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L’arcipelago delle Isole Pontine nella Natura Nei racconti di Folco Quilici e Maurilio Cipparone

REGIONE Ideazione: APT DI LATINA Testi: Folco Quilici e Maurilio Cipparone Disegni: Milo Manara Fotografie: Archivio Apt Latina, Fabrizio Ardito, I-BUGA, Adriano Madonna, Paolo Petrignani, Luciano Romano, Sandro Vannini Carta geografica: Leo Pecchioni Grafica: Idea NaMa Latina Stampa: La Stampa S.p.A. Genova 2006

Progetto Interregionale “L’Isola che non c’è” Legge 135/2001 - art. 5 - comma 5 - cofinanziamento Ministero Attività Produttive - Direzione Regionale Turismo L’arcipelago delle Isole Pontine Le Isole nella Natura

N EL RACCONTO DI Folco Quilici e Maurilio Cipparone

INDICE

Un pò di geografia 4 In viaggio nell’Arcipelago Pontino di Folco Quilici 6 e , isole nella natura di Maurilio Cipparone 20 Notizie utili 34 Monumenti e cose notevoli 34 Il folklore 34 La natura 35 Collegamenti 35 Informazioni turistiche 35 L’arcipelago delle Isole Pontine

Palmarola

Un pò di geografia

Il gruppo delle isole Pontine o Ponziane è formato da due sottogruppi; Ponza, , Zannone e , a nord-ovest, e Ventotene e Santo Stefano, a sud-est. Tra essi corrono circa 22 miglia nautiche. A circa 6 miglia a sud-est di Ponza si erge solitario dal mare lo scoglio della Botte. Le coordinate geo- grafiche sono 40° 58’ 56” e 40° 47’ 50” di latitudi- ne nord e e 0' 23'40" e 1° 4’ 50" di longitudine est 4 Zannone santo Stefano

Ventotene

dal meridiano di Monte Mario (Roma). Il gruppo di Ponza si affaccia verso l’arco peninsulare di -Circeo (la distanza minima è tra Zannone e il Circeo, 12 miglia), quello di Ventotene guarda verso (distanza minima 21 miglia). Ventotene è quasi un "ombelico" del Tirreno, ed è anche baricentrica tra Ponza ed , isola dalla quale dista 20 miglia. Ponza e Ventotene sono Comuni, gli isolotti sono disabitati. Ventotene e Santo Stefano sono Riserva marina e terrestre, sotto la vigilanza del Ministero dell’Ambiente, con gestione affidata al . 5 In viaggio nell'Arcipelago Pontino di Folco Quilici

primavera, l'attesa è isole sono verdi, i fiori e i germogli Arisvegliata dal deside- addolciscono l'aria. Non ricordo un rio di rimetter la barca in anno in cui io non abbia sentito quest’ur- acqua, arrivare alle Pontine genza di mare, inizio di un'altra estate, quando al profumo del che si prolungherà sino ai colpi di mae- mare s'aggiungono gli strale dell'autunno inoltrato. Forse que- odori di terra, quando le sto mio identificare il desiderio di mare con le Pontine - pur avendo visita- to tante isole del mondo - non è solo per la loro bellezza, sopra e sott'acqua, ma perchè questo è stato il “mio primo arcipelago”: Ponza con la corona delle sue disabitate scogliere, le quinte di Palmarola e di Zannone e il monolito di pietra , “la Botte”, piantato nel blu profondo dell'alto mare, sulla rotta verso Ventotene. Le mie prime immersioni profon- de, furono attorno a quelle isole e alle loro “secche”; qui imparai ad usare l'autorespiratore. Qui ho goduto la prima emozione nel metter piede in un'isola deserta, che senti magnifica e tutta tua. Parlo della gemma dell'arcipelago: Palmarola, che considero una delle terre emerse dal mare più belle del nostro pianeta. Una condizio- ne di solitudine, di silenzio, fondali. A Palmarola, in immersione, il di vuoto, di meraviglia. cristallo delle acque rifletteva le ombre e Palmarola, sola con le sue le luci di rocce di forme fantastiche, rocce vulcaniche multico- come quelle che cingono l'isola; e come lori e le acque trasparenti e sopr'acqua, così sotto, creano grotte, profonde, miraggio di fon- passaggi, giochi magici di luce. Anche a dali da esplorare e scoprire. Zannone. il mondo sottomarino riflette Palmarola, stupefacente nel la realtà dell'isola in superficie: coperta suo sonno protetto, cullato dal manto di fino bosco verde, fuori, e da un mare trasparente, coperte di un altro bosco marino sono sussurrante, rassicurante. molte pareti dei suoi fondali: selve di Un fresco colpo di vento, la gorgonie fitte e fluttuanti, e quando vela s'apre, la barca scivola accendiamo le nostre lampade, il cupo sul mare amico. viola delle loro chiome diventa rosso Circumnavighiamo un'altra fuoco. Quando emergiamo ci troviamo isola intatta, verde come il di fronte ad un resto archeologico: una dorso d'una lucertola e peschiera di età romana ricavata nella gettiamo l'ancora a roccia. E' collegata al mare da un con- Zannone, parte viva del dotto subacqueo, accessibile attraverso Parco nazionale del Circeo; una scalinata esterna, in prossimità del- è sorvegliata da guardie l'approdo del Varo. forestali. La “casa del faro” A Ponza, lo scenario d’insieme e le quinte evoca il ricordo di vecchi di contorno non sono di molto cambiati film del mistero e d'avven- dall'estate di molti anni fa in cui sbarcai ture. Siamo alla casa del dal "postale" in provenienza da . custode, visitiamo il picco- Sull'isola presi in affitto una stanza sul lo museo naturalistico, poi porto (la finestra mi offriva la scenogra- i vicini ruderi di un con- fica vista d'insieme, che lo rende, io vento medioevale, e la fan- credo, uno degli approdi più belli del tasia di nuovo galoppa, Mediterraneo, architettonicamente par- immaginando la vita di una lando). Molte isole del Mediterraneo, in comunità alla ricerca di passato, furono luoghi d'esilio; Ponza lo Dio, forse attraverso il fu, due millenni fa, per importanti per- diretto contatto d’una sonaggi come Agrippina, ma anche negli natura aulica, solenne, anni Venti e Trenta, durante il fascismo. sconfinata. Questo piccolo Ma questa funzione ebbe una importan- universo isolano riesce a za positiva nei decenni in cui l'ltalia confondere i suoi confini: cominciava a cambiare (spesso troppo sfumano l’uno nell'altro male) i suoi luoghi, perché ha preservato quelli del mare; sono tra- l'isola da scempi urbanistici e turistici. sparenti al punto da parere Poi Ponza è entrata nel grande, colorato uno specchio, quelli tra il circo del turismo mediterraneo, diven- mare, la superficie e i suoi tandone una delle attrazioni, senza però

8 sfigurare il suo volto, perdere identità. Per la paura delle incursioni Torno a Ponza ogni anno da quarant'an- dei pirati barbareschi, le ni, e l'isola è là ad attendermi come una Isole, nel '500 erano già state donna amica che non invecchia e non si abbandonate da tempo. trucca. Certo, l'isola le sue trasformazio- Anche i monaci si erano ni le ha avute, e profonde: da povera s'è spostati in terraferma in fatta ricca. Da specchio immobile di se luoghi più sicuri. Tre raìs stessa, ora guizza con una vivacità a volte della flottiglia del famoso esplosiva. Poi non ci sono più “loro” i Dragut si trovavano, verso il pescatori e i marinai dell'isola, “i ponze- 1550, a caccia nel Tirreno, ed si”, conosciuti in tutto il Tirreno per ebbero nelle ormai deserte meritata fama di silenzio e capacità. terre dell'arcipelagoPontino Evocandoli, e cercando di ricordare i loro la base sicura per ripararsi consigli e i loro racconti, mi vengono a dal maltempo, e il nascondi- mente i nomi delle loro barche, i loro glio per piombare su navi di modi di pesca alla lampuga, al tonno di passaggio, catturarne il cari- passo; e il loro arcaico sistema per racco- co, i passeggeri e gli equipag- glier corallo sulla costa sarda. Una galle- gi, e portarli come prede e ria di scafi, di volti, di battute; e di inse- come schiavi sino “alle coste gnamenti sussurrati tra i denti (ancor della Berberia” e all'isola che oggi, andando per mare, li tengo bene a era covo delle flotte pirate, mente perché un proverbio di pescatore Gerba (in Tunisia). Il nostro può essere banale, ma al momento giu- fantasticare ha uno sfondo sto la sua saggezza non viene mai smen- preciso al quale riferirsi per tita). La loro saggezza marinara aveva restare vivo e eccitante: lo avuto modo di farsi conoscere bene nel scenario delle Isole con le passato: come quando i romani in diffi- loro cale nascoste, i rifugi coltà contro i cartaginesi, durante le sicuri, che possono evocare guerre puniche, chiesero il loro aiuto. E lo stesso spirito di avventu- come quando, nel 1757 (dopo tanti vitto- ra, di scoperta, di sfida. riosi scontri navali contro i pirati barba- Come lo è nell'Arcipelago reschi), le galee ponzesi, romane e napo- Pontino la fantastica avven- letane sconfissero a Palmarola una flotta tura subacquea, qui iniziata piratesca. E quando, ai primi dell'otto- alla fine degli anni '40. In cento alcuni ponzesi divennero temuti questi fondali prima lo navigatori anzi pirati anche anti-borboni. sport, poi l'esplorazione Scrivendo le mie pagine sul Mediterraneo, hanno avuto uno spazio non potevo non rileggere le cronache grandioso ove svilupparsi, e che nel XVIII secolo lo storico della dove offrire molti spunti di marina pontificia, il domenicano ricerca. Anche perché Alberto Guglielmotti, redasse con cura, l'Arcipelago è punteggiato narrando anche delle Isole Pontine come da altre “isole”, ancora in rifugio e riparo per tendere imboscate. parte sconosciute e da sco-

9 prire: sono le sommerse davanti a Punta del Papa. Era in viaggio “isole d'acciaio”, i relitti di verso Napoli per il trasporto da Anzio di navi perdute nel tempo prigionieri di guerra tedeschi. Sorpresa delle due guerre mondiali: da una tempesta nei pressi della costa il relitto del Corriere di settentrionale, venne gettata contro gli Ponza, silurato da un sotto- scogli di Ponza, e iniziò a colare a picco. I marino tedesco il 21 marzo prigionieri, fatti uscire dalle stive in cui 1918, nel mare di Zannone; erano tenuti, si salvarono, così come l'e- e lo scafo spezzato del piro- quipaggio e la scorta. Alleati e tedeschi scafo Santa Lucia affondato ottennero poi assistenza dagli isolani. La presso Ventotene il 24 luglio nave ora giace a circa venticinque metri 1943 da aerosiluranti inglesi. di fondo, ed è meta continua di visite Quelle due navi perdute subacquee. Io la conosco ormai da qua- eccitano e provocano la rant'anni, e ne seguo con emozione il fantasia dei ricercatori. Un suo lento mutarsi, da scheletro morto altro relitto è quello di una d'acciaio in scogliera viva di questo mare; nave da trasporto Liberty, coperta dalle infinite forme di vita che vi americana, affondata dalla si sono incrostate, tana per colonie di tempesta nel marzo 1944 saraghi e piccole cernie, che qui hanno presso la costa di Ponza, nascondigli inviolabili. Disteso com'è al

10 centro d'un “oceano antico” qual è il porto alle spalle. Non più Tirreno, l'Arcipelago Pontino non pote- prigioniere dell'uomo, ma va non offrire anche il suo contributo per libera scelta vivono e vi si all'archeologia sottomarina, e infatti nel sono ben ambientate nume- 1985 due ponzesi, Silverio Mazzella e rose murene. Piacerebbe Roberto Calo, hanno localizzato i resti di immaginare a chi le osserva un relitto di una nave oneraria romana dopo essersi immerso con carica di anfore, al largo della Secca dei attenzione nelle vasche, Mattoni (sul versante occidentale dell'i- come queste siano le dirette sola). Il recupero ha così offerto agli stu- discendenti delle murene diosi il tesoro di oltre settanta anfore in allevate qui dagli schiavi, al perfetto stato, conservate nelle Sale del servizio d'ingordi patrizi Comune. ospiti della sovrastante villa. Al loro allevamento essi si Le peschiere di Pilato dedicavano con passione; e ne furono ottimi ammini- Altro grande ricordo del tempo classico stratori (quella degli schiavi è la “peschiera” dei romani antichi. Ora è gettati nelle vasche come raggiungibile solo via mare; con dieci cibo destinato a ingrassare le minuti di vogata in barca, lasciandosi il murene, è solo una fosca

11 leggenda che qui si ama proiettati dal gioco dei raggi di sole che si narrare ai turisti di pas- rifrangono nelle onde, all'esterno delle saggio). Mi sono abituato grotte. Penetro lentamente sotto il alla penombra, tagliata da monte traforato a livello del mare. improvvisi lampi di luce Nuoto attraverso tortuosi cunicoli, un labirinto che si rivela, a guardarlo atten- tamente, vero e proprio capolavoro di ingegneria idraulica: mantiene costante l'alimentazione dell'acqua marina nei differenti scomparti, affinché non venga mai meno il ricambio di quella fresca ricca di plancton e altre sostanze nutriti- ve indispensabili per l'allevamento dei pesci. Fitta rete di cunicoli visitata da centinaia di curiosi, ogni estate; due dif- ferenti specchi d'acqua consentivano di allevare pesci di specie diverse. Tracce delle antiche decorazioni restano sul rante il suo porto, di grande fondo, nelle vasche. All'impianto della suggestione per chiunque peschiera di Ponza, datata agli inizi del I capisca cosa significhi gettar secolo d.C. nel pieno dell'età augustea, fa l'àncora in uno spazio marino da confronto un'altra simile opera, che è un lembo di tempo anti- costruita nell'isola dove ora puntiamo la co per il quale duemila anni prua della nostra barca: la più appartata sembrano non essere passati; il terra dell'Arcipelago: Ventotene. molo di questo porto e le sue bitte, i suoi magazzini scavati Ventotene, al vivo nella tenera roccia vul- canica locale, sono gli stessi di l’Isola del sud un tempo. Quando giungo qui, e dò volta con la cima Meta anch'essa di un turismo crescente, d'ormeggio alla bitta in pietra Ventotene attira non solo per la bellezza, sul molo, so di compiere un ma forse anche perchè la “Roma archeo- gesto tale e quale a quello che logica” qui è viva. Infatti è ancora ope- compiva il marinaio di una tri- reme romana o d'una gale- compito di isola penitenziario dal tempo ra aragonese. Per entrare dei Borboni e sino a cinque decenni fa. E’ nel porto romano di ancora dominata dall'edificio carcerario Ventotene, ho navigato nel abbandonato, ancora mastodontico e canale che separa quest'iso- integro nella sua struttura che ricorda la ridente, con la sua piccola allo stesso tempo castelli di kafkiana gemella, ridente anch'essa - memoria e follie barocche napoletane. ora - ma per due secoli L'isola ebbe una presenza umana stabile luogo di tristezza e dolore: è solo quando Ferdinando IV, re di Napoli, Santo Stefano, destinata al decise di costruirvi un carcere, destinato

14 ad ospitare gli ergastolani; dette incarico come a Ponza - non solo di progettarlo all'architetto Francesco come vivaio, ma come nin- Carpi, autore, tra l'altro, degli edifici feo, luogo sacro agli Dei, alla portuali del porto di Ponza. Fu ultimato bellezza, aperto nel ventre il 2 settembre del 1795. Nel corso degli della terra e in quello del anni l'ergastolo di Santo Stefano ebbe mare, mi tenta immaginarla come “ospiti" molti personaggi impor- come via per "immergermi" tanti, tra cui Luigi Settembrini, l'anar- nel ventre della venerata chico Bresci, uccisore del re Umberto I, e madre mediterranea, divi- , poi Presidente della nità feconda, prolifica, Repubblica, e altri antifascisti. Da tempo splendida, bellezza arcana. se ne è progettato un utilizzo come sede La mia non è fantasia; o d'un grande centro idrobiologico, e zona meglio lo è, forse, in parte . di incontri per la storia e la scienza del- Ci sono dati, esperienze, l’ambiente marino. Nell’attesa, a Santo reperti archeologici che pos- Stefano il trascorrere degli anni ha preso sono accreditare quest'im- il sopravvento e le mura, già invalicabili, magine della grotta scavata del sinistro carcere e degli edifici di servi- dalla terra al mare come per- zio esterni hanno ricevuto formidabili corso non solo fisico, ma spallate. Fiori selvatici ricoprono l’ex mistico. Forse magico. cimitero, le tombe ormai vuote sono senza lapidi e senza nomi. La scritta che L’isola sommersa dominava l’ingresso, “Qui finisce la giu- stizia degli uomini, qui comincia quella L'inesauribile ricchezza di Dio”, è quasi illeggibile. archeologica del mare in Anche a Ventotene gli antichi romani quest'arcipelago, ha donato avevano messo in funzione una piccola ai ricercatori un altro teso- industria per allevamento, produzione e ro. Nel 1981 il relitto di una conservazione del pesce, con un sistema nave oneraria romana è di vasche da itticoltura ancor più com- apparso da sotto un velo di plesso di quello di Ponza. Un ragazzo di sabbia con il suo carico: Ventotene, sguazzando senza maschera manici di avorio, piombi, né pinne nel cunicolo delle vasche sot- marmo e mattoni, cotto e terranee, mi conduce al punto ove si può una quantità infinita di osservare, ancora funzionante, il mar- chiodi in rame piantati chingegno più raro che ci viene dal ancora nel piombo che rico- tempo in cui le peschiere erano in fun- priva il legno. E anche una zione: una grata divisoria - una lastra di particolare curiosità: una pietra attraversata da una fitta serie di scatola contenente un fascio forellini - permette la circolazione del- di stilo, le penne “biro” l'acqua ma non dei pesci. La grotta artifi- romane, in avorio. E ancora ciale che mi piace immaginare - qui anfore, quasi tutte ermeti-

15 camente sigillate, e molte bordo, sia per ingraziarsi gli dei del mare. ancora con il loro carico di Il mondo antico nelle isole Pontine ha quelle che furono uva e altre presenze. A volte vive. spezie. Il pezzo di maggior valore è l'altare di bordo, un piatto di marmo dove veniva tenuto acceso il fuoco, sia per necessità di 16 a salpare l'àncora mi accorgo che è incaglia- ta. Ancora non lo so, ma la sua marra s'è infi- lata nell'occhiello di un'altra àncora, perdu- ta in quello stesso fon- dale molto, molto tempo addietro. S'e incastrata nel foro che da un fenicio fu scavato a mano in una pietra dolce, un'asola dove poter legare lo stru- mento a una cima. Primitivo e rozzo manufatto, ma funzio- nale, in quel giorno, una pietra-àncora qui venne persa millenni fa da un battello che l'a- veva calata quando s'era messo alla fonda in questo ridosso dove anche io, oggi, ho tro- vato riparo dallo stesso soffio di vento. Ieri loro, i fenici; oggi noi. La bel- lezza, l'unicità di que- st'arcipelago è anche in questa sua singolare caratteristica: emerge dal mare e nello stesso momento emerge dal tempo. Chi vi approda, varca la magica, invisibi- le porta di un'altra dimensione. Fantasmi fenici

Ancora sorprese, e fantasmi, offre que- st’isola. Come quello incontrato un gior- no in cui ero a ridosso in una cala di levante. Sta per venir sera. Appena inizio

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ZANNONE E VENTOTENE, ISOLE NELLA NATURA di Maurilio Cipparone

20 ELOGIO DELLE ISOLE

Prima di raccontare della partico- lare natura e dei valori di Isole come Zannone e Ventotene dob- biamo ricordare che rispetto alle montagne o alle pianure, le isole (tutte) sono proprio un’altra cosa. Le montagne sono maestose, inne- vate, ripide, alte e persino altissi- me: occludono, ai non scalatori, la vista di orizzonti lontani. Sono ostacoli da superare, sfide da vin- cere. Ma chi vorrebbe avere una montagna tutta per sé? E che dire delle pianure? La pianura è grande, può essere a perdita d’occhio, i suoi prati possono essere fioriti e l’erba può ondeggiare come il mare. La pianura, quella scenogra- fica, può essere attraversata a cavallo oppure in carovana o su un treno che sbuffa nuvole di vapore. Ma chi vorrebbe avere una pianura tutta per sé? Le isole, invece, sono tutt’altra cosa. Le isole sono navi di roccia ancorate nel mare. Quelle più lon- tane, invece di respingere fanno sognare di raggiungerle. Le isole si adornano di collane di spruzzi bianchi sul vestito di mare blu, di boccoli aerei disegnati dai gabbia- ni, di romantici fari che ammicca- no e parlano, ognuno con il pro- prio linguaggio di lampi silenziosi. Possono essere deserte, le isole, o abitate da isolani che molto spesso fanno razza a parte; sulle isole il tempo è come diluito, scandito da ritmi diversi, regolati non dagli

21 orari di lavoro o dalla ma ancora non completamente decifra- odierna frenesia ma sol- ta, della storia geologica del Tirreno. tanto dal vento, che agita il Zannone, infatti, è l’unica isola del mare mare che “isola”, appunto. pontino in cui affiora una complessa L’isola è suggestione, per successione di terreni la cui origine definizione. E’ romantica, è attraversa, secondo alcuni autori, gli mèta di turismo elitario o ultimi 400 milioni di anni. Secondo altri, alternativo, la sua natura è invece, la storia più attendibile scritta cangiante, profumata e nelle pietre è vecchia “soltanto” 250 fascinosa: l’isola è bella d’e- state, e forse ancor più d’in- verno. Chi non ha sognato mai di rifugiarsi su un’isola lontana? E, per tornare alle “nostre” isole del mare Tirreno pontino, chi, tra quanti le conoscono, non ha mai desiderato di vivere per un po’ nel vecchio faro di Zannone, o di ritirarsi per un anno sabbatico in una confortevole grotta di Palmarola o in una casetta a Ventotene? Che si chiami- no Ponza, Palmarola o Zannone, Santo Stefano o Ventotene, è la loro condi- zione di “isola” che stimola di più ad esplorarne e viverne la natura, in tutti i suoi aspetti più segreti. Un po’ scoglio, un po’ vulcano

Iniziamo la nostra esplora- zione da Zannone, che per milioni di anni, millennio più millennio la sua superficie di appena meno. A Zannone le rocce più antiche, 102 ettari è a metà strada databili con una ragionevole certezza tra uno scoglio e un’isola intorno all’Era Mesozoica ed al Periodo timida. Qui troviamo scrit- Triassico superiore (dai 290 ai 250 milioni ta una pagina, straordinaria di anni fa) si trovano nel margine com-

22 preso tra la Punta di Levante, la Punta del probabilmente si formò una sco- Lauro, Capo Negro. Sono rocce meta- gliera poco profonda, che nel giro morfiche, ovvero rocce emerse per feno- di milioni di anni emerse e meni tettonici dalle profondità della riaffondò, forse più volte, tanto da terra, dove hanno subìto nel tempo, tra- portare su di sé i segni dei vari sformazioni dovute a inimmaginabili strati di sedimenti. Ad un certo pressioni e a temperature infernali. punto, però, il fondo del Tirreno Nello stesso versante e fino a poco oltre smise di fare su e giù. Tra la fine Capo Negro, si affaccia poi una mesco- del Pliocene e l’inizio del Pleistocene, più o meno 1 milione e mezzo di anni orsono, il mare pontino iniziò ad essere parossisti- camente turbolento e venne sconvolto, per circa 500 mila anni, da forti eruzioni vulcaniche i cui materiali andarono a formare “il resto” dell’isola di Zannone: tutta la parte compresa tra il Monte Pellegrino (un panettone di 194 metri sul livello del mare), lo scoglio del Monaco ed il versante del Varo. I geologi chiamano il terreno dove oggi sono aperti i sentieri “lave sovrassature” e “depositi piroclastici”, che per ogni buon conto completano la straordina- ria enciclopedia pratica degli eventi geodinamici che hanno caratterizzato l’intera area del Mediterraneo. Un po’ di esplosioni, un po’ di effusioni

A Ventotene il mal di pancia del Tirreno si è manifestato invece in lanza di rocce sedimentarie, fatta di cal- maniera diversa. Non troviamo cari, dolomie, argille marine e arenarie, sull’isola tracce di scogliere anti- finite lì nel periodo di tempo compreso chissime, né di trasgressioni mari- tra i 250 ed i 20 milioni di anni. Per dirla ne: i circa 150 ettari di superficie in altri termini, quando sul continente piatta, allungata e arzigogolata emergevano le montagne, qui molto dell’isola sono costituiti da lave

23 (tutt’attorno al bordo occi- no per quanto riguarda le forme ed i dentale, da Cala Battaglia al colori dell’edificio vulcanico, una bellez- Semaforo) e, in massima za che si apprezza molto di più navigan- parte, da tufi stratificati. Il dole tutt’intorno pian pianino con una che significa che le fasi vul- barca: si possono ammirare strati sovrap- caniche, che qui si sono posti di lave grigie e nerastre, tufi che manifestate fino a circa un mostrano tutte le possibili sfumature del milione di anni fa, hanno marrone con pennellate di color noccio- visto sia gigantesche esplo- la chiaro o addirittura violaceo, pareti sioni con nuvole infinite di verticali ornate da strani merletti e tal- rovente materiale polveriz- volta macchiate da grotte, colonne di zato, che si è depositato a varia forma e dimensione, qualche arco e formare gli alti strati di persino spiagge, piccole e poche, in verità. tufo presenti su quasi tutta In molti punti e fin da epoca romana, il la superficie emersa, sia “corpo” dell’isola è stato modificato da periodi in cui l’attività è “buchi” (per ricavare cisterne o peschie- stata prevalentemente re, e persino il mirabile porto romano), e effusiva, con la lava che in da prelievi di materiale tufaceo per alcuni punti è inframmez- innalzare le costruzioni: qua e là vecchie zata al tufo ed in altri vi si cave sono ancora riconoscibili per tagli sovrappone. La genesi del- che hanno prodotto pareti verticali e l’isola è anche il motivo geometrie improbabili, anche per la della sua maggiore bellezza natura più creativa. Altre modificazioni, rispetto a Zannone, alme- meno percettibili da occhi inesperti, sono state causate da crolli e frane che, a la vegetazione naturale è stata causa della particolare fragilità del tufo, pressocchè sostituita dalle colti- continuano tuttora, così che il profilo vazioni che, soprattutto in passa- complessivo dell’isola, nel corso degli to, erano fondamentali per la anni, continua a cambiare. Alcuni chia- sopravvivenza degli abitanti. I mano Ventotene “l’isola friabile”, altri, cespugli di mirto profumato, i più poeticamente, preferiscono immagi- cisti dai fiori bianchi o rosati e for- nare che voglia mutare spesso d’abito, s’anche lecci e filliree arboriformi come forse spesso lo cambiavano le sfor- sono stati sfrattati da più prosai- tunate dame che nei tempi antichi hanno che, ma più gustose, leguminose: vissuto qui lunghi e languidi esilii. regina tra tutte la lenticchia, un vero e proprio mito gastronomico Andar per leguminose ventotenese. Ma non tutto è perduto, direbbe- Le isole del gruppo di Ponza e di quello di ro i botanici: sulle balze più sco- Ventotene differiscono molto per la scese, tra le fessure del tufo vege- vegetazione che ospitano. Nella prima è tano ancora piante profumate molto più “naturale” e più simile (parti- quali l’elicriso ed il critmo (o colarità ed endemismi a parte) a quella finocchio di mare) ed altre più che si trova su molte altre isole del rare e di gran pregio, quali ciuffet- Tirreno centrale. Su Ventotene, invece, ti di una varietà di centaurea cine-

25 raria, dalle foglie coperte di rizza le peculiarità ambientali dell’Isola e fitta lanugine bianca, alcu- che al contempo ne costituisce l’elemen- ne palme nane, relitti di to più vulnerabile e minacciato. Il suo climi più aridi e caldi e, nome deriva dal greco “leimon”, che soprattutto, il limonio di significa “prato”: è una piantina di 10-15 Ventotene. E’ quest’ultimo cm. di altezza, si radica anche nelle fessu- il più famoso gioiello flo- re più piccole e si sviluppa avvolgendo le reale di questa piccola isola: rocce rivestendole, da luglio a settembre, una pianta endemica, che di piccoli fiorellini azzurro-violacei che vive solo qui, che caratte- la fanno sembrare simile ad una lavanda. A Ventotene il limonio vegeta soprattut- ta, tanto da essere sorvegliata da to nel promontorio di Punta Eolo e forse un apposito guardiabosco, impie- costituisce, per chi ama i voli di fantasia e gato comunale della vicina Ponza, poesia, un ricorrente omaggio floreale che vigilava sulla vegetazione, alle donne che in passato hanno abitato usata dai ponzesi per ricavarne la villa romana. pali, legname per le vigne, o bru- Alberi, e non solo cespugli di macchia, ciata per “cuocere la calce”. Del sono invece presenti a Zannone. Qui bosco di Zannone rimane oggi un documenti storici ci raccontano che l’i- brandello sempreverde, piccolo sola, nel 1800, era completamente bosca- ma non per questo meno interes- sante, fatto di lecci di altezza ci lascia credere che l’alloro in passato discreta, inframmezzato da fosse più abbondante di quanto non sia alaterni, eriche ed allori oggi. Altrove l’isola è abbellita da cuscini robusti, localizzato nel di macchia mediterranea, con pulvini di Cavone del Lauro, il cui nome cisto, cespugli di lentisco e di mirto, arbusti di erica, di fillirea e di olivastro, di ginestra. Aggrappata, letteralmente, alle pareti vive la ginestra efedroide, definita per la sua rusticità e resistenza specie pio- niera e colonizzatrice; nelle fessure delle rupi, a sfidare vento, siccità e salsedine troviamo l’elicriso, il senecio, la centau- rea e, tanto per non essere da meno rispetto a Ventotene, il Limonium pontium, dominante di Zannone e var. pontium , un’altra “lavanda di mare”, Ventotene è che al pari di altre un limonio endemico che si è adattato isole costituiscono allo stesso alle particolari condizioni di Zannone. tempo una sorta di “radiofa- Sono oltre 350 le specie vegetali censite ro”, che aiuta gli uccelli sull’isola, molte di esse rare. migratori a riconoscere le rotte nei loro straordinari Sulle ali del vento, viaggi, e di “scalo intermedio” e non solo che permette ai pennuti di atterrare per fermarsi a ripo- Fin qui abbiamo raccontato di terra e di sare ed a nutrirsi…almeno piante, ma la natura delle isole è fatta quando non divengono preda anche di vita animale. La caratteristica di trappole, archetti e laccetti che nell’Arcipelago ponti- birdwatching più tenaci e fortunati, pos- no erano, e a volte riman- sono riservare anche qualche sorpresa, gono, di uso diffuso. La portando nel pezzetto di cielo inquadra- cosa può essere comprensi- to dai loro binocoli stormi di tortore dal bile se riportata ai tempi collare, ibis, varie specie di falchi, il pet- che furono, quando gli iso- tazzurro occidentale, la rondine rossiccia lani non potevano permet- e persino strolaghe, sule, gru e cicogne. tersi il lusso di rinunciare a Tanto a Ventotene, quanto a Zannone (e proteine animali cadute dal più in generale in tutto l’Arcipelego) cielo. Oggi rimane un’usan- sono frequenti le berte, quella maggiore za, tradizionale quanto si e quella minore. Alcune coppie riman- vuole, ma del tutto ingiusti- gono nei paraggi delle isole anche d’in- ficata e forse persino crudele. verno, ma la maggior parte arriva d’esta- A Ventotene le specie di te e porta con sé il fascino di un viaggio uccelli censite sono circa lungo migliaia e migliaia di chilometri, 200 (poco meno della metà iniziato in Sud Africa e proseguito lungo di quelle segnalate per la la costa occidentale di quel continente fauna ornitica italiana) e fino ad entrare nel Mediterraneo, ove quasi tutte specie di migra- questi procellariformi si disperdono per tori, in maggioranza passe- andare a nidificare su scogli, isolotti e riformi. Ma gli avvistamen- falesie, arrivando, nell’Adriatico italiano, ti, per gli appassionati di fino alle Isole Tremiti. Nelle isole pontine

30 il volo a pelo d’acqua tozoi ai vertebrati, con crostacei, delle berte minori (è uno ragni e scolopendre, grilli, coleot- spettacolo questo volo: teri, farfalle diurne e notturne e, sembra scivolino veloci su forse più visibile ai non specialisti, un sottile cuscino d’aria, la lucertola sicula di Patrizi. emettendo lampi bianchi quando il piumaggio della Natura protetta, pancia diventa visibile nel continuo scavalcare le natura sott’acqua onde) porta con sé anche un po’ di leggenda. Il Dicevamo di Zannone prima isola canto notturno delle di un parco. Finalmente protetta, berte è infatti un suono reclama ancora oggi una grande simile al pianto di un attenzione al suo ambiente mari- neonato, che alimenta no. Nel tratto di Tirreno compre- ancora oggi la fantasia so tra le isole pontine e quelle popolare, che vuole sia il campane, una campagna svolta lamento dei compagni di dal ’91 al ’95 da alcuni appassiona- Diomede, disperati per la ti ha riportato ben 330 avvista- scomparsa dell’eroe menti di cetacei: non solo delfini e greco. A Zannone gli stenelle, i più numerosi, ma persi- uccelli sono stati studiati da lungo no grampi, balenottere comuni e tempo e le osservazioni più numerose si capodogli, questi ultimi ben debbono al marchese Camillo Casati di conosciuti dai vecchi pescatori Soncino, una volta unico affittuario del- con i quali talvolta contendono, l’isola. Le specie da lui segnalate sono nelle notti di settembre, le pesca- 138, quelle accertate oggi sono oltre 160, te di totani e calamari. Intorno a tra stanziali e migratorie: tra esse il gufo Zannone, poi, abbondanti prate- di palude, lo sparviero, il falco della regi- rie di posidonia oceanica dimo- na, il falco pellegrino e quello pescatore, strano la qualità delle acque e del- il passero solitario, il picchio muraiolo, la l’ambiente, così come una cicogna nera, la cesena, beccacce e qua- peschiera scavata nella roccia dai glie. Di queste ultime uno studioso loca- romani presso il Varo ricorda l’ab- le dell’ ‘800, Giuseppe Tricoli, ricorda bondanza di pesci di varie specie. catture di 10.000 esemplari per stagione e Sui fondali poco profondi della racconta che “nella boscaglia del Cavone dorsale rocciosa presente tra del Lauro fassi accumulo immenso di tortorel- Zannone e Gavi si dice di notevo- le”. Zannone è la prima isola italiana ad li quantità di granceole, un grosso essere stata inclusa in un parco naziona- e, purtroppo per lui, molto le, quello del Circeo, dal 23 gennaio 1979. gustoso, crostaceo parente dei Da segnalare, infine, una ricca dotazione granchi. La protezione dei valori di endemismi che abbraccia una parte ambientali dell’isola meriterebbe significativa del regno animale, dai pro- dunque di essere completata

31 anche a mare ma, sebbene stanti e ricche di anfratti e di siano stati compiute ricer- grotte tappezzate da spugne che scientifiche e svolti multicolori, in cui si nascon- numerosi convegni, la pro- dono cernie piccole e grandi, posta è stata sempre accol- polpi e murene e specie più ta con scetticismo, quando rare, come i gamberetti pulito- non con ostilità. Ventotene ri o le cipree.” E ancora “… (e l’isolotto di Santo sulle pareti in ombra di molti Stefano) dall’11 maggio del tratti di costa spiccano le 1999 è riserva naturale sta- grandi macchie create dalle tale, e dal 12 dicembre 1997, colonie di madrepore arancio- una parte consistente del ne… A maggiori profondità, suo mare, 2799 ettari, era per lo più oltre i 30 metri, si già divenuta area marina incontrano gorgonie gialle e protetta. Dice il Touring rosse o le delicate trame dei Club: “La trasparenza delle briozoi denominati trine di acque è notevole…. Le sco- mare, che in queste acque pos- gliere si continuano sotto la sono raggiungere dimensioni superficie con lunghe pareti cospicue”. ricoperte di organismi incro- La descrizione della ric-

32 chezza di vita sottomarina è comple- tata da “… sciami di castagnole rosse, sara- ghi di varie specie e labridi… Ma il mare di Ventotene e Santo Stefano permette altri incon- tri indimenticabili, come l’avvistamento di gros- si cetacei, per esempio capodogli e balenottere in migrazione o di piccole stenelle e tartarughe marine”. Una situazione che diventa diritto di queste isole, che chiedono di essere conosciute, essere apprezzate, e di non essere dimenticate, soprattutto quando si tratterà di difenderle. NOTIZIE UTILI

Monumenti e cose notevoli

Ponza Porto Resti pre-romani o romani: il vivaio ittico delle Grotte di Pilato; il sepolcreto sovra- stante Chiaia di Luna e quello del Bagno Vecchio; tunnel di Chiaia di Luna e per Santa Maria; l' acquedotto scavato nella roccia da Le Forna - Cala Inferno - Santa Maria; le cisterne usate per la raccolta dell' acqua (Dragonara, grotta dei Serpenti, di Aniello Tagliamonte, dei Migliaccio, del Bagno Vecchio). Nel nucleo settecente- sco: il porto semicircolare (1772-93), con le banchine Molo Musco (esterna) e Tenente di Fazio (interna); il palazzo municipale, la Chiesa parrocchiale della Trinità (1761 - 79), dedicata anche ai patroni Silverio e Domitilla, il Corso Pisacane con le colorate botteghe. Alle spalle del paese, in alto, la torre dei Borboni , oggi albergo. Su una collinetta che domina l' ingresso al porto, il piccolo cimitero. Ponza Le Forna La chiesa dell’Assunta (1772-74) e i resti del Forte Papa. Palmarola Le case - grotta: abitazioni, rifugi, depositi scavati nel Settecento ed oltre. Zannone L’isola fa parte del Parco nazionale del Circeo, che vi tiene un piccolo Centro di documentazione. E' sorvegliata da guardie forestali. Presso l' approdo del Varo, peschiera romana; in alto, ruderi del convento di S. Spirito di Zennone, abbando- nato alla fine del XIII secolo. Ventotene Vestigia romane: il Porto Vecchio, scavato nel tufo e una peschiera alimentata da una condotta sottomarina con una piattaforma scavata a coppette per la raccolta del sale; resti di Villa Giulia e delle cave di tufo; l’Antiquarium Comunale, con sta- tue, ancore, anfore, reperti di Villa Giulia; il grande sistema di grotte di Villa Stefania; il nucleo settecentesco, con la piazzetta, il Castello (1768-70), oggi muni- cipio, la chiesa Santa Candida (1769-73), le stradine, gli archi, il Pozzillo. Santo Stefano L’edificio che ospitava l’ ergastolo di stato (1795), è in cattive condizioni (a parte piccoli interventi di manutenzione) ma è visitabile con accompagnamento. Il folclore Ponza festeggia San Silverio il 20 giugno, ma anche, nella frazione di Le Forna, a febbraio; a Pasquetta si celebra la sagra del casatiello, il 21 luglio la Madonna della Civita; Ventotene festeggia Santa Candida il 20 settembre con lancio di mongolfiere.

34 La natura Riesce difficile elencare la quantità di cose singolari, curiose, cromaticamente rile- vanti che la natura ha regalato alle isole. Ecco un assaggio: a Ponza, i Faraglioni del Calzone Muto, la spiaggia di Lucia Rosa, i grandi scogli marini del Casocavallo, Montagnello, del Felce, Spaccapolpi; le spiagge di Chiaia di Luna, S. Antonio, Cala del Core, Frontone, le baie di Cala Feola, dell’Acqua, Fonte; a Palmarola, i Faraglioni dl S. Silverio e di Mezzogiorno, la Cala del Porto, Cala Tramontana, Cala Brigantina, gli scogli delle Galere, del Fucile, Cappello, l' Arco Naturale, le catte- drali di roccia con l'ossidiana; a Ventotene, l' alta Punta dell' Arco, gli scogli di Cala Nave (Nave di terra, Nave di fuori e Scoglitello), le spiaggette di Cala Nave, Cala Rossano e della Parata. E un mare straordinario. Collegamenti

Le isole sono raggiungibili da Ventotene diversi porti: da Anzio Ponza (aliscafo e motonave tutto l’anno) da Anzio da (aliscafo e motonave tutto l’anno) (aliscafo e motonave tutto l’anno) da Formia da (aliscafo e motonave tutto l'anno) (motonave stagionale). Ponza e Ventotene da sono collegate tra loro dal servizio di aliscafi (motonave stagionale) e di motonavi, e d’estate anche da collega- da Terracina menti locali. Nel periodo estivo vengono atti- (motonave tutto l’anno) vate una linea da Fiumicino (Roma) ed una da Napoli.

Informazioni turistiche

Azienda di Promozione Turistica -Scauri Via Lungomare 3 della provincia di Latina tel. 0771.683788 – fax 0771.620829 Via Duca del Mare 19, Latina Terracina Via G.Leopardi tel. 0773.695404 – fax 0773.661266 tel.0773.727759 – fax 0773.721173 www.aptlatinaturismo.it Comune di Ponza Piazza Pisacane e-mail: [email protected] tel.0771.80108 – fax 0771.809919 Ufficio Informazioni Comune di Ventotene Piazza Castello 1 Piazza del Popolo (Latina) tel. 0771.85014 – fax 0771.85265 tel. 0773.480672 Associazione Pro Loco di Ponza Uffici Informazioni e Molo Musco tel. 0771.80031 Assistenza al Turista (I.A.T.) Associazione Pro Loco di Ventotene Formia Viale Unità d’Italia 30 Via Roma 2 tel. 0771.85257 tel. 0771.771490 – fax 0771.323275 Comunità Arcipelago Isole Ponziane Gaeta Via E.Filiberto 5 Via Roma 10 (Ponza) tel. 0771.461165 – fax 0771.450779 tel. 0771.809893

35 Le Isole nella Natura L’arcipelago delle Isole Pontine

Neii racconttii dii Folco Quiiliicii e Mauriiliio Ciipparone

REGIONE LAZIO