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La rassegna stampa diOblique dal primo al 31 luglio 2008 «I critici generalmente leggono un libro solo, e ripetono le loro opinioni a ogni libro successivo. I critici sono pigri e stupidi, trop- po stupidi per capire la poesia. Sono degli idioti» Michel Houellebecq

– Francesco Vietti, «Una lingua d’oltremare» il manifesto, 5 luglio 2008 3 – Massimo Raffaeli, «Il mio viaggio con Céline non finisce mai» Tuttolibri – La Stampa, 5 luglio 2008 6 – Matteo Sacchi, «Paolo Giordano: “Non mi sento più un numero primo”» il Giornale, 5 luglio 2008 11 – Massimo Novelli, «Pavese, l’uomo libro» La Domenica di Repubblica, 6 luglio 2008 13 – Alessandra Iadicicco, «La bellezza dei nuovi cannibali» il Giornale, 7 luglio 2008 17 – Paolo Di Stefano, «Che fatica trattare con Calvino» Corriere della Sera, 7 luglio 2008 19 – Klaus Davi, «Simenon a luci rosse» Panorama, 10 luglio 2008 22 – Francesca Borrelli, «Tra A.M. Homes e la paura. Per mettere ordine nel panico» il manifesto, 12 luglio 2008 25 – Giorgio Montefoschi, «Le vite perdute di Christina Stead» Corriere della Sera, 15 luglio 2008 29 – Vincenzo Nigro, «Franz Kafka, il mistero delle carte perdute» la Repubblica, 18 luglio 2008 31 – Sandra Petrignani, «Va’ dove ti porta il titolo» Panorama, 18 luglio 2008 33 – Elisabetta Rasy, «Gli zelanti forzati dei Festival» Domenica del Sole 24 Ore, 20 luglio 2008 35 – Marek Beylind e Ewa Wielezynska, «Tabù Houellebecq» L’espresso, 24 luglio 2008 37 – Daria Galateria, «La doppia vita di Gary» la Repubblica, 26 luglio 2008 41 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 2 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 3

UNA LINGUA D’OLTREMARE Francesco Vietti, il manifesto, 5 luglio 2008 Da Ron Kubati a Anilda Ibrahimi, da Artur Spanjolli a Elvira Dones, sono sempre più numerosi gli scrittori provenienti da Tirana che scelgono di scrivere i loro libri in italiano, nella consapevolezza di poter contare su un pubblico vasto e agguerrito anche nel loro paese d’origine. Un sentiero di lettura fra le opere degli autori che, come ha detto Kubati, hanno cercato «l’altrimenti nell’altrove» uando nel ’90 Ismail Kadare chiese asilo politico in Francia sce- più giovani e dotati di un buon gliendo la via dell’esilio volontario, molti albanesi si sentirono livello di istruzione, spesso studen- Q traditi. Nel momento in cui il paese aveva bisogno del suo più ti universitari. I risultati di questo grande scrittore, Kadaré abbandonava il suo popolo: così molti pensarono continuo stimolo appaiono oggi all’epoca, e molti lo pensano ancora. Un sentimento simile è riaffiorato una evidenti. Negli ultimi mesi sono quindicina d’anni più tardi, quando Elvira Dones e Ornela Vorpsi hanno stati numerosi gli autori e le autrici pubblicato i loro primi romanzi in italiano. Mentre la diaspora albanese che si sono imposti con opere di cercava faticosamente di uscire dalla cronaca nera dei quotidiani, due gio- notevole interesse, tanto da affer- vani autrici vendevano con successo dei libri certamente non teneri nei marsi come la prima generazione confronti dei loro compatrioti, descrivendo l’Albania come un paese di di scrittori albanesi di lingua italia- kurvëria (kurva, «prostituta», è un termine ben noto in tutti i Balcani). na. I giovani che hanno cercato «l’altrimenti nell’altrove», come ha L’altrimenti nell’altrove detto di sé Ron Kubati, sono i pro- A differenza di altri loro colleghi, gli scrittori dell’emigrazione albanese si tagonisti di La mano che non mordi sono dovuti confrontare nel corso degli anni non solo con il pubblico ita- di Ornela Vorpsi (Einaudi, pp. 86, liano, ma anche con un ampio numero di lettori loro connazionali, per lo euro 8,80), storia di un viaggio a RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 4

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Sarajevo e dello spaesamento di uniche coordinate della geografia re la storia di un corpo che soffre, un’intera generazione. Un destino mentale del bambino protagonista di una sessualità negata e abbrutita non solo albanese, ma di tutti della vicenda, un figlio senza nome sotto lo sguardo di montagne «fatte «noialtri dell’ex Est». Rispetto al che dopo aver assistito all’impicca- di occhi che osservano e proibisco- suo precedente Il paese dove non si gione del padre, costruisce una sua no, di silenzi». Dopo quattordici muore mai (Einaudi 2005), lo personale e quotidiana resistenza al anni in cui è stata uomo con il sguardo della Vorpsi ha perso in non senso dell’odio e del lutto, alla nome di Mark, Hana decide di rancore, e guadagnato in limpidez- disperata ricerca di una qualche rompere il giuramento, abbando- za. La prigione da cui scappa non è salvezza. Una ricerca che potrà nare il suo sperduto villaggio e rag- più solamente l’Albania dell’infan- portarlo in fondo o al di là del giungere una cugina emigrata negli zia, ma anche la libertà dell’altra mare. Quel mare che dalla prima Stati Uniti per ritrovare la parte parte, di quell’altrove che ti con- all’ultima pagina rimane misterio- negata di se stessa. Qui la Dones danna a guardare tutto e tutti dal di samente buio e che fa dire, come traccia una serie di ritratti così fuori. Così la sua protagonista, gio- già concludeva Kubati il suo primo smaccatamente «americani» (dalla vane, bella, albanese ed emigrata romanzo, «davanti a noi non si cugina immersa nel consumismo come lei, che da occidentale scende vede niente». all’aspirante fidanzato cinquanten- nei Balcani, può solo annusare Quasi come un contrappunto al ne «abbronzato, disinvolto e di bel- l’odore di quella che era casa sua, mare di Kubati e ai giovani con «le l’aspetto»), dall’andare forse oltre le un odore che sa «di nostalgia, radici in aria» della Vorpsi, appaio- sue intenzioni, facendoci apparire d’amore, di rancore, di desolazione, no dunque le coraggiose donne di la dura vita condotta tra i monti d’impotenza, di lontananza, di vici- montagna protagoniste di Vergine albanesi sotto le spoglie maschili di Mark come più naturale e vera di quella che Hana finisce per trovare «IL SOGNO DI TORNARE DOVE come donna nel sobborgo di Washington DC. La vergine giura- NESSUNO CI ATTENDE» ta è comunque un personaggio da amare senza cedimenti alla commi- nanza». Alla fine, insomma, non giurata di Elvira Dones (Feltrinelli, serazione, e possiede onestà suffi- rimane che ripartire, portando con pp. 240, euro 14) e di Rosso come ciente per riconoscere che in fondo sé qualche etto di byrek, come il una sposa, romanzo d’esordio di è «facile fare l’uomo. La vera souvenir di un turista, con la consa- Anilda Ibrahimi (Einaudi, pp. 260, impresa è vivere da donna, mica pevolezza di poter vivere solo «con euro 16). La Dones che, pur viven- fare il coglione che si ammazza di e tramite la distanza». Non per do negli Stati Uniti, ha deciso di alcol e tabacco». nulla il libro è stato pubblicato in scrivere in italiano, ci porta tra le Francia con il titolo Vert venin, valli dell’Albania del nord, nella Un destino scritto sulla nuca «Verde veleno», ossia il colore del regione di Scutari, dove mette in Una impresa che conoscono bene viso di chi ha preso «troppa scena la vita di Hana Doda, giova- le donne di Anilda Ibrahimi, pro- coscienza della vita affogando nello ne ragazza che sul finire degli anni tagoniste di una saga familiare dai strazio del lussuoso capitalismo». Ottanta, decide di «farsi uomo» per toni epici, raccontata seguendo il Anche Ron Kubati si allontana sottrarsi a un matrimonio combi- filo rosso di un matriarcato che si dall’Albania, o per lo meno, non la nato e salvare l’onore della famiglia. trasmette di madre in figlia, da nomina mai. Il buio del mare Anche se il Kanun, l’antica legge suocera a nuora, dall’alba del ven- (Giunti, pp. 120, euro 12,50) si consuetudinaria dell’Albania clani- tesimo secolo al suo tramonto. gioca tutto sulle sponde di un mare ca, è divenuto tema fin troppo Meliha, Saba, Klementina e Dora, profondo, plumbeo, oscuro, in cui i sfruttato dai documentaristi, la sto- generazione dopo generazione, si «dove» e i «quando» indicano solo ria di Hana sfugge all’interesse muovono tra le case contadine di dove non essere. Queste sono le meramente etnografico, per diveni- Kaltra, piccolo villaggio dell’aspro

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entroterra di Valona, lottando con- sulla sua nuca», un destino forte e Anche Velì, il nonno di Gëzim tro un destino che le vuole «vestite amaro come i fondi di caffè che Hajdari, apparteneva ai Bektashì, e di rosso, come il sangue, come un Saba non si stanca di leggere per avrebbe voluto che il nipote studias- sacrificio umano dato agli dèi per indovinare il suo futuro. se il Corano e divenisse un giorno propiziare la pioggia, come una muftì. Hajdari è divenuto invece sposa». Le prime tre partoriranno Tra il Salento e Tirana grande poeta, come dà prova ancora decine di figli e figlie, e li vedran- Per molti scrittori albanesi di lin- una volta in Peligòrga (Besa, pp. 130, no in gran parte morire, uccisi gua italiana, fra cui Kubati e la euro 12), una silloge bilingue che dalla guerra e dalle sventure. Dones, questo singolare passaggio ripercorre in modo spietato la storia L’ultima, Dora, la nipote, metterà da un idioma all’altro è legato della sua vita e della sua vocazione al mondo i suoi due bambini in anche all’incontro con la casa edi- poetica e ci lascia un repertorio di Italia, terra d’immigrazione. Sullo trice italo-albanese Besa, che tra il immagini feroci e di ricordi d’infan- sfondo appare e scompare una Salento e Tirana da oltre dieci anni zia: il natio villaggio di Hajdaraj, i folla di personaggi, dai soldati ita- traghetta scrittori e letteratura sulle campi di vento della Darsia, un liani rimasti a lavorare nel villaggio due sponde dell’Adriatico. Anche amore gitano, la fuga dal mondo come contadini alla fine della tra- da questa sigla nei mesi scorsi sono contadino e le fredde navi dell’esilio. gica avventura coloniale fascista, venute novità e conferme. Artur E all’origine di tutto la besa del alla moglie russa separata a forza Spanjolli, nato a Durazzo e dive- poeta, la promessa giurata di essere dal marito albanese nel momento nuto scrittore a Firenze, con La martire della poesia e di lasciarsi della rottura tra Hoxha e l’Unione teqja (pp. 124, euro 12) esplora il lapidare «dalle pietre dei suoi versi». Sovietica. Saba, la nonna di Dora, mondo dell’Islam balcanico, trat- Il triste canto della peligòrga di che seguiamo dal giorno in cui teggiando con eloquenza la vita del Hajdari ci chiama infine a risponde- ancora bambina viene data in Santo Hysen Cialliku e con lui il re al verso più enigmatico: Përse sposa sino alla più longeva delle pensiero elaborato dalla confrater- nisesh? / Perché parti? Una doman- vecchiaie, è la vera colonna verte- nita bektashita, una delle più signi- da universale, che non interpella brale del romanzo, un personaggio ficative linee riformatrici della cul- solo i migranti, ma ogni uomo con- la cui lunga, travagliata e coraggio- tura islamica, nata proprio in sapevole che la vita stessa, come sa vita appare come una biografia Albania a fine ’800 e diffusasi poi ogni viaggio, nasconde in sé «il dell’Albania stessa. Un destino lungo il tragitto della via Egnatia sogno di tornare dove nessuno ci «scritto da Allah il terzo giorno fino a Istanbul. attende». RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.10 Pagina 6

Il mio viaggio con Céline non finisce mai Massimo Raffaeli, Tuttolibri – La Stampa, 5 luglio 2008 Il fotografo che ritraendo i fuoriclasse delle Editions de Minuit, da Beckett a Simon, inventò la formula del Nouveau Roman RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 7

a appena compiuto ottant’anni Mario ritrae tutti insieme i fuoriclasse della casa editrice, da Dondero, ma non ha perduto l’aria da ragaz- Beckett a Claude Simon, da Robbe-Grillet a Nathalie H zo svagato, cosi come l’entusiasmo e l’innata Sarraute. Lo stesso Lindon amava ripetere che fu simpatia, nonostante siano infiniti gli eventi e gli Dondero, con quella foto, a inventare la formula del incontri che ne scandiscono il curriculum di grande Nouveau Roman. A lui non piace ricordarlo ma in cuor fotoreporter. Aspetta in un bar della piazza di Fermo, suo ne va fiero, per il semplice fatto che ama perduta- la cittadina marchigiana che ha eletto una ventina mente la letteratura. d’anni fa a stazione di posta del suo perpetuo nomadi- smo. È in compagnia di Angelo Ferracuti, lo scrittore Quali sono stati i libri della sua formazione? con cui ha firmato diversi reportage, e sta sfogliando un «Premetto che i libri sono stati sempre, per me, un libretto appena uscito di Jean Echenoz, Il mio editore meraviglioso nutrimento. A Milano, da ragazzino, (Adelphi), dedicato alla figura di Jérôme Lindon, suo avrò avuto dieci anni, mi svegliavo tardi per andare a amico e leggendario promotore delle Editions de Mi- scuola e mia madre mi dava i soldi per il cappuccino: nuit. Proprio al nome di Lindon è legata la più celebre così io uscivo e andavo a comprarmi un libro. Il primo foto letteraria di Dondero, del settembre 1959, che libro che ricordo di avere realmente letto è I ragazzi RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 8

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della via Pál di Molnar. Nonostante mi sembri oggi un Ai tempi di Parigi è seguita, negli Anni Sessanta, una lunga libro un po’ reazionario, tipo la curva della Lazio con- fase di ritorno in Italia, fra Milano e Roma… tro quella del mio Genoa, insomma un libro come si «Qui mi vengono subito in mente e Carlo dice molto identitario, per me voleva dire stare coi Levi, ma anche La luna e i falò di , non ragazzi di Porta Romana o con quelli del liceo proprio un padre putativo, perché lui non era padre “Berchet” contro dei nemici solo immaginari, insom- neanche di sé stesso, ma un portatore di feconde incer- ma era una cosa alla Don Chisciotte, una specie di tezze esistenziali. E poi alcuni straordinari libri di de- combattimento degli Orazi e Curiazi o magari dei nuncia e di testimonianza civile, Le rose del ventennio di pellerossa contro le giacche blu. Io stavo dalla parte Gian Carlo Fusco, La strada del Davai di Nuto Revelli, dei pellerossa naturalmente, perché anche se non sa- i libri di , Baroni e contadini di pevo nulla della guerra d’Abissinia che l’Italia stava Giovanni Russo, Un eroe borghese del mio amico allora combattendo avvertivo nell’aria un sentimento Corrado Stajano: sono libri-chiave, ineludibili, che di palese ingiustizia. Ma I ragazzi della via Pál è anche andrebbero fatti leggere anche per capire dove siamo un grande libro umanistico e, ad esempio, il personag- finiti, libri che forse ci salverebbero dal peggio. La figu- gio di Nemecsek per me somigliava a Gesù Cristo. Poi ra fondamentale di quel periodo è stato per me Pier c’è Martin Eden di Jack London, uno scrittore che ho Paolo Pasolini, specie l’autore delle poesie civili, Le amato immensamente, colui che rappresenta la lotta ceneri di Gramsci, e degli ultimi suoi testi politici, gli per cambiare il mondo. Un altro libro importante è Scritti corsari. Ma non posso certo dimenticare La vita stato, in seguito, il Poema pedagogico di Anton agra di Luciano Bianciardi, un ritratto d’epoca che Makarenko, che racconta la storia di giovani sbandati, torna alla maniera di uno spettro nell’Italia di oggi, un perduti, come dei “vu’ comprà” senegalesi, se vogliamo, paese assediato dai consumi e nello stesso tempo fra- o gli attuali “meninos de rua” brasiliani, cascami della stornato dall’incertezza, precipitato nell’ignoto, come società che vivono in mezzo agli altri, del tutto dimen- fossimo in alto mare senza salvagente. Alla stessa ticati e tuttavia ricchi di avvenire, di una grande forza maniera dei clandestini, che non vanno affatto crimi- vitale». nalizzati ma vanno anzi difesi a oltranza dalla xenofo- bia che li colpisce e disonora nel profondo il nostro Nei primi Anni Cinquanta, lei si trasferisce a Parigi. Che paese, perché proprio i clandestini testimoniano di una cosa ha rappresentato in termini di esperienze intellettua- umanità integrale, vorrei dire cristiana, e sono forse gli li e di libri letti? unici possibili eroi del nostro tempo». «Parigi per me, immediatamente, è Paul Eluard, J’ecris ton nom, Liberté…, è Aragon, la poesia impegnata, Il fatto di avere viaggiato tanto, che cosa ha comportato insomma quella che i francesi chiamano semplice- nelle sue abitudini di lettore? mente la République, il culto della Cosa Pubblica, una «Ha allargato gli orizzonti.Tu giri per il mondo, incon- comunità di persone veramente aggregate, sono i neri tri delle persone e finisce che vuoi leggere i libri che le che stanno seduti insieme a te in qualunque posto, raccontano, che le documentano. Per esempio, un’area dentro un universo davvero cosmopolita. Ma non che ho frequentato molto è l’Africa nera, le ex colonie dimentico gli scrittori classici, il Flaubert di Salambò francesi, dove la scrittura è qualcosa di completamente per esempio, che leggo tuttora per il solo piacere sen- diverso rispetto alla nostra. Io sono un insonne e fana- suale di leggere. Già allora avevo una grande passione tico ricercatore di libri, quasi un fiocinatore di libri, per la lettura, per il sapere, e tutto ciò in un momento come se ogni libro fosse Moby Dick, ma non sono tut- di grande asprezza politica, nel pieno della guerra tavia un collezionista di libri, perché se amo un libro lo d’Algeria, una guerra brutale, atroce, e con la dittatu- passo subito a un amico oppure lo lascio inconsapevol- ra in agguato, evocata dalla Costituzione della Quinta mente da qualche parte perché qualcuno lo trovi, un Repubblica fatta da De Gaulle, cioè un duro compro- po’ come succede nel gioco inventato da Marino messo con la democrazia che riduceva le libertà civili. Sinibaldi per Fahrenheit a RadioTre». Mi viene in mente che proprio una Costituzione come quella oggi è nei sogni di Licio Gelli e di Silvio Tiene sempre a precisare che non è un fotografo di scrit- Berlusconi…». tori ma resta il fatto che ne ha fotografati veramente tanti.

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C’è un motivo? Kapuscinski, oltretutto, era una persona di estrema «La mia riserva riguarda solamente il fatto di farmene semplicità e simpatia. una specialità. Io cerco di guardare il mondo, non gli scrittori in quanto tali come se fossero il mio fondo di Un’ultima domanda. È stato il primo in assoluto a fotogra- commercio. Gli scrittori rappresentano un mio interes- fare Samuel Beckett, però ha mancato l’incontro con se perché partecipano intensamente della vita, perché Louis-Ferdinand Celine, l’autore del Viaggio al termine ci aiutano a capirla e a viverla. Perciò non fotograferei della notte, un altro dei libri della sua vita. Com’è potuto mai uno scrittore che non stimo, la riterrei una cosa succedere? immorale. E in ogni caso a me delle persone interessa «Il Viaggio rappresenta un valore così supremo della let- l’umanità, tanto degli scrittori quanto dei contadini, teratura che travalica ogni schieramento politico. degli operai, dei marinai. Potrei dire semplicemente Céline scriveva in un remoto gergo parigino, banlieu- che mi interessano gli esseri umani». sard, e aveva alle spalle un mondo di sentimenti angu- sti, meschini, ma appunto sapeva riscattarli con la gran- A proposito. Fra gli altri, il recente caso di Gomorra ha resti- dezza della propria scrittura, che ha qualcosa di dosto- tuito piena attenzione alla forma del reportage. Come se evskiano. Ho cominciato a leggerlo da giovanissimo, a lo spiega? Parigi, ma l’ho subito abbandonato perché trovavo «Forse, e me lo auguro, c’è un ritorno alla coscienza intraducibile, incomprensibile, il suo argot. Solo molto delle cose, forse piuttosto che continuare ad andare più tardi sono riuscito a leggerlo sul serio, e posso dire lontano in una qualche isola dei famosi, si torna inve- di non avere mai smesso. Quanto alla storia della foto ce a guardare le cose più da vicino, a scavare nel pre- mancata, è accaduto questo: nell’autunno del ’60 dove- sente con onestà. Penso adesso a giornalisti come vo andare a trovarlo con l’amico Giancarlo Marmori Marco Travaglio, a Gianni Barbacetto o, da sempre, del Corriere della Sera, che lo conosceva, ma ci arrivò all’intera squadra del manifesto, ma penso nello stesso una telefonata di sua moglie, Lucette, la quale ci co- tempo ad un esempio di grande rettitudine e limpi- municava che il dottor Destouches era molto malato e dezza intellettuale come Ryszard Kapuscinski, che ho dunque non se ne faceva niente. Céline morì qualche avuto la fortuna di avvicinare diverse volte. mese dopo, mi pare il primo luglio del 1961». RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 10 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 11

Paolo Giordano: «Non mi sento più un numero primo» Intervista col più giovane vincitore dello Strega. Al termine della notte più lunga della sua vita

Matteo Sacchi, il Giornale, 5 luglio 2008 uando lo raggiungo al telefono, Paolo «La gente, il calore del pubblico. Non me lo sarei mai Giordano è reduce dalla notte più lunga della immaginato ma sono tutti molto partecipi, vivono il Q sua giovane vita. La notte della vittoria allo premio con intensità…». Strega, conquistato a soli venticinque anni e con il suo romanzo d’esordio, La solitudine dei numeri primi E il rapporto con gli altri autori? Si dice sempre che è rilas- (Mondadori). Ha spento il cellulare e si è trincerato sato e amichevole… Ma è davvero così? dietro il suo ufficio stampa che fa da filtro, regola il «Senza falsità: è stato rilassato davvero. In un certo traffico delle interviste a guisa di semaforo nel bel senso ci scusavamo quasi l’un l’altro di essere lì, in ga- mezzo di un ingorgo. La voce che arriva dall’altra parte ra… C’era davvero un bel clima, qualcuno voleva anche dell’ apparecchio è lievemente stanca, ma non c’è nes- andare a prendere una pizza dopo la premiazione. Io suna traccia della tensione spasmodica del prima, della non ce l’ho fatta, sono crollato…». lunghissima attesa che ha preceduto lo spoglio finale. Quando ci diceva «No l’intervista perfaaavore no...». Nessuna esperienza sgradevole, quindi, in questo bagno di Ora si racconta con tranquillità a partire dalle impres- folla mediatico o nella promozione del libro. sioni più immediate. «Se devo dire quali sensazioni mi «Sono schivo… Temevo le comparsate televisive, ma resteranno per sempre nella memoria di questa notta- alla fine è stato meno peggio di come mi aspettassi. ta… Beh quello che resta è il senso di panico prima, Sono tutte esperienze nuove e, per ora, sono diverten- poi durante la serata una sensazione di progressivo ti da vivere…». svuotamento. Mentre il tempo passava mi svuotavo lentamente sinché mi è rimasto un senso vago di Dei romanzi degli altri scrittori in gara quali ha letto? oppressione e contentezza…». «Degli altri romanzi entrati in cinquina non ne ho letto nessuno prima di entrare in gara. E non mi sono E c’è qualcosa della serata che non si sarebbe mai aspettato, sentito di leggerli durante la selezione del premio. prima di trovarcisi in mezzo, sotto i riflettori? Non avrei avuto la disposizione d’animo corretta. RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 12

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Degli altri libri in concorso avevo letto in tempi non E di tutta questa querelle sul fatto che sia giusto premiare sospetti solo quello di Emiliano Poddi, Tre volte inva- autori giovani o si debba solo guardare al valore letterario no, e mi era piaciuto… Sì, mi sembra di aver letto solo in sé, cosa mi dice? quello…» «La giovinezza è una parte non scorporabile del succes- so del mio romanzo. Da subito sono stato etichettato co- Insomma, non si è avvicinato allo Strega da scrittore me “giovane autore”, ma è solo una definizione. E secon- professionista inserito nell’ambiente, che legge tutto di do me cambia poco, alla fine è quello che si racconta e tutti. come… Non le etichette, che sono inevitabili…». «Io non riesco ancora a immaginarmi un futuro da scrittore. Se penso al mio futuro lo vedo incerto. Tolta la targhetta giovanilistica, che cosa pensa le persone Non so se posso fare il professionista della scrittura, abbiano trovato nel suo libro? odio il vuoto, gli spazi morti che sono propri di que- «Penso che alla fine nella tristezza e nella incomunica- sto mestiere. Almeno per un po’ avrei bisogno di bilità raccontata nella Solitudine dei numeri primi si qualcosa di più regolare. Da questo punto di vista i trovi conforto. È una vicenda che tocca il privato, il due anni di dottorato in fisica che mi restano da fare sotterraneo… La giovinezza quindi c’entra relativa- sono perfetti». mente. Forse solo nel senso che è più facile per una persona raccontare gli anni dell’adolescenza se li ricor- Però, mi scusi, è quasi inevitabile chiederle delle banalità da ancora da vicino… Tutto qui». assolute. Tipo: a quando un secondo libro? E adesso come cambierà la sua vita dopo lo Strega? E scrivere questo romanzo a lei che cosa ha dato? «Più la cosa prende piede (e ride di gusto, ndr), più il «Una nuova sicurezza e soprattutto mi ha permesso di libro si espande, meno riesco a controllare quello che fare tutte le cose che sto facendo. Poi ovviamente ognu- succederà dopo. E ovviamente la crescita del libro è no ama quello che scrive ma qui entriamo nell’ovvio». proporzionale all’ansia da prestazione che ti prende pensando a un secondo. L’unica soluzione, l’unica cura, La serata dello Strega l’ha presentata Marzullo. Allora per mi sembra sia quella di lasciar passare il tempo. E poi, chiudere le faccio anch’io una domanda da Marzullo: lei si quello che sta succedendo, per il momento, voglio solo sente ancora un numero primo? godermelo e basta, non per forza incanalarlo, dargli un «No, non mi sento più un numero primo. Quella sensa- senso». zione l’avevo molti anni fa quando ero più piccolo».

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Pavese, l’uomo libro Massimo Novelli, La Domenica di Repubblica, 6 luglio 2008

Un archeologo-bibliofilo ha raccolto volume dopo volume la collezione dell’autore di “Lavorare stanca”. Come un’auto- biografia per pagine lette e annotate, che mostra la passione per la letteratura d’oltreoceano e la ribellione ai temi imposti dal fascismo al potere. Una mostra e un catalogo, nell’anno del centenario, celebrano quell’avventura

li antichi Romani pensavano che nel nome di una persona fosse Ed è esattamente un’avventura indicato suo destino. Ci si può credere o meno, però nel caso di editoriale quella che l’archeologo- G Claudio Pavese il nomen omen non fa una grinza. È un genti- bibliofilo, la cui raccolta si aggira le signore di Torino che, dopo essersi occupato per un certo periodo di sui duemila libri e comprende pres- comunicazione aziendale, ha scelto di diventare soltanto ciò che sentiva soché tutte le collane storiche di essere: uno che ama i libri e che li colleziona, in particolare i testi einaudiane, ora ha ricostruito insie- delle case editrici italiane di cultura che hanno operato nella parte nobi- me a Franco Vaccaneo, direttore le del Novecento. Tutto questo con una predilezione speciale per l’Ei- del comitato scientifico della Fon- naudi dei tempi eroici e per lo scrittore che della casa dello Struzzo è dazione Pavese di Santo Stefano stato il simbolo e, in virtù di un’omonimia fatale, porta il suo stesso Belbo, il paese natale dell’autore de cognome: Cesare Pavese. Più che di collezionismo preferisce parlare di La luna e i falò del quale si sta cele- «archeologia editoriale», ossia di un lavoro con cui, «libro dopo libro, re- brando il centenario della nascita. stauro dopo restauro», da una trentina d’anni cerca di «ripristinare vere Dalla duplice passione sono sboc- e proprie avventure editoriali», andando a scovare i suoi tesori cartacei ciati una mostra e soprattutto un da rigattieri, oscuri librai ed esosi antiquari, in scantinati e in magazzi- volume raffinato e prezioso, Cesare ni polverosi. Pavese. I libri, edito da Nino RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 14

Aragno, che ha il suo punto di della grande letteratura americana “Coralli”, alla collana viola degli eccellenza nella ricchissima do- ed europea. Spicca, tra le altre, la studi etnologici, religiosi e psicolo- cumentazione iconografica: le co- figura di Elio Vittorini, narratore, gici, così come ai romanzi degli pertine di duecentocinquanta libri traduttore dall’inglese, organizzato- americani stampati da Bompiani e (quasi tutti prime edizioni) forniti re culturale ed editoriale al pari di da Mondadori nella “Medusa”, con dal collezionista torinese e che, Pavese, con il quale condivise pas- le traduzioni di Vittorini, si avverte spiega Vaccaneo nell’introduzione, sioni letterarie e che stimò fin dal la mano dell’intellettuale e del gra- raccontano Cesare Pavese attraver- suo primo romanzo pubblicato, fico, del pittore che illustrava le so «una vita con i libri e per i libri, come gli scriveva il 16 giugno 1941, copertine (da Francesco Menzio a suoi e degli altri. L’uomo libro, riferendosi a Paesi tuoi: Renato Guttuso) e dello stam- secondo una sua celebre auto defi- «Tornando al tuo libro, come ho patore. Davano vita a una confra- nizione. Un uomo di carta, secondo sentito vociferare in proposito di ternita nella quale l’uno, per scomo- Massimo Mila: “Una pila di mi- americanismo e citare particolar- dare Ezra Pound, era «il miglior gliaia, milioni di pagine dei libri mente Steinbeck, voglio essere più fabbro» dell’altro. Una raccolta di più diversi, un concentrato di let- preciso della volta scorsa: io lo lettere editoriali di Cesare Pavese, teratura e di pensiero”». trovo di “gran lunga” migliore dei compresa nel libro di Aragno e Oltre a testimoniare la sua attivi- libri di Steinbeck». selezionata da Silvia Savioli, con tà letteraria, editoriale e di tradutto- È una biblioteca dei libri perduti, alcune inedite (ce n’è una a Eugenio re, il volume è nel contempo un quella che il collezionista piemon- Montale), contribuisce a compren- viaggio, unico nel suo genere, nella tese ha prestato al volume curato da dere l’eccezionalità e l’irripetibilità storia della nostra editoria di quali- lui e da Vaccaneo, e restituisce il di quella stagione. tà del secolo scorso. L’Einaudi di valore di un’epoca dove nel mondo Sono le ragioni che hanno spinto , di Pavese, di Leone editoriale, come ebbe a dire Calvino Claudio Pavese a indossare i panni e , di Giaime del Pavese redattore dell’Einaudi, di una sorta di Indiana Jones dei Pintor, di , di «la cultura del letterato e la sensi- libri: «Tassello per tassello, fram- Mila, di Italo Calvino e di Elio bilità del poeta si trasformavano in mento per frammento, ogni parte Vittorini è naturalmente al centro, lavoro produttivo, in valori messi a trovata viene catalogata, studiata, come un impero su cui il sole sem- disposizione del prossimo, in orga- indagata, poi, con calma certosina, brava non dovesse tramontare mai. nizzazione e commercio d’idee, in sempre un tassello dopo l’altro, un Intorno si muovono gli altri: edito- pratica e scuola di tutte le tecniche frammento dopo l’altro, l’opera ri grandi e piccoli, dai torinesi in cui consiste una civiltà culturale ritorna alla sua interezza origi- Frassinelli, De Silva e Ribet per moderna». Dietro alle edizioni delle naria». E, un po’ come nel romanzo arrivare a Mondadori e a Bompiani, collane dello “Struzzo”, dalla L’ombra del vento di Carlos Ruiz ognuno impegnato a divulgare, in “Universale” ai “Narratori stranieri Zafon, il libro ricomincia a essere pieno fascismo, le opere migliori tradotti”, fino ai “Gettoni”, ai un’avventura memorabile. RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 15

libri come autobiografia di chi li colleziona. Si può dirlo di ogni intellettuale. Ma nel caso di Cesare I Pavese, quel legame fra un uomo e i propri libri diven- La ta storia, aneddotica, racconto. Si viene trasportati all’in- terno di un ambiente, la Giulio Einaudi editore, di cui il romanziere fu gran parte fra gli anni Trenta e scoperta Cinquanta. Circolano dentro quegli scaffali eroi “di carta” e compagni di avventure intellettuali. Vi si scorgo- no passioni sedimentate. Vi si intravedono continenti dell’ sognati o trasfigurati dall’arte della parola. Partiamo da quest’ultima realtà: la geografia ideale di Pavese. Essa culmina nella sua passione per l’America, America quasi temeraria negli anni del tardo fascismo. A provar- la, questa passione, l’autore di Paesi tuoi e dei Dialoghi con Leucò non è né resterà il solo. Ne sarà addirittura per divorato il coetaneo Elio Vittorini, del quale figura in biblioteca il romanzo Conversazione in Sicilia (ancora in edizione Parenti, 1941, con il titolo Nome e lacrime). Italo Calvino, amico di entrambi ma di quindici anni più gio- raccontare vane, arriverà a confessare: «C’è stato un tempo in cui per me e per molti altri Hemingway era un dio». Da Melville, di cui fu appassionato traduttore, a Caldwell, l’Italia Nello Ajello da Sinclair Lewis a John Steinbeck, da Sherwood Anderson (anch’esso da lui tradotto nel ’32 per l’editore Frassinelli) all’Antologia di Spoon River, di cui conserva una copia del ’43 nella versione dell’“americanista” Fernanda Pivano, gli scaffali di Pavese si riempiono di questa letteratura, nella quale, egli annota, i richiami «della terra e del sangue assumono forme ingenue, vio- lente, talora selvagge». («Noi scoprimmo l’Italia», con- cluderà più tardi, («cercando gli uomini e le parole in America»). Il confronto con un modo libero e immaginoso di con- cepire l’esistenza assumeva, in quegli anni, il valore di una rivolta antiprovinciale. Il jazz, yoga musicale ostica alle orecchie dei fascisti, diventò il vessillo di un cosmo- politismo indocile; e la mitologia yankee si estese alla letteratura disegnata per l’infanzia. Un suggestivo messaggio proveniente da oltreoceano emanavano i car- toon di Walt Disney, con in cima quel Mickey Mouse, nelle cui vicende di giornalista brillante, fortunato detec- tive o astuto scavezzacollo si riflette nella maniera più naturale il costume americano. Finché il regime, con l’incalzare della Seconda guerra mondiale, non ne viete- rà la diffusione, le avventure di Topolino trovarono vari editori, da Nerbini a Mondadori e al torinese Frassinelli, sotto la cui sigla sono presenti nella libreria di Pavese.

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La realtà ufficiale dell’Italia, gendo per esempio fra i libri di disaccordo fra loro) da Pavese ed insomma, vissuta nettamente a Pavese una copia ingiallita de Il Ernesto De Martino. L’autore de rovescio, proprio in quegli anni pensiero politico italiano di Luigi La bella estate ne conservava vari Trenta e metà Quaranta, che nella Salvatorelli, si risale alla fondazio- volumi. vita dello scrittore piemontese ne di quella “Biblioteca di cultura E le altre aziende editoriali? (1908-1950) occupano una stagio- storica” che quel volume inaugurò, «Bocca, Laterza, Treves erano per ne privilegiata. Intorno a lui ferve- e che sarebbe sempre restata un noi gli esempi storici», ricorderà va l’attività della Einaudi, emblema di qualità. Italo Calvino ancora patron Giulio. «I nuovi anta- un’istituzione ancora giovane – indicherà in Leone Ginzburg l’uo- gonisti, la Mondadori e la data di nascita, 1933 – ma ben pre- mo dal quale «la collana ebbe il Bompiani». Specie quest’ultima, sto sospetta di sovversivismo. Di primo impulso» (e fu lo stesso nella persona del suo fondatore, fatto, tra la sua fondazione e la ca- Ginzburg a trovar da ridire quando conte Valentino. Dopo essere stato duta del regime littorio, la casa un’altra collana venne battezzata segretario di Arnoldo Mondadori, torinese aveva percorso il proprio “Biblioteca dello struzzo”: così, egli si era messo in proprio fin dal viaggio attraverso il fascismo nelle osservò, tutti penseranno che stam- ’29, iscrivendosi a quella categoria varie tappe comuni a un’intera piamo «libri che solo uno struzzo che uno storico della cultura, Gian generazione di intellettuali. E ne può digerire». Carlo Ferretti, chiama degli «edito- aveva riportato traumi esemplari: a Cesare Pavese, Felice Balbo, ri-protagonisti». Soprattutto nel cominciare dalla soppressione, nel Massimo Mila, poi i “romani” campo della letteratura d’oltreocea- ’34, della Riforma sociale, la rivista Muscetta, Alicata e Giolitti: sono no la sua presenza era determinante. diretta da e poi pas- soltanto alcuni degli intellettuali Porta il marchio Bompiani quella sata alle cure editoriali di suo figlio che, fra carcere, condanne al confi- preziosa raccolta di narratori inti- Giulio, per finire con le noie giudi- no e lutti irreparabili (la morte di tolata Americana (Pavese la conser- ziarie subite dal periodico La Ginzburg e di Giaime Pintor), vava nell’edizione del ’42) intorno Cultura, ideata da Leone Ginzburg s’inscrivono in quella storia. Di cui alla quale il regime inscenò un e diretta infine dallo stesso Pavese. sono parte integrante quelle riu- autentico baccanale censorio. Elio Il catalogo einaudiano testimonia, nioni redazionali del mercoledì, in Vittorini, che come consulente edi- in quegli anni di censure e di arre- cui – racconterà Giulio Einaudi – toriale si divideva fra Mondadori, sti («il carcere ci scottò tutti quan- si poteva vedere «Giaime Pintor in Bompiani ed Einaudi, partecipò ti», avrebbe ricordato patron polemica con Vittorini, Vittorini alle trattative con grande vee- Giulio, riferendosi alla retata subita con Calvino, e Pavese con Felice menza. Si diceva allora fra letterati dai suoi redattori nel maggio 1935) Balbo». Troppi cervelli riuniti che, pur avendo chiuso le proprie un’apertura mentale impossibile da insieme, con l’obbligo di pensare. sedi diplomatiche a guerra iniziata nascondere. Uno fra i dibattiti più accesi ri- (1941), gli Stati Uniti potevano Essa investiva, oltre alla letteratu- guardò quella collana viola di studi contare in Italia su due ra, l’economia, la scienza e la saggi- religiosi, etnologici e psicologici, ambasciatori. Uno era Pavese, l’al- stica di argomento civile. Scor- che fu inventata (benché in vivace tro Vittorini.

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che oltre al suo racconto «cosmetico» mozzafiato ha già firmato due romanzi, brilla su tutta la costella- zione). O lascerà intravedere come un oroscopo pre- visioni sul destino della letteratura? A dieci anni e LA BEL- rotti dall’invenzione einaudiana della Gioventù Cannibale, lo chiediamo alla curatrice della nuova antologia, da anni impegnata in editoria sulla narra- LEZZA tiva under 40. Giulia Belloni, dopo i Cannibali e dopo gli Intemperanti – collana e antologia da lei diretta per Meridiano Zero – DEI cosa c’è di nuovo nei Giovani Cosmetici? «L’elemento di maggior novità che li distingue dai Cannibali e dagli Intemperanti sta nella lunghezza dei racconti. Si è sempre parlato di una scrittura NUOVI lunga o breve. Ma qui siamo di fronte a una scrittura davvero brevissima. La sua misura esprime al meglio la cultura e le relazioni giovanili. È una proposta che CAN- nasce dalle nuove forme di comunicazione: sms, trai- ler, spot, e-mail. Sono questi gli strumenti di comu- nicazione che le nuove generazioni hanno a disposi- zione. Mezzi veloci, che invitano alla semplicità, alla NIBALI pulizia formale, alla brevità assoluta. E al gioco dello Alessandra Iadicicco, il Giornale, 7 luglio 2008 shock. Lo spazio brevissimo diventa una sfida: a infrangere l’indifferenza, a superare la linea di una utti pazzi per i cosmetici. Non parliamo di distanza che allontana il lettore da chi scrive». articoli di profumeria. Anche se i racconti dei T nuovi autori selezionati (fra oltre duemila È un fenomeno generazionale: bella promessa o breve testi) da Giulia Belloni e raccolti nell’antologia Giovani stagione provvisoria? Cosmetici appena pubblicata da Sartorio (pagg. 170, euro «Io, che da dieci anni ne faccio il focus del mio lavo- 10) degli articoli hanno la lunghezza minima, l’imme- ro, credo che la scrittura generazionale esista. È un diatezza comunicativa e la freschezza fragrante di news. fenomeno di cui tener conto, una realtà letteraria rile- Del cosmetico riprendono l’antico legame con la bellez- vante. Potrà essere riconosciuta o disprezzata dai cri- za: intrecciato ad arte con i trucchi della scrittura – che, tici, ma gode comunque di una fortuna particolare, nota la curatrice e talent scout «è sempre un atto di stra- perché esprime i temi, i toni, le mode delle nuove tegia» – e rinsaldato nell’orizzonte di un testo. Per quan- generazioni. Riletti ora, di recente, a undici anni dalla to spiato di scorcio, dentro un orizzonte tanto stretto, prima pubblicazione, è vero, i Cannibali mi sembra l’universo (cosmos in greco, guarda un po’) si mostra più abbiano fatto il loro tempo. Ma appunto perché spo- bello. E, «imbellettato» in un testo cosmetico – cioè «atto sano il proprio tempo, queste operazioni editoriali a conservare e/o esaltare la bellezza» come voleva la sono spesso fortunate. L’aspettativa di vita dei medicina antica, spiega Belloni – il cosmo appare tal- Cosmetici per ora è difficile da prevedere. Certo tutti mente irresistibile da sedurre a prima vista critici, blog- gli autori dell’antologia hanno una chance. Si sa gers, opinion leader e comuni lettori. «La più bella rac- benissimo che per loro si apre una strada difficilissi- colta dell’anno», sentenziava in una vignetta sul Foglio ma, tutta in salita. Ma l’avvio è incoraggiante. Ci vedo Vincino una settimana fa. più promesse che provvisorietà». Fulminea – e fulminante – questa narrativa nuova, generazionale, giovane e cosmetica passerà via come Il racconto di Carmen Totaro, La cena degli amanti, è a una meteora? Accenderà nuove stelle? (Silvia Nirigua, tratti pulp, un po’ cannibale… RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 18

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«Mah, devo dire che il noir è del tutto bandito dall’an- nentemente giovanili è vero: la felicità è bandita, hanno tologia dei Cosmetici. Non c’è nemmeno un caso di scritto. Ma “disincanto”è la parola giusta per definire lo scrittura di genere. È tutta narrativa pura. È vero, il rac- sguardo del giovane cosmetico. Che ha perso appunto conto di Totaro è il più cannibale di tutti. Ma ciò che il suo incanto. In questo senso il racconto di Marina mi ha convinto a sceglierlo è la descrizione realistica Sangiorgi è esemplificativo ed esemplare. Come anche del rapporto sado-maso tra i due amanti protagonisti. quello di Nicola Manuppelli, che in Olimpionica osser- La climax di pericolosità cresce fino alla domanda va e descrive la magia di un corpo e sente di non esser- finale – Fino a che punto posso essere amato? – che è ne parte. Quella bellezza non gli appartiene: può solo un po’ la domanda delle domande, ha scritto molto descriverla». bene un critico». Immigrazione, prostituzione, periferia, alienazione: c’è Silvia Nirigua, con il suo racconto Due minuti, tra i più sor- un’intenzione di denuncia? prendenti dell’antologia, toglie il respiro. «Sì, ma molto trasversale. Per esempio nel racconto di «Il titolo è una strizzata d’occhio al tempo di lettura del Peppe Fiore sulla periferia Attorno a un centro vuoto, testo. Ad alta voce si arriva fino in fondo in due minu- che ha un tono ironico, sorridente. O nel racconto ti o poco più. Il suo racconto è in effetti molto cupo.Ti amaro e crudo Carrozza per fumatori sulla prostituzio- prende e ti stringe alla gola. E c’è questa voce di bam- ne di Lara Balleri. Il bullismo dei Bambini di De bino che racconta, formalmente studiata alla perfezio- Simone denuncia apertamente che il re è nudo: ecco ne e così convincente. Nirigua ha, credo, una voce già chi sono, a volte, i bambini. E la figura del padre di formata. Ne sono convinta da anni, da quando ho pub- Sara, nella lettera alla giovane figlia che dà forma al blicato il suo esordio Un quarto di me da Merdiano racconto di Cristiano Governa, Come Mork e Mindy,è Zero. Lei è già una scrittrice». un personaggio del tutto nuovo. Niente a che vedere con il padre invulnerabile in voga trent’anni fa, o con Infanzia, adolescenza, depressione, ribellione: sono forse i l’uomo nevrotico di quindici anni. È invece un genito- temi che più ti aspetti dalla scrittura giovanile: Marina re uscito dal conflitto generazionale, un padre né Sangiorgi, Michele Ruol, Cristiano Governa li hanno tratta- potente né debole, che si rivolge alla figlia mettendosi ti qui con un piglio molto adulto. con lei a un livello paritario. E, raccontandosi, le parla «Proprio sui temi ho voluto costruire l’architettura del- anche di Dio, perché ha ancora l’urgenza prepotente di l’antologia. All’inizio, al centro e alla fine ho messo chiamare in causa questa istanza. Ma le dice anche che come colonne portanti i racconti con i temi cardinali: in fondo “Lui è il meno preoccupato in tutta questa identità (Governa), paura (Coscioni) e morte faccenda”. Il distacco non è solo quello dei giovani (Andriani). All’interno ho introdotto i temi più nuovi: cosmetici. Non sono gli unici a essere soli nel mondo, i cani killer, l’espianto e il trapianto degli organi, la pro- a non sentirsi parte della bellezza che descrivono. stituzione e l’immigrazione, il bullismo. Difficilissimo Anche Dio ha perso il suo incanto, anche lui, pur leggere racconti che ne trattino. Riguardo ai temi emi- essendoci, non partecipa, non si preoccupa più».

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ro, tra molte carte già note, trovai il manoscritto di un romanzo inedito che era La meccanica». Gelli ne parla con il direttore di produzione pensando di avere di fronte l’edito- re: «Mentre siamo lì, entra un tipo Che con una giacca blu e un velo di for- fora sulle spalle e comincia a dire: ma non è possibile che sia inedito, chi gliela dà questa certezza! Reagii con una certa irruenza: ma stia zitto, per favore, lei che ne può sapere? Mi dissero dopo che era fatica Garzanti». Il quale convoca dopo qualche giorno il ragazzo e lo assu- me con uno stipendio triplicato rispetto a quello di insegnante. Lì, nelle stanze di via Senato, germi- neranno amicizie che saranno di trattare lungo e lunghissimo corso, Caproni, Manganelli, Arbasino, Bertolucci, Raboni, Cordelli… Una lista infinita che lascia solo l’imba- razzo della scelta. Cui si aggiunge- ranno gli autori Rizzoli. Ci sono tutti o quasi. A co- con minciare da Oriana Fallaci che a New York gli mise tra le braccia uno scatolone da cui fuoriuscivano ampi rami di patate americane, pre- gandolo di consegnarlo a sua sorel- la Paola in Toscana (detto tra pa- Calvino rentesi: quella scatola di cartone, dopo uno scalo a Roma e tante tra- Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 7 luglio 2008 versie, per disperazione fu abban- donata da Gelli sulla tomba di papà iero Gelli significa Garzanti, Rizzoli, Einaudi, Baldini & Castoldi. e mamma Fallaci). Proseguendo per Significa 35 anni di editoria. Lo ricorda con allegria, seduto nel il litigio tra e Gar- P salotto del suo elegante appartamento milanese che guarda su un zanti, finito in tribunale. E passan- cortile esuberante di verde. Niente master, niente corsi specialistici univer- do per la follia di Sandro Penna che sitari, niente stage. Tutto ha inizio nel ’70 per puro caso, come spesso acca- apriva a chiunque la porta della sua deva. Gelli ha concluso la sua tesi, presentata a Firenze con Giovanni baracca romana in mutande, o che Nencioni, sulla lingua e lo stile di Gadda. Nei locali della casa editrice chiedeva di essere pagato non in lire Garzanti, in via Senato a Milano, c’è un baule pieno di manoscritti ma in platino. E Giorgio dell’Ingegnere, buttati dentro un po’alla rinfusa. Nessuno riesce a districar- Manganelli: che una volta per un si nel dedalo delle carte. A quel punto, il germanista Giorgio Cusatelli, col- equivoco si trovò a Francoforte laboratore stretto di Livio Garzanti, si ricorda di quel giovane fiorentino quattro giorni prima che La Fiera specialista di Gadda e lo convoca a Milano: «Dopo quattro giorni di lavo- del Libro aprisse («una città di RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 20

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morti», si infuriò): «Giorgio – dice Gelli – era molto maniera anche eccessiva». C’è un episodio che la dice socievole, l’importante era essere seduti al tavolo di un lunga su questa tentazione di «darsi via» che in Soldati ristorante, dove lui regolarmente tirava fuori il suo agiva anche come un istinto di vitalità: «Mi ricordo – peperoncino. Si andava a cena prestissimo e lui diceva sorride Gelli – che quando lessi Addio diletta Amelia sempre: ma in questo posto non c’è mai nessuno… notai uno squilibrio tra la prima parte, bellissima, e la Bisognava stare a spiegargli che le otto di sera, a Roma, seconda, dove il protagonista partiva per la California non era ancora orario di cena. Detestava Giulio Einaudi e il tutto prendeva la forma di un’inchiesta giornalisti- perché una volta aveva allungato la forchetta nel suo ca. Glielo feci notare… Mi rispose che Mondadori gli piatto. Quel racconto era un suo ritornello». Senza tra- stava sul collo e che era stato costretto a chiudere il lasciare Pasolini: «Non era per niente un tipo alla mano: libro in qualche modo». Debolezze d’autore, per un ci considerava dei funzionari estranei al suo mondo. tipo bizzoso come Soldati non deve meravigliare poi L’ultima volta che lo vidi, troppo. «Soldati veniva sul set di Salò, pieno di spesso in Garzanti, quan- ragazzini che gli giravano do arrivava si sentiva una intorno, era angosciatissi- «In crisi con gran confusione e un bat- mo. Al ristorante parlava ter di bastone. Per Livio del mondo che cambiava, l’Einaudi lo Garzanti era un rompisca- mi diceva che si sentiva in tole perché parlava spesso pericolo, perché Roma era incontravo in di questioni finanziarie. diventata crudele e il Una volta mi porta un mondo canaglia». Il rap- segreto, dovevo manoscritto, Avventura in porto con Garzanti? Valtellina, e mi dice che gli «Mah, rispetto reciproco, era stato commissionato niente di più… Il vero aggirare Citati» da una banca di Sondrio, amico di Garzanti è stato ma che per soli cinque Parise, che aveva quel lato «Festeggiammo milioni l’avrebbe ceduto di sberleffo e di insolenza volentieri alla Garzanti. che mancava a Pasolini». gli 80 anni di Gelli risponde che lo Non solo autori di scu- prende a scatola chiusa. deria: flash su Alberto «La mattina dopo vedo Moravia. «Ricordo un’in- Moravia. Soldati arrivare il figlio Michele tervista tra lui e Borges, si con un contratto bell’e ignoravano e non si si offese: e io pronto di 105 milioni: eh rispondevano: un dialogo sì, bisogna pagare anche tra un cieco e un sordo». Il chi sono?» 100 milioni alla banca per cieco era ovviamente Bor- la liberatoria. Quando lo ges: «Ma non del tutto. seppe, Garzanti mi disse: Ero direttore della Rizzoli, ricordo che rimasi stupito eh, Soldati non si smentisce mai». quando gli portai un suo libro fresco di stampa: lui lo Chiedere a Gelli di descrivere il leggendario caratte- avvicinò a un occhio e fece degli apprezzamenti positi- raccio dell’editore è come aprire un libro già scritto: vi. Qualcosa doveva vedere…». Le rivalità vere di «Garzanti non ha mai avuto l’aria di supponenza alto- Moravia però erano altre: «Con Soldati erano in con- borghese e lo snobismo di Einaudi. Non sapeva vivere tinua competizione. Per gli ottant’anni di Moravia ci fu in società, ma era di un’intelligenza e di una cultura una specie di giubileo. In quei giorni Soldati era inve- superiore. Con Garzanti c’era un rapporto più diretto, lenito, perché l’anno prima nessuno l’aveva celebrato. per quanto pieno di tranelli e di inganni, però almeno Continuava a ripetere: e io chi sono? Ma Soldati nes- conoscevi il nemico. Se volevo prendere un autore non suno lo prendeva sul serio anche perché si dava via in potevo fargli capire che ne ero entusiasta, dovevo

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Rassegna stampa, luglio 2008

mostrarmi un po’ tiepido. Erano trattative estenuanti tanto urlava: non me ne frega niente, non è neanche un ma anche divertenti». Più estenuante che divertente la mio autore, e poi non l’ho mai sentito al telefono! trattativa con Calvino, a quanto pare, quando lo scrit- Quello che lo disturbava davvero era che Calvino non lo tore, in piena crisi Einaudi ’84, decide di cambiare edi- avesse chiamato. A Italo non gliene importava niente di tore almeno con alcuni libri: «Ogni quindici giorni conoscerlo. Alla fine grazie a Chichita riuscimmo a prendevo un aereo Milano-Pisa per raggiungere segre- organizzare una cena al Toulà di Roma, a cui partecipe tamente Calvino nella sua meravigliosa villa di anche Paolo Spriano: fu una serata piacevole». Roccamare». Segretamente? «Eh sì, bisognava evitare Per la cronaca, la trattativa andò a buon fine, ma Citati che abitava nei paraggi. Una volta lo trovai in nell’89 il più importante agente americano, Andrew casa di Calvino, che accogliendomi sulla porta molto Wylie, avrebbe pensato bene di vendere tutti i libri di imbarazzato mi fece capire con lo sguardo che c’erano Calvino alla Mondadori per cifre stratosferiche. A pro- ospiti. Citati disse: beh, a che cosa si deve questa visita posito di Wylie: «In Garzanti avevamo pubblicato due di Gelli? Mah, dissi, passavo di qua…». romanzi di Rushdie, con un successo enorme, persino Come si svolgevano gli incontri con Calvino? «Gli maggiore che all’estero. A Francoforte, quando venne sottoponevo una proposta di contratto, lui controllava fuori la notizia del Versi satanici che subito ottenne un tutto con attenzione, faceva le sue correzioni, non dice- favore straordinario ovunque, invitammo a cena va una parola, era timidissimo e alla fine chiamava subi- Rushdie. C’era anche Chichita. Lui diceva: non dubi- to sua moglie Chichita per il terrore di dover intrattene- tare, non dubitare, il libro sarà vostro. Invece aveva già re una chiacchierata con me che non avesse nulla a che firmato con la Mondadori perché si era affidato a fare con il contratto». Allora, che succedeva? «Tornavo Wylie, il quale gli aveva imposto di cambiare tutti gli da Garzanti per l’approvazione. Era un contratto molto editori. Garzanti me lo rimproverò spesso, ma quando oneroso, per cinque anni, in attesa di vedere come si seppe della fatwa fu felicissimo di non averlo pubblica- sarebbe risolta la situazione Einaudi». E le reazioni di to lui. Temeva per la sua persona». Un ritrattino di Garzanti? «Era sempre contrariato. Mi diceva: bisogna Rushdie? Bastano due aggettivi: «Supponente e anti- chiedergli anche Marcovaldo, per la scolastica. Ogni patico, oltre che ingrato». Anzi, tre. Come si svolgevano gli incontri con Calvino? «Gli sottoponevo una proposta di contratto, lui controllava tutto con attenzione, faceva le sue correzioni, non diceva una parola, era timidissimo e alla fine chiamava subito sua moglie Chichita per il terrore di dover intrattenere una chiacchierata con me che non avesse nulla a che fare con il contratto». 21 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 22

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«Memorie di un prostituto»: questo il titolo di un racconto hard che lo scrittore pubblicò nel 1929 e cercò di far dimenticare. Ambientato nel mondo della prostituzione maschile, fu firmato con lo pseudonimo di Georges Sym. «Panorama» lo ha ritrovato. Ecco perché merita di essere Klaus Davi, Panorama, 10 luglio 2008 ricordato

utti sanno che le donne di mondo e gli artisti Il tutto non per fini sociologici e letterari, ma più più o meno noti non disdegnano di passare prosaicamente per integrare l’ossessiva produzione «T qualche ora tra le braccia di un amatore for- commerciale di quegli anni. Il libro è infatti uno dei tunato. Il costo può andare dai 300 ai 10 mila franchi». tanti, ventinove, che Simenon siglò durante il 1929. Ancora: «Mi capita di ricevere biglietti nei quali mi si Racconto che si annovera, come osserva il critico dà appuntamento nei locali dove sono conosciuto. Le Giovanbattista Brambilla, tra i «libercoli da leggere con cose avvengono allo stesso modo con la clientela ma- una mano sola». E non vi è dubbio che sia stato scritto schile»; «un uomo che gode di un uomo vive forse la con quella sinistra. forma più dirompente di trasgressione…» No, non Secondo dati della Fondazione Simenon, furono ben sono brani tratti dall’opera maledetta di Jean Genet. 187 i racconti scritti da Simenon sotto pseudonimo e L’autore delle frasi è tale Georges Sym che, nel lonta- le Memorie di un prostituto è catalogabile tra questi. In no 1929, contribuì a dare vita a un racconto semipor- realtà la sua genesi è molto contrastata e poco chiara. nografico dal titolo più che esplicito: Mémoires d’un Al punto che la Biblioteca nazionale di Francia lo ha prostitué, par lui-même. rimosso perché ritenuto «poco significativo dal punto Ebbene sì, l’amante delle donne più interessanti del- di vista letterario». l’epoca (da Josephine Baker a Edith Piaf ), l’uomo che Uno dei rari esemplari disponibili fu regalato dallo aveva avuto pressoché tre mogli, il tombeur de femmes stesso scrittore all’Università di Liegi. Ma in Francia si che a suo dire aveva posseduto nel corso della sua tor- sono guardati bene dal ripubblicarlo, benché la mentata vita migliaia di corpi femminili e che conside- Fondazione Simenon lo annoveri a tutti gli effetti tra rava l’amplesso con le prostitute la più sublime forma le opere minori del maestro. Simenon stesso, secondo il di piacere, si abbassò a indagare, con sguardo analitico critico Michel Lemoine, prese le distanze dal racconto e crudo, anche il mondo della prostituzione maschile. rivelando in seguito, diplomaticamente, di essere stato RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 24

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solo il «negro» di quel testo, limitandosi cioè a una su- fu spedito in Germania per studiare e lì, in una fabbri- pervisione editoriale di un racconto scritto da non ben ca di pizzi, un giovanotto biondo cercò di abusare di lui specificati «altri». dentro uno sgabuzzino. Cedette solo in seguito al figlio Nell’introduzione Simenon racconta di avere cono- militare della famiglia di cui era ospite. Scoppia la sciuto questo disinibito trentaduenne grazie alle sue guerra e il nostro finisce sotto le armi, in Francia, dove collaboratrici parigine. Donne indubbiamente al- utilizza «scambi di favori» allo scopo di non essere l’avanguardia per l’epoca se, come testimonia l’autore, mandato al fronte. «vanno a letto con tante persone, d’entrambi i sessi, e si Non pago della vita spericolata, il ragazzo tenta concedono anche ad altri traffici più o meno insignifi- anche le vie del cinema, cercando di avere una parte nel canti». Fu proprio dalla relazione fra una di queste film Eldorado (una delle prime pellicole cinema- vivaci assistenti e uno di questi signori che nacque il tografiche con nudi maschili e gay) di Marcel dissoluto racconto. l’Herbier. Non manca l’episodio boccaccesco: impiega- Il protagonista non è il classico «marchettaro» sotto- to come pseudomanicure, nel retrobottega di una falsa proletario pasoliniano, bensì un moderno gigolò prove- profumeria darà piacere a maritini soli e viziosi. Infine, niente da una famiglia altoborghese, capace di suonare un matrimonio con un’amica lesbica gli consentirà un il piano e di insegnare le lingue. Il romanzo di forma- tranquillo crepuscolo durante il quale non disdegnerà zione di un escort d’antan ha inizio fra i bassi di New fugaci ritorni alla professione. York e prosegue in quelli di Parigi. Nella prefazione Chi conosce Simenon e il suo connaturato maschilismo Simenon indica chiaramente l’orientamento gay del comprenderà la portata letteraria di questa storia, definita ragazzo, mentre nel testo gli episodi d’omosessualità da Lemoine la più ambigua della sua produzione. sono pochissimi, il che può far pensare a una successi- La sconcertante attualità dello scrittore francese è va censura da parte dell’editore. confermata anche da questo sorprendente documento Le storie di sesso raccontate nelle Mémoires sono di cui esistono rare copie. Al di là dello stile, spesso ol- molto esplicite e crude. Tant’è che lo stesso Simenon tremodo triviale, colpisce la lucida modernità con cui ammise d’aver dovuto limitare nel testo la presenza della viene raccontato il sottobosco della prostituzione. parola bite, volgarmente c…, per evitarne un fastidioso Del resto, dell’attualità di Simenon e del suo ininter- abuso. Plastici affreschi di veloce sesso orale, coiti anali rotto feeling con il pubblico parlano le cifre. La con superdotati senegalesi, ammucchiate in cui sono riedizione completa delle sue opere, fortemente voluta coinvolti vogliosi provincialotti della Francia rurale, ade- da Roberto Calasso, ha ridato slancio ai bilanci scamento di ricche matrone nei night club alla moda… dell’Adelphi. Che, grazie ai romanzi, ha infilato un Una nota a parte merita il riferimento allo scambismo successo dietro l’altro sin da quando la casa editrice si che fu introdotto in una delle edizioni successive del aggiudicò i diritti dell’opera omnia: 65 mila copie per volumetto: un ricco industriale che offre sua moglie a un L’impiccato di Saint Pholien, 67 mila per il celebre Porto amico senza che lei ne sia messa al corrente. delle nebbie. Libri così spinti nella Francia degli anni Venti dove- A stupire, più delle serie del commissario Maigret, vano rendere bene, visto che lo scrittore si premurò di sono le performance dei romanzi. Dal 1986 L’uomo che firmare un contratto con il prostituto che gli assegnava guardava passare i treni ha bruciato 167 mila copie. il 45 per cento dei diritti d’autore. Il restante 45 anda- Complessivamente sono state vendute oltre 4 milioni va al gigolò stesso e il 10 per cento a un certa di copie, informa l’Adelphi, equamente divise fra i mademoiselle Payan, l’intermediaria di cui sopra. romanzi (34 titoli) e Maigret (57 titoli). Un fenomeno Interpretare le Mémoires come un cult book per gay che non conosce crisi. sarebbe tuttavia un errore. «Il libro era indirizzato a un E anche se la traduzione italiana di Mémoires per ora pubblico etero» afferma per esempio la rivista Pride non è prevista, ci sono pochi dubbi in Adelphi che da «tuttavia le poche tracce omo nel racconto sono assai questi racconti siglati Georges Sym possa scaturire una rivelatorie quanto piccanti». Il protagonista, a 19 anni, miniera d’oro.

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TRA A.M. HOMES E LA PAURA. PER METTERE ORDINE NEL PANICO Intervista con la scrittrice americana il cui ultimo libro è un memoir intitolato "La figlia dell'altra" per Feltrinelli: tra queste pagine la sua storia Francesca Borrelli, il manifesto, 12 luglio 2008 di figlia adottata

uel che riesce meglio a A.M. Homes è spin- cominciò, un giorno in cui i suoi genitori adottivi la gere contingenze concrete e perfettamente pregarono di sedersi in salotto tradendo la evidente Q verosimili appena sulla soglia del surreale e necessità di ottenere la sua attenzione. A.M. aveva poi ritrarsi in modo da sconcertare il lettore, ma non allora trentun anni e da un secondo all’altro si trovò a fino al punto da indurlo a sospendere la sua adesione farsi carico della improvvisa comparsa della sua madre al racconto. La misura breve le è particolarmente con- biologica, che dopo averla abbandonata alla nascita ora geniale, e la freschezza dei piccoli componimenti nar- reclamava la possibilità di conoscerla. A.M. Homes rativi che scrisse quando era poco più che ventenne e venne dunque a sapere di essere stata il frutto illegitti- raccolse sotto il titolo La sicurezza degli oggetti (mini- mo della unione tra una diciassettenne ragazzina inna- mum fax) resta forse insuperata, anche se la maturità morata e il suo amante, molto più vecchio di lei e già ha portato a A.M. Homes una elaborazione più com- suo datore di lavoro, peraltro regolarmente ammoglia- plessa dei materiali che finiscono sotto la sua penna e to. Ad agnizione avvenuta, bastarono pochi incontri che intrattengono con le occorrenze del costume, della per stabilire che se la sorte benigna non la avesse a politica e degli umori sociali un rapporto altrettanto tempo debito sottratta alle grinfie di colei che ora le si stretto di quello che hanno con la fantasia. presentava come madre, A.M. Homes forse non sareb- È inopportuno chiederle quali nomi si nascondano be sopravvissuta. sotto le iniziali con cui si firma, perché è sembrata Evidentemente stanata dalla solitudine, la donna si molto più propensa a raccontare la sua vita familiare rifaceva viva per pretendere che la sua mai riconosciu- che a svelare questo dettaglio, dunque ci accontentere- ta figlia ora si prendesse cura di lei, e con l’occasione mo di continuare a chiamarla A.M. In compenso non riattivò una corrispondenza con l’ex amante, padre è poco quel che si apprende dall’ultimo libro della della Homes, allo scopo forse di crogiolarsi nella fan- scrittrice americana, un memoir tradotto da Adelaide tasie di una possibile ricomposizione familiare. Per Cioni per Feltrinelli con il titolo La figlia dell’altra. parte sua l’uomo tentò di vestire i panni della paterni- Tutto cominciò, o almeno questa parte della sua storia tà, non prima di avere preteso dalla figlia un esame del RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 26

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Dna, esame di cui si rifiutò di consegnarle i risultati, come arriviamo a fare quel che facciamo. In questo evidentemente convinto che lei avrebbe potuto utiliz- momento sto scrivendo la storia di due fratelli dotati di zarli in futuro per rivendicare qualcosa di più di quan- una violenza quasi omicida, è una storia molto buia, to era disposto a concederle. Scritto con la velocità e alla quale mi è difficile lavorare, tanto che non ho l’umorismo che consentono i drammi dai quali si sono ancora capito perché lo stia facendo. Per giunta, non mi prese le distanze, questo memoir della Homes riper- riesce, qui, di usare nemmeno un po’ di quell’umorismo corre anche tutti i suoi tentativi, in parte riusciti, di che avevo inserito in un romanzo pure tanto nero come risalire alla storia dei nonni e ancora indietro alle più La fine di Alice, e che mi era servito a scavare ancora più remote generazioni della sua famiglia, mentre l’affetto in profondità nella psiche del personaggio. per i genitori adottivi non viene mai fatto vacillare e la distanza emotiva dai genitori reali si accentua via via In effetti, subito dopo avere terminato di scrivere La fine di che il contatto porta conoscenza, e la conoscenza porta Alice lei affermò che a causa di quel libro si sentiva molto una messa a fuoco scoraggiante infelice, molto turbata. Come definirebbe la necessità che dei personaggi in gioco. A.M. l’ha portata a lavorare a un libro Sebbene la Rizzoli avesse pubblicato nel 1997 «La Homes è, a dispetto dei suoi così disturbante? fine di Alice» (per la traduzione di Francesco Scrivere è una reazione a ciò che quarantasette anni, una vivace Bruno, poi rivista nell’edizione del 2005 di mini- ragazza a cui piace scherzare mum fax) che resta il suo romanzo più famoso e ci circonda, o almeno è da qui con ciò che sembra esserci di anche più dark, fu la minimum fax a imporre A.M. che si originano i miei libri, più serio nella vita, e al tempo Homes all’attenzione della critica, e lo fece uscendo anche se non necessariamente stesso tiene a lamentare la con- – come primo titolo – con i suoi racconti migliori, riguardano la realtà a noi più suetudine della narrativa con- «La sicurezza degli oggetti», trad. di Martina Testa prossima. Ricordo che quando temporanea di prendere in con- (2001). Poi ancora una raccolta di racconti, nel ho scritto La fine di Alice era un siderazione solo le classi medio 2003, tradotti da Adelaide Cioni per minimum fax periodo terribile, in cui non alte, le loro aspirazioni e i loro con il titolo «Cose che bisognerebbe sapere», facevano che succedersi proces- standard di vita «trascurando scritti a oltre vent’anni di distanza dai primi. Dei si per pedofilia. In uno di questi pressoché totalmente i risvolti romanzi di A.M. Homes quello che segnò il suo alcuni giudici americani coin- esordio alla scrittura come professione è titolato economici delle esistenze meno volti si uccisero. Il mio editore «Jack» (pubblicato da minimufax nel 2004 con la fortunate». era molto preoccupato, e lo era traduzione di Adelaide Cioni). Ora la Homes è pas- proprio perché sapeva che avevo La incontriamo a Roma, nel sata al catalogo Feltrinelli, che ha pubblicato il giardino dell’Hôtel de Russie, romanzo «Questo libro ti salverà la vita», nel 2006, ricalcato tutto il romanzo su di ritorno da una settimana in e nel 2007 il memoir «La figlia dell’altra» entrambi una storia vera; il che, natural- cui è stata ospite del Festival Le nella traduzione di Adelaide Cioni. mente, mi provocò alcuni pro- Conversazioni di Capri, dove blemi al momento della pubbli- ha offerto al suo pubblico alcuni assaggi della sua viva- cazione: per esempio in Belgio, dove preferirono aspet- cità espressiva. tare che finisse un processo per pedofilia allora in corso. Quel che in genere turbava i miei lettori era il Leggendo tanto i suoi romanzi quanto i suoi racconti si direb- fatto che la storia li induceva a domandarsi quanto be che lei non abbia paura di affrontare alcun eccesso: né il fosse simile a loro, a noi tutti, il criminale al quale dolore fisico, né il disgusto, né le perversioni sessuali. È tutto avevo affidato il protagonismo della storia. come sembra, o questi argomenti le costano fatica? È vero che quando scrivo non sfuggo la paura, anzi mi Tra ciò che racconta nel suo memoir di figlia adottiva, e uno impegno a affrontarla, ma è anche vero che tutto ciò dei primi racconti che scrisse – quello intitolato In cerca di mi riesce meglio sulla carta che nella vita. Nonostante Johnny dove il protagonista è un ragazzo rapito e poi il mio apparente coraggio, e nonostante di solito non lo riportato indietro perché non corrispondeva alle aspettati- confessi, in realtà sono una persona molto timorosa. ve del suo rapitore – sembra esserci un punto in comune, Tutto il mio lavoro di scrittura consiste nell’analizzare che potremmo riassumere nella fantasia di essere un la psicologia umana e il nostro comportamento, quel «errore umano». Lo riconosce come uno dei suoi leitmotif che cerco di capire è perché diventiamo ciò che siamo, narrativi?

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Rassegna stampa, luglio 2008

Non prima che lei me lo indicasse. Io direi che il Ci sono arrivata per caso. A mano a mano che i fatti punto in comune tra il racconto che lei ricorda e accadevano prendevo appunti, è così che affronto le la mia autobiografia consiste nel sentirsi estranei situazioni di panico. Altre volte, invece, scatto fotogra- alla propria stessa vita. Ho scritto In cerca di fie. L’ho fatto, per esempio, dopo l’11 settembre, quan- Johnny quando ero ancora al college e avevo do intendevo mettere da parte del materiale su cui come insegnante Grace Paley: molto di ciò che riflettere successivamente. Anche procedere alla rico- poi riversai nel racconto mi viene da lei. Quella struzione del mio passato ha implicato uno sforzo per storia mi metteva in difficoltà, così un giorno riorganizzare il materiale relativo alla mia vita familia- portai il racconto a casa di Grace Paley e dopo re, però non necessariamente pensavo di pubblicarlo: averlo letto lei mi disse. Ma è evidente, vedi? non mi piace scrivere di me stessa così come non mi Johnny non è il ragazzino che ci voleva, ed è per piace camminare nuda per la strada. Poi però ho pen- questo che il suo rapitore non può fare altro se sato di mettere le mie capacità di scrittrice al servizio non riportarlo indietro. Quel che a lei sembrava di una esperienza che riguarda non poche persone, e ovvio lasciava me molto perplessa. l’ho fatto con tanta più convinzione quanto più mi rendevo conto di come non sia facile trovare un lin- Come mai è arrivata alla decisione di scrivere la storia guaggio per restituire qualcosa di così primitivo come della sua famiglia, in La figlia dell’altra, solo dopo avere già il rapporto di una figlia con una madre biologica che pubblicato sia romanzi che racconti? l’ha rifiutata.

A.M. Homes

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ubito, fin dall’inizio de Il righe, a quella opinione assenna- piccolo hotel, il romanzo di ta si risponda con una opinione S Christina Stead, pubblicato altrettanto assennata ma che da Adelphi, appena un ospite non ha nulla a che vedere con il sale le scale della modesta pen- discorso, alla considerazione sione che la signora Bonnard perfettamente inutile si risponda gestisce sulle rive del Lago con una considerazione ancora Lemano, ponendo magari il pro- più inutile, al pensiero distratto blema dell’ascensore che è trop- faccia seguito un pensiero po stretto, ecco che un altro ugualmente distratto. ospite quelle stesse scale, nello Il mondo – sembra volerci dire stesso momento, le scende: e il la più grande scrittrice australia- problema dell’ascensore non esi- na con questo delizioso, comico ste più, perché adesso l’argo- e amarissimo romanzo che amò mento da affrontare riguarda il tanto Saul Bellow e per normali caffè fatto male per esempio, o motivi cronologici (morì quattro un biglietto da cento franchi anni prima della sua apparizione rubato da una mano misteriosa nel 1973) avrebbe adorato Ivy in una borsa lasciata sconsidera- Compton-Burnett: un’altra perfi-

, 15 luglio 2008 tamente in una stanza, o il fatto da, appassionata di vicende che le pareti delle camere sono minime e comuni – è un posto così sottili che si sente proprio assai confuso, nel quale chiun- tutto. Se nella sala da pranzo fa que può essere scambiato per un irruzione il sindaco, certamente altro, tutto conta moltissimo e pazzo, di un fantomatico villag- pochissimo. E, certo, le parole (in particolar modo per chi sa usarle

Corriere della Sera gio del Belgio ossessionato dal prossimo e inevitabile arrivo dei con tanta bravura), sono pietre, comunisti russi che di sicuro lo però non sveleranno mai alcuna metteranno al muro, (perché la luce al di sopra delle nostre Seconda Guerra Mondiale è fini- modeste esistenze; potranno al ta ma un’altra guerra «fredda» è massimo certificare che ogni iniziata ben più terribile), ecco giorno, da quando ci svegliamo che dagli altri tavoli saliranno a quando andiamo a letto, siamo Giorgio Montefoschi, immediate valutazioni sulla un po’ felici e un po’ infelici, un inconsistenza del popolo svizze- po’ preoccupati e un po’ no a ro, sulla ottusità dei tedeschi causa di svariate piccole o meno nonché sulla decadenza di que- piccole incombenze, e molto,

LE VITE PERDUTE gli spocchiosi tirchi che sono i molto disponibili a lasciarci con- cittadini della Gran Bretagna. Se dizionare da una di quelle parole l’ora è quella del tè, o si sta sul mal dette, dalla nostra m- DI CHRISTINA STEAD lungolago o in giardino, non c’è alinconia e dal nostro rancore, personaggio che si azzardi a dal nostro – gelosamente con- esprimere vuoi una calibrata opi- servato – malumore. nione, vuoi una considerazione Sì, nessuno di noi conta così perfettamente inutile, vuoi un tanto – pensa l’autrice del famo- semplice pensiero distratto, sissimo Sabba familiare – da aver senza che nel giro di pochissime diritto a più di due battute di RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 30

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seguito in un romanzo; nessuno ha una storia così signora Trollope e del signor Wilkins, alloggiati in importante da occuparlo per intero: ognuno di noi due camere comunicanti? Loro alloggiano in due ha le sue sofferenze, le sue delusioni, le sue beghe; camere comunicanti, perché pur essendo amanti e anche se i nostri vicini non fanno altro che bussar- dalla bellezza di ventisette anni, per motivi di bon ci continuamente alla parete o alla porta della stan- ton si fanno passare per cugini. Ma nella camera za, invadono la nostra vita con la quotidiana elen- accanto, c’è Madame Blaise, la moglie di un medico cazione dei problemi e delle ansie che li tor- svizzero che vive a Basilea e ogni tanto viene a tro- mentano, noi al massimo possiamo ambire ad esse- varla, che quanto ad ambiguità coniugale, la coppia re uno di loro, uno dei tanti ospiti sbandati che af- Trollope-Wilkins se la mette sotto i tacchi. Laddove, follano il piccolo hotel. rispetto a costoro, alle eterne diatribe matrimoniali Perché, certo, il sindaco del villaggio belga, alla e finanziarie (dal momento che, chi da una parte, fine, si capirà che è proprio pazzo, al di là dei procla- chi dall’altra, i quattrini ce li hanno tutti, e tutti sono mi deliranti, dell’abitudine di attraversare il parco avidissimi: «Siamo una sola carne… E un solo patri- tutto nudo con sciarpa e cappello, ma non è altret- monio», sarebbe un po’ la sintesi), nulla è parago- tanto pazza la scheletrica signori- nabile alle inquietudini della na Chillard che ha la valigia piena attempata principessa Bili, col suo di soldi e non paga il conto, tratta gigolò argentino. Mentre, davvero l’umile madre come una parente indescrivibili risultano gli affaires povera o una badante, se ne starà del personale: in quanto, talvolta, a letto tutto il tempo non toccan- torbidissimi. Tanto che potrebbe do cibo, minacciando di lasciarsi trasformarsi in una specie di morire se non la riporteranno a moderna Arca di Noè, solo a Zermatt, dove c’è un medico che volerlo, la modesta pensione del ama moltissimo? E che dire della Piccolo hotel.

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Hava Hoffe ha ereditato l’archivio, Franz Kafka, tramite la madre, da Max Brod, il mistero delle amico dello scrittore. Ma nessuno ha visto il materiale. carte perdute Che in parte è stato Vincenzo Nigro, la Repubblica, 18 luglio 2008 anche venduto ultimo mistero nella tragica storia della vita di Franz Kafka è loro volevano impossessarsi della nascosto in una casetta nel centro di Tel Aviv. Viene custodito carte di Kafka», dice Freundlich, L’ come un tesoro da cui ricavare benessere da Hava Hoffe, la «ma ho scritto anche a loro per donna di 74 anni che ieri per la prima volta un fotografo del quotidiano ricordare che la legge israeliana Haaretz è riuscito a ritrarre dopo un appostamento degno delle vicende impedisce di rimuovere liberamen- dello spionaggio israeliano. Da qualche settimana la storia ha iniziato a te materiali che siano di importan- interessare chi in Israele, in Germania, a Praga ha seguito la vicenda del più za per la storia e la cultura del interessante scrittore in tedesco del Novecento. Articoli, manoscritti, dise- popolo ebraico». Ieri Haaretz gni, lettere di Kafka sono in quell’appartamento. ricordava che anche la Biblioteca Hava Hoffe li ha ereditati dalla madre Esther, che è morta l’anno scorso nazionale di Gerusalemme per e che a sua volta li aveva ricevuti dall’uomo col quale aveva lavorato come anni ha provato a gettare uno segretaria. L’uomo era Max Brod, un grande amico di Kafka, anzi il suo più sguardo su quelle carte: «Dal 1982 grande amico; giornalista, scrittore, musicista, Brod fu anche medico di abbiamo iniziato una corrispon- Kafka, provò per esempio ad indirizzarlo al sanatorio di Kierling, vicino denza con la signora Hoffe, la spe- Vienna, nel tentativo di fermare la tubercolosi che inarrestabile uccise ranza era quella di avere le carte Kafka a 41 anni, nel 1924. Kafka aveva lasciato a Brod tutto il suo archivio, conservate da Brod. Niente da fare, le lettere, soprattutto le opere incompiute, con il compito di bruciare tutto. lei come minimo era una donna Brod non poteva rispettare quell’impegno, e anzi la pubblicazione delle impossibile». opere non terminate di Kafka contribuì a completare proprio un disegno Adesso però un nuovo tema sem- di «incompiutezza» dello scrittore praghese. Nel 1939, incalzato dal nazi- bra affacciarsi attorno a questo smo, Brod, anche lui ebreo, decide di spostarsi a Tel Aviv, in quella che era archivio: Kafka scriveva in tedesco, la Palestina del mandato britannico. Lì lavorò all’archivio, e quando morì sognava di vivere a Berlino: cosa nel 1969 passò tutto ad Esther Hoffe. In cambio di milioni di dollari, c’entra con Israele, dice apertamen- Esther riuscì a vendere negli anni alcuni dei manoscritti, riuscendo te Shimon Sandbank, il professore addirittura in un’occasione a organizzare un’asta in Svizzera. Nel 1973 il che ha tradotto i suoi libri in ebrai- direttore degli archivi di Stato israeliani fece fermare dalla polizia la Hoffe co. «Israele, l’ebraismo non sono all’aeroporto di Tel Aviv mentre stava partendo per l’estero con le valigie talmente decisivi in Kafka da piene di carte. Oggi Yehoshua Freundlich è il nuovo capo dell’Archivio poterci far dire che la sua eredità ebraico: «La nostra legge impone che tutto quanto riguardi la storia del debba rimanere ed essere preserva- popolo ebraico possa essere ispezionato e fotocopiato dallo Stato prima di ta qui da noi in Israele, da dover lasciare Israele. Per questo abbiamo scritto per anni alla signora Hoffe, e costringere gli studiosi che lavora- adesso abbiamo scritto alla figlia Hava e anche a sua sorella Ruth». Il pro- no a Marbach a fare un viaggio a blema è che da quando la notizia dell’esistenza dell’archivio Kafka è stata Tel Aviv solo per vedere parte del ricordata da Haaretz all’inizio di luglio, i giornalisti, gli studiosi e anche le lavoro di Kafka». università di mezzo mondo sono corsi in Israele. Per ora comunque, le sorelle Il più titolato è forse l’Archivio letterario tedesco di Marbach, la mag- Hoffe hanno tutte le intenzioni di giore organizzazione privata tedesca di questo tipo. «Ho letto che anche tener ben chiuso quell’archivio. RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 32 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 33

Paolo Giordano, vincitore dello Strega, VA’ ha rivelato di aver contestato all’editore DOVE il titolo del suo romanzo. Come si comportano TI in questi casi gli altri scrittori? PORTA Dividendosi in falchi e colombe. IL TITOLO Ecco perché

Sandra Petrignani, Panorama, 18 luglio 2008

incitore del Campiello opera prima, vincitore dello Strega e vincitore più giovane in assolu- V to, a 25 anni: Paolo Giordano con La solitudi- ne dei numeri primi. Che titolo… E che copertina: «Buca lo schermo con quel volto che ti guarda dritto negli occhi» commenta Ernesto Ferrero, uno che nel- l’editoria è stato 35 anni e ora, come direttore della Fiera del libro di Torino, non ne è molto distante. «E il titolo è stupendo» continua. Tutto lì il segreto di un successo? Titolo e copertina? E il testo? «Il testo deve supportare, è ovvio. Ma conta anche molto il personaggio. È una tendenza che si è imposta clamorosamente negli ultimi 5 anni. Lo scrit- tore deve prestarsi bene al gioco mediatico». La giovi- nezza è un ingrediente importante, e il fatto che Giordano sia laureato in fisica calza a meraviglia. Quel titolo richiama una legge della matematica. Il cerchio si chiude, il gioco è fatto. E dire che lui c’era rimasto male. Il suo titolo, Dentro e fuori dell’acqua, gli era caro. È stato Antonio Franchini, editor della Mondadori e ideatore del tito- lo vincente, a convincerlo. Ma davvero il destino del libro sarebbe cambiato se si fosse seguita la volontà dell’autore? RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 34

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«Come si fa a dirlo?» si domanda lo stesso Franchini. accecante il contenuto del volume, un’inchiesta, appun- «Nell’editoria non c’è alcuna legge assoluta e un titolo si to, sui ragazzini e sullo sballo in discoteca. Il titolo ano- dimostra centrato solo quando il libro ha avuto succes- malo e il successo strepitoso ci hanno data ragione». so». Dopodiché enuncia la sua formula: «Un buon tito- Giovane editor della narrativa italiana alla Rizzoli, lo deve essere suggestivo, metaforico, solo un pochino Michele Rossi divide i titoli in grandi famiglie. «Quelli oscuro, e rispettare lo spirito profondo del libro». che si rivolgono direttamente al lettore funzionano Chissà che effetto fa nell’originale (Nesnesitelná lehkost benissimo» dice. Per esempio Va’ dove ti porta il cuore di bytí) uno dei titoli più indovinati della storia letteraria, Susanna Tamaro, Io uccido di Giorgio Faletti, Io non ho L’insostenibile leggerezza dell’essere. Sta di fatto che Mi- paura di Niccolò Ammaniti, Non ti muovere di lan Kundera con quel romanzo (ma i precedenti non . «Stuzzicano la curiosità, quando erano meno belli) ha smesso di essere uno scrittore di in libreria bisogna far innamorare il compratore indeci- nicchia per diventare un successo planetario. so in un batter d’occhio». Poi ci sono i titoli che entra- E che dire dell’Amante di Marguerite Duras? Se aves- no nel linguaggio comune, nei modi di dire. Ancora Va’ se conservato il titolo di lavoro La fotografia assoluta dove ti porta il cuore (che pare abbia dalla sua anche la avrebbe avuto fortuna? «No» e la drastica risposta di forza irresistibile della parola cuore) o La Casta di Gian Paolo Repetti, che dirige con Severino Cesari la Antonio Stella e Sergio Rizzo, «entrato nell’agenda Einaudi Stile libero. «Per questo noi mettiamo la tito- politica», tanto che ha influito sulle scelte di governo. lazione al centro di discussioni con l’autore anche ster- Non va sottovalutato il potere della parolaccia. Il minate. E finché non siamo convinti, non consideriamo metodo antistronzi (titolo fortemente voluto dal suo il testo pronto per affrontare il mondo». Ammette però autore, Robert I. Sutton) è staro conservato dalla Eliot che ci sono anche migliaia di titoli grandiosi rimasti al come in originale e naviga oltre le 200 mila copie ven- palo. Ma di quelli ci si dimentica subito, mentre a co- dute. Ora è in arrivo dello stesso Sutton Idee strampa- struire la leggenda lavorano i bei ricordi. Per esempio la late che funzionano: auguri. Mentre la Sperling, nella discussione accesa sull’azzeccatissimo Romanzo crimi- scia, cercherà fortuna il prossimo dicembre con La nale di Giancarlo De Cataldo, passato attraverso «La banda delle stronze, spiritoso romanzo di tal Sonia banda», «Storiaccia» e innumerevoli altre proposte. Muller su quattro ragazzine modaiole alla conquista E quando si fa centro, secondo un altro rinomato edi- della banlieue parigina. tor, Giorgio Pinotti, da 17 anni in Adelphi, «hai l’im- Alla e/o l’editore Sandro Ferri ricorda un titolo di una pressione che dal libro si sprigioni una certa effer- quindicina di anni fa, In culo oggi no, che pur riecheg- vescenza». Ma non è solo questione di titolo bensì «di giando un verso del testo (ebbene sì, si trattava di una una segreta alchimia fra titolo e immagine di coperti- bella raccolta di poesie erotiche e altri scritti di Jana na. Non è sempre facile raggiungere quella pienezza Cerná) fu una scelta scioccante. «Le vendite ci premia- per cui ti dici: ecco, l’immagine non può essere che rono: 30 mila copie contro le 150 (senza altri zeri) pre- questa per questo libro che s’intitola così». viste con altri titoli». A un congresso della Cisl ne furo- Un bel rischio, per esempio, il sofisticatissimo La no acquistati 200 esemplari da regalare ai partecipanti. sovrana lettrice, traduzione più che libera dell’inglese E gli autori hanno o no voce in capitolo? A parte The Uncommon Reader di Alan Bennett. Ma come resi- qualche caso, come , come Federico stere allo «speciale lettore» in ermellino della coperti- Moccia, come Massimo Carlotto, che non sbagliano na, un’ammiccante regina Elisabetta? un colpo, sembra proprio che farebbero meglio a desi- «Si ritiene generalmente che un titolo debba sintetiz- stere e ad affidarsi alle case editrici. Per quanto anche zare in una o più parole (poche, di solito) il senso di un lì qualche errore si commette. libro, io penso invece che sia una sorta di emblema» Ricorda Repetti che «il titolo più bello di tutti, Chiedi dichiara Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale della alla polvere, di John Fante, calcato pari pari dall’origi- Bompiani. E cita l’esempio del libro-inchiesta di Ma- nale Ask the Dust, non fu capito dal grande Elio rida Lombardo Pijola Ho 12 anni faccio la cubista mi Vittorini, che in prima battuta tradusse e pubblicò il chiamano Principessa. «Un’intera frase, che fissa una romanzo come Il cammino nella polvere». Nessuno è volta per tutte e in modo tanto chiaro da risultare quasi perfetto.

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Gli zelanti forzati dei Festival Elisabetta Rasy, Domenica del Sole 24 Ore, 20 luglio 2008 Proliferano le manifestazioni estive dove i letterati vengono chiamati a esprimersi sugli argomenti più vari, dal ragù alla difesa dell’ambiente. Torniamo a lavorare, invece di fare ombra ai libri con inutili chiacchiere

a situazione più imbarazzante fu quando mi pose la questione e formulò la risposta: «Una persona chiesero in che modo e le mie nonne, una ro- seduta davanti a un tavolo con lo sguardo attentamen- L magnola e l’altra napoletana, preparassero i te fisso su un dato oggetto; questa immagine ci può loro opposti “ragù”, e io in quale dei due sughi fossi più servire come punto di riferimento: scrittore è colui che abile. siede davanti a un foglio di carta…». Oggi l’autrice di Non eravamo a un meeting di cuochi e neanche a un Gita al faro avrebbe risposto con altrettanta certezza? E seminario sulle tradizioni gastronomiche, ma sempli- sempre lì lo scrittore, a fissare il foglio o lo schermo del cemente alla presentazione di un mio libro dove tali computer, e se è fortunato anche a scriverci qualcosa nonne erano citate. Mi chiusi in un silenzio cordiale e sopra? risoluto. La domanda non aveva niente a che vedere No, e non glielo si potrebbe neanche chiedere. Vo- con quello che avevo scritto, e oltretutto non so cuci- lente o nolente, in un mondo delocalizzato e mobiliz- nare. Il mio silenzio però non risolse la situazione: di lì zato, non può, salvo una personale e particolare in- a poco si scatenò un interminabile dibattito in platea clinazione all’ascetismo, che adeguarsi alla situazione. sui tempi di cottura, i sanmarzano e le conserve. Che Ma è la situazione che spesso non si adegua a lui, e lo cosa ci aveva portato sui sentieri scivolosi della salsa al trasforma in un manager dei propri libri o in un volen- pomodoro? Non sapevo rispondermi, ma non ero sor- teroso intrattenitore. Soprattutto d’estate, quando le presa: altre volte, in contesti più o meno simili, ero passerelle letterarie si moltiplicano in una proliferazio- stata interpellata su come preparo la valigia, sull’educa- ne in cui è difficile distinguere tra rassegna e rassegna, zione dei bambini, sui tailleur-pantalone, sulle centrali tra occasione interessante e perdita di tempo: un su- nucleari, sulla vacanza preferita… Perché oggi a uno permarket delle esternazioni che sembra la crudele scrittore si chiede di parlare di tutto, soprattutto di parodia del vecchio engagement. Così, mentre si spo- questioni che non sono di sua competenza. sta tra presentazioni sotto l’ombrellone, dibattiti in alta Ma, intanto, che cos’è uno scrittore? Nel 1940, dopo montagna e chiacchierate nelle città d’arte, può capita- una vita dedicata alla letteratura, Virginia Woolf si re allo scrittore di provare uno strano spaesamento: RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 36

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come se per le imbarazzanti curiosità del pubblico, per battute, su problemi così gravi di etica e politica che la le domande molto personali, per lo spensierato viavai competenza di una vita non basterebbe ad affrontare. tra i massimi sistemi e le massime futilità, invece che di Mentre difficilmente agli autori viene chiesto di spie- un incontro letterario fosse diventato il protagonista di gare come si regolano sul loro specifico tavolo di lavo- un reality show (essendone la letteratura l’esatto con- ro, con i loro strumenti – parole, idee, immagini – o di trario: in un reality quello che sembra vero è finto; in esprimersi su questioni letterarie, secondo l’antica e letteratura invece quello che sembra finto – l’in- sempre interessante tradizione delle lectures, quelle per venzione narrativa – punta alla verità). Altro che fissa- esempio che hanno dato vita alle Lezioni americane di re un foglio: lo scrittore deve sempre più spesso fissare Calvino e a tanti altri testi preziosi. Così come altret- un posto su un treno o su un aereo. E soprattutto saper tanto raramente viene loro richiesto di limitarsi a leg- maneggiare con disinvoltura un microfono: perché è gere ciò che hanno scritto, secondo l’altra antica e sem- assalito dal dubbio che i lettori, per essere convinti a pre utile tradizione delle letture ad alta voce. leggere, debbano prima assaporare la dolce ebbrezza Ci sono quelli riluttanti e sfuggenti e gli zelanti onni- della chiacchiera. E qualche volta da un dubbio ancora presenti, ma in genere, tranne gli esibizionisti incalliti, peggiore: che l’ascolto delle sue chiacchiere si sostitui- gli scrittori cui si chiede di parlare e parlare e parlare, rà alla lettura. dietro le quinte o nei camerini immaginari, si lamenta- Può anche capitare infatti che di quel pubblico che lo no. Ma perché lo fanno – anzi, ovviamente, lo faccia- guarda attentamente mentre parla, solo pochi abbiano mo? Ricordo di aver letto da qualche parte un solilo- letto il libro di cui si sta trattando e, ciò che più conta, quio malinconico di Roddy Doyle: intrappolato in un solo pochi, tra lo sgomento di autore e librai, lo com- soffocante tour promozionale attraverso la Germania, prino alla fine della presentazione perché a quel punto si chiede: «Perché non tornavo a casa?», e risponde: sanno già di cosa parla. E persino questa potrebbe esse- «Chi lo sa. Lealtà nei confronti dell’editore? Vigliac- re un’ottima ragione se fosse vera, ma spesso non è così cheria? Paura delle conseguenze. Non so». perché nella vanity fair letteraria allo scrittore pronto a Forse la risposta e meno individuale: ancora apprez- parlare si pone, appunto, ogni sorta di domande, zato oggi uno scrittore che non compare, che non ha soprattutto domande che non riguardano davvero ciò fattezze riconoscibili, che non ha opinioni – che ha scritto e come l’ha scritto, ma argomenti per continuamente, non solo di tempo in tempo, o in così dire affini: se un cane circola tra le righe non sarà certe occasioni piuttosto che in certe altre – da met- male accertare l’opinione dello scrittore sull’animali- tere sul mercato della visibilità oltre che nei libri che smo, e se un autore ambienta un amplesso sotto un scrive? E potrà reggere la concorrenza dei non scrit- melo nel giardino del nonno sarà inevitabile certificare tori, anchorman o soubrette perplesse o amletici il suo punto di vista sulla natura minacciata per arriva- esploratori eccetera, se non è sempre disponibile e re poi alle sue regole d’ingaggio amorose… accattivante? Ma è il famoso serpente (eterno ritorno Certe volte inoltre gli argomenti dell’opera non c’en- o eterno vizio?) che si morde la coda: meno la parola trano affatto: anche gli scrittori dalle tematiche più scritta e autorevole, più si deve ricorrere alla parola vistosamente tetre o disperate debbono pronunciarsi parlata; più si ricorre alla parola parlata, meno la sui sushi bar, sul possibile uso dei telefonini in aereo, parola scritta è autorevole. E più si perde la sostanzia- sull’irresistibile avanzata delle single in America. le differenza tra le due, ciò che le rende entrambe, di- Oppure, anche i più frivoli e sempre nel giro di poche versamente, indispensabili.

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Nichilista, cinico, freddo. Ma anche poeta. Affascinato dal romanticismo, dal sesso e dai santi. Parla il controverso scrittore francese Marek Beylind e Ewa Wielezynska, L’espresso, 24 luglio 2008

a provocazione è un’arte, e come informatico. Poi fa un figlio, Michel Houellebecq è il si sposa, divorzia, è disoccupato. L suo maestro. A cinquan- Nel 1991 pubblica un saggio su t’anni compiuti, lo scrittore più Lovecraft (è l’ultimo libro tradotto controverso di Francia, tacciato di dal suo editore italiano Bompiani, islamofobia e di nichilismo, l’uomo che annuncia un altro libro di saggi TABÙ che inneggia alla clonazione degli per settembre): è un autore che ha umani e che ama farsi passare per scoperto a 16 anni e che lo segnerà un romantico depresso (in realtà per il resto della vita, e di cui parla scrive benissimo e gioca con forza anche in questa intervista, una su emozioni ed empatia) si regala delle pochissime mai rilasciate. la madre di tutte le polemiche: una lite con mamma. Lei lo ha chiama- Signor Houellebecq, i suoi libri sono to «imposture», lo accusa di essersi una specie di geografia della paura: costruito un personaggio «artificia- paura della solitudine, della vita. le», e di aver mentito dicendo che «Errore. Non è in questo che consi- lei, nei suoi anni da hippie, lo abbia ste la paura. La paura è paura di un

HOUELLEBECQ abbandonato per darsi alla bella predatore. È paura di venire vita e e agli uomini. Autore de “Le annientati, sbranati. Fa parte della particelle elementari” ( «Pura por- natura umana. In fondo è in questo nografia» secondo la madre) e che consiste il senso della vita degli “Piattaforma”, Houellebecq è animali, attendere un predatore che diplomato all’École nationale li sbranerà. La sensazione di minac- superieure Louis Lumière, lavora cia è il fondamento dell’esistenza. È RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 38

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qualcosa che sentiamo quando abbiamo il timore che a immaginare una morte indolore. Ma i protagonisti de qualcuno ci possa uccidere». “Le particelle elementari” vedono un qualche senso nella vita, sono interessati a continuare a vivere. È qual- Il suo primo libro però si intitola “Contro il mondo, contro cosa che va oltre la vita». la vita, saggio su Lovecraft”. «Non è questione di essere contro la vita. Lovecraft era Ha detto di essere un romantico e di non essere né di uno gnostico, affermava che il male è eterno. Anch’ io destra, né di sinistra. Cosa vuol dire? la penso così». «Il romanticismo significa sacrificare tutto a un’enorme intensità emozionale, significa cercare questa intensità. Ammira l’atteggiamento anticommerciale di Lovecraft, un In Francia, ma anche in altri paesi europei, il roman- signore che scriveva solo per il piacere personale. Ma lei ticismo ha significato una rottura con uno stile di vita ha un atteggiamento diverso. perfetto, ma fossilizzato, lo stile del XVIII secolo. Quel «Lovecraft era mantenuto dalle zie. A me non è mai linguaggio, che con la sua eleganza aveva incantato capitato di potermi permettere di non fare niente nella l’aristocrazia europea, in seguito si è dimostrato oppri- vita. Sono stato contento quando ho guadagnato molti mente, e allora il romanticismo ha cercato un linguag- soldi grazie ai miei libri. Mi sarei suicidato se avessi gio diverso, una costruzione della frase mutuata dal dovuto continuare a lavorare. Volevo essere libero, tedesco e dall’inglese. Potremmo dire che i romantici godermi la giornata, fare quello di cui avevo voglia, o hanno mescolato il linguaggio sociale con quello scien- non fare niente». tifico. Il romanticismo è un movimento scisso in due correnti, da una parte la rivoluzione francese e dall’al- Una volta ha detto che la scrittura non le porta sollievo. tra la riscoperta di Dio. Abbiamo a che fare con una Una vita piena di letture sarebbe una realizzazione perfet- incredibile intensità emotiva. È per questo che penso ta dei suoi sogni. Adesso che ha guadagnato tanto, non di essere un romantico». potrebbe vivere cosi? Questa è proprio la vita che sto facendo». Leggendo i suoi libri si ha l’impressione che lei rifiuti la reli- gione come sistema di potere, mentre è affascinato dal tabù, Contrariamente alla sua maschera, è felice? perché senza tabù non ci sono sentimenti né amore… C’è «Finora la voglia di scrivere non mi è mai mancata. un lato estetico del cattolicesimo che la affascina? Adesso invece ho proprio un problema di questo tipo». «Ci sono cose che non capisco nel cattolicesimo – non ho mai capito che cosa sia lo Spirito Santo – ma c’è una A proposito del dolce far niente, nei suoi romanzi rompe cosa che suscita la mia ammirazione: il culto dei santi. con la tradizione francese della “gioia di vivere”… Siccome Dio è un principio troppo astratto, non «In una recensione americana si diceva invece che io possiamo identificarci in Dio. Però possiamo scegliere mi iscrivo nella lunga tradizione francese iniziata con il nostro santo preferito e cercare di avvicinarci a lui. È Jean-Paul Sartre». un politeismo potenziale, molto interessante. Sono convinto che nelle epoche in cui regnava la fede la Forse perché la sua immagine di un cinico non è vera ed gente credeva nella Vergine Maria, nei santi, raramen- esiste un altro Houellebecq, poeta: un’immagine che né i te in Cristo, e mai nello Spirito Santo. Questa è una critici né il pubblico conoscono. cosa che non troviamo nel protestantesimo né in altre «Non so cosa pensi il pubblico. So che compra i miei fedi monoteistiche». libri. Per quanto riguarda i critici, generalmente leggo- no un libro solo, e ripetono le loro opinioni a ogni libro Parliamo ancora dei suoi romanzi. Lei cita Céline, ma non successivo. I critici sono pigri e stupidi, troppo stupidi c’è nei suoi libri quella che definiamo “grande letteratura”, per capire la poesia. Sono degli idioti». filosofia, musica classica… «Io non ho studiato letteratura. Appartengo a una Quali sono le ragioni di vita dei suoi personaggi? generazione di libri tascabili. Quei libri si compravano «Mi chiede perché non si suicidano all’inizio? Molte negli ipermercati. Ho aspettato fino a 35 anni prima di persone non commettono suicidio perché non riescono comprare un libro pubblicato in una bella edizione. E

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mi sembra che i libri tascabili abbiano avuto un certo rimasto colpito dal fatto che certi poeti che conosco si influsso sulla mia generazione». occupano solo di poesia e non sanno niente di quello che accade nel mondo. A un certo punto della mia vita Qual è la sua personale storia della letteratura? ho pensato che lo sviluppo di Internet avrebbe favori- «Ho iniziato da Baudelaire, quando ero adolescente. E to la nascita di mini-tribù completamente avulse dalla poi Pascal. La sua lettura mi ha fatto una grande società, del tutto disinteressate al destino del mondo. impressione. Così ho iniziato a leggere tutto quello che Penso che queste tribù si stiano formando, più negli aveva scritto». Stati Uniti che in Europa. Questo fenomeno non mi sembra affatto un qualcosa di sbagliato». Pascal è il maestro del dubbio. «Certo. In Pascal troviamo due cose: da un lato il dub- Lei ha detto una volta che la scrittura non le dà sollievo.A bio, dall’altro la fede. Mi sembra che a volte fosse ateo volte non prova una sensazione di impotenza nei confron- – quel freddo dell’esistenza in un individuo senza ti delle parole? Non ha l’impressione che quello che scrive Dio… E poi improvvisamente una rivelazione, sia completamente diverso da quello che aveva in mente? l’improvvisa scoperta di Dio. Quei testi sono una testi- «Potrei rispondere che è un bene che sia così, perché è monianza incredibile, non conosco autori più intensi, un brutto segno se scriviamo quello che avevamo in più profondi di Pascal. Leggere Pascale è come essere mente di scrivere. Io per esempio non faccio mai dei presi a schiaffi con una lastra di marmo. E poi ho ini- progetti, non ho un canovaccio, una trama della storia ziato a leggere molto: Dostoevskij, Kafka». che vorrei scrivere. Non dico che si debba fare così, perché a volte esce fuori un pasticcio difficile da ge- Lei descrive il capitalismo come se fosse un inferno di stire. Ma si tratta anche di un tipo di attività che crea banalità. la propria realtà. In linea generale penso che forse fac- «Non è un inferno, ma neppure un paradiso. È il mondo cio bene a non fare progetti». nel quale vivo. Possiamo dire che è qualcosa che so- stituisce la mia interiorità. Nella nostra vita quotidiana Nei suoi libri troviamo spesso un tipo di sesso piuttosto possiamo essere contenti del fatto che possiamo andare particolare. Questo è connesso in qualche modo alla sua al supermercato, che possiamo guardare diversi canali esperienza personale? tv. Il fatto che il mondo sia così e non in un altro modo «Questa domanda riguarda in sostanza da dove traggo ha i suoi vantaggi. La gente è soddisfatta di questa cosa. ispirazione per scrivere i miei libri. Certo, ho avuto una Forse io non sono soddisfatto, perché ho una natura vita sessuale, non lo nascondo, mi è successo di averla. difficile. Comunque, se una persona ha un po’ di soldi Seriamente: scrivere una scena di sesso non è una cosa può crearsi un piccolo spazio tutto suo in cui interessar- semplice. È molto più facile descrivere un funerale, si solamente delle conchiglie, rimanendo indifferente a perché a un funerale tutti manteniamo una posizione tutto quello che accade nel mondo». rigida e vediamo tutto quello che succede. Il sesso, invece, si accompagna a una perdita di controllo con- È davvero possibile, visto che tutti guardiamo la stessa nessa all’impossibilita di ricordare quello che succede. televisione? Bisognerebbe descrivere il sesso nel momento stesso in «Non dobbiamo guardarla. Esistono persone che non cui lo facciamo oppure subito dopo, perché basta un lo fanno. Penso che oggi sia più facile essere stravagan- attimo e la mente si disconnette improvvisamente e ti rispetto ai tempi dell’ancien régime. Una volta sono non è più possibile farlo». RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 40 RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 41

LA DOPPIA VITA DI GARY Daria Galateria, la Repubblica, 26 luglio 2008

cena all’ambasciata di In italiano tutti i romanzi Francia a Tel Aviv, Romain dello scrittore francese. A Gary spiegò che divorziava da Jean Seberg perché era diventata Si comincia con “Biglietto una militante delle Pantere Nere. «Non sarà perché non riuscivate più scaduto”, la storia di un a soddisfarla?», chiese l’ambasciatri- ce. In effetti all’epoca (era il 1969) seduttore che si scopre Jean Seberg, l’angelo imbronciato di impotente. Molti gli elementi Bonjour tristesse e À bout de souffle,25 anni meno di Gary, cominciava a biografici nei libri di un perdere la ragione; su un Boeing da Zurigo a New York uscirà nuda campione del jet set, marito dalla toilette gridando che agenti dell’attrice Jean Seberg, dell’Fbi volevano ucciderla. E Romain Gary era davvero infastidi- inventore di un’altra identità to dalle riunioni delle Black RS_luglio08.qxp 30/07/2008 16.11 Pagina 42

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Panthers, nel suo salotto della rue il momento degli addii – al vigore, proposto da Neri Pozza nella du Bac. Quanto al resto, lo scrittore all’amore – non è solo autoirrisione traduzione di Giovanni Bogliolo), conduceva parallele, e separate a privata («guarda mio padre: ha un successo immenso. La seconda tenuta stagna, alcune storie (quando ottantacinque anni e gioca ancora a identità di Romain Gary, quasi per gli chiedevano quante donne aveva bocce»): l’impotenza, in realtà, è il miracolo, rimase un segreto: così, avuto, ancora rispondeva: «Non ho declino dell’Europa («qui c’è come Ajar, gli fu decretato un pre- tenuto la contabilità degli zeri»). un’aria di fine corsa»). Il testo è mio Goncourt, ed era per lui il Però l’angoscia meridiana era in continuamente sostenuto da uno secondo. agguato, perché alla cena si giustifi- sguardo sarcastico, sottile e profon- Questo era contro il regolamento cò puntigliosamente; e cinque anni do: «Colsi sul viso del portiere del premio; un forte divertimento dopo dedicò al declino della virilità quell’improvvisa assenza di espres- per uno scrittore dedito alla misti- un romanzo di sconvolgente forza, sione che è sempre il segno di una ficazione e alla moltiplicazione di Biglietto scaduto (ora in uscita in profonda emozione alberghiera». pseudonimi e identità (Il camaleon- Italia nella traduzione di Federico Lo stravagante e spiritosissimo te è il titolo della biografia in 800 Riccardi per Neri Pozza, pagg. 224, finale è un giallo rovesciato: a sor- pagine che gli ha dedicato in euro 12). presa, non ci scappa il morto, ma Francia Myriam Anissimov presso Gary usciva allora – tra le altre – retrospettivamente prendono smal- Denoël). Nel 1980, a 66 anni, Gary con Katherine Pancol, una squat- to certi accenni a un intrepido pas- comperò una vestaglia rossa – per trinata di ventun anni che sarebbe sato gaullista – eroe della resi- mascherare gli schizzi – e si sparò diventata, con sua sorpresa, scrittri- stenza, Gary aveva potuto parteci- in bocca; «Alla fine, mi sono ce di successo. «Per carità, non una pare, in tenuta da aviatore, al fune- espresso interamente», lasciò scrit- to: «Jean Seberg non c’entra». E «CON L’AMORE MATERNO solo un anno dopo, in diretta tv a LA VITA CI FA ALL’ALBA UNA PROMESSA “Apostrophes”, il nipote che si era finto Ajar rivelò la verità. CHE NON MANTERRÀ MAI» Una rivincita postuma sulla criti- ca, che considerava un po’ impol- parola!», le diceva, entrando nella rale di de Gaulle, come solo verati i suoi ultimi lavori firmati sua stanzetta; a volte giravano in potevano i compagnons de la Gary. «Nessuno legge più i miei metro senza meta – una volta, Libération. libri», diceva Romain a Katherine; Romain Gary si era fermato a Al momento le donne non erano lei conosceva solo La promessa del- guardare un avviso; e lo aveva tra- l’unico campo in cui Gary diver- l’alba, perché, precisava senza scritto su un pezzo di carta: Au- sificava la sua attività. Alla fine pietà, era uno dei livres de chevet di delà de cette limite votre ticket n’est degli anni Settanta Romain usciva sua madre. Eppure, di tanti suoi plus valable; diventò il titolo del a caccia di amanti per la sua rue du capolavori (Neri Pozza si propone romanzo. Il tarlo si insinua nel pro- Bac, in pantaloni di cuoio, e un’aria di pubblicarli sistematicamente), tagonista – un industriale di 59 tra il tartaro e il cosacco; e non era quel libro del 1960 è «uno dei più anni a cui è capitato un grande uno scrittore, ma due. Uno era straordinari tributi mai scritti da amore: una sudamericana che ha l’autore di romanzi di successo – un uomo a sua madre» (sempre 35 anni meno di lui – dal giorno in tenuta classica, a venature ironiche appunto da Neri Pozza, pagg. 398, cui riceve le scoraggiate confidenze – Romain Gary, campione della euro 14). Mina, piccola ed energi- di un concorrente. Da allora l’os- resistenza, diplomatico, gran ca modista ebrea di Vilnius – il sessione del declino fisico si radica, seduttore e signore del jet-set. marito è morto di cuore entrando raccontato con toni atrocemente L’altro era Emile Ajar, misterioso in camera a gas –, sogna per il crudi, e anche estremo divertimen- scrittore sorto dal nulla nel 1974 figlio destini di gloria: Nijinski, to. Quel particolare disagio di vive- con romanzi di banlieue: scrittura Hugo, Tolstoj, solo geni per re si mescola infatti a battaglie elementare, e storie di immigrati; modelli; Romain è spinto dal- industriali e divinazioni politiche; specie La vita davanti a sé (ri- l’amore mitomane della madre a

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tenersi all’altezza delle sue attese, e del suo sogno di tata a termine con l’aereo colpito, il pilota accecato da ricompensa e riscatto. scaglie di vetro e Gary ferito all’addome. Il ricordo dei L’infanzia è una corsa, dalla Lituania a Nizza. Poi compagni caduti si mescola alla storia di una cassa da viene la guerra, affrontata da Romain con la certezza morto da scortare al cimitero, e che per un errore dei dell’invincibilità, «perché io ero l’happy end di mia facchini durante l’oscuramento è stata scambiata con madre». Così, l’appello di de Gaulle a continuare la una cassa di birra; nascosta sotto la bandiera, viene lotta al nazismo, il 18 giugno 1940, trova Gary già comunque salutata da una salva d’onore, e interrata. persuaso. Da due giorni, la sua madre interiore – con L’emozione è sempre, subito, cauterizzata dal comico. bastone, filo di perle e l’ennesima gitane alle labbra – Solo il finale abbandona il lettore alla debolezza dei lo sta spronando a battersi ancora per la Francia, «il sentimenti. mito che aveva portato con sé nei suoi fagotti». Gary Su una nave da guerra Roman Gary ha cominciato a si trovava allora a Meknes. Per raggiungere de Gaulle scrivere L’educazione europea, sulla guerra in Polonia, a Londra tenta di rubare che lo renderà “quasi un aereo, ma è sorpreso; famoso”. Immagina già e intanto rischia la la gioia della madre morte per diserzione. Si davanti al libro, e alla nasconde nel brulicare Croce della Liberazione di militari e prostitute che gli è stata appuntata del quartiere delle case da de Gaulle in persona. chiuse, bousbir, sta rinta- Ma arrivato a casa, Ro- nato due giorni in un main non trova nessuno. bordello, fingendo un La madre era morta da inesausto appetito ses- tre anni, qualcuno vaga- suale, in attesa di un mente la ricordava. Ne- cargo che, in diciassette gli ultimi giorni, Mina giorni di mare grosso, lo aveva scritto duecento- scarica in Inghilterra. cinquanta lettere da far Sono cinque anni di spedire gradualmente al guerra in squadriglia e figlio, per sostenerlo bombardamenti not- negli anni della guerra. turni; prima in seno alla «Con l’amore materno», Royal Air Force, poi in aveva scritto Gary, «la terra d’Africa, tra tra- vita ci fa all’alba una sporto merci e imprese promessa che non man- estreme – un’azione por- terrà mai».

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