Urbana in Età Medievale E Moderna the City for Foreigners As Addition Or Urban ‘Otherness’ in Medieval and Modern Ages
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La città dei forestieri come addizione o ‘alterità’ urbana in età medievale e moderna The city for foreigners as addition or urban ‘otherness’ in medieval and modern ages FRANCESCA CAPANO, SALVATORE DI LIELLO In età medievale e moderna in molte città occidentali si assiste allo sviluppo di diverse culture insediative, che non di rado aggiungono un’altra città, quella dei forestieri, in cui ragioni di volta in volta commerciali, produttive, militari o religiose appaiono significative di una volontà o necessità di riprodurre forme urbane o insediative simili a quelle dei luoghi di provenienza, di diversa origine e tradizione, che non sempre vanno ad integrarsi con i tessuti che le accolgono. Molti i casi di città occidentali, costiere o continentali, il cui impianto odierno rivela nella diversità dei tracciati un sedimentato mélange di storia urbana, prezioso documento di multiculturalità. La sessione intende confrontare studi e ricerche sull’argomento, che valutino continuità o fratture rispetto alla forma urbana preesistente, utilizzando il documento iconografico come principale strumento d’indagine. In the medieval and modern age we find in many western cities the development of different urban cultures, which generally produce ‘another’ city’; it is the city of foreigners, where commercial, productive, military or religious reasons appear to be significant of a will or need to reproduce urban forms looking like those of their countries of different origin and tradition, which rarely integrate with the welcoming cities. There are many cases of western, coastal and continental cities which show different traces, proving to be a sedimented ‘mélange’ of urban history and a precious multicultural document. The session will compare studies and researches on this topic, by analyzing the continuity or the interruption respect to pre-existing urban form and using the iconographic documents as the most useful research tools. La Città Altra Storia e immagine della diversità urbana: luoghi e paesaggi dei privilegi e del benessere, dell’isolamento, del disagio, della multiculturalità Gli spazi claustrali dell’ordine domenicano: insule religiose della Napoli moderna tra fondazione e trasformazione The claustral spaces of Dominican order: religious insulæ of modern Naples between foundation and transformation PASQUALE ROSSI Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli Abstract Il contributo intende offrire un quadro sintetico delle vicende di insediamento, comprese tra l’età medievale e moderna, dell’ordine domenicano a Napoli. Antichi complessi ecclesiastici trasformati nel tempo che rappresentano una parte dello straordinario patrimonio ecclesiastico esistente nel centro storico partenopeo. Spazi e chiostri delineano un palinsesto unico in un contesto urbano caratterizzato da una marcata presenza di architettura sacra che ha subito rimaneggiamenti e trasformazioni incisive in seguito alle politiche anticlericali di età napoleonica. Queste insule sacre nell’età borghese diventano oggetto di riadattamento, con gli ambienti di preghiera e vita comunitaria destinati ad altre funzioni (sedi di istituti di istruzione, di servizio pubblico o di opifici). Con il confronto di fonti documentarie, iconografiche e letterarie saranno comparati alcuni casi emblematici con la redazione di una mappa dei luoghi sacri nella struttura urbana. The study provides a summary of the settlement events of the Dominican order in Naples in the medieval and modern age. Ancient ecclesiastical structures were transformed in the different areas and represent a part of the extraordinary sacred patrimony existing in the historic center of Naples. Spaces and cloisters delineate a unique palimpsest in an urban context with a strong presence of sacred architecture it was changed in an incisive way in the Napoleonic age for anti-clerical policies. These sacred insula in the bourgeois age become the object of renovation, with the spaces destined to other functions (educational institutions, public service centers or workplaces). Documentary, iconographic and literary sources will be compared to define a map of the sacred places in the Neapolitan urban structure. Keywords Centro storico, chiostri domenicani, fabbriche Historical center, dominican cloisters, factories. Introduzione Dal medioevo all’età moderna i complessi domenicani assumono un ruolo rilevante nella struttura urbana della città di Napoli. Verso la fine del XVIII secolo il processo di insediamento delle insule ecclesiastiche assume proporzioni significative, forse eccessive, nel tessuto urbano. Si tratta di altra particolare testimonianza del processo di stratificazione storica, giunto attraverso trasformazioni e riadattamenti degli originari spazi claustrali. In alcuni casi i chiostri dei conventi assumono configurazioni del tutto diverse: da spazio della preghiera a spazio della produzione. I luoghi e gli ambienti assumono così un fascino straordinario sia pure derivante da un totale cambiamento, concepito in un diverso contesto Gli spazi claustrali dell’ordine domenicano: insule religiose della Napoli moderna tra fondazione e trasformazione PASQUALE ROSSI storico e per una diversa funzione. Santa Caterina a Formello è un caso emblematico; è un tema di attenzione storiografica per la stupefacente sovrapposizione di elementi architettonici e artistici esistenti che sussistono in totale disaccordo. Occasione di dibattito su ‘continuità e discontinuità dell’architettura’ che nel contemporaneo diventa, per iniziativa privata, anche ipotesi di progetto [www.madeincloister.com]. Una terza vita di una sorprendente architettura che riporta tutti i segni della sua secolare storia, una storia che coincide con quella del nucleo antico di Napoli, autentico e unico palinsesto artistico (Patrimonio Umanità, UNESCO-1995). 1. La fondazione di strutture domenicane a Napoli L’arrivo degli ordini mendicanti a Napoli è attestato, da varie fonti, intorno al primo quarto del XIII secolo. Tra francescani e domenicani nell’esercizio della missione spirituale e nella ‘scelta della povertà’, con la quotidiana prova della ‘predicazione itinerante’, si realizzano in città vari insediamenti conventuali. I francescani trovano una primitiva sede in Santa Maria ad Palatium per poi attestarsi nella principale sede di San Lorenzo maggiore mentre i domenicani fonderanno il loro primario complesso in San Domenico maggiore con il supporto della nobiltà del Seggio di Nido. Successivamente l’‘ordine dei predicatori’, con il sostegno degli Angioini e degli aristocratici del Sedile di Porto, faranno sorgere, il convento di San Pietro martire (intorno al 1294), nella zona prospiciente la linea di costa [Vitolo, 2001]. Un sito collegato al mare nel luogo dell’originaria Calcaria, dove naturalmente risultavano necessarie la cura e l’assistenza sociale per la presenza di una variegata popolazione (mercanti stranieri, immigrati, artigiani), che aveva trovato insediamento soprattutto in conseguenza del progetto di espansione angioina, determinato dalla costruzione di Castel Nuovo, del Molo cittadino e dallo spostamento del Mercato. Nella prima metà del Duecento, anche carmelitani e agostiniani avevano dato impulso alla fondazione delle loro sedi principali (Carmine maggiore e Sant’Agostino alla Zecca), per una ‘mission’ e una presenza religiosa che si concentra nell’area dei cosiddetti ‘quartieri bassi’, configurando di fatto, già in quest’epoca, una diffusa estensione delle proprietà ecclesiastiche nel territorio cittadino. In tal senso si segnala che nei pressi dell’area del Carmine già sussisteva la sede di San Giovanni a mare (metà del XII secolo): antico sito di assistenza per i pellegrini e i cavalieri che, a Napoli, potevano avere base e appoggio nel contesto delle principali sedi gerosolomitane del Mediterraneo, collocate nei vari baliaggi provinciali e nei tre Gran Priorati dell’Italia meridionale (Capua, Barletta e Messina). La serie di insediamenti risalenti al periodo medievale, trova incremento e maggiore diffusione a partire dalla metà del Cinquecento, quando inizia un processo che porta a una maggiore ed estesa presenza ecclesiastica nel nucleo di fondazione della città. Pertanto alle sedi degli ordini ‘mendicanti’ si aggiungeranno anche quelle dei ‘chierici regolari’ con una prevalente presenza, in età moderna, di gesuiti e teatini. In questo periodo l’insediamento dei complessi ecclesiastici a Napoli è una nota conseguenza degli esiti controriformistici, ma anche e soprattutto una forma di controllo del territorio cittadino; ma questa presenza cattolica osservante è anche fonte di potere economico, è significativa dimostrazione di forza per una città che, per posizione geografica, importanza e vivacità culturale, aveva sempre rappresentato un ponte verso l’Oriente e verso Costantinopoli. Ed è proprio in questo periodo che saranno intrapresi nuovi programmi artistici in sostituzione di una cultura figurativa bizantina e romanica, e che, in origine, era diffusa con numerose testimonianze, proprio cancellate in questo preciso contesto [Alisio, 1977; de Seta, 1981]. La Città Altra Storia e immagine della diversità urbana: luoghi e paesaggi dei privilegi e del benessere, dell’isolamento, del disagio, della multiculturalità 1: Tra via Duomo e Porta Capuana: in evidenza (colore verde) sono le strutture ecclesiastiche esistenti nella parte nord-orientale del nucleo antico della città di Napoli. Monasteri e conventi, appartenenti a diversi ordini religiosi, occupano intere insule, prima alienate e poi adattate a nuove funzioni dopo