La Rassegna Stampa Dioblique Dal Primo Al 31 Luglio 2008 «I Critici Generalmente Leggono Un Libro Solo, E Ripetono Le Loro Opinioni a Ogni Libro Successivo
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RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 1 La rassegna stampa diOblique dal primo al 31 luglio 2008 «I critici generalmente leggono un libro solo, e ripetono le loro opinioni a ogni libro successivo. I critici sono pigri e stupidi, trop- po stupidi per capire la poesia. Sono degli idioti» Michel Houellebecq – Francesco Vietti, «Una lingua d’oltremare» il manifesto, 5 luglio 2008 3 – Massimo Raffaeli, «Il mio viaggio con Céline non finisce mai» Tuttolibri – La Stampa, 5 luglio 2008 6 – Matteo Sacchi, «Paolo Giordano: “Non mi sento più un numero primo”» il Giornale, 5 luglio 2008 11 – Massimo Novelli, «Pavese, l’uomo libro» La Domenica di Repubblica, 6 luglio 2008 13 – Alessandra Iadicicco, «La bellezza dei nuovi cannibali» il Giornale, 7 luglio 2008 17 – Paolo Di Stefano, «Che fatica trattare con Calvino» Corriere della Sera, 7 luglio 2008 19 – Klaus Davi, «Simenon a luci rosse» Panorama, 10 luglio 2008 22 – Francesca Borrelli, «Tra A.M. Homes e la paura. Per mettere ordine nel panico» il manifesto, 12 luglio 2008 25 – Giorgio Montefoschi, «Le vite perdute di Christina Stead» Corriere della Sera, 15 luglio 2008 29 – Vincenzo Nigro, «Franz Kafka, il mistero delle carte perdute» la Repubblica, 18 luglio 2008 31 – Sandra Petrignani, «Va’ dove ti porta il titolo» Panorama, 18 luglio 2008 33 – Elisabetta Rasy, «Gli zelanti forzati dei Festival» Domenica del Sole 24 Ore, 20 luglio 2008 35 – Marek Beylind e Ewa Wielezynska, «Tabù Houellebecq» L’espresso, 24 luglio 2008 37 – Daria Galateria, «La doppia vita di Gary» la Repubblica, 26 luglio 2008 41 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 2 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 3 UNA LINGUA D’OLTREMARE Francesco Vietti, il manifesto, 5 luglio 2008 Da Ron Kubati a Anilda Ibrahimi, da Artur Spanjolli a Elvira Dones, sono sempre più numerosi gli scrittori provenienti da Tirana che scelgono di scrivere i loro libri in italiano, nella consapevolezza di poter contare su un pubblico vasto e agguerrito anche nel loro paese d’origine. Un sentiero di lettura fra le opere degli autori che, come ha detto Kubati, hanno cercato «l’altrimenti nell’altrove» uando nel ’90 Ismail Kadare chiese asilo politico in Francia sce- più giovani e dotati di un buon gliendo la via dell’esilio volontario, molti albanesi si sentirono livello di istruzione, spesso studen- Q traditi. Nel momento in cui il paese aveva bisogno del suo più ti universitari. I risultati di questo grande scrittore, Kadaré abbandonava il suo popolo: così molti pensarono continuo stimolo appaiono oggi all’epoca, e molti lo pensano ancora. Un sentimento simile è riaffiorato una evidenti. Negli ultimi mesi sono quindicina d’anni più tardi, quando Elvira Dones e Ornela Vorpsi hanno stati numerosi gli autori e le autrici pubblicato i loro primi romanzi in italiano. Mentre la diaspora albanese che si sono imposti con opere di cercava faticosamente di uscire dalla cronaca nera dei quotidiani, due gio- notevole interesse, tanto da affer- vani autrici vendevano con successo dei libri certamente non teneri nei marsi come la prima generazione confronti dei loro compatrioti, descrivendo l’Albania come un paese di di scrittori albanesi di lingua italia- kurvëria (kurva, «prostituta», è un termine ben noto in tutti i Balcani). na. I giovani che hanno cercato «l’altrimenti nell’altrove», come ha L’altrimenti nell’altrove detto di sé Ron Kubati, sono i pro- A differenza di altri loro colleghi, gli scrittori dell’emigrazione albanese si tagonisti di La mano che non mordi sono dovuti confrontare nel corso degli anni non solo con il pubblico ita- di Ornela Vorpsi (Einaudi, pp. 86, liano, ma anche con un ampio numero di lettori loro connazionali, per lo euro 8,80), storia di un viaggio a RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 4 Oblique Studio Sarajevo e dello spaesamento di uniche coordinate della geografia re la storia di un corpo che soffre, un’intera generazione. Un destino mentale del bambino protagonista di una sessualità negata e abbrutita non solo albanese, ma di tutti della vicenda, un figlio senza nome sotto lo sguardo di montagne «fatte «noialtri dell’ex Est». Rispetto al che dopo aver assistito all’impicca- di occhi che osservano e proibisco- suo precedente Il paese dove non si gione del padre, costruisce una sua no, di silenzi». Dopo quattordici muore mai (Einaudi 2005), lo personale e quotidiana resistenza al anni in cui è stata uomo con il sguardo della Vorpsi ha perso in non senso dell’odio e del lutto, alla nome di Mark, Hana decide di rancore, e guadagnato in limpidez- disperata ricerca di una qualche rompere il giuramento, abbando- za. La prigione da cui scappa non è salvezza. Una ricerca che potrà nare il suo sperduto villaggio e rag- più solamente l’Albania dell’infan- portarlo in fondo o al di là del giungere una cugina emigrata negli zia, ma anche la libertà dell’altra mare. Quel mare che dalla prima Stati Uniti per ritrovare la parte parte, di quell’altrove che ti con- all’ultima pagina rimane misterio- negata di se stessa. Qui la Dones danna a guardare tutto e tutti dal di samente buio e che fa dire, come traccia una serie di ritratti così fuori. Così la sua protagonista, gio- già concludeva Kubati il suo primo smaccatamente «americani» (dalla vane, bella, albanese ed emigrata romanzo, «davanti a noi non si cugina immersa nel consumismo come lei, che da occidentale scende vede niente». all’aspirante fidanzato cinquanten- nei Balcani, può solo annusare Quasi come un contrappunto al ne «abbronzato, disinvolto e di bel- l’odore di quella che era casa sua, mare di Kubati e ai giovani con «le l’aspetto»), dall’andare forse oltre le un odore che sa «di nostalgia, radici in aria» della Vorpsi, appaio- sue intenzioni, facendoci apparire d’amore, di rancore, di desolazione, no dunque le coraggiose donne di la dura vita condotta tra i monti d’impotenza, di lontananza, di vici- montagna protagoniste di Vergine albanesi sotto le spoglie maschili di Mark come più naturale e vera di quella che Hana finisce per trovare «IL SOGNO DI TORNARE DOVE come donna nel sobborgo di Washington DC. La vergine giura- NESSUNO CI ATTENDE» ta è comunque un personaggio da amare senza cedimenti alla commi- nanza». Alla fine, insomma, non giurata di Elvira Dones (Feltrinelli, serazione, e possiede onestà suffi- rimane che ripartire, portando con pp. 240, euro 14) e di Rosso come ciente per riconoscere che in fondo sé qualche etto di byrek, come il una sposa, romanzo d’esordio di è «facile fare l’uomo. La vera souvenir di un turista, con la consa- Anilda Ibrahimi (Einaudi, pp. 260, impresa è vivere da donna, mica pevolezza di poter vivere solo «con euro 16). La Dones che, pur viven- fare il coglione che si ammazza di e tramite la distanza». Non per do negli Stati Uniti, ha deciso di alcol e tabacco». nulla il libro è stato pubblicato in scrivere in italiano, ci porta tra le Francia con il titolo Vert venin, valli dell’Albania del nord, nella Un destino scritto sulla nuca «Verde veleno», ossia il colore del regione di Scutari, dove mette in Una impresa che conoscono bene viso di chi ha preso «troppa scena la vita di Hana Doda, giova- le donne di Anilda Ibrahimi, pro- coscienza della vita affogando nello ne ragazza che sul finire degli anni tagoniste di una saga familiare dai strazio del lussuoso capitalismo». Ottanta, decide di «farsi uomo» per toni epici, raccontata seguendo il Anche Ron Kubati si allontana sottrarsi a un matrimonio combi- filo rosso di un matriarcato che si dall’Albania, o per lo meno, non la nato e salvare l’onore della famiglia. trasmette di madre in figlia, da nomina mai. Il buio del mare Anche se il Kanun, l’antica legge suocera a nuora, dall’alba del ven- (Giunti, pp. 120, euro 12,50) si consuetudinaria dell’Albania clani- tesimo secolo al suo tramonto. gioca tutto sulle sponde di un mare ca, è divenuto tema fin troppo Meliha, Saba, Klementina e Dora, profondo, plumbeo, oscuro, in cui i sfruttato dai documentaristi, la sto- generazione dopo generazione, si «dove» e i «quando» indicano solo ria di Hana sfugge all’interesse muovono tra le case contadine di dove non essere. Queste sono le meramente etnografico, per diveni- Kaltra, piccolo villaggio dell’aspro 4 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 5 Rassegna stampa, luglio 2008 entroterra di Valona, lottando con- sulla sua nuca», un destino forte e Anche Velì, il nonno di Gëzim tro un destino che le vuole «vestite amaro come i fondi di caffè che Hajdari, apparteneva ai Bektashì, e di rosso, come il sangue, come un Saba non si stanca di leggere per avrebbe voluto che il nipote studias- sacrificio umano dato agli dèi per indovinare il suo futuro. se il Corano e divenisse un giorno propiziare la pioggia, come una muftì. Hajdari è divenuto invece sposa». Le prime tre partoriranno Tra il Salento e Tirana grande poeta, come dà prova ancora decine di figli e figlie, e li vedran- Per molti scrittori albanesi di lin- una volta in Peligòrga (Besa, pp. 130, no in gran parte morire, uccisi gua italiana, fra cui Kubati e la euro 12), una silloge bilingue che dalla guerra e dalle sventure. Dones, questo singolare passaggio ripercorre in modo spietato la storia L’ultima, Dora, la nipote, metterà da un idioma all’altro è legato della sua vita e della sua vocazione al mondo i suoi due bambini in anche all’incontro con la casa edi- poetica e ci lascia un repertorio di Italia, terra d’immigrazione.