Dante e i Malaspina : il canto ottavo del

Autor(en): Bazzell, Pietro

Objekttyp: Article

Zeitschrift: Quaderni grigionitaliani

Band (Jahr): 60 (1991)

Heft 3

PDF erstellt am: 23.09.2021

Persistenter Link: http://doi.org/10.5169/seals-46861

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http://www.e-periodica.ch PIETRO BAZZELL

Dante e i Malaspina II canto ottavo del Purgatorio'

// canto ottavo del Purgatorio non e solo uno dei piü suggestivi e poetici, ma anche uno dei piü ermetici. E l'interpretazione non e certo facilitata dall'invito di Dante al lettore ad aguzzare bene gli occhi per scoprire le veritä allegoriche che sono nascoste nelle varie immagini: i due angeli, le tre fiammelle, la biscia che, come simbolo della seduzione, non ha piü ragione di figurare fra le anime salvate. Pietro Bazzell Tha interpretato in modo del tutto personale, ed ha individuato negli angeli e nelle luci le famiglie e le persone che hanno dato ospitalitä e sicurezza a Dante e, nella biscia, Firenze che Tha bandito e perseguitato. Interessanti e puntuali le delucidazioni che riguardano i fatti personali del Poeta, la sua permanenza in Lunigiana ed i rapporti con i Malaspina. Ma soprattutto affascinante, per quanto opinabile, come scrive lo stesso dott. Bazzell, l'interpretazione, il collegamento di tutto il canto al centralissimo tema dell'esilio che in tante pagine del Poema ha trovato espressione poetica indimenticabile.

D'ue anni e mezzo fa, durante uno dei e dei suoi allievi, penetrai all'interno, osser- miei pur troppo brevi soggiorni a Carrara, vai abbastanza attentamente e feci delle fui casualmente informato che un gruppo di constatazioni. Ebbi poi un interessante colloquio giovani studenti, in parte americani ed in con Tarchitetto Arturo Colle e tornai a parte italiani, stavano lavorando nel castello casa pieno d'entusiasmo. di Moneta sotto la guida di un architetto. Considerando che il castello era feudo Spinto dalla curiositä e desideroso dei Malaspina, che Tesule Dante fu a lungo d'imparare, mi recai al castello di buon mattino. ospite di questa nobile, potente e rinomata Ciö che vidi fu per me una piacevole sorpresa. famiglia, che l'amico Pietro Boni era ed e Quelle che erano da secoli delle rovine tuttora Presidente del Comitato di Carrara dimenticate, invase da sterpi spinosi e dall'e- della «», dunque particolarmente dera, abitate da alcune. vipere, si presentava- adatto ad ascoltare le mie irnpressioni, no in un volto nuovo. II castello, che cosi gli telefonai ed egli, molto gentilmente, ormai si poteva e si puö chiamare, era diventato venne a trovarmi. Parlammo a lungo e, di agevolmente accessibile in tutte le sue comune accordo, decidemmo di organizzare parti. una riunione con Tarchitetto Colle, per ottenere Mentre attendevo Tarrivo delTarchitetto informazioni dirette e piü precise.

Pubblichiamo, per gentile concessione del dott. Pietro Bazzell, la sua interpretazione personale del canto ottavo del Purgatorio, che fa parte di uno studio piü ampio, oggetto tra Taltro di una conferenza in Italia. Questa piccola riunione ebbe luogo nella tutto o, addirittura, non calza affatto. Esiliato seconda metä di agosto, e ciö che avemmo immeritatamente, o se si preferisce, senza occasione di apprendere ci convinse della colpa. Fu veramente cosi? Quando era Priore, necessitä di rendere, a suo tempo, di pubblicö Dante contribui in modo determinante a dominio sia quanto era stato fatto, sia le mettere al bando nel 1300, sia pure per evitare interessanti deduzioni delTarchitetto Colle. ulteriori discordie e spargimenti di A lui dunque il compito di illustrare, sangue, alcune persone di rilievo, fra le quali tre quando ne avrä modo, le sue esperienze e le membri della famiglia de' Cerchi e due sue fondate opinioni. A me fu chiesto di Donati, senza far distinzione fra le fazio- parlare succintamente dei rapporti che inter- ni dei Bianchi e dei Neri, nonche il suo corsero fra Dante e i Malaspina e d'interpre- carissimo amico e grande poeta Guido Caval- tare il canto ottavo del Purgatorio che termina canti. con l'episodio di Corrado Malaspina. Condannare all'esilio il Cavalcanti, giä malfermo in salute — e Dante certamente lo sapeva — significava praticamente condan- narlo a morte, come infatti avvenne. II fine Pariare dei rapporti di Dante con i Malaspina poeta stilnovista pote tornare a Firenze dopo non e un'impresa facile, sia perche un anno, ma aveva ormai soltanto pochi mesi autorevoli studiosi hanno trattato questo di vita, tuttavia quanto gli sarebbe bastato argomento assai diffusamente, sia perche per vendicarsi di Dante. II Cavalcanti, a esso e stato oggetto di due volumi di Livio quanto risulta, non si vendicö; al contrario di Galanti «II soggiorno di Dante in Lunigiana» Dante antepose la vecchia amicizia alla politica e «La Lunigiana nella Divina Commedia» o, se cosi la si puö definire, alla fazio- che, con grande cognizione ed amorevolezza, sitä. lo ha inquadrato in modo pressoche esau- Ciö dimostra che il sommo poeta come riente. uomo politico non era soltanto intransigente, Dico «pressoche», riferendomi alla fräse ma anche, almeno sino a un certo punto, dello stesso Galanti: «Leggendo con attenzione privo di scrupoli. La sua condanna all'esilio fra le righe delT immortale capolavoro, e perciö in qualche modo giustificata, tanto non c'e dubbio che uno studioso appassionato piü che a quei tempi la regola «occhio per della nostra terra vi poträ scorgere ancora occhio, dente per dente» veniva applicata molte cose che altri non ha, purtroppo, ancora piuttosto rigorosamente. Nel 1302 Dante fu detto. Si levin, dunque, gli ormeggi e dunque a sua volta condannato all'esilio di buona fortuna!». Accetto di buon cuore due anni, ad una multa di 5000 fiorini ed a l'augurio, pur rendendomi conto che, piü della presentarsi al podestä di Firenze Carlo de' fortuna intesa come intuizione fortuita, sia Gabrielli. La sentenza fu emessa in contumacia; necessario uno studio profondo, attento e sembra un'ironia della sorte, poiche il minuzioso del poema dantesco. Un simile poeta Tapprese, e fu sicuramente un colpo di studio esula da questa mia esposizione, ma fulmine, mentre stava rientrando da Roma mi riprometto, salute e capacitä permettendo, dove si era recato, per incarico della sua di compierlo in altra sede. cittä, a trattare col Papa Bonifacio VIII. Ne si puö prescindere dalle condanne Orgoglioso com'era, non si presentö subite da Dante. Prima di citarle una dopo neppure per scagionarsi, ne pago la multa: Taltra, menzionando fatti conosciuti, ma che forse non possedeva una simile somma. Sul ritengo necessari al concatenamento dei carattere orgoglioso e spigoloso di Dante singoli avvenimenti, vorrei esprimere il mio non c'e ombra di dubbio, basta pensare alla dubbio sulla definizione «exul immeritus» famosa tenzone con . che, a mio modo di vedere, non calza del Per questi motivi, la condanna fu nello 287

stesso anno ribadita e notevolmente incrude- almeno una lacuna. lita: esilio perpetuo e morte sul rogo; morte Le tappe percorse dal Poeta in questi anni ignominiosa e disonorevole, che metteva sono molte; alcune poche sono certe perche Dante fra i delinquenti comuni come i ladri documentate, le altre sono delle semplici e gli assassini e che, a mio parere, contribui ipotesi, perciö opinabili. Nascono cosi delle non poco a certe visioni infernali, anche se lacune che non sono ancora State colmate, ne ne troviamo di simili in descrizioni dell', lo saranno mai per la mancanza, appunto, dei ben piü rozze e spesso sempliciotte, necessari documenti. anteriori alla Divina Commedia. Sappiamo che Dante si recö dapprima ad Ma non basto. II 6 novembre 1310 Dante Arezzo, dove si uni ai fuorusciti fiorentini fu condannato per la terza volta, sia pure ad che, alleatisi coi Ghibellini di Toscana e di una morte piü onorevole e cioe per mano del Romagna, intendevano rientrare nella loro boia. Questa sentenza fu perö estesa anche ai cittä con la forza delle armi. suoi figli, fatto che ci lascia quantomeno Lungimirante com'era, egli dovette ben perplessi, dato che essi, ancora in giovane presto convincersi che questa impresa era etä, non si erano macchiati di nessuna colpa. pura follia e che sarebbe finita in una E difficile spiegare questo accanimento di catastrofe, in un mezzo bagno di sangue, come Firenze contro Tormai giä famoso poeta. poi successe, tanto piü che questi esuli Soltanto la faziositä, il desiderio di Vendetta avevano eletto quäle loro condottiero un giovane e certe usanze dell'epoca potrebbero in parte sicuramente valoroso, ma altrettanto farcelo capire. La moglie Gemma non fu sicuramente inesperto: Baschiera della Tosa. sfiorata nemmeno con un dito; chi avrebbe Dante non partecipö di certo alla battaglia osato? Era una Donati. I figli seguirono il della Lastra, avvenuta il 21 luglio 1304, che padre in esilio, la moglie restö a Firenze, il cancello definitivamente le illusioni degli che fa nascere alcune perplessitä che, per esuli. Non dimentiehiamo che Dante era owie ragioni, non rientrano in questa mia stato Priore e che perciö conosceva bene di esposizione, ma che potrebbero essere oggetto quali forze disponeva la cittä di Firenze. di ulteriori considerazioni. Sono dunque convinto, contrariamente all'opinione di alcuni storici e biografi di Dante, che il soggiorno aretino fu assai breve. Ed assai breve, a parer mio, fu anche il II peregrinare di Dante ebbe dunque inizio suo soggiorno a Bologna, sia perche la situazione nel 1302 ed e pieno di lacune, nonche di politica che regnava in questa cittä era contraddizioni da carte anche di autorevoli in netto contrasto con le sue opinioni, sia storici e dantisti. E tuttavia certo che egli perche quell'Universitä non poteva insegnar- trovö un'accoglienza amichevole ed un rifugio gli nulla che giä non sapesse, sia infine piü che sicuro in Lunigiana, ospite dei perche Bologna era allora invasa da studenti Malaspina. Ma quando esattamente? calati dal nord, soprattutto dalla Germania, Sappiamo di certo che nell'ottobre del dalT Austria e dalla Svizzera, i famigerati 1306 i suoi protettori ed amici lunigianesi lo «Wanderstudenten», gente chiassosa e risso- nominarono loro procuratore e lo incaricaro- sa, dedita piuttosto alle taverne che agli no di svolgere un compito assai delicato, piü studi, come lo dimostrano le loro canzoni precisamente di concludere la pace con il pervenuteci, che ben conosco e che cantano vescovo di Luni. Tornerö tra poco su questo ancora gli studenti nordici di oggi. Dante ne avvenimento storico. Cerchiamo dapprima di fu certamente molto infastidito e lasciö la mettere un po' d'ordine, sempre che sia cittä. possibile, nei differenti soggiorni di Dante Ritengo probabile che, prima di recarsi a dal 1302 al 1306 e, magari, di colmare Verona da Bartolomeo della Scala, dove poi 288

tornö nel 1313 da Cangrande, egli facesse to, firmato poi da Dante, dal Vescovo Conte una prima tappa in Lunigiana. Avanzo questa Antonio e dal notaio Parente Stupio. La sala ipotesi per il semplice fatto che Dante, doveva essere piuttosto affollata: erano nel 1306, si recö dai Malaspina alla fine di presenti, oltre i direttamente interessati e i agosto o agli inizi di settembre. E infatti testimoni, fra i quali il frate dell'Ordine Minore certo che il 27 agosto egli si trovava a Padova, Guglielmo Malaspina, anche i rappresentanti in qualitä di testimone di un contratto. delle borgate e delle cittä che avevano Appena un mese dopo, il 6 ottobre, egli maggiormente sofferto a causa dei misfatti firmava il famoso trattato di pace fra i Malaspina espressamente nominati: uccisioni, ferimen- ed il Vescovo di Luni. Chi ha un'idea di ti, incendi, ladrocini, devastazioni e distru- Dante, non puö pensare che firmasse «a zioni. I rappresentanti di Carrara non vengono occhi chiusi», cioe senza conoscere a fondo citati per nome; supponiamo perciö che coloro che gli diedero quest'incarico e essi avessero il solo compito di osservare e soprattutto gli antefatti, assai complicati e di di ascoltare, per poter poi riferire ai notabili portata addirittura storica. E dunque probabile della loro cittä. E i Carraresi tirarono sicuramente che giä precedentemente Moroello, Fran- un profondo sospiro di sollievo. ceschino e Corradino gli avessero parlato A questo punto e lecito chiederci quäle della loro intenzione di por fine a una guerra importanza e quäle significato avesse il che aveva causato povertä e lutti soprattutto Castello di Moneta per la cittä di Carrara. nel popolo minuto, e che gli avessero anche Era una protezione oppure una spina nel chiesto di redigere un primo abbozzo del fianco dei carraresi? Alla luce dei fatti enu- contratto, enumerando i punti principali. La merati nel trattato di pace, mi sembra molto stesura definitiva di questo contratto non e piü probabile la seconda ipotesi. certo di Dante, perche scritta in un latino Moroello non era presente in sala: stava maccheronico, assolutamente incomparabile guerreggiando in Toscana a capo dei Luc- a quello ad esempio del «De vulgari chesi e dei Neri fiorentini contro i Bianchi e eloquentia» e delle altre opere in latino del i Ghibellini asserragliati a Pistoia, che capitolo nostro Poeta. proprio nel 1306. A Dante fu perciö E necessario occuparci, sia pure per anche dato Tincarico, come si legge nel sommi capi, di questo importante trattato di documento, di convincere Moroello, al suo pace che riguarda, tra Taltro, anche la mia ritorno, ad accettare testualmente il trattato cittä. di pace: «et Dantem... inducere dictum Era veramente giunto il momento di Dominum Moroellum ad omnia praedicta metter fine alle discordie ed agli odi, dege- ratificanda et firma tenenda...». In precedenza nerati anche per colpa di Corrado il Giovane Franceschino aveva espresso la stessa in una e vera propria guerra, coinvolgendo promessa, sempreche potesse farlo: «... ipse un territorio molto vasto. Ho tradotto alla Dominus Francischinus si poterit...». lettera il documento, validamente aiutato dal Nel trattato di pace troviamo un altro Prof. Emilio Brülisauer, ottimo docente di passo assai interessante. Moroello evidentemente, greco e di latino, che sentitamente ringrazio prima di partire alla volta di Pistoia, di avermi dedicato alcune ore del suo tempo aveva messo una condizione: si riservava il prezioso. diritto, al suo ritorno, di procedere alla A Sarzana, prima della messa mattutina spartizione fra i Malaspina e il Vescovo di Luni, (hora prima), dunque verso le sei, France- dei territori dei castelli della Brina e di Bo- schino consegnö a Dante Tatto di procura. lano, senza che, nel frattempo, la pace ne Tre ore dopo (hora tertia), nella sala del venisse pregiudicata. La spartizione dovette palazzo del Vescovo di Castelnuovo Magra poi soddisfare entrambe le parti: il contrario si procedeva alla stesura definitiva del tratta¬ avrebbe significato la ripresa delle ostilitä, 289

che non risulta minimamente. Del resto, interpretazione: che Dante, con questa visione, prima di firmare il trattato, Dante e il Vescovo abbia desiderato rendere omaggio ad Antonio si scambiarono il rituale bacio Alagia Fieschi, la bella, virtuosa, ed intelligente della pace. moglie di Moroello. A mio avviso non la ritengo opportuna, anche per il fatto che il poeta avrebbe, volendo, potuto farlo di persona, in tutta sinceritä, senza attendere di Un altro documento interessante, anche essere ormai lontano dalla Lunigiana. per la sua stranezza, e la lettera che Dante scrisse a Moroello dal Casentino e che il Galanti pone fra la fine del 1307 e la primavera del 1308. Bisogna distinguere due parti. Nella prima di tipo convenzionale e scritta in Prima di passare ad un esame piü attento un latino popolare, volgare nel senso di del canto ottavo del Purgatorio, ritengo «tardo», Dante si dichiara addirittura «servo» necessaria una premessa. di Moroello e si rammarica, sia pure non Quando ho avuto il grato compito di expressis verbis, di aver dovuto abbandonare trattare testi letterari, mi sono sempre la Lunigiana. Una dimostrazione di piü dei concesso la massima libertä. E mio costante rapporti di cordialitä, dell'affetto che legava desiderio vedere con i miei occhi e sentire il munifico signore al povero esule. col mio cuore, non con gli occhi e col cuore Nella seconda, scritta in un latino piü di altri. classico, Dante sembra saltare di paio in Neil'interpretare questo canto ho frasca ma, in realtä, non e cosi. II poeta raramente tenuto conto dei vari commenti, raeconta che, libero ormai da preoccupazioni, neppure dei piü autorevoli (come, per citarne evidentemente dopo una passeggiata si e soltanto alcuni, il Sapegno, il Camerini, il fermato sull'argine del fiume Sarno (oggi un Momigliano, il Bosco). Mi rendo perfettamente piccolo corso d'acqua vicino a Bibbiena). conto dei rischi che questa voluta Improvvisamente ha avuto una visione: gli e libertä comporta e, naturalmente, ne assumo apparsa una donna bellissima che lo ha Tintera responsabilitä. Se sbaglio, la colpa e letteralmente folgorato. La muta contemplazione soltanto mia. E stato tuttavia indispensabile di Dante viene poi interrotta da un tuono che consultare alcune poche pubblicazioni di lo fa tornare alla realtä. Rimane comunque carattere storico, come il commento dello in lui un forte sentimento d'amore, senza Scartazzini, per non incorrere in grossolani peraltro sviarlo dalla virtü. errori cronologici. Volevo anche saperne un Moroello avrä sicuramente capito quello po' piü dei Malaspina e dei loro rapporti con che Dante, simbolicamente, voleva dirgli. Dante. A questo scopo mi sono stati Noi dobbiamo cercare d'interpretare questa particolarmente utili anche i giä citati volumi del visione. Galanti. So che, nel formulare certe ipotesi, Moroello conosceva di certo le parti giä mi muovo su di un terreno molto seivoloso, scritte della Divina Commedia, ne avrä facile alle cadute, e che Dante, dall'aldilä, facilmente riconosciuto Talto valore poetico ed potrebbe condannarmi a camminare sui avrä perciö anche esortato il poeta a continuare carboni ardenti; perciö conto sulla comprensione la sua opera immortale. Dante, con e sull'indulgenza di chi mi ascolta. questa visione, gli vuol far capire che Tispirazione non e venuta meno ma che, al contrario, ha raggiunto le alte vette della bellezza e della perfezione. Si potrebbe anche pensare ad un'altra Dante ha coneepito il canto ottavo del 290

Purgatorio in sei parti o episodi di cui i primi Quäle porto migliore cui approdare dei cinque e non soltanto i versi 64-66 del terzo, feudi dei Malaspina? Nei loro castelli egli come comunemente si sostiene, convergono poteva considerarsi al sicuro ed inoltre godere sulla sesta e cioe sull'episodio di Corrado della loro liberalitä, della loro amicizia Malaspina, col quäle termina il canto. che poi si tramutö in affetto, come dimostra Dico «episodio» e non «incontro» la famosa lettera che Dante scrisse piü tardi perche, come ho giä avuto modo di scrivere, a Moroello. secondo me «l'incontro» consiste di quella Nel secondo episodio Dante parla di due parte dell'episodio in cui due o piü persone angeli «protettori» o meglio «difensori». si scoprono, si accostano, si scambiano le Egli inizia con un'esortazione al lettore che, parole di presentazione e di awio all'argomento secondo me, e stata spesso considerata un vero e proprio del loro colloquio». po' troppo alla leggera. II Poeta non dice a La separazione, che nell'episodio di caso: Corrado Malaspina viene a mancare proprio perche esso chiude il canto, «consiste di quei «Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al pochi versi che comprendono il congedarsi e vero,» il dipartirsi di due o piü persone, e va perciö intesa come esattamente Topposto delT perche l'interpretazione di questa vicenda e incontro». L'episodio va dunque posto fra tutt'altro che facile. E se continua: l'incontro e la separazione! La prima parte del canto ottavo, e molto conosciuta: e la famosa «Che T velo e ora tanto sottile, «preghiera vespertina». certo che T trapassar dentro e leggero.»

Era giä T ora che volge il disio egli intende direi chiaramente che il velo che ai navicanti e 'ntenerisce il core copre il significato allegorico e cosi sottile, lo di' c' han detto ai dolci amici addio; che potremmo facilmente sollevarlo e passare oltre, senza aecorgerei che esso ceia una che va considerata uno sfogo tutto intimo specie d'indovinello, certamente non alla del grande poeta, l'espressione di una portata di tutti. Seguiamo dunque il consiglio profonda tristezza, della sua solitudine, della di Dante e solleviamo il velo con la dovuta grande malinconia per la sua cittä, per la cautela, cercando di comprendere. famiglia, per i suoi cari amici del «Dolce stil La situazione si presenta cosi: novo» e, aggiungo io, del desiderio di approdare terminata la «preghiera vespertina», i nobili in un posto sicuro, accolto da persone in «negligenti» che si trovano nella «valletta» grado non soltanto di proteggerlo da eventuali dell'Antipurgatorio guardano in alto «pallidi sicari messigli alle calcagna, ma anche e umili» in trepida attesa. Improvvisamente di apprezzarlo sia come uomo che come scendono dal cielo due angeli vestiti di verde, poeta e lo ospitassero non come mendico entrambi con una spada fiammeggiante errabondo, ma come esule degno di considerazione ma smussata, «tronche e private delle punte e di rispetto. A suffragare questa mia sue». L'interpretazione si fa ora piü difficile. convinzione, basta leggere attentamente i II verde, com'e stato detto e ridetto, e il versi che seguono immediatamente i giä simbolo della speranza — i colori avevano citati. un'importanza particolare nel Medio Evo — ma chi spera e in che cosa? Personalmente E che lo novo peregrin d'amore rifiuto l'opinione comune che attribuisce punge, s'e' ode squilla di lontano questa speranza ai «negligenti» della che paia il giorno pianger che si more; «valletta». II loro destino e ormai definitivamente 291

stabilito: essi devono soltanto attendere di da Firenze, dunque la stessa Firenze. Un poter espiare le loro, del resto non sempre modo di piü per scagliarsi contro la sua cittä grandi colpe, per poi salire in Paradiso. Non che lo ha cosi aspramente e duramente vedo dunque in che cosa potrebbero sperare. condannato. Chi invece ha tutti i motivi di sperare e lo E sufficiente che i due angeli spicchino il stesso Dante, ma non a ritroso, cioe di poter volo per mettere in fuga la biscia. Chi rientrare a Firenze dove gli avrebbero moz- potrebbe dubitare della potenza dei Malaspina zato la testa, ma in un futuro migliore che gli e degli Scaligeri? serbasse quella tranquillitä, quella protezione E Tiniziale paura di Dante, che ignora da che egli certamente bramava, nonche il quäle parte sarebbe giunto il serpente, il suo necessario sostentamento a condurre una vita aecostarsi a Virgilio per sentirsi protetto, decente e non da povero mendicante. In tal potrebbero awalorare questa mia interpretazione. caso i due angeli rappresenterebbero le due principali famiglie che gli hanno generosa- Facciamo ora un passo indietro e mente offerto queste possibilitä: i Malaspina prendiamo in esame il quarto episodio, quello di Lunigiana e i Della Scala di Verona. In delle «tre facelle». Apparentemente sembra questo senso, sempre a parer mio, vanno un breve intermezzo o, addirittura, un'ag- intese le spade smussate a signifieare che ne giunta casuale. Eppure fa anch'esso parte i Malaspina ne gli Scaligeri gli erano ostili, delle allegorie coperte dal sottile velo, anzi, al contrario, amici. oggetto delTammonizione di Dante ai suoi Questo secondo episodio non finisce qui. lettori. Ad esso si riallaccia direttamente il quinto, E ormai sera inoltrata, ed il poeta alza gli anche se Dante lo interrompe inserendone occhi al cielo in atto di contemplazione. Alla altri due. E perciö necessario ad una miglior domanda di Virgilio, che desidera sapere che comprensione non tener conto della successione cosa guarda, egli risponde che sta osservando cronologica e oecuparei subito del tre fiammelle, owiamente intese come quinto episodio, che ha per argomento Tas- stelle, che emanano una luce tanto forte da salto e la fuga della biscia. Questa bestia illuminare tutto il cielo visibile: infernale, orrenda anche per il netto contrasto con l'erba e i fiori tra i quali striscia, il E il duca mio: «Figliol, che lä su guarde?» poeta la paragona al biblico serpente che E io a lui: «A quelle tre facelle tentö Eva nel Paradiso Terrestre, inserisce di che il polo di qua tutto quanto arde». perö un «forse» che m'impedisce di accettare l'opinione corrente, piuttosto semplicisti- All'alba dello stesso giorno, nel primo ca, secondo la quäle essa simboleggerebbe, canto del Purgatorio, dal verso 22 al verso appunto, la tentazione: 27, Dante aveva contemplato quattro stelle; cito i primi quattro versi: «Da quella parte onde non ha riparo la piccola vallea, era una biscia, «T mi volsi a man destra e puosi mente forse quai diede ad Eva il cibo amaro». all'altro polo, e vidi quattro stelle Ma, sia nel Purgatorio che nella non viste mai fuor ch'alla prima gente. «valletta» dell'Antipurgatorio, la tentazione, per Goder parea il ciel di lor fiammelle:» i motivi^ che ho citato, non ha ragione di essere. E stato anche affermato che la I commentatori piü autorevoli rawisano biscia simboleggia il male. Punto e basta. nelle quattro stelle mattutine il simbolo delle Ma quäle male? Certamente non quello virtü cardinali: prudenza, giustizia, forza, commesso dai Principi «negligenti», ormai temperanza, e nelle tre della sera le virtü giä scontato, bensi il male inferto a Dante teologali: fede, speranza e caritä. E un'inter- 292

pretazione senz'altro valida, a maggior fatti pochi passi, scorge ragione in quanto chiude uno dei cicli che, personalmente, definisco «delle stelle con « un che mirava significato allegorico-religioso». Non sono pur me, come conoscer mi volesse». perö del tutto d'accordo quando si attribui- scono le virtü teologali agli abitanti della Dopo essersi awicinati Tuno all'altro, «valletta» che ne avrebbero bisogno per Dante esprime la sua contentezza di vedere poter entrare nel Purgatorio ed infine salire Nino in questa valletta amena; e una lieta in Paradiso. La «preghiera vespertina» ed sorpresa perche lo pensava fra i dannati altri passi di questa cantica dimostrano dell'Inferno per le guerre che mosse contro chiaramente che essi, come del resto tutte le la cittä di , sua patria e che travolsero, anime del Purgatorio, le possiedono giä per tra Taltro suo nonno Ugolino della Gherar- volontä, clemenza e misericordia di Dio, desca. Traditore della patria, Nino meritereb- quasi come un anticipo della beatitudine be infatti di essere dannato in eterno, ma la eterna. Nelle tre fiammelle rawiso Moroello, comprensione, la pietä di Dante hanno il Franceschino e Corradino Malaspina, nei soprawento sulToggettivitä. Ne si puö negare quali Dante poneva la sua fiducia e la una certa affinitä fra i due: entrambi sono speranza di essere accolto caritatevolmente, stati abbandonati dalle loro mogli. Da questa come in realtä e accaduto. Ricalcando le delusione Dante prende Tavvio, mettendo le orme del Boccaccio che, come tutti sappiamo, sue parole in bocca a Nino, per criticare era un estroso e un fantasioso, c'e chi abbastanza aspramente il comportamento vuol vedere nelle fiammelle tre fiaccole per della donna in genere, usando il termine fare segnali notturni fra castello e castello, spregiativo di «femmina»: soprattutto in caso di guerra. Questa interpretazione va scartata per i seguenti motivi: «... assai di lieve si comprende la luce di tre fiaccole, anche di notte, non quanto in femmina foco d'amor dura, si vede da molto lontano. Nel caso poi di se l'occhio o'l tatto spesso non laccende». brutto tempo, nebbioso o nuvoloso, non si vede affatto. A questo scopo si accendevano, Nino apre il suo cuore a Dante quando si sulla torre piü alta, grandi fuochi in appositi accorge che e vivo: si rammarica che la bracieri di ferro, di notevoli dimensioni, a moglie Beatrice lo abbia dimenticato passando forma di coppa poggiata su un treppiede. a seconde nozze e chiede all'amico Dante Questi bracieri non sono del tutto scomparsi: di recarsi, quando tornerä su questa terra, se ne possono vedere alcuni pochi in castelli dalla figlia Giovanna per esortarla a pregare che hanno ben resistito all'usura del tempo e in suffragio della sua anima. Questa pietosa che sono stati restaurati con criterio. richiesta sembra essere in contrasto con Inoltre, perche proprio tre fiaccole e non quanto ho affermato trattando l'episodio quattro, visto che le torri sono per lo piü degli «angeli protettori» e con la «preghiera quadrate? Ed infine dobbiamo riconoscere vespertina» vera e propria, il «te lucis ante» che una simile interpretazione non lega cantato coralmente dai principi della valletta. affatto col contesto. E perciö necessario fare una netta distinzione Devo di nuovo fare un passo indietro per fra le preghiere recitate dalle anime del parlare del terzo episodio, che ha per Purgatorio e quelle dette dai viventi in protagonista principale Nino Visconti ed e suffragio dei morti. Le prime sono l'espressione caratterizzato da sentimenti di affetto e di grande della devozione e della gratitudine nei cordialitä. Siamo al crepuscolo, ma c'e ancora confronti di Dio che fa valere la sua misericordia, un po' di luce, quanto basta a distinguere le seconde hanno il potere di abbreviare le persone. Dante scende nella valletta e, la permanenza in Purgatorio, come dice lo 293

stesso Dante nelTultimo verso del canto terzo: dei suoi protettori, che gli offriva la possibilitä di sdebitarsi nei loro confronti. Non potendolo fare ne con la borsa, ne tantomeno «che qui per quei di lä molto s'avanza». con la spada, lo fa con la penna, con la sua grande arte poetica. Tramite questa finzione, La costatazione che Nino non e il solo ad egli ha modo di lodare non un singolo esprimere questo desiderio awalora la mia personaggio, ma Tintera casata alla quäle il opinione. personaggio appartiene per discendenza, perciö, La solidarietä e Taltruismo fanno parte sia pure indirettamente, anche Moroello, dei sentimenti piü tipici del Purgatorio. Ora Franceschino e Corradino. Procedendo in anche Sordello si accorge che Dante e vivo questo modo, Dante rafforza la lode, tanto da e ne e smarrito; Nino Visconti non desidera sconfinare nell'adulazione. essere l'unico partecipe di questo miracolo E stato scritto che Tadulazione viene mi- e perciö chiama Corrado Malaspina tigata dagli avvenimenti storici. C'e del vero, affinche possa anch'egli rendersene conto e ma e altrettanto vero che Tadulazione resta e gioirne: non puö essere ignorata:

«Su, Currado! «La fama che la vostra casa onora, vieni a vedere che Dio per grazia volse». grida i segnori e grida la contrada, si che ne sa chi non vi fu ancora; Questo episodio introduce perciö Tultimo, e io vi giuro, s'io di sopra vada, quello appunto di Corrado Malaspina, che vostra gente onrata non si sfregia che non soltanto chiude il canto ottavo ma e del pregio della borsa e della spada» anche il piü importante. Considerando le ipotesi che ho giä suc- Del resto la «captatio benevolentiae» non cintamente esposte, giungo alla personale e rara nella Divina Commedia. convinzione che Dante, in questo episodio, Corrado precisa subito che non e il faccia uso della stessa finzione che troviamo «Vecchio». Dante dice T«Antico», ma il in quello di Bartolomeo della Scala, che si discendente, dunque il «Giovane». svolge nel canto diciassettesimo del Paradiso, Vorrei soffermarmi brevemente su questi dal verso 70 al verso 93. due personaggi di tutto rilievo. Di Corrado il Alla richiesta di Corrado di dargli notizia Vecchio, Marchese di Mulazzo, genero di della Val di Magra, Dante risponde di non Federico II e capostipite dei Malaspina del essere mai stato in queste terre: Ramo Secco, non sappiamo molto. Quel poco che ci e pervenuto, grazie soprattutto ai «Oh» dissi io lui, «per li vostri paesi ben noti trovatori Raimond de Toulouse, giä mai non fui; ma dove si dimora Alberto di Sisteron, Aimeric de Peguilhan, per tutta Europa ch' ei non sien palesi»? Girand Borneil, Rimband de Vaqueras, Peire Vidal, Uc de St. Cyr che ne hanno tessuto E quando Cacciaguida gli predice che alte lodi (sette e non soltanto due come asse- troverä rifugio e conforto da Bartolomeo, riscono alcuni studiosi), va tutto a suo onore. Dante, come e ormai appurato, era giä stato E definito un gran Signore, liberale, magnanimo, ospite degli Scaligeri. caritatevole nei confronti degli esuli e Ho usato il termine «finzione» e non la dei derelitti. parola «bugia», perche il Poeta non la Corrado il Giovane e noto per ben altri adopera mai fine a se stessa, bensi a scopi ben motivi. Bisnipote di Corrado il Vecchio e zio precisi, primo fra i quali la «captatio benevo- di Moroello, Franceschino e Corradino, lentiae», cioe Taccattivarsi la benevolenza figlio di Federico I di Villafranca e deceduto 294

nel 1294, egli prese attivamente parte alle Prima di terminare mi permetto un guerre contro il Vescovo di Luni e fu perciö confronto numerico. Anche i numeri hanno un scomunicato. loro espressivo linguaggio. Mettere un uomo di ben pochi scrupoli e Agli Scaligeri Dante ha dedicato 23 versi per di piü scomunicato, anche se piü tardi la nel canto XVII del Paradiso, ai Malaspina 7 scomunica venne revocata, nella gradevole nel canto XXIV delTInferno, 33 nel canto «valletta» delTAntipurgatorio, e semplicemente VIII del Purgatorio e 4 nel canto XIX, assurdo e contrario ai principi della sempre del Purgatorio, in tutto dunque 44. Chiesa. Ma, se volessimo citare i numerosi Se teniamo in debito conto questa proporzione, passi della Divina Commedia, nei quali dobbiamo riconoscere che i Malaspina Dante si rivela del tutto soggettivo — si hanno avuto una grande importanza nella pensi ad esempio al caso di Forese Donati — vita del Poeta, ed e quindi logico che egli l'elenco risulterebbe piuttosto lungo. Abbiamo attribuisca loro un posto di preminenza nella una volta di piü Tormai nota «captatio Divina Commedia. Se, d'accordo col Galanti benevolentiae». Oltre questa, se il Poeta lo ed in contrasto con diversi dantisti che Thanno avesse collocato fra i dannati dell'Inferno, considerata un'impostura, riteniamo avrebbe senza dubbio recato una grave offe- autentica la famosa «Epistola di frate Ilaro», e sa a tutta la Casata Malaspina; non poteva lecito supporre un terzo soggiorno di Dante certamente farlo, avendo estremo bisogno in Lunigiana. Frate Ilaro raeconta che il delTappoggio, sia morale che materiale, di Poeta si e fermato nel piccolo monastero di Moroello, Franceschino e Corradino, ai quali, Santa Croce del Corvo per godere un po' di proprio per questo motivo, estende la sua pace e che gli ha rimesso alcuni canti lode: delTInferno, pregandolo di postillarli e quindi inviarli al suo caro amico Uguccione della «Uso e natura si la privilegia, Faggiola. che, perche il capo reo il mondo torca, Sempre il Galanti pone Tepistola fra il sola va dritta 'e T mal cammin dispregia». 1313 ed il 1315. Se si puö avanzare un serio dubbio, esso L'espressione «perche il capo reo il riguarda la richiesta di Dante. Egli veniva mondo torca» e stata interpretata in vari dalla Toscana ed avrebbe quindi avuto modi. Faccio mia quella che ritengo la piü l'occasione di consegnare personalmente questi plausibile, e cioe: «sebbene su questa terra si canti all'amico Uguccione, che si trovava volti la faccia colpevole alla vera virtü». allora a Pisa. Datare con esattezza il Corrado predice a Dante che fra circa documento e impossibile. Secondo me, restringe- sette anni avrä l'occasione di sperimentare di rei il periodo indicato dal Galanti alla fine persona queste virtü dei Malaspina. E la del 1314 o agli inizi del 1315, anno in cui si solita finzione. Dante era si lungimirante, ma e spento Moroello, che Dante considerava un non era ne profeta ne indovino. Si puö dunque grande amico e che probabilmente desidera- dedurre che egli abbia scritto questo va rivedere un'ultima volta. canto durante o dopo uno dei suoi soggiorni Comunque sia, esaltando in modo in Lunigiana; personalmente propendo per particolare i Malaspina, Dante esalta direttamente il 1306. anche la Lunigiana, terra della quäle Carrara faceva parte, a me vicina e che mi e molto cara. 295

asserisce Eugenio Discendenza dei Malaspina, prima e al tempo di Dante secondo quanto Camerini.

Obizzone Malaspina (XII secolo)

Corrado il Vecchio (+1249 o 1250) Capostipide dei Malaspina del ramo secco

Alberico Moroello Manfredi Federico I di di di Mulazzo (+1285) Giovagallo Villafranca

Franceschino Moroello Corrado Obizzino di «Vapor di il Mulazzo Val di Magra» Giovane (Inf. XXIV) (+1294)

Moroello Corradino (+1315) k. AT- E

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Fahrwangen: la casa dove G.A. Scartazzini visse dal 1884 al 1901.