DON BOSCO Una Biografia Nuova
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TERESIO BOSCO DON BOSCO una biografia nuova Presentazione. Da molto tempo mancava una nuova vita di don Bosco. Chi voleva conoscere la figura, il pensiero e l'opera del santo torinese doveva ricorrere ad opere scritte quasi tutte mezzo secolo fa, e le cui ripetute edizioni e traduzioni in molte lingue, mentre da una parte testimoniavano l'immutato interesse verso il santo, dall'altra parte stentavano ad evidenziare le ragioni che lo rendevano attuale, e per cui ancora va crescendo e dilatandosi a suo riguardo l'interesse degli uomini del nostro tempo. L'attualità di don Bosco è dimostrata anche dal continuo diffondersi delle sue opere e della venerazione per lui nella pietà popolare. Recentemente, abbandonate le rievocazioni un po' di maniera della storia sociale e politica dell'Italia durante la quale lui è vissuto, era naturale che si facessero nuovi studi e ricerche anche sui rapporti che egli ebbe con molti dei protagonisti di quelle vicende per averne un'immagine più sicura. Tenendo conto di questi studi, don Teresio Bosco, mentre attualizza il santo e il suo messaggio e dimostra la validità del suo sistema educativo e pastorale, lo colloca nella prospettiva storica del suo tempo, per comprenderlo meglio. Pagina dopo pagina il lettore vede emergere le dimensioni non caduche di questa grande figura che si accordano felicemente al rinnovamento conciliare e permangono nei cambiamenti culturali propri del nostro tempo e acquistano prospettive di futuro. Basterebbe pensare, per convincersene, al tipo di apostolato che il santo ha scelto per sé e per la sua famiglia spirituale: infatti, in un tempo in cui la gioventù non faceva stato né per la Chiesa, né per la società, in cui i ceti popolari venivano mantenuti ai margini delle attività sociali e politiche, e nella stessa Chiesa i laici non riuscivano a venire considerati come insostituibili collaboratori dell'evangelizzazione del popolo di Dio, don Bosco volgeva di preferenza la sua attenzione proprio a queste categorie di persone. Si è molto parlato di umanesimo cristiano di Don Bosco, specialmente studiando il suo sistema educativo; oggi con papa Wojtyla noi possiamo dire che don Bosco, sacerdote di Cristo, aveva intuito che nel Vangelo insieme con la proposta della salvezza eterna dell'uomo ci sono anche i germi del pieno sviluppo terreno, della sua libertà, della sua dignità, dei suoi diritti, e che quindi educando nel giovane il buon cristiano e l'onesto cittadino, si preparano uomini per la giustizia e per la pace e i collaboratori laici dell'evangelizzazione. L'autore con la soda conoscenza storica e culturale con cui si è preparato alla sua fatica può rispondere con serietà agli interrogativi che uomini moderni si pongono di fronte a certe scelte sociali e politiche fatte da don Bosco a cui toccò di vivere in un periodo cruciale della storia d'Italia, dell'Europa e del Mondo. Naturalmente c'è una parte della vita e della vicenda terrena di don Bosco che sfugge ai parametri della conoscenza storica e si spiega solo con la presenza di carismi soprannaturali dei quali, come lui, erano coscienti i suoi contemporanei. È questo un elemento da non perdere di vista per una piena comprensione di don Bosco; né si deve dimenticare il posto che occupa Maria Ausiliatrice nella sua vocazione e nella sua opera. Leggendo questo libro scritto nello stile a cui gli uomini d'oggi sono stati abituati dal diffondersi della stampa - di cui don Bosco fu apostolo - e degli strumenti di comunicazione sociale, si ha la sorpresa di incontrarsi con fatti e detti di fronte a cui il lettore d'oggi torna a commuoversi come si commuovevano coloro che ne furono i testimoni oculari. Egli, don Bosco, traducendo in termini semplici e comprensibili - come aveva fatto con luì mamma Margherita - i valori del Vangelo, costruiva nei suoi giovani anche l'uomo capace di vivere nel suo tempo e di preparare il futuro. Rileggendone oggi in questo volume la storia, commovendosi davanti agli episodi umanissimi di cui è composta, comprendendone per il linguaggio facile in cui è scritta il significato, si capisce perché don Bosco dopo un secolo di eventi tanto straordinari, è ancora così vivo come se fosse un uomo del nostro tempo, e le sue intenzioni hanno ancora la prospettiva della profezia e dell'avvenire. don Giovanni Raineri. Questo libro, come e perché All'inizio del 1978 don Giovanni Raineri del Consiglio superiore dei Salesiani e la direzione della Editrice Elle Di Ci mi sollecitarono a scrivere una vita di don Bosco che avesse queste caratteristiche: popolare e piacevole nella forma, dignitosa e seria nella sostanza. Partivano entrambi da una considerazione preoccupante: negli ultimi quindici anni gli scritti su don Bosco andavano sempre più dividendosi in due settori: - libri che continuavano a narrare i fatti più belli della vita di don Bosco “per i ragazzi e il popolino”, senza tener conto degli studi storici generali sul tempo di don Bosco né degli specifici sulla sua figura; questi libri, molto diffusi, hanno certo il pregio della divulgazione, ma finiscono per svilire la figura gigantesca di don Bosco a “roba da ragazzi”, a “materiale da fumetto”; - libri che studiavano aspetti fondamentali di don Bosco e del suo tempo “dando per scontati e conosciuti” gli avvenimenti, le narrazioni, i fatti, su cui si soffermavano unicamente per “smitizzare” certi particolari episodi che risultavano fondati su testimonianze dubbie o fantasiose. Tra “bella favola” e “studi critici”, don Bosco correva contemporaneamente il rischio di essere poco conosciuto e di apparire una figura imbottita di dubbie leggende. Questo libro tenta una terza strada. Narra la vita di don Bosco, non dà nulla per scontato, e tiene conto di tutto ciò che sta alla base della vicenda bella, avventurosa, drammatica del prete santo di Valdocco. Tiene conto quindi: - delle testimonianze autografe di don Bosco, cioè delle tante pagine scritte dalla sua stessa mano, e conservate nell'Archivio Salesiano (in particolare del manoscritto Memorie per l'oratorio di san Francesco di Sales: 180 pagine del quaderno scritte da don Bosco nel 1873, e pubblicate a cura di don Ceria soltanto nel 1946); - della massa smisurata di testimonianze di suoi allievi e collaboratori, in buona parte giurate ai processi per la beatificazione di don Bosco (molte delle quali sono confluite nei 19 volumi delle Memorie biografiche compilate da don Lemoyne, don Amadei e don Ceria); - degli studi seri su don Bosco fatti negli ultimi vent'anni (Stella, Desramaut, Wirth, Valentini, Molineris) che precisano, inquadrano, completano, qualche volta sfrondano, ma assolutamente non demoliscono né privano del loro valore le testimonianze su cui si fonda saldamente la narrazione della vicenda di don Bosco; - degli studi importanti che sono stati fatti sulla storia della società, dello stato e della Chiesa nel 1800. Ho avuto la fortuna di scrivere la parte centrale di questo libro accanto a don Pietro Stella e don Eugenio Valentini, che hanno avuto la bontà di leggere e correggere il dattiloscritto man mano che veniva composto. Ho pure potuto discutere con loro alcuni punti fondamentali (come il capitolo 26), ricevendone suggerimenti preziosi. Il dattiloscritto è stato poi riletto da don Carlo Fiore che mi ha consigliato sulla sistemazione definitiva. Ringrazio cordialmente questi confratelli, pur non intendendo assolutamente scaricare sulle loro spalle eventuali inesattezze o opinioni discutibili. Questo libro potrà essere giudicato in modi diversi, tutti legittimi. Posso solo garantire che a me è costato una grossa fatica e un grosso impegno. Auguro che esso sia per tutti un incontro gioioso e impegnativo con don Bosco, e per molti ciò che è stato per me: un aiuto a ritornare alla “terra santa” di Valdocco, al clima in cui vissero don Bosco, don Rua, don Cagliero, Domenico Savio, Giuseppe Buzzetti, quando sotto gli occhi della Madonna germinavano nella semplicità e nella povertà le grandi intuizioni, i grandi orientamenti e le grandi realizzazioni dell'opera salesiana. T. B. 1. EMIGRANTE DI 12 ANNI. Quella sera, in cucina, insieme con il pane si masticarono parole amare. Parole che fanno male. Antonio vide Giovanni con il solito libro accanto al piatto, e alzò la voce: - Io quel libro lo butto nel fuoco. Margherita, la mamma, cercò il solito compromesso: - Giovanni lavora come gli altri. Se poi vuole leggere, cosa te ne importa? - Me ne importa perché questa baracca sono io a tenerla in piedi. Mi rompo la schiena sulla terra, io. E non voglio mantenere nessun signorino. Non andrà a stare comodo lasciando noi a mangiare polenta. Giovanni reagì con violenza. Le parole non gli mancavano, e non era nato per porgere l'altra guancia. Antonio alzò le mani. Giuseppe guardava spaventato. Margherita cercò di mettersi in mezzo, ma probabilmente Giovanni fu pestato, come e più di altre volte. I suoi dodici anni non potevano far fronte ai diciannove di Antonio. A letto Giovanni pianse, più di rabbia che di dolore. E poco lontano da lui pianse anche sua madre, che quella notte forse non dormì. Al mattino Margherita aveva deciso. Disse a Giovanni le parole più tristi della sua vita: - È meglio che tu vada via di casa. Antonio non può proprio vederti. Un giorno o l'altro potrebbe farti del male. - E dove vado? Giovanni aveva la morte nel cuore, e anche Margherita. Gli indicò alcune fattorie nella zona di Moriondo e di Moncucco. - Mi conoscono. Qualcuno ti darà da lavorare, almeno per un po'. Poi si vedrà.Un fagotto e la nebbia. In quella giornata gli preparò un piccolo fagotto con alcune camicie i suoi due libri, una pagnotta di pane. Era febbraio. C'era neve e ghiaccio sulla strada e sulle colline intorno. Giovanni partì il mattino dopo. Mamma Margherita rimase a guardarlo sulla porta, ad agitare la mano, finché la nebbia non inghiottì il suo piccolo emigrante.