Storia Di Pombia Antica E Del Suo Territorio

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Storia Di Pombia Antica E Del Suo Territorio STORIA DI POMBIA ANTICA E DEL SUO TERRITORIO date e avvenimenti dal XIV al XIX secolo a cura di Claudio Silvestri anno 2016 Storia di Pombia Antica e del suo territorio Progetto e realizzazione grafica Claudio Silvestri Stampato presso Tipolitografia TLS via Borgoticino 7 - Comignago Prima edizione settembre 2016 2 Storia di Pombia Antica e del suo territorio Presentazione Ci siamo lasciati al volume primo della Storia di Pombia Antica con gli avvenimenti all’inizio del XIV secolo, la distruzione della fortilicia (il Castel Domino) nel 1311 nel corso delle guerre tra il Comune di Milano e il Comune di Novara, ultimo baluar- do di residenza signorile nell’antico castrum pombiese. Non avevo promesso nulla circa la prosecuzione della ricerca storica, avevo però lan- ciato segnali rimandando ad ulteriori approfondimenti la descrizione di luoghi e av- venimenti a chiusura del secolo XIV e come cerniera con gli inizi del secolo XV con i feudi di Pombia e di Varallo Pombia e poi una carrellata storica percorrendo i suc- cessivi secoli sino all’Ottocento. Oggi questo impegno diventa realtà. Mi pare di poter dire che le vicende di Pombia nei secoli successivi, ad iniziare dall’epoca feudale, sono ricche di argomenti legati a tradizione storica e vita sociale di grande fascino, registra forse minore interesse negli studiosi che si sono riferiti soprattutto al periodo medioevale per la grande storia di Pombia e dei suoi monu- menti. E’ questa una condizione comune a tutto il territorio, anche Pombia sostanzialmente, dopo la distruzione delle strutture fortificate e la generale riorganizzazione ammini- strativa dei territori voluta dai Visconti nel novarese, perde inevitabilmente di impor- tanza. Così la cronaca nei secoli successivi all’epoca feudale, risulta scarna di atti che ri- mandano ad episodi rilevanti, mentre cominciamo ad avvalerci dal Cinquecento in avanti delle testimonianze depositate presso gli archivi notarili. Si passa, insomma, dalle pergamene più antiche che hanno contrassegnato la “grande storia” agli atti di repertorio, per alcuni fondi veramente abbondanti, che hanno de- scritto la vita della comunità e la quotidianità di Pombia. Le stesse notizie relative ai monumenti pombiesi dal Trecento in poi risultano defici- tarie, pochi accenni sono disponibili per quanto riguarda lo sviluppo urbanistico del Paese. Non mi risulta che in passato esperti abbiano intrapreso studi settoriali di Pombia e del suo territorio, come una catalogazione del catasto antico a partire dalla Carta di Maria Teresa che avrebbe consentito di analizzare gli sviluppi urbanistici e architettonici di Pombia a partire dai primi decenni del XVIII secolo. Pare evidente che per i secoli successivi al ‘300 ci si avvalga degli studi che hanno descritto l’insorgere delle infeudazioni nei nostri territori, con una lente particolare sul feudo di Pombia e di Varallo Pombia il quale vede il perdurare delle proprietà delle grandi famiglie nobiliari, fino all’avvento dei princìpi napoleonici ad inizio ‘800. Il lavoro è stato strutturato, in analogia al precedente, seguendo le orme della storia di carattere generale che ha distinto le nostre zone, mettendo a confronto le vicende storicamente conosciute con i risvolti politici, sociali, economici e di costume che si 3 Storia di Pombia Antica e del suo territorio sono realizzati nel nostro territorio. La cornice entro la quale si è sviluppato il lavoro di dettaglio architettonico e artisti- co comprende un’indagine conoscitiva dell’abitato di Pombia (le notizie non sono purtroppo molto ricche), le ville sette-ottocentesche, le cascine del territorio, i mulini, oltre agli edifici già esaminati nel precedente studio che forniscono ulteriori elementi di pregio conseguenza dei passaggi di proprietà e dei rimaneggiamenti nelle epoche successive. Ne sono un esempio la chiesa di San Vincenzo in Castro, la chiesa di Santa Maria della Pila nella sua totale descrizione ad iniziare cioè dalla perdita di funzioni amministrative del castrum e menzionata già nel XII secolo, il Bastione quattrocentesco che si erge come porta di ingresso alla località Castello. Altri manu- fatti, alcuni meno conosciuti che rivelano una loro nascosta bellezza, sono stati og- getto di indagine e di studio; per citarne alcuni, Casa Natta e Palazzo De Visard, il castello del Monticello, il Castellazzo, e altri ancora. Al termine di questo impegnativo lavoro, rivolgo il mio particolare ringraziamento ad alcune persone che si sono rese disponibili per consigli utili e la raccolta di infor- mazioni. Un sincero e fraterno riconoscimento a chi mi è stato di supporto tecnico- informatico ma anche per l’incoraggiamento in questa seconda fatica. Un grazie infine all’Amministrazione comunale per l’interessamento concreto all’iniziativa. Non mi resta a questo punto che augurare una buona lettura. Claudio Silvestri 4 Storia di Pombia Antica e del suo territorio PARTE PRIMA 5 Storia di Pombia Antica e del suo territorio 6 Storia di Pombia Antica e del suo territorio CONTESTO STORICO E REALTA’ TERRITORIALE DOPO IL TRECENTO I FEUDI DI POMBIA E DI VARALLO POMBIA A TUTTO IL CINQUECENTO Le vicende di Pombia narrate nella mia precedente pubblicazione “Storia di Pombia Antica e del suo territorio - date ed avvenimenti dalla preistoria all’epoca feudale”, terminano in con la descrizione del Castel Domino che nel 1311 viene distrutto du- rante la guerra tra il Comune di Milano e il Comune di Novara, dando inizio così con la distruzione delle strutture fortificate e in concomitanza con la generale riorganiz- zazione amministrativa dei territori nel novarese, alla perdita di importanza politica e amministrativa che il centro aveva avuto in passato. Ma facciamo un passo indietro. Come già ricordato nella prima pubblicazione, verso la metà del XII secolo nuove esigenze che si manifestavano nel novarese danno cor- po all’insediamento del dongione a Pombia, periodo in cui peraltro si diffondono le abitazioni del castellano nell’Italia padana. Il controllo del territorio rimane comunque nelle mani delle famiglie facenti parte del potente gruppo parentale dei conti Da Castello come gli Abati, i Barbavara, i Caval- casella, i Gritta, i quali, interessati ad ottenere la cittadinanza novarese, nei primi anni del XIII secolo prendono accordi con il comune cittadino per cedere formalmen- te i loro castelli e i loro beni ricevendoli di nuovo subito in feudo, continuando in questo modo ad esercitare la loro giurisdizione sui luoghi e sugli uomini, ma sotto l’ala protettiva del Comune di Novara. Le notizie sulla presenza del Castel Domino tornano a comparire nella seconda metà del XIII secolo, dopo un lungo periodo di silenzio delle fonti, durante gli aspri scon- tri militari tra opposte fazioni che vedono fronteggiarsi nei territori dell’ovest Ticino i sostenitori dei Torriani e quelli dell’arcivescovo di Milano Ottone Visconti. Il ca- stello di Pombia viene preso una prima volta dal Visconti nel marzo 1275 con l’ausilio del marchese di Monferrato e grazie all’apporto di truppe inviate dal re di Castiglia. Di nuovo, in seguito, da Galeazzo Visconti tra maggio e ottobre 1301 per ricadere subito dopo in mano ai novaresi. Con la vittoria dei Tornielli nel 1311, il castello di Pombia allora controllato dal Comune di Novara sotto il regime dei Brusa- ti e dei Cavallazzi, come detto in precedenza, viene distrutto. Una seconda distruzione avviene alcuni decenni più tardi nel 1359, quando Galeazzo II, per impedire un utilizzo delle fortificazioni da parte dei suoi nemici in caso di conflitto, ne ordina lo smantellamento. Ecco dunque che l’antico capoluogo di contea era ormai stato declassato al ruolo di semplice terra soggetta del distretto cittadino novarese e il suo territorio inserito nella 7 Storia di Pombia Antica e del suo territorio squadra del Ticino; la nuova organizzazione amministrativa voluta dal Visconti al novarese nel 1361-1362 era basata infatti su circoscrizioni rurali, governate da vicari o podestà in stretto rapporto con il comune di Novara e con il signore. Si arriva ai primi decenni del Quattrocento con la politica di infeudazione messa in atto dal nuovo duca Filippo Maria Visconti che interessa anche Pombia e che di se- guito ripercorriamo nelle tappe fondamentali. I VISCONTI In Europa tra il 1200 e il 1450 si erano formati forti Stati nazionali, Francia, Inghil- terra, Spagna. In Italia in quello stesso periodo avveniva un processo in parte simile, sorgevano cioè alcuni Stati indipendenti, con un proprio esercito, con il potere di di- chiarare guerra e di firmare la pace, con un proprio dominio su città e campagne; ma a differenza degli Stati europei, gli Stati italiani erano molti con confini limitati alle proprie regioni, con un numero limitato di abitanti e il potere era nelle mani di un signore che poteva essere scelto dal popolo tra un ricco mercante, un banchiere, un magistrato, un avventuriero o un soldato. Nel corso di anni il signore era riuscito ad ottenere per sé, per i propri figli e per i loro discendenti il diritto a guidare lo Stato. Lo Stato si era dunque trasformato in principato; così ad esempio, i Visconti erano diventati duchi di Milano, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara, i Medici di Firenze, i Montefeltro di Urbino. A partire dal 1380 cinque Stati dominano la vita italiana: il ducato di Milano, la Re- pubblica di Venezia, il comune di Firenze, lo Stato della Chiesa, il regno di Napoli. Il primo e più deciso tentativo di conquista parte da Milano; la città era in mano alla famiglia Visconti, tra il 1380 ed il 1427 con Gian Galeazzo Visconti prima e suo fi- glio Filippo Maria poi, i Visconti tentano una grande politica di espansione territoria- le bloccata però dall’intervento di Firenze e Venezia.1 Filippo Maria Visconti muore nel 1447 senza eredi maschi. Gli succede Francesco Sforza, un capitano di ventura che ne aveva sposato la figlia Bianca Maria. ٭٭٭٭٭٭٭٭٭٭ Nei nostri territori il feudo dei Visconti si riscontra nel 1407 quando il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, nomina Uberto signore di Borgo Ticino e Varallo Pombia.
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