Regione Autonoma della Valle D’

Comune di

Progetto di realizzazione di rifacimento totale e riattivazione della centrale idroelettrica La Fabrique

VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO RELAZIONE DEFINITIVA Prima emissione: settembre 2015

Committente: Realizzato da: Akhet srl Società Cooperativa Elettrica di Loc. Closellinaz, 44 a Gignod 11010 (AO) Elaborazione della verifica preventiva dell’interesse archeologico dott.ssa Claudia De Davide

Raccolta bibliografica e survey: dott. David Wicks Redazione tavole: dott. Daniele Sepio

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IMPIANTO IDROELETTRICO GIGNOD FRAZ. LA FABRIQUE VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO

Premessa

La presente relazione è realizzata su incarico della Società Cooperativa Elettrica di Gignod. Il lavoro è stato realizzato dalla società Akhet s.r.l. e in particolare dalla dott.ssa Claudia De Davide, iscritta all’elenco degli operatori abilitati alla redazione di valutazioni preventive dell’interesse archeologico del MIBAC con il n. 963 dal 08.10.2010 in quanto in possesso del diploma di Specializzazione in Archeologia, come richiesto dall’art. 95, c.1, del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e dall’art. 3 del Regolamento emanato con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 20 marzo 2009 n. 60. La raccolta e sistematizzazione del materiale bibliografico e le attività di survey sono state realizzate dal dott. David Wicks, la redazione delle tavole è stata realizzata dal dott. Daniele Sepio.

Metodologia operativa Il presente studio è finalizzato all’individuazione di elementi di interesse archeologico nel territorio che verrà modificato dal progetto. Per creare una base cartografica per la referenziazione e la rappresentazione di tutti i dati da esaminare, è stata acquisita la cartografia di base (Carta Tecnica Regionale della regione Valle d’Aosta in scala 1:5000), le ortofoto a colori (anno di ripresa 2005‐2006, scala 1:10000) e le foto aeree del 1965 a copertura dell’area di intervento. Sono stati inoltre acquisiti e posizionati tutti gli elementi costitutivi il progetto. Si è quindi proceduto ad effettuare una sistematica ricerca della bibliografia edita e della documentazione presente nell’Archivio dell’Ufficio Beni Archeologici di Aosta, ed i dati sono stati inseriti all’interno di un database appositamente predisposto. Nel corso dello studio è stata prestata particolare attenzione agli elementi toponomastici riconoscibili sulle planimetrie IGM e sulla moderna cartografia di riferimento.

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Sono stati inoltre acquisti i dati riguardanti le aree di specifico interesse archeologico inserite nel Piano Territoriale Paesistico 1 , forniti dal geom. Dante Marquet dell’Ufficio Tecnico Beni Archeologici di Aosta e consultabili sul geoportale della Regione Valle d’Aosta 2. L’arco cronologico preso in esame è piuttosto ampio: dalla Preistoria al Medio Evo, fino all’età Moderna, includendo anche siti di interesse industriale (cave, miniere…) e storico architettonico (chiese, cappelle, strutture difensive…). Un secondo livello di analisi, che ha riguardato anche le foto storiche del 1974, ha permesso di mettere in evidenza le tracce che potevano costituire un indizio della presenza di elementi nel sottosuolo che si rivelano attraverso modificazioni della vegetazione, dell’umidità del suolo, della composizione del terreno o del microrilievo. In tutti i casi, le anomalie individuate dall’analisi delle foto storiche sono state confrontate e verificate sulla base delle ortofoto del 2005‐2006 allo scopo di esaminare l’eventuale conservazione delle tracce o, come più spesso accade, di constatarne la definitiva scomparsa nel paesaggio attuale. E’ stata quindi effettuata un sopralluogo mirato nell’area oggetto dell’intervento in progetto, per verificarne l’impatto sui possibili depositi archeologici. I sopralluoghi sul campo sono stati condotti nel mese di giugno 2015. A seguito di queste verifiche è stato redatto il presente studio che propone inizialmente una descrizione sintetica del progetto, con l’intenzione di evidenziarne le metodologie di svolgimento e le lavorazioni che potrebbero avere una ricaduta sui siti archeologici già noti e su quelli ancora da individuare. Successivamente viene analizzato il quadro archeologico dell’area in progetto, secondo una suddivisione per tipologia di attività e per fase storica, ed evidenziando la possibile percorrenza dei tracciati stradali antichi, anche sulla base della lettura delle foto aeree storiche. Da ultimo è stata effettuata una valutazione dei differenti gradi di rischio archeologico, graficizzati nella tav. 3, sulla base delle opere previste in progetto e sono state descritte le connesse prescrizioni.

1 Il Piano Territoriale Paesistico è stato adottato dalla Giunta Regionale in data 29 novembre 1996, delibera n. 5390 e aggiornato nel corso della redazione dei Piani Regolatori Comunali in via di definizione. 2 Le aree di specifico interesse archeologico del 1996 sono indicate con un numero che corrisponde a una breve descrizione dell’area. Per le aree di recente inserimento non è presente un elenco esplicativo delle tipologie di rinvenimento. 3

Modalità di realizzazione dell’opera in progetto Per la dettagliata descrizione del progetto si rimanda alla relazione tecnica e agli allegati redatti dai progettisti. Il progetto in esame comporta il rifacimento totale della centrale idroelettrica denominata La Fabrique, sita nella località omonima in di Gignod, sulla sponda destra del torrente Artanavaz, le cui acque sono derivate per il funzionamento dell’impianto.

Gli interventi necessari per la realizzazione dell’opera sono: • costruzione di una nuova opera di presa : ciò comporta la realizzazione nell’alveo del torrente Artanavaz di una briglia trasversale al flusso della corrente (al fine di alzare il livello delle acque), che sarà rivestita con materiali lapidei simili a quelli delle scogliere limitrofe esistenti. La nuova opera di presa in progetto verrà realizzata sulla destra orografica del torrente Artanavaz, nei pressi del luogo in cui si trovava la vecchia presa della centrale. L’opera di presa sarà costituita da una traversa gonfiabile sul torrente , una paratoia di ingresso, una vasca dissabbiatrice con finestre per il troppo pieno posti a quota 1.110,75 m s.l.m., e una vasca di carico . Le vasche realizzate in c.a. saranno interamente interrate, al fine di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente circostante (con dimensioni totali pari a circa 20 m x 4 m). All’imbocco della griglia verrà realizzata la scala di risalita dei pesci , con zone di calma di dimensioni pari a 2 m x 2,5 m. Su entrambe le sponde del torrente Artanavaz, nei pressi dell’opera di presa, verrà realizzata una nuova arginatura con muri a scogliera delle minime dimensioni atte a realizzare la derivazione; la traversa che costituisce l’opera di presa sarà • realizzazione di una breve pista temporanea di cantiere (circa 50 m) che si svilupperà sui prati limitrofi all’alveo in sinistra orografica, dalla pista poderale esistente fino all’altezza del punto previsto per la costruzione delle dell’opera di presa e delle vasche stesse • posa di condotta forzata con DN1000 , interrata in destra orografica, per circa 200 m di lunghezza; la condotta, che convoglierà l’acqua dalla vasca di carico alla centrale, nel tratto iniziale e in quello finale (che corrisponde alla strada sterrata che porta alla centrale) sarà posata in una trincea di nuovo scavo, mentre nella parte centrale (circa 100 m) verrà inserita all’interno di un canale in cls esistente , che in passato convogliava le acque all’edificio principale e che verrà successivamente reinterrato; • recupero conservativo del fabbricato della centrale; ciò avverrà attraverso il consolidamento strutturale delle murature esistenti mediante sottofondazioni con cordoli in c.a., interventi di consolidamento delle pareti , tramite catene metalliche che consentiranno un maggior irrigidimento della struttura, nonché rifacimento della copertura . Il tetto in legno infatti sarà demolito e ricostruito e ciò che resta attualmente delle travi in ferro del solaio verrà rimosso, sarà inoltre demolita la scala di accesso al primo piano, del quale non si prevede la ricostruzione: infatti nell’ipotesi progettuale si lascerà il locale a tutta altezza con il tetto in legno a vista; • installazione di nuova turbina per la produzione di energia idroelettrica all’interno del fabbricato di centrale; l’impianto prevede una sola macchina idraulica , un gruppo idroelettrico radiale bi regolante con spirale metallica (turbina Kaplan ), avente una 4

potenza nominale media pari a 86,2 kW e una potenza massima pari a 141,0 kW (quota macchina 1.099,69 m s.l.m.) ; • consegna dell’energia presso il fabbricato esistente della centrale La Clusaz , attraverso apposito passacavo già predisposto nell’ambito dei lavori del rifacimento totale della centrale stessa; • recupero a fini museali e didattici : la società committente, “Cooperativa Elettrica Gignod”, intende realizzare un piccolo allestimento all’interno del fabbricato con i vetusti macchinari che componevano l’antica centrale (la turbina e l’alternatore), al fine di restituire ai visitatori la memoria storica di un importante settore produttivo; • rifacimento del vecchio canale di scarico delle acque nel torrente Artanavaz.

Analisi del contesto e del percorso in progetto.

Il progetto interessa la zona di fondovalle a nord di La Clusaz sul lato destro ortografico della valle laterale principale del Gran San Bernardo, drenata dal Torrente Artavanaz. Viene interessata in particolare la vecchia infrastruttura a servizio del piccolo abitato rappresentato dagli edifici a La Fabrique, e segue la precedente sistemazione di presa dell’acqua dal Torrente. Passa nel mezzo del Bois des Etaves, seguendo un ‘ru’ abbandonato, e partendo con un condotto da una presa posta a ca m 1120 slm per proseguire per 200 inizialmente accanto al Torrente poi a monte dell’attuale viabilità, portando da un ponte moderno fino agli edifici rovinati di La Fabrique, a m 1110 slm. L’area attraversata dal progetto è poco conosciuta dal punto di vista archeologico, non essendo ad oggi conosciuti siti noti, e risulta quindi priva di vincoli archeologici 3. Non si trova ad esempio sull’ipotizzata rotta della viabilità principale romana che, secondo numerosi studiosi, corre da Gignod fino a più a monte, passando il vecchio ospizio‐ospedale di la Clusaz. Una mulattiera porta da La Clusaz fino all’attuale ponte sul Torrente Artanavaz a La Fabrique, proseguendo verso Allerod‐. L’analisi delle poche foto‐aeree disponibili non ha messo in luce nessun indizio di interesse, ma in seguito ad una ricognizione di superficie mirata, effettuata nel mese di settembre 2015, sono stati rilevati alcuni elementi che forniscono maggiori dettagli per la conoscenza dell’area. L’ambiente di La Fabrique sul lato Envers della valle è coperto da bosco e piuttosto umido, a confronto con il lato settentrionale più aperto con campi a destinazione pastorale, anche se anch’esso piuttosto ripido. Si presenta certamente poco adatto ad un insediamento antico, e

3 Gli unici vincoli si trovano a Etroubles per l’ipotizzata presenza della strada romana che dovrebbe partire praticamente dal ponte attuale sull’Artanavaz. Non è invece evidente il significato del vincolo che è stato apposto nel punto di incontro tra i torrenti Artanavaz e Menouve. 5

infatti sembrerebbe essere stato sfruttato in passato solamente per motivi industriali, presumibilmente già da epoca recente medievale, ma evidentemente in modo continuo. Seguendo il percorso del vecchio ru a servizio di La Fabrique si nota che è piuttosto rovinato e che è stato sistemato più volte, come anche la sponda del Torrente Artanavaz, rinforzata in tempi recenti a protezione del piccolo abitato industriale. Nel bosco si nota ad esempio un singolo vecchio e alto pilastro presumibilmente il sostegno di un condotto sopra‐elevato. In un punto il ru scompare obliterato da una frana. L’are a è inoltre poco adatta all’uso come luogo di abitazione. L’abitato è composto da due edifici che adesso si trovano in totale abbandono ma chiaramente plurifase e piuttosto interessanti dal punto di visto dell’‘industrial archeology’. A monte si osserva la complessa parte terminale del ru e alcune sistemazioni che scaricano la potenza del condotto verso l’edificio accanto al Torrente. Nessun indizio di attività antica è stato rinvenuto nel corso della ricognizione.

Il contesto morfologico. I discorsi precedenti hanno già in parte delineati il contesto morfologico del progetto. L’area oggetto di studio si trova nella parte centrale della Valle del Gran San Bernardo, una delle poche valli laterali della Valle d’Aosta con valico alpino carrabile. Risulta da sempre quindi una della valli più frequentate della zona. Il progetto però si trova alla base del versante meridionale di questa valle principale, sul lato ortografico destro del Torrente Artanavaz. Si trova a 1100 m slm a valle della frazione di La Clusaz in un’area di fondo valle piuttosto stretta, praticamente nella fascia alluvionale, ed è protetto attualmente da notevoli lavori di arginatura. Si tratta del lato envers e boschivo della valle, con terreni in notevole declivio, in una zona quindi poco adatta ad un abitato, che si concentrano nei pochi spazi pianeggianti e aperti lungo la viabilità principale a monte (La Clusaz e Echevennoz) o ad esempio sui terreni soleggiati di Allein e Allerod sul lato opposto della valle. Comunque la zona di La Fabrique si trova lungo una delle poche viabilità/mulattiere per l’attraversamento dell’Artanavaz; mettendo in comunicazione il villaggio di Allein con la strada statale SS27 E27 fra Gignod e Etroubles.

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Il quadro archeologico (tav. 1,2)

Epoca preistorica-protostorica. L’analisi dei dati archeologici noti per l’epoca pre‐romana mostra una notevole mancanza di informazioni per quasi tutta la Valle del Gran San Bernardo. È probabile che i dati riguardanti la frequentazione umana della valle in quest’epoca siano nascosti da millenni di riporti colluviali e frane o che siano stati portati via dalle alluvioni. A questo si aggiunga la mancanza di scavi recenti e ricognizioni sistematiche e la possibilità, ancora tutta da esplorare, di presenze più antiche sotto i centri abitati attuali che sfruttano i siti più adatti all’insediamento. È possibile, inoltre, che alcune parti delle valli alpine, in particolare oltre una certa quota, fossero da sempre poco frequentate in modo stabile e presentassero modalità insediative diverse, come ad esempio la transumanza, ancora oggi svolta stagionalmente. Esempi di altre parti della Valle d’Aosta mostrano, comunque, che non è del tutto da escludere la presenza di siti archeologici di qualsiasi epoca anche nella Valle Gran San Bernardo, già da periodi remoti quali il paleolitico recente o il mesolitico (10.000‐5.500 a.C.). Ad esempio, per l’epoca mesolitica, l’unico sito finora ritrovato in Valle d’Aosta, si trova a una distanza di poco superiore ai 5 km dalla zona di interesse del progetto sul lato meridionale del Mont Fallère, all’aperto a oltre i 2000 m s.l.m.; altri ritrovamenti contemporanei in grotta e in ripari sotto roccia lungo tutto l’arco alpino confermano la presenza di attività per quell’epoca e permettono di ipotizzare la presenza di questi primi abitati nelle colline più basse e nei fondovalle anche della Valle d’Aosta. Non si può escludere, vista la vicinanza dell’attività preistorica a Fallère ad un laghetto alpino in alta quota, che qualsiasi lago sarebbe stato frequentato durante quest’epoca, in particolare considerando la posizione molto interessante ad esempio del Lago del Gran San Bernardo, tappa obbligata lungo una nota viabilità d’oltrealpe. Le fasi dell’ epoca neolitica (ca. 5.500–3.300 a.C.), che terminano con l’inizio della metallurgia durante l’età del Rame (ca. 3.300‐2.200 a.C.), sono finora anch’esse poco rappresentate in Valle d’Aosta. Il più antico, e unico, insediamento a oggi scoperto, un villaggio di capanne pertinente al neolitico finale, è stato rinvenuto nelle prime colline sopra Saint Pierre, a Chatelet, in Alta Valle in una situazione ben esposta vicino a fonti di acqua potabile. La presenza di altri insediamenti dell’epoca, in Bassa Valle e nelle valli laterali, sembrerebbe però assicurata dai ritrovamenti funerari riferibili alla stessa epoca, come per esempio i necropoli di tombe a cista a Saint‐Martin‐de‐Corléans e 7

Champrotard di Villeneuve nel fondo valle; a Vollein in situazione di prima collina sopra Quart e, a quote più alte, fino a ca. 1200 m s.l.m., a Saint Nicolas. Si accenna inoltre alla notizia del ritrovamento di una tomba, forse dell’epoca, solo km 4 a est del progetto vicino all’imboccatura del Torrente Artavanaz a Condemine di Gignod a m 1150 slm. I ritrovamenti sporadici di asce di pietra in contesti identificati a partire dal fondo valle, come a Villeneuve e , fino al valico del Colle Teodulo, a m 3300 s.l.m., rivelano la possibilità di frequentazione in qualsiasi situazione valliva della Valle d’Aosta, ma particolarmente in quelle valli con valichi alpini importanti o con presenza di depositi di rame come in questo caso, sia a una distanza di 6 km a nord‐est nel Vallone di che nella zona di Saint‐Rhemy‐en Bosses. Da , si ricorda il ritrovamento di incisioni rupestri preistoriche plurifase in un riparo sotto roccia al sito di Barmasse, a quote 1600 m s.l.m.. Si hanno notizie di incisioni anche ad esempio a Ollomont a m 1350 slm. Anche se esistono numerose situazioni di riparo sotto roccia, e più raramente grotte, al momento non sono state rinvenute tracce riferibili al periodo neolitico all’interno della Valle del Gran San Bernardo. I dati generali valdostani suggeriscono, tuttavia, almeno una frequentazione, se non un’occupazione, di questa valle, in particolare durante la seguente età del Rame , quando inizia la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti di materie prime di cui ad esempio la è particolarmente ricca, per la presenza di rame principalmente nel Vallone d’Ollomont, ma anche attorno a a nord‐est. Come già accennato si hanno notizie sia di rame che di piombo nella zone della Falda del Gran San Bernardo a monte di Saint‐Rhemy. Recenti scoperti alla base del versante settentrionale a monte della città di Aosta hanno mostrato un notevole presenza dell’importante cultura campaniforme del III millenio. In conclusione, considerando le preferenze insediative sia in fondo valle che nelle prime colline e su collinetta e la collocazione dei siti cultuali e delle necropoli dell’epoca, non si deve escludere le possibilità che la base del versante settentrionale ben esposta attorno a Etroubles‐Eternod‐Saint‐ Oyen e Allein‐Allerod‐Ayez sono stati frequentati sia stata frequentata in questo periodo, in particolare visto che si trova su una viabilità evidentemente importante. Inoltre non si può escludere che possano venir fuori casi di sepolture dell’epoca sparse, come ad es. nel caso recente della ‘Signora di ’, che si collocava però in una zona ampiamente frequentata. L’età del bronzo (ca. 2200–900 a.C.) rappresenta un periodo ben attestato in Valle D’Aosta, con un aumento considerevole dei ritrovamenti in particolare in contesti di fondovalle, come recentemente nel sito dell’Ospedale Parini in Aosta. Sono riconoscibili nuove attività insediative,

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particolarmente a quote fino ai 1200 m s.l.m., e una notevole continuità di vita dei siti precedentemente insediati sulle prime colline come a Rapy, 1200 m slm, ma esemplificata anche dalla rinnovata attività ad alta quota 1600 m s.l.m. nel riparo a Barmasse in Valtournenche. La Valle del Gran San Bernardo, come anche la vicina Valpelline, è penalizzata dalla mancanza di scavi a quote profonde, ad esempio nei centri abitati, ma anche dalla mancanza di ricerche sistematiche, analoghe a quelle effettuate dalla Società Preistorica della Valle d’Aosta a Chenal nel comune di , dove è testimoniata una persistente frequentazione nel periodo. Numerosi studiosi sostengono che, durante quest’epoca con clima più mite, si registra una maggiore necessità di occupare siti collinari difendibili, come ad esempio a Bois de Monagnoulaz sopra Pre‐Saint‐Didier a 1200 m slm. Una recente scoperta in Val d’Ayas, riguardante la collina su cui sorge il castello di Graines, Brusson a ca. 1380 m s.l.m., ascrivibile alla fine dell’età del bronzo, conferma tale ipotesi anche per le valli laterali. Non sarebbe quindi sorprendente, in particolare data la vicinanza con importanti zone di miniere, trovare resti di quest’epoca lungo il ben esposto lato settentrionale del Torrente Artanavaz. Finora non è stato individuato né un sito collinare né un riparo sotto roccia dell’epoca nella Valle del Gran San Bernardo; comunque la necessità di occupare siti a quote sempre più alte sembrerebbe suggerire che, almeno durante queste prime epoche dell’età dei metalli, la zona sia stata occupata in particolare per la persistenza di un clima favorevole che avrebbe facilitato sia il passaggio oltralpe attraverso il valico del Gran San Bernardo, sia le ricerche minerarie nelle zone di montagna. In questo contesto si ricordano in particolare i ritrovamenti delle incisioni a coppelle attorno a Ollomont; finora non si hanno testimonianze documentate per la Valle del Gran San Bernardo, probabilmente per mancanza di ricerche.

Anche per l’età del ferro (ca. 1000 – I sec. a.C.) si hanno poche testimonianze documentate lungo la Valle del Gran San Bernardo. Si osservano comunque concentrazione di attività sempre al valico e attorno a Gignod en route per Aosta, dove recenti scoperte hanno mostrato una evidente continuità di occupazione. La prima età del ferro coincide con un deterioramento climatico, forse causa, almeno in parte, dell’abbandono dei siti di altura oltre i 1200 m s.l.m. (come osservato a Graines) e dalla mancanza di nuovi siti. Da ricordare comunque un continuo utilizzo del valico alpino a 2453 m slm che collega Italia e Svizzera è confermato ulteriormente dalla recente scoperta del cromlech e del tumulo del ‘Guerriero’ nord‐alpino. Inoltre il sito di Cheissan ‐ Emarèse a 1340 m s.l.m. mostra una continua ttività di ricerca per materie prime; la vicinanza con una miniera recente, che si contraddistingue

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per il recupero di pepite d’oro, una delle quali è stata ritrovata in un presunto tumulo dell’epoca, potrebbe indicare la presenza di un’attività almeno stagionale funzionale allo sfruttamento dei minerali a alte quote. Sporadici ritrovamenti di reperti di quest’epoca a Gignod nel punto di congiunzione della Valpelline e della Valle del Gran San Bernardo, mostra con certezza una frequentazione, che inevitabilmente porta a suggerire la nuova ricerca di materie prime lungo le due valle laterali anche in questo periodo poco conosciute. Si nota lo sfruttamento di depositi di solfuri di ferro durante l’epoca medievale sia a Ollomont che a Saint Rhemy (Mont Flassin), e non si esclude che queste fonti vengono ricercate e sfruttate già in quest’epoca come è stato mostrato recentemente indagando e datando scarichi di scorie di ferro a Miseregne di Fenis. Con il clima più mite della seconda età del Ferro (dopo il 500 a.C.), si osserva un notevole aumento nel numero di siti di ogni tipologia e in ogni zona della Valle, anche presso i centri abitati di Aosta, Gignod e Saint‐Rhemy, ma con insediamenti riconosciuti anche a quote oltre i 2000 m, come ad esempio l’importante sito in Valtournenche sul lato occidentale del Monte Tantané a 2430 m s.l.m.; praticamente un enorme villaggio. Si tratta in questo caso di un sito certamente più difendibile, forse a causa del contemporaneo arrivo dei romani in Valle, ma probabilmente anche connesso con lo sfruttamento dei minerali, vista la presenza, a partire almeno dal medioevo, di miniere in Val d’Ayas sopra Antagnod, a 2300 m s.l.m. Altri siti dello stesso genere sono stati ritrovati sopra la Valle di San Bartolomeo e la Valmeriana, quindi non sarebbero da escludere ritrovamenti anche sopra le altre valli laterali compresa la Valle del Gran San Bernardo e la Valpelline. Finora in questa fase però non esistono insediamenti certi all’interno della Valle del Gran San Bernardo, sicuramente a causa di una mancanza di ricerche. Comunque si notano sporadici ritrovamenti di monete e armille a Saint‐Rhemy e Gignod; l’ultimo probabilmente indizio di un necropoli in zona. Si ricorda che elementi di toponomastica sono stati utilizzati con successo in Valle d’Aosta per dedurre la presenza di siti già esistenti in epoca pre‐romana. In particolare si presta attenzione a siti con il toponimo chate-, forse di castelliere come Chatellair a 1010 slm fra Gignod e Etroubles e anche Chatellair a 1432 slm sopra Valpelline. Altro importante elemento di toponimo da notare è –od , ricorrente a Gignod, Eternod di Etroubles, Allerod di Allein (sito 839 ) e a Javiod di , mostrando le possibilità che siti pre‐romani persistano durante e dopo l’epoca romana.

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Epoca romana Con l’arrivo dei romani in Valle d’Aosta, a partire dal II sec. a.C., cioè ancora nella piena età del Ferro, si osserva un notevole aumento di siti e ritrovamenti sporadici. Frequentemente tali siti si localizzano in aree già insediate nel corso dell’età del ferro come a Chatillon, Aosta, Pré‐Saint‐ Didier, ovvero lungo i percorsi delle campagne militari d’oltralpe, che hanno portato ben presto alla costruzione delle importanti infrastrutture stradali verso il Piccolo e il Gran S. Bernardo. L’occupazione del territorio accelera con la conquista della Valle durante l’epoca Augustea e con la fondazione della città di Augusta Praetoria nel 25 a.C. Numerosi sono gli interventi di consolidamento della viabilità, in particolare collegati con la necessità di risolvere il passaggio in situazioni geografiche difficoltose con ponti, sostruzioni e sbancamenti o tagli nella roccia, tipologie costruttive ben riconoscibili ad esempio a Aosta, Villeneuve, . Molti tratti di viabilità sono probabilmente ancora da scoprire, in particolare dove non erano necessarie grandi opere costruttive come la salita graduale fra Aosta e Gignod. Gli andamenti delle strade romane possono essere inoltre dedotti dalla presenza delle tracce di insediamento, di tombe (solitamente vicino alle strade) oltre che da sporadici ritrovamenti, ad esempio i ripostigli di monete. Tutti questi sono stati trovati presso Gignod e ovviamente il valico stesso garantiva il passaggio della viabilità principale per Alpis Poenina e Octodurum (Martigny), invece a ovest di Etroubles si segnala finora solo la presenza di tombe e di un ponte (non confermato) sul Torrent Artanavaz, non abbastanza per garantire la sua associazione con la stazione romana detto ‘ Eudracinum ’ come suggeriscono alcuni studiosi. Secondo altri si troverebbe a Saint‐Rhemy, dove sono stati individuati resti strutturali dell’epoca. Si aggiunge che altri tratti del percorso principale potrebbero anche essere ipotizzati studiando la conformazione geomorfologica della Valle d’Aosta, come recentemente fatto da Akhet a nord di Aosta. Come accennato in precedenza è altamente probabile la presenza di una viabilità antica sul meglio esposto lato ortografico sinistro dell’Artanavaz fra Etroubles e Allein, dove infatti si hanno altri indizi di romanità. Non si può escludere le presenza di due strade romane, una principale rappresentata della Via Alpis Poenia e l’altra secondaria a servizio di Allein, Doues, e eventualmente Roisan, anche se potrebbe anche essere ipotizzato che la strada principale rimaneva sul versante settentrionale scendendo fino vicino all’attuale ponte a valle di Allein‐Allerod, 3 km a est di Etroubles. Si ricorda inoltre che la zona mineraria a Ollomont è raggiungibile tranquillamente su mulattiere da Etroubles via Allein e Doues rimanendo praticamente in quota (1300 m slm).

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Da ricordare inoltre la possibilità che certi toponimi lungo la viabilità possano offrire spunti importanti; si può anche considerare la possibilità, provata in molti casi dell’Alta Valle, che certi toponimi lungo la supposta viabilità possano suggerire la presenza di insediamenti romani, forse a carattere rustico. Oltre al suffisso -od già citato, che mostra la presenza di possibili insediamenti pre‐romani che persistono durante l’epoca storica come a Gignod, Allerod e Eternod, si accenna con particolare interesse ai nomi di luoghi con suffisso -an , come Roisan, Bramian ad Allein la frazione di Aillan a Doues quella di Nean a Ollomont, e in un punto molto interessante a Meylan, in posizione dominante sopra il punto di confluenza dell’Artanavaz e del , con vista lungo la valle verso non solo Gignod ma anche Aosta stessa. Si trova inoltre in posizione opposta rispetto all’ipotizzato castelliere dell’età del Ferro a Chatellair (Condeminaz). Oltre a questi suffissi si nota anche le presenze dei toponimi –ogne, di nuovo suggerendo insediamenti romani nel Vallone di Ollomont con Tsanogne e Togne.

Epoca medievale L’epoca medievale è una fonte di dati archeologici frequentemente poco considerati a confronto con i più noti studi pre‐protostorici e romani. Si hanno, infatti, testimonianze di nuove tipologie d’insediamento, ad esempio la costruzione dei castelli come a Saint Rhemy ‐ Castel Bosses, a Saint‐ Oyen ‐ Chateau Vedun, a Roisan ‐ Rhins e a ‐ Tournalla del XII‐XIV secolo d.C. e casa forti come Tour Vachery a Etroubles, Chez Vuillen a Saint‐Rhemy, Tornallo a Valpelline del XIII‐XV secolo d.C., a controllo di territori che comprendono sia villaggi già fondati in epoca precedente in aree favorevoli all’insediamento e serviti da viabilità antica, sia nuovi impianti che occupano zone meno vantaggiose e che richiedono nuove strade d’accesso. I nuovi insediamenti, proprio perché sorti in zone in precedenza non sfruttate per la coltivazione, hanno bisogno di superare problemi di terreno meno fertile usando metodi agricoli innovativi di bonifica, come terrazzamenti e sistemazioni delle sponde dei torrenti, o come i canali irrigui, o “ru”, tipici della Valle d’Aosta, esemplificato in particolare nella zona dell’attuale progetto dal ru (sito 2214) posto però a 1200 m slm a monte della statale e i ru per Chatellair di Gignod e La Condemine di Allein sui lati opposti del Torrente Artanavaz (siti 2210‐2237). Frequentemente i ‘ru’ principali hanno origine in epoca medievale, in particolare nel XIV secolo d.C.; Etroubles sembrerebbe essere stato un sito particolarmente importante per l’approvvigionamento d’acqua, come mostrano anche documenti di gente locale che ha cercato di resistere alla realizzazione di nuovi canali da mettere a disposizione di privati invece che di comuni. Questi canali hanno soddisfatto sia i bisogni

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dell’agricoltura, permettendo di bonificare nuovi terreni, che di infrastrutture come mulini, forni e granai comunali. Frequentemente zone di attività sono suggerita dai toponimi come qui a Fabrique e Moulin Du Pont poca distante a est, certamente utilizzando il torrente per generare la potenza necessaria per le attività industriali. La data dell’inizio dell’attività a La Fabrique non è ancora certa, ma si è potuto comunque osservare che gli edifici sono plurifase. Frequentemente si trovano nuove attività industriali e di sfruttamento minerario, in particolare alla ricerca di metalli di pregio come oro, argento, rame e ferro, ma non dimenticando la produzione di pietra ollare. Nelle valli laterali settentrionali della Valle d’Aosta l’epoca è caratterizzata per l’immigrazione di popoli germanici; in particolare i Walser, che, arrivati dal , via il Colle Teodulo, si stabiliscono nella valle del Lys e a Evançon a partire già dal XII secolo d.C., se non addirittura prima, e sfruttano i terreni vergini delle zone di alta valle. I Walser sono arrivati anche in Valpelline attraverso il difficoltoso Col Collon a nord di Prarayer. L’occupazione medievale di Etroubles è documentata almeno dal XII secolo d. C., con le parrocchie della parte bassa della Valle Gran San Bernardo note già nel 1176 d. C., anche se non sono stati finora rintracciati gli edifici religiosi stessi. Si accenna nuovamente alla generica mancanza di dati per l’epoca alto medievale. Viene unicamente ricordata la fondazione paleo‐cristiana della chiesa di S. Remigio a Saint‐Rhemy. La chiesa attuale di Etroubles dedicata a S. Maria Assunta risale almeno al XIII secolo d.C., mentre quella di Saint Oyen è del secolo precedente. Si ricorda inoltre un riferimento a La Clusaz per la presenza di una cappella associata con un ospizio‐ospedale per pellegrini dal XIII secolo d.C. Le frequenti cappelle lungo la viabilità principale, ma trovate anche ad esempio a Eternod, sono solitamente costruzioni più recente (dal XVII secolo d.C in poi). Ricerche storiche sugli edifici medievali della valle hanno portato a luce una notevole quantità di dati, come ad esempio case rustiche e granai datati con dendrocronologia al XV secolo a Clemencey di Gignod e Lavanches di Etroubles. Le viabilità secondarie dell’epoca sono caratterizzate da mulattiere, magari con superficie lastricata in alcuni punti e occasionalmente definita da muri a secco, terrazzata sul lato a valle e costruita utilizzando materiali derivati dalla bonifica dei campi circostanti sulla parte bassa del versante o all’interno della fascia alluvionale. Sotto alcune delle viabilità secondarie si segnala l’occasionale presenza di “ru”, anche se frequentemente i canali piu antichi sono stati sostituiti dai condotti moderni.

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Delimitazione delle aree di rischio archeologico sulla base delle opere in progetto, e redazione delle planimetrie associate (Tav. 3).

Al termine del lavoro di analisi, si è proceduto a delimitare le aree di potenziale archeologico in corrispondenza dei lavori in progetto nei tratti per i quali sono previste operazioni di scavo per la posa in opera di nuove infrastrutture. Sono state quindi create le planimetrie tematiche allegate al presente studio, all’interno delle quali sono state rappresentare tutte le informazioni desunte dalle precedenti analisi, ovvero: o Dati utili alla localizzazione o Elenco riassuntivo dei dati bibliografici e presenza di vincoli e relativa documentazione grafica o Toponimi derivati dall’analisi delle cartografie storiche o Elementi desunti dall’interpretazione delle foto aeree

Nell’ambito del presente lavoro si è inoltre proceduto ad una verifica sul terreno delle aree interessate dal progetto, come si evince dalle fotografie allegate alla presente relazione, e ad una survey mirata nella aree non urbanizzate, che hanno confermato ed integrato i dati desunti dallo studio delle foto aeree. Al termine del lavoro si è proceduto alla delimitazione delle “Aree di rischio archeologico” con indicazione del differente grado di rischio archeologico (Tav. 3).

Di seguito lo schema che è stato utilizzato per l’attribuzione del grado di rischio e il tipo di intervento suggerito: Origine Valore Prescrizioni ‐Area sottoposta a vincolo o con 5 ‐Possibile realizzazione di trincee/saggi preventivi da eseguire evidenze note o acquisite nel corso prima dell’inizio dei lavori per verificare la consistenza del della ricerca. deposito archeologico e permettere alla Soprintendenza competente di effettuare le opportune valutazioni ‐Da valutare la possibilità di modificare il tracciato in progetto (in base alla fase di autorizzazione)

‐Zona a rischio elevato per la presenza 4 ‐Possibile realizzazione di sondaggi preventivi in corso d’opera di anomalie molto evidenti sul terreno da realizzarsi mediante cantierizzazione dell’area in una fase o tratti di progetto obbligati (ad es. antecedente a quella di realizzazione dell’opera in progetto centri urbani) ‐Zona identificata come “ad alto 3 ‐Assistenza continua da parte di archeologi professionisti. potenziale”. Documentazione integrale delle stratigrafie (grafica, fotografica ‐Zona con particolari caratteristiche e schedo grafica) 14

geomorfologiche favorevoli alla ‐ Possibili interruzioni delle attività di realizzazione delle opere presenza di elementi archeologici in caso di ritrovamenti che potrebbero comportare la necessità ‐Zona con presenza di tracce rilevanti di procedere ad un ampliamento dello scavo archeologico. individuate nell’analisi delle ortofoto. ‐Zona identificata come a 2 ‐Sorveglianza archeologica in fase di realizzazione dell’opera da “basso/medio potenziale” prive di realizzarsi da parte di archeologi professionisti con particolari elementi di rischio. documentazione a campione delle stratigrafie (grafica, ‐Zona con tracce vaghe individuate fotografica, schedo grafica) dall’analisi delle ortofoto. ‐Zona identificata come a “basso 1 ‐Da valutare la necessità della sorveglianza archeologica in base potenziale” per l’assenza di elementi alle risultanze dei lavori effettuati nelle tratte limitrofe. particolari di rischio ovvero la loro possibile asportazione. ‐Zona identificata come a “basso 0 ‐ Nessuna prescrizione potenziale” per l’assenza di elementi particolari di rischio ovvero la loro possibile asportazione.

Dall’analisi del progetto sembra evidente che i lavori per quasi tutto il tratto non avranno grande impatto su possibili stratigrafie antiche, come mostra il grado di rischio assegnato, mai oltre il livello 2. Si suggerisce comunque di prestare attenzione principalmente in prossimità dell’impianto di costruzione pluri‐fase al terminale est del progetto in particolare per la presenza di antiche infrastrutture. Si enfatizza anche il valore in conservazione e presentazione di elementi degli antichi impianti. Di seguito una descrizione dettagliata dei diversi tratti del tracciato in progetto e del rischio archeologico assegnato:

Tratto A – dalla presa fino all’attuale viabilità secondaria- Rischio 1 La vecchia infrastruttura dove presente è malridotta e in almeno un punto sparisce sotto un evidente episodio franoso.

Tratto B - Area degli attuali edifici e impianti a monte- Rischio 2 Lieve aumento del rischio archeologico per la vicinanza con l’insediamento abbandonato. Si suggerisce una sorveglianza archeologica in particolare rispetto agli edifici principali, già in degrado e riutilizzati in maniera grossolana dall’ultimo grosso condotto.

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Riferimenti bibliografici

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Sono stati inoltre utilizzati:

Cartografia Tecnica della Valle d’Aosta Vari siti internet della Valle d’Aosta www.valasc.it

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Immagini fotografiche

Fig. 1 Pilastro isolato nel bosco

Fig. 2 I due edifici di La Fabrique- il progetto passa nell'area verde dietro l'edificio a destra

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Fig. 3 Il ponte moderno sul Torrente Artanavaz

Fig. 4 Lo stato attuale del vecchio ru nel bosco a ovest di La Fabrique.

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Fig. 5 Il ru obliterato da una frana a ovest del percorso .

Fig. 6 Successione di strutture pertinenti ai vecchi impianti

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Fig. 7 Situazione strutturale plurifase a est dell'edificio meridionale

Fig. 8. Situazione strutturale plurifase a est dell'edificio meridionale

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Fig. 9 Vecchio lavoro di arginatura a ovest di La Fabrique

Fig. 10 Il lato settentrionale dell'edificio Meridionale

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Fig. 11 Situazione plurifase sul lato meridionale dell'edificio settentrionale

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Legenda delle tavole di sintesi

Elementi del progetto Aree di specifico interesse archeologico (RAVA) Valutazione del rischio archeologico

Condotta in acciaio DN1000 PTP-VINCOLI AREE ARCHEOLOGICHE 0 3 Centrale 1 4 PRG-AREE ARCHEOLOGICHE Opera di Presa 2 5

Siti archeologici noti da bibliografia Elementi derivati dall’analisi delle fotografie aeree

Età pre-protostorica Età medievale Anomalie di origine naturale g Insediamento N Castello - fortezza - casatorre Area alluvionale Ritrovamento sporadico Ì Chiesa Altura/Pendio ripido è Tomba o necropoli g Insediamento Terreno adatto alla coltivazione  Luogo sacro o di culto Ì Miniere-cave Strada ipotizzata è Tomba o necropoli Paleoalveo Masso erratico/Elemento litico áá Viabilità e strade Età romana Ë Infrastruttura Ë Infrastruttura Anomalie di origine antropica Ritrovamento sporadico g Insediamento Terrazzamento/Struttura L Toponimo Ritrovamento sporadico Traccia Ru/Canale irriguo

áá Viabilità e strade Strada ipotizzata Elementi derivati da ricognizione di superficie è Tomba o necropoli Canale Ì Miniere e cave Elementi dell’idrografia Strada/Sentiero  Luogo sacro o di culto Specchio d’acqua L Toponimo Terrazzamento Torrente Strada ipotizzata Paleoalveo Insediamento/Centro storico

Area di interesse per possibili attività antropiche La Fabrique Scala 1:5000 ® 841

804

835 839 839

2 237 2220

2237

2 214 2222

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0 100 200 400 600 800 1.000 Meters La Fabrique Scala 1:5000 ® 841

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835 839 839

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2237

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0 100 200 400 600 800 1.000 Meters La Fabrique Scala 1:5000 ® 841

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