Transcodifiche E Linee Di Confine Nell'adattamento
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DOTTORATO DI RICERCA IN CULTURE E LETTERATURE COMPARATE XXVII CICLO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE TRANSCODIFICHE E LINEE DI CONFINE NELL’ADATTAMENTO FILMICO DI MADAME BOVARY Dottoranda: Dott.ssa Anna Chiara Luzzi Tutor: Prof.ssa Bruna Donatelli Abstract La presente tesi affronta il problema dell’adattamento del romanzo al cinema sotto una duplice prospettiva. Il caso esemplare preso in considerazione è quello del capolavoro flaubertiano Madame Bovary . Il caso di studio è stato scelto in relazione alla particolare natura dello stile flaubertiano, oltre che evidentemente alla ricchezza di occorrenze, di diverso stile e livello, di adattamenti che la storia del cinema di ogni tempo e luogo offre. La prosa flaubertiana, infatti, com’è stato ormai ampiamente riconosciuto dalla critica, è dotata di un peculiare carattere “visuale”, che la rende una candidata ideale all’adattamento cinematografico. Inoltre, il carattere universale e, per così dire, la porosità della protagonista del romanzo, Emma Bovary, fanno sì che l’eroina flaubertiana abbia assunto nel tempo i tratti di una vera e propria “icona culturale”. Ciò la rende evidentemente attraente per la narrazione cinematografica, capace di farne emergere ed esaltarne tratti già presenti nel romanzo ma ulteriormente elaborabili. A partire da questo caso di studio è possibile compiere una ricognizione trasversale, sebbene non ultimativa data la ricchezza del materiale, non solo dei rapporti tra cinema e letteratura rispetto al romanzo di Flaubert, ma anche, più in generale, dello statuto dell’adattamento, considerato qui come momento qualificante di un’operazione di transcondificazione e di rimediazione del medium letterario in altri media (nello specifico il linguaggio cinematografico). Avendo preso in considerazione, tramite una ricognizione introduttiva delle fonti teoriche principali, le maggiori proposte sullo statuto dell’adattamento del romanzo al cinema, la tesi privilegia il ricorso alla categoria di “fedeltà” attraverso l’analisi di alcuni casi esemplari di trasposizione del romanzo per lo schermo. Lungi dal propugnare una concezione pedissequa, pedante o puramente ‘imitativa’ del cinema rispetto alla letteratura, ovvero un’idea semplificata di letteratura come mero ‘brogliaccio’ per plot narrativi cinematografici, l’ adaptation theory consente, proprio sviluppando la nozione di “fedeltà”, di pensare l’adattamento come un momento altamente creativo, in cui si ridefiniscono gli orizzonti e il senso della narrazione, secondo una logica, tipica dell’intermedialità, com’è stato largamente messo in luce dai media studies , per cui la riconfigurazione di senso del testo non solo agisce sulla nuova forma testuale (in questo caso il cinema), ma retroagisce anche sulla sua matrice (il romanzo). Si vedrà pertanto che Madame Bovary non si è solo prestata a numerosi adattamenti cinematografici, assai diversi tra loro per obiettivi e stile, i quali di volta in volta hanno fatto emergere aspetti diversi del romanzo. Si potrà anche ipotizzare, come abbiamo fatto nella tesi, 1 che alcuni importanti film, che si possono considerare classici, sono indirettamente adattamenti impliciti, e tuttavia a loro modo fedeli, del capolavoro flaubertiano. 2 A mio padre A mia figlia 3 INDICE Capitolo I Introduzione Capitolo II Linee teoriche e analisi intermediale delle relazioni tra letteratura e cinema 1. Osservazioni preliminari 2. La critica formalista e strutturalista 3. Linee eccentriche della critica: tra psicoanalisi e semiotica 4. Esiti postmoderni di una adaptation theory Capitolo II Ricodificazione e transcodifica. L’adattamento di Madame Bovary come esercizio di stile 1. La natura visuale di Flaubert 2. Interpretazioni del modello 2.1 Beyond the forest di King Vidor (1949) 2.2 Die Nakte Bovary di Hans Schott-Shöbinger (1969) 2.3 Ryan’s Daughter di David Lean (1970) 2.4 Spasi i sokhrani (Sauve et protège) di Aleksandr Sokurov (1989) 2.5 Maya Memsaab di Ketan Mehta (1992) 2.6 Madame Bovary di Sophie Barthes 2.7 Trasposizioni televisive 4 Capitolo III Jean Renoir e la fedeltà “à l’esprit” Capitolo IV Claude Chabrol e la fedeltà “à la lettre” Capitolo V Vincente Minnelli: La trasposizione hollywoodiana Capitolo VI Le Bovary di Oliveira e Fellini Bibliografia Ringraziamenti 5 Introduzione L’oggetto teorico della tesi consiste in una ricognizione dei rapporti tra letteratura e cinema, letti a partire dal caso esemplare di Madame Bovary. Tale caso, come si vedrà in seguito, è particolarmente interessante, sia per la quantità e la varietà di materiale filmico disponibile, sia per la ricchezza di spunti che emergono dalla lettura del romanzo, in particolare se si tiene conto della plasticità e universalità del personaggio e della ‘natura visuale’ del romanzo flaubertiano. La tesi si muoverà a partire dai due poli principali appena definiti, secondo la scansione in capitoli riportata di seguito, in base a una descrizione ragionata alla quale è premesso un capitolo teorico di carattere introduttivo di ricognizione sulle teorie dell’adattamento che si sono succeduto e, a volte, Esito di tale percorso che, data la vastità e la natura del fenomeno considerato, non consente vere e proprie conclusioni sulla tematica, sarà quello di riconsiderare sotto una nuova luce la nozione di fedeltà ancora al centro dei discorsi teorici e critici sull’adattamento, attraverso l’esame di opere cinematografiche esemplari che traggono spunto dall’ Ur testo di Flaubert. Si vedrà, infatti, come, lungi dal prescrivere forme di adeguamento pedissequo del cinema al romanzo o del romanzo al linguaggio cinematografico, la fedeltà consenta sviluppi creativi inattesi e significativi, soprattutto se letti alla luce della crescente importanza di un discorso sulla crossmedialità. Capitolo I Il capitolo introduce a un percorso attraverso gli approcci teorici che si sono succeduti e sovrapposti intorno al tentativo di canonizzare il genere ‘instabile’ dell’adattamento cinematografico, soffermandosi soprattutto sull’importante contributo degli strutturalisti, dei semiologi e di alcuni pionieristici critici del cinema. Si evidenza come nei decenni il dibattito si sia spesso circoscritto intorno alla questione della fedeltà; si analizzano poi alcune tipologie di adattamento e la relazione con i nuovi media per giungere ai più recenti contributi, soffermandosi soprattutto intorno a quello di Linda Hutcheon. Si afferma che nel contesto culturale attuale sia diventato restrittivo e antimoderno elaborare un discorso sulle contaminazioni tra una disciplina in un’ottica critica ancorata entro i limiti angusti della questione del genere. Il tema essenziale è costituito dal fatto che l’adattamento istituisca una singolare vicinanza tra testo letterario e testo filmico, i quali spesso collidono, stimolando nel pubblico costituito da lettori-spettatori una coazione al confronto tra i generi. Tale caratteristica crossmediale rappresenta un punto di forza artistico e non un limite, come è stato considerato per decenni a causa di un pregiudizio di subalternità del cinema rispetto alle arti considerate più ‘alte’. Capitolo II 6 Si prende in esame la natura visuale delle descrizioni di Flaubert, caratteristica che ha favorito notevolmente i numerosi tentativi di ricodificazione e transcodifica di Madame Bovary ; si traccia un percorso di sintesi attraverso le interpretazioni del modello universale fornito dallo scrittore, soffermandosi su alcune delle numerose reinterpretazioni proposte da diversi autori per il cinema e la televisione, alcune delle quali partono semplicemente dallo spunto del soggetto per dare vita a prodotti artistici del tutto originali, come la versione onirica di Sokurov, quella bollywoodiana di Ketan Mehta e molte altre fino al recente adattamento di Sophie Barthes, al momento ancora inedito in Italia. Capitolo III-IV Nei capitoli Jean Renoir e la fedeltà “à l’esprit” e Claude Chabrol e la fedeltà “à la lettre”, si evidenzia come anche un’intenzione di fedeltà può avere connotazioni e risultati differenti. Nel caso di Renoir l’approccio a Madame Bovary è del tutto rispettoso, ma egli è convinto che la materia del romanzo sia irriducibile ad una trasposizione cinematografica, pertanto decide di cercare di essere fedele all’ordine del testo originale dimostrando che la sua convinzione intorno agli adattamenti è la necessità di rispettare l’originale, senza pretendere di creare un’opera originale. Nel Capitolo su Chabrol si analizza come anche un programmatico tentativo di fedeltà letterale al testo o all’autore del testo può essere nella sostanza disatteso. Si vuole affermare qui che anche se il tentativo di stilizzazione si rivela fallimentare, la grandezza del romanzo rappresenta sì un limite, ma anche una possibilità di elaborare efficacemente un’interpretazione valida tenendo conto che l’ellissi è inevitabile. Capitolo V Si vuole dimostrare come lo stile di Madame Bovary di Minnelli sia una sorta di manifesto dell’ Hollywood moviemaking , ma contemporaneamente demolisca i presupposti morali che rappresentano i capisaldi delle società più tradizionali e della morale borghese e socialmente accettabile delle grandi case di produzione americane. La pellicola apparentemente più tradizionale, è in realtà un’opera ideologica in cui si individua un responsabile diretto che è la società borghese 7 gretta la quale agisce ai danni del personaggio-vittima. Intuito e mestiere di Minnelli conservano lo spirito di Flaubert, ma allo stesso tempo, lo traducono in un linguaggio e in uno sguardo che possa essere compreso dal pubblico di