina verso Radda della S.R. 429 di Val d’Elsa percorrono questi spartiacque, ripe- tendo percorsi etruschi. 2. Il sistema territoriale fondovalle si suddivide in due subsistemi: C.1. il territorio aperto, asciutto ed inondabile; C.2. gli insediamenti di fondovalle. 3. Il sistema territoriale dei rilievi a morfologia dolce si suddivide in due subsistemi: D.1. il territorio aperto, boscato e coltivato; D.2. gli insediamenti. 4. Il sistema territoriale mesocollina si suddivide in due subsistemi: E.1. il territorio aperto, boscato e coltivato; E.2. gli insediamenti della mesocollina.

4 In realtà, il borro della Strolla confluisce nel torrente dei Carfini, questo confluisce nel torrente Staggia, a sua volta affluente dell’Elsa (in località Bocca d’Elsa, Poggibonsi).

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5. Il sistema sommitale si suddivide in due subsistemi: F.1. il territorio aperto, prevalentemente boscato; F.2. le componenti del sistema urbano provinciale individuate dal PTC (Capoluogo, Fonte- rutoli) e gli altri insediamenti di crinale o di spartiacque.

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INDIRIZZI E PARAMETRI PER LA PARTE GESTIONALE DEL PIANO

INDIRIZZI PER LA PARTE GESTIONALE DEL PIANO

1. In funzione dello sviluppo endogeno sostenibile e della tutela attiva delle risorse del terri- torio, sono da favorire l'agricoltura e le attività connesse, il turismo, la residenza stabile; il terzia- rio pregiato, il commercio e le attività manifatturiere non inquinanti tradizionalmente integrate con la filiera agroalimentare di qualità e con la residenza stabile sono componenti essenziali dell’economia locale. 2. La parte gestionale del PRG, ed in particolare il RU, traduce in norme immediatamente operative e precettive gli obiettivi generali indicati dal PS, ispirandosi alla Risoluzione del Con- siglio dell’Unione Europea del 12.02.2001 sulla qualità architettonica dell’ambiente urbano e ru- rale.5 3. La parte gestionale del Piano persegue questi obiettivi specifici: a) tutelare il valore testimoniale delle parti storiche e degli episodi di pregio, anche recenti o “minori”, come tabernacoli, cippi, steli, e simili; b) differenziare l'offerta edilizia per ubicazione, tipologia, prezzo; c) contenere l'impermeabilizzazione del suolo; d) migliorare l’accessibilità pedonale complessiva degli spazi urbani, anche eliminando le barriere architettoniche e attuando pienamente i principi della Legge 13/1989;6 e) mantenere i caratteri tipici della viabilità minore, anche evitandone l’asfaltatura, o adot- tando tecniche e materiali per il consolidamento del fondo a bassa impermeabilizzazione e colori simili al MacAdam; f) promuovere e favorire l’uso della bicicletta prevedendo piste ciclabili e parcheggi dedica- ti;

5 In GUCE C 73/6 del 06.03.2001. 6 Si vede spesso, purtroppo, che per eliminare le barriere architettoniche si costruisce, accanto all’accesso “norma- le”, una rampa per disabili. Questo è l’esatto contrario dello spirito della legge e della buona architettura, perché sot- tolinea la differenza tra “normale” e disabile, complica inutilmente gli spazi e aumenta i costi. Poiché ciò che è ac- cessibile per i disabili lo è a maggior ragione per i “normali”, l’accesso deve essere unico e adatto ai disabili, dunque a tutti. Si deve progettare in modo che tutto sia normalmente usabile dalle persone, il più possibile (e in prospettiva del tutto) indipendentemente dal loro grado di abilità. Il disabile non è un cittadino di serie B cui concedere qualco- sa, l’accessibilità è un diritto, non un favore. Dunque, non riservare nicchie ai disabili, ma ripensare tutti gli spazi perché siano indifferenti alla disabilità (quello scalino è proprio necessario; questa porta è abbastanza larga e si apre nel verso giusto; questa maniglia, questi interruttori, questi rubinetti sono all’altezza giusta? ecc. ecc.).

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4. L’Amministrazione comunale, nella propria attività corrente, persegue tutti gli obiettivi di cui al comma 3 e questi obiettivi specifici: a) assicurare la coerenza delle azioni settoriali e delle politiche di spesa con il modello di sviluppo tracciato dal PS; b) sviluppare e diversificare le attività economiche e le funzioni urbane, anche creando, atti- rando o potenziando funzioni di terziario pregiato, come istruzione, cultura, formazione, servizi, per migliorare la qualità della vita, le opportunità di sviluppo delle attività economiche e della persona e l’offerta turistica; c) attivare tutte le possibili sinergie tra azione pubblica e privata.

INVARIANTI STRUTTURALI

1. In accordo con il PIT e con il PTC, il PS di Castellina definisce le invarianti strutturali non come oggetti materiali da conservare, ma come obiettivi prestazionali, riconosciuti decisivi per la sostenibilità dello sviluppo, cui tendere nel gestire le risorse essenziali.7 2. Nel sistema delle regole dettate dal PS le invarianti strutturali hanno il primo posto e o- rientano tutte le altre regole. Il Comune orienta le proprie politiche e la propria azione ammini- strativa corrente, non solo in campo urbanistico, in coerenza con le invarianti strutturali. Le inva- rianti strutturali sono indicate nei commi da 3 a 10. 3. Il PS di Castellina persegue un modello di sviluppo sostenibile basato su un rapporto e- quilibrato tra la comunità locale ed il suo ambiente e su un uso attento delle risorse, che si con- creta in particolare: a) nel perseguire una sempre migliore efficienza energetica degli insediamenti abitativi e produttivi, da ottenere migliorando le prestazioni degli edifici e degli impianti e ricorrendo a fon- ti rinnovabili d’energia, in ottemperanza alla Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16.12.2002 sul rendimento energetico nell’edilizia;8 b) nel ridurre la produzione dei rifiuti e nell’estenderne la raccolta differenziata; c) nel ridurre il consumo d’acqua, eliminando gli sprechi nel trasporto e nell’uso, riciclando l’acqua quando possibile e raccogliendo l’acqua piovana, riservando l’acqua potabile solo agli

7. Cfr. PTC della Provincia di Siena, Relazione Generale, pag. 35: “Invariante non è dunque intesa come un elemen- to fisico ma come una scelta amministrativa e di governo la cui invarianza discende dal principio della coerenza amministrativa e quindi dal periodo di tempo necessario ad assicurarne la necessaria attuazione”. 8 GUCE L 1/65 del 04.01.2003.

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usi personali, esclusi sempre e in ogni caso il lavaggio, il riscaldamento e il raffreddamento, l’annaffiatura e l’irrigazione;9 d) nel ridurre sensibilmente tutti gli inquinamenti, compresi quello acustico, luminoso ed e- lettromagnetico. 4. La tutela del bosco e delle superfici d’interesse forestale, come indicato nella carta di uso del suolo e della tessitura del paesaggio agrario (Tav. PS-QC-08 a/b), si propone di mantenere e sviluppare le molteplici e complementari funzioni svolte dal bosco: conservazione dell'equilibrio idrogeologico e delle risorse idriche, organicazione del carbonio e produzione d’ossigeno con la fotosintesi clorofilliana, tutela della biodiversità e costituzione di habitat per le specie selvatiche, produzione di legno. Risorse protette: aria, acqua, suolo, ecosistemi della flora e della fauna. 5. L’inedificabilità assoluta delle aree inondabili, appositamente identificate, lascia alla di- namica fluviale le aree necessarie, per non ricorrere all'arginamento ed alla messa in sicurezza a posteriori degli insediamenti in pericolo. Risorse protette: acqua, suolo, sistemi degli insedia- menti. 6. La prescrizione di condizioni di sostenibilità ambientale alle sistemazioni idraulico- agrarie pur adatte alla meccanizzazione tutela la consistenza fisica e la capacità produttiva nel tempo dei suoli fertili, come patrimonio della collettività chiantigiana, e contribuisce sostanzial- mente a ridurre il rischio idraulico, riportando i versanti a prestazioni idrogeologiche comparabili a quelle dei terrazzamenti su muri a secco, tipici della mezzadria. Il RU dovrà individuare la do- cumentazione progettuale necessaria a dimostrare lo stato di conservazione delle sistemazioni i- draulico-agrarie e dovrà definire le modalità di valutazione degli interventi da parte dell’Ente. Risorse protette: suolo, acqua, paesaggio. 7. La scelta di mantenere un sistema insediativo policentrico e diffuso, basato, da un lato, sulla riaffermata centralità del Capoluogo e, dall'altro, sulla vitalità degli insediamenti sparsi, prevalentemente organizzati lungo filamenti viari di crinale, si propone di mantenere la regola insediativa originaria, pur nelle riconosciute mutate condizioni economiche. Risorse protette: in- sieme degli insediamenti, paesaggio. 8. La scelta di evitare l'ulteriore occupazione dei versanti collinari circostanti il Capoluogo, pur confermando le previsioni vigenti a Salivolpi e alla Croce Fiorentina, induce a ricercare nuo- vi spazi edificabili solo come completamento degli insediamenti esistenti ed a subordinare even- tuali espansioni di una certa consistenza, che si rendessero indispensabili in seguito ad una signi-

9 Così come prevede anche la Legge 05.01.1996, n. 36 e il Regolamento per il riutilizzo delle acque reflue emanato

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ficativa variazione delle dinamiche demografiche, al trasferimento del mangimificio e, quindi, alla liberazione del lotto ora occupato. Risorse protette: insieme degli insediamenti, paesaggio. 9. La tutela del rapporto tra percorso generatore e insediamento generato, insieme al divieto di saldare insediamenti diversi lungo la strada che li unisce, vuole mantenere viva - e non solo rendere leggibile - la regola insediativa originaria, per orientare gli interventi necessari. Risorse protette: sistemi infrastrutturali, insieme degli insediamenti, paesaggio. 10. La scelta di non aumentare le infrastrutture, ma di trattare l'attraversamento degli inse- diamenti, a cominciare dal Capoluogo, con interventi organici di moderazione del traffico vuole ribadire la regola insediativa e sottolineare il carattere particolare del Chianti, regione da attra- versare in sicurezza e fluidità, ma anche con “virtuosa lentezza”10. 11. In tema di governo del tempo e dello spazio urbano, il PS assume come invariante strutturale gli obiettivi enunciati dalla Legge regionale 22.07.1998, n. 38, art. 3, comma 2. Allo stato attuale il Comune di Castellina non ha la complessità e articolazione dei servizi contempla- ta da tale norma e non vi sono situazioni di conflitto negli orari urbani, grazie a provvedimenti di sfalsamento d’orario e di rientro pomeridiano negli uffici pubblici, già adottati da tempo e finora efficaci. L’attento controllo della situazione permetterà di cogliere tempestivamente l’insorgere d’eventuali disagi, ed in tal caso l’Amministrazione prenderà i provvedimenti necessari, fino alla formazione d’un vero e proprio piano degli orari, che non costituirà variante al PS, ma attuazione di un’invariante strutturale nelle mutate situazioni.

UNITÀ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI (UTOE)

UTOE 1 - Centro storico

Il centro storico, ma più in generale il tessuto edilizio consolidato, deve da un lato conserva- re il più alto grado possibile di testimonianza storica, sia negli edifici e negli spazi pubblici sia in quelli privati, e dall'altro accogliere residenza e funzioni terziarie pregiate, ed in particolare ser- vizi pubblici o d’interesse pubblico. In coerenza col principio di “superare la politica di conservazione basata prevalentemente sulla tutela dei singoli episodi storico - monumentali, sostituendo alla disciplina prevalentemen- te edilizia una disciplina urbanistico - edilizia che preveda interventi integrati riferiti a comparti con D. Min. Ambiente 12.06.2003, n. 185. 10. Il Progetto Chianti, Documento di Coordinamento, 1995, esplicitamente indica per il Chianti "uno standard ... e soprattutto una filosofia del percorrere il Chianti che, pur non sacrificando la sicurezza e le esigenze del traffico

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organici”, dettato dal PIT,11 il RU sceglierà gli strumenti più adatti ed efficaci per raggiungere gli obiettivi assegnati, come, ad esempio: a) una specifica normativa d'uso del patrimonio edilizio storico, attingendo dal quadro co- noscitivo costruito nel tempo per redigere gli strumenti urbanistici, ed in particolare per la va- riante approvata con DCC 23.01.2003, n. 8, ed eventualmente integrandolo; b) piani attuativi per tutto il centro storico o per parti funzionalmente autonome, ammet- tendo l'iniziativa privata ovunque non prevalgano la proprietà o l’interesse pubblici; c) progetti coordinati per recuperare e riqualificare le facciate almeno sull'asse via Trento e Trieste – via Ferruccio ed intorno alla piazza Roma; d) progetti di moderazione del traffico lungo il viale della Rimembranza; e) progetti di ripavimentazione e d’arredo urbano degli spazi pubblici, che possono pre- vedere di tracciare sulla pavimentazione la sagoma in pianta delle antiche porte urbane demolite dopo la seconda guerra mondiale, ecc; f) piani del colore per garantire il corretto ripristino delle parti storiche e il corretto inse- rimento delle eventuali addizioni e dei completamenti edilizi; g) progetti d’interventi specifici, anche parziali o di valore esemplare, come demolizione di aggiunte deturpanti.

I Molini Niccolai

Il recupero dei Molini Niccolai, in assenza di PII, avviene con un Piano attuativo, d’iniziativa pubblica o privata, esteso all’area indicata nella tavola di progetto PS-P05 “ CARTA DELLE UTOE” Il RU, il Piano attuativo, o l’eventuale PII prevedono meccanismi normativi, finanziari e fideiussori che garantiscano, fra l’altro, il recupero e la riqualificazione del patrimonio esistente almeno insieme all’eventuale realizzazione delle nuove edificazioni. Il Piano attuativo, o l’eventuale PII sono corredati: a) da un circostanziato programma economico–finanziario che dimostri la fattibilità dell’intervento, in coerenza con l’obiettivo di attenuare l’impatto visivo degli edifici attuali e di riqualificare complessivamente l’area, sia nella parte a monte sia nella parte a valle della S.R. 222 Chiantigiana;

commerciale, privilegi la percezione visiva del paesaggio, una certa virtuosa "lentezza", in armonia con un turismo diametralmente opposto al "mordi e fuggi" che consuma e avvilisce le città d'arte" (pag. 11). 11 Art. 11, comma 3, lettera a).

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b) dal cronoprogramma dell’intervento. Gli edifici risultanti dal recupero del complesso Niccolai possono raggiungere il volume massimo di 30.000 mc, pari sostanzialmente al volume dei corpi principali del Molino vecchio e del Molino nuovo, al netto dei silos e dei volumi tecnici. Questo limite è da intendere come un massimo assoluto, che può anche non essere raggiunto. Le funzioni ammissibili nell’area di recupero sono: residenza; attività ricettive; attività dire- zionali; commercio; artigianato di servizio; attrezzature collettive; servizi pubblici o di pubblico interesse e standard. Una quota della residenza e delle attività ricettive è destinata a soddisfare il segmento medio-basso di domanda. La proporzione e la distribuzione delle funzioni sono fissate dal Piano attuativo, con il criterio che le funzioni devono disporre di standard adeguati, in parti- colare le funzioni attrattrici di traffico sono ammesse solo nella misura in cui possono contare su parcheggi adeguati, nel corpo o nel sottosuolo degli edifici o nell’immediato intorno e senza che il transito sul viale della Rimembranza sia ostacolato da troppi attraversamenti pedonali. Il Piano attuativo progetta accuratamente non solo le aree su cui insistono gli edifici, ma an- che le strade e gli spazi aperti, pubblici e privati, in un congruo intorno, con particolare attenzio- ne al traffico, ai parcheggi, agli spazi pedonali, alle pavimentazioni, alla segnaletica, all’illuminazione, all’arredo urbano ed alla qualità urbana. Il Piano attuativo osserva queste istruzioni: a) l’edificio ora occupato dal Comune a valle del viale della Rimembranza, pari a circa 4.000 mc, può essere demolito e il volume può essere integralmente trasferito e recuperato, con la stessa destinazione, a monte; b) l’edificio a sud del comparto, ora destinato a magazzino e cantina dell’azienda La Ca- stellina, pari a circa 7.460 mc, è integralmente demolito e il volume è recuperato per la maggior parte con volumi interrati e seminterrati; per la sola parte destinata ad uffici, esposizione e vendi- ta, è ammesso realizzare un volume su Viale della Rimembranza, il piano attuativo ne fisserà l’altezza in modo da ridurre sensibilmente l’ingombro visivo rispetto alla situazione attuale; c) i volumi che non possono trovare soddisfacente composizione e distribuzione a monte del viale della Rimembranza possono essere eventualmente trasferiti a valle, nel perimetro della zo- na di recupero nella parte sud ed a valle del municipio, fino ad un massimo di 8.000 mc, eccetto la particella 14 del foglio 43, che deve restare libera per salvaguardare la vista panoramica da Piazza Roma;

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d) per il recupero del corpo originario del “Molino vecchio” è ammessa la ristrutturazione edilizia; e) il “Molino nuovo” può essere demolito e ricostruito, il fronte su viale della Rimembranza può raggiungere l’altezza massima di m 17,50; f) l’area ora occupata dai silos può accogliere uno o più edifici fino a tre piani fuori terra, per un’altezza massima di m 10,00 e distanze dagli edifici pari o maggiori di quelle dei silos; g) salvo quanto detto alla lettera c), l’area antistante il Molino nuovo e le aree libere lungo il bordo esterno del viale della Rimembranza e comunque le aree “a tessitura agraria a maglia fitta” come definite dal PTCP possono essere usate solo per spazi pedonali, come terrazze panorami- che, giardini e simili, o per parcheggi a raso. Sotto le terrazze e i parcheggi si possono ricavare autorimesse o parcheggi pubblici e privati, il prospetto a valle rispetta i caratteri, i materiali e le proporzioni dell’architettura locale e va schermato con piante tipiche del Chianti; è in ogni caso garantito l’affaccio pubblico sulla valle e la sistemazione finale ricomporrà dei terrazzamenti in coerenza con la morfologia attuale; h) lo spazio tra gli edifici, a monte del viale della Rimembranza, già adibito a pesa, non può essere adibito a parcheggio, salvo un’eventuale fascia profonda al massimo m 5,0 lungo il viale, ma va sistemato come piazzetta pubblica, preferibilmente pedonale ed adeguatamente pavimen- tata, illuminata, arredata ed attrezzata; qui va progettato un attraversamento pedonale attrezzato (ad esempio, con pavimentazione rialzata e differenziata, isola salvagente, illuminazione, segna- letica, ecc.) che colleghi le due parti dell’intervento; i) il Piano attuativo può prevedere che anche alcuni spazi pedonali siano valicabili da veico- li a determinate condizioni (ad esempio da veicoli che svolgono servizi pubblici o di pubblica u- tilità), o in determinate fasce orarie (ad esempio per caricare e scaricare le merci per il riforni- mento dei negozi) e con i necessari accorgimenti (ad esempio, velocità ridotta, segnaletica, pa- vimentazione, illuminazione, ecc.); j) il Piano attuativo cura l’accessibilità pedonale degli spazi pubblici e privati, ed in partico- lare assicura che i disabili si muovano agevolmente e in sicurezza in tutto il complesso recupera- to.

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UTOE 2 - Val d’Arbia e UTOE 5 - Val d’Elsa

L’alta Val d’Arbia si stende a nord e ad est del Capoluogo, la Val d’Elsa ad ovest e sud- ovest e costituiscono ambiti di territorio aperto di particolare pregio che tuttora lambiscono il centro abitato. La parte orientale delle mura urbane affaccia tuttora sulla Val d’Arbia: questo rapporto è da mantenere e valorizzare. Le aree comprese in queste UTOE possono essere usate solo per migliorare la dotazione di attrezzature e servizi pubblici, come scuole e attrezzature sportive, e di standard che non richie- dono volumi fuori terra, come infrastrutture, parcheggi e verde pubblico; le limitate parti edifica- te sul bordo urbano sono da considerare eccezioni che confermano il ruolo di spazio aperto di pregio.

UTOE 3 - Insediamenti produttivi e mangimificio Niccolai

L’UTOE comprende due aree, una ad est della S.R. Chiantigiana (Campassala) e l’altra ad ovest; l’area di Campassala è occupata da un insediamento artigianale e da alcuni edifici con de- stinazione residenziale, oggetto di due recenti varianti urbanistiche (Variante Zona Artigianale, approvata con DCC n. 69 del 29.09.1999, e Variante per la riorganizzazione funzionale e norma- tiva delle zone edificate, approvata con DCC n. 8 del 23.01.2003). Il PS conferma le previsioni contenute nella variante della zona artigianale e le considera il “tetto” insediativo massimo dell’area. Il RU riordinerà il disegno delle aree edificate lungo la S.R. Chiantigiana. L’area compresa fra il campo sportivo e il distributore di carburanti può esse- re utilizzata prioritariamente per migliorare la dotazione di standard. L’area ad ovest della S.R. Chiantigiana è occupata dal mangimificio già Niccolai, edificio di enorme impatto visivo a causa della grande mole e della posizione elevata, al punto da sostituire la rocca come riferimento visivo, da quasi tutti i punti cardinali e particolarmente dalla Val d’Elsa. In generale l’obiettivo dell’amministrazione è mantenere le attività manifatturiere radicate nel territorio, soprattutto quelle che hanno un nesso con la ruralità, e garantire loro la possibilità non solo di continuare l’attività, ma possibilmente anche di espandersi fisiologicamente, elimi- nando o minimizzando i fattori negativi derivanti da localizzazioni o da scelte tipologiche, di- mensionali e formali risalenti a tempi in cui meno acuta era la sensibilità per la tutela

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dell’ambiente e del paesaggio e meno evidente l’importanza di quella tutela per lo sviluppo loca- le. Il PS prende atto che l’attività produttiva del Mangimificio Niccolai è cessata e che l’area appare dismessa. Con successiva specifica variante al PS, l’Amministrazione individuerà le linee strategi- che e gli obbiettivi generali da perseguire al fine di conseguire una riqualificazione ambienta- le, paesaggistica, sociale ed economica dell’intera area nella prospettiva di trovare soluzioni ed idee che costituiscano un volano per l’economia del territorio .

UTOE 4 - Poggio La Capannina - Malafrasca

L’UTOE comprende, in uno spazio relativamente piccolo: a) l’edificato storico di Malafrasca lungo la S.R. Chiantigiana, b) attività produttive lungo la strada, c) l’edificio già dei macelli, d) le scuole, e) edilizia residenziale realizzata con un piano di lottizzazione. Il PS conferma le previsioni contenute nella variante per la riorganizzazione funzionale e normativa delle zone edificate (DCC n. 8 del 23.01.2003). Il RU, con l’obiettivo di dare maggio- re coerenza funzionale e formale a questi insediamenti, riprogetterà gli spazi pubblici, prescri- vendone l’attrezzatura, studierà la possibilità di dotare le scuole di maggiori spazi aperti, valuterà la possibilità di utilizzare le aree libere anzitutto per migliorare la dotazione di standard, ed in subordine per soddisfare riconosciute necessità abitative. L’area va riqualificata migliorando e infittendo le alberature.

UTOE 6 - Salivolpi

Comprende il PEEP tuttora da completare, attività ricettive, edilizia residenziale eteroge- nea per tipologia e dimensioni. Serve, anche qui, maggiore coerenza e qualità ed è possibile satu- rare il tessuto insediativo, utilizzando le aree tuttora libere. L’insediamento va riqualificato mi- gliorando e infittendo le alberature e migliorando le strade.

UTOE 7 - La Croce Fiorentina

Insieme al PEEP di Salivolpi rappresenta la principale direttrice d’espansione del Capo- luogo, ospita due lottizzazioni ai lati della strada: ad ovest la lottizzazione “La Cava”, quasi

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completata, e ad est la lottizzazione “La Croce Fiorentina”, da completare. Quest’ultima, con i suoi 30.000 mc, può soddisfare nel medio periodo buona parte del fabbisogno espresso dalla po- polazione autoctona. Il PS conferma le previsioni contenute nella variante per la riorganizzazione funzionale e normativa delle zone edificate (DCC n. 8 del 23.01.2003). Il RU valuterà la possibilità di utilizzare le aree libere, anzitutto per migliorare la dotazione di standard e riqualificare gli spazi pubblici e aperti.

UTOE 8 - Fonterutoli

Per consolidare la principale frazione di Castellina, componente del Sistema Urbano Pro- vinciale, il RU può prevedere il rafforzamento delle funzioni urbane e limitati ampliamenti degli edifici esistenti, con destinazione sia abitativa sia produttiva. Il RU verifica l’effettivo fabbisogno e dimensiona in conseguenza le previsioni di comple- tamento delle edificazioni esistenti. Il RU definisce altresì gli interventi sul patrimonio edilizio esistente.

UTOE 9 - Monti e Monticino

Il toponimo appartiene alla fascia mesocollinare, contiene una notevole quantità di stalle in disuso e versa in stato d’abbandono; deve perciò essere oggetto di un Piano attuativo, esteso all’ambito definito dal RU o da apposita variante, appoggiato ad un circostanziato programma d’impresa, che progetti la completa ristrutturazione urbanistica del toponimo, riducendone i vo- lumi almeno di un quarto e aumentandone nettamente la qualità ambientale, estetica e funziona- le. Sono ammesse destinazioni per attrezzature e servizi collettivi, residenziali, di promozione e vendita di prodotti tipici locali, ricettive che integrino l’offerta turistica con attività per il benes- sere psico-fisico e per la cura del corpo connesse all’ambiente ed alla cultura locale (come escur- sionismo, ippoterapia, enoterapia, cure fisiche, rieducazione alimentare e simili) e che contribui- scano ad estendere la stagionalità (come convegnistica, recupero, pratica ed insegnamento dei mestieri e della cucina tradizionali, attività culturali, eventi, formazione e simili). Il Piano attuativo osserva queste istruzioni: 1. Le abitazioni in muratura sono recuperate e i capannoni sono demoliti; il volume dei capannoni è recuperabile per il 71,5 %.

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volume destinazione esistente recuperato mc mc % residenza12 7.500 7.500 100,00 capannoni in disuso 58.000 41.500 71,5 totale 65.500 49.000 74,8 2. Il volume recuperato dei capannoni è destinato per il 30% ad attrezzature e servizi col- lettivi e per il 70% a ricettività; questo volume è pari alla metà del volume dei capannoni esisten- ti. 13 L’altezza degli edifici ricostruiti non supera quella degli edifici in muratura recuperati, e- scluse le colombaie.

CAPANNONI destinazione volume mc % servizi d’interesse generale 12.500 30 ricettività 29.000 70 totale 41.500 100 3. Le attrezzature e i servizi d’interesse pubblico e generale da realizzare sono, in partico- lare: – formazione e didattica per attività legate all’agricoltura e al turismo rurale, – museo e centro di documentazione dell’enologia e delle tradizioni locali. 4. L’impegno di suolo è ridotto rispetto alla situazione attuale, si utilizzano il più possibi- le le urbanizzazioni esistenti, migliorando l’accessibilità dell’area. 5. I parcheggi a raso sono reperiti nel perimetro dell’area ora edificata, riducendo al mi- nimo i movimenti di terra e rispettando il più possibile le alberature; 6. È mantenuta l’articolazione del toponimo in due distinte località, che non devono fon- dersi. 7. Il Piano attuativo assicura l’integrazione spaziale e funzionale tra le attività ricettive e i servizi d’interesse generale e la reciproca coerenza architettonica. In ragione della rilevanza economica ed ambientale dell’operazione, il Piano attuativo può essere approvato prima del RU, in tal caso è preceduto da una variante al PRG vigente contenen- te le appropriate valutazioni degli effetti ambientali.

12 Nelle abitazioni in muratura esistenti, da recuperare.

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UTOE 10 – Area degli impianti sportivi di Fonte al Coscio

L’Unità Territoriale Organica di Fonte al Coscio è estesa all’area degli impianti sportivi esi- stenti. Gli interventi ammessi sono tesi al consolidamento e valorizzazione degli impianti spor- tivi tramite l’integrazione delle strutture esistenti e la realizzazione di un polo scolastico. Nelle aree pubbliche o di interesse pubblico sono ammesse tutte le categorie di intervento nel rispet- to dei caratteri ambientali e paesaggistici dell’area. Il Polo Scolastico sarà realizzato secondo le procedure stabilite dalla normativa vigente in ma- teria dei LLPP oltre che nel rispetto delle norme statali e regionali vigenti per il tipo di edificio ed il regolare svolgimento delle attività previste. L’intervento potrà essere realizzato in più fasi nel rispetto di un progetto generale esteso all’intero complesso. L’edificabilità dell’area individuata per ospitare la futura struttura scolastica, è determinata dalle esigenze funzionali pur nel rispetto dei valori ambientali e paesaggistici del contesto in cui si inserisce. Il progetto dovrà promuovere soluzioni progettuali biocompatibili ed ecosostenibili tramite: 1) l’uso di materiali ecologicamente compatibili; 2) la riduzione dei consumi di energia termica ed elettrica;3) l’impiego di fonti di energia rinnovabile 4) dispositivi e soluzioni tesi al rispar- mio idrico ecc…

13 Il quoziente tra il volume dei capannoni esistenti e il volume della parte recuperabile per ricettività risulta di 58.000/29.000 = 2,00

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DIMENSIONI MASSIME AMMISSIBILI DEGLI INSEDIAMENTI

Residenza

Dalle valutazioni dell’andamento demografico, si evince che una capacità edificatoria com- plessiva per residenza di 85.000 mc, compreso il vigente, garantisce di soddisfare le necessità a- bitative allo stato prevedibili e dà al RU una certa possibilità di scelta. Il RU aggiorna e verifica il fabbisogno abitativo per il quinquennio immediatamente succes- sivo alla propria entrata in vigore; il primo RU evita, se possibile, di esaurire la capacità edifica- toria massima. Il volume previsto per le zone B è destinato a soddisfare le necessità abitative, a saturazione delle aree edificate e urbanizzate; il volume previsto per “adeguamenti in località sparse” è de- stinato a soddisfare le necessità abitative non connesse con l’agricoltura ed al di fuori delle U- TOE. Il RU sceglierà le aree edificabili in siti geologicamente sicuri e paesaggisticamente adatti, perseguendo un disegno urbano coerente. Una nuova espansione può trovar posto, quando ne matureranno le condizioni, nel lotto del mangimificio, se e quando questo si trasferirà14. La previsione dovrà essere oggetto di una va- riante al PS e di un piano attuativo che ne garantirà il corretto inserimento ambientale. È di grande importanza osservare attentamente le dinamiche demografiche, ed in particolare l’immigrazione, per adeguare tempestivamente il piano ad accoglierne la quota fisiologica.

Il dimensionamento dettagliato di seguito è riferito alla nuova edificazione all’interno delle UTOE.

14 Vedi in proposito quanto detto per l’UTOE 3.

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Capacità edilizia per residenza mc SUL (mq) % UTOE lottizzazione La Croce Fiorentina 30.000 10.000 27,9 7 PEEP Salivolpi 4.860 1.620 4,5 6 zone B1 previste dallo SUG vigente 9.018 3.000 8,4 1, 2, 3, 5, 7 SBT nuova edificazione (prev. vigenti) 43.878 14.626 40,8 Cambi di destinazione d’uso da agricolo a 30.000 10.000 27,9 Territorio residenziale Aperto Zone di completamento, saturazioni 5000 1666 4,6 da definire nel RU SBT ampliamenti , saturazioni, cambi 35.000 11.666 32,60 destinazione uso da agricolo a residenzia- le SBT nuova edificazione o 78.878 26292 73,36 ad essa equiparata zone R2 previste dallo SUG vigente 8.600 2866,6 8 3, 5, 7 recupero Molini già Niccolai 20.000 6.666,6 18,60 1 SBT recupero volumi esistenti 28.600 9533 26,60 totale 107.478 35826 100,0

Zone B1 mc mq Utoe 1 3.071 1024 Utoe 2 1.133 378 Utoe 3 1852 617 Utoe 5 923 308 Utoe 7 2040 680 totale 9.018 3006

Zone di Recupero R215 mc mq Utoe 3 2.000 666,7 Utoe 5 2.100 700 Utoe 7 4.500 1500 totale 8.600 2866,6

Il dimensionamento del PS è integrato con 30.000 mc pari a 10.000 mq di SUL da riservare ai cambi di destinazione d’uso da agricolo a residenziale. Il PS contrasta nel territorio rurale: - la crescita diffusa; - l’introduzione di insediamenti incongrui, vietando esplicitamente il ricorso a lottizzazioni di tipo urbano; - il recupero di manufatti, i relativi cambi d’uso e frazionamenti, a- venti effetti di realizzazione di “condomini urbani”. Pertanto, il PS demanda al Regolamento Urbanistico la definizione di una norma specifica che in linea con gli obiettivi suddetti stabilisca in particolare:

15 Interventi che comportano cambio di destinazione da usi diversi ad usi abitativi.

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- i casi in cui il cambio di destinazione è ammesso - cosa ricade nel dimensionamento; - le modalità di attuazione; - i criteri inderogabili dei progetti relativi a cambi di destinazione d’uso e frazionamenti.

Turismo

Per il turismo il PS fissa un tetto massimo di 40.000 mc16 destinati a nuova costruzione e ampliamento di esercizi alberghieri e cambiamento da altre destinazioni d’uso alla destinazione alberghiera, secondo quanto prescrive la Legge Regionale sul turismo. La quantità di 40.000 mc s’intende come massimo assoluto, che non necessariamente dovrà essere inserito nel Regolamento Urbanistico e di conseguenza realizzato. I volumi previsti saran- no così distribuiti sul territorio comunale:

Capacità edilizia per turismo mc % UTOE recupero Molini Niccolai 1.000 2,5 1 Monti e Monticino 29.000 72,5 9 resto del territorio 10.000 25,0 da definire nel RU totale 40.000 100 Non rientrano nel tetto prescritto gli esercizi extralberghieri (case vacanze, affittacamere, bed and breakfast). Gli esercizi extralberghieri sono destinati in particolare a completare l’offerta verso i segmenti medi e medio-bassi del mercato, a favorire l’emersione della ricettività “som- mersa” e a diffondere più equamente tra i cittadini i benefici economici del turismo. Nel localizzare la capacità edificatoria turistica, il RU valuterà prioritariamente le necessità d’adeguamento delle strutture ricettive esistenti.

Attività manifatturiere e di servizio

La capacità insediativa residua della lottizzazione produttiva Campassala, pari a 16.680 mq di superficie utile, è il tetto previsto dal PS per la piccola industria e l’artigianato di produzione e di servizio. Il PS prende atto che dei 16680 mq di SUL, 10.000 mq sono in corso di realizzazione in attuazione del PdL approvato con Del C.C: n. 24 del 06.05.2008. L’obiettivo dell’Amministrazione è mantenere e valorizzare le attività produttive esisten- ti, di forte connotazione territoriale come le cantine, legate alla produzione di vino, e gli alle-

16 Vedi Relazione sulle valutazioni, Capitolo “ Valutazione della dinamica turistica e dimensionamento del piano”.

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vamenti in quanto la loro attività, prevalentemente legata al territorio, contribuisce alla espor- tazione delle produzioni locali ed alla promozione del territorio stesso. Il PS definisce un dimensionamento per le gli impianti produttivi esistenti ( cantine ed allevamenti ) siti nel territorio aperto pari a 8942 mq di SUL demandando al regolamento ur- banistico la definizione di una norma che stabilisca : - i criteri e le modalità per la realizzazione dei relativi ampliamenti,; - il recupero e la riqualificazione ambientale e paesaggistica delle aree in cui insistono i fabbricati tramite progetti che riducano l’impatto ambientale e le cesure con il contesto rurale di riferimento . - eventuali forme di riconversione e riutilizzo delle volumetrie in caso di cessazione delle attività.

Attività estrattive

Le attività estrattive in corso in località Gretole, individuate di massima negli elaborati gra- fici del Piano Strutturale, proseguono in conformità allo SUG vigente ed agli atti autorizzativi validi. Il RU, in conformità al PRAE e PRAERP aggiornerà e preciserà il perimetro dell’area e detterà una disciplina che preveda anche il regime finale delle aree, una volta conclusa l’attività estrattiva e completati i piani di ripristino.

IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE

Il problema principale di Castellina è l’attraversamento del centro e il nodo di Piazza Roma. L’orografia e la stessa amenità dei luoghi suggeriscono modi d’attraversamento dolci: mi- gliorare la sicurezza e la fluidità del traffico, non necessariamente la velocità. Il problema può essere affrontato e risolto gradualmente: In una prima fase, occorre – riprogettare Piazza Roma per razionalizzare i flussi di traffico che vi convergono ed at- trezzarla con elementi d’arredo urbano (aiuole, panchine, salvagente, ecc) che valorizzino il luo- go urbano e ne permettano la fruizione da parte dei cittadini, – attuare un progetto di moderazione del traffico del viale della Rimembranza, valoriz- zandone la funzione anche di spazio urbano di relazione ed adottando tutti gli accorgimenti (se-

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zione, pavimentazione, arredo) per indurre una spontanea riduzione della velocità e il rispetto dell’ambiente urbano attraversato. Questi provvedimenti possono essere completati con: − la riqualificazione della strada che, attraversando il PEEP di Salivolpi, mette in comuni- cazione la S.P. 76 di San Donato con la S.R. 429; − la riprogettazione dell’incrocio tra la Chiantigiana e la S.P. 51 per . Questo complesso di provvedimenti migliora sostanzialmente il traffico e, nello stesso tem- po, abbellisce e riqualifica spazi urbani decisivi. In una seconda fase, se il traffico continuasse ad aumentare fino a mettere nuovamente in crisi il sistema, si può prendere in considerazione una bretella a nord, tra la S.P. di San Donato e la S.R. 222 Chiantigiana, che alleggerirebbe il nodo di piazza Roma di tutto il traffico, che non ha origine o destinazione a Castellina, e che si muove nei due sensi lungo le direttrici: − Poggibonsi (quindi Raccordo Siena-Firenze) – Greve e Firenze; − Poggibonsi – Radda – Valdarno, o Gaiole; − Uscita Raccordo San Donato – Greve e Firenze; − Uscita Raccordo San Donato – Radda – Val d'Arno, o Gaiole. La bretella potrebbe scorrere nella vallecola a nord di Castellina, dovrebbe avere una tipolo- gia a sezione contenuta (massimo F 2), tracciato lievemente sinuoso per meglio adattarsi alla morfologia e adottare attente misure di mitigazione (schermature verdi, alberature, ecc.). Solo in una terza fase, verificata ed eventualmente corretta la funzionalità dei provvedimen- ti precedenti, se si costatassero ancora episodi di congestione pregiudizievoli alla salute ed alla tranquillità degli abitanti ed alla fluidità del traffico, si può prendere in considerazione una va- riante urbana nord-sud, preferibilmente ad est dell’abitato, anch’essa di sezione contenuta e con tracciato ben adattato alla morfologia e con funzione anche di riqualificazione degli spazi attra- versati e di valorizzazione delle mura. Per quanto riguarda la sicurezza delle strade, il RU renderà obbligatorio l’impiego di manto d’usura in conglomerato bituminoso drenante e fonoassorbente (CBDF) sui tratti delle strade re- gionali e provinciali che attraversano il territorio comunale. Il RU può estendere tale prescrizione a strade comunali di particolare importanza e può altresì prescrivere che i tratti di strada che at- traversano abitati siano pavimentati con materiali pregiati e siano arredati ed attrezzati per costi- tuire anche spazio urbano di relazione.

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Il Piano strutturale riconosce e tutela il valore culturale delle strade bianche, come risorsa ir- rinunciabile del territorio e mezzo insostituibile per leggere e vivere il paesaggio chiantigiano. L’asfaltatura è perciò limitata alle strade regionali e provinciali di grande e medio traffico; altro- ve, se è indispensabile il consolidamento del fondo, questo sarà eseguito con tecniche e materiali che conservino l’aspetto di strada bianca e siano resistenti al passaggio delle macchine agricole.

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IL TURISMO

Dopo oltre dieci anni di crescita impetuosa, il turismo in Chianti accusa evidenti sintomi di crisi: nel 1° semestre del 2003 gli arrivi sono diminuiti dell’11,1% e le presenze di ben il 26,35%, record negativo del SEL Chianti rispetto alla Provincia. Nello stesso periodo, però, i po- sti letto sono aumentati del 12,66%, come probabile effetto “ritardato” d’iniziative partite ancora in pieno boom. Il problema, dunque, non è più di aumentare l’offerta, ma di qualificarla, di agire sul rap- porto qualità/prezzo, da molti avvertito inadeguato, di differenziarla e di completarla verso il basso. Manca, infatti, offerta di qualità rivolta a fasce di domanda qualificata sul piano culturale, e quindi motivata alla vacanza in Chianti, ma in possesso di redditi medi, o medio-bassi. Finché il differenziale d’inflazione penalizzerà l’Italia nei confronti degli altri Paesi dell’Unione e la relativa debolezza del Dollaro rispetto all’Euro renderà tutta l’Europa meno competitiva sul mercato nordamericano, occorrerà puntare anche sul mercato interno, conqui- stando o riconquistando segmenti di mercato persi. Le linee d’intervento sono dunque: – miglioramento deciso e costante del rapporto qualità/prezzo; – completare l’offerta verso i segmenti medi e medio-bassi del mercato (famiglie, giova- ni), anche per fidelizzare la clientela; – differenziare l’offerta proponendo attività turistiche mirate al benessere psico-fisico e offerte che, accanto all’ospitalità, propongano un rapporto più intenso con la cultura locale, come visite e attività didattiche dedicate ai cicli del vino e dell’olio, corsi di cucina e d’artigianato tradizionale, ecc.; – sostenere l’estensione della stagione turistica, puntando su attività non strettamente le- gate all’alta stagione, come il turismo congressuale, che può animare il Chianti anche nei mesi invernali, e con iniziative culturali ed eventi d’alto profilo e coordinati a livello d’area e di Provincia; – adeguare le infrastrutture e i servizi pubblici, migliorare la viabilità e i parcheggi, assi- curare sufficiente quantità d’acqua, sufficienti servizi di smaltimento dei rifiuti; migliorare il verde pubblico; – migliorare l’informazione;

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– qualificare ulteriormente la vacanza in Chianti in direzione della qualità della vita e del- le relazioni, della fruizione culturale, del rapporto con l’ambiente e la ruralità, da intendere non come folclore, ma come sedimento di tradizioni autentiche, vitali e positive; – far emergere l’offerta turistica ora “sommersa”. Le linee d’intervento così individuate vanno perseguite con queste azioni e nel quadro di quanto previsto dalla Legge regionale 23.03.2000, n. 42, Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo: a) potenziare le infrastrutture in termini di parcheggi e verde pubblico; b) valorizzare i contenitori edilizi e urbani per iniziative culturali ed eventi a sostegno dell’offerta turistica complessiva; c) lottare contro il sommerso e lo snaturamento dell’agriturismo in mera attività alberghiera in campagna; d) incoraggiare attività d’ospitalità da parte dei residenti, tipo “bed and breakfast”, e forme di turismo che valorizzano le peculiarità del Chianti: enoturismo, cicloturismo, ippoturismo, e- scursionismo, birdwatching. Andranno perciò permessi e incoraggiati tutti gli interventi volti a migliorare la qualità dell’offerta turistica, senza per questo aumentarla ulteriormente. Nuove strutture potranno essere permesse solo se ampliano e differenziano l’offerta e la completano verso i segmenti medi e me- dio-bassi del mercato. Va in tal senso la scelta di recuperare l’insediamento di Monti e Monticino e gli ex Molini Niccolai,17 ove sono ammesse destinazioni ricettive che integrano l’offerta turistica verso i seg- menti medio e medio-basso e con attività per il benessere psico-fisico e per la cura del corpo connesse all’ambiente ed alla cultura locale (come escursionismo, ippoterapia, enoterapia, cure fisiche, rieducazione alimentare e simili) e contribuiscono ad estendere la stagionalità (come convegnistica, recupero, pratica ed insegnamento dei mestieri, e della cucina tradizionali, attività culturali, eventi, formazione e simili). Va infine intensificato l’ascolto degli ospiti, per capire e correggere i fattori d’insoddisfazione.

17 Vedi UTOE 9 e UTOE 1.

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EMERGENZE DEL PAESAGGIO AGRARIO E BENI STORICO-AMBIENTALI

Centri del sistema urbano provinciale18

Il PS conferma i due centri del sistema urbano provinciale definiti dal PTC: Castellina e Fonterutoli e, coerentemente, individua e disciplina all’interno di tali centri alcune UTOE. Il RU definirà in maniera specifica la disciplina delle aree di pertinenza dei centri per ga- rantire la persistenza delle relazioni tra insediamenti e contesto agricolo e paesaggistico circo- stante.

Aggregati, ville e edifici specialistici19

Il PS conferma gli aggregati individuati dal PTC all’art. L8, commi 5, 6 e 7, e le ville e gli edifici specialistici e ne precisa l’area di pertinenza. Gli aggregati le ville e gli edifici specialistici, insieme alle loro aree di pertinenza sono riconosciute quali capisaldi della rete paesaggistica ed affida al RU : - uno studio dettagliato dei valori territoriali e paesistici-ambientali delle aree; - il riconoscimento dei valori spaziali e delle relazioni tre i valori territoriali e paesistici- ambientali riconosciuti con i beni storico architettonici; - la valutazione delle esigenze delle attività produttive agricole a fronte degli obiettivi di tutela del paesaggio; - le valutazioni, i modi e le condizioni per l’inserimento di nuove volumetrie in coerenza con la morfologia di impianto dell’aggregato, nel rispetto del rapporto tra pieni e vuoti, privilegiando le visuali, in particolare quelle percepite da assi viari esistenti o significativi punti panoramici. Il PS prende atto che la tutela degli aggregati, dei BSA e delle aree di pertinenza è affidata al- le competenze provinciali e di norma sono in edificabili.

Per applicare in modo coerente ed univoco le norme di tutela, il PS definisce, con gli stessi criteri definiti dal PTC,20 un’area di pertinenza esclusiva anche per i seguenti toponimi, origina- riamente compresi dal PTC in aree di pertinenza promiscue:

18 Art. 11.3 del PTC 2010 approvato con D. C.P. n. 124 del 14.12.2011 19 idem sopra

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1. Godenano (art. L9) e S. Bartolomeo (art. L8, comma 5); 2. Rencine (art. L8, comma 5) e Fattoria di Rencine (art. L9); 3. Pomona (art. L9) e S. Leonino (art. L9); 4. Grignano (art. L9) e Ponte del Molin Novo (art. L8, comma 5); 5. Caselle (art. L8, comma 6) e S. Agnese (art. L9); 6. Cispiano (art. L8, comma 6) e S. Martino a Cispiano (art. L9); 7. Naccolone (art. L8, comma 5) e Le Capraie (art. L9); 8. S. Quirico (art. L8, comma 5), Vegi (art. L9-V) e Molino della Strolla (art. L9-ES); 9. Palagione (art. L9) e Villa Rosa (art. L9); 10. Cagnano di Sopra (art. L8, comma 5), Cagnano di sotto (art, L9-V) e S. Pietro (art. L9- ES); 11. (art. L8, comma 5) e Poggio al Sorbo (art. L9 – V) Gli aggregati ed i BSA di cui al precedente elenco e le rispettive aree di pertinenza sono soggette alla disciplina dettata da questo capitolo. Il RU, secondo le istruzioni impartite in questo capitolo, preciserà una disciplina di detta- glio tenendo conto dell’esigenza primaria di conservare e migliorare lo stato dei luoghi e di tute- lare i beni storico-architettonici, le ville, gli edifici specialistici, gli aggregati e le loro pertinenze, come individuate nelle tavole di riferimento.

Valutazione degli interventi nelle aree di pertinenza degli aggregati e dei BSA

Visto il valore paesaggistico di tali aree, ogni trasformazione, deve essere corredata da idonee analisi paesaggistiche in modo da salvaguardare e valorizzare le relazioni esistenti del paesag- gio. La valutazione è condizione d’ammissibilità per intervenire negli aggregati, e nei beni storico-architettonici e nelle aree di pertinenza. S’intende per valutazione l’intero procedimento nel quale il proponente è illustrato ed argomentato l’intero intervento con riferimento al conte- sto storico, ambientale e paesaggistico di riferimento. In particolare il progetto dovrà essere corredato da valutazioni di compatibilità paesaggistica comparando lo stato del paesaggio i- niziale e quello post-intervento al fine di accertare che tale trasformazione riqualifica, valoriz- zi e crei nuovi paesaggi di qualità. Tale valutazione aiuta nel verificare la coerenza

20 Nel suddividere le aree di pertinenza, ove possibile il perimetro è stato appoggiato ad elementi fisici del territorio, come corsi d’acqua e impluvi, strade, limiti di coltura.

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dell’intervento con la struttura del paesaggio, quanto questo si integri e dialoghi con lo stesso ovvero se interrompe relazioni paesaggistiche introducendo componenti estranee. La valutazione inerente interventi di trasformazione ed in particolare di nuova edifica- zione dimostra: a) che l’intervento è necessario e non è possibile localizzarlo altrove in quanto non esiste altro sito nell’area di proprietà confacente alla funzionalità e rispettoso dell’ambiente e del paesaggio; b) che le risorse essenziali sono usate in modo sostenibile, secondo le definizioni della Legge regionale 03.01.2005, n. 1 e nel rispetto dei limiti d’uso delle risorse fissati dal PTC21; c) che la percezione del bene non è alterata in modo pregiudizievole ed irreversibile; d) che l’intervento è conforme allo SUG ed alla normativa vigente e, per gli interventi sul suolo, si attiene agli Indirizzi di buona conduzione dei suoli. La valutazione è fatta in sede di PAPMAA, se richiesto dalla legge, o in sede di richiesta del permesso di costruire. Le aree di pertinenza degli aggregati e dei BSA sono aree sottoposte a particolare normati- va al fine di salvaguardare l’ambiente e il paesaggio agrario, costituita da questo capitolo e detta- ta dalla normativa di riferimento Gli interventi nelle aree di pertinenza degli aggregati e dei BSA adottano tipologie, mate- riali, proporzioni, tecniche costruttive e colori della tradizione edilizia rurale locale.

Aggregati e nuclei del territorio aperti censiti dal PTCP 2000 (PTCP, ex art. L8, comma 5)

Per gli aggregati di cui all’art. 11.3 comma 9 elenco 1 del PTC 2010, di seguito elencati per ordine d’elenco e per ordine alfabetico, e per le aree di loro pertinenza, il RU detterà una di- sciplina di tutela conservativa che escluda la nuova edificazione, salvo annessi agricoli e limitati e circostanziati ampliamenti di edifici esistenti funzionali a mantenere il presidio residenziale, in coerenza con i caratteri evidenziati dall’atlante comunale e dall’eventuale successiva schedatura e con quanto previsto dal PTC. E’ esclusa la nuova edificazione, salvo eventuali nuovi annessi agricoli o loro ampliamenti che la valutazione dimostri ammissibili nella situazione specifica. 1. Sicelle, aggregato a forma aperta; chiesa suffraganea, parrocchia 1833. 2. Casa Giovannoni, aggregato a forma aperta.

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3. Piazza di sopra (La), aggregato di case coloniche; resti di strutture medievali. 4. Grignanello, aggregato a forma aperta; chiesa suffraganea trasformata (S. Andrea). 5. Ponte del Molin Novo, aggregato lineare lungo strada; molino. 6. Naccolone, aggregato di case coloniche. 7. Somma Villa, aggregato a forma aperta, palazzo, cappella. 8. San Quirico, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea, parrocchia 1833. 9. San Donatino, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea trasformata (S. Donato). 10. San Niccolò a Sterzi, aggregato, castello documentato solo da fonti, chiesa suffraganea, par- rocchia 1833. 11. Cagnano di sopra, aggregato di case coloniche. 12. Cogno, aggregato di case coloniche. 13. Vignale, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea (Chiesa di Vignale), castello do- cumentato solo da fonti. 14. Sant’Antimo, aggregato di case coloniche, canonica documentata solo da fonti (S. Antimo). 15. Montanino della Cappella, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea (S. Michele). 16. Granaio, Aggregato/casa-torre, fattoria, cappella. 17. Godenano II, aggregato di case coloniche, torre incorporata, chiesa suffraganea documentata solo da fonti (S. Bartolomeo). 18. Tregole, aggregato a forma aperta, chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Lorenzo). 19. Le Cogne, aggregato di case coloniche, cappella. 20. Topina, aggregato, castello documentato da resti, fattoria. 21. Rencine, aggregato, castello documentato da resti, canonica, parrocchia 1833 (S. Michele), Cappella della Compagnia. 22. Piazza di sotto (La), aggregato di villa, fattoria con giardino e cappella, chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Giorgio a Grignano). 23. Ricavo, aggregato di villa-fattoria, chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Giusto), castello documentato solo da fonti. 24. Pietrafitta, aggregato di villa-fattoria con giardino, pieve, parrocchia 1833 (S. Iacopo). 25. Lilliano, aggregato di villa-fattoria con giardino, pieve, parrocchia 1833 (S.Cristina).

Aggregati in ordine alfabetico:

Cagnano di sopra, aggregato di case coloniche.

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Casa Giovannoni, aggregato a forma aperta. Cogno, aggregato di case coloniche. Godenano II, aggregato di case coloniche, torre incorporata, chiesa suffraganea documentata so- lo da fonti (S. Bartolomeo). Granaio, Aggregato/casa-torre, fattoria, cappella. Grignanello, aggregato a forma aperta; chiesa suffraganea trasformata (S. Andrea). Le Cogne, aggregato di case coloniche, cappella. Lilliano, aggregato di villa-fattoria con giardino, pieve, parrocchia 1833 (S. Cristina). Montanino della Cappella, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea(S. Michele). Naccolone, aggregato di case coloniche. Piazza di sopra (La), aggregato di case coloniche; resti di strutture medievali. Piazza di sotto (La), aggregato di villa, fattoria con giardino e cappella, chiesa suffraganea, par- rocchia 1833 (S. Giorgio a Grignano). Pietrafitta, aggregato di villa-fattoria con giardino, pieve, parrocchia 1833 (S. Iacopo). Ponte del Molin Novo, aggregato lineare lungo strada; molino. Rencine, aggregato, castello documentato da resti, canonica, parrocchia 1833 (S. Michele), Cap- pella della Compagnia. Ricavo, aggregato di villa-fattoria, chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Giusto), castello do- cumentato solo da fonti. San Donatino, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea trasformata (S. Donato). San Niccolò a Sterzi, aggregato, castello documentato solo da fonti, chiesa suffraganea, parroc- chia 1833. San Quirico, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea, parrocchia 1833. Sant’Antimo, aggregato di case coloniche, canonica documentata solo da fonti (S. Antimo). Sicelle, aggregato a forma aperta; chiesa suffraganea, parrocchia 1833. Somma Villa, aggregato a forma aperta, palazzo, cappella. Topina, aggregato, castello documentato da resti, fattoria. Tregole, aggregato a forma aperta, chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Lorenzo). Vignale, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea (Chiesa di Vignale), castello documen- tato solo da fonti.

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Aggregati (PTC, art. L8, comma 6)

Per gli aggregati di cui all’art. 11.3 comma 9 elenco 2 di seguito elencati per ordine alfabe- tico, e per le loro aree di pertinenza, in ragione dei caratteri architettonici e urbanistici di non as- soluta rilevanza e per la presenza di alterazioni del tessuto edilizio che ne hanno compromesso l’integrità e il valore percettivo, il RU disciplinerà l’eventuale edificazione in contiguità con i tessuti esistenti e secondo linee coerenti con l’impianto urbanistico e, in ogni caso, in spazi non evidenti rispetto ai principali punti di vista esterni. 1. Canale, aggregato di case coloniche. 2. Caselle, aggregato di case coloniche. 3. Cavallari, aggregato a forma aperta. 4. Cignan Bianco, aggregato di case coloniche, chiesa suffraganea (S. Pietro). 5. Cispiano, aggregato di case coloniche. 6. Fioraie, aggregato a forma aperta. 7. Fizzano, aggregato, castello documentato solo da fonti, cappella. La parte dell’area di pertinenza dell’aggregato La Colonna, sito in Comune di Monterig- gioni, che ricade nel territorio di Castellina, è sottoposta alla disciplina dettata da questo paragra- fo.

Aggregati

Per gli aggregati di cui all’art.11.3 comma 9 elenco 3, del PTC, di seguito elencati per ordi- ne alfabetico, e per le aree di loro pertinenza, il RU detterà una disciplina che preveda la costru- zione solo di residenze e d’annessi agricoli in contiguità con i tessuti esistenti e senza pregiudica- re gli elementi di maggior pregio della tessitura agraria locale. 1. Bagnaie, aggregato di case coloniche 2. Caggio, aggregato di case coloniche 3. Macie, aggregato a forma aperta

Ville e edifici specialistici

Per le ville e gli edifici specialistici, elencati nei toponimi notevoli, e per le loro aree di pertinenza, il RU, in coerenza con il PTC, detterà una disciplina che preveda d’intervenire sugli edifici tutelati solo con i criteri del restauro e che escluda nelle aree di pertinenza ogni nuova edi-

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ficazione, salvi eventuali nuovi annessi agricoli o ampliamenti d’edifici adibiti all’agricoltura, per i quali preciserà i criteri d’ammissibilità, da verificare in sede d’esame di PAPMAA. In coerenza con il PTC, sono esclusi la nuova edificazione e gli ampliamenti, salvo even- tuali nuovi annessi agricoli o loro ampliamenti e sistemazioni esterne quali: aree di parcheggio, piccole aree sportive e piscine, che non comportino rilevanti opere di sistemazione di terreno e che la valutazione dimostri ammissibili nella situazione specifica. La parte dell’area di pertinenza del Molino di Cavasonno, sito in Comune di Castelnuovo Berardenga, che ricade nel territorio di Castellina è sottoposta alla disciplina dettata da questo paragrafo.

Altri edifici notevoli

Il PS conferma gli 85 edifici di valore individuati dal Progetto Chianti e dallo Strumento ur- banistico generale previgente, elencati per ordine alfabetico nei toponimi notevoli a partire dal n. 82 della colonna “Piano strutturale”. Il RU completa l’atlante comunale22, schedando gli 85 edifici di valore secondo lo standard del PTC, attribuisce ciascun toponimo alle tipologie individuate dal PTC, ne disegna l’area di pertinenza e ne detta la disciplina per perseguire l’obiettivo di conservare il valore paesaggistico o ambientale del sito.

Emergenze del paesaggio agrario

Il PS recepisce le tessiture agrarie definite dal PTC nella tavola PS-QC-08 a\b, conferma e approfondisce i criteri e gli indirizzi di gestione del territorio aperto, così come contenuto nel ca- pitolo “Indirizzi per la buona conduzione dei suoli”, il RU disciplinerà le tessiture agrarie (ma- glia fitta, media e larga) in attuazione e coerenza con il PTC. Per le sistemazioni idraulico-agrarie, secondo quanto contenuto nella Relazione sulle attività di valutazione, il PS intende: – conservare i terrazzamenti all’interno delle aree di pertinenza dei Centri del sistema ur- bano provinciale, degli aggregati (art. L8) e dei beni storico artistici ed eventualmente in situa- zioni d’autonomo pregio paesaggistico;

22 Del PTC.

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– fissare criteri e prestazioni delle sistemazioni idraulico-agrarie, per assicurare la soste- nibilità ambientale ed economica delle coltivazioni e la conservazione delle risorse essenziali del territorio. Il RU disciplinerà le modalità di conservazione dei terrazzamenti ed individuerà in carto- grafia i terrazzamenti in situazione d’autonomo pregio paesaggistico. Le opere di ricostituzione e manutenzione dei terrazzamenti sono sostenute dagli incentivi finanziari della Provincia previsti dall’art. M1, comma 10, del PTC.

DIMENSIONAMENTO COMPLESSIVO PER UTOE E NEL TERRITORIO APERTO

PREVISIONI EDIFICATORIE

RESIDENZIALE DIREZIONALE E TURISTICO INDUSTRIALE AMBITO COMMERCIALE RICETTIVO ARTIGIANALE TERRITORIALE VOL SUL VOL SUL VOL SUL VOL SUL (mc) (sul) (mc) (sul) (mc) (sul) (mc) (sul)

23.071 7.690 5.250 1.000 333 UTOE 1

1.133 377,6 UTOE 2

3.852 1.284 16.680 CAPOLUOGO UTOE 3

890 445 UTOE 4

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3.023 1.077,6 UTOE 5

4.860 1.620 UTOE 6 SALIVOLPI

36.540 12.180 UTOE 7 CROCEFIORENTI- NA VI I 0 PIANTI AREA IM- SPORT UTOE 10

1.200 400 LI FONTERUTO- UTOE 8

29.000 9.666,6 Monti e Monticino Monticino UTOE 9

30.000 10.000 10.000 3.333,3 8942 APERTO TERRITORIO TOTALE 73.369 24.456 40.000 13.333 25.622

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IL GOVERNO DELLA RISORSA ACQUA SALVAGUARDIA DELLE ACQUE

TUTELA DEI CORSI D'ACQUA 1. La TAV. G06 individua gli ambiti di tutela dei corsi d'acqua definiti come le fasce di 10 mt dal piede esterno dell'argine o dal ciglio di sponda dei corsi d'acqua principali, ai fini del corretto assetto idraulico individuati nel Quadro conoscitivo del PIT come aggiornato dai piani di bacino vigenti ed elencati di seguito.

2. Su tali fasce si applicano le prescrizioni di cui all'Art. 36, commi 3-6, della Disciplina di Piano del PIT (approvato con deliberazione C.R. 24.07.2007, n. 72) e all'Art.1 della L.R. 21/2012 “Disposizioni Urgenti in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d'acqua”.

TUTELA E GESTIONE DEGLI ACQUIFERI 1. Al fine di perseguire la tutela dei corpi idrici sotterranei sono state recepite interamente le disposizioni in materia del PTCP2010 della Provincia di Siena. La TAVV. G04 riporta le perimetrazioni delle aree sensibili di classe 1 e 2.

2. Nelle aree sensibili di classe 1 valgono le prescrizioni di cui all'Art. 10.1.2 della Disciplina del PTCP 2010 della Provincia di Siena.

2. Nelle aree sensibili di classe 2 valgono le prescrizioni di cui all'Art. 10.1.3 della Disciplina del PTCP 2010 della Provincia di Siena.

AREE DI SALVAGUARDIA DELLE OPERE DI CAPTAZIONE DESTINATE AL CON- SUMO UMANO 1. La TAV. G04 riporta le opere di captazione di acque sotterranee regolarmente denunciate presso gli organi competenti e derivanti dalla consultazione delle banche dati regionali nonché dichiarate dall'ente “Acquedotto del Fiora” alimentanti la rete idrica pubblica.

2. All'intorno delle opere di captazione destinate al consumo umano sono state individuate le aree di salvaguardia secondo quanto riportato dal D.Lgs. 152/06 e dal PTCP 2010 della Provincia di Siena e di seguito definite:

- La zona di tutela assoluta (ZTA) di pozzi e sorgenti, è la parte adibita esclusivamente al'o- pera di captazione o presa e ad infrastruttura di servizio e corrispondente alla recinzione stessa;

- La Zona di Rispetto (ZR) corrisponde alla porzione di territorio circostante la zona di tute- la assoluta entro un raggio di 200 mt. da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tu- telare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata;

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- La Zona di Protezione (ZP) è stata definita a salvaguardia delle sorgenti e dell'Alto corso del Torrente Arbia.

3. Sulle zone di tutela assoluta, di rispetto e di protezione valgono le salvaguardie espresse dal D.lgs. 152/2006.

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PREVENZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO VALUTAZIONE DELLE PERICOLOSITA'

1. Il territorio viene caratterizzato in funzione dello stato di pericolosità per gli aspetti geologici, idraulici e sismici; le criticità individuate serviranno a definire eventuali condizionamenti alla trasformabilità anche di tipo prescrittivo da assumere nel Regolamento Urbanistico.

2. Le TAVV. G06, G07 e G08 riportano rispettivamente le Pericolosità idraulica, geologica e sismica definite ai sensi del D.P.G.R. 53/R 2001, integrate delle pericolosità già individuate dalle Autorità di Bacino competenti. Le pericolosità geologica ed idraulica sono individuate alla scala 1:3.000 per le UTOE urbane / produttive, alla scala 1:10.000 per il restante territorio aperto. La pericolosità sismica è definita per le sole UTOE urbane / produttive alla scala 1:3.000.

AREE A PERICOLOSITÀ GEOLOGICA 3. Le aree a pericolosità geologica individuano aree del territorio omogenee per fattori geomorfologici, litologici, morfologici o antropici in grado di influenzare la stabilità dei versanti. Si distinguono le seguenti classi:

- Pericolosità geologica molto elevata (G.4): aree in cui sono presenti fenomeni attivi e relative aree di influenza.

- Pericolosità geologica elevata (G.3): aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con potenziale instabilità connessa alla giacitura, all'acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi; aree caratterizzate da terreni con scadenti caratteristiche geotecni- che.

- Pericolosità geologica media (G.2): aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi e stabi- lizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giacitura- li dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto.

- Pericolosità geologica bassa (G.1): aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche li- tologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di processi morfoevo- lutivi.

AREE A PERICOLOSITÀ IDRAULICA

1. Le aree a pericolosità idraulica individuano, all'intorno dei tratti del reticolo fluviale, fasce di pericolosità che per fattori morfologici o idraulici possono essere soggette ad esondazione o ristagno di acque. Si distinguono le seguenti classi:

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- Pericolosità idraulica molto elevata (I.4): aree interessate da allagamenti per eventi con Tr<30 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrut- turali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianifica- zione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità molto elevata le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrano con- testualmente le seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b)sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori a metri 2 sopra il piede esterno dell'argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda.

- Pericolosità idraulica elevata (I.3): aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 30

- Pericolosità idraulica media (I.2): aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 200

− Pericolosità idraulica bassa (I.1): aree collinari o montane prossime ai corsi d'acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazioni favorevoli di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda.

AREE A PERICOLOSITÀ SISMICA

1. Le aree a pericolosità sismica individuano, all'intorno delle UTOE urbane e/o produttive le zone ove possono verificarsi effetti locali o di sito, ovvero amplificazione degli effetti attesi in conseguenza di un sisma.

2. Il Del. GRT n°431 del 19 giugno 2006 (aggiornato con Del.G.R.T. del 26.11.2007, n. 841) classifica i comuni della Regione Toscana in base al valore atteso di accelerazione sismica; il comune di Castellina in Chianti ricade in classe 3S. Sulla base di taleclassificazione, in ottemperanza al D.P.G.R. 53/R 2011, si distinguono le seguenti classi:

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- Pericolosità sismica locale molto elevata (S.4): zone suscettibili di instabilità di versante attiva che pertanto potrebbero subire una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono ve- rificarsi in occasione di eventi sismici;

− Pericolosità sismica locale elevata (S.3): zone suscettibili di instabilità di versante quiesciente che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici; zone stabili suscettibili di amplificazioni locali caratterizzati da un alto contrasto di impedenza sismica atteso tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri (ZONA 1 come individuata nella Tavola delle MOPS G05);

- Pericolosità sismica locale media (S.2): zone suscettibili di instabilità di versante inattiva e che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici; zone stabili suscettibili di amplificazioni locali (che non rientra- no tra quelli previsti per la classe di pericolosità sismica S.3);

- Pericolosità sismica locale bassa (S.1): zone stabili caratterizzate dalla presenza di litotipi as- similabili al substrato rigido in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata e dove non si ritengono probabili fenomeni di amplificazione o instabilità indotta dalla sollecita- zione sismica.

ADEGUAMENTO AI PIANI DI AUTORITA' DI BACINO

1. Il territorio comunale di Castellina in Chianti è compreso nel bacino del Fiume Arno e, per una modestissima porzione, nel bacino del fiume Ombrone.

2. Il Piano Strutturale comunale recepisce interamente gli ambiti di pericolosità individuati dalle Autorità di Bacino del Fiume Arno e Toscana Costa nei territori di competenza, con le perimetrazioni rappresentate nelle Tavv. G.09.

3. Il Regolamento Urbanistico dovrà recepire le prescrizioni relative agli ambiti di pericolosità individuati dalle Autorità di Bacino competenti nel territorio comunale.

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SALVAGUARDIE

Le norme di salvaguardi si applicano alle previsioni oggetto di variante ed in particolare: – UTOE 2: modifica del perimetro al fine di inserirvi dentro il cimitero esistente ed il centro di raccolta – UTOE 10: creazione di una nuova UTOE estesa a tutti gli impianti sportivi esi- stenti con la previsione di consolidare e valorizzare gli stessi tramite l’integrazione delle strutture esistenti e la realizzazione di un polo scolastico. – Integrazione del dimensionamento a fini residenziali riservato ai cambi d’uso a- gricolo del patrimonio edilizio esistente nel territorio rurale; – Integrazione del dimensionamento a fini produttivi riservato alle cantine esistenti nel territorio rurale; – Modifica del perimetro dell’area di cava in loc. Gretole in adeguamento al PA- ERP approvato con D.C.P. n.123 del 18.11.2010. Fino all’approvazione definitiva è sospesa ogni determinazione sulle richieste in contrasto con le previsioni della variante in oggetto. Le pratiche relative ad interventi che rispettano le norme più restrittive tra il PS adottato e quello approvato possono essere concluse. Sono escluse dalle salvaguardie del PS le previsioni non oggetto di Variante.

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CRITERI PER DEFINIRE E VALUTARE PIANI E PROGRAM- MI DI SETTORE DI COMPETENZA COMUNALE

Programmi di miglioramento agricolo ambientale

I Programmi di miglioramento agricolo ambientale per gli interventi sui suoli, il controllo dell'erosione, la tutela dell'equilibrio idrogeologico e la prevenzione delle alluvioni si attengono agli Indirizzi per la buona conduzione dei suoli. Sono preferiti i programmi di miglioramento agricolo-ambientale che prevedano il rinnovo di vigneti e oliveti, in aree agronomicamente adatte, l'aumento dei boschi e/o la conversione dei cedui in fustaie miste disetanee, la tutela e/o l'incremento delle formazioni vegetali spontanee ai margini dei coltivi, che favoriscano la biodiversità e la riproduzione della fauna selvatica, il man- tenimento o il restauro delle sistemazioni fondiarie storiche e della viabilità minore.

Piani e programmi per l'agriturismo

Per l'agriturismo sono preferiti piani e programmi che leghino fortemente il turismo alla conoscenza della storia e delle tradizioni locali, alla diffusione dei prodotti tipici locali e più in generale alla valorizzazione della specificità e della tipicità chiantigiane.

Piano di zona per l'edilizia economica e popolare

Il Piano di zona per l'edilizia economica e popolare è completato per la parte tuttora non realizzata. Sarà aggiornato, nel rispetto delle proporzioni di legge, in base all’osservazione della dinamica della domanda, per garantire il soddisfacimento della domanda d’abitazione a basso costo, anche espressa da lavoratori immigrati e dalle loro famiglie. In ogni caso il PEEP perseguirà anzitutto il recupero del patrimonio edilizio esistente, cure- rà particolarmente la qualità progettuale e la scelta dei materiali, evitando il ricorso a soluzioni estranee alla cultura edilizia tradizionale locale o comunque non adeguatamente motivate; nella scelta dei siti, eviterà che si formino quartieri dormitorio.

Piano per insediamenti produttivi

Il Piano per insediamenti produttivi sarà formato se le imprese avranno difficoltà a comple- tare le previsioni della zona per attività produttive di Campassala.

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Piani per insediamenti produttivi saranno formati per le aree produttive eventualmente in- dividuate con accordi di pianificazione.

Piano di adeguamento e sviluppo della rete di vendita

Il Piano d’adeguamento e sviluppo della rete di vendita distribuirà gli esercizi commerciali nel centro storico, principalmente lungo l'asse nord-sud costituito da via Ferruccio e da via Tren- to e Trieste, agevolerà il mantenimento del commercio di vicinato a servizio della residenza nelle frazioni principali, ma eviterà e correggerà la dispersione in altre parti del territorio comunale.

Piani e programmi di recupero delle aree estrattive

Le localizzazioni derivanti dal P.R.A.E.R.P.,23 nel rispetto delle invarianti strutturali di questo PS, sono automaticamente recepite nel quadro conoscitivo del PS e il RU è adeguato di conseguenza definendo con precisione le aree per attività estrattive. I piani ed i programmi per il recupero delle cave si attengono ai criteri generali di recupero contenuti nel P.R.A.E. ed ai criteri specifici dettati da questo paragrafo. Nel recupero e sistemazione di cave e discariche è velleitario ed inutilmente costoso tenta- re di trasformare situazioni di degrado in situazioni d’alto pregio ambientale. Perciò, ad eccezio- ne di particolari situazioni in cui sia possibile realizzare a basso costo ed in sicurezza attrezzature per la pratica di particolari sport (come palestre di roccia e di free climbing), le cave abbandonate o in dismissione non sono le aree in cui indirizzare prioritariamente "utilizzazioni produttive o ricreative". Sono preferibili forme di recupero "leggero" per: a) mettere in sicurezza eventuali dissesti o rischi di frana; b) eliminare dissesti idrogeologici ed interferenze negative con acque superficiali o profonde; c) rimodellare i fronti di cava per creare gradonate atte ad accogliere sedimenti; d) ricostituire la continuità con le coperture vegetali circostanti; e) innescare processi spontanei di rinaturalizzazione e di "riassorbimento" ambientale, anche len- ti; f) favorire l'insediamento di specie pregiate (predatori), anche con la realizzazione di nicchie di nidificazione.

23 Il nuovo P.R.A.E.R. è in formazione, il documento preliminare è stato adottato con DGR 14.07.2003, n. 708.

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Vanno invece escluse forme d’esasperata sottolineatura o d’enfatizzazione dei "segni" la- sciati sul territorio dalle attività estrattive, e comunque forme di recupero ad alto costo a carico della collettività o che richiedano ulteriori spese dopo l'iniziale intervento di rimodellamento e rinaturalizzazione.

Piano comunale dell’illuminazione pubblica

L’Amministrazione comunale valuterà se formare il Piano comunale dell’illuminazione pubblica di cui alla Legge regionale 21.03.2000, n. 37, art. 4, comma 1, lettera a), quando entrerà in vigore il Piano regionale per la prevenzione dell’inquinamento luminoso (PiRePIL).24 In ogni caso, il vigente Regolamento edilizio dei Comuni del Chianti senese contiene già norme specifiche di prevenzione dell’inquinamento luminoso.

Piano comunale di classificazione acustica

Il Piano comunale di classificazione acustica, di cui alla Legge regionale 01.12.1998, n. 89, art. 4, sarà formato entro il 30.09.2004, e comunque prima dell’adozione del RU. Tale piano sarà formato tenendo conto dei criteri desunti dalle linee guida approvate con DCR 22.02.2000, n. 7725 e sarà assunto come parte integrante del quadro conoscitivo.

Piano per la distribuzione dei carburanti

Il Piano per la distribuzione dei carburanti, se formato, confermerà l'unico impianto ora in funzione a sud del Capoluogo, lungo la S.P. 51 di Castellina in Chianti. In ogni caso sarà prevista la vendita, anche automatica ed anche nelle ore notturne secondo le norme vigenti, di tutti i car- buranti per autotrazione, compresi il gas di petrolio liquefatto (GPL) e il metano.

Piano degli orari

La gestione del tempo e dello spazio urbano secondo i principi della Legge regionale 22.07.1998, n. 38 è un’invariante strutturale.26 Allo stato non vi sono situazioni di conflitto negli orari urbani, grazie a provvedimenti di sfalsamento e di rientro pomeridiano negli uffici pubblici già adottati da tempo ed efficaci.

24 L’agenzia regionale per l’energia, che dovrà occuparsi tecnicamente del Piano, è stata costituita solo nel mese di Gennaio 2004. L’avvio della formazione del Piano è prevista per la primavera-estate del 2004. 25 BURT n. 12 del 22.03.2000, parte seconda, sezione I. 26 Cfr. il paragrafo Invarianti strutturali, punto 11.

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Naturalmente la situazione deve essere sempre attentamente controllata per rilevare in tempo e correggere eventuali disagi, con particolare attenzione alle attività connesse al turismo, che devono sempre convivere con il tessuto residenziale tradizionale.

Piano urbano del traffico

Il Comune di Castellina non è tenuto a formare il Piano Urbano del Traffico;27 se tuttavia l’Amministrazione lo ritenesse necessario per l’ordinato sviluppo delle attività, il Piano riordine- rà il traffico veicolare e la sosta, prevedrà la pedonalizzazione di parti significative del Capoluo- go, eventualmente per fasce orarie, prescriverà o conterrà progetti di moderazione del traffico d’attraversamento sulla S.R. 222 Chiantigiana, e classificherà il Capoluogo e le frazioni come zone residenziali, con velocità limitata a 30 km/h.

Piano di rete per telefonia mobile

Il Comune di Castellina con DCC 27.06.2002, n. 54 ha definito i criteri per il cd. “piano delle antenne”, dando mandato alla soc. Intesa SpA di Siena di individuare e indicare in cartogra- fia in scala 1:15.000 siti sicuramente idonei all’installazione di antenne e ripetitori per la rete UMTS. La soc. Intesa SpA ha individuato 5 siti, di cui uno già saturo. Il PS prende atto e conferma tale individuazione e affida al RU il compito di riportare nei propri elaborati i siti individuati e di disciplinarne l’uso, precisando anche i punti d’installazione.

Altri piani di competenza comunale

I piani infrastrutturali di settore si adeguano alle previsioni infrastrutturali del PS

27 Previsto dall’art. 36 del D. Lgs. 30.04.1992, n. 285 e successive modificazioni “Nuovo codice della strada”.

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INDIRIZZI DI BUONA CONDUZIONE DEI SUOLI

1 - Indirizzi generali per la tutela del suolo

Il PS si pone l’obiettivo di: - uso sostenibile del suolo in agricoltura al fine di tutelare le risorse produttive agrico- le e in particolare il suolo fertile come risorsa essenziale del territorio, limitata e non ri- producibile; - Mantenere l’erosione entro i valori compatibili con la rinnovabilità del suolo assicu- rata dai normali processi pedogenetici; - Il mantenimento delle sistemazioni idraulico agrarie ( terrazzamenti, muri di conte- nimento lungo le strade ecc…) e le opere esistente atte a regolare lo smaltimento delle acque superficiali; - La tutela delle testimonianze del paesaggio agrario con riferimento alla tessitura a- graria, alle sistemazioni idrauliche-agrareie. Il PS contrasta tutti gli interventi che possono aggravare l’erosione o compromettere l’equilibrio idrogeologico del territorio

Pertanto affida al Regolamento Urbanistico la definizione di una disciplina per la buona con- duzione dei suoli nel rispetto degli obiettivi dati dal presente capitolo.

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TOPONIMI NOTEVOLI

PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. Poggio al Sorbo Villa - Fattoria. Resti di strutture medievali art. L9 9052005001 V 59 001 Aggregato a forma aperta; Chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Minia- Sicelle art. L8, c. 5 9052005002 A 60 002 to) C. Giovannoni Aggregato a forma aperta art. L8, c. 5 9052005003 A nc 003 la Torre Casa-torre, poi villa nel '500 art. L9 9052005004 ES 62 004 F113 I-9 Piazza di sopra Aggregato di case coloniche. Resti di strutture medievali art. L8, c. 5 9052005005 A nc 005 Aggregato di Villa - Fattoria con giardino e cappella; Chiesa suffraganea, Piazza di sotto art. L8, c. 5 9052005006 Vx 82 006 F113 I-8 parrocchia 1833 (S. Giorgio a Grignano) Grignanello Aggregato a forma aperta; Chiesa suffraganea trasformata (S. Andrea) art. L8, c. 5 9052005007 A 86 007 Grignano Castello art. L9 9052005008 ES 110 008 F113 I-3 Pod. la Rocca Resti di strutture medievali in casa colonica art. L9 9052005009 ES nc 009 C. Nittardi Casa-torre art. L9 9052005010 ES 67 010 F113 I-5 Montanino della Aggregato di case coloniche; Chiesa suffraganea (S. Michele) art. L8, c. 5 9052005011 A 65 011 F113 I-7 Cappella P.te del Molin Novo Aggregato lineare lungo strada; Molino art. L8, c. 5 9052005012 A 111 012 S. Maria a Grignano Chiesa suffraganea trasformata, parrocchia 1833 (S. Lorenzo, poi S. Maria) art. L9 9052005013 ES 113 013 Querceto Villa - Fattoria 8/900 art. L9 9052005014 V 129 014 il Molinuzzo Molino oggi diruto art. L9 9052005015 ES 89 015 M.no Cerchiaio Molino art. L9 9052005016 ES 114 016 le Capraie Villa - Fattoria 8/900 con cappella art. L9 9052005017 V nc 017 Naccolone Aggregato di case coloniche art. L8, c. 5 9052005018 A 23 018 Aggregato di Villa - Fattoria; Chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Giu- Ricavo art. L8, c. 5 9052005019 Vx 69 019 F113 II-150 sto). Castello documentato solo da fonti S. Stefano Chiesa di epoca medievale e casa colonica art. L9 9052005020 ES 90 020 Protine Casa-torre e casa colonica art. L9 9052005021 ES 91 021 F113 II-164 Aggregato di Villa - Fattoria con giardino; Parrocchia 1833 (S. Iacopo). Pietrafitta art. L8, c. 5 9052005022 Vx 130 022 F113 II-149 Castello documentato da resti Granaio Aggregato / Casa-torre; Fattoria; Cappella art. L8, c. 5 9052005023 A 1 023 S. Agnese Pieve fortificata, parrocchia 1833 (S. Agnese) art. L9 9052005024 ES 6 024 F113 II-159 pag. 49 di 58 Castellina in Chianti – Piano strutturale – disciplina del territorio

PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. Fioraie Aggregato a forma aperta art. L8, c. 6 9052005025 A nc 025 Cavallari Aggregato a forma aperta art. L8, c. 6 9052005026 A nc 026 Caselle Aggregato di case coloniche art. L8, c. 6 9052005027 A nc 027 Ruderi di castello; Chiesa suffraganea (S. Quirico); Casa-torre in casa co- Monternano art. L9 9052005028 ES 7 028 F113 II-152 lonica Cispiano Aggregato di case coloniche art. L8, c. 6 9052005029 A 26 029 S. Martino a Cispia- Chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Martino) art. L9 9052005030 ES nc 030 F113 II-161 no Somma Villa Aggregato a forma aperta; Palazzo; Cappella art. L8, c. 5 9052005031 A 131 031 M.no dello Strolla Molino art. L9 9052005032 ES 2 032 Vegi Villa - Fattoria con giardino e cappella art. L9 9052005033 V 9 033 Aggregato di case coloniche; Chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Qui- S. Quirico art. L8, c. 5 9052005034 A 8 034 rico) Palagione Resti di strutture medievali in casa colonica art. L9 9052005035 ES 28 035 F113 II-162 S. Donatino Aggregato di case coloniche; Chiesa suffraganea trasformata (S. Donato) art. L8, c. 5 9052005036 A 41 036 Aggregato / Castello documentato solo da fonti; Chiesa suffraganea, par- S. Niccolò a Sterzi art. L8, c. 5 9052005037 A 70 037 F113 II-135 rocchia 1833 (S. Niccolò) Colle Lungo Resti di strutture medievali in casa colonica art. L9 9052005038 ES 132 038 F113 II-155 Gretole Fattoria. Chiesa suffraganea documentata solo da fonti (S. Croce) art. L9 9052005039 V nc 039 Villa Rosa Villa 8/900 art. L9 9052005040 V nc 040 Castagnoli Villa - Fattoria con cappella. Castello documentato da resti art. L9 9052005041 V 45 041 F113 II-165 Aggregato di case coloniche; Torre incorporata. Chiesa suffraganea docu- Godenano II art. L8, c. 5 9052005042 A 99 042 mentata solo da fonti (S. Bartolomeo) Godenano Villa 8/900 art. L9 9052005043 V 125 043 F113 II-158 Fizzano Aggregato / Castello documentato solo da fonti; Cappella art. L8, c. 6 9052005044 A 11 044 F113 II-166 Siepi Chiesa suffraganea (S. Maria) art. L9 9052005045 ES 31 045 M.no di sopra Molino art. L9 9052005046 ES 48 046 Cagnano di sotto Villa - Fattoria 8/900 con cappella art. L9 9052005047 V 102 047 Cagnano di sopra Aggregato di case coloniche art. L8, c. 5 9052005048 A 103 048 S. Pietro Chiesa suffraganea (S. Pietro) art. L9 9052005049 ES nc 049 C. Lecchi Villa - Fattoria 8/900 con parco e cappella art. L9 9052005050 V nc 050

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PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. Bibbiano Villa - Fattoria; Chiesa. Castello documentato solo da fonti art. L9 9052005051 V 33 051 F113 II-119 M.no di sotto Molino art. L9 9052005052 ES 50 052 F113 II-107 Aggregato Villa - Fattoria con giardino; Pieve, parrocchia 1833 (S. Cristi- Lilliano art. L8, c. 5 9052005053 Vx 52 053 F113 II-98 na) Villa - Fattoria con giardino e cappella; Chiesa suffraganea, parrocchia Fatt. della Leccia art. L9 9052005054 V 104 054 F113 II-112 1833 (S. Michele). Castello documentato da resti Tregole Villa - Fattoria con cappella art. L8, c. 5 9052005055 V 141 055 Aggregato a forma aperta; Chiesa suffraganea, parrocchia 1833 (S. Loren- Tregole art. L8, c. 5 9052005056 A 141 056 zo) Macie Aggregato a forma aperta art. L8, c. 7 9052005057 A 76 057 F113 II-109 Cornia Cappella e casa colonica art. L9 9052005058 ES 105 058 M.no di Bombi Molino art. L9 9052005059 ES 106 059 Caggio Aggregato di case coloniche art. L8, c. 7 9052005060 A nc 060 Cogno Aggregato di case coloniche art. L8, c. 5 9052005061 A nc 061 Aggregato di Villa - Fattoria con giardino; Chiesa suffraganea, parrocchia Fonterutoli art. L9 9052005062 Vx 136 062 F113 II-95 1833 (S. Miniato). Castello documentato da resti Aggregato di case coloniche; Chiesa suffraganea (Chiesa di Vignale). Ca- Vignale art. L8, c. 5 9052005063 A 143 063 F113 II-151 stello documentato solo da fonti Villa - Fattoria 8/900 con cappella. Resti di strutture medievali; Chiesa suf- Cerna art. L9 9052005064 V 4 064 F113 II-154 fraganea documentata solo da fonti (S. Donato) Casale Villa - Fattoria 8/900 art. L9 9052005065 V nc 065 Aggregato di case coloniche. Canonica documentata solo da fonti (S. An- S. Antimo art. L8, c. 5 9052005066 A 35 066 timo) Cignan Bianco Aggregato di case coloniche; Chiesa suffraganea (S. Pietro) art. L8, c. 6 9052005067 A 54 067 F113 II-131 Le Cogne Aggregato di case coloniche; Cappella art. L8, c. 5 9052005068 A 108 068 F113 II-108 Bagnaie Aggregato di case coloniche art. L8, c. 7 9052005069 A nc 069 F113 II-116 Campalli Villa - Fattoria con cappella; Casa-torre art. L9 9052005070 V 127 070 F113 II-156 S. Leonino Pieve, parrocchia 1833 (S. Leonino) art. L9 9052005071 ES nc 071 F113 II-97 S. Leonino Castello - Fattoria art. L9 9052005072 V nc 072 M.no di Cogno Molino art. L9 9052005073 ES 137 073 C. Frassi Villa - Fattoria 8/900; Chiesa suffraganea (S. Maria) art. L9 9052005074 V 148 074

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PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. M.no Cavasonno Molino art. L9 9052005075 ES fuori 075 Canale Aggregato di case coloniche art. L8, c. 6 9052005076 A nc 076 Topina Aggregato / Castello documentato da resti; Fattoria art. L8, c. 5 9052005077 A 109 077 F113 II-129 Pomona Villa - Fattoria 8/900 art. L9 9052005078 V nc 078 Villa - Fattoria con giardino; Chiesa suffraganea trasformata (S. Margheri- Fatt. Rencine art. L9 9052005079 V 18 079 ta) ora cappella della villa Aggregato / Castello documentato da resti; Canonica, parrocchia 1833 (S. Rencine art. L8, c. 5 9052005080 A 20 080 F113 II-153 Michele); Cappella della Compagnia Busona Villa - Fattoria con cappella e giardino art. L9 9052005081 V 57 081 Barberino 135 082 Bozzagone 32 083 Brancaia 30 084 Bruciagna 101 085 Buon Riposo 142 086 Busoncina 37 087 C. al bosco 68 088 Cafaggio 121 089 Calcinaia 3 090 Campochecchi 140 091 Capraia 46 092 Casa Amalberti 75 093 Casa Calcinaia 84 094 Casa Ceppeto 85 095 Casa del Bosco 24 096 Casa in Vezzeto 39 097 Casa Maggiore 14 098 Casa Monti 100 099 Casa nova 51 100 Casa Nuova 36 101 Casalino 49 102 F113 II-99 Casalta 122 103

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PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. Casalta 87 104 Casanova 64 105 Case Nuove 138 106 di Barabano 38 107 Casetto 17 108 Casetto 128 109 Castagneto 133 110 Castellaccio 40 111 Castellare 71 112 Castellino 18 113 Cerchiaio 116 114 Cignan Rosso 77 115 Corgnino 107 116 Doglia 92 117 Faggeto 117 118 Ferrozzola 96 119 Frassi di sopra 146 120 Gabbiano 115 121 Gagliano 15 122 Gagliole 44 123 Gaversa 25 124 I Colli 58 125 Il Romito 145 126 La Casa 5 127 La Macchia 80 128 Le Garle 139 129 Leccio 29 130 Malafrasca (?) 123 131 Monastero 94 132 F113 II-132 Montalto 93 133 Montanino Vecchio 66 134 pag. 53 di 58 Castellina in Chianti – Piano strutturale – disciplina del territorio

PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. Monte Spertoli 53 135 Monteo 78 136 Naccolino 22 137 Nantola 16 138 Navicone 88 139 Palazzolo 97 140 Piaggia 47 141 Piazzale 10 142 Piazze 12 143 Podere Carpineto 112 144 Poggetto 27 145 Poggio Amorelli 120 146 Querce sola 43 147 Quercetortina 118 148 Ricudda 73 149 Rocca 95 150 Rodano 13 151 Rondinella 74 152 S. Bartolomeo 98 153 S. Dame 21 154 S. Giorgio al Leccio 63 155 S. Jacopo 55 156 F113 II-124 Sagna 134 157 Sicellino 61 158 Sietina 79 159 F113 II-130 Sornanino 147 160 Spazzavento 34 161 Strada 124 162 Tramonti 126 163 Trasqua 56 164 Valloncino 119 165 pag. 54 di 58 Castellina in Chianti – Piano strutturale – disciplina del territorio

PTC PROGETTO PIANO TOPONIMO DESCRIZIONE ARCHEO NORMA CODICE TIPO CHIANTI STRUTT. Vignalino 144 166 Vilicozzi 42 167

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GLOSSARIO DEI TERMINI USATI NEL TESTO

sigla significato BSA Beni storico-architettonici: ville ed edifici specialistici (PTC, capo L) BURT Bollettino Ufficiale della Regione Toscana D Distanza tra edifici D.I. Decreto interministeriale DC Distanza dai confini DCC Deliberazione del Consiglio Comunale DCR Deliberazione del Consiglio Regionale DGR Deliberazione della Giunta Regionale DS Distanza dalle strade DU Destinazione d’uso f.t. fuori terra GRT Giunta Regionale Toscana H.max Altezza massima LR Legge regionale NCEU Nuovo catasto edilizio urbano NCT Nuovo catasto dei terreni PA Piano(i) attuativo(i), di cui all’art. 31 della LR 5/1995 PAI Piano d’assetto idrogeologico PEEP Piano per l’edilizia economica e popolare (Legge 18.04.1962, n. 167) PI Procedura d’intervento PII Programma integrato d’intervento (art. 29 LR 5/1995) PMAA Programma (aziendale) di miglioramento agricolo e ambientale PR Piano di recupero, uno dei PA di cui all’art. 31 LR 5/1995 PRAA Piano regionale d’azione ambientale (DCR 02.03.2004, n. 29) PRG Piano Regolatore Generale PS Piano Strutturale PTC Piano territoriale di coordinamento (di competenza della Provincia) RC Rapporto di copertura RE Regolamento Edilizio RU Regolamento Urbanistico SBT subtotale SIT Sistema informativo territoriale SPIn-Eco Sostenibilità in Provincia di Siena mediante Indicatori Ecodinamici SUG Strumento urbanistico generale (sinonimo di PRG, vedi) SUP Sistema urbano provinciale (dal PTC di Siena) UTC Ufficio tecnico comunale UTOE Unità territoriale organica elementare (Legge regionale 16.01.1995, n. 5) ZTO Zona territoriale omogenea (D.I. 02.04.1968, n. 1444)

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SOMMARIO ELABORATI DEL PIANO STRUTTURALE ...... 1 SISTEMI TERRITORIALI ...... 4 Unità di paesaggio...... 4 Sistemi territoriali nell’unità di paesaggio Val d’Elsa ...... 4 Sistemi territoriali nell’unità di paesaggio Chianti ...... 5 INDIRIZZI E PARAMETRI PER LA PARTE GESTIONALE DEL PIANO...... 7 INDIRIZZI PER LA PARTE GESTIONALE DEL PIANO...... 7 INVARIANTI STRUTTURALI ...... 8 UNITÀ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI (UTOE) ...... 10 UTOE 1 - Centro storico...... 10 I Molini Niccolai...... 11 UTOE 2 - Val d’Arbia e UTOE 5 - Val d’Elsa...... 14 UTOE 3 - Insediamenti produttivi e mangimificio Niccolai ...... 14 UTOE 4 - Poggio La Capannina - Malafrasca...... 15 UTOE 6 - Salivolpi ...... 15 UTOE 7 - La Croce Fiorentina...... 15 UTOE 8 - Fonterutoli...... 16 UTOE 9 - Monti e Monticino...... 16 UTOE 10 – Area degli impianti sportivi di Fonte al Coscio ...... 18 Residenza ...... 19 Il dimensionamento del PS è integrato con 30.000 mc pari a 10.000 mq di SUL da riservare ai cambi di destinazione d’uso da agricolo a residenziale...... 20 Turismo ...... 21 Attività manifatturiere e di servizio ...... 21 Attività estrattive...... 22 Il sistema infrastrutturale...... 22 IL TURISMO...... 25 Emergenze del paesaggio agrario e beni storico-ambientali ...... 27 Centri del sistema urbano provinciale...... 27 Aggregati, ville e edifici specialistici...... 27 Valutazione degli interventi nelle aree di pertinenza degli aggregati e dei BSA 28 Aggregati e nuclei del territorio aperti censiti dal PTCP 2000 (PTCP, ex art. L8, comma 5)...... 29 Aggregati in ordine alfabetico:...... 30 Aggregati (PTC, art. L8, comma 6) ...... 32 Aggregati...... 32 Ville e edifici specialistici...... 32 Altri edifici notevoli...... 33 Emergenze del paesaggio agrario...... 33 DIMENSIONAMENTO COMPLESSIVO PER UTOE E NEL TERRITORIO APERTO ...... 34 IL GOVERNO DELLA RISORSA ACQUA...... 36 SALVAGUARDIA DELLE ACQUE ...... 36

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PREVENZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO...... 38 VALUTAZIONE DELLE PERICOLOSITA'...... 38 AREE A PERICOLOSITÀ SISMICA ...... 39 ADEGUAMENTO AI PIANI DI AUTORITA' DI BACINO ...... 40 SALVAGUARDIE...... 42 Criteri per definire e valutare piani e programmi di settore di competenza comunale...... 43 Programmi di miglioramento agricolo ambientale ...... 43 Piani e programmi per l'agriturismo...... 43 Piano di zona per l'edilizia economica e popolare ...... 43 Piano per insediamenti produttivi ...... 43 Piano di adeguamento e sviluppo della rete di vendita ...... 44 Piani e programmi di recupero delle aree estrattive...... 44 Piano comunale dell’illuminazione pubblica...... 45 Piano comunale di classificazione acustica...... 45 Piano per la distribuzione dei carburanti...... 45 Piano degli orari ...... 45 Piano urbano del traffico...... 46 Piano di rete per telefonia mobile ...... 46 Altri piani di competenza comunale ...... 46 INDIRIZZI DI BUONA CONDUZIONE DEI SUOLI...... 48 1 - Indirizzi generali per la tutela del suolo...... 48 Pertanto affida al Regolamento Urbanistico la definizione di una disciplina per la buona conduzione dei suoli nel rispetto degli obiettivi dati dal presente capitolo...... 48 TOPONIMI NOTEVOLI ...... 49 GLOSSARIO DEI TERMINI USATI NEL TESTO...... 56 IL PRESENTE DOCUMENTO È COMPOSTO DA N. 74 PAGINE DA ME VERIFICATE E SOTTOSCRITTE...... Errore. Il segnalibro non è definito.

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