Dante E I Malaspina : Il Canto Ottavo Del Purgatorio

Dante E I Malaspina : Il Canto Ottavo Del Purgatorio

Dante e i Malaspina : il canto ottavo del Purgatorio Autor(en): Bazzell, Pietro Objekttyp: Article Zeitschrift: Quaderni grigionitaliani Band (Jahr): 60 (1991) Heft 3 PDF erstellt am: 23.09.2021 Persistenter Link: http://doi.org/10.5169/seals-46861 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. 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E l'interpretazione non e certo facilitata dall'invito di Dante al lettore ad aguzzare bene gli occhi per scoprire le veritä allegoriche che sono nascoste nelle varie immagini: i due angeli, le tre fiammelle, la biscia che, come simbolo della seduzione, non ha piü ragione di figurare fra le anime salvate. Pietro Bazzell Tha interpretato in modo del tutto personale, ed ha individuato negli angeli e nelle luci le famiglie e le persone che hanno dato ospitalitä e sicurezza a Dante e, nella biscia, Firenze che Tha bandito e perseguitato. Interessanti e puntuali le delucidazioni che riguardano i fatti personali del Poeta, la sua permanenza in Lunigiana ed i rapporti con i Malaspina. Ma soprattutto affascinante, per quanto opinabile, come scrive lo stesso dott. Bazzell, l'interpretazione, il collegamento di tutto il canto al centralissimo tema dell'esilio che in tante pagine del Poema ha trovato espressione poetica indimenticabile. D'ue anni e mezzo fa, durante uno dei e dei suoi allievi, penetrai all'interno, osser- miei pur troppo brevi soggiorni a Carrara, vai abbastanza attentamente e feci delle fui casualmente informato che un gruppo di constatazioni. Ebbi poi un interessante colloquio giovani studenti, in parte americani ed in con Tarchitetto Arturo Colle e tornai a parte italiani, stavano lavorando nel castello casa pieno d'entusiasmo. di Moneta sotto la guida di un architetto. Considerando che il castello era feudo Spinto dalla curiositä e desideroso dei Malaspina, che Tesule Dante fu a lungo d'imparare, mi recai al castello di buon mattino. ospite di questa nobile, potente e rinomata Ciö che vidi fu per me una piacevole sorpresa. famiglia, che l'amico Pietro Boni era ed e Quelle che erano da secoli delle rovine tuttora Presidente del Comitato di Carrara dimenticate, invase da sterpi spinosi e dall'e- della «Dante Alighieri», dunque particolarmente dera, abitate da alcune. vipere, si presentava- adatto ad ascoltare le mie irnpressioni, no in un volto nuovo. II castello, che cosi gli telefonai ed egli, molto gentilmente, ormai si poteva e si puö chiamare, era diventato venne a trovarmi. Parlammo a lungo e, di agevolmente accessibile in tutte le sue comune accordo, decidemmo di organizzare parti. una riunione con Tarchitetto Colle, per ottenere Mentre attendevo Tarrivo delTarchitetto informazioni dirette e piü precise. Pubblichiamo, per gentile concessione del dott. Pietro Bazzell, la sua interpretazione personale del canto ottavo del Purgatorio, che fa parte di uno studio piü ampio, oggetto tra Taltro di una conferenza in Italia. Questa piccola riunione ebbe luogo nella tutto o, addirittura, non calza affatto. Esiliato seconda metä di agosto, e ciö che avemmo immeritatamente, o se si preferisce, senza occasione di apprendere ci convinse della colpa. Fu veramente cosi? Quando era Priore, necessitä di rendere, a suo tempo, di pubblicö Dante contribui in modo determinante a dominio sia quanto era stato fatto, sia le mettere al bando nel 1300, sia pure per evitare interessanti deduzioni delTarchitetto Colle. ulteriori discordie e spargimenti di A lui dunque il compito di illustrare, sangue, alcune persone di rilievo, fra le quali tre quando ne avrä modo, le sue esperienze e le membri della famiglia de' Cerchi e due sue fondate opinioni. A me fu chiesto di Donati, senza far distinzione fra le fazio- parlare succintamente dei rapporti che inter- ni dei Bianchi e dei Neri, nonche il suo corsero fra Dante e i Malaspina e d'interpre- carissimo amico e grande poeta Guido Caval- tare il canto ottavo del Purgatorio che termina canti. con l'episodio di Corrado Malaspina. Condannare all'esilio il Cavalcanti, giä malfermo in salute — e Dante certamente lo sapeva — significava praticamente condan- narlo a morte, come infatti avvenne. II fine Pariare dei rapporti di Dante con i Malaspina poeta stilnovista pote tornare a Firenze dopo non e un'impresa facile, sia perche un anno, ma aveva ormai soltanto pochi mesi autorevoli studiosi hanno trattato questo di vita, tuttavia quanto gli sarebbe bastato argomento assai diffusamente, sia perche per vendicarsi di Dante. II Cavalcanti, a esso e stato oggetto di due volumi di Livio quanto risulta, non si vendicö; al contrario di Galanti «II soggiorno di Dante in Lunigiana» Dante antepose la vecchia amicizia alla politica e «La Lunigiana nella Divina Commedia» o, se cosi la si puö definire, alla fazio- che, con grande cognizione ed amorevolezza, sitä. lo ha inquadrato in modo pressoche esau- Ciö dimostra che il sommo poeta come riente. uomo politico non era soltanto intransigente, Dico «pressoche», riferendomi alla fräse ma anche, almeno sino a un certo punto, dello stesso Galanti: «Leggendo con attenzione privo di scrupoli. La sua condanna all'esilio fra le righe delT immortale capolavoro, e perciö in qualche modo giustificata, tanto non c'e dubbio che uno studioso appassionato piü che a quei tempi la regola «occhio per della nostra terra vi poträ scorgere ancora occhio, dente per dente» veniva applicata molte cose che altri non ha, purtroppo, ancora piuttosto rigorosamente. Nel 1302 Dante fu detto. Si levin, dunque, gli ormeggi e dunque a sua volta condannato all'esilio di buona fortuna!». Accetto di buon cuore due anni, ad una multa di 5000 fiorini ed a l'augurio, pur rendendomi conto che, piü della presentarsi al podestä di Firenze Carlo de' fortuna intesa come intuizione fortuita, sia Gabrielli. La sentenza fu emessa in contumacia; necessario uno studio profondo, attento e sembra un'ironia della sorte, poiche il minuzioso del poema dantesco. Un simile poeta Tapprese, e fu sicuramente un colpo di studio esula da questa mia esposizione, ma fulmine, mentre stava rientrando da Roma mi riprometto, salute e capacitä permettendo, dove si era recato, per incarico della sua di compierlo in altra sede. cittä, a trattare col Papa Bonifacio VIII. Ne si puö prescindere dalle condanne Orgoglioso com'era, non si presentö subite da Dante. Prima di citarle una dopo neppure per scagionarsi, ne pago la multa: Taltra, menzionando fatti conosciuti, ma che forse non possedeva una simile somma. Sul ritengo necessari al concatenamento dei carattere orgoglioso e spigoloso di Dante singoli avvenimenti, vorrei esprimere il mio non c'e ombra di dubbio, basta pensare alla dubbio sulla definizione «exul immeritus» famosa tenzone con Forese Donati. che, a mio modo di vedere, non calza del Per questi motivi, la condanna fu nello 287 stesso anno ribadita e notevolmente incrude- almeno una lacuna. lita: esilio perpetuo e morte sul rogo; morte Le tappe percorse dal Poeta in questi anni ignominiosa e disonorevole, che metteva sono molte; alcune poche sono certe perche Dante fra i delinquenti comuni come i ladri documentate, le altre sono delle semplici e gli assassini e che, a mio parere, contribui ipotesi, perciö opinabili. Nascono cosi delle non poco a certe visioni infernali, anche se lacune che non sono ancora State colmate, ne ne troviamo di simili in descrizioni dell'Inferno, lo saranno mai per la mancanza, appunto, dei ben piü rozze e spesso sempliciotte, necessari documenti. anteriori alla Divina Commedia. Sappiamo che Dante si recö dapprima ad Ma non basto. II 6 novembre 1310 Dante Arezzo, dove si uni ai fuorusciti fiorentini fu condannato per la terza volta, sia pure ad che, alleatisi coi Ghibellini di Toscana e di una morte piü onorevole e cioe per mano del Romagna, intendevano rientrare nella loro boia. Questa sentenza fu perö estesa anche ai cittä con la forza delle armi. suoi figli, fatto che ci lascia quantomeno Lungimirante com'era, egli dovette ben perplessi, dato che essi, ancora in giovane presto convincersi che questa impresa era etä, non si erano macchiati di nessuna colpa. pura follia e che sarebbe finita in una E difficile spiegare questo accanimento di catastrofe, in un mezzo bagno di sangue, come Firenze contro Tormai giä famoso poeta. poi successe, tanto piü che questi esuli Soltanto la faziositä, il desiderio di Vendetta avevano eletto quäle loro condottiero un giovane e certe usanze dell'epoca potrebbero in parte sicuramente valoroso, ma altrettanto farcelo capire. La moglie Gemma non fu sicuramente inesperto: Baschiera della Tosa. sfiorata nemmeno con un dito; chi avrebbe Dante non partecipö di certo alla battaglia osato? Era una Donati. I figli seguirono il della Lastra, avvenuta il 21 luglio 1304, che padre in esilio, la moglie restö a Firenze, il cancello definitivamente le illusioni degli che fa nascere alcune perplessitä che, per esuli.

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