PARCO DI E DELLA VALLE DEL CURONE

VARIANTE GENERALE AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO

DEL PARCO DI MONTEVECCHIA E VALLE DEL CURONE

RELAZIONE DI PIANO

Giugno 2012 Estensori:

Dott. For. Michele Cereda Dott. Arch. Luisella Mauri Il Piano Territoriale è stato elaborato dall’Arch.Luisella Mauri e dal Dr. For. Michele Cereda Hanno collaborato: Dr Luciano Bani – rete ecologica Avv.Mario Bertacco – supporto legale Dr.Niccolò Mapelli – aspetti agronomici Dr.Daniele Piazza – GIS, data base e cartografia Dott.ssa Valentina Carrara - Indice

1 INTRODUZIONE ...... 4

1.1 Contenuti della relazione di piano ...... 4

1.2 Necessità di una variante generale al piano territoriale di coordinamento del Parco di Montevecchia e Valle del Curone ...... 4

1.3 Percorso per la predisposizione del piano ...... 5

1.4 Contenuti del piano ...... 7

1.5 Struttura del piano ...... 8

2 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO APPROVATO CON LR.39/95 ...... 9

3 RIFERIMENTI NORMATIVI, SISTEMA DEI VINCOLI E DELLA PIANIFICAZIONE ...... 11

3.1 Premessa ...... 11

3.2 Riferimenti normativi ...... 11

3.3 Rete Natura 2000 ...... 13

3.4 Il vincolo paesistico ...... 13

3.5 Il vincolo idrogeologico ...... 14

3.6 Il Piano Territoriale Regionale ...... 14

3.7 Piano Paesaggistico Regionale ...... 19

3.8 Il progetto di Rete Ecologica Regionale ...... 20

3.9 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di ...... 21

Premessa ...... 21

Pianificazione urbanistica ...... 22

Dinamiche socio - economiche ...... 23

La mobilita’ nel ptcp ...... 25

Assetto idrogeologico ...... 25

Il sistema rurale e le aziende agricole ...... 25

I sistemi ambientali ...... 25

3.10 Il paesaggio e le tutele paesistiche ...... 26

Le strategie territoriali ...... 27

3.11 LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA DEL COMUNE DI MERATE ...... 28

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4 IL QUADRO DELLE CONOSCENZE ...... 29

4.1 Premessa ...... 29

4.2 Inquadramento amministrativo ...... 29

4.3 Il sistema delle aree protette ...... 30

4.4 Geologia ...... 31

4.5 Inquadramento climatico ...... 32

4.6 Idrografia ed idrologia ...... 33

4.7 Pedologia...... 33

4.8 Dissesti ...... 33

4.9 Uso del suolo ...... 34

4.10 Ecosistemi ...... 36

4.11 Flora ...... 37

4.12 Fauna ...... 40

Fauna vertebrata omeoterma ...... 40

Fauna ittica e macrobentonica ...... 41

Erpetofauna ...... 42

Fauna invertebrata ...... 43

la fauna nel territorio collinare ...... 43

la fauna nel territorio terrazzato ...... 44

la fauna nel territorio di pianura ...... 44

4.13 Assetto forestale ...... 44

4.14 Attività forestali ...... 45

4.15 La Rete ecologica nel parco ...... 45

4.16 Il Parco nella Rete Ecologica Regionale ...... 46

4.17 I Sistemi insediativi ...... 46

4.18 Aspetti demografici e socio-economici...... 47

4.19 Occupazione e attivita’ economiche ...... 48

4.20 Agricoltura ...... 51

4.21 La Viabilità ...... 57

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4.22 Fruizione ...... 58

4.23 Analisi del paesaggio ...... 62

5 CRITICITA’ E PUNTI DI FORZA DEL “SISTEMA PARCO” ...... 66

5.1 Premessa ...... 66

5.2 Condizioni e fattori espressione di forza del “Sistema Parco” ...... 66

5.3 Condizioni e fattori espressione di debolezza del “Sistema Parco” ...... 66

5.4 Opportunità da cogliere ...... 67

5.5 Rischi e minacce ...... 68

6 OBIETTIVI DI PIANO ...... 70

7 IL PIANO ...... 73

7.1 Considerazioni generali ...... 73

7.2 La normativa di piano ...... 73

7.3 Aspetti particolari ...... 79

7.4 Valenza paesaggistica...... 80

7.5 VARIAZIONI RISPETTO AL PIANO VIGENTE ( L.R. 39/95 ) ...... 80

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1 INTRODUZIONE

1.1 CONTENUTI DELLA RELAZIONE DI PIANO La presente relazione illustra il percorso che ha condotto alla predisposizione della Variante generale al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco di Montevecchia e Valle del Curone, così come derivante dai seguenti documenti:  variante generale al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone;  Piano Territoriale di Coordinamento del Parco naturale di Montevecchia e Valle del Curone.

E P o documento in ottemperanza a quanto L‘ L‘

Presenta quindi:  il contesto normativo in cui si colloca il Piano;  il quadro delle conoscenze che informano le scelte di Piano;  il PTC condizionano;  P definizione degli obbiettivi e quindi alla costruzione degli strumenti di Piano.

1.2 NECESSITÀ DI UNA VARIANTE GENERALE AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO DI MONTEVECCHIA E VALLE DEL CURONE Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone è stato approvato dalla Regione Lombardia con la legge 39 del 29 aprile 1995. I C gestione nel 1991. Nei quindici anni trascorsi dall PTC  quadro dello Stato, per effetto della L.R. 32/1996;  in attuazione della Direttiva Habitat, è stata costituita Rete Natura 2000, con il relativo sistema di tutela N U E  regionale, ma attraverso atti amministrativi;  è mutata in modo significativo la normativa di riferimento in materia di pianificazione a livello regionale, principalmente per effetto della L.R. 12/2005;  E P C approvato dalla Regione con la L.R. 13/2008; la legge dispone anche la predisposizione di una variante del PTC per il territorio di Merate inserito nel Parco nel 2010;  ioni fra ecosistemi, riconosciuta a livello amministrativo con le disposizioni inerenti la Rete Ecologica Regionale (D.g.r. 8/10962 del 30/12/ 2009);  è stato approvato il Piano Territoriale della Regione Lombardia;  è stato emanato il Codice dei beni culturali ed ambientali (Decreto Legislativo 42 del 2004).

Nello stesso periodo si è assistito ad una significativa trasformazione del territorio nelle aree circostanti il Parco, e quindi ad un cambiamento del ruolo che deve essere attribuito a questo territorio ed al suo sistema di relazioni funzionali con le aree vicine. Nei quindici anni di gestione del Parco in attuazione del PTC del 1995 si sono inoltre evidenziate alcune lacune Conseguentemente a quanto sopra si è ritenuto necessario non limitarsi ad un adeguamento del vigente PTC al nuovo assetto territoriale, ma invece procedere alla predisposizione di una variante generale.

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La predisposizione di una variante al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone ha risposto quindi agli obblighi normativi sopra definiti, si propone di superare le carenze registrate nella norma originaria, ma soprattutto vuole definire un assetto pianificatorio organico con il mutato quadro normativo e territoriale.

Tramite la L.R. 13/2008, Regione Lombardia ha istituito il Parco Naturale di Montevecchia e della Valle del Curone. Il Parco Naturale comprende gran parte della superficie prima inquadrata nel Parco Regionale, ma anche alcune aree in comune di Merate, , Rovagnate P “ solo con la L.R. 13/2008, che approva anche il nuovo perimetro. La legge istitutiva dispone anche la predisposizione del Piano per il Parco Naturale, che interessa quindi parte P T C P ‘ Montevecchia e della Valle del Curone approvato da Regione Lombardia con la legge 39 del 29 aprile 1995. La predisposizione del Piano del Parco Naturale di Montevecchia e Valle del Curone risponde quindi agli obblighi normativi sopra definiti, nonché alla necessità di colmare le lacune pianificatorie riscontrate. N PTC la, ma si propone di superare le carenze registrate nella norma originaria, per definire un assetto pianificatorio organico con il mutato quadro normativo e territoriale.

1.3 PERCORSO PER LA PREDISPOSIZIONE DEL PIANO Il percorso per la predisposizione della variante al Piano di Coordinamento del Parco Regionale e del Piano del Parco Naturale C A presentare proposte e contributi. Entro il termine del 9 marzo sono pervenute 14 proposte, elencate nella tabella che segue. Nei mesi di marzo 2009 sono inoltre stati organizzati incontri con i rappresentanti degli agricoltori operanti nel parco, per raccoglierne il contributo.

CONTRIBUTI RICEVUTI ENTRO I TERMINI A SEGUITO DELL'AVVIO DEL PROCEDIMENTO N Proponente Oggetto 1 Amministrazione Comunale di Perego  regolamentazione delle attività florovivaistiche;  regolamentazione attività agricole a conduzione familiare problematiche legate ai manufatti  riperimetrazione confini loc. Lissolo  inserimento di tutti i centri storici in Zone di Iniziativa comunale ampliate 2 Agostoni Rosa Rita Perego  Individuazione dei terreni di proprietà in aree agricole edificabili con possibilità di edificazione pari al 10% della tramite Coldiretti Como Lecco sup. fondiaria in comune di Perego 3 Amministrazione Comunale di  Modifica perimetrazione zone di iniziativa comunale orientata; Montevecchia

4 Nava Giampiero Osnago  individuazione dei mapp. 1030-1031-27020 in comune di Lomagna in zona per insediamenti agricoli di sola produzione  inserimento dei terreni in oggetto in ambito paesistico di pianura 5 Amministrazione Comunale di  Esclusione dai confini di area già urbanizzata  esclusione dai confini del parco di un'area a destinazione produttiva ed artigianale 6 Prim Palma - Montevecchia  Edificabilità residenziale su mapp. 1960 in comune di Montevecchia 7 Azienda Agricola F.lli Prosperpio  Inserire i mappali 305/c, 306, 307/a, 500/b 1418 in zona per la realizzazione di infrastrutture a servizio dell'attività Cernusco Lombardone agricola;  riduzione delle superfici di terreni contermini da 15 ha a 10  non venga previsto nelle convenzioni per le strutture di copertura delle colture il termine di rimozione  non venga richiesta la DCA per le attrezzature e

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infrastrutture produttive 8 Azienda Agricola Vivaistica Maggioni Guido  Inserire il mappale 233 in zona AP ; prevedere la possibilità di strutture di copertura delle e Aurelio s.s  colture nelle valli alluvionali senza verifica di 15 ha Cernusco L..  non venga previsto nelle convenzioni per le strutture di copertura delle colture il termine di rimozione  non venga richiesta la DCA per le attrezzature e infrastrutture produttive 9 Bertini Luisa - Montevecchia  Conferma delle previsioni di cui all'art 17 del PTC vigente 10 Azienda Agricola Il Cavigiolo Cernusco L.  Inserire i mappali 2090/a, 1424, 2484, 2486 in zona ARP  riduzione delle superfici di terreni contermini da 15 ha a 10  non venga richiesta la DCA per le attrezzature e infrastrutture produttive 11 Azienda Agricola Galbusera Bruno  Inserire i mapp. 215, 2458, 217, 473, 206, 218, 474, 651, 654, 475, 667, 219, 205, 653, 591 in zona AP, mantenendo Cernusco L. al destinazione ARP per i mapp. 214, 213, 2455, 2456, 2641, 2452, 2454  possibilità di utilizzare per la copertura a serre tutta l'area costituente l'azienda agricola 12 Azienda Agricola Sironi Luigi  Consentire la posa di strutture di coperture delle colture sui terreni nella Valli Alluvionali mapp. 590-3140-3141 senza Missaglia verifica della superficie complessiva di 15 ha  ampliare la zona AP ai sui mapp. 721-317  inserire sui terreni di proprietà una zona ARP  riduzione delle superfici contermini da a 10 ha se non contermini e a 5 se contermini  non venga previsto nelle convenzioni per le strutture di copertura delle colture il termine di rimozione  non venga richiesta la DCA per le attrezzature e infrastrutture produttive 13 Amministrazione Comunale di Missaglia  Verifica confini parco  aggiornamento zone iniziativa comunale con riferimento alle varianti in atto  lasciare inalterate le modalità di intervento negli ambiti di collina  estensione zona AP in prossimità dei confini su Missaglia  modifica art. 14 in merito alla sostenibilità economica degli interventi delle aziende agricole  maggiore dettaglio per gli interventi ammessi in zona valli alluvionali  inserimento norma di salvaguardia per preservare quanto esistente alla data di adozione del PTC (serre agricole e florovivaistiche) 14 Pirovano Tiziana Maria Rosa  Consentire la fruizione sportiva nel terreno al mapp. 285 fg 9

Cernusco Lombardone

I C A gricoltori ed P P succ P del Piano del Parco Naturale da quelli del Parco Regionale solo al termine del processo. Il giorno 21/07/2009 si è tenuta la prima conferenza del processo di VAS. Gli esiti di tale conferenza hanno informato la successiva attività di pianificazione, che ha condotto alla predisposizione di una bozza delle tavole di Piano e delle Norme Tecniche di Attuazione. Tale bozza è stata sottoposta al Consig A E -dicembre 2009, e poi ai Sindaci dei Comuni del Parco in aprile. I contributi. Durante il periodo giugno-novembre 2010 gli incontri con le amministrazioni comunali hanno condotto ad alcuni

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ulteriori affinamenti delle Norme Tecniche di Attuazione e delle tavole di Piano. NTA e tavole sono quindi state pubblicate il 2 ottobre 2010, preliminarmente alla seconda conferenza prevista dalla procedura di VAS.

Il giorno 30 novembre 2010 è stata convocata la seconda conferenza di VAS e alla data del 1 dicembre 2010 sonpo pervenute le osservazioni di ARPA sede di Lecco, ATO provincia di Lecco, Guardie Ecologiche Volontarie e Comune di Merate. Il 4 dicembre 2010 è stato emesso il parere motivato sulla VAS.

Con delibera n.18 del 28 dicembre 2010, A C P M V del Curone ha adottato la variante al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone; mentre con la delibera n.19 del 28 dicembre 2010 ha adottato il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale di Montevecchia e della Valle del Curone. Conseguentemente a tali atti deliberativi, il Consorzio di gestione del Parco ha proceduto alla pubblicazione dei predisposizione delle controdeduzioni.

C A osservazioni; i documenti di pianificazione adottati, le osservazioni, le controdeduzioni, i documenti di pianificazione modificati per effetto delle controdeduzioni accolte, nonché tutti gli elaborati inerenti la procedura di VAS, sono quindi stati trasmessi alla Regione per la successiva istruttoria di competenza regionale.

Nel corso del 2011, Regione Lombardia con la L.R. 4 agosto 2011 n.12 ha apportato variazioni alla L.R. 86/83, intervenendo sulle modalità di gestione e strutturazione degli organismi di governo degli enti gestori delle aree ianificazione ed alle procedure di approvazione di competenza regionale.

N A A -bis (Piano del parco naturale): P regionali, tale piano costituisce un titolo specifico del piano territoriale di coordinamento. 2. Il piano del parco naturale articola il territorio in zone con diverso regime di tutela e diverse tipologie di interventi attivi per la conservazione dei valori naturali e ambientali, nonché storici, culturali e antropologici I un'attività agricola eco-compatibile. 3. Il piano del parco naturale ha valore di piano urbanistico, con efficacia prevalente sui piani urbanistici di qualsiasi livello e si conforma e si adegua al piano paesaggistico regionale. P

Il comma 1 interessa quindi le procedure di predisposizione ed approvazione dei documenti di pianificazione, indicando come il Piano del Parco Naturale costituisca un titolo specifico del Piano Territoriale di Coordinamento P

Nel corso del 2012, si è provveduto pertanto ad unire i due strumenti pianificatori (variante al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale e Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale) predisponendo un unico strumento, senza apportare modifiche all'assetto pianificatorio già definito con i documento del 2010. Il Piano del Parco Naturale, nelle sue Norme di tutela e di zona, costituisce il Titolo V delle Norme Tecniche di Attuazione del nuovo strumento.

1.4 CONTENUTI DEL PIANO Secondo quanto disposto dalla L.R. 86/83, Art.17, il Piano Territoriale di Coordinamento definisce: ione dei soggetti e delle procedure per la pianificazione territoriale esecutiva e di dettaglio; d) i criteri per la difesa e la gestione faunistica; e) i tempi e le modalità d

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La medesima norma precisa che il piano ha anche effetti di piano paesistico, coordinato con i contenuti paesistici del piano territoriale di coordinamento provincial D A Decreto legislativo 42 del 2004 (Codice dei beni culturali ed ambientali), inerente il piano paesaggistico.

C A L‘ L‘ 11, il Piano del Parco Naturale costituisce un titolo specifico del Piano Territoriale di Coordinamento.

1.5 STRUTTURA DEL PIANO La Variante generale al Piano Territoriale di Coordinamento è composto dai seguenti documenti: La presente relazione; Norme Tecniche di Attuazione con allegati: A. Elenco specie autoctone arboree e alto-arbustive B. Elenco complessi agricoli di valore storico o ambientale del Parco Regionale C. Elenco insediamenti agricoli di valore storico o ambientale del Parco Naturale D. Descrizione dei siti di particolare rilievo geologico E. “ F. Elenco memorie del territorio manufatti ed elementi caratterizzanti il paesaggio rurale

Tavole di piano: Tavola 1: Articolazione del territorio del parco Tavola 2: Azioni ed obbiettivi particolari oltre che dalla documentazione inerente il processo di VAS sviluppato parallelamente al piano.

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2 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO APPROVATO CON LR.39/95

Il Piano Territoriale vigente, approvato con L.R. 39/95, dal punto di vista cartografico si articola in tre tavole.

Lassetto pianificatorio attuale attuale Piano Territoriale di Coordinamento, che sostanzialmente suddivide e classifica il territorio del parco in relazione alle caratteristiche morfologiche ed alla presenza di insediamenti e di nuclei abitati. Il territorio del Parco Naturale è diviso in due grandi ambiti paesistici (Art interno dei quali sono individuate diverse zone e differenti nuclei. I due ambiti sono individuati in funzione delle caratteristiche morfologi P ambito di pianura, che comprende la zona del pianalto nella parte sud del parco nei territori dei comuni di Cernusco, Osnago, Missaglia e Lomagna e la parte pianeggiante lungo il corso del Molgora sino a lambire le pendici del San Genesio, lina nel territorio dei comuni di Missaglia, Viganò, Sirtori, Perego, Olgiate Molgora e Montevecchia, mentre l'ambito paesistico di collina abbraccia tutta la zona collinare del parco e le valli del Curone e Santa Croce, nel territorio dei comuni di Missaglia, Viganò, Sirtori, Perego, Olgiate Molgora e Montevecchia. Riconoscendo l'importanza dell'attività agricola nel territorio del parco e la necessità di salvaguardarla ed incentivarla, in questi ambiti l'edificazione è consentita esclusivamente per fini agricoli, con riferimento alla legge 93/80 (ora sostituita dal Titolo III della L.R. 12/2005) con particolari limitazioni per l'ambito di collina in cui è consentita l'edificazione di sole strutture agricole produttive in prossimità e a completamento di insediamenti agricoli preesistenti; sono comunque fatte salve le disposizioni particolari per i nuclei esistenti e gli ambiti edificati, come da specifiche disposizioni di zona e di settore. Nel Piano del Parco Naturale, nell'ambito paesistico di collina si individuano due grandi aree oggetto di particolare tutela, l'una naturalistica e l'altra paesistica: la riserva naturale parziale di Valle Santa Croce alta Valle del Curone (Art. 18) , con la sua fascia di rispetto, e l'unità di paesaggio di Montevecchia (Art. 19), che si sviluppa sulla sommità della collina di Montevecchia e lungo la strada panoramica. Nel Piano del Parco Regionale, si individuano ulteriormente: la fascia di rispetto della riserva naturale parziale di Valle Santa Croce e dell'alta V C A unità di paesaggio di Montevecchia (Art. 19), che comprende sostanzialmente tutto l'edificato di Montevecchia che si è sviluppato lungo la strada panoramica ed la sommità della collina. La normativa per la riserva naturale parziale e la rispettiva fascia di rispetto è di tipo prescrittivo, e volta, da un lato, al mantenimento, alla conservazione ed all'evoluzione dei complessi boscati esistenti, mentre, dall'altro, alla tutela degli insediamenti e delle attività agricole presenti. Per l'unità di paesaggio di Montevecchia, riconosciuta quale principale riferimento paesistico del Parco, vengono fornite indicazioni per la pianificazione comunale, nell'ottica di conservazione dei capisaldi identificativi di questa parte del Parco, riconoscendo la forte connotazione antropica della zona e le dinamiche in esso comunque in atto. Per l'interesse paesistico che rivestono, in tutto il territorio del Parco Naturale, in entrambi gli ambiti, sono identificati, classificati e normati in agricoli di particolare v Art. 22) identificabili con le cascine sparse sul territorio del Parco, per i quali in base alle differenti caratteristiche architettoniche e all'inserimento nel contesto paesistico A e storico-testimoniale, sia che siano isolati nel territorio agricolo sia che siano interclusi negli ambiti urbanizzati e per cui vengono quindi date specifiche pr adeguamento degli strumenti urbanistici oltre che per gli interventi sui singoli A comprendenti gli immobili e i relativi parchi e/o giardini che rivestono particolare significato architettonico, storico ed ambientale per il contesto del parco e che devono quindi essere particolarmente tutelati; si tratta per la maggior parte di complessi, ville, insediamenti fortificati, chiese già oggetto di specifico e puntuale vincolo ex lege 1089/39. In tutto il territorio del Parco Regionale, gli aggregati urbani di recente forma interno A pianificazione comunale, nel rispetto di precisi indirizzi del PTC. L A

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insediamenti industriali e artigianali presenti nel territorio del Parco che hanno un rapporto non corretto con il territorio stesso, sia dal punto di vista paesistico che da quello ambientale, e per le quali vengono indicati come prioritari ed indispensabili interventi volti alla maggiore compatibilizzazione degli insediamenti con il contesto del Parco. N P N ambito paesistico di collina è presente una zona di notevoli dimensioni identificata A area della cava e delle strutture produttive della fornace dismessa di Rovagnate: in tale zona gli interventi, da svilupparsi secondo ulteriori specifiche indicazioni del Piano di Settore per le attività ricreative, educative sociali e culturali, devono portare ad un riutilizzo delle strutture esistenti a fini ricreativi, culturali e sociali, prevedendo al contempo una rinaturalizzazione degli ambienti oggetto di escavazione. “ P N A P C, Cà del Soldato, e della sede amministrativa oltre che del Centro Visite del Parco, Cascina Butto: anche per queste zone il Piano detta specifiche norme di intervento e di utilizzo delle strutture e delle aree ad esse connesse. Nella tavola 3 si riconosc Art. 39 delle NTA: si tratta delle strutture produttive della ex fornace di Rovagnate, per cui s A allevamento di vitelli dismesso in comune di Olgiate Molgora per cui è consentito esclusivamente un riutilizzo di tipo agricolo- produttivo. Si individuano inoltre A Allegato E: si tratta di aree in cui le pregresse attività di cava e discarica hanno portato alla attuale situazione di degrado ambientale, per cui vengono date prescrizioni ed indicazioni per il recupero, compatibilmente con le esigenze di tutela del Parco. La Tavola 3 riporta inoltre delle semplici indicaz Art. 37 per cui vengono fornite specifiche indicazioni per la realizzazione dei parcheggi a servizio del Parco; peraltro è previsto che il Piano di Settore per le attività educative, ricreative, sociali e culturali possa integrare le previsioni della tavola di Piano. La Tavola 2 del PTC ripor A NTA A T articolazione interna della superficie boscata in relazione alla destinazione prevalente (produttiva, protettiva, per la fruizione, naturalistica) e quindi a particolari modalità di trattamento.

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3 RIFERIMENTI NORMATIVI, SISTEMA DEI VINCOLI E DELLA PIANIFICAZIONE

3.1 PREMESSA Il sistema dei vincoli e degli atti di pianificazione deve essere analizzato per definire il quadro delle tutele al quale il PTC deve concorrere. Per quanto concerne i vincoli, si è fatto riferimento alle norme di tutela naturalistica, paesistica ed ambientale efficaci su questo territorio, quindi al sistema di Rete Natura 2000, al vincolo paesistico ed al vincolo idrogeologico. Per quanto riguarda gli atti di pianificazione, sono stati pressi in considerazione i documenti di pianificazione territoriale di area vasta che agiscono su questo territorio, quindi il Piano Territoriale Regionale (PTR), il Piano P ‘ PP‘ P T C P L D documento è necessario prendere in considerazione sia quanto relativo agli aspetti di analisi sia quanto relativo agli aspetti di carattere paesistico, con valenza quindi di progetto, mentre altri aspetti vengono riproposti con il quadro delle conoscenze. Si presentano inoltre i contenuti degli strumenti di pianificazione urbanistica di Merate, attualmente vigenti, destinati ad essere modificati a seguito del recepimento del PTC.

3.2 RIFERIMENTI NORMATIVI Il rapporto esistente fra Piano del Parco ed altri documenti di pianificazione è definito dalla L.R. 86/83, dalla L 394/91 ed ulteriormente illustrato dal Piano Territoriale Regionale (PTR).

L L Legge quadro per le Art. 25 comma 2: Il piano per il parco è ismo di gestione del parco ed è approvato dalla regione. Esso ha valore anche di piano paesistico e di piano urbanistico e sostituisce i piani paesistici e i piani territoriali o urbanistici di

L L‘ P N A comma 4 dispone: Le previsioni urbanistiche del piano del parco sono immediatamente vincolanti per chiunque, sono recepite di diritto negli strumenti urbanistici generali dei comuni interessati e sostituiscono eventuali previsioni difformi che vi fossero contenute. LA L‘ L‘ 2011, prevede che qualora i Parchi naturali siano P ‘ P P N Po Territoriale di Coordinamento e dispone: P regionali, tale piano costituisce un titolo specifico del piano territoriale di coordinamento. 2. Il piano del parco naturale articola il territorio in zone con diverso regime di tutela e diverse tipologie di interventi attivi per la conservazione dei valori naturali e ambientali, nonché storici, culturali e antropologici I un'attività agricola eco-compatibile. 3. Il piano del parco naturale ha valore di piano urbanistico, con efficacia prevalente sui piani urbanistici di qualsiasi livello e si conforma e si adegua al piano paesaggistico regionale. P

Il Piano del Parco ha quindi valenza prescrittiva immediata. I piani di governo del territorio (PGT) possono esprimere ulteriori indicazioni, sempre però in attuazione di quanto già disposto dal Piano del Parco. La legge regionale per il governo del territorio (L.R. A che: Il Piano Territoriale Regionale (PTR) costituisce quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del terr I A che: Le previsioni del PTR concernenti la realizzazione di prioritarie infrastrutture e di interventi di potenziamento ed

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adeguamento delle linee di comunicazione e del sistema della mobilità, nonché i principali poli di sviluppo regionale e delle zone di preservazione e salvaguardia ambientale, espressamente qualificate quali obiettivi prioritari di interesse regionale o sovraregionale, prevalgono sulle disposizioni dei piani territoriali di coordinamento dei parchi regionali di cui alla L.R. 86/1983, non costituenti parchi naturali o aree naturali protette secondo la vigente legislazione. In caso di difformità tra il PTR e la pianificazione di aree naturali C necessarie ad assicurare la coerenza tra detti strumenti, prevedendo le eventuali mitigazioni e compensazioni

La relazione del documento di piano del PTR chiarisce quindi che ciascun atto che concorre a vario titolo e livello al governo del territorio in Lombardia deve confrontarsi con il sistema di obiettivi del PTR. L PT‘ puntualmente riconoscibile con rimandi diretti. Il PTR costituisce quadro di riferimento in particolare per quanto attiene la rispondenza:  al sistema degli obiettivi di piano;  ;  agli indirizzi per il riassetto idrogeologico;  agli obiettivi tematici e per i Sistemi Territoriali;  alle disposizioni e indirizzi del Piano Paesaggistico;  alle previsioni costituenti obiettivi prioritari di interesse regionale;  P T ‘ A. La predisposizione del presente piano è perciò stata informata dai contenuti del PTR, come viene oltre illustrato nella presentazione del quadro dei riferimenti. Il PTR è invece immediatamente prevalente per quanto riguarda le previsioni inerenti linee di comunicazione e P ‘ P N

Il Piano Paesaggistico, integrato nel Piano Territoriale Regionale, richiama invece il principio della maggior definizione: gli strumenti di maggior dettaglio sono chiamati ad approfondire, alla propria scala di lettura e pianificazione del territorio, le disposizioni dei piani di scala più vasta. Anche questo documento richiama quindi i compiti in materia paesaggistica del Piano del Parco, già previsti dalla L‘ P P P piano regionale.

Per quanto riguarda la relazione con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, sempre la L.R. 12/2005, A Relativamente alle aree comprese nel territorio di aree regionali protette, per le quali la gestione e le funzioni di natura paesaggistico-ambientale spettano ai competenti enti preposti secondo specifiche leggi e provvedimenti regionali, il PTCP recepisce gli strumenti di pianificazione approvati o adottati che costituiscono il sistema delle aree regionali protette, attenendosi, nei casi di piani di parco adottati, alle misure di salvaguardia previste in conformità alla legislazione in materia; la provincia coordina con i rispettivi enti gestori la definizione delle indicazioni territoriali di cui ai precedenti commi, qualora incidenti su aree comprese nel territorio delle aree regionali protette, PTCP LA L PTCP delle infrastrutture riguardanti il sistema della mobilità, prevalgono sulle disposizioni dei piani territoriali di coordinamento dei parchi regionali di cui alla legge regionale 30 novembre 1983, n. 86 (Piano generale delle aree regionali protette. Norme rilevanza naturale e ambientale), non costituenti parchi naturali o aree naturali protette secondo la vigente legislazione, nei seguenti casi: a) qualora costituiscano diretta attuazione di interventi previsti come prioritari nel piano territoriale regionale, a b) qualora il carattere prioritario di tali interventi sia stato riconosciuto, a seguito di proposta della provincia, dalla Regione in sede di aggiornamento del piano territoriale regionale; in tal caso la previsione del PTCP acquista namento del piano territoriale regionale che reca il riconoscimento di priorità; Regione, anche in relazione alle misure di mitigazione e compensazione ambientale da realizzarsi

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Nel caso del PTCP della Provincia di Lecco, nel territorio del Parco regionale non ricorrono i casi di prevalenza di cui sopra, e sussiste solo la necessità di un coordinamento dei piani per gli aspetti paesaggistici.

3.3 RETE NATURA 2000 L'Unione Europea, con la Direttiva Uccelli e con la Direttiva Habitat, ha individuato un elenco di habitat e di specie animali e vegetali considerate di interesse comunitario, la cui salvaguardia è cioè essenziale per la conservazione della ricchezza biologica ed ecosistemica del nostro continente. Fra questi habitat e specie alcuni vengono considerati di interesse prioritario, poiché la loro conservazione è particolarmente minacciata. L'Unione Europea intende quindi costituire una rete di aree attraverso tutto il continente per assicurare la salvaguardia del suo patrimonio ambientale (Rete Natura 2000). Le aree che contengono habitat e specie di interesse comunitario entrerebbero a far parte di questa rete, quali Siti di Interesse Comunitario. Per una vasta parte del Parco Regionale è quindi stato proposto nel 1995 il riconoscimento di Sito di Interesse Comunitario. La procedura di valutazione e riconoscimento da parte della Commissione Europea si è conclusa positivamente. Poiché il Sito proposto è interno ad un'area protetta già istituita, che già dovrebbe assicurare attenzione e tutela per i valori oggetto di interesse comunitario, il riconoscimento da parte dell'Unione Europea non porta ulteriori vincoli normativi espliciti, Comporta però la necessità di valutare l'incidenza che le trasformazioni di maggior rilevanza possono avere sulle entità (specie o habitat) che hanno condotto al riconoscimento comunitario, al fine di evitare qualsiasi impatto negativo. Fra le azioni si considerano anche le misure di pianificazione. Devono essere sottoposte alla valutazione di incidenza anche gli interventi e le misure di pianificazione relative ad aree esterne al SIC quando sia possibile una loro interferenza con le entità oggetto di tutela. In termini positivi, la presenza del SIC pone anche la necessità di incentivare misure attive di conservazione e tutela.

3.4 IL VINCOLO PAESISTICO La maggior parte del territorio del parco già preced A ex lege 1497/39 (ora Art. 136 Dlgs 42/2004). I vincoli paesistici vennero apposti con una serie di decreti ministeriali tra il 1964 e il 1969; in molti casi si procedette ad una prima apposizione di vincolo su parte del territorio, per poi giungere alla tutela dell'intero territorio comunale. Il Comune di Cernusco Lombardone fu vincolato parzialmente con un primo Decreto ministeriale del 8/1/1964; successivamente il D.M. del 24/01/1969 pose sotto tutela l'intero territorio comunale; la medesima situazione si verifico per il territorio di Montevecchia, con un primo decreto parziale del 8/1/1964 ed il successivo decreto su tutto il territorio del 8/11/1968; Missaglia fu oggetto di vincolo per la sola parte collinare con il DM del 8/1/1964, per poi essere totalmente tutelata con il DM del 1/7/1967. Il territorio comunale di Merate fu oggetto di un primo parziale vincolo paesaggistico nel 1964 con il DM 1/8/1964, poi portato sull'intero territorio comunale con il DM 2/5/1968. La stessa situazione si verificò per i Comuni di Perego e Rovagnate: per il territorio di Perego il vincolo fu apposto DM DM Rovagnate fu parzialmente tutelato con DM 8/1/1964, poi completato con il DM 5/6/1967. Il territorio del Comune di Viganò fu vincolato con DM del 9/6/1967 e quello di Sirtori con DM 6/6/1967. Il territorio del Comune di Olgiate Molgora fu invece oggetto di due separati provvedimenti: il DM 8/1/1964 ed il successivo DM del 5/6/1967.

Le motivazioni dell'apposizione dei vincoli sono molto simili per tutti i comuni interessati: in particolare viene riconosciuta la presenza di valori paesaggistici tradizionali della Brianza, che si fondono in episodi panoramici e quadri paesistici, tali da dover essere tutelati, anche in relazione alla loro fruibilità e godibilità pubblica. Inoltre, in particolare per il Comune di Merate, vengono messe in evidenza anche le pregevoli presenze di grandi parchi ed il valore paesistico degli abitati.

Ovviamente a tali vincoli si sono sovrapposti quelli conseguenti alla legge Galasso, relativamente alla fascia lungo i 13

P A D 42/2004. I territori dei Comuni di Osnago e Lomagna risultano invece essere vincolati esclusivamente in relazione alle A D renti Lavandaia, Molgoretta e Molgora, ed A D P Si rileva poi in tutto il territorio del Parco la presenza di numerosi edifici e comparti vincolati con atti specifici e puntuali per le loro peculiarità storico-architettoniche (ex lege 1089/39, ora art.10 Dlgs 42/2004).

3.5 IL VINCOLO IDROGEOLOGICO Il vincolo idrogeologico, istituito con il R.D.L. 30 dicembre 1923 n. 3267, interessa una quota rilevante del rilievo collinare, dove il territorio vincolato è sostanzialmente sovrapposto alle superfici boschive. Sono quindi escluse dal vincolo le aree urbanizzate, le superfici agricole, ma anche le aree in passato interessate da attività estrattiva o di cavazione.

3.6 IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE Il Piano Territoriale Regionale è stato approvato dal Consiglio Regionale della Lombardia il 19 gennaio 2010, ed ha acquisito efficacia dal 17 febbraio 2010. Il Piano Territoriale Regionale (PTR) della Lomba della Regione. Il PTR si compone delle seguenti sezioni:  Presentazione, che illustra la natura, la struttura e gli effetti del Piano  Documento di Piano, che definisce gli obiettivi e le strategie di sviluppo per la Lombardia  Piano Paesaggistico, che contiene la disciplina paesaggistica della Lombardia  Strumenti Operativi, che individua strumenti, criteri e linee guida per perseguire gli obiettivi proposti  Sezioni Tematiche, che contiene l'Atlante di Lombardia e approfondimenti su temi specifici  Valutazione Ambientale, che contiene il rapporto Ambientale e altri elaborati prodotti nel percorso di Valutazione Ambientale del Piano I D P e le altre sezioni del Piano poiché, in forte relazione con il dettato normativo (Art. 19, comma 2 lett. a) della L.R. 12/05) definisce gli obiettivi di sviluppo socio economico della Lombardia, individuando 3 macro- ne di Piano con diretto riferimento alle perseguimento dello sviluppo sostenibile) che concorrono al miglioramento della vita dei cittadini:  rafforzare la competitività dei territori della Lombardia  riequilibrare il territorio lombardo  proteggere e valorizzare le risorse della regione. Il PTR definisce inoltre 24 obiettivi territoriali: 1. Favorire, come condizione necessaria per la valorizzazione dei territori, l'innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione:  in campo produttivo (agricoltura, costruzioni e industria) e per ridurre l'impatto della produzione sull'ambiente;  nella gestione e nella fornitura dei servizi (dalla mobilità ai servizi);  nell'uso delle risorse e nella produzione di energia;  nelle pratiche di governo del territorio, prevedendo processi partecipativi e diffondendo la cultura della prevenzione del rischio. 2. Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia e tra il territorio regionale e l'esterno, intervenendo sulle reti materiali (infrastrutture di trasporto e reti tecnologiche) e immateriali (sistema delle fiere, sistema delle università, centri di eccellenza, network culturali), con attenzione alla sostenibilità ambientale e all'integrazione paesaggistica. 3. Assicurare, a tutti i territori della regione e a tutti i cittadini, l'accesso ai servizi pubblici e di pubblica utilità, attraverso una pianificazione integrata delle reti della mobilità, tecnologiche, distributive, culturali, della formazione, sanitarie, energetiche e dei servizi. 4. Perseguire l'efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità, agendo sulla pianificazione integrata delle reti, sulla riduzione degli sprechi e sulla gestione ottimale del servizio. 5. Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell'abitare nella sua accezione estensiva di spazio fisico,

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relazionale, di movimento e identitaria (contesti multifunzionali, accessibili, ambientalmente qualificati e sostenibili, paesaggisticamente coerenti e riconoscibili) attraverso:  la promozione della qualità architettonica degli interventi;  la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici;  il recupero delle aree degradate;  la riqualificazione dei quartieri di ERP;  l'integrazione funzionale;  il riequilibrio tra aree marginali e centrali;  la promozione di processi partecipativi. 6. Porre le condizioni per un offerta adeguata alla domanda di spazi per la residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero, agendo prioritariamente su contesti da riqualificare o da recuperare e riducendo il ricorso all'utilizzo di suolo libero. 7. Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità dell'ambiente, la prevenzione e il contenimento dell'inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico. 8. Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio, agendo sulla prevenzione e diffusione della conoscenza del rischio (idrogeologico, sismico, industriale, tecnologico, derivante dalla mobilità, dagli usi del sottosuolo, dalla presenza di manufatti, dalle attività estrattive), sulla pianificazione e sull'utilizzo prudente e sostenibile del suolo e delle acque. 9. Assicurare l'equità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici economici, sociali ed ambientali derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio. 10. Promuovere l'offerta integrata di funzioni turistico - ricreative sostenibili, mettendo a sistema le risorse ambientali, culturali, paesaggistiche ed agroalimentari della regione e diffondendo la cultura del turismo non invasivo. 11. Promuovere un sistema produttivo di eccellenza attraverso:  il rilancio del sistema agroalimentare come fattore di produzione ma anche come settore turistico, privilegiando le modalità di coltura a basso impatto e una fruizione turistica sostenibile;  il miglioramento della competitività del sistema industriale tramite la concentrazione delle risorse su aree e obiettivi strategici, privilegiando i settori a basso impatto ambientale;  lo sviluppo del sistema fieristico con attenzione alla sostenibilità. 12. Valorizzare il ruolo di Milano quale punto di forza del sistema economico, culturale e dell'innovazione e come competitore a livello globale. 13. Realizzare, per il contenimento della diffusione urbana, un sistema policentrico di centralità urbane compatte ponendo attenzione al rapporto tra centri urbani e aree meno dense, alla valorizzazione dei piccoli centri come strumento di presidio del territorio, al miglioramento del sistema infrastrutturale, attraverso azioni che controllino l'utilizzo estensivo di suolo. 14. Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia, anche attraverso un attento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale, come elementi di ricomposizione paesaggistica, di rinaturalizzazione del territorio, tenendo conto delle potenzialità degli habitat. 15. Supportare gli Enti Locali nell'attività di programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale, in modo che sia garantito il proseguimento della sostenibilità della crescita nella programmazione e progettazione a tutti i livelli di governo. 16. Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo attraverso l'utilizzo razionale e responsabile delle risorse anche in termini di risparmio, l'efficienza nei processi di produzione ed erogazione, il recupero, il riutilizzo dei territori degradati e delle aree dismesse, il riutilizzo dei rifiuti. 17. Garantire la qualità delle risorse naturali ed ambientali attraverso la progettazione delle reti ecologiche, la riduzione delle emissioni climalteranti ed inquinanti, il contenimento dell'inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico e luminoso, la gestione idrica integrata. 18. Favorire la graduale trasformazione dei comportamenti, anche individuali, e degli approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni risorsa, l'attenzione ai temi ambientali e della biodiversità, paesaggistici e culturali, la fruizione turistica sostenibile, attraverso azioni di educazione nelle scuole, di formazione degli operatori e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. 19. Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse, anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni paesaggistico, culturale, ambientale, naturalistico, forestale e agroalimentare e il riconoscimento del loro valore intrinseco come capitale fondamentale per l'identità della Lombardia. 20. Promuovere l'integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo

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economico, infrastrutturale ed edilizio, tramite la promozione della qualità progettuale, la mitigazione degli impatti ambientali e la migliore contestualizzazione degli interventi già realizzati. 21. Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi con particolare attenzione alla rigorosa mitigazione degli impatti, assumendo l'agricoltura e il paesaggio come fattori di qualificazione progettuale e di valorizzazione del territorio. 22. Responsabilizzare la collettività e promuovere l'innovazione di prodotto e di processo al fine di minimizzare l'impatto delle attività antropiche, sia legate alla produzione (attività agricola, industriale, commerciale) che alla vita quotidiana (mobilità, residenza, turismo). 23. Gestire con modalità istituzionali cooperative le funzioni e le complessità dei sistemi transregionali attraverso il miglioramento della cooperazione. ‘ M E L funzioni e di contesti regionali forti.

Il PTR colloca il Parco di Montevecchia e della >Valle del Curone nella Polarità storica della Brianza, come

Fig. 1 - Estratto della tavola 1 del PTR - POLARITÀ E POLI DI SVILUPPO REGIONALE (in rosso l’area del Parco).

Il Parco di Mon V C “ M L P Il Sistema Territoriale Metropolitano lombardo, ancor più rispetto agli altri Sistemi del PTR, non corrisponde ad un ambito geografico- -ovest compreso tra la fascia pedemontana e la parte più settentrionale della Pianura Irrigua, coinvolgendo, per la quasi totalità, la pianura asciutta. Esso fa parte del più esteso Sistema Metropolitano del nord Italia che attraversa Piemonte, Lombardia e Veneto e caratterizza I C “vizzeri, e intrattiene relazioni forti in un contesto internazionale. Le caratteristiche fisiche dell'area sono state determinanti per il suo sviluppo storico: il territorio pianeggiante ha facilitato infatti gli insediamenti, le relazioni e gli scambi che hanno permesso l'affermarsi di una struttura economica così rilevante. La ricchezza di acqua del sistema idrografico e freatico, è stata fondamentale per la produzione agricola e per la produzione di energia per i processi industriali. Il Sistema Territoriale dei Laghi. La presenza su un territorio fortemente urbanizzato, come quello lombardo, di numerosi bacini lacuali, con elementi di elevata qualità, dimensioni e conformazioni morfologiche variamente modellate, è una situazione che non ha eguali in Italia e rappresenta un sistema unico anche in Europa. G

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popolata, che costituisce una sorta di cerniera tra i due diversi ambiti geografici. Il Sistema Territoriale Pedemontano costituisce zona di passaggio tra gli ambiti meridionali pianeggianti e le vette delle aree montane alpine; è zona di cerniera tra le aree densamente urbanizzate della fascia centrale della Lombardia e gli ambiti a minor densità edilizia che caratterizzano le aree montane, anche attraverso gli sbocchi delle principali valli alpine, con fondovalli fortemente e densamente sfruttati dagli insediamenti residenziali e industriali. Il Sistema Pedemontano evidenzia strutture insedi ma che hanno la tendenza alla saldatura, rispetto invece ai nuclei montani caratterizzati da una ben certa riconoscibilità; è sede di forti contraddizioni ambientali tra il consumo degli elementi di pregio naturalistico e paesistico. Il Sistema Pedemontano interessa varie fasce altimetriche; è attraversato dalla montagna e dalle dorsali prealpine, dalla fascia collinare e dalla zona dei laghi insubrici, ciascuna di queste caratterizzata da paesaggi ricchi e peculiari. Geograficamente il sistema territoriale si riconosce in quella porzione a nord della regione che si estende dal lago Maggiore al lago di Garda comprendendo le aree del Varesotto, del Lario Comasco, del Lecchese, delle valli bergamasche e bresciane, della zona del Sebino e della Franciacorta, con tutti i principali sbocchi vallivi. Si tratta di un territorio articolato in tante identità territoriali, tra cui possiamo distinguere paesaggi diversamente B L A V situazione di forte insediamento residenziale e produttivo, con punte di degrado ambientale e preoccupanti dissesti ecologici, poggia su un palinsesto di memorie paesistiche, culturali, architettoniche. Ciascuno dei territori che si riconosce nel Sistema Pedemontano appartiene anche ad uno o più degli altri Sistemi Territoriali individuati (Metropolitano, della Pianura Irrigua, Montano, dei Laghi), in questo sta la forte potenzialità che deve essere espressa per poter essere valorizzata.

I “ T P delle caratter D P ST3.1 Tutelare i caratteri naturali diffusi attraverso la creazione di un sistema di aree verdi collegate tra loro (reti ecologiche). ST3.2 Tutelare sicurezza e salute dei cittadini attraverso la riduzione dell'inquinamento ambientale e la preservazione delle risorse. ST3.3 Favorire uno sviluppo policentrico evitando la polverizzazione insediativa. ST3.4 Promuovere la riqualificazione del territorio attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture per la mobilità pubblica e privata. ST3.5 Applicare modalità di progettazione integrata tra infrastrutture e paesaggio. ST3.6 Tutelare e valorizzare il paesaggio caratteristico attraverso la promozione della fruibilità turistico - ricreativa e il mantenimento dell'attività agricola. ST3.7 Recuperare aree e manufatti edilizi degradati in una logica che richiami le caratteristiche del territorio pedemontano. ST3.8 Incentivare l'agricoltura e il settore turistico ricreativo per garantire la qualità dell' ambiente e del paesaggio caratteristico. ST3.9 Valorizzare l'imprenditoria locale e le riconversioni produttive garantendole l'accessibilità alle nuove P suolo il PTR individua i seguenti obiettivi:  L  Favorire interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio.  Conservare i varchi liberi, destinando prioritariamente le aree alla realizzazione della Rete Verde Regionale, anche mediante la proposta di nuovi Parchi Locali di Interesse Sovracomunale.  Evitare la dispersione urbana, mantenendo forme urbane compatte.  Mantenere la riconoscibilità dei centri urbani evitando le saldature lungo le infrastrutture.

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Fig. 2 - Estratto della tavola 4 del PTR - I SISTEMI TERRITORIALI DEL PTR (in rosso il Parco).

Come evidenziato dalla seguente tavola 2 del PTR, il Parco rappresenta una zone di preservazione e salvaguardia ambientale. Il PTR identifica le zone di preservazione e salvaguardia ambientale, con riferimento diretto al macro- P competitività regionale e di consentire a ciascun territorio di sviluppare il proprio potenziale. Il miglioramento della qualità della vita dei cittadini necessariamente passa anche dalla costruzione e dal potenziamento di un territorio di qualità, anche dal punto di vista paesistico, ambientale e per la fruizione sociale degli spazi.

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Fig. 3 - Estratto della tavola 2 del PTR - ZONE DI PRESERVAZIONE E SALVAGUARDIA AMBIENTALE.

3.7 PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE Il PTR assume anche valore di Piano Paesaggistico, proseguendo in tal senso nel solco segnato dal Piano Territoriale Paesistico Regionale approvato nel 2001. La sezione PTR - Piano Paesaggistico fornisce, tramite gli elaborati del Quadro di riferimento paesaggistico e quelli dei Contenuti dispositivi e di indirizzo, numerose indicazioni sia in merito agli indirizzi generali di tutela riguardanti le diverse unità tipologiche, particolari strutture insediative e valori storico-culturali, sia in merito ad ambiti e sistemi di rilevanza regionale. Un tema particolare riguarda poi la riqualificazione delle situazioni di degrado e il contenimento dei fenomeni di

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riferimento al contesto più ampio, e alla definizione di azioni concrete). P PT‘ A L‘ D. Lgs 42/04 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), gli elaborati del PTPR pre-vigente sono stati integrati, aggiornati e assunti dal PTR che ne fa propri contenuti, obiettivi, strumenti e misure. In particolare sono state individuate le aree significativamente compromesse o degradate dal punto di vista paesaggistico, con la proposizione di nuovi indirizzi agli interventi di riqualificazione, recupero e contenimento del degrado. Inoltre, per quanto di interesse ai fini della predisposizione del PTC, il PPR propone una serie di cartografie del Piano integrate con nuovi livelli informativi, con dati ed informazioni nuove (geositi, percorsi panoramici e visuali sensibili, belvedere e punti di osservazione), aggiorna le disposizioni per la pianificazione paesaggistica delle Province e dei Parchi regionali, proponendo in particolare un nuovo schema di contenuti (con relativa legenda unificata) per i Piani Territoriali di Coordinamento provinciale e dei Parchi.

I contenuti della sezione Piano Paesaggistico costituiscono la disciplina paesaggistica regionale per la Lombardia.

Gli atti di specifica valenza paesaggistica prodotti da Regione (PTR), Province (PTCP), Enti gestori dei Parchi (PCP) e Comuni (PGT), concorrono a definire il Piano del Paesaggio Lombardo.

L P P ‘ A ogni strumento pianificatorio è chiamato ad approfondire le scelte in materia paesaggistica, e ad operare un salto di scala per una più efficace contestualizzazione nel territorio, con riferimento al quadro definito dal PPR attraverso i suoi documenti.

Per quanto concerne il territorio del Parco, la Tavola A del Piano Paesaggistico Regionale colloca il territorio del P B U T F La Tavola B, relativi agli elementi identificativo ed ai percorsi di interesse paesaggistico, individua  i vigneti di Montevecchia (punto 37) fra gli elementi del paesaggio agricolo tradizionale;  M M Il Parco compare ovviamente nella tavola C, relativa alle Istituzioni di tutela della natura. La Tavola E, inerente la viabilità di rilevanza paesaggistica individua nel territorio del Parco e nelle sue immediate adiacenze  la SP6-51, da Carate a Civate, quale strada panoramica;  il tracciato Monza Molteno via Carolingia, quale tracciato guida paesaggistico;  il Santuario di Montevecchia quale Belvedere di rilevanza regionale. Le tavole F e G, inerenti la riqualificazione paesaggistica, segnalano la presenza di tre cave abbandonate (Molere di V B M F ‘ locale, si devono applicare quanto al paragrafo 4 degli indirizzi di tutela, e quindi la rimozione di impianti e manufatti dismessi ed il recupero ambientale.

Inoltre, sempre per quanto di interesse per il territorio del Parco, le NTA:  A gono la tutela dei fontanili quale elemento caratteristico del paesaggio della pianura irrigua;  A G ‘ località dove sia possibile definire un interesse geologico e/o geomorfologico per la conservazione associabile ad un valore scientifico, ai fini della comprensione dei processi geologici in atto e/o nei termini P on il riconoscimento di ulteriori geositi;  A paesaggio lombardo, fra i quali, quindi, quelli individuati nel parco ed evidenziati in Tavola E.

3.8 IL PROGETTO DI RETE ECOLOGICA REGIONALE Con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta ha approvato il disegno definitivo di Rete E ‘ La Rete Ecologica Regionale (RER) è riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale e

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costituisce strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale. La RER, e i criteri per la sua implementazione, forniscono al Piano Territoriale Regionale il quadro delle sensibilità pri valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio regionale; aiuta il PTR a svolgere una funzione di indirizzo per i PTCP provinciali e i PGT/PRG comunali; aiuta il PTR a svolgere una funzione di coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di settore, e ad individuare le sensibilità prioritarie ed a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di riequilibrio ecologico; anche per quanto riguarda le Pianificazioni regionali di settore può fornire un quadro orientativo di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità per individuare azioni di piano compatibili; fornire agli uffici deputati miglioramento complessivo del sistema. I ‘E‘ - ‘ E ‘ ‘ E ‘ - Alpi P della Rete e degli elementi che la costituiscono, rimandando ai settori in scala 1:25.000, in cui è suddiviso il territorio regionale. I ‘ indicazioni per la composizione e la concreta salvaguardia della Rete nell'ambito dell'attività di pianificazione e programmazione. Il territorio del Parco è diviso fra il quadro 69, compreso nel Settore delle Alpi e Prealpi lombarde, ed il quadro 70, nel Settore della Pianura Padana lombarda e Oltrepò Pavese.

3.9 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI LECCO

PREMESSA La Provincia di Lecco è dotata di PTCP dal 2004, successivamente adeguato con riferimento a quanto disposto dalla L.R. 12/2005; la variante del PTCP è stata definitivamente approvata nel marzo 2009. L PTCP valorizzazione del territorio e dei valori rurali, degli ambiti agricoli strategici, il significato e la dimensione paesaggistica del PTCP, proponendo così un disegno di sviluppo sostenibile del territorio cui tutti gli Enti sono tenuti a confrontarsi ed adeguarsi, ponendo particolare attenzione agli ambiti territoriali. C A NTA PTCP -ambientali dei piani dei parchi regionali e degli strumenti di programmazione e gestione approvati e armonizza le proprie previsioni con le esigenze di tutela delle Il territorio del Parco, seppure già dotato di propria pianificazione vigente e con valenza di piano paesistico, viene sempre analizzato in tutti gli aspetti trattati dal piano e ne vengono riconosciute criticità e potenzialità. Pertanto, anche se il PTCP non introduce condizionamenti sulla pianificazione del parco, è comunque necessario mettersi in relazione con questo documento:  per le indicazioni che esprime ai fini della tutela delle aree limitrofe ai confini del Parco, soprattutto attraverso la definizione della rete ecologica provinciale, quale strumento di connessione e integrazione  per le previsioni infrastrutturali che anche indirettamente possano interferire con le condizioni ambientali L‘  soprattutto, per quanto concerne gli aspetti paesaggistici, con i quali armonizzare la pianificazione del Parco. Il PTCP della Provincia di Lecco individua e codifica nelle sue Norme di Attuazione gli obiettivi generali, come di seguito indicato:  Valorizzare le qualità paesistiche e culturali del territorio provinciale e la collocazione metropolitana della Città dei Monti e dei Laghi Lecchesi componente primaria dei Sistemi Territoriali Pedemontano e dei Laghi individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) - come vettore di riconosci locale e come opportunità di sviluppo sostenibile del territorio;  Confermare la vocazione manifatturiera della provincia di Lecco e sostenere i processi di innovazione (e di  M L B metropolitana;

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 Favorire lo sviluppo di una mobilità integrata e più sostenibile;  Migliorare la funzionalità del sistema viabilistico,  Tutelare il paesaggio come fattore di valorizzazione del territorio e come vettore di riconoscimento e  Conservare gli spazi aperti e il paesaggio agrario, qualificando il ruolo della impresa agricola multifunzionale e minimizzando il consumo di suolo nella sua dimensione quantitativa ma anche per i fattori di forma;  Contrastare la tendenza ad un progressivo impoverimento della biodiversità e alla riduzione del patrimonio di aree verdi;  Qualificare i tessuti edilizi incentivando lo sviluppo di nuove tecnologie bio-compatibili e per il risparmio energetico;  Migliorare le condizioni di vivibilità del territorio;  Garantire la sicurezza del territorio con particolare riferimento alla montagna;  Promuovere i processi di cooperazione intercomunale e la capacità di auto-rappresentazione e proposta dei Sistemi Locali. Il PTCP assolve inoltre ai seguenti compiti:  definisce le modalità di tutela e valorizzazione;  classifica le situazioni di degrado o di criticità paesistico-ambientale e individua i relativi criteri di riqualificazione;  definisce criteri atti a garantire la coerenza degli interventi a livello locale per la valorizzazione paesistica della rete stradale fondamentale, con particolare riferimento alla reciprocità percettiva tra strada e territorio.

Per quanto riguarda i contenuti paesistici del PTCP, esso individua:  i sistemi territoriali definiti in base ai caratteri paesistico-ambientali;  le zone di particolare interesse paesistico ambientale;  dia dei valori ambientali protetti;  P sovracomunale (PLIS).

Gli elaborati del PTCP forniscono inoltre un importante contributo non solo per la contestualizzazione del territorio del Parco in una prospettiva territoriale più ampia, ma anche per la sua conoscenza, relativamente a:  la pianificazione urbanistica;  le dinamiche socio economiche;  la mobilità;   il sistema rurale e la valenza economica delle attività agricole;  i sistemi ambientali;  il paesaggio e le tutele paesaggistiche;  le strategie territoriali.

D presente relazione.

PIANIFICAZIONE URBANISTICA La tavola relativa allo scenario 0 mosaico degli strumenti urbanistici comunali fornisce una panoramica aggiornata (2006-2008) sulla pianificazione comunale locale ed in particolare rende immediatamente visibili le conurbazioni che si sono create nel territorio della Brianza lecchese e che progressivamente accerchiano il Parco di Montevecchia. E' particolarmente evidente la conurbazione che si estende ormai senza soluzione di continuità tra Lomagna, Osnago, Cernusco e Merate ad est del parco, la conurbazione a nord che lega Calco, Olgiate, Rovagnate e Perego e anche a ovest il Parco sembra ormai accerchiato nei comuni di Sirtori, Viganò e parte di Missaglia; l'unica zona -ovest verso la Valle della Nava e Casatenovo. Viene quindi evidenziato PTCP P P Montevecchia rispetto al territorio circostante

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DINAMICHE SOCIO - ECONOMICHE La Monografia A del PTCP riporta numerosi dati inerenti le dinamiche socio-economiche, di cui di seguito si I P M K esenta anche il secondo circondario più densamente abitato, dopo quello di Lecco, con 838 ab/kmq, e dove comunque si ha un'elevata concentrazione di aree protette (13,9% della superficie). A livello di uso dai dati si evince che il circondario di Merate ha avuto la maggiore trasformazione del territorio con la dinamica edilizia più rilevante negli ultimi 10 anni (+15%), e con una riduzione del 3% della SAU. I M rafica (+9% tra - 70.503. Dal punto di vista economico, dopo quello di Lecco, il circondario più rilevante è quello di Merate (5.652 unità locali e 25.386 addetti pari al 20% dei totali provinciali). P maggiore sviluppo è stato quello del Merate (+13,5% il numero di addetti e un tasso di attività che è passato dal 44% al 53%),

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Tabella 1- Dati demografici, socio economici e territoriali (circondario di MERATE, da PTCP Provincia di Lecco)

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LA MOBILITAげ NEL PTCP L “ iazioni dle circondario. In particolare, dalla tavole del sistema della mobilità si evince che il Parco è attraversato da strade secondarie, mentre sono tangenti al parco stesso alcuni tracciati principali. La tavola evidenzia inoltre la previsione di una strada principale in progetto di collegamento tra Merate e Rovagnate che attraverserebbe alcuni tratti di parco ed una strada secondaria che partendo da Cernusco si innesterebbe su questa strada principale, transitando P Per quanto concerne il sistema del trasporto pubblico è da rilevare la scarsa presenza di trasporti pubblici su gomma che attraversano il territorio del parco, mentre importante è per il Parco la linea ferroviaria che ne definisce parte del confine sud-est. La tavola relativa alle variazioni del volume di traffico evidenzia un forte incremento del volume di traffico lungo il collegamento tra Merate e Olgiate Molgora L “

ASSETTO IDROGEOLOGICO La tavola relativa allo scenario 8 tavola dei dissesti evidenzia che sostanzialmente il territorio del Parco non presenta particolari situazioni, critiche, se non quelle, peraltro già note, derivanti da precedenti e ora dismesse attività estrattive.

IL SISTEMA RURALE E LE AZIENDE AGRICOLE A urbanizzato in cui dominano assetti ambientali naturali o naturaliformi, attività ed usi connessi al settore primario, interesse strategico. I territorio. G à agricola del Parco, rientrano nel più articolato sistema rurale della Brianza e della pianura. Il territorio agricolo sito nella parte sud del Parco viene classificata come area G - La collina vitata di Montevecchia, con fruttiferi, aromatiche e colture orticole, del Sistema Rurale delle colline moreniche.

L C M significative di aziende , anche per estensione, rispetto alla media provinciale. La SAU (superficie agricola utilizzata), è complessivamente diminuita in tutta la Provincia tra i due ultimi censimenti, ma ha invece fatto registrare una dinamica positiva in alcuni ambiti della pianura (Casatese, Meratese).

I SISTEMI AMBIENTALI Il PTCP analizza con lo Scenario 6 i gradi di permeabilità e di frammentazione degli ecosistemi e le direttrici di E P M parte meridionale della provincia di Lecco. L produttività biologica e le comunicazioni fra ecosistemi frammentati. La risposta a questa esigenza consiste essenzialmente nel non occupare con insediamenti aree ad elevata biopermeabilità, non aumentare il grado di frammentazione e mantenere o ripristinare le connessioni. Per quanto riguarda più specificamente il paesaggio, identitari, alle diverse scale che sono loro proprie.

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3.10 IL PAESAGGIO E LE TUTELE PAESISTICHE I PTCP paesaggistica molto articolata, in particolare volta alla:  conservazione nella loro leggibilità dei singoli manufatti e di altri elementi connotativi del paesaggio;   oriali.

Per il primo obiettivo vengono quindi identificate cartograficamente quelle emergenze storico-culturali che hanno mantenuto un significativo rapporto con spazi inedificati e che devono essere oggetto di specifica tutela sotto il profilo della leggibilità. P PTCP -culturale e li sottopone a specifica normativa. (quadro strutturale assetto insediativo tavola 1 c). Il terzo obiettivo si traduce nella carta delle Unità di Paesaggio e nelle descrizioni connesse e nelle misure di tutela Q

I llo scenario 9 che individua per tutto il territorio provinciale i principali elementi che comportano un significativo rischio di degrado M Missaglia in cui il rischio degrado è rappresentato dall'abbandono delle culture tradizionale in zone prevalentemente terrazzate.

Il quadro strutturale assetto insediativo individua, di rilevanza per il territorio del parco, i principali centri storici, gli ambiti di accessibilità sostenibile, gli elementi legati al sistema viabilistico (sia ferroviario sia stradale), i tracciati viari in progetto (di interesse per il territorio del parco la bretella tra la DIR 342 e la sp 54), la viabilità a prevalente vocazione di fruizione paesistica ed ambientale ed i tracciati interni al parco o lungo i confini lungo i quali eventuali insediamenti sono da considerarsi in contrasto con gli interessi paesistici.

Il quadro strutturale valori paesistici ed ambientali tavola 2 c P numerosi ambiti che generano valori paesistici ed ambientali. M paesaggistica, quale struttura naturalistica primaria della rete verde provinciale. Vengono inoltre evidenziati alcuni ambiti di prevalente valore naturale, tra cui in particolare emergenze geomorfologiche areali e lineari e geositi, ambiti di prevalente valore storico e culturale tra cui siti di interesse archeologico, sistemi della viabilità storica, sistemi dei centri urbani e nuclei di antica formazione, ambiti di prevalente valore fruitivo e visivo-percettivo, tra cui tracciati guida paesaggistici, strade panoramiche e punti di vista panoramici. Lo scenario 9 a Le unità di paesaggio - culturali,ndividuabili come unità percettive, in grado di conferire loro una precisa fisionomia e una riconoscibile identità. Nel territorio del Parco sono individuate diverse unità di paesaggio: unità E2 ed E3 della collina e dei laghi morenici, unità F3 dei rilievi pedemontani ed unità dell'alta pianura asciutta da Casatenovo a Merate

N Q evidenziati gli elementi di criticità e gli indirizzi di tutela. In particolare per la Brianza Casatese e la Brianza Meratese si evidenziano tra gli elementi di criticità la tendenza ad occupare, con fenomeni urbanizzativi sempre più accentuati, i residui spazi agricoli, la tendenza a una edificazione sparsa sulle balze e sui pendii, il degrado degli V individuata una serie di indirizzi di tutela per gli aspetti del paesaggio naturale, per gli aspetti del paesaggio antropico, paesaggio agrario tradizionale e per il paesaggio urbanizzato di queste unità di paesaggio. Parimenti per Rilievi Pedemontani, tra cui troviamo i rilievi di Montevecchia e di Missaglia con la Valle del Curone si evidenziano tra gli elementi di criticità la tendenza a una edificazione sparsa sulle balze e sui pendii, e possibili episodi di compromissione (apertura di fronti di cava, realizzazione di strade e impianti) che possono seriamente A aggio viene individuata una serie di indirizzi di tutela.

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LE STRATEGIE TERRITORIALI Il quadro strategico territoriale individua i progetti strategici da attivare su tutto il territorio della provincia di Lecco con riferimento ai diversi sistemi (insediativo, infrastrutturale e della mobilità, paesaggistico ed ambientale, culturale e turistico). Particolare attenzione deve essere posta al previsto collegamento tra la DIR 342 e la SP 54 e la SP 56 che P M

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3.11 LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA DEL COMUNE DI MERATE

L C M P PTC anche prive di efficacia le norme di salvaguardie previste dalla L.R 13/2008, che prevede l'ampliamento dei confini del Parco Regionale, nonché l'istituzione del Parco Naturale.

Il comune di Merate ha approvato recentemente il PGT; la perimetrazione del Parco riportata sulle tavole di piano non è però quella approvata con la L.R. 13/2008, risulta infatti individuate come parco solo le aree ricomprese nel L‘ orzione di parco regionale.

Le aree che il PGT già riconosce come interne al Parco sono azzonate come aree VP - 2 aree ricomprese nel perimetro del parco regionale di Montevecchia e valle del Curone per cui le NTA rimandano alla pianificazione del piano territoriale.

Il PGT per le altre aree interne comunque ai confini della L.R. 13/2008 individua ulteriori azzonamenti.

Con riferimento alla tavola PR2 del PGT le zone ricomprese nel parco sono distinte in aree destinate alla produzione agricola - zone E1 agricole produttive e zone E2 aree agricole di valenza paesistica - e in aree di valore paesaggistico e di tutela ambientale e VP 4 - corridoio di connessione tra il Parco di Montevecchia e il Parco Adda nord. “ del territorio del Parco alcuni edifici sparsi in area agricola non adibiti ad uso agricolo - ER

Per quanto concerne le prescrizioni nelle NTA del PGT di Merate E terno dei parchi prevalgono le previsione del PTC del Parco; per quanto concerne le previsioni nelle zone E1 si rileva che la pianificazione del PTC consente in tali aree la realizzazione di strutture agricole esclusivamente di carattere produttivo, mentre il PGT di Merate consente la realizzazione anche di strutture agricole residenziali.

La normativa per le aree VP4 seppure particolarmente attenta ai valori paesaggistici e alle necessità di tutela non risulta pienamente in linea con le previsioni del PTC del Parco proposto, in particolare per le possibilità edificatorie L‘ PTC del Parco prevede ulteriori e più restrittivi PTC eventuali nuovi edifici.

Infatti con riferimento alla tavola PR1a del PGT di Merate si rileva sono individuare due aree classificate come R3 tessuto residenziale a bassa e media densità da mantenere; il PGT di Merate PTC del Parco consente esclusivamente per gli edifici esistenti ampliamenti sino al 20% della volumetria esistente per un massimo di mc 400.

Con riferimento al Piano dei Servizi tavola PS1 progetto di sistema e degli spazi pubblici - viene individuata nel DI‘ Il PTC del parco ammette in tali aree esclusivamente interventi legati all nuovi tracciati stradali.

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4 IL QUADRO DELLE CONOSCENZE

4.1 PREMESSA Il processo di pianificazione si fonda su un diffuso sistema di conoscenze, assunte da studi ed indagini effettuate C E alle elaborazioni effettuate per questo piano. Per ogni approfondimento si rinvia ai citati dalla bibliografia in appendice. P fra Parco Regionale e Naturale.

4.2 INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO Il territorio del Parco è interamente compreso nella Provincia di Lecco. La dimensione del Parco entro il perimetro stabilito dalla legge istitutiva era di circa 1600 ha, ed il territorio interessava 10 comuni: Cernusco Lombardone, Lomagna, Missaglia, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Perego, Rovagnate, Sirtori, Viganò. A L M V Il perimetro del Parco, PTC L‘ Successivamente, a seguito di varianti, vi fu un primo ampliamento, nel territorio di Osnago e Lomagna, definitivamente approvato dalla Regione nel 2004, e poi un più consistente ampliamento nei comuni di Sirtori, Perego, Rovagnate ed Olgiate Molgora a nord, Lomagna a sud, e Merate a est, che ha portato alle attuali dimensioni di circa 2750 ha, con la partecipazione quindi di un ulteriore comune. L ‘ L‘ Provincia di Lecco nel Consorzio.

Articolazione del territorio comunale in relazione al regime di vincolo, in ettari

esterno al parco parco Totale comune nel Totale complessivo NOME parco naturale regionale Parco comune

CERNUSCO 212,27 141,55 24,69 166,3 378,51 LOMBARDONE

LOMAGNA 231,33 152,58 14,44 167,02 398,35

MERATE 1037,65 17,82 49,98 71,91 1105,45

MISSAGLIA 677,91 389,21 89,87 479,1 1156,99

MONTEVECCHIA 417,94 163,59 581,11 581,53

OLGIATE MOLGORA 401,16 124,62 188,19 312,54 713,97

OSNAGO 263,08 159,24 21,05 180,28 443,37

PEREGO 110,65 239,51 69,23 308,74 419,39

ROVAGNATE 221,55 201,07 38,12 239,19 460,74

SIRTORI 225,34 170,28 31,69 201,96 427,31

VIGANO` 118,14 26,82 14,68 41,5 159,64

Totale complessivo 3499,08 2040,64 705,53 2.749,65 6245,25

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Fig. 4 - Articolazione del territorio del Parco rispetto ai Comuni

4.3 IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE Il Parco di Montevecchia e Valle del Curone è parte del sistema delle aree protette della Regione Lombardia che nel contesto della Brianza orientale si presenta particolarmente articolato(vedi tavola in appendice) Il territorio del Parco, ai piedi del Monte di Brianza, svolge un ruolo di cerniera fra il parco fluvi A N est e della Valle del Lambro ad ovest, rafforzata dalla presenza della Riserva Naturale di Sartirana, e si pone in P M B I siti di Rete Natura 2000 in questo contesto sono interni alle aree protette regionali. Il sistema delle tutele è rafforzato dalla presenza dei parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) che, pur non essendo propriamente aree protette, contribuiscono al riequilibrio del territorio. Sono particolarmente significativi PLI“ P P M B PLI“ M PLI“ C Briantee), e quello della Valletta, ad ovest. E che la vicinanza di aree protette e PLIS definisce connessioni solo di natura territoriale e logistica e non comporta necessariamente anche la presenza e la funzionalità della rete ecologica, cehe deve essere costituita da porzioni di territorio effettivamente significative per la comunicazione di specie animali e vegetali.

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Fig. 5 – Il Parco nel sistema delle aree protette

4.4 GEOLOGIA L P “ “ costituendone gli ultimi affioramenti a nord della Pianura Padana. Al suo interno è possibile operare una distinzione tra il settore settentrionale e quello meridionale; nel primo, rappresentato dal crinale che unisce Montevecchia a Lissolo e dalle due valli ad esso laterali, la Valle di Santa Croce e la Valle del Curone, affiora principalmente il substrato lapideo prequaternario, costituito da rocce di età cretacico-eocenica; nel secondo affiorano invece estesamente depositi quaternari di origine glaciale. Questa diversa origine geologica differenzia anche morfologicamente le due zone conferendo al settore settentrionale un aspetto più aspro.

C C G I F dei seguenti vari tipi di roccia affioranti sul territorio in esame.

Substrato roccioso  Flysch di Bergamo (Cretacico-Eocene): è formato da un'alternanza di strati arenacei e pelitici con spessore variabile da decimetrico a metrico con interstrati marnosi molto sottili. I livelli arenacei sono ricchi in minerali e presentano delle strutture tipiche dei depositi di origine torbiditica (laminazioni parallele, incrociate, ondulazioni). Questa formazione rocciosa affiora lungo il crinale che dal santuario di Montevecchia arriva fino a Spiazzolo, lungo il crinale che dalla Cappelletta Crippa arriva fino alla zone delle Molere a Viganò e nei pressi della Cava di Pietra nel comune di Missaglia.  Scaglia (Eocene): sottili strati marnosi dalla tipica frattura scagliosa. Affiora lungo la fascia che da Lissolo, va fino a Galbusera Nera, C.na Scarpadda Galbusera Bianca. Un limitato lembo di Scaglia è visibile presso C.na Umberto nel comune di Montevecchia.  Formazione "Ceppo Lombardo": si tratta di un deposito fluvioglaciale depositato in un periodo

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interglaciale anteriore alla glaciazione Mindell. E' formato da un conglomerato parzialmente cementato; affiora nella porzione più meridionale del territorio del parco lungo gli impluvi dei torrenti Molgora e Lavandaia.

Depositi superficiali O generati.  Depositi fluvioglaciali Mindell (700.000-300.000 anni): litologicamente questo deposito è costituito da ghiaie e sabbie con grossi blocchi immersi in un abbondante matrice limosa-argillosa di colore rossastro. L'alterazione è molto spinta, oltre i 4 m, i ciottoli sono friabili e completamente argillificati. Costituiscono tutta la porzione pianeggiante meridionale del territorio del parco.  Depositi fluvioglaciali Riss (300.000-80.000): litologicamente sono molto simili ai precedenti, l'alterazione si spinge fino ad un massimo di 2-3m e in questo spessore i clasti sono quasi completamente argillificati e sfaldati. Alla glaciazione rissiana è C B B L Fornace e l'area ad Ovest del comune di Missaglia.  Depositi glaciali Wurm (80.000-10.000): sono costituiti da massi metrici, blocchi e ciottoli caoticamente disposti immersi in un'abbondante matrice sabbiosa- L coltre più superficiale (0,5-1,0m). Questi depositi formano i rilievi collinari presenti lungo il confine nord del Parco interessando gli abitati di Sirtori, Perego, Olgiate Molgora e Rovagnate.  Depositi fluvioglaciali Wurm (80.000-10.000) ed alluvioni antiche: sono costituiti da ciottoli arrotondati, ghiaie e sabbie immersi in una matrice sabbiosa-limosa. Questi depositi hanno dato luogo alla zona subpianeggiante presente nella fascia nordoccidentale del parco.  Depositi glacio-lacustri: danno luogo ad aree pianeggianti, sono circondati quasi da ogni parte da rilievi. Sono formati da materiale fine sabbia, limo e argilla.  Depositi eluvio-colluviali: sono costituiti essenzialmente da accumuli detritici, monolitologici, formati da legati alla forza di gravità e agli agenti atmosferici. Nell'area in esame sono localizzati ai piedi dei principali rilievi collinari.  Depositi alluvionali recenti: sono legati all'azione di trasporto e deposito ad opera delle acque correnti formano le piane prospicienti il torrente Curone, Lavandaia, Molgora e Molgoretta sono costituiti prevalentemente da sabbie e sabbie-limose.

4.5 INQUADRAMENTO CLIMATICO Il regime pluviometrico è di tipo equinoziale primaverile: le precipitazione sono massime in aprile, maggio, giugno, rispettivamente con valori di 130, 160, 130 mm, ed in ottobre e novembre, con circa 150 mm. Il periodo più ascitto è gennaio febbraio, con valori di 70 mm. La media dei mesi estivi è invece di 120 mm. Si riporta una sintesi dei dati climatici dell'area.

Temperatura media annua 12°

Temperatura media gennaio 2°

Temperatura media luglio 22°

Giorni di ghiaccio (temp max <0°) 23

Giorni di gelo (temp min <0°; temp max >0°) 32

Giorni di disgelo (temp >0°) 334

Precipitazione media annua 1500 mm

Precipitazione massima annua 2300 mm

Precipitazione minima annua 750 mm

Sulla base di quanto sopra In estate prevalgono i venti di SW, i quali favoriscono le frequenti piogge anche sotto forma di episodi

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temporaleschi, mentre in inverno si hanno venti provenienti da W e da E e di tramontana. I caratteri temperati del clima si evidenziano in primavera ed in autunno, mentre i mesi estivi presentano condizioni temperato-umide.

4.6 IDROGRAFIA ED IDROLOGIA L ello studio per la P P I L P M P torrente Molgoretta, che a sua volta raccoglie le acque della Lavandaia e del torrente Curone. Il territorio del Parco si articola quindi sui bacini di ordine inferiore della Lavandaia, del Curone, della Molgoretta e della Molgora. Nel reticolo idrografico sono stati individuati 160 corpi idrici. Le tavola che seguono evidenziano i bacini principali e la ripartizione del territorio nei bacini degli elementi secondari. D meteorici di particolare rilevanza. Se in ambiente collinare, in molti casi è plausibile ipotizzare che una sorgente preesistente sia venuta meno. I bacini sono stati definiti per tutti i corpi idrici afferenti ai torrenti principali, ad eccezione che per alcuni di quelli in ambiente di pianalto. Si tratta di recettori temporanei di bacini effimeri, fortemente modificabili dalle lavorazioni agronomiche e dai drenaggi periodicamente modificati. L I Fzionalità Fluviale evidenzia un livello sempre buono- “ one), per la presenza di fenomeni erosivi, per la monotonia della geometria del percorso, privo di meandri.

L  Carenza idrica;  Immissione degli scarichi in alveo;  Edificazione nelle immediate adiacenze degli elementi del reticolo carenze idrauliche degli elementi del reticolo;  D  Artificialità delle sistemazioni idrauliche (traverse);  Artificialità delle rive: per le difese spondali;  Artificialità del tracciato;  Povertà  Conservazione;  Conservazione dei fontanili.

4.7 PEDOLOGIA Secondo la Carta dei Suoli da ERSAF, per la Regione Lombardia il territorio del Parco si divide due differenti distretti pe  Colline moreniche del Ceresio e del Lario;  Terrazzi e anfiteatri morenici antichi.

Il distretto settentrionale è caratterizzato da suoli classificati come Cambisols e Fluvisols. N L (sviluppati su depositi glaciali e fluvioglaciali e depositi delle alluvioni antiche degli affluenti del fiume Po), insieme con Cambisols e Calcisols, questi ultimi nella parte orientale su superfici del tardo Pleistocene. In montagna e collina i suoli largamente dominanti sono i Cambisols, spesso con tipologie di transizione ai Podzols sui substrati acidi cristallini.

4.8 DISSESTI La cart

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passato interessate da attivit E Cappona di Montevecchia. Qui, a condizioni di instabilità in superficie, è presente un sistema di gallerie sotterranee di notevole sviluppo, con diversi livelli di scavo. Nel 1958, parte della miniera della Cappona crollò e si aprì una grande voragine tra le località San Bernardo e C L Gli studi recentemente eseguiti dalla Regione con la collaborazione del Politecnico evidenziano la necessità di ulteriori approfondimenti per potre escludere condizioni di effettivo pericolo. A O P

Il resto del territorio è interessato in moddo modesto da fenomeni di dissesto, che possono essere ricondotti alle seguenti categorie:   fenomeni lungo il reticolo idrico principale;  frane e scivolamenti nel territorio collinare;  movimenti delle scarpate del pianalto.

P -dissesti, in I di disordine idraulico, N

Fenomeni lungo il reticolo idrico principale: sono certamente più significativi i fenomeni che si osservano lungo i torrenti Molgora, Molgoeretta, Lavandaia e Curone, pur con le medesime cause sopra richiamate per il reticolo minore. I fenomeni diventano particolarmente rilevanti in corrispondenza di manufatti e artificializzazioni del tracciato (rettificazioni, traverse) privi di manutenzione. Si devono inoltre considerare le esondazioni che occorrono in corrispondenza di sezioni critiche.

Frane e scivolamenti nel territorio collinare: nel territorio collinare si sono verificati negli ultimi anni alcuni dissesti per scivolamento lungo il traccia P movimento delle acque. Altri fenomeni di franamento e scivolamento si verificano periodicamente sui versanti terrazzati, soprattutto in L attenzione per tali fenomeni.

Movimenti delle scarpate del pianalto: le scarpate morfologiche che connettono il pianalto mindelliano con le valli alluvionali, con suoli fortemente argillosi, sono interessate da fenomeni di scivolamento degli strati superiori, appesantiti dalla massa del bosco. I fenomeni sono accentuati da alterazioni nel regime idrologico delle aree coltivate soprastanti, dove il sistema dei fossi è sicuramente meno curato, e da interventi impropri sui versanti stessi.

4.9 USO DEL SUOLO L Il territorio agrico La rimanente quota è identificabile nelle superfici a bosco, ammontanti a 1.042 ettari, lasciando quindi i residui 409 alle aree urbanizzate, alle superfici improduttive ed agli insediamenti artigianali e produttivi.

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Tabella 2- Uso del suolo

SUPERFICIE PER CLASSE D'USO DEL SUOLO USO DEL SUOLO (ETTARI)

1204,8 Boschi di latifoglie a densità media e alta

502,4 Seminativi semplici

349,6 Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive

99,6 Boschi misti a densità media e alta

93,4 Tessuto residenziale rado e nucleiforme

84,8 Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse

62,6 Tessuto residenziale discontinuo

56,6 Colture floro-vivaistiche a pieno campo

50,9 Vigneti

49,7 Tessuto residenziale sparso

36,1 Insediamenti industriali, artigianali, commerciali

34,6 Parchi e giardini

32,1 Cespuglieti in aree di agricole abbandonate

17,1 Colture orticole protette.

15,9 Tessuto residenziale continuo mediamente denso

10,5 Cantieri

Cespuglieti con presenza significativa di specie arbustive alte ed 7,7 arboree

6,6 Aree verdi incolte

4,7 Pioppeti

4,2 Insediamenti produttivi agricoli

3,0 Altre legnose agrarie

2,2 Colture orticole a pieno campo

2,0 Impianti sportivi

1,4 Cascine

1,4 Orti familiari

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1,3 Aree degradate non utilizzate e non vegetate

1,1 Tessuto residenziale denso

1,1 Cimiteri

1,0 Formazioni ripariali

0,9 Reti stradali e spazi accessori

0,6 Reti ferroviarie e spazi accessori

0,3 Colture floro-vivaistiche protette

0,3 Impianti tecnologici

0,2 Accumuli detritici e affioramenti litoidi privi di vegetazione

0,2 Frutteti e frutti minori

2741,2 Totale ettari

Non sono presenti cave attive ma vi è la prese tempo, in località Cappona di Montevecchia e in comune di Olgiate Molgora, nel rilievo immediatamente a sud di Mondonico (miniere Pelucchi). Vi è, inoltre, la presenza nel territorio del Parco di moltissime piccole e piccolissime cave a cielo aperto sempre per spontaneamente nel corso del tempo; difficili da individuare, attualmente ospitano una vegetazione rigogliosa che per lo più è costituita da robinieti, ma in alcune di esse si possono ritrovare specie vegetali di un certo interesse. I P la produzione di laterizi, soprattutto in Valle del Curone, nei pressi della località Bagaggera, dove anche i toponimi (Fornace) M case, a seguito ricomposizione del paesaggio. Si rileva infine che il Parco è attraversata da un importante metanodotto della SNAM, lungo un asse nord-ovest sud-est.

4.10 ECOSISTEMI Linteresse del territorio del Parco di Montevecchia e della valle del Curone dal punto di vista naturalistico deriva L L importanza comunitaria, nella sua collocazione territoriale “ boscato che, quasi in continuità con le cenosi della collina e della montagna prealpina, penetra nel pianalto industriale, con un forte significato di connessione. In questo ambiente, i fenomeni legati alla dinamica vegetazionale conseguente alla cessazione delle pratiche naturalistici. O orestali, il cui assetto è altrove altrove illustrato, il territorio ospita alcuni habitat di interesse comunitario, alcuni dei quali prioritari. N P “IC

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Tabella 3- Habitat di interesse comunitario nel Parco

Habitat

Codice Denominazione

3140 Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco- 6210* Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)

6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)

7220* Sorgenti pietrificanti con formazione di tufi (Cratoneurion)

9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e del'Europa centrale del Carpinion betuli

9190 Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur

91AA Boschi orientali di quercia bianca

Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion 91E0* albae)

91L0 Querceti di rovere ilirici (Erythronio-Carpinion)

4.11 FLORA Pur essendo di piccole dimensioni, il Parco Naturale di Montevecchia e della Valle del Curone vanta un discreto numero di specie floristiche, grazie alla significativa varietà di ambienti che lo compongono. Si passa infatti dalla pianura coltivata e molto antropizzata dove si sviluppa la vegetazione tipica dei campi e degli come fontanili, piccoli stagni e aste dei torrenti. Nel Parco sono state censite ad oggi più di 900 specie di piante erbacee e legnose. Ogni anno qualche specie nuova viene trovata, qualche altra scompare. U P P settore per il riassetto vegetazionale, redatto nel 1998 ma non adottato. Ultriori approfondimenti sono stati eseguiti nel corso dei progetto LIFE Natura e poi nel 2010 per la prediposizione del Piano di Gestione del SIC. Si rileva quindi la presenza nel Parco delle seguenti specie di interesse conservazionistico.

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Tabella 4 - Specie importanti di flora, con indicazione della stima della popolazione (Popolaz.: C, comune; R, rara; V, molto rara) e della necessità di attivare misure di protezione (Protez.): dir.Hab., specie elencata negli allegati della Direttiva Habitat; Cites, riportata negli allegati di questa convenzione internazionale; LR, inclusa nelle lista delle piante a protezione rigorosa (C1) o a raccolta regolamentata (C2) della LR 10/2008; S&S, elencata da Scoppola & Spampinato (2005); Parco, frequenza nell’ambito del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone (Milena Villa, dati inediti); Habitat, presenza in habitat di interesse comunitario del SIC IT2030006.

Specie Popolaz. Protez. dir.Hab. Cites LR S&S Parco Endem. Habitat

Adiantum capillus-veneris V sì C2 molto rara 7220

Anacamptis pyramidalis C no B C1 comune 6210

Anemone nemorosa C no C1 comune 9160, 91L0

Anemone ranunculoides C no C1 comune 9160

Arum italicum C no C2 comune 9160

Arum maculatum C no C1 comune 9160

Asarum europaeum C no C2 comune 9160

Blackstonia perfoliata V sì C1 molto rara 6210

Campanula bononiensis V sì C2 molto rara 91AA, 91L0

Campanula persicifolia R no C2 rara 6210

Campanula rapunculoides R no C2 rara 91AA, 91L0

Campanula trachelium C no C2 comune 9160, 91AA, 91L0

Cephalanthera damasonium V sì B C1 molto rara 91L0

Cephalanthera longifolia C no B C1 comune 6210, 91AA, 91L0

Cephalanthera rubra V sì B C1 molto rara 91AA

Convallaria majalis R no C2 rara 9190, 91L0

Dianthus armeria V sì C1 non ritrovata 9190

Dianthus carthusianorum C no C1 comune 6210

Dianthus seguieri C no C1 comune 6210

Dryopteris remota V sì C1 molto rara 9160, 91L0

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Epipactis helleborine R sì B C1 rara 91AA, 91L0

Equisetum hyemale R no C2 rara 9160, 91E0

Erica carnea V no C2 molto rara

Erythronium dens-canis C no C2 comune 9160, 9190, 91L0

Galium palustre V no C2 molto rara

Gladiolus italicus V sì C2 molto rara 6210

Gymnadenia conopsea C no B C1 comune 6210, 91AA, 91L0

Helleborus viridis C no C2 molto 91L0 comune

Hypericum humifusum R no C2 rara

Hypericum tetrapterum C no C2 comune

Iris graminea C no C2 comune 91AA, 91L0

Iris pseudacorus V no C2 molto rara

Knautia drymeia C no C2 comune 91L0

Leucojum vernum C no C2 comune 9160, 91E0

Limodorum abortivum R sì B C1 rara 91AA, 91L0

Listera ovata C no B C1 comune 9160, 91L0

Lotus tenuis R no C2 rara

Neottia nidus-avis R no B C1 rara 91L0

Ophrys apifera V sì B C1 molto rara 6210

Ophrys benacensis V sì C1 non ritrovata sì 6210

Ophrys insectifera V sì B C1 molto rara 6210, 91AA

Ophrys sphegodes R sì C1 rara 6210

Orchis maculata subsp. V sì B C1 molto rara 91L0 fuchsii

Orchis morio V sì B C1 molto rara 6210

Orchis purpurea R sì B C1 rara 91AA, 91L0

Orchis tridentata R sì B C1 rara 6210

Orchis ustulata V sì B C1 molto rara 6210

Phyllitis scolopendrium R no C1 rara 91L0

Phyteuma betonicifolium R no rara sì 9190

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Platanthera bifolia V sì C1 molto rara 91AA, 91L0

Platanthera chlorantha R sì B C1 rara 91AA, 91L0

Primula vulgaris C no C1 molto 9160, 91L0 comune

Reseda lutea R no C2 rara

Ruscus aculeatus C no V C2 comune 91AA, 91L0

Valeriana dioica R no C2 rara 91E0

4.12 FAUNA Il territorio del Parco di Montevecchia è esattamente in corrispondenza del confine tra i rilievi collinari di carattere za del bosco di latifoglie e parzialmente della brughiera a Calluna vulgaris e Molinia caerulea. La fauna potenziale è una fauna forestale, caratterizzata per A “ T P tteristica diffusione di Piciformi. L prealpina, ha certamente influenzato in misura maggiore la composizione della fauna di Mammiferi, mancano U P I A del Parco sono in questo senso limitate dalla ridotta estensione delle aree umide.

FAUNA VERTEBRATA OMEOTERMA L P G elle comunità nidificanti, si tratta infatti di specie legate ad ambienti antropizzati come gli abitati o le colture (i passeri, il Piccione, Rondone e Rondine, la Cornacchia grigia, lo Storno), o comunque largamente tolleranti verso le modificazioni del t (Capinera, Merlo, Fringuello, Verdone, Scricciolo). Una così ampia valenza ecologica è testimoniata dal fatto che tutte le specie citate sono presenti in oltre il 75% del territorio regionale, secondo i d A delle specie nidificanti in Lombardia. Tra le specie meno comuni compaiono invece molti elementi di interesse, che disegnano un quadro molto più articolato delle comunità presenti nel Parco, segnalando la presenza di ambienti naturali o semi-naturali di pregio. Canapino, Sterpazzola, Occhiocotto e Zigolo nero si presentano spesso associati, utilizzando una vegetazione cespugliosa e arbustiva di tipo sub-mediterraneo, termofila o mesofila, colonizzando talvolta brughiere naturali, O ) I verso la pianura in una stretta fascia favorita dal punto di vista climatico. Questi popolamenti caratteristici, in aree localizzate, rappresentano indubbiamente una delle principali peculiarità del territorio del Parco. Tordo bottaccio, Balia dal Collare, Picchio muratore, Frosone, formano un altro gruppo di specie di interesse, legate ad aspetti del bosco maturo che trovano esempi rappresentativi nella parte collinare del territorio del Parco. Altre specie dalle esigenze simili, poco comuni nella Regione e qui rilevate sono Picchio rosso maggiore, P C L L caducifoglie strutturate a fustaia e dei cedui maturi, vegetanti su suoli freschi, che qui coincide in larga parte con i Q ‘ della Valle Santa Croce e alta Val Curone, dove questi rappresentano gli ambienti quantitativamente più importanti. Non a caso, nelle aree più calde della Regione tali specie possono occupare situazioni microclimatiche fresche e ombrose, quali valloni boscosi, vallecole, versanti boscosi esposti a nord. Questo insieme di elementi faunistici corrisponde alla fauna potenziale della vegetazione climax di buona parte del territorio regionale, e ‘ Anche nel periodo invernale la maggioranza degli Uccelli contati nel corso dei rilevamenti appartiene a specie estremamente banali, diffuse, in questa stagione, in pressoché tutti gli ambienti (Piccione torraiolo, Pettirosso, M C P I P F A C Cinciallegra, utilizzano in inverno essenzialmente gli spazi alberati marginali, filari, boschetti, ripe agricole, oltre a 40

comparire con una certa continuità anche nei boschi di maggiore estensione. Il totale di specie rilevate in inverno è di 45, contro un totale di 55 nella stagione r L caratterizzata da elementi qualificanti, banalizzata rispetto a quella primaverile. Sono poche, infatti, le specie rare a livello regionale. Le preferenze ambientali di queste specie confermano peraltro la presenza di habitat naturali o semi-naturali di A ) O - mediterraneo, termofila, tipica in Lombardia dei primi versanti prealpini, rivolti a sud verso la pianura in una stretta fascia favorita dal punto di vista climatico, che consente anche uno svernamento della Quaglia estremamente localizzato. Queste caratteristiche xerotermiche si confermano come una delle principali peculiarità del territorio del Parco. Alcune altre specie vanno ad arricchire questa comunità peculiare che occupa i terrazzi e i rari lembi di brughiera: il Fanello, lo Zigolo muciatto, il Migliarino di palude, insieme a numerosi Ciuffolotti. Peraltro, restano presenti in inverno anche specie forestali, sostanzialmente residenti, come Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Cincia bigia, Picchio muratore, Rampichino, Ghiandaia, legate in modo diffuso ai boschi maturi di latifoglie, cui si uniscono, con un parziale cambiamento di habitat, elementi tipici dei boschi montani di conifere, come appunto il Ciuffolotto e il Lucherino. Nel tratto boschivo della Valle del Curone, lungo i transetti, è stata ripetutamente osservata anche la Beccaccia. In questa stagione, rispetto alla stagione riproduttiva, queste specie a vocazione forestale incidono meno dal punto di vista quantitativo sulla composizione complessiva della comunità. Relativamente alla migrazione, di particolare interesse si mostra la migrazione dei Fringillidi, cui è dovuto il L V I F osservati lungo il crinale sul lato occidentale di Valle Santa Croce, orientato da N-NE a S-SO, il che suggerisce la rea lariana. A M particolare Moscardino, Ghiro, Toporagno comune, Donnola e Faina. Specie forestali di Chirotteri presenti nel Parco sono la Nottola, il Pipistrello di Nathusius, il Barbastello; in particolare nell'area di rispetto della Riserva è presente un rifugio utilizzato da specie del genere Pipistrellus, nel piccolo edificio religioso al centro di Valle Santa Croce, in cui è stato individuato anche Pipistrellus nathusii. Alle zone marginali e in particolare alle aree arbustive e prative lungo il corso del Curone sono legate le maggiori concentrazioni della Lepre e i popolamenti di Arvicola di Fatio (che raggiunge qui il limite meridionale del suo areale di distribuzione). Ecologicamente rara in questa parte A F L L ripopolamento e cattura, istituita dalla Provincia di Como. Nel 1998 è stata effettuata la reintroduzione dello Scoiattolo, che ha avuto un rilevante successo. Più problematica è stata invece la reintroduzione del Tasso, avvenuta a più riprese a partire dal 2002. Nel 2004 e poi nel 2008 sono state eseguite indagini per verificare la diffusione dello Scoiattolo grigio, proveniente da aree esterne al parco, a nord ovest.

FAUNA ITTICA E MACROBENTONICA I con portata perenne sono il Torrente Curone, il Torrente Molgoretta e il Torrente L “ caratterizzati da portate molto modeste con forti escursioni strettamente legate alla piovosità, da scarsa pendenza, ed andamento irregolare o meandriforme. Le condizioni di magra rappresentano il fattore limitante la loro produttività biologica, sia in periodo invernale che estivo, e le aree boschive naturali entro le quali essi scorrono costituiscono il principale apporto di sostanza Questi torrenti, soprattutto nei loro tratti iniziali, non sono in grado di sostenere popolazioni ittiche di specie di grossa taglia, che non trovano lo spazio fisico loro necessario, mentre possono efficacemente supportare altre popolazioni ittiche o comunità acquatiche altrettanto importanti, come quelle del macrobenton e degli anfibi. I tratti fluviali intermedi e di fondovalle, aumentando la portata idrica e le dimensioni degli habitat fisici, sono invece vocate anche per specie ittiche di grossa taglia. I T C E tratti non alterati e ricchi di sostanza organica grossolana, dove dominano i trituratori a tratti ricchi di sostanza organica fine, in parte provenienti da scarichi inquinanti, dove invece dominano i raccoglitori con taxa altamente resistenti quali Chironomidae e Lumbriculidae. Il Torrente Lomaniga, nelle stazioni analizzate, presenta densità elevate, che però manifestano un chiaro squilibrio,

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con la nettissima dominanza dei raccoglitori, rappresentati da taxa molto resistenti alle alterazioni ambientali, quali Simuliidae e Chironomidae. L P Fontanile del Mirasole. I campionamenti di fauna ittica, realizzati mediante elettropesca, hanno fornito risultati su 17 specie: Lampreda comune, Trota fario, Alborella, Vairone, Cavedano, Pigo, Gardon, Scardola, Carassio, Carassio dorato, Sanguinerola, Barbo, Gobione, Cobite, Pesce gatto, Persico sole, Ghiozzo. La lampreda, dal punto di vista zoologico, non è un pesce, ma è un ciclostomo. Per la sua coabitazione coi pesci e la similarità di comportamento e di risposta P

ERPETOFAUNA Nel comprensorio protetto del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone è stata individuata la presenza delle seguenti specie. Anfibi: Salamandra pezzata, Tritone crestato, Tritone punteggiato, Rospo comune, Rospo smeraldino, Raganella, Rana verde, Rana di Lataste, Rana agile. Rettili: Ramarro, Lucertola muraiola, Orbettino, Biacco, Saettone, Natrice tassellata, Natrice dal collare, Vipera comune I una marcata e caratterizzante presenza di elementi faunistici legati ai boschi di latifoglie umidi o igrofili “ “ ieme con osservazioni riguardanti la localizzata Natrice tassellata, più legata a corpi idrici di una certa consistenza nei quali sia rilevabile fauna ittica. L ato dalla Rana di Lataste, endemita padano infeudato alle foreste di latifoglie planiziali (Querco-carpineti) ed ai boschi di Ontano nero (alnete). Questo Anuro, ormai in regione relegato preferenzialmente alle aree forestali relitte dislocate lungo il corso dei principali affluenti di sinistra del Po (Ticino e Adda), sembra diffuso in maniera uniforme in tutte le aree termofili e dalle boscaglie di sostituzione a Robinia. Di un certo interesse è anche la presenza in alcuni piccoli biotopi umidi privi di fauna ittica, di tutte e due le specie di tritoni planiziali, in particolare del Tritone crestato che in questi ambienti pare essere più frequente del suo congenere minore: la presenza di queste due specie è comunque incrementabile tramite alcuni semplici interventi gestionali più sotto riportati. U ‘ ie piuttosto P M N specie in questione presenta un netto gradiente positivo di frequenza in direzione nord-sud, sino a divenire frequentissima e marcatamente antropofila nei dintorni delle grandi conurbazioni padane. Tra i taxa di un certo pregio inclini a frequentare aree calde e ben esposte, la fauna del parco annovera il Ramarro V C B Il popolamento comprende anche alcune specie definibili come ubiquitarie, diffuse in maniera pressocchè uniforme sul territorio, e cioè Rana esculenta, Rana dalmatina, Podarcis muralis, Anguis fragilis, Coluber viridiflavus, Elaphe longissima (quest'ultimo legato di preferenza alle aree forestali non eccessivamente umide) e Natrix Natrix. Una trattazione a parte meritano la Raganella, che mostra in loco una tipica distribuzione a macchie di leopardo, localizzandosi attorno ai piccoli corpi idrici ma non raggiungendo mai le densità riscontrabili in alcuni settori della Pianura Padana legati al corso dei grandi fiumi, e il Rospo comune, che non pare essere mai molto frequente Il territorio del Parco, per la sua natura acclive, poco si presta a A ospitano come già ribadito in precedenza, una florida popolazione di Salamandra pezzata. I soli corpi idrici lentici presenti, di natura artificiale, sono tutti di piccola o piccolissima dimensione, risultando per lo più localizzati nella porzione distale della Valle del Curone. Di un certo interesse, soprattutto per la riproduzione di Rana dalmatina, sono anche le scoline dei prati umidi di fondovalle, che dovrebbero essere sottoposte a manutenzione annuale, fatti salvi casi particolari nei quali il ripristino di tali strutture determini il drenaggio di prati umidi di interesse floristico vegetazionale.

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FAUNA INVERTEBRATA Per quanto concerne la fauna invertebrata, il territorio del Parco mostra motivi di un certo interesse legati I , le aree a maggior valenza verso la fauna minore sono rappresentate sicuramente da quelle a vegetazione moderatamente termofila, con prevalente esposizione sud, meglio se dotate di vegetazione aperta prativa non destinata a produzione foraggera intensiva (tipologia quindi corrispondente a prati megri e mesofili). Queste condizioni sono soddisfatte soprattutto da alcune aree prative collocate nei pressi di C.na Brugolone e negli M D i interesse soprattutto verso la ‘ specie vistose come il Macaone (Papilio machaon) e il Podalirio (Iphiclides podalirius); in questi biotopi è presente anche la Mantide (Mantis europaea). U M e Perego, dove sono presenti entità xilofaghe e saproxilofaghe. In particolare si segnalano due specie protette ai D CEE C Lucanus cervus) e il Cerambice della quercia (Cerambix cerdo), il primo legato alle ceppaie di quercia in decomposizione e il secondo alle querce deperienti. Il terzo ambiente di interesse verso il gruppo zoologico in esame è costituito dalle formazioni boscate umide di fondovalle, in particolare quelle collocate nelle Valle del Curone e nella Valle Santa Croce. In queste aree i motivi di interesse sono costituiti dalla presenza di Lepidotteri Ropaloceri silvicoli quali Limentis camilla, specie piuttosto rara sul territorio provinciale, e soprattutto di Coleotteri Carabidi, dei quali quelli appartenenti al genere Carabus sono i più vistosi e ricercati dai collezionisti. Tra questi ultimi ricorsiamo Carabus coriaceus, C. granulatus, C. glabrus, C. violaceus. E G Hlix.

LA FAUNA NEL TERRITORIO COLLINARE I I elle formazioni mature o comunque in fasi evolutive intermedie, la cui corretta gestione è fondamentale per raggiungere stadi climax, sia dal punto di vista strutturale sia da quello vegetazionale. Oltre alla vegetazione climacica sono altresì importanti per la conservazione delle comunità faunistiche legate alle formazioni più mature anche i complessi dominati da castagno (Castanea sativa). I complessi maturi si distinguono per la presenza di numerose nicchie ecologiche e, in particolare per la disponibilità di rifugi per la fauna, in particolare quella legata alle cavità degli alberi. In questo senso elementi faunistici di particolare pregio sono rappresentati da alcune specie di chirotteri fitofili, tra i quali spicca la presenza del barbastello (Barbaste II D CEE F I della Dir. 79/409/CEE). Il nucleo forestale collinare appare inoltre di notevole importanza per la conservazione “ M I rticolarmente abbondante anche il picchio verde (Picus viridis) specie di uccello legato agli ecotoni forestali che scava il proprio foraggiamento. Al tra specie relativamente poco frequente nel pianalto lombardo presente in periodo riproduttivo P P I D CEE formazioni forestali più mature e tendenzialmente termofile, dove risulto più abbondanti gli imenotteri, tipiche specie-preda di questo rapace accipitriforme. In questa tipologie di foreste, ma generalmente a quote più elevate si riproduce anche il luì bianco (Phylloscopus bonelli), la c Parco di Montevecchia e della Valle del Curone oltre che di poche altre zone. Infine, degne di nota sono le presenze di alcune specie poco comuni come frosone (Coccothraustes coccothraustes) e luì v P mesofilia. Altre specie di interesse conservazionistico degli ambienti forestali caratterizzati da querceti termofili sono gli insetti xilofagi e saproxilofai, con specie come il cervo volante (Lucanus cervus) e il cerambice della quercia (Cerambix cerdo), specie protette ai sensi della Direttiva 92/43/CEE. Nelle formazioni boscate umide di fondovalle, degna di nota è la presenza presenza di diverse specie di ropaloceri forestali tra i quali spicca la camilla (Limenitis camilla).

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LA FAUNA NEL TERRITORIO TERRAZZATO I terrazzamenti rappresentano un elemento paesistico distintivo del Parco. Le tipologie colturali di questa area, giustificate anche dalle particolarità microclimatiche oltre che geomorfologiche, corrispondono ad altrettante peculiarità faunistiche. La diffusa presenza di prati da sfalcio, alternati da arbusteti (tra le cui essenza abbonda quella del rosmarino) e da colture permanenti (dominate dal vigneto) favorisce la presenza di alcune specie di uccelli tipici di ambienti secchi e caldi. Sterpazzola (Sylvia communis), occhiocotto (S. melanocephala), zigolo nero E L I D /CEE) sono specie tipiche P aree geografiche. I C I D CEE Queste aree, a vegetazione moderatamente termofila, con prevalente esposizione sud, dotate di vegetazione aperta prativa non destinata a produzione foraggera intensiva, oltre che per la fauna omeoterma appaiono T qu P (Iphiclides podalirius); in questi ambienti è presente anche la mantide (Mantis europaea). Questi biotopi aperti ospitano anche una ricca compone A L colubro liscio (Coronella austriaca), mentre le fasce ecotonali sono frequentate dalla vipera (Vipera aspis).

LA FAUNA NEL TERRITORIO DI PIANURA Il territorio di pianura è contraddistinto dalla diffusa presenza di coltivi a cui si alternano lembi boscati, ubicati I itat di alcune specie di uccelli che nidificano a terra come la cappellaccia G C picchi come il torcicollo (Jynx torquilla) e il picchio ross D U canapino (Hippolais polyglotta). D F alberi alti, deponendo spesso le uova in nidi abbandonati di corvidi, mentre caccia le proprie prede, perlopiù piccoli passeriformi, in coltivi o prati.

4.13 ASSETTO FORESTALE Il complesso boscato Valle del Curone - Valle Santa Croce - V considerevoli dimensioni in continuità con le formazioni boscate dei rilievi prealpini. Questa continuità è infatti interrotta, verso nord, solo da percorsi stradali ed insediamenti di modeste dimensioni, tali comunque da non impedire il collegamento fra le cenosi forestali. Nelle zone più alte ed assolate troviamo boschi quasi puri di rovere e roverella, in associazione con carpino nero e orniello. La classificazione delle foreste secondo il sitema dei Tipi forestali attribuisce queste formazioni ai Querceti di roverella dei substrati carbonatici, ed ai Querceti di roverella primitivi, e nelle forme degradate, agli Orno-Ostrieti. Sui versanti collinari più freschi si trovano boschi di farnia e carpino bianco, cui spesso si associa il ciliegio selvatico E el Querco carpineto collinare, che talvolta si compenetra con il Querceto di rovere dei substrati carbonatici dei suoli mesici, e in alcune situazioni con la Cerreta. I castagneti sono molto frequenti. Sono da attribuire ai tipi dei Castagneti dei substrati carbonatici, nei tipi, a seconda delle posizioni e della profondità dei substrati, dei suoli mesici, meso-xerici o xerici. In generale i castagni si presentano in precarie condizioni fitosanitarie, per effetto combinato di patologie e per la difficile vegetazione, dove il suolo è più sottile, su substrato carbonatico. Nelle zone più umide, per esempio lungo il corso del Curone, accanto al carpino bianco, che qui forma i Querco l’ontano nero e, più sporadico, il pioppo, nel tipo degli Alneti d’impluvio. U il platano. N V C umido, si trova anche il faggio.

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Nelle zone pianeggianti meridionali e nei boschi più degradati della collina domina incontrastata la robinia, specie di origine nord- ‘ ‘ E Prunus serotina, specie esotica infestante.

4.14 ATTIVITÀ FORESTALI La maggior parte dei boschi del Parco sono di proprietà privata, per cui molti di essi vengono gestiti al fine di ottenere legname. D con interventi tendenti alla C I prelievi sono dimensionati in modo da garantire condizioni di densità, copertura, composizione e struttura, capaci I Ete Parco, ed il taglio è preceduto da E Le domande di taglio bosco sono mediamente 80- - 2010, delle quali 77 localizzate in area di Parco Naturale, prevalentemente per utilizzazioni famigliari o private, con una supeficie media al taglio pari a circa 3000 mq ed una superficie complessiva al taglio di crica 37ha.). I tagli risultano distribuiti su tutta la superficie del Parco. Com P

4.15 LA RETE ECOLOGICA NEL PARCO La conservazione e il ripristino di connessioni ecologiche finalizzate a mantenere un grado sufficiente di connessione tra glia habitat è necessario a minimizzare la probabilità di estinzione delle popolazioni quale effetto prodotto dalla deriva genetica, da imbreeding e dalla fluttuazioni demografiche casuali conseguenti a un eccessivo grado di isolamento. La cartografia in appendice individua le r P cui esso è inserito; esse individuano i nuclei di habitat importanti per la conservazione delle popolazioni e i corridoi ecologici atti a mantenere la connessione tra i nuclei lungo i quali gli individui possono spostarsi tra nuclei. Lo ecologica tra le popolazioni. Le aree prioritarie atte a garantire la continuità tra le popolazioni sono state identificate utilizzando specie indicatrici appartenenti a due gruppi ecologico- Q diverse reti: una per le specie forestali interne e uno per le specie di ambiente aperto ed ecotonali. Le specie appartenenti al primo gruppo necessitano di nuclei forestali quanto più possibile compatti nella forma e Q appaiono aumentando il prop Q da parte delle specie. Per il gruppo ecologico appartenente alle specie di ambiente aperto o di margine, appaiono importanti quegli habitat in cui la vegetazione ad alto fusto si alterna ad ampie porzioni di ambiente aperto. Un ruolo fondamentale abilizzate, mentre tende a valori elevati in condizione di uso agricolo estensive o vengono mantenuti prati da sfalcio non intensivo con arbusteti sparsi. L tico-statistica basta su un modello di regressione generalizzata (GLM), impiegando come variabile dipendente il numero di individui del gruppo di specie indicatrici e come descrittori un set di variabili ambientali, rigurdanti prevalentemente le tipologie DU“AF ‘ L I specie indicatrici sono costituiti da specie selettive per le due tipoplogie prevalenti di ambienti del parco, ossia le aree forestali continue e mature, più caratteristi di pianura. Il picchio muratore (Sitta europaea), il rampichino (Certhia brachidactyla) e la cincia bigia (Poecile palustris) rappresentano il gruppo ecologico delle specie forestali interne, mentre per il gruppo ecologico di L J dallo zigolo nero (Emberiza cirlus) e dalla sterpazzola (Sylvia communis).

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4.16 IL PARCO NELLA RETE ECOLOGICA REGIONALE L A P P L Parco di Montevecchia e Valle del Curone sia importante per la conservazione di tutti i taxa e gli aspetti considerati (Flora e vegetazione, Briofite e Licheni, Miceti, Invertebrati, Cenosi acquatiche e pesci, Anfibi e Rettili, Uccelli, M P P P (rilievi della Brianza), in altri casi solo una prate del parco è ritenuta significativa. Il territorio del Parco rientra C V A B

4.17 I SISTEMI INSEDIATIVI L P M a presenza di numerosi insediamenti, tra loro anche molto differenti per dimensioni, caratteristiche e storicità. “ C M maggior parte dei nuclei capoluogo dei Comuni è esterna al perimetro. S riconoscono comunque numerose e significative agglomerazioni urbane, anche se molte di queste non hanno in sé i caratteri di paese o frazione, essendo spesso scarsamente dotate di servizi, con connotazione esclusivamente residenziale.

Le aree urbane principali si ritrovano nella parte meridionale del parco lungo la SP 54, nei comuni di Cernusco (Paravino) Montevecchia, (Quattro strade) e Missaglia (Lomaniga). Si tratta di zone urbanizzate di recente sviluppo ed L creando una sorta di piccola conurbazione.

Nella parte settentrionale del Parco ritroviamo gli aggregati di Pianezzo, Monte, Bernaga e Sirto oggetto di recenti e significativi ampliamenti, sviluppatesi comunque in adiacenza di nuclei storici consolidati (frazioni) C M delle ripide pendici del San Genesio, che gode fortunatamente tuttora di una sua forte identità di nucleo, ben isolato dal contesto circostante. Totalmente slegati dalla viabilità principale o da significativi insediamenti storici o totalmente prevalenti sui vecchi nuclei preesistenti si ritrovano nel territorio del parco alcuni insediamenti di carattere esclusivamente residenziale, I V delle Robinie e M O M O O “ una dispersione delle nuove edificazioni, con una tipologia quasi esclusivamente a villino o case a schiera, con notevole consumo di territorio in zone distanti dai nuclei principali. Nonostante alcuni elementi detrattori del sistema insediativo originale del territorio del parco di Montevecchia, a P eni di particolare lungo la dir 342, ormai diventata una zona urbanizzata senza soluzione di continuità tra Cernusco e Calco, o la SP 342, anch C O Rovagnate e Perego. L M panoramica diventa elemento condutto metri ai lati della strada stessa, ben contenuto naturalmente dalle caratteristiche morfologiche della collina stessa, con i suoi crinali particolarmente ripidi. Solo in alcuni tratti, oggetto degli interventi più recenti, il perimetro dell'edificato appare più frastagliato.

L ben riconoscibili. In particolare nei comuni di Montevecchia e Missaglia si ritrovano numerosi nuclei storici adagiati sul versante meridionale del crinale di Montevecchia, in posizioni particolarmente suggestive da un punto di vista paesaggistico e testimoni di un contesto agricolo storico ancora ben conservato, tutti tra loro da sempre collegati dalla viabilità locale, ad eccezione di poche cascine nel territorio di Montevecchia, nei luoghi di maggior acclività della collina, tutt'ora raggiungibili solo da sentieri.

Nelle valli del parco l dimensioni originarie, in particolare il nucleo di Valle Santa Croce e le Pianette in comune di Missaglia, i nuclei

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lungo la strada nella Valle del Curone, Bagaggera, Fornace, Malnido, Ospedaletto e le cascine nell'alta valle del Curone in comune di Perego e Rovagnate.

N C V C ezione per pochi edifici residenziali. Quarta situazione è conseguente alle caratteristiche morfologiche dei luoghi, zone particolarmente acclivi, e della pessima esposizione di alcune aree e grazie alle politiche di tutela che anche negli scorsi decenni, nonostante la presenza della strada Panoramica e la C queste zone.

4.18 ASPETTI DEMOGRAFICI E SOCIO-ECONOMICI L PTC comprende gli 11 Comuni consorziati al Parco di Montevecchia e della Valle del Curone: Montevecchia, Missaglia, Lomagna, Sirtori, Vigano, Cernusco Lombardone, Osnago, Merate, Olgiate Molgora, Rovagnate, Perego. I dati relativi alla popolazione dei Comuni consorziati, riportati alla tabella seguente, sono stati desunti dalle tabelle I Nel Grafico 2 è possibile osservare che la popolazione complessiva dei Comuni facenti parte del Parco Regionale di M V C Il Grafico 3 evidenzia che questa crescita cosante si osserva in modo più o meno incisivo per tutti i comuni consorziati, con percentuali di crescita dal 2002 al 2010 dal 1,2 % (per il Comune di Montevecchia) al 18,2% per il M I C risulta essere Merate, seguito da Missaglia ed Olgiate Molgora. L residente è nettamente influenzato dal flusso migratorio, più che da un aumento delle nascite.

56000 55000 54000 53000 52000 51000 50000 49000 48000 POPOLAZIONE TOTALE 47000 46000 45000 44000 43000 42000 41000 40000 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Fig. 6 - Andamento della popolazione complessiva residente nei Comuni consorziati tra il 2002 e il 2010 (Dati Istat)

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16000 15000 14000 Cernusco Lombardone 13000 Lomagna 12000 Merate 11000 Missaglia 10000 Montevecchia 9000 8000 Olgiate Molgora 7000 Osnago 6000 Perego 5000 Rovagnate 4000 Sirtori 3000 Viganò 2000 1000 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Fig. 7 - Andamento della popolazione residente nei singoli Comuni consorziati tra il 2002 e il 2010 (Dati Istat)

4.19 OCCUPAZIONE E ATTIVITAげ ECONOMICHE I dati relativi alla popolazione dei Comuni consorziati, riportati alla tabella seguente, sono stati desunti dalle tabelle I L è inserito il Parco si basa in prevalenza su imprese manifatturiere, imprese di costruzioni e imprese di servizi. Queste ultime come numero di imprese prevalgono sulle altre poiché includono molte categorie di imprese: agenzie viaggi, agenzie immobiliari, agenzie di lavoro interinale, nonché artigiani, centri estetici, medici e consulenti, ecc. Come numero di addetti attivi per settore di attività, è il settore manifatturiero ad offrire un maggior numero di posti di lavoro, che ammonta al 50%. Al settore industriale segue la vasta categoria delle imprese di altri servizi che offre il 20% dei posti di lavoro. Infine anche il settore del commercio (18%) e delle costruzioni (9%) occupano una L addetti di questo territorio. In merito ai risultati di questa analisi è da tenere presente che i dati si riferiscono al censimento del 2001, un analisi oggi è probabile che porterebbe a risultati differenti.

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Fig. 8 - Numero di imprese per attività economica- dato complessivo per tutti i comuni consorziati al Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (Dati Istat 2001)

Tabella 4- Imprese per settore di attività economica

Dati: 8° censimento dell’industria e dei servizi 2001

Cernusco Lombardo Lomagna Merate Missaglia Montevecchia Molgora Olgiate Osnago Perego Rovagnate Sirtori Viganò Parco Totale

Agricoltura e pesca 3 0 3 1 1 1 1 0 0 2 0 12

Industria estrattiva 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Industria manifatturiera 50 75 164 110 22 83 62 35 33 42 53 729

Energia, gas e acqua 0 1 1 1 0 0 0 1 0 0 0 4

Costruzioni 24 36 145 75 8 49 21 26 32 37 21 474

Commercio e riparazioni 77 74 287 121 35 114 85 38 47 51 21 950

Alberghi e pubblici esercizi 11 8 41 24 12 15 12 7 8 11 4 153

Trasporti e comunicazioni 5 10 26 20 4 14 12 2 7 14 4 118

Credito e assicurazioni 2 5 50 8 3 4 2 0 4 4 2 84

Altri servizi 102 73 530 155 61 120 101 40 51 74 22 1329

Totale 274 282 1247 515 146 400 296 149 182 235 127 3853

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Fig. 8 - Numero di addetti per attività economica- dato complessivo per tutti i comuni consorziati al Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (Dati Istat 2001)

Tabella 5- Addetti alle unità locali delle imprese per settore di attività economica

Dati: 8° censimento dell’industria e dei servizi 2001

Cernusco Lombardone Lomagna Merate Missaglia Montevecchia Molgora Olgiate Osnago Perego Rovagnate Sirtori Viganò Parco Totale

Agricoltura e pesca 7 0 4 2 2 2 0 0 3 2 0 22

Industria estrattiva 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Industria manifatturiera 589 1175 1767 931 316 550 299 345 418 45 672 7107

Energia, gas e acqua 52 27 11 7 0 0 24 0 0 0 0 121

Costruzioni 57 96 416 198 22 199 115 49 96 38 67 1353

Commercio e riparazioni 405 146 1172 275 112 229 93 115 114 55 53 2769

Alberghi e pubblici esercizi 41 30 111 68 34 77 15 25 32 12 30 475

Trasporti e comunicazioni 54 26 300 178 12 65 51 31 39 15 9 780

Credito e assicurazioni 21 22 291 50 10 30 1 32 8 5 20 490

Altri servizi 180 156 1385 602 80 280 77 104 120 75 31 3090

Totale 1406 1678 5457 2311 588 143 675 701 830 247 882 14918

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4.20 AGRICOLTURA

CAPACITÀ D'USO DEI SUOLI L L C C LCC P C E‘“AF, è una classificazione finalizzata a valutare le potenzialità produttive per utilizzazioni di tipo agro-silvo-pastorale sulla base di una gestione sostenibile, cioè conservativa della risorsa suolo. La maggior parte del territorio del parco ricade in classe VI. Sono cioè presenti suoli con limitazioni severe, tali da come habitat naturale. Le forti limitazioni sono legate al rischio di erosione. Il resto dei suoli presentano comunque classe III e IV, cioè terreni che presentano ancora limitazioni legate al rischio di erosione ma anche a caratteristiche negative del suolo e all'abbondante presenza di acqua entro il profilo.

ATTITUDINE DEI SUOLI ALLO SPANDIMENTO AGRONOMICO DEI LIQUAMI L C “ per il territorio del Parco e permette di individuare le aree, in base alle caratteristiche dei suoli presenti, più idonee a ricevere i liquami zootecnici, senza che ciò comporti il rischio di inquinamento per le acque superficiali e profonde. Il rischio di contaminazione per le acque superficiali deriva principalmente dallo scorrimento di liquami zootecnici, sulla superficie del suolo; le sostanze pericolose sono fosforo, materia organica, azoto ammoniacale ed i cloruri. Per le acque profonde, invece, il rischio è dovuto essenzialmente alla migrazione dei nitrati presenti nei liquami, che non vengono trattenuti dal potere assorbente del suolo. Nel territorio del Parco si trovano principalmente suoli non adatti. In particolare si trovano suoli classificati come:  S2: Suoli adatti con lievi limitazioni: richiedono attenzioni specifiche e possono presentare alcuni ostacoli nella gestione dei fanghi di depurazione;  S3: Suoli adatti con moderate limitazioni: richiedono attenzioni specifiche e possono presentare ostacoli nella gestione dei fanghi di depurazione;  N/S3: Suoli non adatti/Suoli adatti con moderate limitazioni;  N: Suoli non adatti.

LE ATTIVITAげ AGRICOLE NEL PARCO A P “ di imprenditori agricoli professionali (IAP), 5 aziende vitivinicole in territorio IGT, diverse attività agrituristiche e ricettive dislocate in complessi aziendali spesso sede di attività produttiva (Cascina Costa, Cascina Scarpada, Cascina Casarigo, etc.). E C P M V C buon numero di produttori locali (miele, ortaggi, erbe officinali,formaggi, vino, altri prodotti di stagione, attività florovivaistiche, di giardinaggio e di sistemazione del territorio). Il Parco è inoltre titolare di un marchio collettivo dei prodotti agricoli che può essere concesso ad aziende che decidono di aderire al sistema produttivo codificato dai disciplinari redatti dal Parco, con attenzione agli aspetti non solo produttivi e di qualità, m A Nel complesso, si tratta di un sistema agricolo vivace ed attivo, soprattutto se confrontato con le aree limitrofe o con altre realtà inserite in aree protette di pregio ambientale. L reale. L N P con allevamenti di bovini da latte, alimentati con una base di mais, foraggio ed orzo coltivati in rotazione negli estesi seminativi; soprattutto negli ultimi anni queste colture tradizionali hanno lasciato spazio ad impianti specializzati di orticole sotto tunnel (insalate, fiori di zucca, erbette..) o ai vivai in pieno campo di piante ornamentali.

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In ambito collinare (circa 500 ha), oltre alle erbe officinali ed ai vigneti descritti successivamente, trovano spazio -caprini, alla coltivazione di piccoli frutti, alle primizie (piselli, D territorio del Parco:  nella aree di pianura;   L capacità di mantenere sempre elevata la produttività, grazie ai miglioramenti strutturali ed alla qualità del processo produttivo. L microclimatich sviluppo di attività agrituristiche è spesso parte integrante di questo tipo realtà. L ona collinare, ma la sua incidenza è notevole anche nei pressi dei nuclei rurali e delle piccole frazioni. In questo ambito prevalgono aziende a carattere familiare, in cui il reddito si intreccia di frequente con quello proveniente da altre attività e dov -economico ed ambientale.

Tabella 6- Ripartizione delle superficie coltivate

Coltura % territorio agricolo Frutteto 0,3 Incolto 7,3 Erbe officinali 2,0 Orticole 2,4 Pascolo 3,2 Prato 33,2 Prato arborato 5,1 Riposo 1,9 Seminativo 30,9 Seminativo arborato 1,2 Vigneto / erbe officinali 2,0 Vigneto 4,0 Vivaio 5,8 TOTALE 100,0

CEREALICOLTURA E COLTURE FORAGGIERE E collinari.

COLTURE ORTICOLE Il settore delle colture orticole ha registrato negli ulti talora in controtendenza con i dati regionali o nazionali riportanti fluttuazioni produttive continue. La capacità imprenditoriale delle aziende presenti ha saputo ben orientarsi verso produzion

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zucchine, melanzane, rucola, bietole, erbette, spesso direttamente lavate e confezionate giornalmente in azienda e destinate quasi esclusivamente alla grande distribuzione ed ai supermercati, senza passaggi intermedi. “ quantità-qualità-prezzo e in particolare se si vanno a misurare i quantitativi inseriti in commercio. L nella parte pianeggiante, vicino a nuclei rurali, quasi mai in rotazione con altre co E comunque sempre subordinata alla disponibilità di acqua irrigua: le carenze idriche del terreno, infatti, determinano riduzioni delle produzioni e peggioramento della qualità. Originariamente localizzata sulle pendici t moderna si svolge ora nei più regolari ed accessibili appezzamenti pianeggianti, sotto copertura di tunnel semi- permanenti, ottenendo generalmente almeno tre cicli produttivi annuali. Le aziende orticole censite nel 2000 sono ubicate nei comuni di Missaglia, Montevecchia, Cernusco e Lomagna, con

ERBE AROMATICHE に OFFICINALI Il versante meridionale della dorsale collinare che unisce Missaglia a Montevecchia è caratterizzato dalla presenza, rara in Lombardia, di piante officinali (per uso aromatico) che ben si adattano al microclima particolarmente mitigato dei ronchi terrazzati; questi terreni sono interessati, da molti anni, principalmente dalla coltivazione di due specie: la salvia ed il rosmarino. G I C I “ A F A I I D Tale studio riporta i valori di estensione nazionale, pari a oltre 3.000 ettari (3.342) con oltre 100 specie coltivate; la Lombardia può contare su una superficie di circa 45 ettari di cui 36 presenti nel territorio del Parco di Montevecchia, caratterizzando pertanto in misura significativa la produzione regionale, attestandosi con il rosmarino (16,0 ettari) e la salvia (6,1 ettari) rispettivamente al primo e terzo posto della tabella delle specie coltivate ordinate in base alla superficie investita. Queste due colture, come molte altre, ancor oggi scandiscono la giornata di tanti agricoltori del Parco, imponendo direttamente a catene di vendita al pubblico. Molte delle operazioni del passato sono rimaste invariate e tra queste una delle più impegnative è sicuramente il piccoli mezzi meccanici. Una delle abilità necessarie per coltivare le officinali sui terrazzamenti è sapersi muovere con sicurezza lungo le a pendenza. Le aziende espressamente dedite alla coltivazione delle officinali sono 13, ripartite nei comuni di Missaglia e Montevecchia; a ciò si deve però aggiungere un dato (numericamente difficile da calcolare) relativo a persone fisiche che, a vario t proprie le loro produzioni.

FLOROVIVAISMO Il settore del florovivaismo nel Parco di Montevecchia può contare su oltre 50 ettari coltivati da una quindicina di a La presenza di numerose ville e dimore residenziali ha favorito, fin dal passato, la presenza di operatori tente. I ottanta, con un aumento dei consumi sempre più spostato verso acquisti maggiormente pianificati in relazione itazioni, degli uffici, come anche di ambienti e luoghi pubblici ed una contemporanea flessione in alcuni settori industriali che hanno indotto molte persone a trovare nella manutenzione del verde un canale lavorativo sostitutivo. Grazie alla vicina presenza di due centri specializzati (Scuola agraria del Parco di Monza e Fondazione Minoprio), il personale e gli addetti aziendali, in taluni casi privi di una specifica preparazione scolastica od esperienza lavorativa precedente, hanno potuto giovare di percorsi formativi e di aggiornamento che hanno contribuito a far crescere

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Analizzando ad esempio le produzioni in pieno campo, caratterizzanti ad esempio la piana di Moscoro e di Paravino (nel Comune di Cernusco Lombardone), si è assistito ad un progressivo calo del diffusissimo (fino a qualche anno fa) lauroceraso a favore di altre piante ornamentali destinate alla creazione di giardini e spazi verdi, tali da aumentare la diversificazione de Nel territorio del Parco sono presenti alcune delle più significative aziende a livello provinciale se non, in alcuni casi, aziende leader nella produzione specializzata di specifiche piante in contenitore destinate quasi esclusivamente ai mercati esteri. La varie aziende si sono ormai organizzate nella fornitura di tutti i vari servizi che il settore può offrire al ere verdi, alla manutenzione, fino alla gestione di appalti pubblici delle aree verdi dei comuni locali. I degli addetti al di sotto della fascia dei 50 anni; anche per quanto riguarda le unità lavorative si segnala una maggior presenza di salariati extrafamiliari per azienda, spesso resa ancor più accentuata dalla stagionalità di alcune operazioni colturali. Q ed il volume di fatturato raggiunto, tale da collocare il florovivaismo, nella bilancia della PLV provinciale, secondo dietro al latte.

VITICOLTURA. I vigneti del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone concorrono alla produzione provinciale di lecchese (ha 67). Stime attendibili sulla produzione di vino negli anni passati non sono disponibili, in quanto molti dei recenti ni di produzione. Punto di forza di tale produzione sono le superfici nella zone collinari di Montevecchia, Missaglia, Perego e Rovagnate, spesso in consociazione con le erbe aromatiche officinali.

A partire soprattutto dal 1999 anche i vigneti del Par della flavescenza dorata, che ha causato, in numerose zone, dei sensibili cali di produzione.

La viticoltura del Parco è caratterizzata da una gamma articolata di ambienti produttivi, nei quali trovano insediamento ottimale decine e decine di vitigni in grado di fornire una gamma di prodotti decisamente ampia e di tradizione consolidata. Ma alla tradizione si è affiancata, negli ultimi anni, la ricerca di una più alta qualità del prodotto e la reddito, anche un fattore strategico di ogni politica di marketing del territorio. La parte occupazionale interessa circa 8 aziende produttrici con 15 addetti a tempo pieno, oltre che una serie imprecisata di hobbisti, privati ed appassionati che conducono vigneti di piccole dimensioni, conferendo talvolta le uve alle principali aziende vitivinicole locali che provvedono poi alla successiva trasformazione e commercializzazione. Le strutture di trasformazione e commercializzazione sono caratterizzate ancora dalla trasformazione diretta regione..

Chiunque si inoltra sui sentieri che costeggiano i terrazzi coltivati ad erbe officinali non può fare a meno di notare La vite è una pianta in grado di adattarsi a condizioni climatiche molto diversificate, i cui limiti sono principalmente Tradizionalmente la produzione vinicola di Montevecchia era improntata, soprattutto negli anni passati, in modo forestali invernali e dopo le produzioni agricole estive (ortaggi, fienagione, seminativi e fruttiferi).

I vitigni del Parco L autorizzati; altre varietà non indicate in tali elenchi possono essere impiantate solo a scopo sperimentale o per

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mezzo di apposite deroghe. I C Pinot, Riesling e Sauvignon. C zati a cespi di salvia e rosmarino, potrà trovare varietà di Trebbiano, Chardonnay, Biancone, Riesling (Vitigni a bacca bianca) e Schiava, Cabernet, Bonarda (Vitigni a bacca nera).

ZOOTECNIA C tore zootecnico si conferma fondamentale anche P M con razza Frisona italiana a stabulazione libera. Vista la conformazione morfologica della Provincia di Lecco, si può affermare che la parte più idonea al tradizionale P M La consistenza zootecnica rilevata nel dicembre 2001, tralasciando capi di bestiame allevati per uso familiare, è la seguente:

Tabella 7- Capi di bestiame nel parco

BOVINI OVI-CAPRINI ALTRO TOTALE VACCHE MANZE VITELLI CAPRE PECORE EQUINI

790 565 630 46 1435 7 3.743

APICOLTURA Settore di particolare interesse è quello del miele, perché è un settore in continua evoluzione ed è rivolto ad un mercato di nicchia con buone potenzialità di sviluppo. L determinati pe fioriture).

LE AZIENDE AGRICOLE NEL PARCO L P M ra N P miriade di situazioni differenti che aumentano significativamente la diversità e la ricchezza del patrimonio rurale locale. Il censimento agricolo effettuato nel 2000 ha individuato 96 aziende presenti nel Parco, successivamente aumentate.

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Figura 9 - Indirizzo produttivo delle aziende agricole

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4.21 LA VIABILITÀ

Figura 10 - Assetto viario (arancio) e ferroviario (tratteggio nero) nell’area del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (perimetro del Parco Regionale in rosso). I circoli blu indicano le aree di maggior criticità dal punto di vista del disturbo del traffico veicolare e della connettività ecologica A P L S.P. 342 Dir (ex SS36) di collegamento Milano con la Provincia di Lecco passa a Est dei confini del Parco. La S.P. 342 Dir costituisce la principale arteria stradale di comunicazione tra i comuni di Lomagna e Osnago e i capoluoghi di L M ‘ a area (21.689 veicoli al giorno bidirezionali - C I 57

25.071 veicoli al giorno - bidirezionali. Altre assi importanti nel panorama provinciale sono la S.P. ex S.S. 342 Bergamo Como, che delimita a Nord il Parco nei comuni di Perego, Rovagnate, Sirtori, e lo attaversa in Comune di Olgiate Molgora, e in direzione Ovest è presente la SP 51 che interessa il comune di Viganò e Sirtori. Inoltre sul lato Est del Parco è presente la Ferrovia Milano Lecco che attraversa i Comuni di Osnago e Cernusco Lombardone.

4.22 FRUIZIONE L P M V C da sempre molto frequentata per fini ricreativi, come anche testimoniato dalle numerose residenze patrizie presenti sul territorio, per la sua poszione, sui primi dalla pianura in cerca D festive primaverili, alla ricerca di luoghi di ristoro o per una breve passeggiata sulle strade del crinale. I ivolge al rilievo di Montevecchia, ma alle valli adiacenti. Il fenomeno ha nel tempo assunto dimensioni tali da richiedere la valutazione della sua effettiva compatibilità con ea protetta. L E P fruizione, le attività ricreative e sociali, approvato nel 2000, a cui si rimanda per una maggior comprensione delle problematiche.

IL SISTEMA DELLE PERCORRENZE L P I C ieri, che illustra alcuni percorsi, indicati anche sul terreno. La rete della viabilità pedonale e di interesse agro-forestale si sviluppa nel Parco per oltre 100 km (sono escluse le strade asfaltate). La maggior parte dei sentieri rilevati richiedono interventi di manutenzione straordinaria, ed in seguito solo una E ottimali, tali cioè da poter essere transitati anche da carrozzelle per disabili ed in genere coincidono con i tracciati di strade di ordine superiore che vengono però anche fruiti a scopo escursionistico. Solo una minima parte dei percorsi rilevati ha lo status di strada consortile, e quindi in massima sparte si muovono in aree di proprietà privata. V con dimensioni e caratteristiche adeguate al transito dei carri. I percorsi che si sviluppano prevalentemente nei boschi c forestale. Alcuni tracciati hanno invece un elevato interesse naturalistico, soprattutto di tipo floristico-vegetazionale. Vari percorsi consentono di apprezzare i caratteri del territorio rurale con valore testimoniale, sia per quanto riguarda i terrazzamenti e gli usi agricoli tradizionali, sia per quanto relativo ai fabbricati rurali. Alcuni tracciati, inoltre, hanno un elevato valore panoramico, sia per la percezione del territorio da una postazione sopraelevata sia per gli scorci prospettici verso le Prealpi lecchesi.

RICETTIVITAげ Nel territorio del Parco sono presenti numerosi ristoranti di tipo tradizionale in particolare a Montevecchia. La presenza di questo genere di attività può determinare nei giorni festivi alcune difficoltà per quanto concerne il flusso viabilistico ed in particolare per i parcheggi. La clientela di queste attività per la maggior parte giunge sul posto in automobile, direttamente già indirizzata esclusivamente al ristorante. L V “ C tempo esistente è stata chiusa alcuni anni orsono. L ce diffondendo le soluzioni

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Non esiste alcun genere di attività ricettiva per turismo giovanile (ostelli), né campeggi. “ ori agricoli che, unitamente al ripristino di vigneti, hanno ristrutturato fabbricati e sedi aziendali da tempo abbandonate. La aziende attive sono oggi una decina. Nelle aziende che ne offrono la possibilità, il soggiorno con pernottamento non è effettuato da turisti di passaggio, I dalle associazioni scout e meno frequentemente da visitatori in transito.

LATTIVITÀ DELLENTE GESTORE LE Centro Parco di Casa del Soldato, in una vecchia cascina, nel cuore della Valle del Curone, appositamente ristrutturata. La struttura è il riferimento p L G E V possibile solo nei giorni festivi. Sul fondovalle, in corrispondenza della strada di accesso al Centro Parco, è stato realizzato un parcheggio. Nel 2007, presso la sede di Cascina Butto, è stato attivato il Centro visite scoperta del territorio protetto, e che mutua l A Adige. M C I Comuni consorziati, che ne possono usufruire gratuitamente, è progressivamente cresciuto, interessando il P M I isita oscilla fra i 10 ed i 15.000 annui. Dal 1998, inoltre, il Parco ospita un festival che utilizza diverse strutture rurali e spazi aperti in tutto il territorio, di crescente successo.

DATI SULLA FRUIZIONE D caratterizzante la fruizione nel Parco di Montevecchia ed è la chiave interpretativa di molti comportamenti. Il visitatore risiede nelle vicinanze, visita frequentemente il Parco anche in buona conoscenza del territorio. Le motivazioni alla visita sono legate sia alla conoscenza e vicinanza alla zona sia alla bellezza dei luoghi, in contrasto con la costante monotonia urbana circostante. Il Parco ra L P riviste di natura e turismo. Il fruito P a quelle sedentarie. La frequenza di visite annue è elevata, soprattutto per i fruitori in bicicletta che risultano abituali frequentatori del L Le biciclette sono preponderanti la domenica mattina, mentre i visitatori a piedi si concentrano la domenica pomeriggio. Le attività sedentarie (pic nic, sosta e gioco nei prati, consumazioni in luoghi di ristoro pubblico) sono poco diffuse (9%) anche per una reale mancanza di spazi pianeggianti a prato dove poter esercitare le attività ricreative. L C “ L bassa (10%) e prevalentemente associata al periodo della raccolta di funghi e castagne. I punti panoramici risultano essere luoghi di notevole attrattiva. Le visite tendenzialmente si svolgono in gruppo o in coppia. Alto è però il dato dei visitatori solitari (25%) che dimostra insieme alla propensione alla solitudine una tendenza alla ricerca di pace e tranquillità nel Parco. L L C “ V Curone mentre la zona ovest e sud sono meno conosciute. I principali elementi di dis Fortemente desiderati da parte dei visitatori sono i provvedimenti volti alla chiusura di alcune strade al transito veicolare (76%), al posizionamento di cestini per la raccolta di rifiuti (84%) e alla realizzazione di sentieri attrezzati

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(69%). Il fruitore medio infine non è disposto a pagare un biglietto per entrare in alcune aree o a dovere sottostare a limitazione della libera fruizione pedonale.

La fruizione della sentieristica del Parco è disomogena; alcuni sentieri hanno medie domenicali di 100 - 160 visitatori, altri di 0 - 10 visitatori. Il numero di visitatori circolanti sui sentieri del Parco in un anno è compreso tra i 70.000 e 100.000.

La concentrazione delle presenze V C Galbusere Pianello Costa è costantemente confermata dai rilievi eseguiti. In vaste aree dei pianalti agricoli di Moscoro e Maresso la presenza è nulla.

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Fig. 11 - Sentieristica complessiva del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (tracciati in marrone, in verde l’area di Parco Naturale)

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4.23 ANALISI DEL PAESAGGIO

PREMESSA L P D /2004 processo di pianificazione e regolamentazione. Sono inoltre state eseguite elaborazioni ex- ggistica del territorio del Parco, dando invece per acquisite le informazioni derivanti dal PTR e dal PTCP.

ARTICOLAZIONE DEL PAESAGGIO DEL PARCO: UNITÀ DI PAESAGGIO L P in aree (relativamente) omogenee al proprio interno rispetto ai caratteri paesaggistici principali (morfologia, uso del suolo), denominate ambiti di paesaggio, e procedendo quindi al loro successivo raggruppamento, sulla base delle comuni caratteristiche in unità di paesaggio. I L omogenei, individuati mediante il riconoscimento delle specificità ovvero di quei valori paesaggistici che boscate ed uso agricolo del fondovalle, ampie e continue superfici boscate, valli alluvionali, crinali terrazzati, zone fortemente insediate); in modo sintetico per ogni singolo ambito vengono poi messe in luce dalla matrice che ne. L eccellenze, entra poi sempre più nel dettaglio, individuando categorie generali (forme del territorio, elementi, sensazioni, viste) a loro vo N Parco e costituiscono valori determinanti nel riconoscimento del s quindi la matrice può evidenziare la presenza di edificio di pregio, nuclei storici, nuclei rurali, ville e parchi storici. Oltre ad elementi prettamente fisici e oggettivamente riconoscibili, la matrice riporta ed analizza anche elementi (assenza di insediamenti, luogo intercluso, centralità del sito, posizione perimetrale, significato storico testimoniale iali. A dimostrazione della valenza paesistica del territorio del parco, anche in relazione alla molteplicità degli elementi diverse unità di paesaggio. L seguit edificatorie vere e determinati da cause anche esterne al territorio del Parco (presenza di infrastrutture ferroviarie sul confine, aumento del traffico di attraversamento). La matrice p paesaggistici ed ambientali, quindi da elementi più generali (fattori di disturbo, degrado, pericolo) si passa ad iverse categorie (detrattori, carenze, fenomeni, effetto) a loro volta

Tra gli elementi detrattori troviamo quindi la presenza di insediamenti artigianali-industriali, di insediamenti di lungo i torrenti e la carenza della componente arborea nel paesaggio del pianalto. I fenomeni sono invece legati ad usi impropri del territorio, eccesso di fruizione, banalizzazione del paesaggio

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agricolo, urbanizzazione del paesaggio rurale, avanzata del bosco, pressione d fenomeni determinati dalla presenza e dalle attività antropiche. Gli effetti negativi più rilevanti determinati dagli elementi analizzati in precedenza vengono quindi declinati in inserimento disarmonico di elementi architettonici, disarmonie nel rapporto tra bosco ed edificato, effetto periferia, perdita dei caratteri di ruralità degli insediamenti, rigidità del comparto, disordine del paesaggio agricolo. Dallo studio della matrice è ben evidente il progressivo aumento dei fattori di disturbo, degli elementi detrattori, delle carenze, in modo direttamente proporzionale alla presenza di insediamenti e di attività antropiche sul territorio, riconoscendo quindi a questi ultimi la responsabilità della perdita dei valori paesistici e naturalistici del territorio. Significativo appare anche la totale assenza di elementi detrattori, di carenze di effetti e di fenomeni, ad eccezione dell'avanzata del bosco, per quanto concerne l'entità di paesaggio della zona di tutela forestale.

D singola unità di paesaggio, legati ai valori paesistici da recuperare o esaltare e ai fattori di disturbo da eliminare laddove possibile o comunque sempre mitigare.

N o trattasi di aree sostanzialmente totalmente edificate e sottoposte alla sola pianificazione comunale. La tavola di studio è riportata in appendice.

LE MEMORIE DEL TERRITORIO A specifico progetto hanno consentito di individuare i manufatti rurali minori e gli elementi caratterizzanti il paesaggio rurale di maggior significato storico- testimoniale. Questi elementi caratterizzano, a scale diverse, il paesaggio del Parco e assumono I P P componente fondamentale del territorio, inteso non solo come entità fisica, ma come luogo vissuto, e ne incentiva il recupero. L A F - comprende una serie di manufatti legati a funzioni ed attività molto differenti tra loro, ma comunque congiunti tra loro dal filo della memoria del territorio e a forte rischio di degrado, in seguito Si ritrova quindi una serie di elementi legati alle semplici attività domestiche quotidiane, quali pozzi, lavatoi, fontane, quale testimonianza delle abitudini domestiche, della semplicità e della povertà degli insediamenti esistenti, anche in epoche relativamente recenti. Ormai tali manufatti non sono praticamente più utilizzati e quindi spesso in stato di abbandono. La presenza di numerose edicole votive e immagini sacre, di cui si ha un dettagliato rilievo, è invece testimonianza del ruolo che la religione aveva nella vita quotidiana dei residenti, sino a pochi decenni orsono. Di non minore valore, anche se per differenti motivazioni, sono i manufatti legati alle opere idrauliche, in particolare le briglie lungo i torrenti ed i piccoli ponti in pietra ancora utilizzabili, le opere di captazione ed i serbatoi per gli acquedotti. Lo stesso dicasi per i sentieri che ancora conservano il fondo in pietra originale e per i muretti di sostegno dei terrazzamenti. Ma il territorio del Parco è caratterizzato anche da piccoli elementi del paesaggio prettamente rurali, che contribuiscono in maniera fondamentale alla determinazione del valore paesistico, in particolare i filari di gelsi, di pioppi, di tigli che si stagliano nel paesaggio agricolo, i roccoli, ancora riconoscibili, seppur abbandonati, ed i fontanili nella parte meridionale del Parco.

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Forme del territorio ELEMENTI SENSAZIONI VISTE DETRATTORI CARENZE FENOMENI EFFETTO

unità di Ambiti Specificità Eccellenze-sensibilità Fattori di disturbo/pericolo/degrado paesaggio ferrovia torrente balcone nuclei rurali usi impropri sull'edificato insediamenti cannocchiali nuclei storici architettonici terrazzamenti Tunnel orticole edifici di pregio Effetto periferiaEffetto valle alluvionale luogo luogo intercluso centralità del sito paesaggio vallivo avanzata del bosco esposizione visuale eccesso di fruizione ville e eparchi storici artificialità aree verdi paesaggio sommitale estensione del bosco Rigidità del comparto posizione perimetrale insediamenti dismessi paesaggio del pianalto paesaggio del pianalto assenza di insediamenti Scarasa qualità edificato sfrangiamento del nucleo Estensione aree recintate abbandono attività agricola inseriemnto disarmonico elemnti disordine del paesaggio agricolo Carenza componente arborea nel pressione urbanizaato al margine Scarsa naturalità lungo il torrente interventi parcellizzati disorganici insediamenti artigianali industriali- Perdita dei caratteri di ruralità degli urbanizzazione del paesaggio rurale disarmonie rapporto bosco edificato banalizzazione del paesaggio agricolo paesaggio dell'agricoltura tradizionale articolazione paesaggio su piccola scala significato storico testimoniale dei luoghi

Versante collinare terrazzato a prevalente uso Terrazzamenti Rischio abbandono dei terrazzamenti Pianette agricolo con nuclei edificati Nuclei meglio conservati XXXXXXX Edificazione di scarsa qualità X X X X X X X X X

terrazzamenti Abbandono delle attività agricole Versante sud di Versante collinare terrazzato con uso agro-forestale episodii architettonici significativi Avanzata del bosco

XXXXXXX X X X X X Montevecchia e nuclei edificati Elevata visibilità del sito Introduzione di elementi urbani nel paesaggio Significato storico testimoniale dei luoghi rurale collina terrazzata X Versante collinare terrazzato a prevalente uso terrazzamenti Banalizzazione del paesaggio agricolo

agricolo ed insediamenti rurali con significato storico- nuclei storici X X X Galbusere-Scarpada XXXXXXXXX perdita dei caratteri di ruralità degli insediamenti testimoniale scorci prospettici

Abbandono attività agricola Versanti terrazzati con significativo nucleo storico- Terrazzamenti

Interventi parcellizzati disorganici nuove presenze X X X X X Cereda Bongiaga testimoniale Cereda XXXXXXXXX residenziali

edificazione di scarsa qualità edifici di pregio architettonico progressiva introduzione di elementi urbani nel paesaggio sommitale paesaggio Sommità collinare con edificazione recente e con

skyline alterazioni legate all'eccesso di fruizione X X X X X X X Alta Collina signicative presenze di valore storico-testimoniale XXXXXXXX coni prospettici eccessiva enfatizzazione di elementi architettonici particolare visibilità disarmonia inserimento elementi architettonici sommità collinare XX

Edificazione di scarsa qualità degrado del nucleo storico Valle con ampie superfici boscate, uso agricolo sui nucleo storico abbandono degli usi agricoli

versanti terrazzati, edificazione sparsa e Articolazione del paesaggio rurale X X X X X Valle Santa Croce XXXXXXXXXXX usi impropri significativo nucleo storico testimoniale luogo intercluso estese proprietà recintate artificialità delle aree verdi XX

insediamento dismesso Fornace Articolazione del paesaggio Valle con ampie superfici boscate, uso agricolo sul edificazione di scarsa qualità nuclei rurali

fondovalle, edificazione rurale sparsa ed alterazioni legate all'eccesso di fruizione X X X X X Valle del curone torrente XXXXXXXX insediamento produttivo dismesso semplificazione degli usi agricoli

Valle con ampie superfii boscate, uso agricolo sul Nucleo rurale insediamento produttivo dismesso

fondovalle, edificazione rurale sparsa ed articolazione del paesaggio rurale X X Bagaggera XXXXXXXX edificazione di scarsa qualità insediamento produttivo dismesso particolare visibilità del sito X Estensione tunnel per colture orticole Forte connotazione rurale del comparto Versante pedecollinare ad uso agricolo con "Sfrangiamento" del nucleo

Significato prospettico X X X X X Ostizza significativo nucleo storico XXXXXX Alterazione di elementi tipicamente rurali (viabilità Valore storico-testimoniale rurale, terrazzamenti) XX Articolazione dell'uso agricolo Versante collinare ad uso agricolo prevalente e (agricoltura tradizionale) Introduzione di elementi urbani nel paesaggio

Passone Pertevano nuclei edificati anche con valenza storico Articolazione del paesaggio rurale XXXXX rurale X X X X X testimoniale Insediamenti con significativi episodi Episodi architettonici di scarso valore architettonici X collina agricola e forestale Nuclei storici Terrazzo con rilevante attività agricola e significativi Abbandono attività agricola

Piana X X X Ceregallo insediamenti storico-testimoniali XXXXXXXXX Interventi parcellizzati disorganici Cannocchiali prospettici X

Versanti boscati collegati da ampio terrazzo con Articolazione del paesaggio su piccola Abbandono attività agricola Roncaria uso agricolo e presenza di nucleo abitato scala XXXX Interventi parcellizzati disorganici X X X X

Disarmonia relazione tra bosco ed edificato

Versante boscato con nuclei abitati Relazione bosco presenze insediative X X X X X X X Molere -Viganò XXXXXX Edificazione di scarsa qualità X Piana ad uso agricolo, rilevante edificazione Monastero

Bernaga recente, nuclei ed edifici con significato storico e Articolazione del paesaggio rurale su XXXXXXX Edificazione di scarsa qualità X X X X X X testimoniale piccola scala X Insediamenti artigianali Valle, con modesta attività agricola, con Villa Besana - Castello di Crippa Rigidità del comparto (limiti obbligati costituiti significativa edificazione artigianale concentrata, X Fondovalle dall'infrastruttura stradale). X X X X X X X X Sirtori presenza di nucleo storico-testimoniali, ville di x X X X X X X Torrente Estensione delle aree recintate pregio, edificazione residenziale Assenza di naturalità spazi lungo il torrente Forme del territorio ELEMENTI SENSAZIONI VISTE DETRATTORI CARENZE FENOMENI EFFETTO

unità di Ambiti Specificità Eccellenze-sensibilità Fattori di disturbo/pericolo/degrado paesaggio ferrovia torrente balcone nuclei rurali usi impropri sull'edificato insediamenti cannocchiali nuclei storici architettonici terrazzamenti Tunnel orticole edifici di pregio Effetto periferiaEffetto valle alluvionale luogo luogo intercluso centralità del sito paesaggio vallivo avanzata del bosco esposizione visuale eccesso di fruizione ville e eparchi storici artificialità aree verdi paesaggio sommitale estensione del bosco Rigidità del comparto posizione perimetrale insediamenti dismessi paesaggio del pianalto paesaggio del pianalto assenza di insediamenti Scarasa qualità edificato sfrangiamento del nucleo Estensione aree recintate abbandono attività agricola inseriemnto disarmonico elemnti disordine del paesaggio agricolo Carenza componente arborea nel pressione urbanizaato al margine Scarsa naturalità lungo il torrente interventi parcellizzati disorganici insediamenti artigianali industriali- Perdita dei caratteri di ruralità degli urbanizzazione del paesaggio rurale disarmonie rapporto bosco edificato banalizzazione del paesaggio agricolo paesaggio dell'agricoltura tradizionale articolazione paesaggio su piccola scala significato storico testimoniale dei luoghi

Estensione della copertura forestale Dall'alto estensione del paesaggio Valle boscata senza edificazione Vulnerabilità dei sistemi forestali Alta valle Curone forestale XXXX assenza di insediamenti

Estensione della copertura forestale Dall'alto estensione del paesaggio Valle boscata senza edificazione Vulnerabilità dei sistemi forestali Alta Valle Santa Croce forestale XXXX assenza di insediamenti Estensione della copertura forestale

Boschi della Bernaga Versante boscato senza edificazione X XX Avanzata del bosco e chiusura delle aperture X

foresta Presenza di radure

Valle alluvionale ad uso agricolo e insediamenti

Paesaggio vallivo Disordine nel paesaggio agricolo X X X X X X X Pilata -Beolco-Stalli agricolo-produttivi e residenziali XXXXX X Semplificazione usi agricoli del territorio Paesaggio vallivo Scarsa naturalità degli spazi lungo il torrente Valli alluvionali ad uso agricolo nel fondovalle e

Scarsità dell' edificazione Scarsa qualità dell'edificazione X X X Curone- Molgoretta versanti boscati con scarsa edificazione XXXX Torrenti Crescente carico di traffico veicolare Estensione tunnel per colture orticole X Paeasaggio della valle alluvionale Assenza di edificazione Edificazione a ridosso del perimetro Valle della Lavandaia - Valli alluvionali ad uso prevalentemente agricolo nel

Torrenti Semplificazione usi agricoli del territorio X X fondovalle senza edificazione permanente XXXX Molgoretta Posizione perimetrale - ingresso nel Scarsa naturalità degli spazi lungo il torrente parco presenza della ferrovia Valle della Molgora - Paesaggio vallivo

Valle alluvionale con uso agricolo e centro abitato contestualizzazione del nucleo di pianezzo X X X X X X X X torrente molgora XXX Pianezzo scarsa naturalità degli spazi lungo il torrente X X Paeasaggio della valle alluvionale Peso eccessivo dell'edificazione Valli alluvionali ad uso agricolo nel fondovalle e Torrenti Scarsa naturalità degli spazi lungo il torrente Tricudai versanti boscati con insediamento agricolo Posizione perimetrale - ingresso nel XXX Semplificazione/banalizzazione degli usi agricoli X X X X X parco (Vivaismo) X

Presenza della ferrovia Paeasaggio della valle alluvionale Scarsa naturalità degli spazi lungo il torrente Valle alluvionale con uso agricolo, versanti boscati e torrente molgora

Insediamenti industriali sul perimetro X X X X X X X Molgora sud scarsa edificazione sparsa Posizione perimetrale - ingresso nel XXX Depuratore parco Semplificazione/banalizzazione degli usi agricoli X

Fondo della valle alluvionale con insediamento Assenza di contestualizzazione dell'insediamento

Posizione valliva X X X X X X RDB produttivo X Rottura del paesaggio valli valli alluvionali

scorci prospettici in assenza di Terrazzo con rilevante attività agricola, nuclei rurali semplificazione degli usi agricoli del territorio

edificazione X X X X X X X Regondino - Paravino e ville XXXX scarsa contestualizzazione delle residenze X Carenza della componente arborea nel Percezione del paesaggio del pianalto

Pianalto ad uso agricolo con scarsa edificazione paesaggio rurale X X X Aurora-Castello Scarsità dell'edificazione XXXX Semplificazione usi agricoli del territorio XX Carenza della componente arborea nel Pianalto ad uso agricolo con con nuclei con valenze Valore storico-testimoniale di alcuni paesaggio rurale

Fontanella Moscoro storico-testimoniale ed insediamenti agricolo- edifici XX X Semplificazione usi agricoli del territorio X X X X X X produttivi Percezione del paesaggio del pianalto "Residenzializzazione" degli insediamenti e delle loro pertinenze XX X

Visuale prospettica verso nord Sfrangiamento dlel'edificato Centro abitato comprendente anche edifici con

Presenza di alcuni elementi architettonici Scarso valore dell'edificato X X X X X X X X Orane-Aurora valenza storico-testimoniale nel pianalto XX X con forte connotazione di ruralità Carenza di connotazione - effetto periferia XX X Nucleo edificato con signicative presenze con Disomogeneità degli interventi edilizi

Cavigiolo - Castello valenza storico-testimoniale sul terrazzo e sulla Episodi architettonici significativi XXXXX Saldatura con zona urbana del Paravino X X X X X X X X X X scarpata morfologica Stazione-Ferrovia X X Carenza della componente arborea nel Pianalto Maresso Pianalto ad uso agricolo con insediamenti agricolo- paesaggio rurale

Percezione del paesaggio del pianalto XX X X X Mirasole produttivi e nucleo con valenza storico-testimoniale Semplificazione usi agricoli del territorio Edificato di scarsa qualità XX X

Lomaniga Quattro Strade Pianezzo Monte Orane

Bernaga nuclei urbanizzati pianalto 5 CRITICITA E PUNTI DI FORZA DEL “I“TEMA PARCO

5.1 PREMESSA Sulla base     del sistema delle conoscenze; è possibile procedere al riconoscimento delle criticità e delle opportunità che informano la pianificazione “ P    opportunità da cogliere;  rischi e minacce.

P “ P dagli obbiettivi di tutela e dalle eccellenze naturalistiche, paesaggistiche ed ambientali che, insieme, formano il concetto di Parco.

5.2 CONDIZIONI E FATTORI ESPRESSIONE DI FORZA DEL “ISTEMA PARCO Presenza di eccellenze naturalistiche: il territorio del Parco costituisce uno scrigno di naturalità e di biodiversità, ricco di specie ed habitat di notevole valore. Per alcune di qu alla condizione di naturalità del territorio in un contesto antropizzato. Per altre è assoluta, a scala regionale o di regione biogeografica.

Vitalità del settore agricolo l territorio del Parco è certamente più rilevante rispetto alle V E P enti alcune modalità.

Valore paesaggistico: il valore paesaggistico del territorio del Parco è conseguente alla conservazione dei tratti anche alla presenza di notevoli elementi con carattere storico-testimoniale (memorie del territorio).

Estensione ed articolazione dei sistemi forestali: i sistemi forestali del Parco hanno dimensioni rilevanti rispetto a quanto nel territorio a sud, e valore naturalistico elevato, per diversità ed assetto delle strutture.

Accessibilità ed è destinata ad aumentare in tempi brevi, a seguito della realiz P

5.3 CONDIZIONI E FATTORI ESPRESSIONE DI DEBOLEZZA DEL “ISTEMA PARCO Urbanizzazione del territorio circostante ed isolamento ecologico G P P toriale di Coordinamento, pur se La barriera ecologica costituita inizialmente dalle infrastrutture ferroviarie e stradali e dai nuclei abitati posti a ri P parte del confine, la saldatura dei centri urbani. La cintura edificata impedisce quindi, o comunque rallenta, per gran parte del perimetro il collegamento fra gli ambienti naturali o seminaturali del Parco con quelli ad esso esterni. L conservazione, soprattutto animali, ma non solo.

Difficoltà di conduzione dei terreni agricoli collinari: le difficoltà morfologiche, accentuate dalla carenza di

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Carenze nei sistemi di collettamento dei reflui: P edifici isolati privi di allacciamento alla rete fognaria, per i quali è spesso inadeguato il sistema di smaltimento dei reflui, con conseguenti fenomeni di inquinamento.

Dissesti e condizioni di instabilità dei versanti: i dissesti nel territorio collinare, lungo il reticolo idrico e sulle natiralistiche e paesaggistiche del territorio, oltre che creare condizioni di pericolo per le attività antropiche.

Impermeabilizzazione del suolo ed effetti dei fenomeni meteorologici di maggiore intensità: P degli elementi del reticolo idrografico. La situazione è ulteriormente accentuata nel caso dei fenomeni di rilevante intensità, che sembrano più frequenti negli ultimi anni.

A P mente artificializzanti che ne riducono la valenza ambientale.

Modeste dimensioni e frammentazione degli habitat: la ricchezza biologica del Parco è articolata in sistemi di modesta dimensione, quindi più fragili ed esposti a disturbo.

Condizioni di degrado strutturale dei boschi: una quota molto rilevante dei boschi versa in condizioni di degrado strutturale (assetti semplificati derivati dal ceduo) e/o per quanto concerne la composizione, eccessivamente semplificata e con un forte ruolo delle specie esotiche.

Scarsa qualità architettonica in alcune aree del Parco, edificazione.

Difficoltà per lo sviluppo della viabilità ciclopedonale: la morfologia del territorio limita la percorribilità ciclistica, possibile per tutte le utenze solo nella porzione del pianalto. Ciò limita la possibilità di sfruttare al meglio P -bicicletta.

Complicazione normativa: in particolare per quanto concerne la procedura della Dichiarazione di Compatibilità Ambientale nella sua forma attuale, si deve rilevare la complicazione della procedura e la sua apparente sovrapposizione con altre procedure.

A inale: una porzione significativa del territorio collinare è condotta come secondo

5.4 OPPORTUNITÀ DA COGLIERE Presenza di aree da riqualificare: le aree che il PTC del 1995 individua come aree degradate o zone di trasformazione migliorativa sono significative per localizzazione e/o dimensione e necessitano di impegnativi interventi di riqualificazione, che per il PTC richiedono procedure o percorsi particolari, che non hanno però avuto Q

Ruolo del territorio nella rete ecologica: il territorio di Parco, per la sua posizione e per il ruolo nella RER può essere luogo di avvio di azioni di riqualificazione efficaci su ampia scala nel territorio pedemontano.

Necessità di definizione di soluzioni sostenibili per la produzione di energia da fonti alternative: questa reale sostenibilità.

R P la presenza del Parco viene oggi ritenuta estremamente importante per

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la funzione svolta di conservazione del territorio; la migliore dimostrazione è data dal recente ampliamento in 5 C P C e delle amministrazioni a fronte di ipotesi di avvio di ricerche petrolifere.

Ricerca di occasioni di fruizione: la necessità di governare il fenomeno della fruizione può essere occasione per promuovere una maggiore attenzione da parte dei visitatori nei confronti dei valori ambientali.

5.5 RISCHI E MINACCE Condizioni di rischio idrogeologico: le situazioni di rischio sono limitate a poche situazioni localizzate, ma non stabilizzate, in grado di produrre maggiori condizioni di degrado nel proprio intorno. Ci si riferisce soprattutto alla presenza del sistema di gallerie nel colle di Montevecchia.

Diffusione di specie alloctone invasive: animali che vegetali; il rischio è particolar P fragilità del mosaico ambientale.

A collinare già prima richiamata con paesaggio, la scomparsa anche di habitat e specie legati agli ambienti terrazzati; il degrado di strutture architettoniche rurali minori, portatrici comunque di elevato significato storico-testimoniale

Insufficiente definizione delle relazioni fra gli edifici residenziali ed il loro intorno: la cessazione delle attività agricole ed il cambio di destinazione degli edifici colonici ha interrotto il legame fra edificato e territorio circostante, creando condizioni di distanza nelle zone del pianalto, fra edificio residenziale e terreni condotti meno prossime agli edifici, talvolta abbandonate e degradate.

L P il ti animali L

Effetti delle trasformazioni per le quali il Parco non ha competenza in materia paesaggistica: gli esiti di queste trasformazioni sono spesso insoddisfacenti (es: viabilità provinciale).

C : il particolare regime di cui fruiscono le imprese agricole pone le condizioni perché si verifichino edificazioni nominalmente per la conduzione di attività correlate

Localizzazione di impianti per le telecomunicazioni: la realizzazione degli impianti può rappresentare elemento di impatto, almeno dal punto di vista paesaggistico

Eccessiva pressione della fruizione - congestionamento, con conseguente alterazione o disturbo dei sistemi ambientali e cattiva qualità della fruizione stessa per carenza di parcheggi e eccessiva presenza di visitatori in alcune aree

Perdita di cultura del territorio rurale: il ris P Gardaland e museo), che impedisce di riconoscere il significato e le esigenze delle attività che vi vengono praticate.

Inquinamento luminoso: il P pubblica e privata, spesso ben ulteriore a quanto necessario per le effettive esigenze di sicurezza.

Carenza di controllo delle trasformazioni del territorio:

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procedure autorizzative dagli interventi è oggi assicurata solo dal suo ruolo di autorità paesaggistica e forestale, e potrebbe venir meno qualora intervenissero variazioni normative.

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6 OBIETTIVI DI PIANO

Gli obiettivi di governo del territorio del Parco sono definiti in coerenza con le finalità che esso deve perseguire, A L‘ /7/2007, n.16 (Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione dei parchi): - conservare ed incrementare la biodiversità, le potenzialità naturalistiche, ecosistemiche e paesaggistiche del territorio e la funzionalità della rete ecologica; - promuovere la conservazione e la riqualificazione del paesaggio agricolo tradizionale ed i suoi valori culturali e naturalistici, nonché quindi delle attività agricole ad esso correlate; - turali, educativi, ricreativi e scientifici; - con i compiti affidati dal Piano Territoriale, richiamati nei contenuti al capitolo 3; - in relazione ai fattori di rilievo per il territorio come sopra identificati, che devono essere affrontati.

In estrema sintesi, il Piano persegue la tutela del territorio attraverso la conservazione ed il recupero dei suoi valori ambientali, naturali e paesaggistici, e quindi anche attraverso la promozione delle attività economiche a ciò funzionali.

Più analiticamente, si riconoscono i seguenti obiettivi principali (macro obiettivi) e la loro più specifica declinazione: 1. Conservazione e potenziamento della rete ecologica e della sua funzionalità: . . tutela e rafforzamento dei varchi ancora presenti; . rafforzamento dei corridoi ecologici verso le aree vicine.

2. Tutela e potenziamento della biodiversità, delle potenzialità naturalistiche ed ecosistemiche: . conservazione e riqualificazione dei sistemi forestali; . conservazione e riqualificazione di biotopi, specie ed habitat; . . miglioramento della qualità delle acque; . . tutela e recupero della funzionalità idraulica del territorio; . r . mitigazione del rischio di esondazione; . prevenzione e riassetto del dissesto idrogeologico.

3. Conservazione e riqualificazione del paesaggio: . prevenzione delle trasformazioni e del consumo di suolo; . . riqualificazione del paesaggio; . caratterizzazione dei diversi paesaggi; . . razionalizzazione e riqualificazione degli interventi edificatori; . riqualificazione e riusi del patrimonio edilizio; . aumento del vincolo di relazione fra edificato e territorio circostante; . governo delle trasformazioni nella rete stradale; . riduzione dei carichi di traffico nel territorio sulla viabilità minore.

4. Sostegno delle attività agricole ed in particolare delle attività in grado di conservare o riproporre il . tutela del territorio agricolo; . sostegno alle attività agricole caratterizzate da maggiore sostenibilità; . aumento della sostenibilità delle pratiche agricole.

5. Promozione e governo della fruizione sostenibile del territorio: . riduzione del traffico veicolare finalizzato alla fruizione del territorio; . valorizzazione del sistema dei percorsi per la fruizione;

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6. Avviamento dei processi di riqualificazione delle aree degradate o comunque compromesse.

7. Affinamento della normativa.

L capitolo 4 e gli obiettivi precedentemente definiti.

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Fattori di Forza Debolezza Opportunità Rischi e e ari nari

Fattore fognaria ed effettisuolo del Impermeabilizzazione dei maggiore di fenomeni intensità meteorologici corsi dei d’acqua Artificialità e Modesteframmentazione dimensioni degli habitat degrado di strutturale boschi dei Condizioni architettonica Scarsa aree qualità alcune del in Parco viabilità della per Difficoltà sviluppo lo ciclopedonale normativa Complicazione Agricoltura “hobbistica” e marginale areePresenza di da riqualificare territorio del rete Ruolo nella ecologica per la sostenibili soluzioni di Definizione da energia fontidi produzione alternative territorio Parco del del nell'assetto Ruolo “memoriePresenza di territorio”del fruizione di occasioni di Ricerca idrogeologico rischio di Condizioni invasive alloctone specie di Diffusione aree collin nelle colturale dell’attività Abbandono fra relazioni gli delle Insufficiente definizione loro intornoed il residenziali edifici trafficodel all’aumento nel Tendenza veicolare parco trasformazioni delle per le Esiti,insoddisfacenhti Parco non ha il competenza quali paesaggistica trasformazioni nelle in motivazioni di Carenza agricoltura per impianti di telecomunicazioni le Localizzazione – fruizione della pressione Eccessiva congestionamento Perdita cultura di territoriodel rurale Inquinamento luminoso trasformazioni nelle controllo di Carenza del territorio. Carenze nei sistemi nei Carenze collettamento di reflui-retdei Presenza di eccellenze naturalistiche naturalistiche eccellenze Presenza di settoredel Vitalità agricolo paesaggistico Valore sistemi dei forestali ed articolazione Estensione Accessibilità territoriodel circostanteUrbanizzazione ed ecologico isolamento terrenicolli dei agricoli conduzione di Difficoltà MACRO OBBIETTIVI obiettivi  rafforzamento della rete ecologica all’interno del parco 1. conservazione e potenziamento della rete  tutela e rafforzamento dei varchi ancora ecologica e della sua funzionalità presenti  rafforzamento dei corridoi ecologici verso le aree vicine.

 conservazione e riqualificazione dei sistemi forestali;

 conservazione e riqualificazione di biotopi, specie ed habitat;

 tutela e riqualificazione dei corsi d’acqua;

2. tutela e potenziamento della biodiversità,  miglioramento della qualità delle acque; delle potenzialità naturalistiche ed  rinaturalizzazione delle pertinenze dei corsi ecosistemiche; d’acqua;  tutela e recupero della funzionalità idraulica del territorio:  riduzione della tendenza all’impermeabilizzazione del suolo;  mitigazione del rischio di esondazione;  prevenzione e riassetto del dissesto idro- geologico.  prevenzione delle trasformazioni e del consumo di suolo;  prevenzione e riduzione dell’inquinamento luminoso;  riqualificazione del paesaggio:

 caratterizzazione dei diversi paesaggi;

 conservazione dell’uso agricolo-tradizionale

3. conservazione e riqualificazione del  razionalizzazione e riqualificazione degli paesaggio interventi edificatori:

 riqualificazione e riusi del patrimonio edilizio; 

 aumento del vincolo di relazione fra edificato e territorio circostante;  governo delle trasformazioni nella rete stradale;  riduzione dei carichi di traffico nel territorio sulla viabilità minore.

 tutela del territorio agricolo 4. sostegno delle attività agricole ed in particolare delle attività in grado di conservare o riproporre il paesaggio dell’agricoltura  sostegno alle attività agricole caratterizzate tradizionale da maggiore sostenibilità;  aumento della sostenibilità delle pratiche agricole.  riduzione del traffico veicolare finalizzato alla 5. promozione e governo della fruizione fruizione del territorio; sostenibile del territorio  valorizzazione del sistema dei percorsi per la fruizione 6. avviamento dei processi di riqualificazione delle aree degradate o comunque compromesse. 7. aaffinamento della normativa 7 IL PIANO

7.1 CONSIDERAZIONI GENERALI In termini generali, in coerenza con gli obbiettivi esplicitati al precedente Capitolo 6, il Piano proposto produce un sostanziale incremento del sistema delle tutele. Non si ha alcuna nuova identificazione di superfici significative da destinare alla autonoma iniziativa dei Comuni. Viene fortemente limitata la possibilità di edificazione nel territorio di pianura, anche per fini agricoli. Il tutto si attua in un contesto maggiormente articolato dal punto di vista paesaggistico e naturalistico.

P P Piano del 1995, con alcune significative modifiche, conseguenti sostanzialmente alla volontà di realizzare uno strumento dinamico, per quanto consentito dalla normativa di riferimento. Il Piano contiene quindi la definizione degli obiettivi di zona e di settore e la relativa normativa generale, rimandando allo strumento del regolamento per quanto concerne lteriore normativa di maggior dettaglio.

7.2 LA NORMATIVA DI PIANO

STRUTTURA DELLE NORME DI PIANO

Le Norme Tecniche di Attuazione (NTA) si articolano in sei Titoli. Il Titolo I Norme di inquadramento, che esprime indicazioni di carattere generale in merito alla valenza ed alla strutturazione del piano, ed il Titolo VI Norme finali, relativo al sistema delle sanzioni, delle deroghe e del P r E Il Titolo III Norme di settore, relativo alle disposizioni di settore, fornisce indicazioni circa le politiche di E E E anche disposizioni di carattere prescrittivo e regolamentare, rivolte a cittadini ed operatori. Il Titolo II Norme generali di tutela contiene disposizioni di carattere generale, valide per tutto il territorio del Parco, in materia di tutela ambientale e paesistica, agricolo-forestale, nonché relativamente agli interventi di edificazione. Il Titolo IV Norme di zona del Parco Regionale ed il Titolo V Norme di tutela e zona del Parco Naturale P ‘ P Naturale.

P NTA T II confrontarsi c T III ogni settore di attività, per valutare infine nel Titolo IV e nel Titolo V il pieno riscontro anche con le disposizioni specifiche per ogni zona.

TITOLO I に NORME DI INQUADRAMENTO Le norme di inquadramento di cui al Titolo I definiscono ambiti, contenuti ed effetti del PTC, in coerenza con la normativa generale e di riferimento, in particolare con la L.R. 86/83, con la L.R. 13/2008 e la legge quadro sulle aree protette 394/91. Vengono quindi specificati gli effetti del Piano e le sue relazioni con gli strumenti urbanistici generali; in particolare si definiscono le modalità di adeguamento di questi ultimi al Piano per le aree entro i confini del Parco, mentre per le aree esterne vengono espressi indirizzi per la pianificazione urbanistica ai quali i PGT si devono attenere al fine di assicurare la tutela ambientale e paesistica e la continuità ecologica tra le aree interne ed esterne al Parco. Queste disposizioni trovano riscontro cartografico nella Tavola 2. Nel medesimo titolo vengono individuati gli strumenti, i provvedimenti e procedimenti di attuazione del Piano, con

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particolare riferimento ai piani di settore ed ai regolamenti; per quanto concerne i piani di settore ne vengono E per stralci. Particolare attenzione viene riservata alla procedura di Dichiarazione di Compatibilità Ambientale quale strumento di verifica e di tutela per interventi particolarmente complessi e di particolare rilevanza sia paesistica che ‘ P di semplificazione; deve peraltro essere applicata ad una più estesa gamma di interventi (illuminazione, strutture

TITOLO II に NORME GENERALI DI TUTELA Partendo dagli elementi comuni al territorio vincolato e dalle sue peculiarità, viene dettata una serie di norme con valenza generale per la tutela ambientale e paesistica, per le zone ricomprese entro i confini del Sito di Interesse Comunitario, per la materia agricola e forestale e per gli aspetti edificatori (nuova edificazione, interventi su edifici e strutture esistenti, realizzazione di strutture temporanee e precarie in area agricola), sempre richiamando la possibilità di specifiche integrazioni, eccezioni e precisazioni nelle norme di settore e nelle norme di zona. Le norme generali tendono alla conservazione ed al mantenimento dei caratteri paesistici, rurali e naturali del territorio, riconoscendo così che il mantenimento ed il potenziamento delle attività agricole e forestali è determinante per la conservazione del territorio e dei suoi valori paesistici ed ambientali.

TITOLO III に NORME DI SETTORE Le norme di settore di cui al Titolo III esprimono un insieme di attenzioni focalizzate sui diversi settori di attività (agricoltura, selvicoltura, attività di fruizione, viabilità, produzione di energia, impianti a rete) e sui diversi comparti di interesse naturalistico ed ambientale (vegetazione e flora, fauna, aspetti geologici ed idrogeologici). Coerente con le d A energia da fonti rinnovabili, specificatamente normati e con un ulteriore rimando per maggiori approfondimenti al piano di settore per la sostenibilità energetica. Pur perseguendo il Parco la sostenibilità nel campo della produzione di energie rinnovabili, si pone comunque particolare attenzione al rischio di impatti paesistici ed ambientali su di un territorio così delicato. LA re attenzione quelle che sono le tematiche legate alla attività selvicolturale, inserendo una serie di indicazioni di dettaglio per la gestione dei boschi e degli elementi arborei delle aree agricole e per la tutela sia delle funzioni ecologiche sia della rilevanza paesaggistica che questi elementi assumono per il territorio. I A del Parco, ovvero il mantenimento ed il potenziamento delle attività agricole, viste quale potenziale determinante per la conservazione del territorio. La norma non è impostata con un carattere prettamente vincolistico, ma punta molto sul coinvolgimento da parte E P itorio anche attraverso meccanismi di incentivazione, oltre leggi di settore. LA corpi idrici: nel territorio del Parco sono stati rilevati elementi di particolare significato da un punto di vista geomorfologico per la presenza dei circhi glaciali relitti per cui vengono date specifiche prescrizioni, allo stesso modo per i siti di particolare rilievo geologico, cui è dedicato un apposito allegato. Particolare attenzione viene rivolta, inoltre, alla rete idrografica e vengono riportate nelle T lla rete idrografica primaria e secondaria. Gli articoli 25 (Tutela della flora e della vegetazione spontanea), 26 (Conservazione e gestione della fauna selvativa omeoterma), 27 (Tutela della fauna ittica) e 28 (Tutela della fauna minore) riguardano più in particolare la tutela degli elementi naturalistici, floristici e faunistici del territorio del Parco, con particolare riferimento alla protezione dei vari microambienti importanti per la conservazione delle biodiversità. Si rimanda comunque anche ad una specifica successiva pianificazione di settore per la conservazione dei biotopi, nonché per la tutela floristico-vegetazionale e per la tutela e gestione del patrimonio faunistico. Le attività ricreative, educative, sociali e culturali sono disciplinate allA utenze, di favorire una funzione integrata e complementare degli elementi del Parco e di promuovere la conoscenza del patrimonio del Parco. Si rimanda comunque ad un livello successivo di pianificazione piano di settore per ulteriori approfondimenti. I A

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nella definizione degli equilibri dei sistemi ambientali e paesistici. “ A P disposizioni per la realizzazione dei parcheggi e delle aree di sosta, in funzione di una fruizione sostenibile del territorio del Parco. L A distribuzione ed impianti, in particolare per quanto concerne la localizzazione di strutture per la telefonia mobile e le radiotrasmissioni.

TITOLO IV に NORME DI ZONA DEL PARCO REGIONALE Le varie zone del Parco Regionale individuate a livello cartografico dalla Tavola 1 trovano riferimento in questo titolo, con norme specifiche ed approfondite per ogni zona. Particolarmente articolato appare il territorio agricolo e conseguentemente la normativa di riferimento, con anche una serie di norme comuni per le aree agricole. Gli articoli dal 33 al 36 sono infatti dedicati esclusivamente alle zone agricole, individuando per ciascuna zona differenti possibilità di intervento, solo esclusivam Art. 59 della L.R. 12/2005, in funzione delle caratteristiche paesistiche ed ambientali e morfologiche della zona, oltre che in funzione degli insediamenti già presenti, di importanza per la gestione ed il mantenimento del territorio e a cui viene, nei vari articoli, sempre riconosciuta la possibilità di mantenimento delle strutture aziendali azienda stessa. In tutte le diverse aree agricole viene individuata la problematica delle strutture stagionali per la copertura delle colture e ne vengono date quindi specifiche normative, in funzione della caratteristiche paesistiche e morfologiche delle zone. In particolare vengono individuate delle zone Zona per gli insediamenti agricoli di residenza e produzione del Parco Regionale Art. 35 - e Zona per gli insediamenti agricoli di sola produzione del Parco Regionale- Art. 36 in cui è possibile edificare residenze e strutture agricolo produttive o solo strutture agricole. Si tratta di zone ben definite e già interessate da importanti insediamenti agricoli. Nella Zona agricola di pianura del Parco Regionale Art. 33 le attività edificatorie sono consentite sempre e solo per gli operatori agricoli a fronte di una serie di specifici requisiti, in particolare per quanto concerne la dimensioni delle aree di proprietà. Anche nella Zona agricola di collina del Parco Regionale Art. 34 caratterizzata da un significativo mosaico paesistico di aree agricole e forestali è riconosciuta importanza delle attività agricole per la gestione e conservazione del territorio e viene quindi riconosciuta la possibilità di realizzare strutture aziendali a servizio dei centri agricoli di maggiore significato già presenti sul territorio, previo espletamento delle procedure di compatibilità ambientale. Il regolamento potrà inoltre stabilire le modalità per la realizzazione di strutture a carattere precario per il ricovero di animali o lo stoccaggio dei prodotti agricoli. Il Piano del Parco riconosce anche il valore ed il significato che gli insediamenti storici assumono per il territorio, individuando del Parco ‘ - Art. 39 - identificabili con le cascine sparse sul territorio del Parco, per i quali in base alle differenti caratteristiche architettoniche ed inserimento nel contesto paesistico sono stabiliti differenti livelli di vincoli e del Parco Regionale- Art. 37 -, ai quali viene riconosciuto un importante valore storico-testimoniale, sia che siano isolati nel territorio agricolo sia che siano interclusi negli ambiti urbanizzati e per cui vengono quindi date specifiche prescrizioni in particolare per adeguamento degli strumenti urbanistici oltre che per gli interventi sui sing ssi di notevole valore storico-culturale ed ambientale P ‘ - Art. 38 - che rappresentano le zone comprendenti gli immobili e i relativi parchi e/o giardini che rivestono particolare significato architettonico, storico ed ambientale per il contesto del parco e che devono quindi essere particolarmente tutelati; si tratta per la maggior parte di complessi, ville, insediamenti fortificati, chiese già oggetto di specifico e puntuale vincolo ex lege 1089/39. LArt. 40 norma le zone più intensamente edificate individuandole come Zone di Iniziativa comunale orientata demandate alla pianificazione comunale, sempre comunque nel rispetto dei elementi paesaggistici da tutelare. P )one di trasformazione migliorativa (Art. 41), che individuano complessi artigianali ed industriali ancora attivi, pur essendo all'interno del territorio del Parco. Si dà atto del non corretto inserimento di queste ar A E si danno indicazioni per gli interventi volti ad una maggiore compatibilizzazione degli insediamenti, pur mantenendo le funzioni produttive ed artigianali attualmente presenti. LArticolo 42, inoltre, M riconosciuto particolare valore da un punto di vista paesaggistico ma anche storico-testimoniale e per la quale si

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prevedono specifiche misure di tutela ed indirizzi per la pianificazione comunale. TITOLO V - NORME DI TUTELA E DI ZONA DEL PARCO NATURALE In questo Titolo sono riunite le norme di tutela e di zona del territorio a Parco Naturale. LA P N L‘ 16/2007. In questo titolo, negli articoli successivi, trovano rimando normative le varie zone del Parco Naturale individuate a livello cartografico nella Tavola 1, con norme specifiche ed approfondite per ogni zona. Particolarmente articolato appare il territorio agricolo e conseguentemente la normativa di riferimento, con inoltre una serie di norme comuni per le aree agricole. Gli articoli dal 44 al 47 sono infatti dedicati esclusivamente alle zone agricole, individuando per ciascuna zona differenti possibilità di intervento, solo esclusivam Art. 59 della L.R. 12/2005, in funzione delle caratteristiche paesistiche ed ambientali e morfologiche della zona, oltre che in funzione degli insediamenti già presenti, di cui viene sempre riconosciuta importanza per la gestione ed il mantenimento del territorio e a cui viene, nei vari articoli, sempre riconosciuta la possibilità di mantenimento delle strutture aziendali azienda stessa. In tutte le diverse aree agricole viene riconosciuta la problematica delle strutture stagionali per la copertura delle colture e ne vengono date quindi specifiche normative, in funzione della caratteristiche paesistiche e morfologiche delle zone. In particolare vengono individuate delle zone Zona per le residenze agricole e le strutture agricolo-produttive del Parco Naturale Art. 48 - e Zona per le strutture agricolo-produttive del Parco Naturale - Art. 49 in cui è possibile edificare residenze e strutture agricolo produttive o solo strutture agricole. Si tratta di zone ben definite e già interessate da importante insediamenti agricoli. La Zona agricola delle valli alluvionali A - include superfici caratterizzate dalla presenza dei più acqua del Parco, destinate quindi principalmente alla ricomposizione ambientale: sono quindi zone inedificabili, ad eccezione che per le strutture per la copertura stagionale delle colture. Nella Zona agricola del pianalto Art. 44 le attività edificatorie sono consentite sempre e solo per gli operatori agricoli a fronte di una serie di specifici requisiti, in particolare per quanto concerne la dimensioni delle aree di proprietà. Anche nella Zona agricola della collina del Parco Naturale Art. 46 caratterizzata da un significativo mosaico paesistico di aree agrico importanza delle attività agricole per la gestione e conservazione del territorio e viene quindi riconosciuta la possibilità di realizzare strutture aziendali a servizio dei centri agricoli di maggiore significato già presenti sul territorio, previo espletamento delle procedure di compatibilità ambientale. Il regolamento potrà inoltre stabilire le modalità per la realizzazione di strutture a carattere precario per il ricovero di animali o lo stoccaggio dei prodotti agricoli. La Zona agricola della collina terrazzata Art. 47 è caratterizzata da aree agricolo-forestali da destinare alla conservazione dei terrazzamenti quale paesaggio rurale tipic importanza delle attività agricole per la gestione e conservazione del territorio e viene quindi riconosciuta la possibilità di realizzare strutture aziendali a servizio dei centri agricoli di maggiore significato già presenti sul territorio, previo espletamento delle procedure di compatibilità ambientale. Il regolamento potrà inoltre stabilire le modalità per la realizzazione di strutture a carattere precario per il ricovero di animali o lo stoccaggio dei prodotti agricoli e per la realizzazione di manufatti precari per il deposito delle attrezzature, al fine di favorire le pratiche agricole anche nelle zone più impervie.

LA )ona di tutela forestale ed ambientale, riconosciuta in relazione alla presenza di elementi naturalistici di notevole significato ecologico, alla continuità della superficie boscata ed ai valori paesistici ad essi connessi. La norma è volta alla conser interno della stessa solo interventi che non comportino un aumento del carico antropico e solo se funzionali alla tutela delle specie, alla razionalizzazione della fruizione, alla ricerca scientifica ed alla ricostruzione del paesaggio agricolo tradizionale. Non è ammessa la realizzazione di manufatti e infrastrutture se non previsti dai piani di settore o di gestione.

Il piano del parco riconosce anche il valore ed il significato che gli insediamenti storici assumono per il territorio, individuando e disciplinando quindi g di valore storico o ambientale P N - Art. 53 - identificabili con le cascine sparse sul territorio del Parco, per i quali in base alle differenti caratteristiche architettoniche e inserimento nel contesto paesistico sono stabiliti differenti livelli di vincoli e quindi di possibilità di intervento; P N- Art. 51 - , ai quali viene riconosciuto un importante valore storico-testimoniale, sia che siano isolati nel territorio agricolo sia che siano interclusi negli

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ambiti urbanizzati e per cui vengono quindi date specifiche prescrizioni in particol adeguamento degli strumenti urbanistici oltre che per gli int vole valore storico- culturale ed ambientale P N - Art. 52 - che rappresentano le zone comprendenti gli immobili e i relativi parchi e/o giardini che rivestono particolare significato architettonico, storico ed ambientale per il contesto del parco e che devono quindi essere particolarmente tutelati; si tratta per la maggior parte di complessi, ville, insediamenti fortificati, chiese già oggetto di specifico e puntuale vincolo ex lege 1089/39. P e Zone di ricomposizione ambientale Art. 54 - che individuano un complesso produttivo ora dismesso fornace di Rovagnate - e le strutture di un allevamento in disuso da molti anni. Si dà atto del non corretto inserimento di queste aree e attraverso le schede A E si danno differenti indicazioni per le possibilità di intervento che sono volte al possibile riutilizzo delle strutture per usi compatibili con le finalità del Parco LArt per il Parco, Cà del Soldato e Cascina Butto, per cui vengono date specifiche destinazioni e possibilità di intervento sui fabbricati e sulle aree ad essi connesse Art. 56 è relativo alle aree degradate P Naturale, in ambiti caratterizzati ora da forte naturalità, sono ancora presenti le strutture dismesse legate a due attività estr altra di C “ area (Allegato E) il recupero ambientale di tali zone sarà indirizzato prevalentemente in senso naturalistico e paesistico. Nel medesimo articolo viene affrontato anche il problema delle miniere abbandonate, presenti nei comuni di Montevecchia (miniera Cappona) e di Olgiate Molgora (miniera Pelucchi) LArt. 57 disciplina invece gli interventi negli ambiti di rilevanza geologica e geomorfologica Tavola 2 e m A D

TITOLO VI に NORME FINALI Il Titolo VI disciplina gli aspetti di vigilanza e repressione degli interventi abusivi, articolata con riferimento alla vigente normativa in materia. Si esplicita inoltre il significato del Sistema Informativo Territoriale (Art. 59) ai fini del monitoraggio del territorio e Ente. Per quanto concerne le possibilità di deroga, queste sono ammesse solo ed esclusivamente per la realizzazione di opere pubbliche che non possano essere diversamente localizzate.

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI Dal punto di vista cartografico, il Piano si articola in due tavole. La Tavola 1 Articolazione del territorio - individua graficamente le differenti zone in cui è suddiviso il territorio del Parco. Il territorio è innanzitutto articolato in area a Parco Regionale e area a Parco Naturale, così come individuato dalla L.R. 13/2008. L caratteristiche paesistiche, naturalistiche e funzionali del territorio stesso. Dalla lettura della tavola )ona di intere M rappr ambito del Parco Regionale; è racchiusa in questa zona tutta la sommità collinare urbanizzata e parte della strada panoramica, individuando in questa area una serie di valori paesistici e architettonici che devono essere tutelati. È ben evidente dalla cartografia, inoltre, il nucleo centrale del Parco N ona di tutela forestale V C Valle Santa Croce e parte dei crinali meridionali e settentrionali della collina di Montevecchia, oltre che una vasta area boscata a nord del Convento della Bernaga in territorio di Perego e Sirtori. “ ata e assenza di nuclei abitati, elementi questi che rendono la zona di elevato significato ecologico, oltre che di elevato valore paesistico. Circondano e racchiudono questa zona, creando una sorta di cuscinetto, ) Pco N L -forestali caratterizzate della presenza dei terrazzamenti (ronchi) elemento tipico del paesaggio rurale del Parco, da conservarsi mediante l'incentivazione dell'esercizio di attività agricole in modo tale da porre un freno all'alterazione di elevati valori paesaggistici causata dall'avanzata del bosco. Questa zona è individuata principalmente sul crinale meri M Pianet Missaglia e nell'alta valle del Curone, in prossimità dei nuclei rurali tra i più significativi del territorio del Parco: le Galbusere, Cascina Costa, Cascina Scarpata...

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L P N è invece costituita da aree caratterizzate da un significativo mosaico paesistico di aree agricole e forestali che deve quindi essere conservato per la sua peculiarità sia a livello paesistico sia a livello ambientale; questa area interessa prevalentemente la bassa Valle del Curone nei comuni di Olgiate Molgora, Montevecchia e Rovagnate, sino l'abitato di Monte, la Valle Santa Croce, in comune di Missaglia e la parte più bassa delle pendici del rilievo di Montevecchia, in comune di Missaglia, oltre ad una porzione del territorio di Cernusco Lombardone, alla Valle del Castello di C “ ultimo lembo settentrionale del Parco in Comune di Sirtori, a nord del nucleo di Ceregallo. Inoltre, disperse in tutto il territorio collinare del Parco, in diversi comuni, si ind di collina del Parco Regionale P N salvaguardia delle peculiarità paesistico-ambientale del mosaico di aree agricole e forestali. Nelle zone pianeggianti della parte meridionale del Parco e nel territorio dei Comuni di Olgiate Molgora e Merate di pianura del Parco Regionale caratterizzate appunto da ampi terrazzi e da pianalti. Si evidenziano poi nel territorio zone di estensione decisamente molto limitata, in particolare P Regionale, del Parco Regionale insediamenti agricoli di sola produzione del Parco ‘ i tratta di aree, individuate principalmente nella parte meridionale del parco e nei comuni di Olgiate e Merate, caratterizzate dalla presenza di attività e strutture agricole, in cui si riconosce la necessità di potenziare quanto già esistente. P P N le residenze agricole e le strutture agricolo-produttive P N - P N si tratta anche in questo caso di aree caratterizzate dalla presenza di attività e strutture agricole, in cui si riconosce la necessità di potenziare quanto già esistente. Nella parte meridionale del Parco è bene ev Molgora, Molgoretta, Curone e Lavandaia; la zona include superfici prevalentemente agricole in cui i popolamenti boscati assumono il ruolo di connessione fra ambienti a maggior naturalità. Buona parte della parte meridionale del Parco è invece infatti di ampi pianalti e terrazzi, caratterizzate dalla presenza di attività e di coltivazioni agricole, che assumo in questa zona notevole rilevanza anche economica. Bene evidenti e in alcuni casi di dimensioni rile M che rappresentano le aree urbanizzate a prevalenza residenziale sparse nel territorio del Parco, sviluppatesi molto spesso attorno a vecchi nuclei residenziali. Praticamente nel territorio di ogni Comune è localizzata almeno una zona di iniziativa comunale orientata. N P ‘ n comune di Sirtori e in comune di Lomagna, sono localizzate enti produttivi tuttora attivi; le previsioni di intervento per queste aree sono d area. M P N Bene P C strategica di queste aree, per le quali le previsioni di intervento sono descritte area. Disseminati su tutto il territorio del Parco, sono riscontrabili P ‘ valore storico o ambientale del Parco Regionale del Parco Regionale P N -culturale ed P N P N: dalla loro localizzazione appare evidente l'importanza strategica che essi avevano nel territorio del Parco e quindi la necessità di conservarne la memoria. N “ P M O ssi di notevole valore storico-culturale ed ambientale del Parco Regionale all'interno dei quali si riconoscono edifici e giardini di elevato valore architettonico nonché di importante significato storico-testimoniale per il territorio. La Tavola 2- Azioni ed obiettivi particolari - riporta alcuni elementi significativi per il territorio del parco, quali gli elementi del reticolo idrografico, le aree di criticità nell'assetto territoriale lungo la rete idrografica, le aree degradate da pregresse attività estrattive e gli elementi di particolare rilevanza da un punto di vista geomorfologico per cui vengono indicate dalle NTA azioni ed obiettivi specifici. Sono inoltre individuate le manufatti e ed elementi caratterizzanti il paesaggio rurale di cui si riconosce il significato storico-testimoniale e per cui il Parco incentiva il recupero Di particolare significato sono anche le indicazioni per la salvaguardia degli ambiti esterni al perimetro del Parco, classificando le aree in funzione dei caratteri peculiari da salvaguardare Particolare evidenza viene inoltre data ai varchi da conservare o riqualificare, così come individuati dalla Rete

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Ecologica Regionale RER.

7.3 ASPETTI PARTICOLARI

IL SIC NEL PTC Il piano richiama il significato del SIC, le cautele e la procedura di valutazione di incidenza conseguenti alla sua presenza. Esprime inoltre il riferimento al Piano di Gestione del SIC. I “IC

IL SIT NELLE NTA Il piano richiama il significato del Sistema Informativo Territoriale quale strumento efficace non solo per la gestione dei dati georeferenziati, ma anche per il controllo del territorio ed il governo delle dinamiche in atto.

PIANO PROATTIVO Le norme relative alla conservazione degli elementi caratterizzanti il paesaggio rurale (memorie del territorio), alla conservazione degli habitat di interesse comunitario ed in materia forestale esplicitano la necessità di un ruolo attivo da parte della proprietà per la gestione di beni di cui si af LE P autorità forestale, paesaggistica ed ente deputato alla gestione del SIC, può attuare interventi sostitutivi, quando necessari ad evitare la compromissione del bene di interesse pubblico per la cui conservazione è deputato ad operare.

PROMOZIONE E TUTELA DELLAGRICOLTURA C imprese già insediate, alle quali è possibile realizzare interventi edilizi per quanto necessario alla propria attività, P “ sostenibilità economica degli interventi stessi, pena altrimenti un consumo irreversibile di territorio privo di motivazioni.

ACQUISIZIONE AREE E BENI I P E aturalistica o di emergenza ambientale che necessitino una particolare tutela o che richiedano interventi di particolare entità

DISPOSIZIONI DI NATURA REGOLAMENTARE Le e la specificità delle norme che è necessario adottare per la corretta gestione del territorio, soprattutto per quanto concerne gli aspetti più specificamente naturalistici, ha suggerito di procedere al rinvio a successivi regolamenti, che possono esser adattarli al divenire delle conoscenze e delle esigenze.

PROCEDURE AUTORIZZATIVE Le norme tecniche di attuazione presentano cinque diverse procedure autorizzative, funzionali ad istanze di carattere diverso. Il parere, vincolante o meno, I PTC richiamare disposizioni già vigenti che lo prevedono. La dichiarazione di compatibilità ambientale (DCA) PTC a di interventi, ed in particolare per la maggior parte degli interventi di nuova edificazione, ma viene snellita la procedura e si prevede che possa essere applicata in forma semplificata o, meglio, immediatamente focalizzata alle criticità ambientali già conosciute. Comporta una convenzione fra ente e richiedente, e quindi un esame da L viene prevista, sempr comportano trasformazioni o effetti significativi, anche solo temporaneamente, e che non sono necessariamente

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E -forestale o della realizzazione di strutture per la copertura temporanea di colture. Il processo comporta un discreto grado di discrezionalità, soprattutto quando la norma si limita a definire obbiettivi ed attenzioni. Viene fissato un termine di Il nulla osta viene previsto in analogia a quanto disposto dalla l.394/91, quindi per interventi che già sono soggetti E piano. Viene fissato un termine di 30 g - assenso. La denuncia è prevista per interventi ed azioni di minore entità. Deve essere presentata con un anticipo minimo di provvedimento, applicandosi ordinariamente il silenzio-assenso.

Le NTA richiamano inoltre la procedura di valutazione di incidenza per gli interventi interni al SIC, qualora non direttamente finalizzati alla gestione del SIC.

7.4 VALENZA PAESAGGISTICA L la modalità di articolazione delle zone nella tavola 1 di piano, fondata sui risultati delle analisi, la forte connotazione ambientale del documento, le specifiche attenzione sulle modalità di intervento volte alla caratterizzazione paesaggistica, nel senso più proprio del termine. Si deve ritenere che il piano abbia una forte caratterizzazione paesaggistica, nel senso più proprio del termine, in quanto:  tti e la presenza di espressioni del territorio rurale;  la modalità di articolazione delle zone nella tavola 1 di piano, è diretta conseguenza della trasposizione con ulteriori specificazioni e maggiori dettagli delle unità di paesaggio individuate nella matrice e nelle tavole di studio;  la normativa , preso atto delle specificità, delle eccellenze e delle sensibilità delle diverse aree del parco, è volta alla tutela ed alla valorizzazione delle forme del territorio, degli elementi, delle sensazioni e delle viste e alla eliminazione o comunque alla riduzione degli elementi detrattori e dei fenomeni e degli effetti negativi, alla compensazione delle carenze per il raggiungimento degli obiettivi attesi;  l'allegato D alle NTA individua gli interventi di recupero e qualificazione delle aree degradate;  le specifiche attenzioni sulle valenze del territorio e sulle modalità di intervento portano alla conservazione anche degli elementi minori del paesaggio allegato E;  il documento ha una forte connotazione ambientale, risultato degli studi e delle analisi a tutto campo effettuati sulle componenti ambientali del territorio del Parco.

7.5 VARIAZIONI RISPETTO AL PIANO VIGENTE ( L.R. 39/95 ) Il confronto tra il piano territoriale vigente L.R. 39/95 e il piano proposto è sintetizzato nella tabella di seguito riportata. La lettura della tabella consente di comprendere che la proposta di piano prevede una maggiore articolazione del territorio rispetto al piano vigente, proponendo una maggior numero di zone. Ciò consegue alla lettura più approfondita del territorio, con particolare attenzione alle valenze paesaggistiche e naturalistiche delle varie zone. L , analizza gli effetti della variazione sul sistema dei vincoli in materia di trasformazione del suolo e del paesaggio, e propone una valutazione di sintesi.

Si evince che la variante produce un aumento del livello di vincolo, su circa 1112 ha: si tratta di aree agricole di elevato valore paesaggistico e delle aree forestali di maggior significato ambientale. Su circa 12 ha si assiste ad una diminuzione del livello di vincolo che deve però ritenersi solo apparente: sono state ampliate le Zone di iniziativa comunale orientata per inserirvi piccole superfici già ad esse fortemente legate dal punto di vista urbanistico e comunque profondamente alterate.

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Non si hanno variazioni significative del livello vincolistico su circa 620 ha, mentre sui rimanenti 998 la variante introduce

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Sintesi effetti della variazione Nel piano vigente è Con la variante diventa Effetto variazione Superficie interessata Aumento del vincolo Ambito paesistico di collina Zona di interesse paesaggistico del colle di Montevecchia aumento del vincolo in funzione paesaggistica 7,265

Zona di tutela forestale ed ambientale aumento del vincolo con forte attenzione agli aspetti naturalistici 211,472 Ambito paesistico di pianura Zona agricola del pianalto aumento del vincolo, notevole diminuzione delle possibilità edificatorie 337,162 regolamentazione anche per coperture stagionali; maggiori attenzioni paesaggistiche Zona agricola delle valli alluvionali aumento del vincolo, zona sostanzialmente inedificabile; regolamentazione 257,064 anche per coperture stagionali, maggiori attenzioni paesaggistiche

Zona agricola di collina del parco naturale aumento del vincolo, notevole diminuzione delle possibilità edificatorie; 11,808 individuati i centri aziendali di maggior significato in prossimità dei quali è consentita l'edificazione ai fini agricoli, regolamentazione anche per Zona agricola di collina del parco regionale aumento del vincolo, notevole diminuzione delle possibilità edificatorie; 7,389 individuati i centri aziendali di maggior significato in prossimità dei quali è consentita l'edificazione ai fini agricoli, regolamentazione anche per Zona agricola di pianura del parco regionale aumento del vincolo, notevole diminuzione delle possibilità edificatorie; 94,283 regolamentazione anche per coperture stagionali, maggiori attenzioni paesaggistiche Zona per gli insediamenti agricoli di residenza e aumento del vincolo in quanto vengono individuate puntualmente le aree in 9,85 produzione del parco regionale cui è consentita l'edificazione ai fini agricoli

Zona per gli insediamenti agricoli di sola produzione del aumento del vincolo in quanto vengono individuate puntualmente le aree in 28,72 parco regionale cui è consentita l'edificazione ai fini agricoli

Zona per le residenza agricole e le strutture agricolo aumento del vincolo in quanto vengono individuate puntualmente le aree in 3,252 produttive del parco naturale cui è consentita l'edificazione ai fini agricoli

Zona per le strutture agricolo-produttive del parco aumento del vincolo in quanto vengono individuate puntualmente le aree in 10,085 naturale cui è consentita l'edificazione ai fini agricoli

Fascia di rispetto della riserva Zona di tutela forestale ed ambientale aumento del vincolo 56,769 Aree di Merate esterne al PTC vigente Zona agricola del pianalto aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 2,358 Zona agricola delle valli alluvionali aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 16,979 Zona agricola di collina del parco naturale aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 0,786 Zona agricola di collina del parco regionale aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 2,786 Zona agricola di pianura del parco regionale aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 48,499 Zona di iniziativa comunale orientata aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 0,754 Zona per gli insediamenti agricoli di sola produzione del aumento del vincolo - aree esterne al vigente PTC 4,103 parco regionale Unità di paesaggio di Montevecchia Zona di tutela forestale ed ambientale aumento del vincolo con forte attenzione agli aspetti naturalistici 1,002

Aumento del vincolo Totale 1112,386 Apparente diminuzione del vincolo Aggregati storici e nuclei di antica formazione Zona di iniziativa comunale orientata apparente diminuzione del vincolo - razionalizzazione della 5,874 pianificazione:trattasi di nuclei storici interclusi in zone di iniziativa comunale o comunque connessi a zone di iniziativa comunale orientata

Ambito paesistico di collina Zona di iniziativa comunale orientata riperimetrazione necessaria per una migliore definizione dei confini delle 3,479 differenti aree Complessi di notevole valore storico-culturale Zona di iniziativa comunale orientata apparente diminuzione del vincolo - razionalizzazione della 0,943 ed ambientale pianificazione:trattasi di nuclei storici interclusi in zone di iniziativa comunale o comunque connessi a zone di iniziativa comunale orientata

Zona di trasformazione migliorativa Zona di iniziativa comunale orientata apparente diminuzione del vincolo -scelta pianificatoria in quanto trattasi di 2,138 un'area adiacente ad una zona di iniziativa comunale orientata

Apparentediminuzione del vincolo Totale 12,434 Nessuna variazione Aggregati storici e nuclei di antica formazione Aggregati storici e nuclei di antica formazione del parco nessuna modifica sostanziale nel vincolo 11,494 regionale Nuclei di antica formazione del parco naturale nessuna modifica sostanziale nel vincolo 2,839 Zona agricola della collina terrazzata nulla, trattasi di correzione grafica di confini 0,749 Ambito paesistico di collina Aggregati storici e nuclei di antica formazione del parco nulla, trattasi di correzione grafica di confini 1,213 regionale Ambito paesistico di pianura Zona di iniziativa comunale orientata nulla, trattasi di correzione grafica di confini 2,877 Complessi di notevole valore storico-culturale Complessi di notevole valore storico-culturale ed nessuna modifica sostanziale nel vincolo 27,814 ed ambientale ambientale del parco regionale Insediamenti di notevole valore storico-culturale ed nessuna modifica sostanziale nel vincolo 12,146 ambientale Iniziativa comunale orientata Zona di iniziativa comunale orientata nessuna modifica 158,003 Riserva Zona di tutela forestale ed ambientale nessuna modifica sostanziale nel vincolo 281,278 Unità di paesaggio di Montevecchia Zona agricola della collina terrazzata non c'è modifica sostanziale del vincolo, ma razionalizzazione in funzione delle 63,472 specificità paesaggistiche ed ambientali delle diverse aree

Zona agricola di collina del parco naturale nessuna modifica sostanziale nel vincolo 9,742 Zona di interesse paesaggistico del colle di Montevecchia nessuna modifica sostanziale nel vincolo 48,259

Nessuna variazione Totale 619,886 Precisazione e razionalizzazione del Ambito paesistico di collina Zona agricola della collina terrazzata precisazione dei vincoli territoriali: vengono individuati i centri aziendali di 121,347 vincolo maggior significato in prossimità dei quali è consentita l'edificazione ai fini agricoli; introduzione della possibilità di realizzare piccole strutture di servizio

Zona agricola di collina del parco naturale precisazione dei vincoli territoriali: vengono individuati i centri aziendali di 527,872 maggior significato in prossimità dei quali è consentita l'edificazione ai fini agricoli; introduzione della possibilità di realizzare piccole strutture di servizio

Zona agricola di collina del parco regionale precisazione dei vincoli territoriali: vengono individuati i centri aziendali di 214,297 maggior significato in prossimità dei quali è consentita l'edificazione ai fini agricoli; introduzione della possibilità di realizzare piccole strutture di servizio

Ambito paesistico di pianura Aggregati storici e nuclei di antica formazione del parco modifica non rilevante per questo ambito ma relativa alla modifica di un 2,562 regionale centro abitato da complesso agricolo di valore storico e ambientale ad aggregato storico e nucleo di antica formazione; migliore gestione del vincolo su questo nucleo Fascia di rispetto della riserva Zona agricola della collina terrazzata razionalizzazione del vincolo in funzione delle specificità paesaggistiche delle 9,725 diverse aree Zona agricola di collina del parco naturale razionalizzazione del vincolo in funzione delle specificità paesaggistiche delle 60,285 diverse aree Zona agricola di collina del parco regionale razionalizzazione del vincolo in funzione delle specificità paesaggistiche delle 14,406 diverse aree Riserva Zona agricola della collina terrazzata maggior attenzione alla conservazione e riqualificazione paesaggistica delle 5,784 aree, qui prioritaria rispetto alle valenze naturalistico-ambientali

Zona agricola di collina del parco naturale maggior attenzione alla conservazione e riqualificazione paesaggistica delle 18,338 aree, qui prioritaria rispetto alle valenze naturalistico-ambientali

Zona di trasformazione migliorativa Zona di ricomposizione ambientale precisazione del vincolo in funzione delle effettive caratteristiche dell'area 11,076

Zona di trasformazione migliorativa precisazione del vincolo in funzione delle effettive caratteristiche dell'area 10,78

Precisazione e razionalizzazione del vincolo Totale 996,472 Totale complessivo 2741,178

APPENDICE - FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Belloni S., 1975 - "Il clima delle province di Como e di Varese in relazione allo studio dei dissesti idrogeologici" - CNR, Fondaz. per i problemi montani dell'arco alpino

CARTA GEOLOGICA D'ITALIA, 1937 - Foglio 32 Como - Scala 1:100.000

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Consorzio di Gestione Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, 1998 - Piano di settore per la gestione faunistica -

Consorzio di Gestione Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, 2000 - Piano di settore per le attività ricreative, sociali e culturali

Consorzio di Gestione Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, 2002 - Piano di settore

Consorzio di Gestione Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, 2006 - Reticolo idrografico del parco di Montevecchia e Valle del Curone -

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SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE, 1989 - Carta geologica della Lombardia - Scala 1:250.000

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