Cattolici E Coscienza Civile in Italia Dall'unità a Oggi
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Cattolici e coscienza civile in Italia dall’Unità a oggi Atti della VIII “Tre giorni Toniolo” 18 – 20 novembre 2010 A cura di Fabrizio Amore Bianco e Alice Martini Arnus Edizioni 1 Diritti autore ecc.ecc. Pubblicato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato 2 INDICE Saluti inaugurali p. 5 Mario Taccolini Capitalismo e democrazia nell’esperienza dei cattolici italiani in età contemporanea p. 17 Francesco Malgeri I cattolici democratici nella storia politica italiana p. 37 Alfredo Canavero I cattolici italiani e l’Europa p. 53 Francesco Bonini I cattolici e le istituzioni p. 69 Luciano Pazzaglia I cattolici e la scuola nell’Italia unita p. 85 Cattolici e società civile: e adesso?L’iniziativa di un Forum permanente Tavola rotonda p. 101 Dibattito p. 123 I relatori della “Tre giorni Toniolo” p. 163 Indice dei nomi p. 165 3 4 Saluti inaugurali Prof. Paolo Nello Presidente della Fondazione Toniolo Buonasera! È sempre bello ritrovarsi tra di noi! Vedo tante persone che vengono ormai regolarmente tutti gli anni e che sono diventate il “popolo della tre giorni”, secondo l’espressione usata già in passato. Benvenuti dunque alla VIII edizione della “Tre giorni Toniolo”, che ha per tema “Cattolici e coscienza civile dall’Unità a oggi”. Dopo cinque edizioni dedicate al personalismo e i due convegni incentrati rispettivamente su “Movimento cattolico e popolo di Dio dalla Rerum Novarum ad oggi” e su “Società religiosa e società civile in Italia, ieri, oggi, domani”, l’ottava “Tre Giorni” della Fondazione Toniolo dibatterà sul ruolo dei cattolici nella formazione e nello sviluppo della coscienza civile in Italia. Con l’occhio rivolto al 150° anniversario dell’Unità del nostro paese, la questione verrà affrontata con il consueto approccio interdisciplinare, alla luce pure del cruciale tema dell’Europa. La tavola rotonda finale s’interrogherà sulle prospettive future e sulla proposta di un forum permanente sulla cultura della democrazia formato da associazioni e fondazioni cattoliche. In un momento storico particolare per certi umori che circolano nel paese (e talvolta anche nel mondo della “pseudocultura”) proponiamo questo tema per noi assai stimolante, partendo dalla problematicità del rapporto tra l’Unità e il mondo cattolico che ha distinto il Risorgimento italiano dai risorgimenti di altri nazioni cattoliche, dove il cattolicesimo fin dall’inizio era visto quasi come fonte dell’identità nazionale. Riteniamo tuttavia che il cattolicesimo italiano abbia fatto passi da gigante e abbia saputo riprendere il suo posto nella storia della nazione, dando un contributo fondamentale e inaggirabile alla formazione della coscienza civile italiana e, auspicabilmente, alla sua 5 ulteriore maturazione. La struttura del convegno avrà, come in altre occasioni, un approccio interdisciplinare al tema proposto. La lectio magistralis di oggi è la relazione del prof. Taccolini su “Capitalismo e democrazia nell'esperienza dei cattolici italiani in età contemporanea”. Seguiranno nella mattinata di domani due relazioni a carattere storico, del prof. Malgeri – “I cattolici democratici nella storia politica italiana” – e del prof. Canavero – “I cattolici italiani e l'Europa” – e nel pomeriggio quelle del prof. Bonini su “I cattolici e le istituzioni” e del prof. Pazzaglia su “I cattolici e la scuola nell'Italia unita”. Termino qui la mia introduzione per non togliere spazio a chi mi segue, ringraziando tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questa “Tre giorni”, in particolare la Provincia di Pisa, il Comune di Pisa e la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. Ringrazio anche gli esponenti di tutte le fondazioni e gli istituti collegati nel Forum delle Associazioni e Fondazioni per la Cultura della Democrazia , che sempre danno un aiuto insostituibile per preparare la “Tre giorni”. Ringrazio naturalmente pure il preside della Facoltà di Giurisprudenza che, come ogni anno, mette a disposizione quest’aula per avviare i lavori del nostro convegno. Saluto e ringrazio per essere intervenute le autorità presenti e ricordo a chi è qui adesso che, come sempre, gli incontri di domani e sabato si svolgeranno a San Miniato. Lascio adesso la parola a don Enrico Giovacchini, direttore scientifico della Fondazione Toniolo, per il suo saluto. Don Enrico Giovacchini Direttore scientifico della Fondazione Toniolo Non parlo quasi mai all’apertura dei lavori, ma stasera lo faccio per portare a tutti gli intervenuti il saluto dell’intera chiesa pisana. La “Tre giorni”, infatti, non è solo un evento culturale, ma anche e soprattutto 6 un evento di chiesa. Lo sottolineo, perché mi pare che troppe volte, parlando dei cattolici, ci si lasci influenzare da interpretazioni di carattere sociologico, storico e politico, dimenticando che quando si parla di loro si parla, innanzitutto, di credenti che seguono la tradizione cattolico-romana, cristiani che credono in Gesù Cristo figlio di Dio. Mi pare importante sottolineare questo dato oggi, perché, soprattutto oggi, quando si affrontano le questioni sociali, dobbiamo realmente “rispolverare” il nostro essere cristiani. Affermo ciò tanto più consapevolmente e felicemente dopo aver sentito la relazione del cardinal Bagnasco alla recente “Settimana Sociale” di Reggio Calabria. Vorrei sottolineare in particolare il passaggio che questi ha fatto sull’uomo religioso, che, proprio perché religioso, è uomo sociale. Aggiungo, sulla scorta del prosieguo del discorso del cardinale, che l’uomo è un essere sociale perché Dio è un essere sociale, in quanto Padre, Figlio e Spirito: un Dio in tre persone. Il concetto di unità è altrettanto profondamente ispirato dalla fede e a questo dobbiamo costantemente ritornare, per respirare ossigeno sano e utile a interpretare le realtà sociali. Per questo essere qui significa provare a riflettere e a ripensare attraverso le scienze umane il fondamento del nostro impegno, basato sulla fede. Termino con una citazione che da qualche mese mi porto nel cuore e che spero di poter commentare diffusamente sabato mattina. È una frase di Mons. Miglio, presa dal libretto preparatorio ai lavori della “Settimana Sociale” di Reggio Calabria: “Vorremmo [...] alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, incoraggiare e offrire un contributo perché “le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili” ( Deus caritas est , n. 28a)”. Io credo che davvero questo debba essere uno dei fini della “Tre giorni”: far sì che il nostro ragionare non sia solo di carattere culturale, ma raggiunga fini comprensibili e politicamente realizzabili. Dunque buon lavoro a tutti. 7 Andrea Pieroni Presidente della Provincia di Pisa Il titolo e il tema che quest’anno la fondazione Toniolo ha scelto di proporre alla nostra riflessione sono molto stimolanti, anche alla luce delle vicende politiche e culturali attuali. Ringrazio dunque la Fondazione, il suo presidente, prof. Nello, il suo animatore, don Giovacchini, e tutti i relatori presenti per aver introdotto anche quest’anno la riflessione su un tema su cui il dibattito è molto acceso: l’unità d’Italia. Credo che il percorso dei cattolici nell’unità del nostro paese sia complesso e frastagliato e meriti ancora l’approfondimento dello studio degli storici. Sono però sicuro che tale vicenda abbia dato un apporto decisivo alla costruzione della coscienza civile unitaria del Paese e al concetto di identità nazionale, beni che oggi rischiano forse di essere messi in discussione da tendenze e posizioni che contestano il concetto di unità di patria. Penso perciò che il compito dei cattolici oggi nel mondo politico e sociale sia importante e rilevante, come lo fu alla fine dell’800 e nei primi anni del ‘900 dopo la risoluzione del problema della separazione del mondo cattolico dalla vita politica attiva (con il non expedit e la difesa del temporalismo). Credo che i cattolici con il loro impegno e con il sacrificio di chi ha preso parte ai due eventi bellici, in particolare alla seconda guerra mondiale e alle vicende della liberazione e della resistenza, abbiano senz’altro riscattato la storia del movimento cattolico italiano. Che poi tale movimento sia stato un elemento identitario di tutta la penisola, dalle Alpi fino alla Sicilia, lo dimostrano anche i nomi che hanno scritto la storia del cattolicesimo democratico e popolare. Partendo da Romolo Murri, marchigiano, che si cimentò concretamente con l’impegno dei cattolici in politica, passando ovviamente per don Luigi Sturzo, siciliano, per arrivare ad Alcide De Gasperi, trentino, si possono rinvenire le tracce della storia dei cattolici 8 impegnati nella vita pubblica italiana. Ecco perché credo che nella contingenza attuale le responsabilità che ricadono su chi, da cattolico, è impegnato in politica siano straordinarie: l’identità nazionale, il sentimento di unità, la coscienza civile del Paese si fondano, infatti, anche su principi e valori tipici dell’esperienza del cattolicesimo popolare (mi riferisco, in particolare, al valore della solidarietà, della giustizia, o alla declinazione del concetto di diversità come ricchezza e non come pericolo). D’altra parte pure il tema della responsabilità, che ho appena accennato, ci chiama in causa a un livello non solo personale ma anche collettivo, soprattutto per la consapevolezza che l’obiettivo che ci deve vedere protagonisti è il bene comune, non come sommatoria dei beni particolari, ma come valore aggiunto. Il contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato alla storia dell’Italia è inoltre scritto negli atti fondativi della