Relazione Per La Richiesta Di Medaglia D'oro Al V
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RELAZIONE DI BASE PER IL CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE AL GONFALONE DELLA PROVINCIA DI LATINA Alle ore 23 dell'11 maggio 1944, gli Alleati lanciarono l’ultima offensiva contro la Linea Gustav difesa dai tedeschi. Scrisse il generale René Chambe, portavoce del generale Alphonse Juin, comandante del Corps Expeditionnaire Française:: "Undicimila bocche da fuoco creano nel cielo traiettorie che formano una cupola sonora, e ne tremano l'aria e il suolo”. Era l’ultimo atto della guerra che devastò il territorio della Provincia di Latina. La guerra in terra pontina e aurunca ebbe ufficialmente inizio il 19 luglio 1943, quando sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n. 165 venne pubblicato il Regio decreto 14 luglio 1943 che disponeva la dichiarazione dello stato di guerra “anche nel territorio della Provincia di Littoria". Compresi fra tra i confini con il territorio del Governatorato di Roma (Aprilia e Cisterna) a nord e il fiume Garigliano a sud, i 30 Comuni che costituivano l’allora “più giovane provincia d’Italia” vissero la guerra guerreggiata per sei lunghissimi mesi, unica provincia italiana ad essere interessata da due fronti, da due prime linee: quella del Garigliano, tra la fine di novembre 1943 e maggio 1944 e quella del fronte di Anzio-Nettuno, che in realtà fu il fronte di Littoria-Cisterna-Aprilia, tra il 22 gennaio e il 31 maggio 1944. Il primo tributo di sangue fu pagato sul mare, che fu, in realtà, un terzo e anomalo fronte: il 24 luglio 1944 il piroscafo “Santa Lucia”, che collegava le Isole di Ponza e Ventotene a Gaeta e Napoli venne affondato da aerosiluranti inglesi: morirono circa cento persone. La guerra, prima ancora che si formassero e si consolidassero i due fronti, proseguì con bombardamenti dapprima sporadici su Formia, Gaeta, Cisterna, Terracina, e infine con tutte le conseguenze di una guerra di prima linea, inizialmente combattuta tra le case di Castelforte, SS Cosma e Damiano, Minturno, Spigno Saturnia e le immediate retrovie di Formia, Gaeta, Itri, Fondi. Il fiume Garigliano, che corre a valle degli abitati di Minturno e di Castelforte-SS Cosma e Damiano, fu l’esile linea di divisione tra due eserciti contrapposti, a partire dal mese di novembre 1943, quando gli Alleati, dopo aver conquistato Napoli grazie anche alla sollevazione popolare, e dopo aver eliminato la prima linea di difesa tedesca sul fiume Volturno, portarono tutto il peso della loro organizzazione sul confine tra Campania e Lazio, dove correva il tratto terminale della Linea Gustav. Dal 22 gennaio 1944, lo sbarco ad Anzio_Nettuno del II Corpo Alleato determinò anche il destino bellico dei paesi dell’Agro pontino, in particolare di Cisterna, Aprilia e Littoria che si trovarono, a loro volta, per cinque mesi sotto la violenza dei bombardamenti e cannoneggiamenti, mentre tutte le popolazioni della costa venivano fatte retrocedere con la forza verso posizioni più interne. La battaglia del Garigliano, che iniziò l’11 maggio 1944, consentì al Corpo di Spedizione Francese di rompere la Linea Gustav in prossimità di Castelforte-Minturno e di obbligare l’esercito tedesco ad un subitaneo arretramento su tutta la Linea Gustav, fino al caposaldo di Cassino che, dopo mesi di inutili bombardamenti, fu finalmente liberato dalla presenza tedesca, e poté essere superato consentendo agli Alleati di riversarsi verso Roma attraverso la via Casilina. A distanza di circa 10 giorni da quell’11 maggio partiva anche l’offensiva dalla testa di ponte di Anzio-Nettuno: qui le unità erano rimaste imbottigliate nella striscia di terra conquistata con lo sbarco del 22 gennaio e mantenuta a prezzo di gravissime perdite sia tra i combattenti che tra la popolazione civile con tre successive sanguinose battaglie combattute sull’asse Aprilia- Cisterna, e concluse il 4 marzo 1944. Aiutate dalla pressione del VI Corpo alleato che avanzava da sud, il II Corpo lanciò l’offensiva che portò alla rottura dell’assedio, e che si concluse prima con il ricongiungimento delle due unità nei pressi di Littoria (Borgo Grappa), poi con la violenta battaglia per conquistare Cisterna, combattuta con micidiali e ripetuti bombardamenti aerei, con cannoneggiamenti e con uno scontro campale di carri. Lo scenario Questi avvenimenti avevano investito una giovanissima Provincia, istituita meno di 9 anni prima, e inaugurata il 18 dicembre 1934. Nasceva dalla fusione del settore nord della ex Provincia di Terra di Lavoro, che il fascismo aveva soppresso nel 1926, con il settore sud della provincia di Roma, fino al confine con il Governatorato romano. Aveva, quindi, dovuto affrontare la guerra in condizioni di duplice precarietà: perché non era stata ultimata la piena fusione amministrativa e funzionale; e perché non era stata ultimata la bonifica e il connesso appoderamento, il che equivaleva a tenere circa 4000 famiglie coloniche in condizioni di precarietà lavorativa e reddituale. La guerra penetrò duramente in provincia, già nei giorni successivi allo sbarco anglo-americano in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943, che aveva aperto uno scenario bellico nuovo, che doveva portare alla caduta della prima Capitale dell’Asse e alla conquista dell’Italia. Second hand front, fronte secondario era considerato il teatro bellico sulla penisola italiana nella valutazione degli anglo-americani. La rapida risalita attraverso la Calabria e lo sbarco di Salerno dell’8 settembre 1943 si accompagnavano, però, a due fattori apparentemente sottovalutati: la capacità strategica dell’esercito tedesco e le asperità dell’appennino laziale, che, grazie anche al concorso della stagione invernale, avrebbero grandemente ridotto il differenziale tecnico largamente favorevole agli alleati. L’immenso parco meccanico, tank, blindati, semoventi, autocarri era pressoché inservibile sulle aspre balze dei monti, come avrebbe dimostrato la battaglia di Castelforte, che fu vinta con le tecniche con cui si combatté la Prima Guerra mondiale, ossia con sanguinosi assalti della fanteria e col micidiale uso dell’artiglieria. L’armistizio – preceduto dall’incomprensibile bombardamento di Terracina del 4 settembre 1943, che provocò un centinaio di morti civili - consegnò nelle mani dei tedeschi la provincia, i comandi militari di Gaeta, Sabaudia, Littoria e le scorte disponibili presso di essi. E mentre dallo sbarco di Salerno, contemporaneo alla proclamazione dell’armistizio, sarebbe scaturita la liberazione del primo comune della provincia, l’isola di Ventotene, avvenuta il 9 settembre 1943, iniziava per le popolazioni del sud provincia il dramma. Ma non va dimenticato che uno dei pochissimi episodi di resistenza armata ai tedeschi nelle ore successive all’armistizio si registrò proprio in provincia di Littoria, nella base navale di Gaeta che, dopo i combattimenti sviluppatisi nella notte tra l’8 e il 9 settembre, e dopo la clamorosa fuga dagli ormeggi delle navi militari Pellicano e Gabbiano e del sottomarino Axum, che si sottrassero alla cattura tedesca, dovette cedere le armi sotto la minaccia germanica di un bombardamento della città che sarebbe inutilmente costato vite umane, soprattutto di civili. I tedeschi, una volta messa sotto controllo l’area, temendo sbarchi tra Gaeta e Civitavecchia, ordinarono alla popolazione di abbandonare la costa e di arretrare all’interno: le popolazioni di Gaeta, Formia, Minturno si trovarono nella difficile situazione di cercare scampo tra le montagne di Spigno, Esperia, Castelforte, rese inospitali dal clima invernale e da lunghe e severe privazioni, e in aree dell’Agro pontino e della collina lepina e ausona. Erano rifugi precari, o piuttosto trappole nelle quali gran parte della popolazione residente e degli sfollati finirono per trovarsi dal novembre 1943 fino al maggio 1944, soffocati tra l’angustia e la durezza della vita in montagna, priva di vie di fuga, e sottoposta a rastrellamenti, razzìe e vigilanza spietata che le truppe tedesche esercitarono; e i bombardamenti e cannoneggiamenti che gli anglo-americani indirizzavano per sollevare la reazione dei civili, secondo una strategia psicologica che fu sperimentata per la prima volta proprio in Italia, e che sarebbe diventata modello nelle guerre successive. L’asse Castelforte-Minturno venne a trovarsi fin dal novembre 1943 nella peculiare situazione di essere territorio occupato dai tedeschi, ma con gli alleati a qualche chilometro di distanza, sulla linea del Garigliano. Le linee di difesa che i tedeschi predisposero per fronteggiare la risalita anglo-americana della penisola ebbero, com’è noto, una chiave di volta nello sbarramento che correva dall’abruzzese Ortona al Golfo di Gaeta e che s’incentrava in quello straordinario sistema difensivo noto come Linea Gustav, un bastione che era preceduto dalla linea Bernhardt e seguito fino a Roma da altre linee minori: la invernale, la Dora, la Caesar. Per superare quest’ostacolo, gli Alleati progettarono uno sbarco in forze alle spalle dello schieramento tedesco, nelle vicinanze di Roma. L’area prescelta fu quella di Anzio-Nettuno, dove americani ed inglesi effettivamente presero terra la notte del 22 gennaio 1944. La battaglia che qui si innestò e che durò fino alla fine del mese di maggio 1944, è nota col nome delle due città litoranee, ma il peso più duro degli effetti della guerra si scaricò sui comuni pontini di Cisterna, di Aprilia e dello stesso capoluogo Littoria. Essi si trovarono per circa cinque mesi quotidianamente sotto il tiro dei grossi calibri che sparavano dal mare e degli attacchi aerei che a centinaia colpirono tutti i centri, anche quelli che strategicamente non avevano alcuna ragione di essere attaccati. E se le conseguenze peggiori, in termini di vite umane e di danni materiali toccarono in particolare ad Aprilia e Cisterna, pressoché cancellate dal terreno, un forte tributo di sangue pagarono tutti i Comuni dell’interno verso i quali erano andate confluendo le popolazioni costiere e di pianura ricacciate dalla presenza dei due schieramenti avversari: Cori, Maenza, Priverno, Campodimele, Lenola, oltre a Castelforte, SS Cosma e Damiano, Minturno, Formia, Gaeta, Itri, Fondi e Terracina. L’intero territorio provinciale fu, perciò, coinvolto e travolto dalle lunghe operazioni belliche.