Machiavelli E Guicciardini

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Machiavelli E Guicciardini UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’ VASTO ANNO ACCADEMICO 2018 – 2019 DUE SECOLI DI STORIA IL CINQUECENTO ED IL SEICENTO CONVERSAZIONI DEL PROF. NICOLANGELO D’ADAMO 1 PREMESSA Ricominciamo il nostro cammino attraverso i secoli per ricostruire i riferimenti religiosi, civili, letterari e filosofici del nostro passato necessari per essere in condizione di muoverci tra grandi personaggi, tragedie della storia, Istituzioni, guerre e percorsi ideologici che rappresentano l’ordito storico del nostro Paese. In questo A.A. 2018/2019 conosceremo meglio il Cinquecento ed il Seicento: il vertice più alto dell’”esplosione culturale” del Rinascimento italiano ed il grigiore delle sue crisi secentesche, mentre in Europa crescevano i grandi imperi coloniali di Spagna, Francia e Gran Bretagna. Accanto a geni assoluti come Leonardo, Raffaello e Michelangelo, lo sterile manierismo filosofico-letterario; accanto alla nascita della scienza moderna con Galileo Galilei, il buio dei tribunali dell’Inquisizione con le persecuzioni del “Libero Pensiero”; accanto al consolidamento degli Stati Centrali e la loro affermazione nei Nuovi Mondi, la perdita di ogni autonomia politica ed economica in Italia; accanto alla nascita della storiografia moderna con Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini, il declino degli studi filosofico-letterari. Ma pur tra le macerie culturali e politiche italiane, assisteremo alla nascita dei primi germogli della cultura moderna che assegneranno all’Italia un ruolo non secondario in campo culturale (pur persistendo una crescente marginalità politica), se solo si pensi a Giambattista Vico. E ancora: se a proposito di Dante abbiamo parlato della nascita della prima “Identità Nazionale”: quella linguistica, visto che nei secoli successivi quella lingua diventò un idioma nazionale conosciuto in ogni angolo della Penisola, a proposito del Cinquecento italiano possiamo affermare che si portò a compimento la “Rivalutazione dell’Essere Umano”, comunque già iniziata nel Quattrocento con l’Umanesimo, ovvero nacque in Italia quel prodigioso percorso che ribaltò la concezione dell’uomo per affermarsi poi nel secolo dei Lumi. Questa rivoluzione culturale, che interessò tutta la Penisola, insieme all’esplosione dell’arte che favorì la nascita dell’armonia delle forme architettoniche, rappresentano la seconda “Identità Nazionale”. Vedremo in seguito, nell’Ottocento, ancor prima che l’Italia diventasse un unico Stato, come si consolidò la terza “Identità Nazionale”, quella musicale, con l’affermarsi del melodramma e della musica che lo portò nei teatri: i grandi artisti della musica lirica: dai lombardi Giuseppe Verdi e Gaetano Donizetti, ai toscani Giacomo Puccini e Pietro Mascagni al marchigiano 2 Gioacchino Rossini e al siciliano Vincenzo Bellini, avevano tutti un idem sentire poetico e musicale. Gli innumerevoli dedali della storia del Cinquecento e del Seicento si chiuderanno agli inizi del diciottesimo secolo quando in Europa si esauriranno del tutto e per sempre le ultime eredità politico-culturali tardomedievali e ci affacceremo alle soglie del Mondo Moderno con l’affermazione e la diffusione della Cultura Illuminista. Un cammino sicuramente impegnativo per la complessità di questi secoli, ma fondamentale per conoscere le coordinate del mondo moderno. Durante questo Anno Accademico sperimenteremo anche la pratica didattica della “Relazione a due Voci”: gli argomenti di Storia dell’Arte, aspetto affatto secondario dei secoli presi in esame, saranno trattati da me e da una specialista del settore, la prof.ssa Bianca Campli. Confido nella tradizionale fattiva collaborazione da parte vostra, che ha assicurato in passato utilità culturale ai nostri incontri settimanali ed una confortante crescita numerica del nostro gruppo di studio. Una risposta a chi chiede se servono ancora i corsi di storia: Nel “Secolo breve”, il suo lavoro più famoso, Eric Hobsbawm si esprimeva così: “La maggior parte dei giovani, alla fine del secolo, è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni tipo di rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono. (…) studiare la storia, il cui fine è ricordare ciò che altri dimenticano, è ancora più essenziale ora di quanto mai lo sia stato nei secoli scorsi.” NICOLANGELO D’ADAMO Leonardo da Vinci Michelangelo Buonarroti Raffaello Sanzio 3 CAP. I- NASCITA DEGLI IMPERI COLONIALI ED ESPANSIONE ECONOMICA NEL CINQUECENTO Il Cinquecento fu il secolo del Rinascimento, della Riforma Protestante e della Controriforma Cattolica. Fu il secolo dei massimi geni dell’arte italiana come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, e fu anche il secolo che segnò la nascita della scienza moderna con Galileo Galilei. Insomma un secolo che segnò un prima e un dopo nella storia dell’Occidente. Le scoperte geografiche iniziate con i viaggi di Cristoforo Colombo verso l’occidente d’Europa ebbero come conseguenza la nascita di imperi coloniali che cominciarono ad espandersi già nella seconda metà del Cinquecento e dureranno a lungo. Dopo la formazione politica dei grandi Stati Nazionali – Inghilterra, Francia, Spagna – la loro crescente importanza militare ed economica li portò ad ampliare i territori nazionali, soprattutto per ragioni economiche. Alle tre potenze maggiori presto si unirono anche il Portogallo, l’Olanda e, più tardi, il Belgio. Un impero coloniale è una struttura geopolitica, non necessariamente monarchica, distinguibile dalle altre poiché tesa ad ampliare la propria influenza statale su regioni e province che non le competono secondo il principio dello Stato nazionale, secondo il quale una nazione può comprendere solo i territori abitati da popolazioni appartenenti alla sua etnia. Il principio di impero coloniale è probabilmente una reminiscenza del concetto di impero universale, radicato nelle memorie dell'Impero romano, e che trovò la sua ultima tentata manifestazione con Carlo V e, parzialmente, con Napoleone. Normalmente il colonialismo moderno si fa nascere con la scoperta dell’America e l’avvio dei grandi progetti di viaggi intercontinentali che rivoluzioneranno le conoscenze geografiche degli europei, riscriveranno le carte geografiche e quelle nautiche, ma soprattutto offriranno ai potenti Stati Nazionali europei sterminati territori da poter conquistare e sfruttare economicamente, contando sulla superiorità tecnica militare e strategica rispetto alle popolazioni indigene notevolmente lontane dallo standard medio della cultura europea. Primi nuclei degli imperi coloniali: 1. Inghilterra: America del Nord, Indie, Africa; 2. Francia: America del Nord, Asia orientale, Africa settentrionale; 3. Spagna: America centrale e meridionale; 4. Portogallo: Brasile, Asia Orientale, Azzorre; 5. Olanda: Africa centrale e meridionale 6. Belgio Africa centrale È da notare anche che il navigatore turco Piri Reìs, nella sua famosa mappa, realizzata nei primi decenni del XVI secolo, annotò che la zona delle Antille era stata 4 scoperta nell'anno del calendario islamico 896 (corrispondente al 1490/1491 dell'era cristiana) da parte di un genovese infedele di nome Colombo. Al momento nessuno immaginò che le conseguenze economiche di quella scoperta sarebbero state incommensurabili e nessuno valutò l’enorme costo umano dell’operazione a danno dei nativi la conquista del nuovo mondo da parte degli spagnoli e da parte degli inglesi raggiunse incredibili punte di violenza tanto che alcuni storici non esitano a parlare di genocidio. Hernan Cortes contro gli Aztechi del Messico e Francisco Pizarro contro gli Inca del Peru’ vengono ricordati come i responsabili dei maggiori massacri degli indigeni e anche come coloro che conquistarono più territori alla Spagna con il trasferimento in patria di incredibili quantità di oro e argento e tantissimi manufatti in metallo pregiato. Analoga situazione nell’America del nord: sia gli inglesi, fino al 1776, sia i governi locali dopo l’indipendenza procedettero alla sistematica sottomissione delle tribù di pellerossa con numerosi eccidi. PIANTE INTRODOTTE DAGLI ARABI ED ALTRE POPOLAZIONI Dalla seconda metà del Cinquecento ed i primi anni del Seicento in Italia si registrò un periodo di forte sviluppo socioeconomico ed una conseguente crescita della popolazione. Gli ingenti capitali provenienti dal commercio e dalle attività manifatturiere vennero impiegate in agricoltura per migliorare la produzione e sviluppare le colture di pregio di cui era aumentata la richiesta e le coltivazioni di nuove varietà. Solo nel basso Medioevo gli orti si arricchirono di numerose piante importate in Italia dal Nuovo Mondo e dagli Arabi, soprattutto in Sicilia. Dal Rinascimento, ovvero dopo la scoperta del “Nuovo Mondo”, si cominciarono a coltivare il mais, la patata, il pomodoro, il peperone, alcune varietà di fagioli e zucche, le fragole da orto e il girasole. E, contemporaneamente, si diffusero in Occidente alcune pratiche colturali introdotte dagli Arabi, specie i nuovi sistemi di irrigazione. Ma soprattutto gli Arabi introdussero e diffusero in Occidente innumerevoli piante di origine asiatica o africana. Impiantarono nei territori conquistati la coltivazione degli agrumi, in particolare limone e arancio, mentre l’unico agrume conosciuto fin dal tempo dei romani era il cedro. Agli Arabi si deve l’importazione in Sicilia della coltivazione del pistacchio, carruba, canna da zucchero, cotone e riso. Quest’ultima coltura ebbe una larga diffusione in Abruzzo a partire dal XV secolo fino al XIX. Alcune esperienze fallimentari di coltivazione del cotone furono effettuate lungo il litorale della
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