Corrispondenti Bonomelliani

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Corrispondenti Bonomelliani CORRISPONDENTI BONOMELLIANI Cardinale ANTONIO AGLIARDI Monsignore DEMETRIO CARMINATI a cura di Guido Astori e Antonio Fappani ATENE0 DI BRESCIA '969 A sua eccellenza monsignor dottor LUIGI MORSTABILINI Vescovo di Brescia questi epktolari in cui vivono ansie ideali dibattiti di tempi non meno contrastati dei nostri sono dedicati CORRISPONDENTI BONOMELLIANI Cardinale ANTONIO AGLIARDI Monsignore DEMETRIO CARMINATI a cura di Guido Astori e Antonio Fappani Supplemento ai COMMENTAR1 DELL'ATENEO DI BRESCIA PER L'ANNO 1969 Direttore responsabile UGO VAGLIA Autorizzazione &l Tribunale di Brescia N. 64 in data 21 gennaio 1953 TIPO-LITO FRATELLI GEROLDI - BRESCIA - 1970 PREMESSA Nel quadro sempre più ampio degli studi su mmignor Ge- remia Bonomelli si è creduto opportuno pubblicare i due epistolari del cardinale Antonio Agliardi e di monsignor Demetrio Carmi- nati che servono ad illuminare l'ambiente e la figura dell'eminente eeclesÙzstico attraverso i problemi preminenti dei tempi in cui visse. Alla raccolta, suddiwisa in due parti, sono state premesse noti- zie introduttive, e note utili all'intelligenza dei testi. Licenziundo il lavoro, i curatori ringraziano l'Accademia bre- sciana che ha voluto tangibilmente corrispondere al desiderio sem- pre più espresso di un appofdimento della figura dell'eminente ecclesiustico bresciano. Fac-simile di una lettera del cardinale Agliardi a mons. Geremia Bonomelli Il cardinale Antonio Agliardi a monsignor Geremia Bonomelli a cura di Guido Astori e di Antonio Fappani INTRODUZIONE Molte sono le ragioni che conferiscono importanza al presente carteggio. Basta rilevarne tre e ciok: le personalità dei corrispon- denti; gli alti incarichi ricoperti; ed infine, il valore intrinseco delle lettere stesse. Sulla personalità dei corrispondenti, almeno su uno di essi è doveroso fermarsi alquanto. Accenniamo appena al destinatario Monsignor Geremia Bonomelli che rappresenta, ormai, uno dei no- mi più importanti della storia religiosa e civile italiana di questi ultimi cent'anni. Bresciano di nascita (nacque a Nigoline il 22 set- tembre 1831), alunno della Gregoriana, professore nel Seminario di Brescia, przvosto di Lovere dal 1867, eletto nel 1871 Vescovo di Cremona, egli fu certo uno degli esponenti più in vista dell'epi- scopato italiano degli ultimi cent'anni. Spirito aperto, mente pron- ta a cogliere i segni dei tempi, fu uno dei più acuti interpreti de- gli stessi e, al contempo, un profeta. interessante riportare ciò che di lui scrisse il suo interlocu- tore, il card. Antonio Agliardi all'indomani della morte di mons. Bonomelli avvenuta il 3 agosto 1914 a Nigoline. Scriveva il cardinale da Roma, il 4 agosto 1914 al Capitolo della Cattedrale di Cremona : q Voglio essere dei primi a manifestare a cotesto Capitolo Cat- tedrale il mio rammarico per la perdita del suo Vescovo. Negli annali di cotesta Diocesi Monsignor Geremia Bonomelli sarà scritto tra i più grandi che ne abbiano tenuto la cattedra epi- scopale; il potente ingegno, i suoi scritti, il suo gran cuore, la stima universale da cui fu circondato in vita e compianto in morte lo col- locano al di sopra della schiera comune, benché veneranda. Com- piuti gli uffici del suo particolare ministero pastorale, la sua ani- ma abbracciava quanto v'ha di bello, di utile, di nobile, dapper- tutto, incentrando i suoi affetti nella devozione alla S. Chiesa e all'Augusto Suo Pontefice e nel desiderio della prosperità del no- stro Bel Paese: se vi fu esuberanza, in qualche suo atto, non vi fu difetto mai nella santità delle sue intenzioni. Egli pel primo con- cepì e con costanza tutta lombarda consolidò l'Opera nell'Emigra- zione pei nostri operai nel19Europa; quest'ultima porterà il suo no- me e soprawiverà a Lui or disceso nel sepolcro. Mi sia lecito pen- sare che il Signore 1s ha tolto alla terra per risparmiare al suo cuore lo strazio di vedere inondati di sangue cristiano quei luo- ghi dove egli, anche nei recenti suoi viaggi, alla vista dei nostri operai emigrati, aveva pronunziato parola di conforto e versato lacrime di consolazione. Ora Egli purtroppo non è più: come suo confratello ed amico mi unisco a cotesto R.mo Capitolo a pregare il riposo della pace eterna sulla sua tomba e a domandare al Signore che mandi alla sua Chiesa altri Vescovi che rassomiglino a Mons. Geremia Bono- melli n. La figura di Mons. Bonomelli giganteggia sempre più, nel cli- ma del Concilio Vaticano 11, e di conseguenza aumenta l'interesse sulla sua figura l, e ne emergono sempre nuovi elementi impor- tanti che illuminano la personalità del grande Vescovo. Più dimenticata di quella del Bonomelli è invece la figura del cardinal Antonio Agliardi 2. l Dopo il lavoro di C. BeliÒ Geremia 6onomelli. Brescia, 1965, che ha costituito la prima opera complessiva su Bonornelli, altri lavori ne sono aggiunti: Bello, Astori, Marcora, Fappani. 2 Si ricordano tra i suoi scritti: Theses ex theologia universa quas... propugnandas suscipit A.A., Romae 1856; Esame della controversia sui concordati, Bergamo 1873; Delia società politica e religiosa rispetto al secolo decimonono per G. Audisio. Esame critico del sac. dott. A.A., Milano 1877; Carteggio di or fa mezzo secolo tra il rev. pre- uosto di Osio Sotto dott. A.A. ed il dott. Andrea Moretti, Bergamo 1915. Gli studi più impmtanti sulla figura dell'A. sono quelli di F. Vlstalli (articoli su u La Scuola Cattolica » del 1915 e 19411, un volumetto del 1921, I1 Card. Antonio Agliardi, Milano, 1921 coll. «I nostri D; il più recente è contenuto in Trittico di cardinali bergamaschi: Agliardi, Cavagnis, Gusmini, Bergamo 1945. Inoltre: E. Sode- rini, Il nuovo concordato tra la S. Sede e il Portogallo, Roma 1886, p. 22; Id., Il Pon- tificato di Leone XIII, I, Milano 1932 pp. 435, 445; 111, ibid. 1933, pp. 399, 400, 409 e passim; P. Della Torre, A. A., in Encicl. Cattoiica, I, coll. 455-456; A. Hudal, Die osterreichische Vatikanbotschaft 1806-1918, Munchen 1952, pp. 242, 244 e passim; F. Magri, L'Azione Cattolica in Italia, I, Milano 1953, pp. 351-354; F. Hanus, Die preussi- sche Vatikangesandtschaft 1747-1920, Munchen 1954, pp. 330, 359 e passim; G. De Mar- chi, Le Nunziature apostoliche dat 1800 al 1956, Roma 1957, pp. 23, 49, 57; F. Crispolti, Corone e Porpore, Milano, 1937; F. Fonzi, voce in *Dizionario biografico degli italia- ni », 1, pp. 405-406. Nato a Cologno al Serio (Bergamo) il 4 settembre 1832 da agia- ta famiglia, dopo aver compiuto i primi studi al paese natale e a Celana, passò in Seminario, rivelando subito tenacia e ingegno non comuni ed una certa spigliata vena poetica. Si segna16 come poeta e particolarmente come imitatore di Vincenzo Monti e nel 1849 « ebbe lodi di letterati valenti per la robustezza di concetti e classicità dell'espressione » 3. In seminario respirò anche aria di patriottismo e di libertà. Egli ricorderà sempre con palese compiacimento, le ansie che precedettero la liberazione della Lombardia, gli entusiasmi di quei giorni ormai lontani, i pochi superstiti di quella affannosa vigilia. Egli era in Seminario quando i rigori del governo imperiale e reale divenivano ogni giorno più intensi, e anche allora non mancavano le piccole manifestazioni patriottiche pure nel chiuso ambiente del- l'episcopio, anche allora i ragazzi studiavano il mezzo, capitanati da Antonio Agliardi, di fare qualche affermazione di italianità, la più frequente delle quali era il cavarsi tutti simultaneamente il cappello passando innanzi al Consolato sardo. Così quando giunse la notizia della resa di Peschiera, gli alunni che erano seduti a mensa, intesero qualche voce scambiata tra i superiori, compresero e non compresero, ma indovinarono che un fatto importante si era compiuto; che l'aquila bicipite aveva perduto una penna, e con uno scatto istantaneo e concorde, rovesciarono in terra le stoviglie, prorompendo in grida di gioia. I1 cardinale raccontava spesso que- sti episodi, aggiungendo subito - come comportava la dignità sua e l'età veneranda -: n Monellerie, monellerie; ma che bei tempi quelli! » 4. Nell'autunno 1851 fu inviato a Roma per frequentare, alunno del Collegio Cerasoli, il Seminario Apollinare, dove studiò filosofia e teologia laureandosi nel 1855, anno in cui il 22 dicembre celebrò la sua prima messa. Se in filosofia ebbe maestri cartesiani per cui l'ispirazione ve- niva dal prof. Luigi Bonelli, in teologia trovò orientamenti tomi- 3 Filippo Crispolti, Il Card. Agliardi. Note e ricordi in uL'Italia» (Milano) 21 marzo 1915. 4 Pio Molajoni, Un cardinale liberale in u Giornale d'Italia » 21 marzo 1915. stici per l'influenza del Tapa~ellid'Azeglio, del Zigliara, del San- severino, del Franzelin, del Palmieri, del Passaglia, ecc. I1 21 agosto 1855 discusse in pubblica disputa le tesi del a De Universa Thedogia D davanti a Pio IX avendo come contradditore P. Passaglia e meritando la menzione su i giornali di Roma e sulla Civiltà Cattolica. I1 22 dicembre 1855 veniva ordinato sacerdote nella Basilica di S. Giovanni in Laterano dal cardinale Vicario Costantino Patrizi. Era appena tornato a Bergamo quando il vescovo mons. Pierluigi Speranza, nel maggio 1856, lo rinviava di nuovo a Roma assieme al conterraneo don Giacinto Arcangeli, per i corsi di utriusque jure, in cui conseguiva la laurea nell'estate 1859. Tornato a Bergamo nell'agosto 1859 insegnò dapprima nel se- minario minore fungendo anche da Segretario della Commissione Diocesana per la disciplina ecclesiastica e del Tribunale Ecclesia- stico diocesano per gli affari matrimoniali. In momenti difficili, di grave tensione fra il Vescovo intransi- gentissimo e le autorità governative, 1'Agliardi intervenne presso don Giovanni Bosco, da lui conosciuto durante gli esercizi spiritua- li che il Santo tenne in Seminario nel 1861, perché interponesse i suoi buoni uffici presso il Governo in favore di mons. Speranza. Al contempo intervenne nella questione insorta fra il Governo e l'episcopato lombardo per la pretesa di quello di far compiere ispezioni nei seminari sostenendo una posizione meno dura di quel- la assolutamente negativa tenuta dagli stessi vescovi lombardi 5.
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