I Media Occidentali E “L'altra” Europa – Amplificando L
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I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Amplificando l’Oriente Gëzim Alpion L’articolo di Gëzim Alpion, “Western media and the European ‘other’ – images of Albania in the British press” è stato pubblicato in inglese per la prima volta nel 2005. Vi proponiamo in italiano una versione dello studio pubblicato in inglese nel 2008, anno in cui Albania News ha assicurato il permesso dell'autore di pubblicare lo studio. ALBANIA NEWS www.albanianews.it 03/02/2012 i. Introduzione L’Orientalismo di Edward W. Said ha rinvigorito come non mai il dibattito sull’immagine così prevenuta dell’Oriente in Occidente. Nella prima parte dell’articolo, dopo aver evidenziato il significato dell’opera di Said, identifico alcune debolezze e limiti dell’approccio Saidiano quando argomenta che, così come il Vicino e il Medio Oriente anche altri paesi e regioni nel mondo hanno una sgradevole immagine in Occidente, a causa di una continua demonologia sia accademica che mediatica. Concentrandomi in particolare sulla copertura della stampa che hanno avuto ricevuto in Occidente, a partire dall’inizio del diciannovesimo secolo, i Balcani, ed in particolare sull’Albania. Nella seconda parte del saggio, sostengo che l’Occidente ha tradizionalmente denigrato gli “altri” Europei tanto quanto i “non Europei”, in conseguenza di una frammentazione culturale, storica e politica del continente europeo: questa continua ad avere dei risvolti negativi per l’Albania, i paesi vicini e sul piano generale, per l’Unione Europea. Nella terza parte del saggio, analizzando il contenuto di diversi articoli apparsi nella stampa inglese tra il 2001 e il 2006, l’obiettivo dello studio è focalizzato sulla sconvolgente tendenza di denigrare la nazione albanese, tendenza che rivela un approccio Euro-centrico e post- imperiale, presente tra i media Occidentali nei confronti degli europei “estraniati”, come gli albanesi. I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Amplificando l’Oriente Pagina 2 ii. Amplificando l’Oriente Nell’introduzione del grandemente apprezzato libro del 1978, “Orientalismo”, Edward W. Said afferma che la vita di un Arabo-Palestinese in Occidente, specialmente in America, è sconfortante. Said era un campione devoto della causa palestinese ma la sua affermazione di cui sopra, così come il libro in questione, non era ispirata dal semplice patriottismo o nazionalismo. È un punto che lui ha potuto reiterare in maniera puntuale durante tutta la sua vita, specialmente nella prefazione dell’edizione del 2003: «Voglio tutt’ora affermare che questo libro, e generalmente il mio lavoro intellettuale, sono stati resi possibili grazie alla mia vita da accademico universitario… Con tutti i suoi evidenti riferimenti terminologici [Orientalismo] rimane un libro sulla cultura, sulle idee, sulla storia e sul potere, piuttosto che sulle politiche medio-orientali tout court. Dall’inizio è stato questo il mio punto principale e rimane tuttora molto evidente e chiaro». In questo libro, Said è certamente esonerato da ogni possibile accusa di patriottismo. Complessivamente, quel che lui sostiene in tale opera è principalmente come l’Oriente e gli orientali, specialmente gli arabi musulmani, sono stati, e ancora lo sono, mal rappresentati agli occhi del mondo occidentale a partire dai tempi della spedizione del 1798 di Napoleone in Egitto, fino ad oggi. Secondo le sue stesse parole: «La rete fatta di razzismo, di stereotipi culturali, di imperialismo politico e di ideologie disumane che circonda una persona di provenienza araba o musulmana, è davvero molto forte. È proprio questa rete che sembra essere una punizione del destino per ogni Palestinese. Le cose per lui si sono complicate, quando ha sottolineato che nessuna persona accademicamente coinvolta nelle faccende del vicino Oriente e dunque, nessun “Orientalista” negli Stati Uniti si è mai identificato culturalmente e politicamente con gli Arabi. Certo, ci sono state identificazioni su vari livelli, ma non hanno mai assunto una forma “accettabile” quanto ad esempio, l’identificazione dei “Liberals” americani con il Sionismo. Ciascuna di queste forme di identificazione è stata danneggiata radicalmente perché associata alla religione oppure ad altri screditati interessi politici e/o economici (Compagnie petrolifere; Arabisti del Dipartimento di Stato, ad esempio). La situazione difficile Saidiana è sentita in Occidente non solo dai Palestinesi o dagli Arabi (Musulmani o Cristiani). Questa rete di razzismo, stereotipi culturali, imperialismo politico e ideologie disumane limita la vita di un qualsiasi straniero in Occidente che provenga da altre razze “inferiori”. La degradazione “dell’altro” europeo in Occidente non accade solo per scopi religiosi, Said spesso suggerisce nella sua opera. L’immagine negativa dell’Oriente in Occidente potrebbe avere qualcosa a che I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Amplificando l’Oriente Pagina 3 fare con l’Islam, eppure la fede Islamica è l’ultimo motivo per cui paesi orientali, specialmente il Medio Oriente, vengono spesso mal rispecchiati nella letteratura rivolta agli Occidentali. Inoltre, contrariamente alla convinzione di Said, la denigrazione dell’Oriente da parte degli Occidentali iniziò effettivamente non all’inizio del diciannovesimo secolo, bensì nell’anno 32 a.C. quando Ottaviano Augusto si incoronò re di Egitto, esattamente un secolo dopo il 146 a.C., quando la caduta di Cartagine segnò l’ascesa di Roma in uno status di superpotere. I Romani invidiarono il successo degli Egiziani durante i quasi 3500 anni di dominio del Faraone e per far tacere l’orgoglio di questi ultimi, furono brutalmente iconoclastici. Fu questo il periodo in cui per la prima volta l’Occidente iniziò i saccheggi e furti contro le culture e le civiltà “inferiori”. Con il pretesto dell’eresia, Roma sterminò tante popolazioni in Egitto e in tutto il Medio Oriente, compresi coloro che si erano convertiti al cristianesimo. Con l’avvento dell’Islam nel settimo secolo d.C, i paesi occidentali europei, ormai convertiti al cristianesimo, usavano la religione come un pretesto per esercitare il loro potere sul Medio Oriente e sul mondo islamico in continua espansione. Le crociate indicano chiaramente il grado in cui il devoto Occidente era pronto a usare la religione per giustificarsi dei saccheggiamenti e delle rapine nell’Oriente “infedele”. Anche il Portogallo e la Spagna fecero uso della religione per colonizzare i pagani in entrambi gli emisferi. Il cristianesimo offrì una cortina di fumo anche a poteri Europei come la Gran Bretagna, la Francia, Danimarca, Olanda, Belgio e Germania perché potessero legittimare la loro politica coloniale e convincere l’opinione pubblica del “peso portato dall’uomo bianco per civilizzare i ‘barbari’- come dice Rudyard Kipling in una sua sconosciuta frase. Se l’Islam è l’unico motivo per cui l’Occidente si trova ad essere contro l’Oriente, allora ci si potrebbe aspettare un’attitudine amichevole da parte dei poteri Europei nei confronti di ogni paese cristiano che geograficamente non sia collocato in Occidente. Ma questo caso non c’è mai stato. I portoghesi, gi spagnoli, gli olandesi e i danesi ad esempio, durante gli ultimi cinque secoli si sono comportati crudelmente sia nei confronti dei convertiti al cristianesimo del lontano Oriente e dell’Asia Sud Orientale, che nei confronti di coloro che rifiutarono di accettare la religione degli Europei. Possiamo dire lo stesso circa il modo in cui i colonizzatori dell’Europa occidentale trattavano i latino americani. Nonostante il fatto che tutti i paesi di questa regione adottarono la fede degli invasori, difficilmente furono trattati con clemenza. E nemmeno la loro immagine poté migliorare negli occhi dei padroni europei durante tutto il periodo di colonizzazione. Ancora oggi, in occidente, l’immagine di paesi come il Peru, il Brasile, l’Argentina e la Colombia è simile alla loro immagine di colonie. Sono paesi che in occidente sono geograficamente muti. La loro immagine in occidente non è diversa da quella di un qualsiasi altro paese orientale. I Media Occidentali e “l’altra” Europa – Amplificando l’Oriente Pagina 4 Oggi i paesi non occidentali vengono criticati in gran parte dai media. Facendo riferimento all’impatto negativo di tale rappresentazione dell’Est e specialmente del vicino oriente sull’immagine delle persone provenienti da tali paesi e culture, Said nota: «La televisione, i film e tutte le altre risorse dei media hanno forzato una generalizzazione informativa. Finché si tratta dell’oriente, la generalizzazione e gli stereotipi culturali hanno intensificato l’immagine di un “oriente misterioso” trasmessa dalla demonologia accademica e immaginativa del diciannovesimo secolo» . La televisione, i film e tutte le altre risorse dei media hanno avuto lo stesso impatto negativo anche su altri paesi non occidentali come i latino americani, i quali vengono altrettanto pregiudicati dagli occidentali tanto quanto gli orientali. Riferendosi alla costante copertura negativa che i media dedicano a tali paesi, Richard S. Hillman sottolinea che: «attitudini, valori, credenze riguardanti il comportamento politico, lavorativo e la vita in generale rimangono ampiamente fraintesi da molti. I media hanno messo in primo piano problemi come la corruzione politica e l’instabilità; i traffici di narcotici e i problemi di immigrazione; oscurando così i tentativi di promuovere la democrazia, il commercio, lo sviluppo, il turismo e la collaborazione tra i paesi». Nella sua “discussione” con l’occidente, Edward Said sembra trascurare l’importante fatto che