La Canzone Napoletana Nell’Italia Del Miracolo Economico E Nella Napoli Laurina

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La Canzone Napoletana Nell’Italia Del Miracolo Economico E Nella Napoli Laurina Canta Napoli! Napoli transmediale!1 La canzone napoletana nell’Italia del miracolo economico e nella Napoli laurina. di MARIALUISA STAZIO 1. Napoli contro tutti2 Per competenza disciplinare, più che occuparmi di testi – ma, soprattutto, prima di interessarmi ai testi – il mio sguardo è rivolto ai contesti comunicativi e ai sistemi di produzione culturale. Le osservazioni che seguono abbozzeranno, perciò, lo scenario entro il quale mi sembrerebbe opportuno collocare un oggetto che, allo stato attuale, ha ricevuto un’attenzione ancora scarsa: la canzone napoletana del dopoguerra e dell’Italia del miracolo economico. Nel dopoguerra la fama e la diffusione delle canzoni napoletane si costruiscono attraverso una serie di canali. Lo spettacolo dal vivo – fra rivista, varietà, feste di piazza, sceneggiate, posteggia – riveste sempre un grande ruolo. E così i quotidiani, i rotocalchi, il cinema e i cineromanzi, che del cinema sono i “sottoprodotti”. Ma la scena è presto rubata loro dai “nuovi media”: radio e televisione. 1 Canta Napoli! è l’esclamazione urlata con cui Gegé Di Giacomo, nipote di Salvatore e famoso batterista del gruppo di Renato Carosone, proruppe la sera del 13 maggio 1954, al Caprice di Milano, durante l’introduzione de La pansé. Divenne il suo grido di battaglia, adattato ai diversi brani tramite una seconda parte: Napoli floreale! (La pansé), Napoli in farmacia! (Pigliate ‘na pastiglia), Napoli matrimoniale! (T’è piaciuta?), Napoli petrolifera! (Caravan petrol). 2 Napoli contro tutti è, nel 1964, il titolo del programma televisivo abbinato alla Lotteria di Capodanno (usualmente: Canzonissima). Trasmesso dalla RAI sul Programma Nazionale, sabato in prima serata, Napoli contro tutti è una gara tra canzoni napoletane e quelle di altre città. La graduatoria è stabilita dal voto degli spettatori (con le cartoline abbinate alla lotteria), ponderato con quello della giuria in sala. La canzone vincitrice è ‘O sole mio, eseguita da Claudio Villa, che sostituisce all'ultimo momento il tenore Mario Del Monaco. Marialuisa Stazio La radio, sin dalla sua ripresa postbellica, punta sull’esecuzione dal vivo di melodie napoletane, sulle orchestre guidate dai maestri Anepeta, Vinci, Campese e sulla crescente fama dei cantanti. Negli anni Cinquanta troviamo in palinsesto trasmissioni come Sentimento e Fantasia o Una cartolina da Napoli, ambedue a cura di Giovanni Sarno 3 , o la Vetrina di Piedigrotta 4 e Piedigrottissima 5 , dedicate alle tradizionali audizioni settembrine. La RAI organizza e trasmette, inoltre, il Festival della Canzone Napoletana, manifestazione che ha inizio nel 19526, con la sola radio, e termina nel 1970, all’inizio del tramonto del monopolio radiotelevisivo7. La distanza temporale e, soprattutto, i mutati scenari di offerta mediale, potrebbero oggi farci sottovalutare la portata di un fenomeno come il Festival. Un film, Operazione San Gennaro8 – produzione internazionale per la regia di Dino Risi, che collabora alla sceneggiatura con Ennio De Concini, e l’interpretazione di Nino Manfredi, Senta Berger e Totò – può riportarci, allora, sebbene in una lettura quasi caricaturale, il sentore della particolare natura del rapporto fra la città e la sua manifestazione canora. Il film è, infatti, interamente fondato sull’assunto che l’intera popolazione napoletana sia, durante il Festival, talmente intenta a seguire le vicende televisive dei suoi beniamini canori, da permettere l’azione indisturbata di una banda internazionale ai danni del suo tesoro più prezioso: quello, appunto, di San Gennaro. 3 Dalle trasmissioni Giovanni Sarno ha tratto altrettanti libri: Una cartolina da Napoli, Edizioni Vis Radio, 1965; Sentimento e Fantasia, Napoli, Bideri, 1957. 4 Trasmissione collocata nel palinsesto del Secondo Programma, ore 19, nel 1953 e in quello del Programma Nazionale alle 17 nel 1955. 5 Piedigrottissima 1957: 24/09/1957; direzione musicale: Giuseppe Anepeta, Dino Olivieri; regia: Antonello Falqui; Rete: Nazionale; Piedigrottissima 1958: 23/10/1958; regia: Lino Procacci; conduzione: Enzo Tortora; Rete: Nazionale; Piedigrottissima 1959: 15/11/1959; direzione musicale: Giuseppe Anepeta, Angelo Giacomazzi, Gino Conte, Virgilio Piubeni, Eduardo Altieri, Armando Fragna, Walter Malgoni, Eros Sciorilli; regia: Lino Procacci; conduzione: Silvio Noto; Rete: Nazionale. 6 28-30 settembre 1952. Il Festival radiofonico della canzone napoletana, istituito dalla RAI un anno dopo il primo Festival di Sanremo, intende apportare contributo alla valorizzazione della canzone partenopea mediante la presentazione di inediti. La selezione delle canzoni è affidata a giurie esterne formate da abbonati sorteggiati e convocati nelle 18 sedi della RAI. Per il 1952, il Festival ha luogo in concomitanza con le manifestazioni artistiche realizzate a Napoli nell'ambito della Mostra d'Oltremare e del lavoro italiano nel Mondo. 7 La ricerca d’archivio sul Festival alla base di queste pagine è stata effettuata per Multiarchivio. Organizzazione ipermediale delle 18 edizioni del Festival di Napoli (1952-1970), CD-Rom, Piattaforma Mac, RAI – Comune di Napoli 1996; iniziativa dell’Assessorato all’Identità, alla Cultura e alla Promozione dell’Immagine del Comune di Napoli, (Assessore Renato Nicolini). Per notizie dettagliate sulla manifestazione, si vedano – per tutti – De Mura E., Enciclopedia della Canzone Napoletana, ed. Il Torchio, Napoli 1969; Sciotti A., Enciclopedia del Festival della Canzone Napoletana 1952-1981, ed. Luca Torre), Napoli 2011. 8 Operazione San Gennaro. 258 Canta Napoli! Napoli transmediale! Al di là di una lettura metaforica del testo cinematografico (di certo possibile, soprattutto alla luce di quanto dirò dopo ma, io credo, molto lontana dalle intenzioni dei suoi autori), partiamo allora proprio dal Festival, anzi dalla sua doppia natura – italiana e napoletana – per inaugurare l’enunciazione delle antinomie che segnano, nel periodo in esame, tanto le canzoni quanto la città. Fin dalla sua prima edizione il Festival di Napoli – seguendo una prassi in uso anche a Sanremo – propone il medesimo brano in due interpretazioni. Mentre a Sanremo a fare la differenza sono l’interpretazione, la direzione orchestrale e l’arrangiamento, a Napoli vince la “nazionalità”. Di solito la coppia canora è formata da un cantante “italiano” e da uno “napoletano”: tutte le altre differenze discendono – quasi naturalmente – da questa fondamentale diversità “etnica”9. I Festival hanno abitualmente vigilie burrascose e altrettanto tempestosi andamenti. Polemiche e tensioni traggono spunto, invariabilmente, da veri o presunti diritti, prerogative o privative “meridionali”, contestati, minacciati, conculcati da mire e volontà “romane” o “milanesi”. Come quando, nel 1953, la RAI decide di assegnare al Festival una cadenza biennale, e amministratori e quotidiani cittadini – in prima fila il Roma di Achille Lauro – insorgono, ottenendo il ritiro della decisione. O nel 1957 quando, nel passaggio dalla radio alla televisione, la RAI decide di affidare i brani alla sola orchestra “napoletana”, diretta da Anapeta, e la cosa viene letta e contrastata come un tentativo di marginalizzazione della manifestazione. Nel 1958, come farà in seguito anche con Sanremo, la RAI lascia la tormentata organizzazione. L’onere passa all’Associazione Napoletana della Stampa. La doppia esecuzione dei motivi è affidata all’interpretazione classica di Anapeta e a quella “modernista” di Carlo Esposito. Nel 1960 l’Associazione Napoletana della Stampa lascia l’organizzazione all’Ente per la Canzone Napoletana, costituito all’uopo e guidato da un comitato cui sono chiamati a collaborare quasi tutti gli enti e le personalità interessate alla canzone 9 Per la prima edizione brani furono eseguiti da due orchestre: quella napoletana diretta da Giuseppe Anepeta e quella italiana di Cinico Angelini, che davano due diverse interpretazioni degli stessi brani. Parteciparono i cantanti radiofonici del momento, anch’essi divisi in due squadre: da una parte i napoletani – Domenico Attanasio, Antonio Basurto, Sergio Bruni, Pina Lamara, Vera Nandi e Franco Ricci – dall’altra gli italiani: Achille Togliani, Carla Boni, Oscar Carboni, Gino Latilla e Nilla Pizzi. Si riferisce a questa pratica “La settimana INCOM” 01101 del 29/05/1954, grazie alla quale è possibile rivivere un po' dell'atmosfera di quegli anni. Dell'anno seguente “La settimana INCOM” 01265 del 23/06/1955. Ancora: “La settimana INCOM” 01666 del 19/06/1958. 259 Marialuisa Stazio napoletana, a garanzia di regole e condizioni rigorose. L’alta litigiosità legata agli interessi festivalieri10, provoca velocemente la scissione di quest’ente, dalla cui costola nasce l’Ente Salvatore Di Giacomo. I due organismi, dal 1963 affiancati, organizzeranno poi, fino al 1970, tutte le edizioni del Festival, sempre trasmesse in prima serata dal Programma Nazionale, prima rete televisiva RAI fino alla riforma del 1975. Una delle possibili letture di quest’alta turbolenza, e dei suoi aspetti di violenza verbale, ma anche fisica e giudiziaria (nel 1957, lo scrittore Giuseppe Marotta, prende a schiaffi Mario Stefanile, componente della giuria selezionatrice che, a sua volta, lo querela), può essere individuata nel fatto che il sistema produttivo della canzone, inestricabilmente correlato a numerosi segmenti d’industria culturale – a cominciare dalla RAI, fino al cinema, all’editoria e, naturalmente, alla discografia – mostra, più chiaramente nel Festival che altrove, come la produzione culturale “napoletana” sia, ormai, delocalizzata. Intanto, a differenza del
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