la società La Buoncostume e i segreti di Parigi La ANAIS GINORI Domenica cultura Sibilla Aleramo, la passione per Togliatti SIBILLA ALERAMO e ENZO GOLINO DOMENICA 21 MARZO 2010 di Repubblica La Bibbia dei villani Il libro sacro filtrato e riletto dalla tradizione popolare Un tu-per-tu intimo e schietto con la Divinità che Dario Fo ha trasformato in letteratura e teatro DISEGNO DI DARIO FO

ERRI DE LUCA DARIO FO spettacoli a scrittura sacra, detta Bibbia, non è letteratura. Non l Deo Segnór gh’avéa un amor esageràt pe’ l’Abra- La visionaria di Ara Gallant vuole accattivarsi il lettore, farlo accomodare nella mo. E ghe créo bén, dopo ol schérso-spavento che e GIUSEPPE VIDETTI storia e invitarlo a identificarsi con qualche protago- gh’ha fàito catàr col sacrifìssio del sòo fiòl Isacco. nista. Non vezzeggia il lettore, anzi se ne infischia. Una istòria tereménda che squàsi nisciün cognòsse Contiene la vicenda chiusa e sigillata di una divinità in la sòa veretà pruofùnda e scarcagnàda. Tutto l’è che vuole rivelarsi alla specie umana. Si manifesta pri- comenzàt co’ l’encòntro del Deo Patre col demòni. i sapori maL agli animali, nel giorno quinto della sua creazione, poi nel sesto OL’era ‘na mügia d’ani che no’ se parlàveno, ma in ‘sto ziòrno, ol Deo, Il piacere di mangiare al mercato aggiunge alle viventi quella specie umana. Quella divinità, oppo- a l’era in bòna, e lo salüda. LICIA GRANELLO e CHEF KUMALÈ sta a tutti i culti precedenti, vieta di sé ogni immagine, che è ridu- «Come la va, demòni d’un marpión?» zione a idolo. Si specializza invece nella comunicazione a voce. «E «Bon, se tira enànze…e ti Deo?» disse»: la scrittura sacra brulica di questo inizio di frase, dove il sog- «A dirte la veretà, no’ son màsa contento». l’incontro getto, la divinità, ha meno importanza e dà la precedenza al verbo. «De facto, Deo, te végo un puóco stufegà!» Perché conta la sua strepitosa urgenza e volontà di dire, di rivol- «Ziùsto, son stùfego, annuiàt pe ‘sto eterno che se repèt all’en- Adriana Asti, la noia e l’allegria gersi. Si riduce così a una voce, a una grammatica, a un alfabeto. fenìto a strâza cojón». SILVANA MAZZOCCHI (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010 la copertina Bibbia e villani Dopo anni di ricerche nelle tradizioni di contadini, artigiani, povericristi Dario Fo e Franca Rame hanno scritto un libro che è il racconto teatrale e pittorico dalla Genesi ai Vangeli. Con il linguaggio degli umili. Quelli che non temono di dare del tu a Nostro Signore perché sanno che non si offende

Quando il popolo parla con Dio

ERRI DE LUCA per i libri. La notizia da cui proviene è do, dove la provvidenza fa da levatrice e che d’inghiottire il mio sputo?» (7,19). E tutt’altra. Durante la micidiale occupa- da contrabbandiera di una vita da subi- appena dopo si sente affibbiare da Giob- (segue dalla copertina) zione militare romana, gli ebrei sono co- to accerchiata. be il nomignolo di «Sbirro dell’Adàm». È stretti a un umiliante censimento fisca- Il Natale delle luminarie e dell’abete abituata quella divinità ai bruschi impe- on è letteratura, la Bib- le. Una giovane coppia (sì, è giovane an- addobbato è il rito che di più fraintende rativi dei salmi di Davide che senza osse- bia, ma la lunga stesura che Giuseppe, nessun vangelo scrive di la sua origine, che di più ne fa uso buono quio e riverenza gli sbattono contro for- di un contratto tra una lui anziano) si sposta da nord a sud, in a tutt’altro. Però così fa la tradizione po- mule come: «Liberami dai sangui». divinità responsabile viaggio faticoso. Lei è incinta dell’ultimo polare che rimpasta la notizia sacra e le Tutt’altra e micidiale è l’irriverenza e dell’infinito universo e mese, lui è un meridionale andato a la- dà un suo formato locale, un suo guizzo la bestemmia di chi impugna la religio- una minuscola, inade- vorare al nord. Sta rientrando al suo po- d’interpretazione. Da noi in epoca re- ne per giustificare una discesa in guerra. Nguata specie vivente. Si compone di ar- sto di nascita per il censimento. Anche a cente si sono voluti occupare di Bibbia, Bestemmia è «In hoc signo vinces» (Con ticoli di legge, di canti, di istruzioni mi- quel tempo c’era un sud operaio emi- da non credenti, un paio di ottimi: Fabri- questo segno-di-croce vincerai) di Co- nuziose, di interventi soprannaturali a grante a nord. La Galilea era una specie zio De André e Dario Fo. L’intento è quel- stantino e il «Gott mit uns» (Dio con noi) fianco e contro la persona umana. Agi- di Lombardia, stava sotto il Libano, la lo antico di scambiare con la divinità un dei nazisti. sce attraverso la bocca riarsa di profeti Svizzera di allora. tupertu intimo, schietto, saltando la me- Peggio che irriverente è l’uso di tra- spediti allo sbaraglio, ringhia nella gola Così quel loro figlio nasce a Betlem- diazione della liturgia e dei ministri del durre: «Con dolore partorirai figli», attri- del leone, strepita nel chiasso di tempe- me, in Giudea, sud d’Israele. Ieshu/Ge- culto. Così fuori di ortodossie si rinnova buendo alla divinità la malintenzione di sta, viaggia dentro il vento salito dal de- sù per nascita è un meridionale e anche il racconto di una relazione tormentata far soffrire Eva e il corpo delle donne. Il serto, irrompe nell’udito con verbi im- per temperamento, perché se la faceva tra divinità e creature. Non si respira in- dolore di parto, come il mal di denti, non perativi. Il «Vai vattene» della divinità in- con i pescatori. Nasce in una baracca, censo, a volte invece addirittura sterco, è sentenza emessa a punizione dalla di- veste Abramo, l’istiga a staccarsi dal pa- sua madre, una ragazza appena, se la però c’è intera e spalancata l’apertura di vinità. Lo sanno bene proprio i tradutto- dre, dalla casa, dall’origine, per farsi va- sbriga da sola, senza aiuto. Nasce profu- credito e di credo della creatura verso ri, che in altri passi della scrittura sacra gabondo. Non è letteratura, nessun let- go, clandestino, da subito un persegui- l’impossibile. Intero e commuovente si rendono quella medesima parola ebrai- tore può immedesimarsi in uno di tato: il re del posto fraintende una profe- Gesù per nascita rinnova il suo bisogno di tutela. ca con «sforzo», «affanno», «fatica». Ma questi uomini, donne, travolti e rigirati zia e manda a ucciderlo. Giuseppe gioca In Fo e in De André prevale il rispetto qui contro Eva e le donne inventano il da una voce. d’anticipo, emigra in occidente, va in è un meridionale invece dell’irriverenza. Per istinto sanno falso di una condanna della divinità. Co- La tradizione popolare accoglie da Egitto con la moglie e il neonato, che co- che la divinità non è permalosa, non se la sì stanno le cose: sulla scrittura sacra la molte generazioni le storie sacre e se le ri- sì diventa il più giovane latitante di tutti i Nasce profugo, prende per un tu rivolto a lei con piglio scienza dei dottori ha esercitato l’arbi- pete inventando riti, feste che si disco- tempi. Dietro la loro fuga si consuma scanzonato ma sincero. Nella scrittura trio, mentre la tradizione popolare ha stano dalla notizia di origine. Una per una strage a casaccio di marmocchi coe- clandestino, sacra sopporta insolenze frontali, come trovato in quelle storie nuova energia di tutte, il Natale, nostra festa di acquisti, tanei. Che c’è da festeggiare? È una delle perseguitato quella di Giobbe: «Come non ti disto- applicazione e ascolto. vertice mercantile dell’annata, perfino tante nascite inguaiate in mezzo al mon- glierai da me, non mi permetterai nean- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 21 MARZO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

E il Padreterno si arrabbia in dialetto DARIO FO (segue dalla copertina)

e créo, Deo! E po’, tàgache de giònta ol cognósser già en àntes, tütto quel che ‘rìva dopo. Ma che sotisfasión a l’è? No’ te gh’hai più surprìsa, né en- «T cantamént!». «Bravo, ti te ghe l’hàit ben dito dimònio! Ma scòvrem un fatto de ti, diavolòn! Co- me l’è che te végo en costante alégro, co’ ’sta ridàda de sgiàffi pintàda in su la fâzza?» «La resòn l’è che mi, Segnór, me deverto ‘me un màto a far tomborlàr le tòe creadü- re in del pecàt!» «Te dà sì tanto gusto?» «Orco! Ti no’ te pol savér Segnór, che godeménto sfezióso ol sébia andàrghe entór- no a i cristiani e ‘endùrli en tentasión… e sbàterli in del male… e così sia!» «Esageràt!» «No’ ti ghe credi? Bon Deo, mi te stravèsto a ti de diavolo, al méo rempiàsso e cos- sì te potrà pruovàr che sagragnón de gusto se proùva: roba de Paradìs!» «Vàde retro… sporcazòn malégno! Ti te sbàte tanto i tambùr pe’ quei quatro de- sgrasió che ti riéssi a trufuldàrme con gran trüchi e tràpule!» «Trüchi e tràpule? Te ziùro Segnór che no’ fago nisciùna fatìga! Gh’è dele volti che i biastémia contra de ti al naturale con de le litanìe così blasfemàde, orénde, che a mi me tóca de farme ol segno de la crose!» (Ride divertito) «Ah, ah, che bela cialàda… Ad ogne manéra, caro demòni fitentón, son stàito mi a darghe ai òmini la libertà de biastemàrme quando i sta per st- ciopàr…per darghe un poch de drissón! Ma po’, statte següro che, emmantinénte, i se torna in genogiön a dimandàrme perdón-pietà. E ti te sèt fregàt!» «Te bato le man Segnore e débio recognósse che questo del pentimento l’è stàita ‘na truovàda impròprio de Deo! Squàsi al levèl de quèla dell’àrbetro lìbbero… sì, vor- sévo dir: dell’arbìtrio… del lébero arbìtrio. Che botta de geni! A spruopòsito, Deo, ti è proprio següro che le tóe creadure te demóstreno amor del naturale e no’ miga sojaménte per ol spavento de lo inferno?» «Me sconfóndo, demòni, o ti te vòl ziogàr de scomèsa con mi?» «Sì Deo, ti megh’ha scovèrto nel pensér… ti è prùoprio un demònio, Deo! Vògio far scomèsa! Cata l’òmo che te pare e lo metémo en campo!» «Deacòrdo, el me òmo l’è Abramo». «Chi Abramo? Quel vegión sderenà, manco capàz de sbolonà figiòli?» «No, demòni, no’ svoltàr la fritàta… l’era lée, la soa mujer, che no’ reussìva a en- gravedàrse e a dàrghe un fiòl!» «Ah, ziùsto!, s’ero andàito in sconfusión… l’era lée, Sara, che no’ la se emprignì- va. E lü, l’era desperàt de ‘gnir mato. Lée po’, ‘sta Sara, la se tegnéva per l’ùltema dò- na de la tèra». «Bravo demòni! E azónzeghe che ‘sta Sara l’era ‘rivàda al ponto de oferìrghe la sua servànte, una fèmena zóvene e splendìda: Abramo ‘dorato… domàn l’è la tò festa, axsècta ‘sto méo presente… varda che aspàrego parfomà che te dono… ménala in del letto e faghe l’amor asparagnàsso, imprégnela fin che te dagherà un fiòl!» «Deo, che meravégia de mujera!» «Telo pòl bén criàr diavolón, ‘na dòna exexionàl ‘sta Sara… sposa soctometüda per amor!». «Azùnzeghe bèla rofiàna e anco gran cojóna!» «Ma ti è pruòprio un sarcàstego strapenà, demòni! No’ ti gh’ha prùoprio como- sión pe’ nisciün!» «No, che t’è fàito un eròr, Deo… en una ocasión me son stciopàt a piàgner ‘me un vitèl: quand gh’ho scovèrto che purànco Sara l’è restàda engravidàda. Se capìsse po’ de la resòn che l’Abramo te vol così tanto ben. Ma mi ghe rìstcio le mée corna che a la fin ‘sto tuo campión no’ l’è così fidél e inamorà come ticredi». «Ti vòl ciarlonàrme? Abramo l’è così amoroso de mi che no’ me dà manco fià… l’è sempre lì che canta i “gloria” per mi… che l’è purànco stünàt… el me fa sacrifìsi brü- sàndo cavrèti a tormentón, a ‘na manéra che me intòsega l’aria, che gh’ho sempre la tosse». «Su questo sont convénto… E alóra dimàndaghe de sagrifigàt quaicòssa de più presiùs». «Scanà un vitèl?». «No, el so’ fiòl!» «El so’ fiòl?! Ma te se’ vegnüdo mato? E lo quale? Quel de la servànte o de la sòa mujer?». «El fiòl de Sara: Isacco». «El più picinìn? E cosa doverìa ordenàgh? Abramo, sacrìfigame el tò fiòl compà- gn d’un agnèl! Ti tel’hai desideràt tanto ‘sto bambìn, mi te lo gh’ho fàito nàssere adès tel cóppi! Anze te me lo cóppi ti!» «Ecco, bravo Deo, proprio cusì!» «No! No! Ti è orèndo, diavolo! No’ pòdo empòrghe una così stragrànda crudelità!» DISEGNI DI DARIO FO «El facto Segnór, che ti, ti gh’ha pagüra che Abramo te respònda con una biasté- L’APPUNTAMENTO ma tereménda e se fàga musulmàn!» La Bibbia dei villani di Dario Fo, «No, no’ l’è la questiùn!» a cura di Franca Rame, «Sì che l’è impròprio lì la questiùn! Se lü davéro te vòl ‘sto ben enfenìto, dìghe che (Guanda, 180 pagine, 68 disegni te lo mostri!» dell’autore, 14,50 euro) «Va bén: se vaga per ‘sto sacrefìsio!» sarà in libreria il 25 marzo. Il premio Deo e ol diavolo se afàzzeno de le nìvole. Nobel sarà a Roma all’Auditorium, «Abramoo!»ciàma el Padreterno. sala Petrassi, nell’ambito «Èchime Segnór, comànde! A stévo ziùsto per pregàrte un poch». della manifestazione Libri Come «Bravo cristiàn… ti dovaréssi fàrme un piazér, Abramo. El tò fiolìn…» venerdì 26 marzo alle 19 © 2010 Ugo Guanda Editore Spa I disegni di queste pagine e della copertina sono tratti dal libro

Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010 la società Un secolo di vizi, di perversioni sessuali, di abitudini Storie d’alcova inconfessabili del “bel mondo” indagate e registrate dai poliziotti della “Mondaine” di Parigi. Li ha ricostruiti - con tutto il potenziale di ricatto che li accompagnava - la scrittrice Véronique Willemin dopo una lunga ricerca nei mitici archivi del “36 Quai des Orfèvres”

ANAIS GINORI PARIGI

uando c’era la Buoncostu- me, il mondo che contava non aveva segreti. Ogni uo- Qmo ha una stanza chiusa, e la “Mondaine” ne aveva la chiave. «Vi- IL LIBRO zioso, ama i cani», detto di un deputato. Il libro sulla storia «Vuole vedere il sangue», di un funzio- della Buoncostume nario pubblico. Il ministro, «eccentrico e parigina La Mondaine- perverso». Lo scrittore, «guardone». Il fa- Histoire et archives moso attore, «depravato totale». Fogli de la Police senza intestazione né destinatario. Car- des Moeurs telline rosa, numeri in serie. Per quasi un (336 pagine, 30 euro) secolo, i gusti sessuali delle personalità di Véronique Willemin più in vista di Francia sono stati scheda- è pubblicato ti sui “blancs”, pezzi di carta bianchi, ve- da Éditions Hoëbeke line anonime custodite preziosamente negli archivi della polizia. «Il controllo sociale attraverso la morale pubblica è un’ambizione che ogni potere ha avuto, sin dai tempi dell’antichità», racconta Véronique Willemin, la scrittrice che si è immersa negli archivi e nelle centinaia di documenti inediti della “Mondaine”, la squadra Buoncostume parigina, chia- mata così perché aveva il compito di en- trare nelle alcove del «bel mondo». Già ai tempi di Luigi XIV esisteva una “Police des Demoiselles”, specializzata nell’incoraggiare la delazione dei vizi del clero. La “Mondaine” incomincia a re- I segreti della Buoncostume gnare sulle case chiuse della capitale nel ge e le condizioni sanitarie dei bordelli. sempre appeso al bavero della giacca 1901, diventando una formidabile arma Subito però cominciarono le polemiche una piccola spilla a forma di occhio. Era di ricatto politico della Terza Repubbli- contro un gruppo di poliziotti accusato il loro passepartout. Appuntavano ogni ca. Membri del governo, parlamentari, di «sfruttare la prostituzione in nome vizio, preferenza, abitudine. Durante gli giornalisti, preti, notabili e personaggi Un ministro si faceva dello Stato». «In realtà era un straordina- anni Trenta, “les Années Folles”, il mini- della cultura: nessuno sfugge ai fatidici rio mezzo per azzittire oppositori e av- stro degli Esteri Louis Barthou era ospite “blancs”. Le prostitute trascrivevano portare al guinzaglio versari», ricorda Willemin, che ha dedi- fisso della casa di appuntamenti Le Cha- ogni giorno abitudini e perversioni dei Céline cato una voluminosa raccolta di foto e banais. Barthou amava mettersi a carpo- clienti su diari poi forniti ai poliziotti. dalle ragazze, documenti alla “Mondaine”. Le schede ni davanti alle ragazze che lo tenevano al Informazioni in cambio di tolleranza. passava le ore erano conservate in una grande cas- guinzaglio. Louis Ferdinand Céline fre- Per decenni questo nucleo speciale è sta- saforte al secondo piano della sede della quentava Chez Aristèle, luogo prediletto to al crocevia di lusso e lussuria, di estor- a guardare da dietro polizia, al 36 Quai des Orfèvres, ormai dei voyeur. Lo scrittore si sedeva in una sioni e oscuri complotti. Come in un gio- mitico per definizione. Solo il Prefetto e stanza e passava ore a guardare dietro a co di specchi, “Mondaine” era anche un falso specchio il ministro dell’Interno potevano chie- un vetro Elizabeth Craig, la donna alla uno dei tanti appellativi delle prostitute. dere, al momento opportuno, di leggere quale è dedicato Viaggio al termine della Legalizzate a metà dell’Ottocento, le la donna cui dedicò le informazioni raccolte dalla Buonco- notte. Il One Two Two, al civico 122 di rue case chiuse dovevano essere registrate stume. Spesso le veline erano mandate de Provence, era conosciuto come il più presso la prefettura, pagare le tasse, “Viaggio al termine ai giornali o ai magistrati. A volte era suf- grande bordello d’Europa. Erano clienti esporre un tariffario, sottoporre le maî- ficiente minacciare di diffondere certe Cary Grant e Sacha Guitry, il re di Belgio tresses a visite mediche periodiche. Uf- della notte” “voci” per trovare un accordo, ottenere Leopold III e Charlie Chaplin. Nel risto- ficialmente, la missione della Buonco- un favore. rante annesso, il Boeuf à la ficelle, si in- stume era verificare il rispetto della leg- I poliziotti della “Mondaine” avevano contravano Edith Piaf e Marlene Dietri-

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della “moralità pubblica”, la donna che ha promosso l’abolizione delle case chiuse nel 1946. Negli archivi del- la Buoncostume, si scopre che Marthe Betenfeld, il suo cognome da nubile, si prostituiva a sedici anni, era stata ingag- giata come spia durante la guerra, ven- ne fermata per traffico di stupefacenti. La legge Richard è l’inizio della fine della “Mondaine”. I poliziotti sono co- stretti a fare una nuova mappa della città, anche loro devono scendere nel- le strade. Ma è una realtà in mutazio- ne, inafferrabile. Soprattutto, non esistono più argini alla rivoluzione dei costumi in corso. Aumentano le denunce per oltraggio alla decenza e alla pubblica morale. Vengono se- questrate riviste porno, fotografie erotiche. La “Mondaine” vieta la pubblicazione di Sexus di Henry Miller e Histoire d’O scritto sotto pseudonimo da Dominique Aury. Alla fine, la Buoncostume non so- pravvive al Sessantotto e all’ennesimo scandalo. Nel 1975 “Katia la Rossa”, una delle più famose Madame della capitale finita in manette, minaccia di fare i nomi dei suoi clienti, politici ma anche molti poliziotti. Il ministro dell’Interno di allo- ch. Allo Sphinx, vicino Montparnasse, ra, Michel Poniatowski, decide di chiu- passavano il giornalista Albert Legrand, dere definitivamente la “Mondaine”. lo scrittore George Simenon. La casa L’attuale “Brigata della repressione LE IMMAGINI d’appuntamenti di rue Saint-Lazare era del prossenetismo” è in qualche modo Copertine luogo di predilezione degli omosessuali l’erede di quella squadra. «Il nostro è il di riviste mentre il Monocle, era uno dei più fa- mondo della notte, di persone che sanno porno-soft mosi cabaret lesbici della capitale. molto e dicono poco», conferma Guy Pa- sequestrate, In questo mondo della notte e dei pia- rent, l’attuale capo. Ma oggi, assicura, le verbali e schede ceri, nel “demi-monde” del peccato nes- informazioni vengono usate solo a scopi personali suno era mai davvero innocente. Tra i te- giudiziari. È cambiato tutto, almeno co- di prostitute nutari dei bordelli, registrati sotto falso sì si vuol far credere. Eppure nella sede compilate nome ma conosciuti dalla polizia, c’era- della polizia gli agenti continuano a ri- dalla no anche quattro ministri, due senatori, spondere al telefono «Allò, la Mondai- Buoncostume otto deputati, cinque banchieri, quattro ne». Le prostitute hanno solo cambiato Le immagini consiglieri municipali, due generali. Du- colore della pelle, e sono sempre pronte della pagina rante l’Occupazione, i tedeschi requisi- a vendere un nome in cambio di prote- sono tratte rono tutti i bordelli della capitale e, subi- zione. Le Chabanais e il One Two Two dal libro to, si fecero dare anche molte delle veli- hanno lasciato il posto ad asettici siti La Mondaine ne custodite nella cassaforte della web. Anche i “blancs” hanno smesso di “Mondaine”. Oro puro. I poliziotti ave- circolare. O forse nessuno li chiama più vano anche una scheda su Marthe Ri- così.

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Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010

Abbandonò marito e figlio per la letteratura CULTURA e per costruire il proprio mito di donna libertaria e indomita * Nella vita si invaghì di Cardarelli, Papini, Boccioni, e soprattutto di Dino Campana. Ma il colpo di fulmine intellettuale della Aleramo fu per il leader del Pci, come testimoniano brani inediti del suo diario conservati alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

ENZO GOLINO ra stato Piero Gobetti a scrivere di Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Fac- cio, nata ad Alessandria nel 1876, morta a Roma nel 1960: «La sua vita è un ro- Emanzo, viziato anch’esso da una mo- notonia fisiologica», ridimensionando il propagandismo femminista della scrittrice con l’invito a non mostrarsi troppo esigente nel campo delle idee. In effetti il romanzo Una donna, esordio letterario pubblicato dalla Sten di Tori- no nel 1906 dopo i rifiuti di Baldini e Ca- stoldi e di Treves, è un concitato docu- mento di narrativa veristica a sfondo li- rico-romantico che gronda di riferi- menti autobiografici. Protagonista è la scrittrice medesi- ma, appena mascherata dalla finzione PASSIONARIA In queste pagine, narrativa. Racconta la violenza subita i fogli del diario giovanissima dal futuro marito, l’ab- di Sibilla Aleramo; bandono di lui e del pur amato figlio per foto della scrittrice seguire la vocazione letteraria e coltiva- e, a destra in basso, re la propria personalità di donna re- Palmiro Togliatti sponsabile, indipendente, autonoma. da giovane

Ingaggiata nel romanzo (e proseguita in FOTO EFFIGIE altre sedi) la battaglia contro la società repressiva, la famiglia autoritaria, la donna sottomessa, incontrò a fasi alter- ne il favore del movimento femminista. Amorosamente legata a Giovanni Cena, collaborò con lui alla creazione di Sibilla e il Migliore scuole nell’Agro romano. Impegnata a costruire il proprio mito anarchico e li- bertario di «amante indomita» — come scrisse — volle fare della propria vita as- sillata dall’indigenza «il capolavoro che non ho avuto modo di creare in poesia». Anche agli uomini a cui si lega questa un amore politico «pellegrina d’amore» — come la chia- mava Benedetto Croce — chiede l’asso- luto che spesso si traduce in deliranti FOTO OLYCOM tormenti. Entrano nel suo circolo affet- cerca del padre che costella la sua esi- le scorse settimane si è ricordato il cin- diti riportati in questa pagina tivo, fra gli altri, Vincenzo Cardarelli, stenza. quantenario — «la salma è esposta in che riguardano i rapporti ami- Giovanni Papini, Umberto Boccioni, Esempio clamoroso di una vita regi- via Scarlatti nella sede del Pci», ricorda chevoli, affettuosi, adoranti di Michele Cascella, Giovanni Boine, Di- strata in diretta con la sua calligrafia ni- un testimone. Sibilla con Togliatti, e il ruolo no Campana (la vicenda passionale con tida, a caratteri grandi, la prima parte Giangiacomo Feltrinelli offre un vita- che lei — icona dell’autono- il «poeta folle» è stata oggetto di un film dell’opera, Dal mio diario (1940-1944) lizio di trentamila lire al mese con la mia femminile, generosa- che ha sfiorato il ridicolo), Julius Evola, esce dall’editore romano Tumminelli il possibilità di fare dei tagli all’imponen- mente protetta dal Migliore Enrico Emanuelli, Salvatore Quasimo- 12 dicembre 1945, un volume di 359 pa- te manoscritto, ma Sibilla sui tagli non in un partito di arcigna mi- do e, ultimo, il giovane Franco Mata- gine scelte da Sibilla medesima da uno è d’accordo. Conduce la trattativa — soginia — svolgeva nel pro- cotta. scartafaccio di circa millesettecento che va a buon fine — Marcella Ferrara, pagandare se stessa e la pa- I tre romanzi successivi, le raccolte di cartelle. L’intero diario fu acquistato da moglie di Maurizio, esponente di spic- lingenesi rivoluzionaria comunista fi- versi, le collaborazioni giornalistiche Giangiacomo Feltrinelli nel 1955, pro- co del Pci, autori di Conversando con no a vagheggiare gli Stati Uniti d’Euro- portano comunque i segni del suo vora- babilmente su indicazione di Palmiro Togliatti (Edizioni di Cultura Socia- pa «a regime comunista». ce temperamento. Ha ragione un criti- Togliatti che aveva conosciuto la scrit- le,1953). Depositato presso la Fonda- I brani che pubblichiamo, inediti, ri- co illustre, Giacomo Debenedetti, trice dopo la sua iscrizione al Pci il 3 gen- zione Feltrinelli il diario ammonta a sultano esclusi dalle parziali edizioni quando afferma che Sibilla viveva «au- naio 1946. A lui Sibilla aveva chiesto «se 5.520 cartelle manoscritte: l’edizione IL LIBRO feltrinelliane del 1978 e del 1979 a cura tobiograficamente». E questo spiega c’è un modo di aver assicurato un red- integrale di prossima uscita è allestita e I brani inediti del diario di Sibilla Aleramo di Alba Morino, accompagnate la prima perché l’immenso diario che tenne dal dito anche minimo, ma sufficiente». In- introdotta da Anna Folli, italianista del- che anticipiamo in queste pagine, grazie da un ricordo di Fausta Cialente, la se- 3 novembre 1940 al 2 gennaio 1960 è l’o- tanto, nella sua nuova condizione di l’Università di Ferrara, studiosa di scrit- alla cortesia dell’editore Carlo Feltrinelli, conda da una lettura di Lea Melandri. pera che più le assomiglia, dove meglio militante, è sempre ospitata dai giorna- ture femminili (Penne leggere, Guerini, saranno pubblicati in settembre Lavoro «pionieristico e imponente» — si ascoltano e si comprendono la sua li di partito, inviata in giri di letture in 2000), curatrice per Feltrinelli (2002) nel Diario1940-1960, edizione integrale dice Anna Folli — deplorando però «il voce, tenerezze e malinconie, le con- tutta Italia, e all’estero in occasioni uffi- dei taccuini di Sibilla (Orsa minore in due volumi a cura e con un saggio silenzio sui criteri che hanno guidato la traddizioni. Non a caso l’amicizia con ciali. Quando si ammalerà, negli ultimi 1938), della nuova edizione di Una don- introduttivo di Anna Folli, coordinamento scelta, la trascrizione, il montaggio». In- Piero Gobetti non impedì a Sibilla di ve- giorni, sarà accolta nella clinica roma- na (2003) e di significativi carteggi no- di Gabriella D’Ina. L’opera uscirà somma, «un uso incurante del testo sot- dere in Mussolini — che le fece asse- na di Mario Spallone, medico persona- vecenteschi. nella storica collana feltrinelliana toposto a tagli e suture di cui non si dà gnare una piccola pensione — «un tau- le del leader comunista. Il 14 gennaio Carlo Feltrinelli ha concesso a Re- Le Comete sotto gli auspici motivazione né traccia». maturgo gigantesco», tappa di quella ri- 1960, il giorno dopo la sua morte — nel- pubblica l’anticipazione dei brani ine- della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Più di cento ragazze rosseggianti nel sole

SIBILLA ALERAMO 25 LUGLIO 1946 Emilia, un vigile fece fermare la mac- pomeriggio china. Alcune staffette in bicicletta pre- Ascoltato un altro di- cedevano un corteo, che si recava alla scorso di Togliatti. Questo era Festa dell’Unità: avanzava, nel centro alla Costituente, ieri, sulle di- della strada, una lunga e doppia fila di chiarazioni del governo. Era la ragazze in costume sportivo, recanti prima volta che Togliatti parla- ciascuna la bandiera di una sezione so- va dal suo seggio all’Estrema Si- cialista, più di cento, rosseggianti nel nistra, e la cosa aveva assunto sole: bellissime le ragazze e le bandiere una specie di solennità, a comin- per un che di favoloso e nello stesso ciare dal vestito nero inappun- tempo di così vivo, di così affermativo, tabile dell’oratore. Aula al di così inserito in una realtà in cammi- completo, tutti i deputati at- no. Sorridenti e insieme fiere le giovi- tentissimi durante l’intero di- nette, ondeggianti gli stendardi di fiam- scorso, di un’ora e mezzo, ma- ma. [...] gnifico di precisione, incisi- Forse mai mi ero sentita invasa da vo, calmo, a momenti perfino tanta commozione come a quella inat- arguto, e fortissimo nelle ar- tesa vista, forse mai ancora avevo pro- gomentazioni come nelle vato così intensamente il senso d’esser dimostrazioni, con un sen- unita a quel popolo, di farne parte, car- so d’autorità così profonda ne sangue e spirito, d’esser sorretta dal- che tutti n’erano soggioga- la medesima volontà, dalla medesima ti, tutti sentivano d’aver di- forza, dalla medesima musica... nanzi, per la prima volta, La medesima musica, quella, segre- un uomo vero, dopo tanti ta, che sempre mi accompagna, anche anni di retorica e falsità e nelle ore più aspre o squallide, e mi dà teatralità... lume, lume che poi da me sprigiona fin Stamane ho scritto a nel pianto, aleggiava, ugualmente se- Togliatti questo bigliet- greta e sovrana, nel vasto spazio del Par- to: «Caro grande com- co di Modena, quando vi giunsi, che già pagno, credo che tutti brulicava di folla. Andò, la folla, sempre ieri alla Camera, anche più facendosi grande, di cento, duecen- gli avversari più ottusi, to, forse quattrocentomila persone, e abbiano inteso che sparsi i ventimila partigiani la punteg- qualcosa di nuovo av- giavano con i rossi fazzoletti al collo. Ar- veniva, rivò Togliatti, prese a parlare, io l’ascol- che vera- tavo dal palco a un metro della tribuna, mente e nello stesso tempo guardavo quell’al- qualcosa di tra parte di me, immensa, che là sotto formidabile seguiva l’orazione. Distinguevo dei vol- si affermava ti, stagliati volti, pieni di carattere, talu- in quell’aula ni come resi da qualche affresco illustre, attraverso la Masaccio o Mantegna ed erano assorti tua voce e la e insieme pareva, estatici, portando cia- tua persona, scuno sulle spalle, certo, il peso dell’im- per la vita del mensa moltitudine intorno, ciascuno nostro paese e sentendosi moltiplicato quasi all’infi- del mondo. La- nito, assorbendo la parola come un nu- scia che ti rin- trimento non solo per sé ma per tutti, grazi. Ero così non solo per quel giorno ma per il resto depressa, ieri, della sua vita e per i figli in ciò che non per tanti motivi, era contingenza, attualità, ma anche vi- così stanca, e in- sione e certezza di giustizia dell’avveni- vece dopo il tuo di- re... scorso sono uscita per la città con il 9 LUGLIO 1950 — domenica sera cuore sollevato, con Letto per intero il veramente grande l’allegrezza di una discorso tenuto alla Camera da Togliat- bimba e insieme una ti venerdì scorso, e uscito integralmen- rinnovata volontà di te nell’Unità di stamane. Il nostro gior- essere. Questo è il più nale l’ha intitolato: Vogliamo che la pa- minuscolo risultato otte- ce d’Italia sia salvata. Il discorso si chiu- nuto da te, ma consideralo de con queste parole: «Mi auguro, a no- simbolicamente. Caro me dei lavoratori, che sorgano dal seno compagno, tu non puoi degli altri partiti uomini che compren- immaginare che signifi- dano questa nostra passione e che si chi sentire che c’è un uo- trovi un terreno d’intesa per salvare la mo grande e puro a rap- nostra patria da un’altra catastrofe». [...] presentare dinanzi a Penso ai milioni di compagni che og- tutti la nostra fede: non gi in Italia hanno letto col cuore tre- puoi, giacché quell’uo- mante per la stessa passione le parole mo sei tu. Grazie anco- del nostro Capo. Guardo dalla finestra il ra e per sempre». cielo alto e stellato. Che tanta forza, tan- to amore, tanta volontà di giustizia vin- 8 SETTEMBRE 1947 — pomeriggio cano! Poco innanzi di arrivare a Reggio © Feltrinelli Editore FOTO DUFOTO

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010 SPETTACOLI C’era una volta, negli anni Settanta, il sovrano indiscusso del night club più in di Manhattan. Lavorava con fotografi come , Bert Stern e . Prima di lui gli hair stylist si chiamavano acconciatori o coiffeur Una monografia celebra adesso quell’inventore di glamour, artista dello scatto e scultore di chiome da superstar

GIUSEPPE VIDETTI egli anni Settanta a New VERUSCHKA E LE ALTRE York tutti dormivano fino Da sinistra, a mezzogiorno. Era una in senso orario, città stracciona, pericolo- Veruschka sa, sull’orlo della banca- fotografata nel 1966; « rotta. Noi gay usavamo dei Diane Von Furstenberg fischiettiN per attirare l’attenzione di altri omoses- (1977), un ritratto suali maschi qualora venissimo attaccati in stra- di Ara Gallant, da dalle gang che vivevano nelle case popolari tra Gallant all’opera il Greenwich Village e i leather bar del West Side». e Angelica Huston Nella Manhattan dark e torbida descritta da Ed- in uno scatto del 1976 mund White nel suo ultimo City Boy, chi negli an- ni Sessanta aveva vissuto nel segno della trasgres- sione scivolò semianestetizzato nell’eccesso. An- che in casa Warhol il glamour stava uccidendo le idee, faceva scempio dell’eredità dei beatniks, soffocava l’underground con uno spesso strato di fard e di lustrini. Il popolo di jazz club e speakeasy fu divorato dagli sgargianti legionari dello , tempio del nightclubbing che esortava i La New York di Ara Gallant newyorchesi hip a interminabili maratone dance. Quando al “54” si presentava Ara Gallant con la sua corte erano solo inchini e salamelecchi. Con me un attore o una pop star. con i suoi demoni. La cronaca di quegli anni, che principesse d’altri tempi, creature d’altri mondi. lui, spesso, c’erano Anjelica Huston e Jack Ni- «Pensavo di diventare un ballerino», diceva, è a tutti gli effetti una dark story (Ara morì suicida Per lui i capelli erano come metallo da forgiare, cholson. E nei giorni in cui era sui set fotografici «ma mio padre aveva appena finanziato un salone a Las Vegas nel 1990), è raccontata ora per imma- vetro da soffiare, marmo da scolpire. Un Prassite- delle nuove collezioni per Vogue, orde di top mo- di bellezza. Così, per compiacere la mia ragazza e gini in un bel volume edito da Damiani (Ara Gal- le delle chiome, insomma. «L’ho conosciuto all’i- del. Nessuno avrebbe rifiutato l’ingresso a una la famiglia, mi avventurai nel mondo dei capelli». lant, 160 pagine, 50 euro) nei negozi dal primo nizio della sua carriera», ci racconta Veruschka, la moderna Medea pettinata da Ara, lo scultore dei All’epoca dello Studio 54 Gallant, dopo aver lavo- aprile. Cleopatra preferita da Gallant. Ora vive a Berlino, capelli. Prima di lui quelli che si occupavano di ac- rato con Richard Avedon, Bert Stern e Irving Penn, Da ragazzo, Gallant era il preferito dall’élite sta lavorando alla sua biografia e ha in mente di conciature erano parrucchieri; dal suo estro nac- era diventato lui stesso fotografo, curava le coper- newyorchese nel salone di Bergdorf Goodman; realizzare un film sulla città. «Ara era un eccentri- que una generazione di coiffeur di sangue blu tine di Interview, il magazine fondato da Andy quando poi, nella metà degli anni Sessanta, co- co e un perfezionista. Tutto di lui faceva pensare chiamati hair stylist. A Gallant (nato nel Bronx nel Warhol e John Wilcock nel 1969, e di fidanzate minciò a lavorare per i set di Vogue, il suo contri- a un artista, mai a un parrucchiere. Per se stesso e 1932, vero nome Ira Gallantz) quel mestiere non neanche più l’ombra. Vestiva di nero, con la tipica buto divenne irrinunciabile. Le acconciature per i suoi amici pretendeva il meglio. Amava il lus- era mai piaciuto, per questo fin dall’inizio volle divisa sadomaso — tra Mapplethorpe e Tom Of create per , Penelope Tree e Veruschka so e viveva in grande stile». Dinamico e inquieto, farne un’arte, scegliendosi uno pseudonimo, co- Finland — e aveva già ingaggiato una lotta impari erano sculture. Ara trasformava le top model in si buttò senza paracadute in una Manhattan tut-

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BEATO DUSTIN IL LIBRO Dustin Hoffman Ara Gallant è la monografia che Damiani editore (a cura di David Wills, con Beverly Johnson 160 pagine, 50 euro) pubblica il primo aprile. Con novanta illustrazioni, e Lisa Taylor il libro ripercorre la parabola del fotografo e hair stylist, morto suicida In basso, nel 1990. Braccio destro di Richard Avedon, è stato il re del glamour tre ritratti di Ara Gallant nella New York degli anni Settanta. Completano il volume una serie di testi firmati da star e colleghi di Gallant (tra gli altri, Polly Mellen, Veruschka, , Paul Morrissey, ) Anticipiamo parte dell’introduzione di Anjelica Huston

Il ricordo dell’attrice Anjelica Huston Le sue fantasie selvagge costruite sulla mia testa

ANJELICA HUSTON a primavolta che ricordo di essermi trovata in presenza di Ara Gallant fu nello studio di Richard Avedon sulla L75esima strada, a New York, più o meno nel 1971. Era- vamo nel pieno di una sessione fotografica con Dick, Polly Mellen era la fashion editor e Ara “faceva i capelli” — Ara non è mai stato un parrucchiere, il suo talento travalicava il nor- male concetto di acconciatore, lui ha sempre “fatto i capelli” — tutto a un tratto le sue mani presero vita e con dita svelte e abili cominciarono ad attaccarmi alla testa una treccia chilo- metrica di vinile. Aveva un tocco molto sicuro. Stavamo studiando le foto- grafie di alcuni bei giovani del momento (uno di questi era Ja- mes Taylor, ma non lo scegliemmo perché ancora non l’ave- vamo sentito suonare) che secondo Dick potevano andare be- ne in coppia con me in un servizio fotografico che avremmo fatto per Vogue a Connemara, nel cuore dell’isola verde, l’Ir- landa. Ara mi aveva appena confessato il suo odio profondo e accanito per il colore verde, mi disse che non avrebbe guida- to un’automobile verde nemmeno se lo pagavano, e stavamo ridendo tanto che a stento mi accorsi delle mie sopracciglia: me le aveva tirate tanto da ridurle a una riga sottilissima, a metà fronte. Ero sbigottita, ma non dissi nulla. Ara era sovversivo in questo senso: faceva dei trucchi men- tre non lo guardavi, e i risultati erano spesso preoccupanti, an- che se generalmente molto glamour. Il punto per lui non era- no i capelli quanto la possibilità di mettere in scena una fan- tasia. Ti buttava in testa tre parrucche diverse, due delle qua- li blu. Non aveva limiti, si distaccava completamente dalle tra- dizionali acconciature vaporose dei primi anni Sessanta. Creava look selvaggi, avant-garde, costruiti con bellezza e me- ta sesso e cocaina e, come fotografo, scattò me- lezza che avrebbe dovuto cambiar vita, fare scel- L’AGENDA ticolosità. morabili ritratti di Mick Jagger e , te diverse per mantenere quello standard». Vola Una pagina In seguito, quando divenne un fotografo, prediligeva situa- Deneuve e Sissy Spacek, Arnold Schwarzenegger a Los Angeles, complice , in cerca dell’agenda zioni che fossero sia sexy che pericolose. Amava l’androginia, e Drew Barrymore bambina. Ma, soprattutto, in- di aria nuova nel mondo del cinema, di un sole di Ara Gallant il torbido, e tutto ciò che “osasse”. Ripeto, era sovversivo; ti in- ventò quei tableaux vivants (che avrebbero tanto più forte che disintegri i vampiri che lo divorava- con appunti fluenzava, ti faceva da mentore, da consigliere, da regista, da influenzato David LaChapelle e Mark Seliger) di no. Ma di quei film che aveva in mente non si fa e fotografie commilitone. In effetti, indossava un’uniforme, si vestiva cui fu protagonista la modella olandese Apollonia niente, i produttori gli leggono negli occhi e sulla Sopra, quasi sempre tutto di nero. Un berretto Kangol Spitfire, il pre- van Ravenstein, come quello scelto per la coper- pelle il vizio della cocaina. Margaux ferito di Rudolph Nureyev e John Lennon, gli posava spiglia- tina del libro, una sorta di Ratto delle sabine di un «A quel punto non c’era più nessuno che Hemingway tamente sui riccioli scuri. redivivo Jacques-Louis David tra le mille luci di avrebbe potuto aiutarlo. Ara aveva deciso che A sinistra, Ara mi raccontò che a un certo punto era stato un bambino New York, dove per quindici minuti di celebrità la non voleva vivere in quel modo. Fisicamente e Catherine vero, con dei genitori veri; mi sembrò un’idea buffissima! Non posta in gioco può essere anche la vita. mentalmente, oberato dai problemi economici, Deneuve mi era mai passato per la testa che fosse finito sulla Terra pas- Ma qualcosa non funziona, dentro e intorno a era allo stremo. È difficile riportare sui binari un fotografata sando per le vie normali, mi ero sempre immaginata che un lui. Suo fratello viene assassinato in un apparta- uomo alla deriva», conclude Veruschka. È deva- nel 1976 bel giorno (o forse, più plausibilmente, una notte buia e tem- mento di St. Mark’s Place, il fisco lo perseguita, è stato a tal punto che gli amici cominciano a pen- pestosa) fosse comparso già formato, vestito di tutto punto. costretto a vendere il bizzarro appartamento dal- sare sia sieropositivo. Non lo è. Solo troppo fragi- Traduzione Adelaide Cioni le pareti cromate sull’East River, la New York fla- le per continuare a vivere. E Las Vegas, il deca- © Damiani editore gellata dall’Aids lo disturba. «Alla fine non poteva dente sancta sanctorum del glamour, gli sembra più permettersi quel tenore di vita», racconta Ve- il luogo più adatto per farla finita. © RIPRODUZIONE RISERVATA ruschka, «il suo tormento iniziò dalla consapevo- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010 i sapori Vivace, allegro, chiassoso, colorato. Un labirinto Finger food fatto di piramidi di verdura e frutta, cassette di pesci e molluschi, tagli di carne e forme di formaggio... Con la primavera cresce la voglia di toccare, annusare, assaggiare. Ecco una mappa dei luoghi dove i buongustai da bancarella possono ancora farlo Mangiare LICIA GRANELLO Italia rimavera, tempo di mercato. Voglia di alimenti freschi e tinte accese, Panino al lampredotto di rallentare i passi, liberi dal giogo del freddo, e ritrovare le primizie della bella stagione per restituire, piatto su piatto, la sfida golosa lan- Firenze: sui banchi dei trippai ciata nell’ultimo weekend a casa di amici. Il mercato si porta appres- del mercato di San Lorenzo, so una scia di aggettivi benevoli, che lo collocano tra i momenti più il magro dello stomaco bovino vitali e perfino rilassanti nel rapporto tra noi e il cibo: vivace, rassicu- bollito e profumato con odori Prante, allegro, colorato, vociante, ispiratore, fonte inesauribile di frutta e verdu- e pomodoro farcisce il pane ra, carni e pesci, pani e formaggi, esibiti in piena libertà. A fronte dei faticosi in- inzuppato nel brodo castri della quotidianità che ci precipitano nelle corsie di iper e super (il suffisso “mercati” ormai è inutile, tale è la distanza dal concetto originario), immergersi nel trionfo delle bancarelle significa riappropriarsi di un più sano approccio al cibo. Perché zigzagare tra piramidi di patate e cesti di noci, cassette di alici e va- Pane e panelle si di capperi, spiedi di polli e cespi di lattuga può tramutarsi da semplice ap- Nella Vuccirìa di Palermo, provvigionamento di cibo a lezione di cultura alimentare a cielo aperto o, al mas- i “mangiari” hanno nomi come simo, al chiuso di qualche magnifica struttura d’antàn ristrutturata alla bisogna. stigghiole (budelline di agnello Visitare i mercati alimentari alimenta il risveglio dei sensi: guardare, toccare, alla brace), sfincioni (focacce morbide) e panelle (frittelle L’arte profumata di farina di ceci). Con il pane Olive ascolane Al goloso mercato delle erbe del cibo di strada di Ancona (con struttura in stile liberty) vanno a ruba ascoltare, annusare, assaggiare. Tutto quanto ci viene sottratto in termini di go- le degustazioni (nei fine dimento sensoriale e coscienza gastronomica quando riempiamo il carrello de- settimana) di olive di Ascoli gli acquisti settimanali, riaffiora con la prepotenza dei rituali arcaici. Osservia- con tre carni e impanate mo i venditori per valutarne l’affidabilità, soppesiamo la sodezza di una melan- zana, cerchiamo il profumo caratteristico di pomodori e meloni, rubiamo una ciliegia, un’oliva, come fossero prelibatezze irresistibili. Insomma, scegliamo — scegliamo! — il cibo invece di subirlo. Pizza a libretto Purtroppo il Paese di Bengodi va amaramente controcorrente. Mentre Si mangia con le mani, nelle grandi città d’Europa i mercati sono gestiti come gioielli e l’offerta di tagliata a spicchi e ripiegata materie prime figlie della stagione viene tradotta in prelibatezze da gu- come la copertina di un libro, stare sul posto, in Italia gli spazi per la cucina di mercato sono ridotti al lu- la pizza verace che spopola micino. Mucca pazza, influenza aviaria e colibatteri sono stati branditi come al mercato del pesce clave per azzerare l’offerta gastronomica “open air”, come se igiene e mangiari di strada fossero concetti incompatibili. di Porta Nolana, a Napoli Eppure, difficile pensare che altrove, da Oslo a New York, i visitatori siano in- cauti o provvisti di sistemi immunitari ipertrofici. Al contrario, una volta ri- spettate le regole della salubrità alimentare, nulla riesce a stuzzicare naso e Torta di ceci palato più di un boccone fragrante — pesciolini o verdure, fritture o polpette — La cecina – corrispettivo pescato con le mani da un cartoccio, sgranocchiato tra una bancarella di frutta della farinata ligure – e un chiosco di granite, assaporato gomito a gomito con il vicino di bancone. è lo storico rompi-digiuno Se siete più curiosi che pigri, regalatevi una passeggiata al ponte di Rialto, pic- colo santuario alimentare nel cuore della laguna veneziana: tra carciofi grandi da gustare al mercato come un bottone e granchi dal carapace morbido (moeche) scoprirete la seco- Centrale di Livorno, ospitato lare arte dei cicchetti, cibo di strada e di mercato per buongustai erranti. in una bella struttura liberty © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 21 MARZO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 47 re al mercato Europa Chipirones y frijoles La Boqueria è il mercato di Barcellona. Molti i banchi Bollicine e gamberi alla plancia con il meglio della produzione agroalimentare catalana Piatto culto: i calamaretti gioie del gourmet vagabondo con i fagioli CHEF KUMALÈ

l Paese che vanta in Europa la più vivace tradizione di cucina del mercato è Fisksuppe sicuramente la Spagna, la Catalogna in particolare. Per rendersene conto è Bello il mercato ittico Isufficiente visitare il mercato de La Boqueria a Barcellona. Luoghi mitici co- di Feskekörka a Goteborg me il Bar Pinotxo, il chiosco El Quim o il Bar Clemen’s offrono la possibilità di (Svezia). Si gustano i piatti assistere in diretta alla preparazione dei piatti, cucinati al momento sotto i vo- classici della cucina di mare stri occhi con i migliori prodotti del mercato del giorno: un piatto di cigaron amb botifarra, due ous amb llenqueta, unatripa de vedella, o i favolosi gamberi di Pa- e poi salmone, stoccafisso lamos saltati alla plancia; sono piatti di sostanza, spesso consumati con un buon e questa ricca zuppa di pesce calice di bollicine di Cava fin dalle prime ore del mattino, come post-colazione. Se rimarrete estasiati da queste squisitezze, potrete fare la spesa, procurarvi il ricettario de La Boqueria con le migliori ricette dei chioschi e ripeterle a casa Boudin vostra. Se proprio non vi riescono, nessun problema, potrete sempre rimedia- Intitolate a Paul Bocuse re con un corso di Cuina del Marcat da Iker Erauzkin cocinero rubacuori del- Les Halles di Lione offrono l’Aula de La Boqueria, la scuola di cucina interna al mercato. Ma la Boqueria non segue solo il ritmo delle stagioni. Passeggiando, troverete Organic, un corner una selezione di ottimi sfizi specializzato in insalate biologiche creative e roll vegetariani, animato da An- da provare: dalle ostriche tonia, un’arzilla, signora, che definisce la sua cucina Organica & Orgasmica. Lo alle terrine, fino al boudin porta scritto con orgoglio a caratteri cubitali sulla sua t-shirt. Gli amanti dell’et- (sanguinaccio) in crosta nic food troveranno sushi e panini cotti a vapore dal chiosco coreano Masitta, a lato di “Symposion”, la gastronomia greca, dove regalarvi un piccolo mezzé- tapas in loco o per l’asporto. Obatzta Sarebbe però un errore pensare a questa forma di gastronomia minimalista come un’esclusiva dei paesi caldi o mediterranei. La Svezia ad esempio ospita Il Viktualien Markt di Monaco nei suoi bellissimi food markets come lo Stora Saluhallen di Goteborg ottimi offre banchi monotematici chioschi, ricavati all’interno di calde logge di legno laccato, come il Kåges Hör- Boccone per appetiti robusti, na, tempio della cucina popolare. Qui troverete i migliori piatti della tradizione la crema di formaggio locale (husmanskost) a prezzi accessibili per tutte le tasche, in un’atmosfera di capra con burro, cipolla gioiosa e rilassata. Per non parlare di quelli del Feskekorka, un particolarissimo e paprika, si gusta coi bretzel mercato del pesce ospite di un edificio a forma di chiesa gotica, dove a servirvi le migliori ostriche della Swedish west coast trovate il campione del mondo 2008 di apertura di ostriche Johan Malm, o ancora l’Östermalms Saluhalle Market di Stoccolma. L’offerta è davvero ampia, la selezione di prodotti d’alto profilo e Veggie burger l’ambiente impareggiabile: si spazia dalle ottime tartine di pane biologico a lie- L’iniziativa Nato nel Tredicesimo secolo vitazione naturale, imburrate e farcite con mille delizie di terra e di mare di Ny- Da domani in edicola con Repubblica il Borough Market di Londra broe Smørrebrød, all’ottima cucina della gastronomia libanese Beirut Café De- la nuova collana La Pasticceria. In dieci volumi ospita corsi e degustazioni li’s, senza dimenticare il Restaurangerna di Lisa Elmqvist, un ristorante-taver- oltre mille ricette dedicate al mondo dei dolci na specializzato in seafood & shellfish, presente nella Guida Rossa Michelin e aperti a tutti. In passerella dotato di comodissimi tavoli. con un ricco corredo fotografico. La prima uscita, i prodotti bio e vegetariani, “Torte”, è disponibile da domani come l’hambuger di verdure © RIPRODUZIONE RISERVATA a 12,90 euro più il costo del quotidiano

New York Torino Roma Sorto dalla ristrutturazione di una vecchia fabbrica La città campione della cultura gastronomica La capitale vanta mercati alimentari dislocati itinerari di biscotti nella zona dei macelli (il rinato “meat- multietnica ospita il più grande mercato alimentare nei rioni storici, anche se il più amato – packing”) il Chelsea Market offre un’ampia varietà d’Europa, dove si incrociano profumi e sapori da romani e turisti – è quello di Campo de’ Fiori Cuoco appassionato di empori, caffè, ristoranti, enoteche, ovvero in arrivo da Mediterraneo, Europa dell’est e Oriente Lungo tutto il perimetro della piazza, botteghe e virtuoso ricercatore il meglio dell’enogastronomia di Manhattan Fa parte dell’Associazione europea dei mercati alimentari e punti di ristoro alimentare, DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE Giuseppe Zen HOTEL ON RIVINGTON NH SANTO STEFANO HOTEL SANT’ANSELMO gestisce un piccolo 107 Rivington Street Via Porta Palatina 19 Via di Santa Melania 19 Tel. 212-4752600 Tel. 011-5223311 Tel. 06-570057 ristorante in zona Camera doppia da 140 euro, colazione inclusa Camera doppia da 120 euro, colazione inclusa Camera doppia da 135 euro, colazione inclusa Corsico, a Milano, “Mangiari di strada”, DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE SOTO PORTA DI PO IL QUINTO QUARTO dove offre i piatti 357 Sixth Avenue Piazza Vittorio Veneto 1 Via della Farnesina 13 della tradizione Tel. 212-4143088 Tel. 011-8127642 Tel. 06-3338768 dei mercati italiani: Chiuso domenica, menù da 50 euro Chiuso domenica, menù da 30 euro Chiuso sab. a pranzo e dom. menù da 30 euro dal panino alla trippa DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE ai cartocci di fritto CHELSEA MARKET PORTA PALAZZO CAMPO DE’ FIORI 9th Avenue 75 Piazza di Porta Palazzo Piazza Campo de’ Fiori tra15th and 16th Streets Chiuso domenica

Repubblica Nazionale 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010 le tendenze Entrata da protagonista nel mondo della moda Dettagli glamour negli anni Sessanta, la vecchia cellulosa e le variopinte gomme hanno cambiato stile più e più volte HIP HOP Oggi trionfano scarpe e borsette, ma anche bracciali Per una stagione in tecnicolor e orecchini in lucide molecole sintetiche ecco gli orologi Hip Hop che rendono più allegro il look della bella stagione dal morbido cinturino in gomma di tutti i colori dell’arcobaleno Piaceranno a chiunque ami un orologio fuori dagli schemi

SWATCH DIESEL TOY WATCH SWEET YEARS È stato Sembra arrivare Decisamente È perfetto come il pioniere dal futuro flou l’orologio dono d’amore degli orologi l’orologio Diesel di Toy Watch l’orologio in plastica Con doppio in tonalità fucsia Sweet Years ed è ormai quadrante Perfetto con un cuore considerato per i viaggiatori da indossare, nel quadrante un’icona che desiderano per stupire Ha i numeri È l’orologio essere sempre chiunque, formato maxi Swatch aggiornati durante e tanti brillantini Quest’estate, sul fuso orario le vacanze pieni di luce una collezione di un altro paese al mare nella corona dai colori veramente speciali

IRENE MARIA SCALISE tivo: la realizzazione di capi in plastica non inquinanti, in gra- do di sciogliersi a contatto con l’acqua. A fine ricerca, i ragazzi Leggerezza e colore enerazioni di plastica. La moda, puntualmen- hanno realizzato un filmato con una modella che, dopo pochi te, s’innamora della cellulosa e lo fa senza mez- secondi d’immersione in una vasca, si ritrova senza vestiti. ze misure. Follia mista a divertimento. Ad in- Esperimenti chimici a parte, per il momento bisogna ac- trodurla nel magico mondo dell’haute coutu- contentarsi di borse che sembrano pensate per attraversare i l’estate 2010 re, primo fra tutti, fu lo stilista francese Paco Ra- body scanner degli aeroporti o di abitini vintage dalle sfuma- banne. Negli anni Sessanta osò vestire una mi- ture del caramello e dalle decorazioni simili a pasticche in te- ticaG Jane Fonda, nel film Barbarella, con abiti audaci e spazia- chnicolor. Dall’abbigliamento la plastica rimbalza, sempre li realizzati in alluminio, plastica e plexiglass. Molti, allora, non più spesso, nel mondo del gioiello: orecchini, bracciali e anel- approvarono ma quei vestiti in pura cellulosa oggi trionfano li leggeri come piume e dai prezzi low cost sembrano destina- è all’insegna del pop nei musei del costume di tutto il mondo. Sempre in quegli an- ti a trionfare sulle spiagge del 2010. ni tanti altri scelsero il pvc e le trasparenze, da Pierre Cardin si- E poi le case. La plastica stravolge, modifica, converte i più no ad André Courrèges per le sue futuristiche minigonne. An- indecisi. Quello che prima era considerato un materiale pove- che la Pop Art ne fece una delle sue bandiere. Quindi, per un ro e riservato agli ambienti esterni ora trova spazio in salotto, lungo periodo, più niente. Poi, da qualche tempo, il ritorno. cucina e camera da letto. Poltrone, tavoli e tavolini vivono una E la notizia è che quest’estate la plastica ci sarà. Ovunque. second life. È il momento di negozi avveniristici come Moroni Dalle sfilate è scivolata nei negozi dei grandi stilisti internazio- Gomma che, già da tempo, propongono anche macchine da nali e, con i primi tepori, comincia a farsi largo anche nelle stra- caffè e impianti stereo in puro pvc. Spesso la rinata mania ge- de. Meglio se trasparente o, ottima variante, in vernice o in nera inedite alleanze. Aziende di design, progettisti, stilisti e gomma. Perfetta per ballerine, sandali, borse, vestiti e costumi griffe in nome della cellulosa intravedono nuovi business. Il ri- da bagno, la plastica è prodotta in cento milioni di tonnellate sultato? Nascono scarpe morbide e coloratissime. E fermaca- ogni anno in tutto il mondo. E per renderla più “digeribile” an- pelli, occhiali da sole, orologi, infradito, borse leggere come che agli animi ecologisti un gruppo di designer del London Col- piume. Tutto diventa plastica. E il 2010 è all’insegna della tra- lege of Fashion ha collaborato a un progetto, dal nome di Won- sparenza, almeno in fatto di moda e design.

derland, con il team chimico dell’università di Sheffield. Obiet- © RIPRODUZIONE RISERVATA

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BLUGIRL Ricorda i gioielli delle fascinose dive degli anni Sessanta, il bracciale verde alto e lucente Blugirl. Sembra disegnato per esaltare al meglio l’abbronzatura

LOUIS VUITTON Fermacapelli in materiale coloratissimo e decisamente “logo” per Louis Vuitton Orizzontale con pinza a molla, da indossare nelle giornate ventose

Renzo Arbore e la sua collezione in pvc “È stato amore a prima vista e non ci siamo più lasciati”

a ama alla follia perché la plastica, per lui, è il simbolo della li- bertà. Renzo Arbore di oggetti in pvc ne possiede una serie infi- Lnita. Tra gli altri una collezione di sessanta borsette che sono state esposte a Palazzo Pitti a Firenze, il profilo di Stalin e un mini Cremlino in cellulosa sovietica opaca. Come nasce il suo innamoramento per la plastica? BABY ANGEL BY FIORUCCI «Tanti anni fa vidi a Venezia una mostra sugli anni di plastica e ri- CESARE PACIOTTI Una larga fascia e una pietra preziosa trovai tutti gli oggetti della mia infanzia: dal phon alla radio di Casti- Ha una forma classica il mocassino verde sono gli elementi ideali per rallegrare glioni, al portatovaglioli dalla forma retrò. Mi sono immediatamente brillante proposto da Cesare Paciotti i sandali ciabattina di Baby Angel innamorato e, da allora, è iniziata la mia folle ricerca per mercatini». Perfetto per andare al mare ma anche in città, by Fiorucci. Disponibili in vari colori La caccia più faticosa? da indossare sia con gonna che con pantaloni «Vidi una vecchia radio Fada a Los Angeles, che suonava Polvere di stelle, e fu amore a prima vista. Pregai in tutti i modi il negoziante di darmela ma mi disse che non era in vendita. Da allora l’ho cercata ovunque e, dopo anni, trovata a New York. Ora è nella mia collezio- ne». A proposito di collezione, di cosa si compone? «C’è veramente di tutto. Bracciali da donna con brillantini, occhia- li, bracciali in finta tartaruga che valgono più dei veri. Tantissimi te- lefoni, flipper, juke box, sveglie, dischi perfettamente funzionanti e cappelli. Ho persino un uovo da rammendo per calzini che s’illumi- na dall’interno per evidenziare la lavorazione». PIRELLI Perché la plastica piace tanto? GUCCI Punta sul fascino del bicolor la scarpina Pirelli «Perché quelli in plastica sono oggetti di fantasia e un’occasione di Ha una forma originale la scarpina intrecciata viola e bianca. Perfetta con i jeans, sarà evasione. Per i designer, poi, è un modo di divertirsi lavorando». con logo in contrasto di Gucci. Un’idea deliziosa (se la gamba lo permette) anche È per questo che anche lei ha lanciato una sua linea di arredi in pla- da indossare: la plastica è particolarmente con le gonne nelle tiepide giornate primaverili stica? indicata per chi ha un piede elegante «Forse. In realtà la Miami swing by Renzo Arboreè il frutto della mia fantasia ma sono i mitici scenografi e designer Cappellini e Licheri a realizzarla». Quest’estate la moda sembra innamorarsi della plastica. Cosa ne pensa? «È un eterno ritorno. Ho nella mia collezione ben sessanta borse di plastica e un’infinita serie di cinture, bracciali e fermacapelli. La pro- va, insomma, che fashion e plastica sono sempre andati d’accordo». Ha mai contato gli oggetti in plastica che possiede? «Impossibile, sono troppi. Ma prima o poi li donerò a un museo perché sappia dargli il giusto valore». (i. m. s.)

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SHUDY CHANEL Ricorda la classica forma del mocassino Rivisitazione dell’infradito firmata Chanel da barca ma è cento per cento in pvc La maison parigina propone un modello questo modello proposto da Shudy classico, ma anche innovativo, nel tipico e adatto sia al mare sia alla città nero, amatissimo da madame Coco

PRADA Piacerà a tutte le globetrotter la borsa griffata Prada. Grazie al suo materiale trasparente, infatti, permetterà di superare con charme i più severi controlli negli aeroporti di tutto il mondo

Repubblica Nazionale 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 21 MARZO 2010 l’incontro Muse Teatro e cinema con grandi registi, da Buñuel a Bertolucci. Ma anche canto, pittura, doppiaggio... Una carriera lunga, ricca, versatile e sempre interpretata con allegria. “Perché in fondo”, confessa l’attrice , “io ho una natura allegra”. Anche se la sua grande nemica è la noia Adriana Asti “Al mio analista”, racconta, “chiesi se di noia si può morire, e la risposta fu sì Non l’ho mai dimenticato...”

SILVANA MAZZOCCHI spettacolo bellissimo. Ho debuttato in plausi incredibili. Morivo in scena, e volto Gerardo Guerrieri per la traduzio- citare in La locandieradi Carlo Goldoni. francese a Lussemburgo, poi c’è stata la non c’è niente di meglio che morire in ne. Un mese dopo lo spettacolo venne E mi piacque talmente recitare in fran- ROMA tournée in Italia e ora, in settembre, an- scena. Il successo fu enorme e io mi ri- bloccato. Da Pinter». cese e stare lì, che ci sono rimasta. Da al- drò in Brasile e subito dopo a Parigi. A trovai un po’ più motivata, anche se, «In seguito ci fu una pioggia di richie- lora ho fatto la spola con la casa di Roma eduta in fondo, nella sala Roma arriveremo l’anno venturo, ogni tanto, sentivo ancora la voglia di ste per recitare nuda, e tutti a dire “Che (adesso però la sta svuotando: “Ne vo- più interna di Babington’s, quindi ci sposteremo a Milano, Paler- smettere». Luchino Visconti le riaccen- vergogna!”, perché ero considerata glio una più piccola”) e con quella di To- quasi sparisce dietro il pic- mo, Catania». de i ricordi più intensi. «Per Altri tempi un’attrice intellettuale, ero amica di di, dove ormai andiamo solo d’estate». colo tavolo tondo. E, nello Quando si parla della sua ultima sfi- di Harold Pinter, eravamo io, Valentina Moravia, di Pier Paolo Pasolini, di Gad- Sul cinema, in parte affonda in parte Sspazio ovattato della celebre sala da tè da, la scrittura, i suoi occhi mobilissimi Cortese e Umberto Orsini. Alle prove, in da. Io, invece, mi spogliavo volentieri e, sorvola. «Ho lavorato con Pasolini, Mo- di piazza di Spagna, Adriana Asti sem- si accendono mentre mostra l’edizione casa sua, Luchino mi disse perentorio: in quel periodo, ho fatto anche film ma- nicelli, Bertolucci, con Visconti in Roc- bra ancora più minuta rispetto a come francese del suo romanzo appena usci- “Tu sarai nuda”, e io, “Come nuda?”, e gari non bellissimi, ma ero felice. Poco co e i suoi fratelli, e presto reciterò con appare sul palcoscenico. Parla con to in Italia per Piemme, La lettrice dei lui ancora, “Sì, sarai nuda”. Mi fece tin- dopo mi chiamò Luis Buñuel per Il fan- André Techiné che è un grande regista briosa lentezza e il suo sguardo morbi- destini incrociati, già andato in libreria gere i capelli di biondo, e mi mise un ac- tasma della libertà, un film dove dove- francese. Il film è tratto da un romanzo do comunica serenità mentre mostra lo in Francia due anni fa con il titolo di Rue cappatoio bianco. Io entravo, mi toglie- vo apparire vestita solo con le mutande, francese, è con attori francesi, ma si stesso disincanto con cui da quasi mez- Férou. Una storia eccentrica e visiona- vo l’accappatoio e rimanevo completa- calze a rete e scarpe con il laccio alla ca- svolge a Venezia. Inizieremo le riprese a zo secolo sta sulle scene. Attrice versati- ria ambientata nella Parigi dove lei abi- mente nuda. A quel punto Valentina e viglia, mentre suonavo il pianoforte. maggio. Il cinema italiano mi ha spesso le quanto professionale e stimata, ha re- ta da oltre vent’anni con il suo secondo Umberto mi mettevano del talco su tut- Ero molto preoccupata che, vedendo- cercato per cose ripugnanti e la televi- citato con Visconti, Strehler, Ronconi, marito, Giorgio Ferrara (il primo era to il corpo con un piumino. All’Argenti- mi nuda, Buñuel mi avrebbe mandato sione per qualche fiction, ma quando Pasolini, Buñuel e di lei e per lei hanno stato Fabio Mauri). «Non ho mai tempo na venne a vederci tutta Roma, tanti at- via. Quando lo incontrai avevo un im- penso che sono brutte cose, io dico no. scritto Cesare Musatti, Natalia Ginz- per me, ma quello per scrivere l’ho tro- tori... la Magnani, Sordi. E lì ho scoper- permeabile di Valentino, meraviglioso, Quando invece si tratta di storie buone burg, Enzo Siciliano, Giuseppe Patroni vato. È stato bellissimo, si scrive da soli, to una cosa meravigliosa, che recitare tutto foderato di pelliccia. Lui venne in come La meglio gioventù, è un piacere». Griffi. All’argentino Copi autore, attore e io amo stare da sola. La lettrice dei de- nudi è magnifico. Nessuno ti ascolta, camerino e io lo aprii, sì proprio come Ottimista e vitale: «Che bellezza lo e suo grande amico, è stata accanto in stini incrociati è Augusta, una donna puoi dire tutto quello che vuoi e nessu- quelli che si esibiscono. Lo feci per ca- spettacolo precedente a quello che sto Les Bonnes di Jean Genet. Eppure, pre- particolare, sognatrice, ambigua. Rac- no se ne accorge. Ero felice. Poi arrivò pire se potevo andare bene. Lui rimase facendo ora, Stramilano, tutto su Mila- mette con un pizzico di civetteria, lei al conto di lei e anche un po’ del mio quar- Pinter, da Londra. Vide la pièce e disse: stupefatto. Mi prese, mi mise al pia- no, tante vecchie canzoni, tante poesie, teatro è arrivata per caso, senza fatica. tiere e di molte altre persone che cono- “Come hanno ridotto il mio spettaco- noforte e mi fece suonare un Preludiodi tante stupidaggini. Ha avuto molto suc- Come dire che «non ho dovuto chiede- sco realmente». Mette via il libro, men- lo!” Visconti non aveva usato i diritti che Chopin, con il seno che dondolava. cesso, è andato ovunque, anche a Pari- re mai». tre insiste sul bello della solitudine. In- Pinter aveva dato in Italia e aveva coin- Mentre ripeteva: “Je ne suis pas porno- gi. Mi sono divertita a recitare. E a can- «Era il primo dopoguerra, avevo di- dugia a dire che soltanto nell’ozio non graph, je ne suis pas pornograph”. Il mio tare. Sì, canto e anche in Oh, les beaux ciott’anni, abitavo a Milano, famiglia si annoia e che, tra la gente, spesso si periodo di nudo finì lì. jours ho un pezzo da La vedova allegra. borghese. Vennero certi signori… c’era sente male: «Sono stata in analisi per Per Luchino Visconti È ondivaga Adriana Asti, vira tra E poi dipingo, non molto perché non ho anche Romolo Valli. Volevano sapere tanto tempo, chiesi al mio analista se di umorismo e malinconia, festosità e di- tempo, ma ho fatto anche una mostra. dai miei genitori se volevo fare teatro. noia si può morire e la risposta fu sì. Non recitai nuda in teatro stacco, in parallelo con il suo versatile E non scrivo spesso per lo stesso moti- Loro si misero a ridere; non ero mai sta- l’ho dimenticato». E lì ho scoperto talento. «Non faccio differenza tra cine- vo. Dimenticavo, ho fatto anche dop- ta capace neanche di recitare una poe- Torna al teatro. «All’inizio mi affida- ma e teatro. Se sto facendo il cinema, mi piaggio. Da ragazza mi chiamarono per sia. Accettai, ma quasi subito presi a di- rono piccole parti. La prima fu quella di che recitare piace il cinema. Il primo regista con cui dare la voce a Romy Schneider. Poi, ne- re di voler lasciare il teatro, una voglia di un paggio nella Dodicesima notte. Ave- ho lavorato credo sia stato Leopoldo gli anni, ho doppiato tante attrici, anche fuga che in seguito avrei provato tante vo una sola battuta: “Vieni a me, vieni nudi è magnifico: Trieste per Città di notte, e poi Dino Ri- italiane. Allora non si usava parlare, ba- altre volte. Ma non l’ho mai fatto. Il tea- morte!”. Non mi piaceva stare in scena, si mi fece un provino. E, nel ’69, girai stava solo l’avvenenza: Claudia Cardi- tro è come il deserto che avviluppa, è co- esibirmi. Però mi riusciva bene e fui nessuno ti ascolta, Duet for Cannibals, un film svedese con nale, in La ragazza con la valigia; Lea me il mare per i marinai, è impossibile scritturata dal Piccolo Teatro di Milano. la regia di Susan Sontag. In Italia uscì Massari in Sogni nel cassettodi Castella- andarsene. E, se non è mai stato la mia Recitavo con Strehler. Girammo per puoi dire ciò che vuoi con il titolo La tarantola dal ventre cal- ni; Stefania Sandrelli in La bella di Lodi. grande passione, è stato ed è tuttora la mezza Europa, e già volevo andarmene, do, che ero io. E tutto questo l’ho fatto con allegria. In mia vita». Sto recitando anche adesso. non mi sentivo adatta. Fu Paolo Grassi e nessuno Torna alla vena di mestizia. «Della fondo io sono allegra, ho una natura al-

Con Bob Wilson in Les beaux jours, a ricordarmi che avevo un contratto. Ri- se ne accorge mia vita passata ricordo poco, forse legra». Giorni felici, di Samuel Beckett, uno masi. Anche Lella Brignone mi esortò a perché l’ho raccontata tanto quando © RIPRODUZIONE RISERVATA restare e qualche tempo dopo andai via ero in analisi. Anzi, quando è morto il dal Piccolo con lei. E con la Brignone e professore (Cesare Musatti ndr), ho con Luca Ronconi recitai in Santa Gio- smesso di ricordarla. Sono stata in ana- vanna; facevo la parte dell’amante del lisi per trent’anni, lui è stato il mio pun- marchese ed ero tutta scollata, con lo to di equilibrio, mi ha convinto a conti- ‘‘ strascico e i capelli biondi. Stavo molto nuare a fare l’attrice». Prende a parlare bene — sorride con una malizia senza della sua vita privata, «serena, appaga- età — Mi chiamò un produttore cine- ta», della sua amica Franca Valeri («a lei matografico ma, quando mi vide senza mi sento molto legata»). Riprende: parrucca, sbottò: “Ma come, è tutto qui? «Con mio marito Giorgio va avanti dagli Vabbè, non se ne fa niente”. In quel pe- anni Settanta e il nostro è un matrimo- riodo conobbi Luchino Visconti che mi nio felice. La mia è una solitudine ano- offrì di recitare in Il Crogiolo, la comme- mala: viviamo lontano dal mondo che dia di Arthur Miller, con un ruolo im- ci circonda, abbiamo tanti interessi in portante, da prima donna». comune. Lui è il direttore del Festival di Era il 1955. Qualche anno dopo arrivò Spoleto ed è stato per quattro anni all’I- Vittorio Gassman con Stasera si recita a stituto di cultura italiana a Parigi, dove soggetto di Pirandello. «Mi chiamò per viviamo dal 1987. Come il lavoro, anche interpretare Mommina, un grande per- Parigi è stata una scelta casuale. Il regi- sonaggio che mi fece raccogliere ap- sta Alfredo Arias mi aveva chiesto di re- FOTO OLYCOM ‘‘ Repubblica Nazionale