Quaresime Triestine Del Settecento

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Quaresime Triestine Del Settecento QUARESIME TRIESTINE DEL SETTECENTO Il carnevale, una volta, non veniva riguardato soltanto come una allegra parentesi nella monotonia della vita, ma anche come un im­ portante fattore economico. Sar ti, parrucchieri, calzolai, mercanti di ogni genere, locandieri, imprenditori di teatri, di balli, di case di giuoco, come infiniti altri, vedevano in quel tempo scorrere nelle pro­ prie tasche rivoletti d'oro sotto forma di doppie, di zecchini, di luigi, di ungheri, di ghinee .. Forestieri di tutte le nazioni affl uivano in Ita.lia; e il Volt.aire, che fa incontrare Candide a Venezia alla Tavola rotonda con sei re spodestati, con molta verisimiglianza lo avrebbe potuto far sedere ·con sei principi regnanti attorno ad una tavola da giuoco. Alcune città, imicliate, godevano il privilegio di prollmgare il carnevale al di là !'lel martedì grasso. Milano, com' è noto, avvantag­ giava di quattro giorni col suo ccwnevalone e Venezia aveva un pic­ colo carnevale in più, con la fiera, d'ella Sensa (Ascensione). Trieste poi vantava un singolar privilegio : quello di poter dare durante la quaresima una stagione d'opera. Essendo in quel periodo l'unica piazza teatrale, riuseiva facile all' impresario di scritturare «le mi­ gliori voci della vicina Italia)) e di allestire uno spettacolo eccezionale, che faceva accorrere il pubblico dalle città vicine, non ultima Venezia. «Durante la quaresima, (Trieste) è il luogo più brillante della cristia­ nitàJJ, osservava nel 1785 il maggior generale Cornelio von Ayren­ boff ') . Nel 1792 due :Francesi si meravigliano: «il y a spectadc presq oe tonte l'année)J ; «neppur la quaresima fa eccezione)), esclama un Tedesco,. due anni dopo'). Non si meravigliavano a torto : il teatro, allora, era regolato dai precetti della Chiesa. Vediamo Venezia che in materia teatrale, come in tante altre, servì di modello a Trieste : la stagione autunnale co­ minciava a,i primi d'ottobre e durava fino alla metà di .dicembre. Du­ rante la novena di Natale e nel dì di Natale non c'erano spettacoli. Col giorno di S. Stefano (26 dicembre) principiava la sta,gione cli car ­ novale o d'inverno, che si chiudeva col martedì grasso. Anche a Trieste vigevano leggi severissime che vietavano i diver ­ t imenti nei giorni proibiti .dalla Chiesa (co mpreso il venerdì) ed ancbe durante le funzioni religiose. Sembra però che le prescrizioni non ve­ nissero osservate troppo scrupolosamente. E ciò si spiega: il conte Carlo di Zinzenrì'orf, governatore cli 'l'rieste, era uomo d' idee libera li, intento sempre a proteggere gl' i nteressi della città, alfa quale era affezionatissimo ; non era raro il caso che egli sostenesse la parte dei Triestini contro le imposizioni del governo. E certo a lui che si deve QUARESIME 'J'RIElSTINEl DEL SEJ'J'TECEJNTO 121 se al Teutro lli S. Pietro si mantenne l'usanza italiana d' incomin­ ciare tardi lo spettacolo, nonostante le replicate ingiunzioni .d' inco­ minciarlo all'ora di Vienna (alle 19). Nè meno singolare era il diret­ tore dì polizia, barone Fietr' Antonio Fittoni : fautore delle nuove idee filosofiche, amico di massoni, se non massone lui stesso; era so­ spettato persino d'esser un agente dei Veneziani! Il teatro e la concessione dei balli erano completamente nelle loro mani; le male lingue sostenenmo, anzi, che il barone Fittoni ne ri · traesse guadagni non indifferenti. Ma se la Direzione teatrale chiudeva un occhio, le autorità eccle­ siastiche spalancavano i loro, pronte a .denunciare le infrazioni al· l' imperatrice, la religiosissima Maria Teresa, e a reclamare provve· dimenti. Uosì, il 17 marzo 1777, vennero nuovamente affisse le ordinanze, con le quali <<s'intimava la più stretta osservanza dei giorni domeni­ eali e festivi con tanto maggior severità, in quanto la Sua Ues. Reg. Apost. Maestà, nella di Lei suprema (allerhochste) religiosità innata, non è ulteriormente disposta ad indulgere gli abusi, introdottisi di quando in quando, ma intende che le prescrizioni già pubblicate su quest'importantissimo oggetto vengano eseguite, sotto pena dei com­ minati castighin. ') L'ordinanza era firmata, naturalmente, dal governatore, il quale quindici giorni innanzi aveva pur assistito ad un concerto di violino, oboè e canto. Vero è, che questi concerti domenicali durante la qua­ resima oramai passavano piuttosto per un uso, che per un abuso. Vi prendevano parte i suonatori del Teatro e della Cappella civica e i cantanti della stagione di carnevrrle rimasti sulla piazza. E queste Accademie musicali incontrarono talmente il favore dei Triestini, che ogni anno se ne dettero di più e che i cantanti pretesero, che nei con­ tratti venisse assicurata loro qualche beneficiata in quaresima. Il conte cli Zinz,:,ndorf ricorda, spesso i concerti quaresimali nel suo Diurio inedito, fonte preziosissima di notizie cittadine. Ecco quanto scrive in data 21 febbrnio 1779 (prima domenica di quare­ sima) : ((Au theatre il y ent acaclémie de mnsiqne. La Triestine et le maestro delle maniere Urinazzi cha,ntèrent à merveille. Ue dernier avec une methode qui m'etonnmJ. ') La domenica seguente, altra accademia e una terza al 28 : ((La Triestine chanta biemJ, nota il governatore, frequentatore assiduo del Teatro cvi S. Pietro. Ma c'era qualcuno, al quale tali manifestazioni artistiche non anelavano a genio et vouT cuuse: il vescovo di Trieste, che scrisse una lettera a Sua ]!ccellenza, insiniwn<lo che ((nelle accademie musicali della quaresima si dovessero cantare oggetti sacri e non profani, af • finchè il pubblico divertimento servisse alla pubblica edificazionen. Il contè Zinzendorf si consultò col barone Fittoni') e rispose con accortezza diplomatica: 122 CA!lLO L. CURIEL «Lo zelo della Religione, e dell'osservanza della cristiana disci­ plina ha eccitata V. E . di insinuarmi con la sua rappresentanza d'e G con. nell'attuali accademie in Trieste. non si cantino oggetti pro­ fani, bensì sacri ò li così chiamati Oratorj, onde il pubblico diverti­ mento sia unito a, una specie di pu blica edificazione. C<V. E. sarà informata, che li attuali trattenimenti musicali, lì qua.li non meritano propriamente l'attributo di accademie'), si ten­ gono senza ombra di strepito popolare, e con un silenzio d'attenzione in sole due sere .d'ella settimana-, e in ore in cui sono cessate tutte le funzioni sacre e in cui non si incontra ne publica ne privata, radu­ nanza, che serva alla cristiana edificazione. Li motivati t rattenimenti musicali (li ogget~i de' quali si limitano al canto di due ò tre Arie, e al suono di due o tre sinfonie) incominciano verso le ore sette e fini­ scono verso le nove della sera e chiamano e sodisfanno Persone, le quali consumerebbero il tempo almeno fino alle dieci ore in caffetterie, in giochi, e in circoli con più prossimo e più grave pericolo di parlare e di operare contro li precetti di Dio e della Chies,1. c<Siccome due soli individui cantano, così comprenderà facilmente V. E. che non si tratta di rappre,sentare oratorj ~acri, conseguente­ mente non si tratta di pubblìco Spettacolo, bensì conforme lo ho sopra qualificato, di un breve e salutare trattenimento musicale. «Benchè da una parte nell'atto del canto li uditori atwnti alla m usica, e non a lle parole non rilevino t utte le voci, molto meno il senso delle arie: e benchè dall'altrà parte le medesime voci e il me­ desimo senso di un'aria possa riferirsi a un oggetto sacro e profano'), avevo avuto l' intenzione d'ordinare che 110n si cantino a.rie, le quali esprimessero manifestamente sentimenti profani. E premuroso di conformarmi con tutti li mezzi possibili all'episcopale delicatezza di V. E., disporrò, che le arie siano desunte dalle composizioni sacre del Metastasio, e da' salmi di Davide. <cMi compiacerò di dare a V. E. questa nuova prova della delica­ tezza mia, e della rispettosa stima con la quale mi rassegno ... JJ. ') M11,tato nomine, le accademie si susseguirono numerose, appro­ vate in certo modo (;}'alla presenza di S. E. il Governatore, che notava sul suo Diario : 7, Mars, au concert. La Triestine 'Chanta bien. 13. Màrs, a u théatre. Les Bologna qui vont à Vienne, y chantè­ rent; toutes deux sont laides, mais le corde acute de la première sont admirables '). 14. Mars, au théatre. Concert moitié sacre, moitié profane des Bologna et de la Triestine. 19. Mar s, à la Cantate que Crinazzi et la Moltz executèrent au théatre. La poesie de Crinazzi fait parler l' Autricbe avec son ange tu ­ telaire au sujet _de la paix '°. Les trois Hages illuminés fesoient un QUARESIME 'l'RIIDS'r!NI! DEL SETT!lCENTO 12;; bon effet, je m' y ennuyais comme un chien (edificante dichiarazione­ del rappresentante del Governo!). 25. Mars, au concert. Le Stabat Mater du P ergolesi mal chanté1l . P er non disgustar nessuno, il Governatore accendeva una can ­ dela a Dio e una al diavolo. Nel 1780 lo Zinzendorf ricorda soltanto due concerti : uno al 13 febbraio, nel quale il Crinazzi cantò e Antonio Zardon suonò il violino, e uno al 31 marno, «en faveur de la Triestin@. II Diario non dà notizie delle quaresime seguenti : durante quella del 1781 il conte si trovava a Vienna e nel 1782, nominato presidente della Camera de' Conti, lasciò Trieste il 7 febbraio. Lacuna di poca importanza del resto, perchè fu appena nel 1783 che sorse l' idea di una stagione di quaresima. I pa-lchettisti chiesero in quell'an no, che invece della solita stagione di commedia in primavera, si dessero opere serie, dicendosi pronti a pagare un abbonamento maggiore. Il pubblico accolse molto favorevolmente la novità e da allora, la sta­ gione d'opera si prolungò non solo durante le prime settimane di qua­ resima, ma giunse talora fino a Pasqua. ") Verso la metà di quaresima del 1784, passò per Trieste Giu ­ seppe II, reduce dal suo viaggio a Roma.
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