Vendetta E Parentela Patrizia. Venezia, Inizio XVI Secolo
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Corso di Laurea magistrale ( ordinamento ex D.M. 270/2004 ) in Storia Magistrale dal MedioEvo all’Età Contemporanea Tesi di L aurea Vendetta e parentela patrizia. Venezia, inizio XVI secolo Relatore Ch. Prof. Claudio Povolo Laureando Andrew Vidali Matricola 832943 Anno Accademico 20 14 / 20 15 INDICE Lista delle abbreviazioni pag. 3 Introduzione pag. 4 Capitolo Primo pag. 7 Capitolo Secondo pag . 26 Capitolo Terzo pag. 47 Capitolo Quarto pag. 68 Capitolo Quinto pag. 117 Capitolo Sesto pag. 146 Conclusioni pag. 171 Bibliografia pag. 174 2 LISTA DELLE ABBREVIAZIONI Diari : Marin Sanudo, Diarii (1496 - 1533) , a cura di R. Fulin, F. Stefani, N. Barozzi, M. Allegri, G. Berchet, Venezia, Tip. M. Visentini, 1879 - 1903, voll. 58 DBI : Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, 1960 - , 82 voll. Raspe : Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Registri Criminali : Archivio di Stato di Venezia, Consiglio di dieci, Deliberazioni, Criminali, Registri Miste : Archivio di Stato di Venezia, Consiglio di dieci, Deliberazioni, Miste, Registri 3 INTRODUZIONE In una breve recensione scritta circa vent’anni fa, Daniel Lord Smail 1 tirava le somme dei risultati raggiunti da due importanti opere da poco pubblicate, Mad Blood Stirring 2 e Faide e parentele 3 . Due opere significative, che ancora oggi meritano di essere menzionate negli studi che si o ccupano della tematica della vendetta. Lo studioso considerò che le opere sopracitate si occupavano di contesti storici periferici – la valle della Fontanabuona, nella parte orientale della Liguria, e la Patria del Friuli – e così altrimenti non poteva ess ere, poiché By the sixteenth century, Italian city - states, towns, and (elsewhere in Europe) kingdoms had restricted blood vengeance to the peripheries of society. It was practiced by those who have little voice in our surviving documents . 4 La dicotomia tra centro e periferia assume, in questa riflessione, i caratteri di una distinzione culturale, quasi antropologica, nella misura in cui viene dato per scontato che il centro dominante – Genova e Venezia – abbia eliminato già da tempo al propr io interno il pericolo di simili manifestazioni e si appresti a rapportarsi con società, all’interno del proprio dominio, che ancora aderiscono a questi stilemi culturali. Confronto finalizzato alla soppressione di tali fenomeni. È questa concezione che, s inteticamente, la presente ricerca si pone lo scopo di ridimensionare: l’obiettivo è di dimostrare che quest’alterità, nell’inizio del XVI secolo, non era affatto così marcata, come si è invece creduto. Dal momento che, in questi ultimi due decenni, nell’ area italiana il problema non è stato compiutamente affrontato 5 , la presente ricerca si pone come un punto di partenza. In riferimento alla realtà veneziana, centro dominante di un vasto stato marittimo e terrestre, si tenterà di provare come la stessa éli te di governo, il patriziato, conoscesse e praticasse queste forme di violenza ritenute dagli storici residuali, retaggio di un passato da tempo 1 D. L. Smail, Factions and Vengeance in Renaissance Italy. A Review Article , in Comparative Studies in Society and History, Vol. 38, No. 4 (Oct. 1996), pp. 781 - 789 2 E. Muir, Mad Blood Stirring . Vendetta & Factions in Friuli during the Reinassance , Baltimore and London, The John hopkins University Press, 1993 3 O. Raggio, Faide e parentele. Lo stato genove se visto dalla Fontanabuona , Tori no, Einaudi, 1990 4 Smail, Factions and Vengeance cit., p. 784 5 Lavori che hanno affrontato la questione della vendetta in un centro dominante, come le opere su Firenze di Andrea Zorzi, non superano il XV secolo; cfr. A. Z orzi, La trasformazione di un quadro politico. Ricerche su politica e giustizia a Firenze dal comune allo Stato territoriale , Firenze, Firenze University Press, 2008, e Idem , a cura di, Conflitti, paci e vendette nell’Italia comunale , Firenze, Firenze Univ ersity Press, 2009 4 superato. Si ritiene comunemente che nel centro – nel cuore – dello Stato, la faida fosse stata sostanzialmente soppressa a seguito della trasformazione dal regime ducale a quello comunale, come se la Serrata del Maggior Consiglio avesse favorito, in breve tempo, l’imposizione di una realtà governativa capace di eliminare simili forme di conflitto. È difficile rite nere che, in realtà, pratiche culturali possano mutare così repentinamente, come si cerca di rendere conto con questa ricerca. Come vedremo, una serie di fattori concomitanti ha indotto tali affermazioni categoriche: in primo luogo, il mito della concordia interna e della condotta civile del patriziato ha sicuramente influito nel ritenere la nobiltà lagunare radicalmente differente da quella di terraferma. In secondo luogo, chi si è occupato di giustizia penale a Venezia probabilmente non disponeva degli st rumenti concettuali necessari per comprendere lo svolgimento delle dinamiche del conflitto secondo l’ottica della vendetta. Mancanza che ha condotto ad una sottovalutazione. Per analizzare pienamente questo fenomeno, si è reso necessario integrare quanto o fferto dagli archivi ufficiali con forme narrative alternative: i Diari di Marin Sanudo si sono resi indispensabili in tal senso, perché, come vedremo, le fonti processuali, contenute nei registri delle magistrature veneziane, a volte presentano delle ambi guità che impediscono di recepire le forme di svolgimento del conflitto. Il primo capitolo è perciò dedicato a tracciare una panoramica della vita e dell’ attività politica e letteraria del patrizio vissuto tra XV e XVI secolo, in modo da contestualizzarne la produzione diaristica. Porremo in risalto gli ideali che Marin Sanudo si era imposto e, così facendo, si potrà meglio comprendere l’importanza dei suoi Diari quale fonte storica, utile non solo ad analizzare la storia politico – militare di quegli anni , ma che si presta anche ad indagini di altro tipo, come questo lavoro cerca di dimostrare. Il secondo capitolo si propone di riassumere invece il contesto storico, costituzionale, giuridico e culturale in cui il diarista scrisse. Un periodo intenso e sogg etto a varie discontinuità, come si vedrà. Mentre i primi due capitoli sono essenzialmente contestuali, il terzo si occupa di esaminare il ceto protagonista di questa ricerca, il patriziato veneziano. Una nobiltà che, a inizio XVI, inizia a dare i primi se gnali evidenti di disgregazione socio – economica interna, i cui effetti si manifesteranno con lampante evidenza nel corso del XVII e XVIII secolo. L’approccio cerca di essere, nella sinteticità, il più complessivo possibile: il capitolo tratta difatti del la nascita giuridica di tale ceto, del rapporto con lo Stato e di alcuni aspetti sociali ed economici. Non solo, aspetto imprescindibile della storia del patriziato veneziano è anche il discorso mitico di cui fu oggetto, una narrazione che venne promossa a nche dalla 5 medesima nobiltà veneziana. L’ultimo paragrafo si occupa dell’influsso di tale mito sulla produzione storiografica recente, mostrando come alcune interpretazioni siano state viziate da un’errata comprensione delle manifestazioni della violenza p atrizia. Fraintendimento a cui gli ultimi due capitoli intendono porre rimedio. Il quarto capitolo, a prima vista, potrebbe sembrare superfluo: qual è il senso di un’analisi approfondita del rapporto che si venne a stabilire tra famiglia patrizia e gestio ne della res publica in una ricerca che si occupa di faida e vendetta? In primo luogo, osservare come viene scandita la competizione politica si è rivelata utile nello stabilire l’incidenza dei rapporti di parentela bilaterali in una realtà, quella della n obiltà veneziana, che stabilisce, come conditio sine qua non per il riconoscimento del proprio status privilegiato, la preminenza della discendenza agnatica. Grazie ai Diari , si è reso possibile indagare questo aspetto, solo in parte affrontato dalla stori ografia. In secondo luogo, per comprendere le modalità di svolgimento della faida e della vendetta, si rende necessario esaminare attentamente l’apporto, in termini di aiuto politico e materiale, del gruppo famigliare nei confronti del patrizio che ne è me mbro attivo, dato che la forma di violenza affrontata in questa ricerca non pone a confronto singoli individui, ma gruppi parentali. È dunque necessario comprendere come i gruppi famigliari partecipino nelle vicende dei loro singolo componenti e, prima di osservare come le famiglie agiscano di fronte alla competizione violenta, può essere opportuno analizzare modalità di confronto non aggressive, quale la competizione politica. Gli ultimi due capitoli, come premesso, affrontano il tema principale della rice rca: dopo una prima parte storiografica, necessaria per inquadrare il fenomeno, il quinto capitolo si propone di stabilire, in senso definitivo, che il patriziato conosce e condivide l’idioma dell’onore e, conseguentemente, dimostrare nel sesto capitolo co n alcuni esempi le modalità con cui il conflitto tra patrizi ebbe luogo e venne gestito dalla realtà statale e dalle famiglie. Prima di ciò, nel quinto capitolo si è voluto rendere conto di circa cinquant’anni di storiografia dedicata a faida e vendetta: l ’attenzione è stata posta sulle molteplici definizioni adottate per classificare la fenomenologia della violenza. In aggiunta, ci soffermeremo anche sulle più recenti teorizzazioni, che concernono aspetti finora marginalmente affrontati: ci riferiamo sia a lla tematica del furore, potente emozione che trova ragion d’essere nelle dinamiche del conflitto violento,