Dino Compagni E La Sua Cronica;
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m':M •&s^ ^ mt- >r^ ^' %'*.• .-mm *t -'* Mlf) :v'"-4u.. v,7'ÌÌ^ fttrJ Ir.^^M- DINO COMPAGNI LA SUA CRONICA. j-^^c^scrL DINO COMPAGNI. c^^li^c^ LA SUA CRONICA PER ISIDORO DEL LUNGO. Volume Terzo CONTENENTE CIA INDICI STORICO E FILOLOGICO A TUTTA L' OPP^KA E IL TESTO DELLA CRONICA SECONDO IL CODICE LAURENZIANO ASHBURNHAMIANO. .3^ FI RENZE. SUCCESSORI LE MONNIER. 1887. Proprietà degli Editori "^ AVVERTENZA. Questi due Indici, storico e filologico; il primo, compilato da Alessandro Gherardi con quella diligenza e precisione che il solo abito dei coscienziosi studii e la sicura dottrina non danno, se non vi si aggiunge l'affetto di una lunga e costante amicizia; l'altro, nel quale fui efficacemente aiutato pur da un mio affezionato amico, e antico discepolo, dottor Curzio Mazzi; spero appagheranno un voto espresso da molti benevoli eslimatori del mio libro, né saranno sgraditi ai con- sultatori che ho veduto in questi anni, citato o no, abbondarmi anche fra i meno benevoli. V Indice storico abbraccia tutta intiera l'opera mia: cioè i venti capitoli che propriamente ne costituiscono il corpo, la Giunta pole- mica che sussegue ad essi (e questa è la materia del primo volume in due parti diviso), poi il Commento al testo della Cronica e l'Ap- pendice al Commento che sono nel volume secondo. Non vi è com- presa la Cronica, la quale in quel secondo volume ha Indice suo proprio. V Indice filologico è stato compilato principalmente sul mio Com- mento alla Cronica (voi. II, pag. 1-423) e alle Rime (voi . I, pag. 320-390); raccogliendovi poi quant' altro di attinente a lingua ebbi occasione di venire osservando nelle altre parti dell'opera, ed infine quel che nella Giunta polemica mi trovai a dover ribattere, sotto la rubrica Filologia, contro le recenti opinioni e argomentazioni intorno alla Istoria di VI AVVERTENZA. Dino. Sono in esso registrate tutte quelle voci le quali, sia nel Com- mento sia altrove, abbiano avuta illustrazione; il che è più frequen- temente avvenuto di voci antiche o in senso storico. Se non che strada facendo, mi ò occorso altresì raccoglierne altre meno espres- samente illustrate ma alle quali comecchessia si accenna, od anche semplicemente a cui porgono testiinonianza ed esempio notabili o la Cronica o le Rime o alcun altro degli antichi testi nelle mie illu- strazioni addotti. Credo che di ciò mi avranno qualche gratitudine per lo meno i lessicografi, confratelli miei dilettissimi; ben inteso, che io con ciò non prometto loro un vero e proprio spoglio del testo (intendo, specialmente, della Cronici/)^ e neanche, per quelle tali voci d'occasione, una enumerazione sempre compiuta di tutti quanti gli esempi che esso ne offre. II. Ho aggiunto, poiché questa stampa degli Indici me ne dava oc- casione, il testo della Cronica secondo il codice del secolo XV, che fu gìh ashburnhamiano, e innanzi pucciano, e anticamente, come i miei lettori sanno,* dei Pandolfini; ora, insieme con gli altri italiani della biblioteca di lord Ashburnham, racquistati dal nostro Governo all'Italia, si conserva nella Biblioteca Laurenziana. Di questo codice, che è di tutti il più antico e il progenitore, dissi nella Prefazione al secondo volume,^ non aver io potuto se non consultarlo sommariamente per cortesia del nobile Lord che allora lo possedeva e del professore Paolo Meyer; e ne detti ivi stesso la de- scrizione e il facsimile. Alla descrizione aggiungo ora, che esso è cartaceo,. in-4° piccolo, legato modernamente in pergamena, con cartellino dì pelle sul dorso scrittovi in oro « Lion. Aret. Vita di » Dante ec. »; di carte 128, numerate modernamente con lapis, delle quali son bianche le carte 14-1 G, 79-80, 127-128. Da e. 1 a 13 con- tiene la Vita di Dante scritta da Leonardo Aretino. Da e. 17 a 78, la Cap. XVIII : a pag. 720-2 i, 767 segg., del voi. I. A pag. xix-xxii. AVVERTENZA. VII Cronica di Dino Compagni, quale è da me data nel presente volu- metto, e che in fine ha « Morì dino còpagni adi xxvi di febraio 1323 » sepulto T scà trinità Et. e rilracla questa dalla sua propria». Da e. 81 a 126, il Libro terzo della Cronica di Domenico di Lionardo Bo- ninsegni; in fine alla quale si legge: « Mori domenico di lionardo )) boninsegni auctore di questa chronaca la quale e rilracta dalla » sua propria adi xvi dì gieiiaìo 1465 deta d'aili. lxxxi. et è se- » pulto r santa m."* nouella. » Il codice, lutto d'una medesima mano, è del secolo XV, alla seconda metà del quale lo riferisce la trascrizione (e relativa annotazione finale) del Libro terzo del Bonin- segni : perciò anteriore al codice magliabechiano del 1514, di non più che una quarantina d'anni. Ambedue le riferite annotazioni finali sono in carattere più piccolo ma della medesima mano che ha scritto lutto il codice: ciò deve a qualsiasi paleografo resultare tanto certo (seb- bene altri affermi il contrario), quanto sicura la lezione dì esse an- notazioni.' Il codice è in buone condizioni e di facile lettura, seb- bene qua e là parecchie sue carte siano leggermente macchiate d'umidità. Sarebbe, per lo meno, curiosità onesta desiderar di conoscere da chi, in servizio di chi, il codice fosse scritto. Ma è piuttosto un acuirla, che appagarla, dire, ed è ciò solo che io posso dire, come di questa mano medesima, senza dubbio fiorentina, sono, indicatimi cor- tesemente dal professore F. Novali, quattro codici laurenziani (Plut.XC mp., XLI, 1, 2f e S, gaddiani; Conventi soppressi, 452); non che un altro ' Il signore H. Bresslau, nello scritto di cui dovrò occuparmi qui appresso, ac- cetta la lezione, ma non la identità (che il Meyer aveva data per probabile) della scrit- tura: e, a proposito della frase « ritratta dalla sua propria », conclude: «Non può, a » mio avviso, dubitarsi che colui il quale aggiunse la detta annotazione finale a que- » sta Cronaca fosse persuaso ch'ella fosse fatta secondo il manoscritto originale di » Dino. » Ossia dicasi, che il trascrittore e annotatore, unus et idem, era persuaso d'aver avuto dinanzi il manoscritto originale di Dino. Nel qual caso aggiungasi, che quattrocento anni dopo il pover uomo é stato convinto d'errore, principalmente per la ragione che quel manoscritto originale non esiste più. — Del resto, io avevo fatto sulla prima origine di quell'annotazione (passata, notisi, a mano a mano di codice in codice), e sulle sue relazioni con l'autografo del Compagni, una diversa ipotesi (cap. XVIII, a pag. 724-28 del voi. I), che il signor Bresslau chiama «una combina- » zione sostenuta, più che con argomenti scientifici, con riflessioni sentimentali»; ossia non tiene conto alcuno della parte positiva e di fatto di quel mio, sia pur dubi- tabile, argomentare. Il che non so se, quanto è comodo, sia altrettanto scientifico. E rispetto ai «due fatti pe' quali naufraga», secondo lui, la suddetta mia ipotesi, l'uno, cioè la diversità di grafia fra testo e annotazione, ripeto che non sussiste; l'altro, già da me avvertito nelle ultime linee della citata pag. 728 (nota 3), non ha alcun valore per 1' assunto del signor Bresslau. vili AVVERTENZA. della Biblioteca Nazionale di Napoli (F. F. i3); tutti del secolo XV, contenenti scritture di Coluccio Salutati: epistole il primo, « ex suo » libro originali extractae », come « dalla sua propria • le Storie del Compagni e del Boninsegnì. Lo scrittore non doveva essere persona erudita, perchè, siccome osserva il Bandini, ^ pecca di scorrezione. I suddetti codici hanno con 1' ashburnhamiano identità altresì di se- sto, di carta, di margine. Per chi pensasse alla possibilità che anche il pucciano ashburnhamiano, prima che ai Pandolfini, appartenesse ai Gaddi, avverto che esso non è registrato nel Catalogo della Gaddiana, compilato da Giovanni Targioni prima che nel 1755 i millecentodieci manoscritti di quella insigne biblioteca fossero acquistati dalla Reg- genza e distribuiti fra la Laurenziana la Magliabechiana e l' Archivio ^ delle Riformagioni. Riproduco fedelmente T ashburnhamiano, notando a pie di pa- gina le differenze, quasi tutte di forma semplicemente o di grafia, della lezione già data da me : differenze derivanti per la maggior parte dalla preferenza che io concessi in ciò al codice magliabe- chiano del 1514, nel quale la mano popolana di Noferi Busini si lasciò andare alle forme fiorentine più paesane e idiomatiche. La nuova le- zione che ora do è quale ci è porta dal codice quattrocentistico, po- nendovi io soltanto ciò che esso, naturalmente, non porge, cioè la punteggiatura secondo sintassi; con piccola anzi nessuna fatica, per- chè tale punteggiatura è rimasta (non mutandosi il testo) tal e quale quella della mia edizione, salvo i rarissimi casi che si troveranno da me, luogo per luogo, notati, o semplicemente fra le altre varianti, o talvolta anco indicati con speciale postilla. Rari pure sono i casi di varietà sostanziale di lezione, e i più notabili sono altresì rilevati nelle postille sparse qua e là a pie di pagina: altre delle quali poi giustificano lo aver io conservata, anche contro il codice (poiché la mia edizione non è diplomatica ma critica), la lezione volgata, altre richiamano 1' attenzione del lettore a qualche passo controverso os- servabile e al luogo respettivo del mio Commento. 11 Commento poi, per ciò che concerne interpetrazione letterale e illustrazione sto- ' Catalogus codicum latinorum Bibliothecae Laurentianae ; 111,559-573. ' 11 Catalogo targioniano si conserva nella nostra Biblioteca Nazionale; e un Com- pendio di esso, insieme con altre carte attinenti all'acquisto della Gaddiana, nel- l'Archivio di Stato. AVVERTENZA. IX rica, si adatta identicamente così alla mia nuova pome alla lezione che avevo data: perchè insomma il testo, fermato l'altra volta sulle copie criticamente discusse e questa volta esemplalo sul loro origi- nale, rimane il medesimo; e se avessi a indicare i luoghi dove il codice ashburnhamiano mi ha somministrato vere e capitali ret- tificazioni, dovrei ristringermi a cinque, e cioè a quelli che sono ri- levati nelle postille di pag.