Almanacco Della Presenza Veneziana Nel Mondo Almanac of the Venetian Presence in the World

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Almanacco Della Presenza Veneziana Nel Mondo Almanac of the Venetian Presence in the World 0010.prime_pagine.qxd 22-07-2009 11:31 Pagina 1 fondazione venezia 2000 per fondazione di venezia almanacco della presenza veneziana nel mondo almanac of the venetian presence in the world Marsilio 0010.prime_pagine.qxd 22-07-2009 11:31 Pagina 2 a cura di/ edited by Fabio Isman hanno collaborato/ texts by Gino Benzoni Sandro Cappelletto Giuseppe De Rita Francesca Del Torre Scheuch Sylvia Ferino-Pagden Fabio Isman Andrea Landolfi Rosella Lauber si ringraziano/ thanks to Christian Beaufort Annalisa Bini Augusto Gentili Giorgio Manacorda Stefania Mason Giorgio Tagliaferro traduzione inglese Lemuel Caution English translation progetto grafico/ layout Studio Tapiro, Venezia © 2009 Marsilio Editori ® s.p.a. in Venezia isbn 88-317-9916 www.marsilioeditori.it In copertina: Andrea Appiani, jr., Venezia che spera , particolare, ante 1861, Milano, Museo del Risorgimento Front cover: Andrea Appiani Jr, Venice Hoping , detail, before 1861, Milan, Museo del Risorgimento 0010.prime_pagine.qxd 22-07-2009 11:31 Pagina 3 sommario/ contents 5 Dalla rimozione e il rancore alla riscoperta del grande patrimonio comune 7 From repression and resentment to the re-discovery of a great common heritage Giuseppe De Rita 9 Da Venezia fino a Vienna, andata e ritorno: per chi suona la campana? 23 From Venice to Vienna and back again: for whom does the bell toll? Gino Benzoni 39 Tra ambasciatori e spie, artisti e musicisti, secoli di rapporti in cagnesco 55 Ambassadors and spies, artist and musicians: centuries of perilous relations Fabio Isman 71 La laguna come un’alterità a portata di mano, e poi il mito della città morta 79 The lagoon as proximate alterity. And the myth of the dead city Andrea Landolfi 89 Un acquisto dietro l’altro, nasce la più ricca e documentata raccolta veneziana all’estero 99 One purchase after another leads to richest and most documented venetian collection abroad Sylvia Ferino Pagden 111 Dalla laguna fino agli Asburgo: i tanti viaggi di un ciclo di 12 Bassano (ma uno è sparito) 121 From Venice to the Habsburgs: the many voyages of a cycle of 12 Bassanos (but one is missing) Francesca Del Torre Scheuch 133 Nello stesso anno, il 1787, due Don Giovanni : però quanto diversi tra loro 147 Two Don Giovannis in the same year, but so very different Sandro Cappelletto 161 «Vendere a ogni costo»: spariscono 5000 dipinti, ma tornano cavalli e leone 177 “Sell, whatever it costs”: 5000 paintings disappear, while horses and lion return to Venice Rosella Lauber 0020.saggi.qxd 22-07-2009 11:27 Pagina 4 0020.saggi.qxd 22-07-2009 11:27 Pagina 5 la città dell’imperatore e quella del doge dalla rimozione e il rancore alla riscoperta del grande patrimonio comune Giuseppe De Rita l’editoriale Y Noi di «Venezia Altrove» siamo andati un po’ in tutto il mondo a ricercare le tracce della produzione artistica veneziana. Ma per anni, ci siamo astenuti di andare a Vienna, pur sapendo quanto strettamente le due città, le due culture, abbiano vissuto insieme. 1. Andrea Appiani jr., Y I maligni potrebbero dire che l’abbiamo fatto per rimozio- Venezia che spera , ante 1861, ne. Chiunque senta intensamente Venezia sa infatti che Vienna, Milano, Museo del Risorgimento. vista dalla laguna, non è un luogo, ma è il simbolo di un domi- Andrea Appiani Jr, Venice nio. Un dominio che ha azzerato una lunga storia politica e ci- Hoping , before 1861, vile, ma ha anche distrutto una costante libertà di espressione e Milan, Museo del Risorgimento. di produzione culturale. Venezia era in lunga e inarrestabile de- cadenza quando arrivarono gli austriaci, e quella decadenza con- nota ancora lo spirito della città; ma la cesura fu troppo trauma- tica, segnò davvero la fine di un mondo. Ed è comprensibile che i veneziani, magari coltivando un facile alibi, abbiano vissuto con silenzioso rancore questi ultimi due secoli di un potere diverso, divenuti poi con il tempo marginalità storica e civile. Confessia- molo: rimuovere Vienna è stato per i veneziani quasi indispen- sabile per continuare a vivere, in una mediocrità appena appena compensata dalle gloriose serenissime memorie. Y Ma era giusto superare la rimozione e recuperare l’insieme di tanti rapporti intrattenuti a lungo fra artisti, musici, mercanti, viaggiatori e letterati di Vienna e di Venezia. Chi leggerà le pagi- ne che seguono sarà, speriamo, portato a superare i rimpianti e i rancori. E si renderà conto che i tanti rapporti hanno creato un patrimonio comune: un patrimonio che non è più da leggere con le lenti del contrasto fra dominanti, ma con la gioia di un dono misteriosamente consegnato a tutti noi. 5 0020.saggi.qxd 22-07-2009 11:27 Pagina 6 the the city of the emperor and the city of the doge 2. Di artigiano ignoto, By unknown craftsman, la polena della pirofregata the figurehead for the austriaca La Bellona , varata Austrian frigate La Bellona , a Venezia nel 1827, launched in Venice in e Antonio Canova, Ebe 1827, and Antonio (1816-1817), Forlì, Canova, Hebe (1816-17), Pinacoteca civica. Forlì, Pinacoteca Civica. 6 0020.saggi.qxd 22-07-2009 11:27 Pagina 7 the city of the emperor and the city of the doge from repression and resentment to the re-discovery of a great common heritage editorial Giuseppe De Rita Y VeneziAltrove has travelled the world in its search for traces of Venetian artistic production. But for years we have put off going to Vienna, even though we knew just how close the two cities and cultures have been. Y Those given to maliciousness might say this was due to a case of Freudian repression. Anyone who feels deeply for Venice, in fact, knows that Vienna, seen from Venice, is not so much sim- ply a place as the symbol of supremacy and rule. A supremacy that brought to a close a long period of political and civil history, and that also brought to a close a long tradition of freedom of ex- pression and cultural production. Venice had for a long while been inexorably in decline when the Austrians arrived, and that decadence continues to connote the city’s spirit. But at that time the caesura was too traumatic, and signalled the veritable end of a world. It is comprehensible that the Venetians, perhaps latch- ing onto a facile alibi, experienced with silent resentment these two centuries under a different power, gradually becoming his- torically and civilly marginal. Let’s admit it: the “repression” of Vienna, for Venetians, has been virtually indispensable, allowing them to continue to live in a mediocrity only just compensated by memories of the glorious Serenissima. Y But it was important to go beyond this repression and recov- er that set of myriad relations between Venetian and Viennese artists, musicians, merchants, travellers and men of letters. Any- one who reads the following pages will, it is to be hoped, be tempted to leave regret and resentment behind. And they will re- alise that the many relations have created a common heritage: a heritage that must no longer be read through lenses highlighting the conflict between two dominant forces, but the joy of a gift that has mysteriously been given to us all. 7 0020.saggi.qxd 22-07-2009 11:27 Pagina 8 1. Josef Carl Berthold Josef Carl Berthold Püttner, Püttner, La fregata austro- The Austro-Hungarian Frigate ungarica “Novara” nel bacino di San “Novara” in St Mark’s Basin Marco , particolare, Vienna, (detail), Vienna, Heeresgeschichtliches Heeresgeschichtliches Museum; il dipinto è Museum; painting is post- 8 successivo al 1862. 1862. 0020.saggi.qxd 22-07-2009 11:27 Pagina 9 quattro secoli di rapporti tra confronti, rivalità, sospiri da venezia fino a vienna andata e ritorno: per chi suona la campana ? la storia Gino Benzoni Y «Piacenza non è Singapore»; così, con inoppugnabile ini- zio, Giorgio Manganelli a connotare da subito la prima città. Ve- nezia non è Vienna, possiamo dire a nostra volta, Vienna non è Venezia. E potremmo a questo punto fermarci. Se, invece, pro- seguiamo, soccorrevole al procedere quanto osserva, reduce da Mosca nella natia Berlino, Walter Benjamin. «È Berlino che si impara a conoscere attraverso Mosca»; al rientro da questa, quella gli «si mostra come lavata di fresco». Nel rivederla, gli par di vederla per la prima volta, come sorpreso dalla ventata di una novità scompaginante le abitudini del consueto, sommoven- te le sicurezze dell’assuefazione. «Eppur c’è chi vive e lavora a Macerata»: così, non senza perfidia, Ennio Flaiano. Ma non è, tuttavia, da escludere che anche al bancario maceratese sia data – al rientro, che so?, dalle Maldive – l’esaltante sensazione della riscoperta con occhi nuovi. Col che è al ritorno che si distruppa dal torpore generalizzato del turismo organizzato, che si smarca dal troppo tempo trascorso nell’obbedienza irreggimentata degli aeroporti dove, nelle ore d’attesa della partenza, la meta perde ogni sapore di destino. Y «Andare a Mosca. Vendere tutto qui, casa, tutto, e via, a Mo- sca!». Questo l’impulso d’Irene. D’accordo sua sorella Olga: «Sì, a Mosca, via, via!». Soffocante nelle Tre sorelle cechoviane la provincia. E miraggio calamitante Mosca per chi, in un qualche remoto governatorato della Russia 1900, si sente in questo avviz- zire. Ma miraggio nella società moscovita nel contempo Parigi. È questa la ville lumière per antonomasia. A Parigi, a Parigi allora. È dal Settecento che così ci si propone, che, quanto meno, così si sospira. Ma avvertibili analoghi propositi, analoghi sospiri indi- rizzati ben prima – già lungo il Quattrocento – alla volta di Ve- nezia. A Venezia, a Venezia! Nel paesaggio mentale europeo s’impone quale colei che più significa, che più promette, che si offre quanto ovunque si desidera e però altrove non c’è.
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