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20 05 2 Chi antepone ad ogni altro piacere quello d’un pranzo al “Café de Paris” ed una passeggiata sul “boulevard”, non dovrebbe viaggiare mai. Su tutto avrebbe da ridire. Ovunque andasse, nemmeno in cambio di pochi spiccioli, potrebbe assicurarsi migliori piacevolezze e sentirsi al sicuro da ogni inconveniente. […] è l’ignoranza di questa stessa verità che fa scontenti tanti viaggiatori che mandano volentieri al diavolo il capriccio che li ha stimolati, ad esempio, a venire in Italia. […] I viaggiatori […] vengono da Roma a Corneto per cercare delle attestazioni d’arte che al tempo dei Tarquini avrebbero potuto avere valore archeologico se fin da allora fossero state conosciute. Stendhal 3 RINGRAZIAMENTI Ringrazio quanti mi sono stati d’aiuto fornendomi, insieme alla loro disponibilità, indicazioni utili a reperire il materiale necessario alle mie ricerche: il personale degli archivi e delle biblioteche comunali del viterbese, della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, della Biblioteca di Arte e Archeologia a Roma, dell’Archivio di Stato di Viterbo e tutti coloro che si sono resi disponibili a fornire materiale utile alla ricerca; un ricordo e un grazie particolare al professor Domenico Mantovani che gentilmente mi ha reso partecipe delle sue memorie e della sua personale esperienza letteraria circa la vita e l’opera di George Dennis e della sua traduzione italiana. Ringrazio inoltre il prof. Valerio Viviani per avermi assistito, con scrupolo, attenzione e competenza, durante la preparazione e la stesura di questo lavoro; il prof. Gaetano Platania che per me è stato un esempio e una guida durante questa mia esperienza nel mondo dell’odeporica. Un grazie speciale va anche ai miei genitori che mi sono sempre stati vicino nel corso degli anni di studio, sopportandomi e supportandomi in ogni momento. 4 INDICE INTRODUZIONE p. 9 PARTE I p. 13 CAPITOLO I IL GRAND TOUR NEL MONDO ETRUSCO p. 15 I. 1. Il viaggio in Europa e in Italia nell’epoca del Grand Tour p. 15 I. 2. Un nuovo viaggio in Italia: il Bel Paese visto come patria delle antiche civiltà, in particolare quella degli Etruschi p. 21 I. 3. L’Etruria geografica e la Tuscia p. 30 PARTE II p. 39 CAPITOLO I THOMAS DEMPSTER E THOMAS COKE: DUE SCOZZESI IN ETRURIA p. 41 I. 1. L’itinerare per l’Europa e l’avventura etrusca p. 41 I. 2. La produzione letteraria di Dempster p. 48 I. 3. Thomas Coke Profilo biografico e Holkham Hall p. 51 I. 4. Thomas Coke viaggiatore p. 53 I. 5. De Etruria Regali Libri Septem Il filo rosso dei due Thomas p. 56 5 CAPITOLO II THOMAS JENKINS E JAMES BYRES ABILI MERCANTI E CICERONI NEL CUORE DELL’ETRURIA p. 75 II. 1. Uno sguardo all’Italia: patria degli Etruschi, delle antichità, del collezionismo e dell’arte p. 75 II. 2. Un inglese “italianato” nell’arte del vendere p. 78 II. 3. Mr. Jenkins e l’avventura cornetana p. 83 II. 4. James Byres: un antiquario tra i viaggiatori inglesi p. 84 II. 5. Le tombe di Cività Turchino nell’opera sognata da Byres p. 88 PARTE III p. 93 CAPITOLO I GEORGE DENNIS: DIPLOMATICO, VIAGGIATORE, ARCHEOLOGO p. 95 I. 1. George Dennis. Breve nota biografica p. 95 I. 2. George Dennis, grand-tourist e viaggiatore romantico: i suoi viaggi in Italia e nel mondo p. 97 I. 3. Introduzione ai viaggi in Etruria di George Dennis: l’“effetto domino” che porta alla riscoperta degli Etruschi p. 115 I. 4. Da The Cities and Cemeteries of Etruria (1848) a Città e necropoli d’Etruria (2015): continua l’“effetto domino” nell’avventura editoriale dell’opera dennisiana p. 130 I. 5. Città e necropoli d’Etruria: l’opera. Confronto tra le due edizioni, aspetti relativi al viaggio, incontri, curiosità p. 140 6 I. 6. George Dennis sotto i riflettori, a volte spenti, del XIX e del XX secolo p. 217 APPENDICE FOTOGRAFICA p. 229 BIBLIOGRAFIA p. 297 INDICE DEI NOMI p. 319 INDICE TOPONOMASTICO p. 333 7 8 INTRODUZIONE Ai pellegrinaggi cristiani, che nel Medioevo conobbero la loro epoca d’oro, si può far risalire l’origine di quella maniera di viaggiare, così come quella della storia del viaggio, identificate in seguito rispettivamente con i termini Grand Tour e odeporica. Infatti, a partire dal XVI secolo, il viaggio, che prima veniva intrapreso e affrontato legandolo a fatti quasi sempre riconducibili alla sfera religiosa, assume un carattere diverso iniziando a trasformarsi in piacere per la scoperta, arricchimento per la conoscenza e amore per la cultura. Il viaggio, inteso come acquisizione di conoscenza politica, sociale e culturale attraverso un giro nell’Europa continentale, fenomeno legato inizialmente all’aristocrazia ed estesosi poi alla borghesia, assumerà via via diverse forme e motivazioni nel corso dei secoli XVII e XVIII, per concludersi agli inizi del secolo successivo con la trasformazione di quella tipologia di viaggio riassunta da Richard Lassels nell’espressione inglese Grand Tour in ciò che diventerà il turismo moderno. Tra le mete principali di questi viaggi, l’Italia rappresentava una delle preferite, da sempre considerata come patria delle lettere e della cultura e custode delle arti e del sapere filosofico. La pratica del Grand Tour divenne gradualmente una consuetudine affermata e universalmente accettata come esperienza di formazione, conferendo così al viaggio quel particolare valore educativo e propedeutico, che, nel corso degli anni, non resterà fine a se stesso ma andrà ad alimentare molteplici interessi. Quello che inizialmente era solo un viaggio di formazione – favorito anche dall’innalzarsi dell’età dei viaggiatori, che ormai non erano più solo i giovani, e dalla partecipazione di alcune donne, che, spinte da spirito romantico, vi cercheranno la realizzazione di desideri e aspirazioni diverse – comincerà a trasformarsi nella ricerca della conoscenza di nuovi territori, nella riscoperta delle civiltà classiche, e a favorire traffici e commerci di opere d’arte, oggetti di antiquariato, iconografie, vedute di paesaggi bucolici, tra i paesi visitati e la madrepatria. Tra i molteplici interessi, oltre a quelli strettamente legati alla cultura in generale e alla formazione dell’individuo, che inducevano a viaggiare, nel caso italiano si possono distinguere quelli delle varie nicchie di viaggiatori e viaggiatrici interessati a un viaggio a scopo terapeutico non riconducibile più soltanto alla riscoperta del termalismo o ai benefici legati al clima del Bel Paese, ma anche a quel beneficio psicologico derivante dal fatto stesso di viaggiare. Inoltre, il 9 fascino del viaggio in Italia era alimentato, oltre che dagli interessi artistici, naturalistici, scientifici, anche da quelli prettamente legati al settore storico e archeologico. Fu in seguito alle scoperte di Ercolano e Pompei, quindi dalla metà circa del XVIII secolo, che il viaggio in Italia non riguarderà più soltanto Venezia con il carnevale o la meta classica rappresentata da Roma o dalle grandi città, ma, per quanti erano animati da un diverso spirito d’avventura, il tour si orienterà verso l’archeologia, alla scoperta di quella che sarà poi definita l’Italia minore. Sarà così che l’Etruria e il fascino esercitato dalla civiltà etrusca fomenteranno la passione e la curiosità di schiere di viaggiatori, molti tedeschi e inglesi, che visiteranno anche i siti più reconditi. Tanti tra loro, collezionisti di antichità o intellettuali appassionati, lasceranno nei loro resoconti, oltre alle descrizioni dei siti visitati, anche ricostruzioni storiche di questa antica civiltà, in certi casi con opere che assumeranno un notevole peso sia nel settore storico-scientifico sia in quello della letteratura di viaggio. Questi racconti raggiunsero una particolare popolarità intorno agli anni Quaranta dell’Ottocento, supportati dalle informazioni contenute nelle guide di viaggio, che negli stessi anni gli editori Murray e Baedeker pubblicavano rispettivamente in Inghilterra e in Germania, liberando lo scrittore-viaggiatore dall’onere di riportare dettagli e consigli sul modo di viaggiare, e lasciandogli così un più ampio spazio per narrare il proprio tour. Prima che lo sviluppo del turismo moderno rendesse il viaggiare alla portata di un maggior numero di persone, anche il più piccolo tour costituiva motivo di racconto di un’avventura affascinante in un libro che risultasse al pubblico gradevole e istruttivo, in cui l’autore dosava sapientemente aneddoti, folclore, esotismo, riflessioni e generalizzazioni storico-filosofiche1. La passione e l’interesse degli inglesi per l’Etruria nascono dal XVIII secolo, quando il nobile inglese Thomas Coke (1697 - 1759), tra il 1713 e il 1718, durante il suo Grand Tour, acquistò un manoscritto depositato a Palazzo Pitti a Firenze per pubblicarlo poi nel 1726: il De Etruria Regali, opera dello scozzese Thomas Dempster (1597 - 1625), rimasta fino allora inedita2. Scritto tra il 1616 e il 1618, il De Etruria Regali Libri Septem, era stato commissionato a Dempster quando era docente universitario a Pisa da Cosimo II de’ Medici, spinto da un interesse prettamente personale, dato che presumeva di aver scoperto una parentela della sua famiglia col ceppo etrusco. 1 Cfr. G. Lami, Viaggiatori italiani in Russia fra ’800 e ’900 – opinioni, ambienti, immagini, alla scoperta d’un mondo diverso, in Elisa Bianchi (a cura di), Geografie private – i resoconti di viaggio come lettura del territorio, Biblioteca del viaggio in Italia, Vol. 23, Unicolpi, Milano, 1985. 2 Cfr. S. Haynes, Etruria britannica, in M. Pallottino (a cura di), gli Etruschi, Milano, R.C.S. Libri Edizione CDE, 1998, p. 272. 10 Il progetto quindi era teso a legittimare la discendenza etrusca della famiglia medicea ed estendere il suo potere oltre i confini del granducato; il Dempster concepì un progetto assai ampio, in un vasto sforzo di dominare il materiale a disposizione (autori classici e testi epigrafici, ma anche la letteratura apocrifa del ’500, reperita nella biblioteca di un dotto pisano): costruì infatti intorno al tema etrusco una sorta di monografia divisa in sezioni dedicate ai costumi, alla storia, alle invenzioni e alle città scomparse.