La Protezione Civile in Italia Testo Istituzionale Di Riferimento Per I Docenti Scolastici
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La protezione civile in Italia Testo istituzionale di riferimento per i docenti scolastici Formazione di base in materia di protezione civile Legge n. 92/2019 sull’introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica La protezione civile in Italia Testo istituzionale di riferimento per i docenti scolastici Formazione di base in materia di protezione civile Legge n. 92/2019 sull’introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica La protezione civile in Italia Testo istituzionale di riferimento per i docenti scolastici A cura di Mauro Dolce e Agostino Miozzo Supervisione editoriale Daniela Di Bucci Autori Lorenzo Alessandrini, Silvia Bastia, Paola Bertuccioli, Danilo Bilotta, Stefano Ciolli, Giovanni De Siervo, Daniela Di Bucci, Mauro Dolce, David Fabi, Luisa Madeo, Agostino Miozzo, Eleonora Panunzi, Valeria Silvestri Revisione dei contenuti Luigi D’Angelo, Pierfrancesco Demilito, Giuseppe Di Donato, Fausto Guzzetti, Pasquale Izzo, Natale Mazzei, Antonella Nicotra, Rita Sicoli, Gianfranco Sorchetti Commenti e osservazioni Carlo Cacciamani, Giuseppe Coduto, Andrea Duro Coordinamento editoriale Sara Babusci Editing Sara Babusci, Mariacristina Giovannini, Francesca Patti Progetto grafico e impaginazione Silvia Alessandrini Citare come Dolce M., Miozzo A., Di Bucci D., Alessandrini L., Bastia S., Bertuccioli P., Bilotta D., Ciolli S., De Siervo G., Fabi D., Madeo L., Panunzi E., Silvestri V. (2020). La protezione civile in Italia. Testo istituzionale di riferimento per i docenti scolastici. Dipartimento della Protezione Civile-Presidenza del Consiglio dei Ministri. Prima edizione luglio 2020, 236 pagine. ISBN... PREFAZIONE Giuseppe Conte Presidente del Consiglio dei Ministri La riduzione dei rischi è sempre più, in questi ultimi anni, tema di assoluta impor- tanza e urgenza, non solo nel dibattito scientifico, ma anche ai fini della predispo- sizione di un’azione consapevole e necessaria per tutti i livelli di governo. E l'Italia da sempre è stata ed è un vero laboratorio di ogni possibile tipologia di rischio. Siamo il Paese europeo con il più alto numero di vulcani attivi, molti dei qua- li fortunatamente in quiescenza. Il sottosuolo di tutto il territorio nazionale è sede, in profondità, di numerosissime faglie sismogeniche capaci di produrre terremoti severi, i cui effetti distruttivi sono legati all'elevata vulnerabilità sismi- ca di un patrimonio edilizio, monumentale, storico e infrastrutturale costruito, nella gran parte, in epoche durante le quali erano ben poco applicate tecniche antisismiche. Registriamo un’impressionante quantità di frane sulle zone collinari e montuose da tempo non più coperte da una adeguata forestazione e con terreni che, ormai da decenni, patiscono la scomparsa della manutenzione ordinaria in altri tempi realizzata dalle persone attive nel settore primario, anche nelle aree più imper- vie. Così il rischio idrogeologico si manifesta, storicamente, anche in subitanee esondazioni di fiumi e torrenti e conseguenti alluvioni. Sul versante opposto, il prolungarsi di periodi senza precipitazioni e con alte temperature è certamente, insieme a comportamenti umani irresponsabili o delinquenziali, una delle cause alle quali imputare l’alta intensità degli incendi boschivi che, nonostante la nostra attenzione e il significativo dispiegamento di mezzi, provocano danni sempre più consistenti. Senza dimenticare le deva- stazioni, sempre possibili, causate dai maremoti e dalla continua e progressiva erosione delle nostre coste. A queste tipologie di rischio naturale dobbiamo aggiungere la vasta gamma dei rischi antropici, causati anche dalle conseguenze di uno sviluppo economico estremamente rapido e troppo a lungo inconsapevole dei suoi effetti negativi sul territorio e sugli ecosistemi costieri e marini. Anche per queste tipologie di rischio, la piena consapevolezza degli effetti dello sviluppo, che ha comportato una significativa concentrazione della popolazione in aree urbane, insieme alla crescita di un complesso sistema industriale, è affiorata quando gli equilibri naturali avevano già subìto conseguenze difficilmente reversibili. La conoscenza scientifica della realtà in cui viviamo e l'esperienza, anche re- cente, richiamano infine la nostra attenzione su nuovi rischi, dei quali dobbia- mo necessariamente tenere conto, come ad esempio quello del degrado dei materiali utilizzati per la costruzione di strutture e infrastrutture realizzate dal dopoguerra ad oggi. Anche la crisi sanitaria da Covid-19 ha mostrato come il possibile impatto di certi rischi non conosca limiti geografici e amministrativi. Questa emergenza ha posto l’accento sulla necessità di essere preparati anche all’accadimento di disastri a bassa probabilità e alto impatto, come prevede la normativa europea di protezione civile. Sono emergenze che non si superano in solitudine, ma in modo coordinato e sinergico. Una strategia condivisa, però, deve essere pensa- ta in tempo ordinario, perché è molto difficile elaborarla a emergenza in corso. Sulla riduzione dei rischi di disastro, l'Italia ha posto in atto politiche diverse. Fin dagli anni Ottanta, il nostro Paese si è dotato di un sistema di protezione civile che coinvolge tutte le Istituzioni, le Università e i Centri di ricerca scientifica e tutte le risorse umane disponibili per fronteggiare insieme i rischi, sia per ridurne preventivamente l'impatto, sia per affrontare nel modo più rapido ed efficace possibile le emergenze ad essi legate. Accanto alla crescita del sistema di protezione civile il nostro Paese si è misu- rato con politiche strutturali e non strutturali di riduzione del rischio esistente. Tale azione si è concretizzata in una puntuale e costante revisione delle norme sulle produzioni industriali, sui trasporti, sulla prevenzione e gestione dei rischi antropici, sulla gestione dei rischi dei bacini idrogeologici, sulla classificazione delle aree sismiche. Si è così giunti alla realizzazione di moderne politiche di prevenzione degli effetti delle catastrofi, che si concretizzano, ad esempio, in un’intensa e diffusa produzione di piani di protezione civile, sia a livello comu- nale, sia per aree particolarmente esposte, come ad esempio l'area del Vesuvio e dei Campi Flegrei, o nella ricostruzione, dopo passati terremoti, secondo la strategia del building back better, che l'Italia persegue già dagli anni Sessanta. Nella mia azione di Governo, ho maturato la consapevolezza di quanto sia im- portante e indispensabile promuovere tra i cittadini la diffusione della cono- scenza dei rischi e dei modi per ridurne l'impatto. ln questo quadro si inserisce un’iniziativa, curata dal Ministero dell’Istruzione e dal Dipartimento della Pro- tezione Civile, che consiste nel coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado in un articolato e modulare programma di educazione ai comportamenti necessari per convivere nella massima sicurezza possibile con i rischi presenti sui diversi territori del Paese. Ed è sempre in questo contesto che si colloca questo testo di riferimento per i docenti scolastici sulla protezione civile in Italia. Si tratta di un'opera vasta, ricca di informazioni provenienti da un riferimento istituzionale e competente, qual è il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono sicuro che questo testo costituirà la fonte autorevole di spunti didattici per i docenti di ogni ordine e grado, ma anche di conoscenza per tutti coloro che vorranno approfondire il funzionamento del nostro Servizio Naziona- le della Protezione Civile, decidendo, magari, di volervi partecipare attivamente secondo le molte modalità possibili: con il proprio lavoro, adottando tecniche di autoprotezione, operando nell'ambito del volontariato di protezione civile. PREFAZIONE Lucia Azzolina Ministra dell’Istruzione La pubblicazione di questo testo, che potrebbe diventare un utile sussidio di- dattico per gli insegnanti delle nostre scuole che vogliano approfondire la cono- scenza del sistema di protezione civile in Italia, si colloca in un momento molto delicato per la Scuola italiana. Abbiamo appena concluso un anno scolastico del tutto particolare, a cui ci ha costretti l’emergenza Covid-19. I ragazzi e i loro genitori, i docenti e tutto il personale scolastico hanno affrontato un periodo non prevedibile, carico di preoccupazioni per la salute e il lavoro di tante persone care, punteggiato di difficoltà didattiche, tecnologiche, relazionali. È stata una sfida difficile da so- stenere, ma che, a mio avviso, abbiamo buone probabilità di superare, traendone insegnamenti per il futuro. È stato anche un periodo in cui, a differenza di quanto è accaduto in precedenti eventi calamitosi, l’emergenza è entrata direttamente nelle case e nelle vite nostre e di tutta la popolazione mondiale, colpendoci direttamente ed individualmente. Siamo stati pertanto costretti dalla paura a familiarizzare con i concetti di peri- colosità, di probabilità, abbiamo dovuto assumere decisioni, pur in contesti di incertezza scientifica, abbiamo inseguito il “rischio calcolato”, avvalendoci del sostegno determinante della protezione civile. Abbiamo dovuto apprender “sul campo”, per così dire, quanto sia importante e insostituibile la funzione di questo Servizio pubblico! Ora un nuovo anno scolastico sta per iniziare, ed anche se non ci siamo liberati del tutto dell’emergenza sanitaria da Covid-19 che ancora ci perseguita, non possiamo permetterci di abbassare la guardia rispetto agli altri rischi da cui sappiamo essere afflitto il nostro bel Paese. Ma a partire da