Di Buon Affetto E Commerzio Relações Luso-Italianas Na Idade Moderna

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Di Buon Affetto E Commerzio Relações Luso-Italianas Na Idade Moderna DI BUON AFFETTO E COMMERZIO RELAÇÕES LUSO-ITALIANAS NA IDADE MODERNA DI BUON AFFETTO E COMMERZIO RELAÇÕES LUSO-ITALIANAS NA IDADE MODERNA ORGANIZADORES NUNZIATELLA ALESSANDRINI MARIAGRAZIA RUSSO GAETANO SABATINI ANTONELLA VIOLA Centro de História de Além-Mar Universidade Nova de Lisboa Faculdade de Ciências Sociais e Humanas Universidade dos Açores LISBOA 2 0 1 2 ÍNDICE RENATO VARRIALE, Le radici storiche della presenza italiana in Portogallo ........ 9 LIDIA RAMOGIDA, Italia-Portogallo: un ricco mosaico di interazioni .................... 11 Prefácio, João Paulo Oliveira e Costa .................................................................. 13 Introdução, NUNZIATELLA ALESSANDRINI, MARIAGRAZIA RUSSO, GAETANO SABATINI, ANTONELLA VIOLA ........................................................................................... 17 MARIA JOSÉ FERRO TAVARES, Das sociedades comerciais de judeus e italianos às sociedades familiares de cristãos novos. Exemplos .................................... 21 MARIAGRAZIA RUSSO, Relações interculturais luso-italianas no século XVI através da Nunciatura Apostólica em Lisboa ........................................................... 41 GAETANO SABATINI e RENATA SABENE, A Cruzada de Portugal: o apoio lusitano à construção da Basílica de S. Pedro .............................................................. 69 NUNZIATELLA ALESSANDRINI, Os Perestrello: uma família de Piacenza no Império Português (século XVI) .................................................................................. 81 BRUNO MARTINS BOTO LEITE, Entre bibliotecas e boticas: A controvérsia dos simples entre Amato Lusitano e Pietro Andrea Mattioli, século XVI .......... 113 PEDRO FLOR, Tommaso da Fossa: um escultor genovês em Lisboa em 1561 ...... 143 BENEDETTA CRIVELLI, Francesco e Giovanni Battista Rovellasca: la presenza milanese nel commercio atlantico del porto di Lisbona (1580-1600) ....... 151 ANTONELLA VIOLA, Lorenzo Ginori: Console della nazione fiorentina e agente del Granduca di Toscana in Portogallo (1674-1689) ......................................... 163 GIUSEPPINA RAGGI, Italia & Portogallo: un incrocio di sguardi sull’arte della quadratura ..................................................................................................... 177 TERESA LEONOR M. VALE, Escultura Barroca italiana em Portugal ..................... 213 Abstracts ................................................................................................................ 235 Índice onomástico, por NUNZIATELLA ALESSANDRINI e BENEDETTA CRIVELLI ....... 241 LE RADICI STORICHE DELLA PRESENZA ITALIANA IN PORTOGALLO RENATO VARRIALE Ambasciatore della Repubblica Italiana in Portogallo Per chi rappresenta il proprio Paese in un altro Paese la ricerca delle comunanze storiche e culturali tra il popolo d’origine e quello della terra ospite è quasi un dovere professionale. Sono infatti proprio le affinità di storia, lingua e cultura a fornire al diplomatico la prima trama ideale su cui intessere rapporti di amicizia e solidarietà nel mondo delle relazioni interna- zionali. Talvolta, dette comunanze sono solide e manifeste. In tal caso è com- pito del diplomatico ricordarle e valorizzarle. Altre volte, esse sono meno evidenti ed è qui che lo storico diventa il miglior alleato del diplomatico. Quando ci interroghiamo sulle radici storiche della presenza italiana in Portogallo, siamo soliti guardare cinquecento o seicento anni indietro per ritrovarle essenzialmente nell’epoca rinascimentale. Sappiamo però che quelle radici avevano cominciato a crescere ancor più indietro nella storia, vale a dire circa duecento anni prima, quando con una felice intuizione la monarchia portoghese, già lungimirante, ma ancora non sufficientemente istruita e versata nell’arte del navigare e della guerra navale, ebbe ad affidarsi agli esperti insegnamenti di un ammiraglio genovese di nome Emanuele Pessagno. Ma se risaliamo ancora più a monte il fiume della storia e, valicato il Medio Evo, giungiamo all’Età Antica, scopriamo che quelle radici sono ancora più profonde. Le radici di una lingua e di una cultura comuni; di un modo di vivere, pregare, governare, commerciare e persino di nutrirsi e divertirsi che in Felicitas Julia, la Lisbona dei Cesari, non era molto diverso da quello che vigeva nella Roma imperiale. Non è retorica, è pura verità. Basti pensare che gli anni di presenza romana in Lusitania sono stati presso- ché altrettanti di quelli che sono trascorsi dal Rinascimento ad oggi. E come sappiamo, le esperienze storiche vissute successivamente nella terra che oggi 10 RENATO VARRIALE chiamiamo Portogallo hanno arricchito e variegato la latinità del suo popolo, ma mai sostituito quest’ultima con un altro modello culturale. Mi sono chiesto se vi sia stato qualcosa in comune tra il Drang nach Westen dei Romani, vale a dire tra ciò che spinse i Romani a raggiungere la Lusitania con le loro armate e i loro aratri e ciò che spinse i mercanti italiani del Rinascimento a raggiungere il Regno del Portogallo con i loro capitali e la loro expertise tecnica e commerciale. È facile rispondere che i motori furono la prospettiva di conquista e di guadagno. È giusto, ma secondo me non è tutto. Senza la pretesa del rigore scientifico e pronto a essere smentito dagli esperti, vorrei dire che era anche la condizione di “estremità geogra- fica” del Portogallo, magnificamente dipinta da Camões nel noto verso dei Lusíadas, a fare da irresistibile forza di attrazione. Con una differenza: per i Romani la Lusitania voleva essere il punto estremo d’arrivo di un viaggio di conquista. Per i mercanti rinascimentali, il punto più avanzato di una nuova partenza verso altri mondi. Verso terre poco o per nulla conosciute e che ora si potevano raggiungere con nuove rotte che per primi i portoghesi avevano rivelato al Vecchio Mondo con l’obiettivo di aprire nuovi spazi vitali per i destini dell’Europa e della Cristianità. Onore ai portoghesi per aver per primi avuto il coraggio di sfidare l’ignoto. Onore agli italiani dell’epoca per essere stati tra i primi a intuire che il futuro non era più solo in quel comodo bacino in cui l’esperto navi- gatore, dopo qualche giorno di vela, rivede comunque terra, ma in quelle ben più minacciose distese d’acqua che si aprivano a Occidente. Essi infatti giustamente ritenevano che quei mari, per quanto pericolosi, potevano essere comunque più “navigabili” delle immense distese di deserto, mon- tagne e popoli ostili che si trovavano a Levante. Ostacoli che d’altra parte impedirono a Venezia di divenire il “Portogallo d’Oriente”. Vorrei concludere queste poche riflessioni ricordando, coerentemente con quanto affermavo in principio, che lo studio delle relazioni luso-italiane non è solo meritorio perché riscopre il comune percorso dei due popoli nella storia, avvalorandone i sentimenti di fratellanza, ma anche perché dà a noi italiani l’orgoglio di aver contribuito a quell’opera di globalizzazione ante litteram, o per meglio dire, di unificazione socio-culturale del Pianeta che i portoghesi, primi fra gli europei, hanno saputo avviare sin dai secoli sui quali riferisce il presente volume che ho l’onore di introdurre. ITALIA-PORTOGALLO: UN RICCO MOSAICO DI INTERAZIONI LIDIA RAMOGIDA Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona Nella mia qualità di Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona ho accolto con grande piacere e particolare interesse la proposta della dottoressa Nunziatella Alessandrini e del Centro de História do Além Mar della Facoltà di Scienze Umane e Sociali dell’Università Nova di Lisbona di collaborare alla realizzazione, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, di un ciclo di conferenze sulle relazioni tra Italia e Porto- gallo nei secoli XV-XVIII, per illustrare a un pubblico ampio e diversificato i risultati delle numerose ricerche esistenti in questo campo. L’ampio spettro degli argomenti trattati ha evidenziato quanto la comu- nità italiana, tra le più numerose tra quelle straniere presenti in terra porto- ghese tra il 1400 e il 1700, abbia contribuito non solo allo sviluppo econo- mico-commerciale del Paese ma anche alla sua crescita artistica e culturale. Difatti, anche se tra Italia e Portogallo non esiste prossimità geografica, circondata una dal Mar Mediterraneo e dall’arco alpino che la divide dagli stati europei, confinante l’altro con la Spagna e proteso verso l’Atlantico, la nostra cultura ha ottenuto sempre ampia considerazione in questa terra fin dal Medioevo. Gli atti del Convegno Case commerciali, banchieri e mercanti italiani in Portogallo, organizzato nella nostra sede nel 1998 dalla prof.ssa Carmen M. Radulet, hanno fornito informazioni preziose al riguardo. Foca- lizzando l’apporto che gli agenti commerciali genovesi, fiorentini, veneziani, piacentini hanno fornito in termini di capitali e di personale qualificato all’espansione atlantica del Paese e al suo commercio internazionale, e illu- strando nel contempo il loro contributo alla promozione dell’arte italiana grazie alla committenza di palazzi e di chiese in stile italiano nella città di Lisbona, questa pubblicazione ha dato l’avvio agli ulteriori approfondimenti, che vengono ora raccolti in un volume. 12 LIDIA RAMOGIDA Colgo quindi questa occasione per rinnovare agli organizzatori del Ciclo le mie felicitazioni e far loro pervenire il mio ringraziamento più sentito per l’impegno profuso. Desidero inoltre esprimere la mia più viva gratitudine agli italianisti portoghesi e ai lusitanisti italiani per le comunicazioni
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