COMUNE DI Provincia di

Elaborato d 04 01

Piano di Assetto del Territorio

Elaborazione: Dott. Agronomo Giorio Ruggero

Via Lago di Como 88\2 36100 Vicenza Tel.\fax 0444 920083 Relazione Illustrativa e-mail [email protected] indagine agronomica

MONTICELLO CONTE OTTO

OTTOBRE 2013 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

INDICE

• PREMESSA • Introduzione • Obiettivi

• ANALISI AMBIENTALE

• Inquadramento generale • Inquadramento biogeografico e geomorfologico generale • Idrografia • Clima • Termometria • Pluviometria • Stratigrafia ed Idrogeologia generale • Il terreno agrario

• Flora e vegetazione • Vegetazione acquatica e ripariale • fauna ed Habitat faunistici • Specie presenti • Uccelli • Mammiferi • Anfibi e Rettili

• LE TAVOLE GRAFICHE • Tav. d04_04 Carta della classificazione agronomica dei suoli. • Tav. d04_02 Carta dell’uso del suolo. • Tav. d04_03 Carta della SAU (superficie agricola utilizzata) • Tav. d04_06 Carta degli elementi qualificanti/detrattori il paesaggio (Componenti di relazione del Paesaggio Rurale con il settore produttivo). • Tav. d04_07 Carta dei sistemi ecorelazionali • Strutture agricolo – produttive e allevamenti intensivi • Tav. d04_05 Carta degli “Elementi produttivi strutturali” • Superfici di spandimento effluenti zootecnici • Tav. d04_08 Carta degli ambiti ed elementi di valore paesaggistico – Indicazioni Progettuali • Aree destinate a bosco e pascolo interessate da incendi

• ALLEGATI • Schede di rilievo delle aziende zootecniche potenzialmente intensive e tavola grafica • schede analisi terreno • elementi di normativa - proposte

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 1 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

PREMESSA Il sottoscritto dott. Agr. Ruggero Giorio, iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Vicenza con il n. 154, è stato incaricato dall'Amministrazione Comunale di Monticello Conte Otto di predisporre la documentazione tecnica utile a redigere le parti del Piano di Assetto Territoriale relativamente agli aspetti di carattere agronomico ed ambientale.

INTRODUZIONE La presente relazione illustra gli studi e i rilievi compiuti sul territorio del Comune di Monticello Conte Otto, le valutazioni, i criteri adottati per la stesura delle carte di analisi ed il loro contenuto. La L.R. 23 aprile 2004, n. 11 “Norme per il governo del territorio” suddivide il Piano Regolatore Comunale (PRC) nel Piano di Assetto del Territorio (PAT) e nel Piano degli Interventi (PI), attribuendo al primo strumento la funzione strategica di individuazione delle invarianti strutturali di un territorio ed al secondo strumento una funzione più operativa.

OBIETTIVI Lo studio agronomico-ambientale qui riassunto, fa parte del quadro degli obiettivi perseguiti dal Piano di Assetto Territoriale ed è rappresentato dalla tutela delle risorse naturali e ambientali, della difesa del suolo, congiuntamente alla conservazione dell’integrità del paesaggio naturale e agrario. Tali risorse sono basilari componenti della cosiddetta “Risorsa Territorio” sulla quale viene valutata la sostenibilità ambientale.

ANALISI AMBIENTALE

INQUADRAMENTO GENERALE Lo scopo dell’analisi ambientale è quello di fornire un quadro chiaro e schematico delle caratteristiche stazionali del territorio comunale di Monticello Conte Otto.

Inquadramento biogeografico e geomorfologico generale

Da un punto di vista amministrativo, il Comune di Monticello Conte Otto confina con i Comuni di Vicenza, , e . Il Comune di Monticello Conte Otto ha una superficie territoriale di 10,19 kmq, situata in zona pianeggiante e con una altitudine compresa tra i 35 m s.l.m. a Sud nella fascia golenale dell’Astichello ed i 47 m s.l.m. nella porzione settentrionale posta sopra Vigardolo.

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Idrografia Il corso d’acqua principale che attraversa il territorio comunale è il fiume Astichello che segna il confine con i comuni di Dueville e Vicenza. Trae origine da risorgive e prosegue fino a Vicenza dove confluisce nel Bacchiglione. L'astichello è di competenza regionale, mentre gli altri corsi d'acqa principali ed i fossati di irrigazione sono di competenza del Consorzio di Bonifica. Il territorio comunale è solcato anche da altri corsi d’acqua che scorrono all’incirca paralleli secondo una direzione prevalente Nord-Sud. Si incontrano: la Roggia Lariolo e il Ramo Lariolo, la Roggia e la Diramazione Tribolo, la Roggia Degoretta, la Roggia Degora, la roggia dei Gargalini, Il Rio Pila, il Rio della pila Vacchia, il Rio Storto di Cavazzale. Lo Scolo via Venezia, lo Scolo Saviabona, lo Scolo Saviabona Alta 1, lo Scolo Saviabona Alta 2. Oltre a questi corsi d'acqua ce ne sono altri a carattere temporaneo, costituiti da fossati e scoli agricoli e dalle scoline stradali.

Clima Il clima della provincia di Vicenza, come quello di tutto il , pur rientrando nella tipologia mediterranea, presenta peculiarità proprie. Queste peculiarità climatiche sono dovute principalmente alla concomitanza sul territorio di tre importanti fattori ecologico-climatici:

• l’azione mitigatrice delle acque mediterranee

• l’effetto orografico della catena alpina

• la continentalità dell’area In ogni caso mancano alcune delle caratteristiche tipicamente mediterranee quali l’inverno mite e la siccità estiva; in particolare l’assenza di lunghi periodi di siccità è da attribuire ai frequenti temporali di tipo termoconvettivo che colpiscono il territorio nelle stagioni più calde. Il clima varia in funzione della quota, in particolare le maggiori diversità si riscontrano fra le zone di montagna e quelle di pianura. Nelle zone di pianura, ad esempio, si verificano notevoli escursioni termiche tra la stagione invernale e quella estiva, infatti l’inverno è caratterizzato da basse temperature e umidità relative elevate, che provocano frequenti nebbie; per contro le estati risultano spesso calde ed afose. Mentre in alta montagna gli inverni sono caratterizzati da temperature rigide e le estati risultano generalmente miti e fresche. Per un’analisi climatica sufficientemente dettagliata ci si è basati sull’elaborazione dei dati termometrici e di quelli pluviometrici relativi alla stazione agrometeorologica di Vicenza.

Termometria

La temperatura è uno dei fattori che maggiormente può condizionare le popolazioni sia vegetali che animali. Essa viene definita “limitante” in quanto alcuni suoi valori, come

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temperatura media annua, i massimi e i minimi assoluti e periodici, le temperature medie del mese più caldo e più freddo e l’escursione termica annua sono valori basilari nelle relazioni tra viventi ed ambiente. Di seguito vengono riportate le tabelle relative ad alcuni parametri misurati nel periodo 1 gennaio 1996 – 31 dicembre 2005 dal Centro meteorologico di Teolo, stazione di Vicenza Città.

Tab. 1 Parametro: Temperatura aria a 2m (°C) - media delle minime

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> 2.5 12.9 16.2 16.9 18 14.3 8.7 5.5 2.1 10.8 1998 1.4 1.2 2.9 7.9 12.4 17.1 18.7 19 13.8 9.1 2 -1.6 8.7 1999 -0.5 -1.2 4.6 8.4 14.4 16.3 18.7 18.6 15.3 10.3 3.4 -0.8 9 2000 -2.9 0.4 4.1 9.9 14.3 17.2 16.7 18.7 14.3 11.1 6.4 2.6 9.4 2001 2.3 1.6 6.7 6.8 14.8 15.4 18.6 19.3 11.8 11.8 2.9 -3.3 9.1 2002 -2.7 2.4 5.8 8 13.1 18.1 18.4 17.6 13.9 10.1 7.7 3.5 9.7 2003 0 -2 4.3 7.6 14.6 20.1 20.2 21.8 13.3 8 6.6 1.5 9.7 2004 -0.4 0.1 4 8.7 11.3 16.5 18.2 18.3 13.6 12.7 4.5 2 9.1 2005 -2.3 -1.6 3 7.4 13 17.7 18.8 16.5 15.4 10.5 4.4 -0.6 8.5 Medio -0.6 0.1 4.4 7.5 13.4 17.2 18.4 18.6 14 10.3 4.8 0.6 9.3 mensile

Tab.2 Parametro: Temperatura aria a 2m (°C) - media delle medie

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> 4.9 18.5 20.9 23.1 23.5 20.5 13.3 8.6 5 15.4 1998 4.1 6.9 8.6 12 18.1 22.6 24.9 25.3 18.6 13.1 6.3 2.3 13.6 1999 3.2 3.5 9.1 13.3 19 21.9 24.4 23.6 20.6 14.1 6.7 2.7 13.5 2000 1.2 5.2 8.9 14.8 19.7 23.3 22.4 24.9 19.7 14.4 9.3 5.8 14.1 2001 4.7 6.1 10.3 12 20.4 21.5 24.1 25.4 16.7 16.1 6.8 0.7 13.7 2002 1.4 5.7 11.2 12.8 18 23.7 23.7 23 18.2 14 10.6 5.8 14 2003 3.2 2.9 9.7 12.3 21 26.1 25.9 28.1 18.9 11.8 9.5 4.8 14.5 2004 2.5 3.5 7.8 13 16.3 21.9 23.9 23.8 19 15.2 8.4 5.2 13.4 2005 1.3 2.5 7.9 12.2 18.6 23.1 24.1 21.3 19.8 13.6 7.3 2.7 12.9 Medio mensile 2.7 4.5 9.2 11.9 18.8 22.8 24.1 24.3 19.1 14 8.2 3.9 13.9

Tab. 3 Parametro: Temperatura aria a 2m (°C) - media delle massime

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >>

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 4 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

1997 >> >> >> 7.6 24.7 26.2 30 29.8 28.1 19.4 12.8 8.5 20.8 1998 7.6 14.4 15 17.2 24 28.8 31.3 32.2 25.2 18.7 11.8 7.8 19.5 1999 8.8 9.3 14.3 18.9 24.2 27.9 30.5 29.8 27.2 19.3 11.6 7.2 19.1 2000 7.5 11.1 14.7 20.2 26.1 29.6 28.7 31.9 26.5 18.8 13.1 9.6 19.8 2001 7.7 11.9 14.5 17.6 26.6 27.7 30 31.8 22.9 22.3 12.2 7.3 19.4 2002 7.7 9.8 17.6 18.2 23.5 29.7 30.3 29.4 23.9 18.9 13.8 8.4 19.3 2003 7.4 8.5 15.5 16.9 26.9 31.9 31.8 34.6 25.1 16.1 12.9 9.1 19.7 2004 6.1 7.4 11.9 17.8 21.6 27.3 29.6 29.7 24.9 18.8 13 9.7 18.2 2005 6.7 7.5 13.2 17.2 24.1 28.6 29.7 26.7 24.9 17.5 10.8 6.8 17.8 Medio 7.4 10 14.6 16.8 24.6 28.6 30.2 30.7 25.4 18.9 12.4 8.3 19.3 mensile

Pluviometria

I dati relativi alle precipitazioni sono stati elaborati in modo da fornire sia i dati di intensità che la loro distribuzione, idonea a descrivere il regime pluviometrico. Questo ultimo, infatti, correlato con l’andamento del periodo vegetativo può fornire informazioni importanti dal punto di vista ecologico. L’andamento medio mensile, indica una piovosità abbondante soprattutto distribuita nel periodo tardo-estivo e autunnale. Nel periodo in esame la precipitazione media annua è pari a 1091,5 mm. Il regime delle precipitazioni è caratterizzato da un massimo assoluto in novembre mentre il minimo assoluto si localizza invece nel mese di settembre.

In questo paragrafo vengono riportate anche alcune tabelle riportanti i dati registrati nel periodo 1 gennaio 1996 – 31 dicembre 2005 inerenti la direzione del vento e l’umidità relativa (Centro meteorologico di Teolo, stazione di Vicenza Città), parametro quest’ultimo strettamente collegato alle precipitazioni e fattore abiotico importante per la dinamica dell’ecosistema.

Tab. 4 Parametro: Umidità relativa a 2m (%) - media delle minime

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIULUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1996 >> >> >> >> >> >>>> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> 16 33 46 32 36 34 42 62 69 41 1998 63 41 31 50 38 40 38 31 44 58 46 52 44 1999 55 32 49 45 48 36 37 44 45 56 60 57 47 2000 45 47 47 43 35 34 36 33 41 68 75 73 48 2001 73 45 64 38 31 27 34 31 39 52 46 34 43 2002 43 61 38 52 50 42 40 43 47 61 82 82 53 2003 69 38 42 48 30 36 30 26 34 57 75 55 45 2004 55 59 56 52 43 39 36 42 42 64 49 51 49

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 5 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

2005 47 35 40 44 38 36 41 47 49 62 64 53 46 Medio mensile 56 45 46 43 38 37 36 37 42 58 62 58 46

Tab. 5. Parametro: Umidità relativa a 2m (%) - media delle medie

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIULUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1996 >> >> >> >> >> >>>> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> 25 60 72 64 66 66 68 82 86 65 1998 80 70 57 75 63 65 63 57 74 83 75 78 70 1999 82 59 73 73 71 63 63 70 74 81 86 83 73 2000 75 73 73 70 63 59 64 61 70 89 94 91 74 2001 89 73 86 70 60 54 61 57 69 83 78 69 71 2002 74 83 72 77 80 70 71 75 79 87 95 94 80 2003 92 68 70 73 57 63 58 53 64 80 92 79 71 2004 82 84 79 79 69 67 60 62 62 84 74 76 73 2005 74 59 67 70 63 58 67 73 75 84 85 78 71 Medio mensile 81 71 72 68 65 63 63 64 70 82 85 82 72

Tab. 6. Parametro: Umidità relativa a 2m (%) - media delle massime

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIULUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1996 >> >> >> >> >> >>>> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> 32 87 96 91 91 91 87 94 95 85 1998 92 91 82 94 88 90 90 84 95 98 94 93 91 1999 95 83 92 95 93 91 90 93 95 96 98 97 93 2000 92 92 94 93 90 86 90 88 93 100 100 99 93 2001 97 94 99 96 89 86 88 86 94 99 96 89 93 2002 90 97 96 99 100 97 97 98 99 100 100 99 98 2003 100 94 94 96 87 91 88 82 90 97 99 94 93 2004 98 95 95 97 95 95 86 81 81 97 92 91 92 2005 89 81 89 92 91 83 93 96 96 98 96 92 91 Medio mensile 94 91 93 88 91 91 90 89 93 97 97 94 92

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 6 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

Tab. 7. Parametro: Direzione vento prevalente a 2m (SETTORE)

Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIULUG AGO SETOTT NOV DIC annuale 2001 SO SO NE SO E E E E SO OSO OSO SO SO 2002 OSO SO E ENE ENE E E SO NO NE NE OSO SO 2003 SO OSO E ENE E E E E E NE SO OSO E 2004 SO OSO OSO ENE SO E E E E SO SO OSO SO 2005 OSO OSO E ENE E E E E E SO SO SO SO Medio mensile OSO SO E ENE E E E E E SO SO OSO SO

Calcoli effettuati con i dati ogni 10 minuti della direzione. La direzione è quella di provenienza del vento, il settore è ampio 22.5 gradi con asse nella direzione indicata.

Stratigrafia ed Idrogeologia generale

Dal punto di vista stratigrafico generale l’area di pianura in esame, come del resto tutta la “pianura veneta”, risulta essere costituita dal rimaneggiamento fluviale dei prodotti di disfacimento delle Prealpi e Alpi Venete. In generale la pianura veneta è caratterizzata dal punto di vista idrografico da una serie di corsi d’acqua ad andamento subparallelo, con direzione nord - sud che, usciti dalle valli montane, la attraversano fino a riversarsi nel Mare Adriatico. E’ stata appunto questa situazione idrografica a determinare quella che è la divisione della pianura veneta in tre fasce. Dal punto di vista litologico generale la pianura veneta è caratterizzata lungo il tratto pedemontano da un materasso alluvionale indifferenziato a prevalente natura ghiaiosa, formatosi in seguito alle successive conoidi dei fiumi che si sono non solo sovrapposte, ma anche compenetrate lateralmente tra di loro; in questa unità stratigrafica esiste un’unica potente falda idrica a carattere freatico sostenuta dal substrato roccioso. Tale falda oscilla all’interno dell’acquifero a grande permeabilità in relazione alle fasi di magra e di piena del proprio regime. Al piede dei rilievi la falda si trova tra i 100 e i 50 metri di profondità, ma spostandosi verso sud la superficie freatica si avvicina progressivamente al piano campagna, fino a venire a giorno in corrispondenza di locali livelli impermeabili nei punti più topograficamente depressi, che identificano quella fascia praticamente continua con andamento est-ovest di larghezza variabile tra i 2 e gli 8 km detta “fascia dei fontanili o delle risorgive” o “media pianura veneta” Dal modello idrogeologico generale si può dedurre come, in questa fascia i lembi più avanzati delle conoidi, attraverso digitazioni, abbiano originato un substrato costituito da alternanze di orizzonti ghiaiosi e limoso argillosi di origine marina o dovuti a episodi di sedimentazione lacustre o palustre tipici della “fascia della media pianura”. Tale differenziazione del materasso alluvionale origina un complesso idrogeologico multifalde ad acquiferi sovrapposti separati tra loro dagli orizzonti impermeabili argillosi. Gli

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 7 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______acquiferi sono generalmente in pressione visto che le aree di ricarica sono comunque ad una quota assoluta più alta rispetto a quella degli acquiferi considerati. Segue per finire l’ultima fascia che si spinge fino alla costa adriatica il cui sottosuolo è caratterizzato solo rarissimamente dai letti ghiaiosi delle grandi conoidi alluvionali; esso è costituito prevalentemente da orizzonti limoso argillosi alternati a livelli sabbiosi generalmente fini. Questa porzione del territorio denominata bassa pianura risulta sempre meno ricca di riserve idriche sotterranee produttive spostandosi gradualmente verso sud, a causa della mancanza nel sottosuolo di acquiferi ad elevata permeabilità di spessore apprezzabile. L’area in esame, dal punto di vista geologico strutturale ed idrogeologico, si inserisce nella porzione della media pianura vicentina immediatamente al di sotto della linea delle risorgive, caratterizzata da forte variabilità litostratigrafica e da abbondanza di acqua nel sottosuolo. Il substrato di tale porzione di pianura rappresenta il risultato della deposizione operata dai corsi d’acqua, in particolare il Fiume Brenta e successivamente il Torrente Astico, che hanno solcato tale zona, provenendo dai rilievi prealpini. Dal punto di vista deposizionale, l’area era caratterizzata per lo più da ambiente a media ed alta energia, con conseguente deposizione di litotipi prevalentemente granulari sabbiosi; sono altresì documentate numerose situazioni di ambiente a minore energia, che hanno originato la deposizione di terreni argilloso-limosi e talvolta torbosi ad elevata frazione organica. Dal punto di vista idrogeologico il sito in esame, ubicandosi nella zona immediatamente al di sotto della linea delle risorgive, sarà caratterizzato da una falda idrica a debole profondità, seguita da più falde in pressione contenute entro i livelli più permeabili e separate tra loro da strati a bassa conducibilità idraulica.

Il terreno agrario Dal punto di vista agricolo, i terreni del comune di Monticello Conte Otto presentano uno spessore discreto, generalmente superiore a 100 cm. I suoli presentano nel complesso caratteristiche positive, ma anche alcuni fattori limitanti, come ad esempio la scarsa permeabilità. Tra le caratteristiche positive si segnala l'assenza di pietrosità, il contento in scheletro che è minimo o assente, anche il ph non è un fattore limitante essendo per lo più vicino alla neutralità o debolmente alcalino. La granulometria è in alcuni casi franca e più spesso franco-limosa. La falda freatica si incontra a pochi metri di profondità ed in alcuni punti è molto superficiale. Le sistemazioni idraulico agrarie conferiscono in genere il franco di coltivazione ottimale e non si ravvisano particolari limitazioni alla coltivazione delle piante erbacee.

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FLORA E VEGETAZIONE Il territorio comunale di Monticello Conte Otto è caratterizzato da una vasta area pianeggiante in alcuni tratti intensamente coltivata e interessata principalmente da seminativi, da nuclei rurali, centri urbani e aree adibite a sistema produttivo-industriale. L’uso del suolo è stato fortemente condizionato dall’intensa antropizzazione del territorio, in particolar modo nelle zone limitrofe ai centri abitati delle frazioni comunali, occupate da seminativi. Lo sviluppo dell’attività agricola ed industriale ha portato alla scomparsa delle associazioni fitosociologiche autoctone e caratteristiche della porzione di territorio considerata. Nel territorio comunale mancano totalmente i boschi veri e propri. Originariamente, prima dell’avvento dell’agricoltura, le zone pianeggianti della pianura vicentina erano occupate da querco – carpineti, formazioni boscate che dal punto di vista altitudinale e pedologico trovavano in questi territori il loro optimum vegetativo. Nel corso dei secoli, l’opera dell’uomo, volta a ricavare le maggiori superfici da destinare alle coltivazioni agricole, ha portato lentamente alla riduzione prima e alla scomparsa poi di tali formazioni. Nel Comune di Monticello Conte Otto sono rimaste solamente formazioni ripariali come bordature delle rogge e dei corsi d’acqua. Le fasce boscate presenti nel territorio comunale sono piuttosto numerose e presentano generalmente un buono stato fitosanitario e di conservazione. Le specie che le compongono sono: Salice bianco, Ontano nero, Platano, Pioppo, Acero campestre, Robinia, Carpino nero, Carpino, Nocciolo, Rovo, Ciliegio, Noce, Olmo, Gelso, Ailanto, Melo, Corniolo e Sambuco. Sono inoltre presenti filari di viti maritate a gelso e Vite maritata con salici.

Vegetazione acquatica e ripariale Alcuni tratti di rogge e di scoline ospitano vegetazione spontanea e adatta a vegetare in presenza di terreno molto umido e spesso soggetto a sommersione. Essa è costituita, per quanto riguarda la componente arborea, prevalentemente da pioppi ( P.alba , P.canescens , Populus nigra ), da salici ( Salix alba , S.caprea, Salix purpurea , S.viminalis ) e ontani ( Alnus glutinosa , A.incana ). La vegetazione erbacea presente lungo le scoline di un’area agricola è quasi sicuramente composta da specie non spontanee. In genere tra le specie che si aggregano possiamo individuare la callitriche ( Callitriche palustris ), i potamogei ( Potamogetum crispus e Potamogetum pusillus ), insieme ad alcune specie di veroniche ( Veronica anagallis-aquatica e V. beccabunga ). L’esito dei rilievi, eseguiti in campo durante i mesi dell’anno corrente, è sintetizzato nell’elenco floristico riportato in Tabella 8, Le specie prese in considerazione sono quelle che rivestono una maggiore importanza sull’area in base al loro interesse fitogeografico e geobotanico nonché del loro status.

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 9 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

Tabella 8. Elenco delle specie floristiche presenti nell’area di studio.

FAMIGLIA SPECIE ECOLOGIA Populus alba luoghi umidi, lungo le vie SALICACEAE Populus nigra lungo i corsi d'acqua Salix viminalis luoghi umidi YUGLANDACEAE Juglans regia coltivato per il frutto e per il legno CORYLACEAE Corylus avellana bande boscate MAGNOLIACEAE Magnolia grandiflora ornamentale CELASTRACEAE Euonymus europaeus ornamentale POTAMOGETONACEAE Potamogeton crispus stagni, corsi d’acqua Ulmus minor boschi, siepi, incolti ULMACEAE Celtis australis lungo le vie, parchi Ficus carica coltivato per il frutto MORACEAE coltivato per l'allev. del baco da seta, raram. Morus alba subspontaneo

terreni abbandonati, cumuli di rifiuti, nitrofila, URTICACEAE Urtica dioica presso le case o nelle schiarite dei boschi

POLYGONACEAE Rumex crispus incolti, ruderi, coltivi CARYOPHYLLACEAE Stellaria media vegetazione antropogena Ranunculus acquatilis Fossati, corsi d’acqua RANUNCULACEAE Ranunculus acris prati ed incolti

CRUCIFERAE Capsella bursa-pastoris incolti

AMARILLIDACEAE Narcissus pseudonarcissus giardini VITACEAE Vitis vinifera frutteti, giardini LABIATAE Salvia pratensis prati, luoghi soleggiati PINACEAE Picea abies parchi, giardini PLATANACEAE Platanus hybrida parchi, lungo le vie

Prunus avium coltivato su larga scala, subspontaeo ROSACEAE Rubus spp. - Robinia pseudoacacia siepi, incolti prati, boschi, incolti, anche colt. come LEGUMINOSAE Trifolium pratense foraggera Trifolium repens prati ed incolti

CHENOPODIACEAE Chenopodium album Prati ed incolti

UMBELLIFERAE Daucus carota incolti, lungo le vie PAPILIONACEAE Lotus corniculatus prati, cigli strada PAPAVERACEAE Papaver rhoeas incolti, prati

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FAMIGLIA SPECIE ECOLOGIA

campi, colture sarchiate, orti e ovunque SCROPHULARIACEAE Veronica persica attorno ad insediamenti umani

PLANTAGINACEAE Plantago major strade, suoli compatti e disturbati CAPRIFOLIACEAE Sambucus nigra luoghi umidi, schiarite Soncus oleraceus Luoghi disturbati, ciglio strada Bellis perennis Incolti, prati Artemisia vulgaris sinantropica, incolti Centaurea cyanis campi di cereali COMPOSITAE Conyza canadensis incolti aridi

schiarite di boschi caduc., prati concimati, Taraxacum officinale ambienti ruderali

Agropyron repens Incolti aridi, lungo le vie campi di cereali su terreno leggero, arido, ben Alopecurus myosuroides provvisto in calcare. Arrhenatherum elatius prati stabili Briza media prati falciabili, incolti Dactylis glomerata prati falciabili, incolti prati falciati e concimati, spesso anche GRAMINACEAE Festuca rubra coltivata come foraggera Lolium perenne luoghi erbosi calpestati, prati stabili Poa annua incolti, bordi di vie, orti

Sorghum halepense colture sarchiate, incolti sabbiosi umidi Trisetum flavescens prati falciati e concimati Zea mays seminativi

FAUNA E HABITAT FAUNISTICI

Specie presenti

Per l’analisi della componente faunistica, si è scelto di fare riferimento ad alcune pubblicazioni specifiche riguardanti il territorio regionale e provinciale, oltre ad informazioni raccolte da altre fonti. Gli studi cui si è fatto riferimento sono stati:

• Atlante degli anfibi e dei rettili della provincia di Vicenza (GRUPPO NISORIA , 1997);

• Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Vicenza (GRUPPO NISORIA , 1997);

• Pubblicazioni sulla fauna locale.

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Dall’esame degli studi precedentemente menzionati, è stato possibile determinare il quadro faunistico dell’area con un sufficiente grado di dettaglio. La componente faunistica riscontrata risulta essere quella tipica degli ambienti di pianura antropizzati in cui sono presenti le specie caratteristiche degli spazi aperti e dei campi coltivati e, in ugual misura, le specie tipiche delle cenosi forestali.

Uccelli

I dati riferiti alla classe degli Uccelli sono tratti dalla pubblicazione ” Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Vicenza (Gruppo Nisoria) 1997 ”. Vista la mancanza di dati aggiornati, è possibile che alcune delle specie segnalate all’interno dell’area identificata da questa pubblicazione non si rinvengano a causa dei cambiamenti provocati all’ambiente di pianura da parte dell’uomo (espansione di insediamenti industriali e abitativi a scapito dell’agricoltura con conseguente scomparsa di elementi tipici del mondo rurale come i filari alberati e la zone incolte). Le specie che potenzialmente costituiscono la comunità ornitica nidificante all’interno del livello superiore sono 49.

Specie Specie (nome latino) (nome italiano)

Tachybaptus ruficollis Tuffetto Gallinula chloropus Gallinella d’acqua Coturnix coturnix Quaglia Charadrius dubius Corriere piccolo Columba palumbus Colombaccio Streptopelia decaocto Tortora dal collare Streptopelia turtur Tortora Cuculus canorus Cuculo Tyto alba Barbagianni Otus scops Assiolo Athene noctua Civetta Strix aluco Allocco Asio otus Gufo comune Agus apus Rondone Alcedo atthis Martin pescatore Upupa epops Upupa Jinx torquilla Torcicollo Alauda arvensis Allodola Riparia riparia Topino Ptyonoprogne rupestris Rondine montana Hirundo rustica Rondine Delichon urbica Balestruccio Motacilla cinerea Ballerina gialla

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Specie Specie (nome latino) (nome italiano)

Motacilla alba Ballerina bianca Erithacus rubecula Pettirosso Luscinia megarhyncos Usignolo Phoenicurus phoenicurus Codirosso Saxicola torquata Saltimpalo Turdus merula Merlo Cettia cetti Usignolo di fiume Acrocephalus palustris Cannaiola verdognola Sylvia atricapilla Capinera Phylloscopus collybita Liù piccolo Muscicapa striata Pigliamosche Aegythalos caudatus Codibugnolo Parus major Cinciallegra Remiz pendulinus Pendolino Oriolus oriolus Rigogolo Lanius collurio Averla piccola Pica pica Gazza Corvus corone cornix Cornacchia grigia Sturnus vulgaris Storno Passer italiae Passera d’Italia Passer montanus Passera mattugia Fringilla coeles Fringuello Serinus serinus Verzellino Carduelis chloris Verdone Carduelis carduelis Cardellino Coccothraustes coccothraustes Frosone

Tabella 9. Elenco delle specie di uccelli presenti nell'area di studio.

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Mammiferi La classe dei mammiferi è rappresentata a livello superiore da 17 specie, come si evince dalla Tab. n. 10. La forte antropizzazione dell’area di pianura e la relativa lontananza da biotopi naturali di una certa importanza, non permettono alla comunità dei mammiferi di espandersi in numero e qualità in questa porzione del territorio comunale.

Specie Specie (nome latino) (nome italiano)

Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1817) Pipistrello albolimbato Martes foina Faina Mustela nivalis Donnola Martes martes Martora Meles meles Tasso Capreolus capreolus Capriolo Glis glis Ghiro Sciurus vulgaris Scoiattolo Moscardinus avellanarius Moscardino Microtus species Arvicola Sorex species Toporagno Erinaceus europaeus (Linnaeus, 1758) Riccio Vulpes vulpes (Linnaeus, 1768) Volpe Talpa europaea (Linnaeus, 1758) Talpa Lepus europaeus (Pallas, 1778) Lepre europea Rattus norvegicus (Berkenhout, 1769) Surmolotto Mus domesticus (Rutty, 1772) Topolino delle case

Tabella 10. Elenco delle specie di mammiferi presenti nell'area di studio.

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Anfibi e Rettili

Questa classe è potenzialmente rappresentata da 5 specie di anfibi e da 8 di rettili anche se non si esclude la possibilità che ve ne siano altre, dal momento che i censimenti faunistici in questa zona del Veneto, in particolar modo riguardo rettili ed anfibi, sono pochi e frammentari. Per quanto riguarda la loro distribuzione le diverse entità prediligono spesso gli ambienti umidi anche se, lungo tutta la durata dell’anno, si possono riscontrare anche in ambiti non direttamente collegati a corpi idrici.

Specie Specie (nome latino) (nome italiano)

Bufo bufo (Linnaeus, 1758) Rospo comune Bufo viridis Laurenti, 1768 Rospo smeraldino Hyla intermedia (Boulenger, 1882)Raganella italica Rana dalmatina (Bonaparte, 1840)Rana agile Rana latastei(Boulenger, 1879) Rana di Lataste Rana lessonae (Tarantol, 1882) Rana verde Salamandra salamandra Salamandra pezzata Triturus vulgaris Tritone punteggiato

Tabella 11. Elenco delle specie di anfibi presenti nell'area di studio.

Specie Specie (nome latino) (nome italiano)

Anguis fragilis (Linnaeus, 1758) Orbettino Coluber viridiflavus (Lacépède, 1789)Biacco Coronella austriaca (Laurenti, 1768)Colubro liscio Elaphe longissima (Laurenti, 1768) Colubro di Esculapio Lacerta bilineata (Laurenti, 1768) Ramarro occidentale Natrix natrix Biscia dal collare Natrix tessellata Biscia tassellata Vipera aspis Vipera comune Podarcis muralis (Laurenti, 1768) Lucertola muraiola

Tabella 12. Elenco delle specie di rettili presenti nell'area di studio.

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Le tavole grafiche.

Tav. d04_04 Carta della classificazione agronomica dei suoli.

Scala 1:10.000

Numerose metodologie sono state approntate al fine di classificare i terreni in base alla loro attitudine alle produzioni agrarie. Tali metodologie presentano, a seconda delle finalità per cui sono state elaborate, un differente grado di approfondimento e di dettaglio nelle analisi e prendono in considerazione un numero diverso di fattori che influenzano le coltivazioni agrarie. In questo caso, si è adottato un metodo che si rifà alla “Lond capability classification” in quanto il concetto di “capacità d'uso del suolo” è quello che meglio di altri permette di classificare i suoli al fine di sottoporli a differenti gradi di tutela nell'ambito della redazione degli strumenti urbanistici. La metodologia proposta prevede la ripartizione dei suoli in cinque classi a differenti attitudini colturali, tali classi sono le seguenti:

1a classe: sono i terreni che non presentano limitazioni all’uso agricolo quindi adatti alla coltivazione di molte colture agrarie anche in avvicendamento. Non presentano rischio di erosione essendo ubicati in piano. Sono terreni facilmente lavorabili in quanto la loro tessitura è ben equilibrata, il drenaggio è buono e non sono quasi mai soggetti ad inondazioni dannose.

2a classe: sono suoli che presentano alcune limitazioni dal punto di vista della scelta delle colture praticabili, anche se tali limitazioni non hanno entità rilevante e quindi non condizionano in modo eccessivo le normali pratiche colturali. Vi possono essere praticate anche colture agrarie in avvicendamento, ma per alcune di esse è necessario il ricorso a particolari accorgimenti, specialmente per le lavorazioni, il drenaggio e interventi irrigui. In linea generale sono quindi suoli con produttività nel complesso buona, anche se minore è l'ampiezza della scelta delle colture e più accurate devono essere le pratiche colturali rispetto ai terreni della prima classe.

3a classe: a questa classe appartengono i terreni caratterizzati da intense limitazioni che riducono la scelta delle coltivazioni praticabili o che richiedono l’adozione di particolari pratiche agronomiche. Le limitazioni riguardano la profondità, la tessitura, la pendenza, le caratteristiche chimiche e idrologiche o la possibilità di erosione. In essi sono difficilmente praticabili alcune colture.

4a classe: sono suoli con limitazioni molto forti che restringono la scelta delle piante coltivabili a poche specie agrarie. Lo svolgimento delle pratiche agronomiche richiede

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 16 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______l’adozione di particolari tecniche per superare i condizionamenti sfavorevoli derivanti dai caratteri idraulici, pedologici, dalla pendenza e dalla scarsa disponibilità idrica. In questa classe ricadono quei terreni con pendenza accentuata, o elevata presenza di scheletro. 5a classe: sono suoli che presentano limitazioni di vario tipo non eliminabili e tali da renderli inadeguati ad ospitare colture agrarie, ma che tuttavia sono idonei ad una buona copertura vegetale. Il loro uso è pertanto limitato alla selvicoltura o al mantenimento dell’ambiente naturale. Per la predisposizione della carta si sono dapprima individuati gli “AMBITI FISICI OMOGENEI” attraverso l’utilizzo di foto aeree ed elaborati cartografici (carte dello studio di compatibilità idraulica, carta idrogeologica, geomorfologica e geolitologica). Successivamente si sono eseguiti dei rilievi di campagna all’interno di ciascun AFO. Si sono allora individuati gli elementi caratterizzanti la diversa potenzialità dei terreni, quali profondità, contenuto in scheletro, rocciosità e pietrosità, granulometria, ph, drenaggio, caratteristiche della falda freatica, clivometria, ecc. Attraverso la disamina dei risultati delle analisi chimico fisiche e dei rilievi di campagna si sono individuate le caratteristiche dei suoli del comune che presentano nel complesso caratteristiche positive, ma anche alcuni fattori limitanti, come ad esempio la scarsa permeabilità. Tra le caratteristiche positive si segnala l'assenza di pietrosità, il contento in scheletro che è minimo o assente, i terreni poi sono profondi o mediamente profondi, anche il ph non è un fattore limitante essendo per lo più vicino alla neutralità o debolmente alcalino. La granulometria è in alcuni casi franca e più spesso franco-limosa. I risultati dell'analisi sono sinteticamente riportati nella seguente tabella:

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Nell'ambito del territorio comunale, si sono quindi individuate le seguenti classi: 2a classe: sono suoli che presentano alcune limitazioni dal punto di vista della scelta delle colture praticabili, anche se tali limitazioni non hanno entità rilevante e quindi non condizionano in modo eccessivo le normali pratiche colturali. Vi possono essere praticate anche colture agrarie in avvicendamento, ma per alcune di esse è necessario il ricorso a particolari accorgimenti, specialmente per le lavorazioni, il drenaggio e interventi irrigui. I terreni di questa classe interessano la maggior parte della superficie agricola del comune, possono essere praticate le normali colture cerealicole e foraggere tipiche del vicentino e anche colture specializzate ed intensive. 3a classe: a questa classe appartengono i terreni caratterizzati da maggiori limitazioni che riducono la scelta delle coltivazioni praticabili o che richiedono l’adozione di particolari pratiche agronomiche. Le limitazioni riguardano la profondità, le caratteristiche idrologiche o la possibilità di erosione.

Tav. d04_02 Carta dell’uso del suolo.

Scala 1:10.000 Per l’elaborazione della carta relativa alla copertura del suolo agricolo, si è provveduto alla verifica del precedente lavoro di rilievo, svolto nell'anno 2008, mediante l'utilizzo delle ortofoto, aggiornate all'anno 2012, e attraverso indagini dirette mediante sopralluoghi e rilevazioni in campagna. Come si può notare dalla legenda, la tavola grafica relativa all’uso del suolo mette in evidenza tutte le componenti della copertura del suolo agricolo presenti nel territorio comunale. Le diverse classi, di utilizzo del suolo, sono state definite secondo il metodo Corine Land Cover e si sono individuate anche le classi (non presenti in Corine Land Cover), quali: Gruppo arboreo – Filare – fascia tampone.

COPERTURA DEL SUOLO AGRICOLO superfici Descrizione codice mq ha seminativi non irrigui 21110 5154425,4469 515,4425 tare ed incolti (terreni abbandonati) 21132 50150,6571 5,0151 colture orticole in pieno campo 21141 6967,1445 0,6967 colture orticole in serra 21142 6254,0713 0,6254 seminativi in aree irrigue 21210 85941,6409 8,5942 vigneti 22100 8125,5517 0,8126 frutteti 22200 19581,9067 1,9582

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 18 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______arboricoltura da legno 22410 22132,8394 2,2133 prati stabili 23100 883176,3319 88,3176 sistemi colturali e particellari complessi 24200 17511,8276 1,7512 bacini d'acqua 51200 12029,5801 1,2030 corsi d'acqua, canali idrovie 51100 39971,1498 3,9971 gruppo arboreo 61100 21779,3530 2,1779 filare 61200 182779,6632 18,2780 fascia tampone 61300 103509,9115 10,3510 totali 6614337,0757 661,4337

Le classi individuate sono quindi le seguenti: Seminativo. Superfici coltivate regolarmente arate e generalmente sottoposte ad un sistema di rotazione. (cereali, leguminose in pieno campo, prati temporanei, colture industriali erbacee, ecc.) Seminativi in aree irrigue. Colture irrigate stabilmente e periodicamente grazie ad una infrastruttura permanente. Non vi sono comprese le superfici irrigate sporadicamente. Colture orticole in pieno campo. Colture orticole in avvicendamento. Colture orticole in serra o sotto plastica. Vigneti. Superfici piantate a vite. Frutteti e frutti minori. Impianti di alberi o arbusti fruttiferi. Arboricoltura da legno. Superfici piantate con alberi di specie forestali Prati stabili. Superfici a colture foraggere non soggette a rotazione. Sistemi colturali e particellari complessi. Mosaico di appezzamenti singolarmente non cartografabili con varie colture temporanee. Corsi d'acqua canali idrovie. Corsi d'acqua naturali o artificiali che servono per il deflusso delle acque. Bacini d'acqua. Superfici naturali o artificiali coperte da acque, destinate o meno all'uso agricolo e/o ittico. Tare ed incolti. Terreni abbandonati o non coltivati, aree che erano occupate da altre tipologie ed in particolare da seminativo e prato stabile. Gruppi arborei. Sono, come indica il termine, dei raggruppamenti di alberi che non hanno dimensioni tali per essere definiti bosco, né andamento lineare come i filari o le fasce boscate e si possono definire come presenze arboree con superficie inferiore a mq 2000 e larghezza superiore a m 20. Filari. Si possono definire come presenze arboree mono o bifilari (siepi, filari campestri, etc.) di larghezza inferiore a m 20 e lunghezza qualsiasi, nelle quali la lunghezza è l’elemento dimensionale principalmente sviluppato.

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Fasce tampone. Sono rappresentate da presenze arboree di larghezza inferiore a m 20, decorrenti lungo corsi d’acqua, fossi e scoline, in diretta connessione idraulica di emungimento con aree coltivate.

La classe colturale prevalente è rappresentata dai seminativi che occupano una superficie di oltre 500 ha, seguono poi le aree occupate dalle colture foraggere, poco più di 80 ha. Le altre classi colturali hanno una estensione minore, tra queste emergono per importanza economica le colture orticole.

Colture foraggere . In passato, la pratica assidua e regolare dello sfalcio e della concimazione, avevano portato all’espansione delle aree occupate da vegetazione prativa, mentre, al momento attuale, se ne riscontra una notevole regressione in quanto la coltura dei seminativi ha soppiantato i prati. Per di più un tempo il fieno veniva utilizzato come componente maggioritario nell’alimentazione bovina, ma ora i pochi allevamenti esistenti sono molto specializzati e utilizzano prevalentemente alimenti concentrati altamente energetici.

Siepi e bande boscate (gruppi arborei, filari, fasce tampone) Le siepi e le macchie mesofite, presenti soprattutto ai margini degli appezzamenti e dei canali consortili, sono costituite essenzialmente da vegetazione arbustiva e/o arborea con sviluppo in genere esclusivamente lineare, perché l'agricoltura li ha compressi progressivamente fino a ridurne la presenza e mantenerli come semplici elementi di confine. Portamento delle singole piante e composizione dei popolamenti sono fortemente diversi da quelli originari, in quanto anch’essi sono stati influenzati dall'uomo, che da sempre ha cercato di diffondere e favorire certe specie per ricavarne legna da ardere e frasca. Le specie arboree tipiche sono il gelso bianco (Morus alba), il Bagolaro (Celtis australis), il platano ibrido (Platanus acerifolia), seguito dalla robinia (Robinia pseudoacacia) in genere presenti come ceppaie. Altre specie importanti della consociazione sono Salix viminalis, Acer campestre, Tilia spp., Ulmus campestre, Populus alba. Molto diffuse sono alcune pomacee, drupacee e anche rosacee da frutto come il Ciliegio (Prunus avium) e il Pado (Prunus padus). Lo strato arbustivo di siepi e fasce boscate è molto importante dal punto di vista naturalistico, per l'ospitalità che garantisce alla fauna, sia in termini di rifugio, grazie all'elevata densità dei rami, sia in termini di alimentazione, grazie alla produzione di grandi quantità di fiori e di frutti. Le specie più diffuse sono Cornus sanguinea e Sambucus nigra. Si segnala poi la presenza, in minore quantità, di Crataegus monogyna, Viburnum lantana e Corylus avellana.

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Lo strato erbaceo è costituito prevalentemente dalle specie provenienti dai seminativi, incolti e prati circostanti. L’ingresso di tali specie è graduale e genera spesso delle cenosi di transizione. Nel contesto del paesaggio agrario le siepi e i filari campestri svolgono una moltitudine di funzioni, a cominciare da quella ecologica, perché consentono la vita di numerose specie animali: dagli insetti utili alle colture, agli uccelli, che vi trovano nicchie favorevoli alla loro riproduzione. Si sottolinea che, oltre alle funzioni di tipo ambientale, le siepi svolgono un importante ruolo economico-sociale: come frangivento, per incrementare la resa delle colture agrarie e per smorzare gli effetti dei danni da vento; per la produzione di legna da ardere e di prodotti secondari; per l'importante funzione ricreativa e di miglioramento estetico del paesaggio.

Seminativi. Anche nel territorio comunale di Monticello Conte Otto, come nel resto della Pianura Padana, le colture a mais sono particolarmente estese, e caratterizzano nettamente lo spazio aperto così come gli ecosistemi. Come già detto, il seminativo è in gran parte investito a mais. Relativamente diffusi sono anche il frumento, l’orzo e la soia. Il mais è spesso riutilizzato in azienda per l'alimentazione del bestiame come granella o insilato, ma trova impieghi anche nel settore industriale. Non si sono rilevate cenosi infestanti sulle colture sopraccitate, in quanto il diserbo costante limita notevolmente lo sviluppo di queste specie, tra le quali si citano il panico ( Panicum crus- galli ) e la setaria ( Setaria viridis ).

Incolti erbacei. La tipologia dell’incolto non si può inquadrare precisamente dal punto di vista fitosociologico, in quanto tali superfici sono spesso soggette ad un temporaneo abbandono e soprattutto si tratta di situazioni in rapida evoluzione, in cui si verifica un susseguirsi di fasi vegetazionali dissimili contraddistinte da specie erbacee diverse. Le specie maggiormente rappresentative di un incolto sono: Agropyron repens , Artemisia vulgaris (artemisia comune), Papaver rhoeas (papavero) e Capsella bursa-pastoris (borsa del pastore).

Individuate le diverse classi di coltivazione del suolo agricolo, è stato possibile determinare la SAU (Superficie Agricola Utilizzabile) e di conseguenza la superficie trasformabile. L'individuazione della SAU permette il calcolo della SAU trasformabile che a sua volta rappresenta il quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa da quella agricola. Le modalità di calcolo sono quelle definite con DGR 3650 del

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25/11/2008 e vengono riproposte qui di seguito in coerenza con quanto dettato dalla norma citata. - La STC (Superficie Territoriale Comunale) è di 1020,666275 ha - La SAU (Superficie Agricola Utilizzata) è pari a 657,4365926 ha - il rapporto attuale SAU/STC è dato dal seguente calcolo: = 0,6441 pertanto in percentuale è pari a 64,44 %. - la superficie massima trasformabile (SAU * 1,3%) = 8,5466 ha

Tav. d04_03 Carta della SAU (superficie agricola utilizzata)

Scala 1:10.000 La realizzazione di questa carta è avvenuta sulla base dell’effettivo uso del suolo, pertanto è conseguente alla carta dell’Uso del Suolo. La SAU comprende tutte le utilizzazioni dei terreni che rientrano nelle categorie individuate nell'allegato B2 alla DGR n.3811/2009, tema: c1616 Agricoltura. Nel caso specifico fanno parte della SAU le classi individuate nella tabella che segue; sono invece da escludere dalla SAU la superficie dei terreni utilizzati per Boschi e altre superfici occupate da fabbricati, cortili o strade ponderali.

superfici SAU Descrizione codice mq ha seminativi non irrigui 21110 5154425,45 515,4425447 tare ed incolti (terreni abbandonati) 21132 50150,65714 5,015065714 colture orticole in pieno campo 21141 6967,14452 0,696714452 colture orticole in serra 21142 6254,07128 0,625407128 seminmativi in aree irrigue 21210 85941,64093 8,594164093 vigneti 22100 8125,55171 0,812555171 frutteti 22200 19581,90672 1,958190672 arboricoltura da legno 22410 22132,83937 2,213283937 prati stabili 23100 883176,33195 88,31763319 sistemi colturali e particellari complessi 24200 17511,82760 1,751182761 bacini d'acqua 51200 12029,58006 1,202958006 gruppo arboreo 61100 21779,35300 2,1779353 filare 61200 182779,66324 18,27796632 fascia tampone 61300 103509,91146 10,35099115 totali 6574365,92592 657,4365926

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Tav. d04_06 Carta degli elementi qualificanti/detrattori il paesaggio (Componenti di relazione del Paesaggio Rurale con il settore produttivo). Su tale tavola sono stati riportati gli elementi qualificanti e detrattori il paesaggio agrario. Sono state individuate in primo luogo le unità colturali e fondi agricoli di elevate dimensioni, di medie dimensioni e di piccole dimensioni. Per questa distinzione non sono state considerate solo le estensioni delle unità colturali e dei fondi, ma anche la frammentarietà dei luoghi dovuta alla presenza di strade caratterizzate da più o meno elevata frequentazione e di nuclei edificati. Sono stati presi ulteriormente in considerazione fattori quali le probabilità di espansione di ambiti ad edificazione diffusa, la compatibilità con le caratteristiche tipiche di ruralità e la probabilità o facilità di mantenimento di tali caratteristiche anche in futuro. Inoltre, anche se con minore peso, è stata presa in considerazione la rilevanza in termini economici che un'unità colturale o fondo agricolo può esprimere in modo sostenibile. Nella medesima tavola, la Carta degli elementi qualificanti/detrattori il paesaggio, sono stati individuati anche gli aggregati edilizi abitativi con un legame con l'attività agricole e le abitazioni, annessi rustici tradizionali e gli edifici di particolare valenza non più legati all'esercizio di attività agricole o non più funzionali alla conduzione del fondo.

Tav. d04_07 Carta dei sistemi ecorelazionali In questa carta sono stati inseriti tre tematismi:

• i corridoi ecologici primari e secondari

• stepping stone

• restoration area

Nel Comune di Monticello Conte Otto sono presenti diversi ambienti e biotopi che si differenzialo per condizioni climatiche, per condizioni di umidità, di esposizione, ma anche per la presenza di elementi di disturbo e per la loro posizione nel territorio. Nelle aree interessate dall’agricoltura, sono presenti seminativi, prati temporanei e permanenti, frutteti, vigneti, colture orticole, arboricoltura da legno, ecc. Tutti i corsi d’acqua principali presentano vegetazione ripariale. Sono presenti inoltre numerosi fossati che, creando ulteriori caratteristici ambienti capaci di ospitare un’elevata biodiversità, favoriscono diverse cenosi sia vegetali che animali. Tutti i suddetti elementi, proprio per le loro caratteristiche, sono stati presi in considerazione per l’elaborazione della Carta dei Sistemi eco relazionali. Tale rappresentazione comprende tutti gli elementi che sono risultati meritevoli di adeguata protezione delineando una notevole rete ecologica che prosegue e completa le reti individuate nei Comuni limitrofi. La rete ecologica all’interno del territorio comunale è costituita in particolare da elementi che sono stati recepiti dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e dal Piano

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 23 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______

Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) secondo le indagini condotte in occasione della predisposizione di questi due piani sovraordinati. Il PTCP è stato approvato con DGR n.708 del 02 maggio 2012. Il PTRC è stato adottato con DGR n.372 del 17 febbraio 2009. Recentemente è stata adottata una Variante parziale con attribuzione della valenza paesaggistica del PTRC. L’adozione della variante è avvenuta con DGR 427 del 10 aprile 2013. Questa variante parziale al PTRC non ha comunque modificato i contenuti tematici che costituiscono la Tav. 09 “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica”, pertanto le aree individuate nella rete ecologica rimangono invariate rispetto al PTRC adottato nel 2009.

Nel dettaglio, per la predisposizione della carta dei “Sistemi ecorelazionali”, sono stati ripresi dal PTCP i seguenti elementi: 1. Stepping stone 2. Corridoi ecologici principale e secondari 3. Restoration area

Il PTCP inoltre recepisce anche tutte le aree riconosciute come rete ecologica dal PTRC adottato. Di fatto il PTRC riconosce come meritevoli di protezione molte aree corrispondenti a filari, fasce tampone, gruppi arborei e aree agricole aperte, pertanto nell’elaborazione della carta dei sistemi ecorelazionali sono stati riportati anche questi elementi riconosciuti come parte integrante di una complessa rete ecologica. Nella fase di accertamento e successiva elaborazione della tavola, è stato ritenuto opportuno definire con maggiore dettaglio gli elementi della rete ecologica, mantenendo sempre, comunque, l'attenzione nel conservare la continuità della rete ecologica. Di seguito si ripropongono le definizioni dei diversi elementi che costituiscono la rete ecologica, per porre chiarezza sulle loro distinte funzionalità.

STEPPING STONES (PIETRE DI GUADO): Frammenti di habitat sparsi nel territorio e non direttamente connessi tra loro. Sono aree naturali minori che dovrebbero funzionare come punto di appoggio/rifugio soprattutto per organismi molto mobili. Sono complementari ai corridoi ecologici per il mantenimento della connettività tra le diverse componenti al fine della costituzione e funzionamento della rete ecologica stessa.

CORRIDORS (CORRIDOI): Sono linee preferenziali di movimento nei quali avvengono i flussi biotici della rete ecologica; ovvero aree di collegamento principale o minore, aventi la funzione di consentire in modo

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 24 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______sufficientemente robusto l'interscambio ecologico tra le aree nucleo o tra le aree nucleo e altri componenti della rete.

BUFFER ZONE (ZONE DI PROTEZIONE): Aree di corona intorno alle aree nucleo o, come in questo caso, ai corridoi che son destinate a proteggerli dalle influenze negative di carattere antropico.

RESTORATION AREA (AREE DI RESTAURO AMBIENTALE): Sono strutture utili in territori dove i processi di frammentazione della rete hanno raggiunto livelli elevati e sono quindi necessari nuovi elementi/aree di connessione. Sono nuove unità ecologiche di costituzione antropica oppure aree naturali degradate e successivamente riqualificate. Essi sono in grado di completare lacune strutturali della rete ecologica e sono perciò destinate ad incrementare o rinforzare le esistenti aree nodali. Si tratta di zone da costituire ex novo tramite interventi di forestazione e/o di bonifica.

AREE DI DEFRAMMENTAZIONE ECOLOGICA: Aree verdi fortemente frammentate e insularizzate nei tessuti insediativi disgregati delle frange periurbane.

Considerate la valutazioni sopra riportate, viste le definizioni dei diversi elementi che costituiscono la rete ecologica e considerate le aree recepite dai piani sovraordinati, si ritiene corretto integrare i sistemi eco relazionali confermando gli approfondimenti condotti in precedenza.

STRUTTURE AGRICOLO- PRODUTTIVE e ALLEVAMENTI INTENSIVI

Tav. d04_05 Carta degli “Elementi produttivi strutturali” In questo studio è stato effettuato un aggiornamento ed un approfondimento, dei dati già in possesso, derivanti da precedenti indagini, l'ultima svolta nel 2009, relativi alle caratteristiche delle aziende agricole presenti sul territorio Comunale. Alle attività agricole si riconosce senza dubbio non solo la funzione produttiva, ma anche una funzione di tutela ambientale e di tipo sociale. L’indagine è stata in particolare incentrata sull'approfondimento e aggiornamento di quelle realtà aziendali che coinvolgono il territorio in modo più marcato, non solo dal profilo economico, ma anche da un punto di vista di inserimento ambientale. Nella carta sono quindi individuati i centri aziendali significativi, da intendersi come il complesso degli edifici a servizio del fondo, costituiti da abitazione ed annessi rustici in

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 25 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______reciproca relazione funzionale, il centro aziendale agriturismo, le serre fisse, le strutture di vendita dei prodotti locali, gli allevamenti e sono state infine individuate le aree interessate dallo spandimento degli effluenti zootecnici. In particolare per quanto riguarda gli allevamenti l'indagine è stata svolta mediante rilievi diretti nelle singole aziende e utilizzando le più aggiornate informazioni fornite dal SISP (Sistema Informativo Settore Primario) della Regione Veneto. Dalla consultazione della suddetta fonte e attraverso diversi sopralluoghi effettuati sul territorio, è stato possibile rilevare i diversi centri aziendali e le diverse strutture agricolo- produttive di riferimento. Una particolare attenzione è stata rivolta alle aziende di tipo zootecnico. Questa prima analisi ha permesso di individuare le aziende zootecniche presenti sul territorio, e sono state selezionate, tra di esse, le strutture aziendali, le cui caratteristiche suggerivano una ulteriore verifica della consistenza aziendale e dell'allevamento, della tipologia dell'allevamento ai fini di individuare l'eventuale intensività. In seguito si è provveduto ad un ulteriore sopralluogo presso le aziende significative, che secondo le informazioni ricevute, per le loro caratteristiche, sarebbero potute ricadere nella definizione di “allevamento intensivo”. In particolare, in fase di rilievo/intervista, sono stati richiesti alcuni dati in merito alla tipologia di allevamento, al numero di capi allevati per poterne ricavare il peso vivo medio allevato, alla tipologia di stabulazione e di pulizia, al sistema di ventilazione e al sistema di stoccaggio e trattamento delle deiezioni, nonché infine informazioni in merito all'estensione e localizzazione dei fondi agricoli e colture condotte su di essi. Tutte le informazioni raccolte sono state necessarie per individuare gli allevamenti intensivi presenti sul territorio comunale e per valutare i limiti di vincolo da essi generati. Le caratteristiche di intensività dell'allevamento vengono verificate attraverso l'accertamento dei requisiti per il riconoscimento del nesso funzionale tra allevamento e azienda agricola, pertanto: • rapporto massimo di copertura dei fabbricati ad uso allevamento in percentuale al corpo aziendale ricadente in zona agricola • quota minima di approvvigionamento delle unità foraggere in percentuale, quale rapporto tra unità foraggere teoriche producibili per ettaro e le unità foraggere di consumo annuale dei capi in allevamento • peso vivo medio annuo massimo per ettaro In seguito all'indagine, per gli allevamenti risultati intensivi, si è proceduto alla verifica dei limiti di vincolo da essi generato secondo un punteggio che è stato calcolato considerando i seguenti parametri: - tipologia di stabulazione e di pulizia, - sistema di ventilazione - sistema di stoccaggio e trattamento delle deiezioni

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Sono stati individuati due allevamenti intensivi all'interno del territorio comunale ed uno esterno al confine, ma posto nelle vicinanze, che interessa, con i limiti di vincolo, il territorio comunale.

Alla presente relazione si allegano le schede tecniche compilate per le attività zootecniche oggetto di specifico approfondimento condotto in sito ed una tavola grafica che mette in evidenza i limiti di vincolo degli allevamenti intensivi e le superfici interessate da spandimento degli effluenti zootecnici. (Allegato 1)

Nel territorio Comunale sono state individuate due strutture per la vendita diretta dei prodotti dell'azienda ed un agriturismo. Questa realtà produttiva si trova in via Bettanie ed è stata pertanto inserita graficamente nella tavola degli elementi produttivi strutturali. L'agriturismo svolge attività di vendita diretta di ortaggi e frutta di stagione prodotti con metodo biodinamico o biologico, svolge anche attività di ristorazione e di ospitalità. Per quanto riguarda le strutture per la vendita dei prodotti aziendali una è relativa a prodotti orticoli e la seconda pone in vendita latte direttamente prodotto in azienda.

• SUPERFICI DI SPANDIMENTO EFFLUENTI ZOOTECNICI Le aree interessate sono colorate in azzurro nella tavola grafica allegata sopra menzionata (Allegato 1). La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli attraverso spandimento di effluenti zootecnici è oggetto di una specifica regolamentazione volta a salvaguardare le acque sotterranee e superficiali dall’inquinamento causato dai nitrati presenti nei reflui. La direttiva comunitaria 91/676/CEE ha dettato i principi fondamentali a cui si è uniformata la successiva normativa nazionale con decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e il decreto ministeriale 7 aprile 2006. La direttiva comunitaria ha previsto: 1) una designazione di “Zone Vulnerabili da Nitrati” di origine agricola (ZVN)”, nelle quali vi è il divieto di spargimento dei reflui degli allevamenti e di quelli provenienti dalle piccole aziende agroalimentari, fino un limite massimo di azoto per ettaro; 2) la regolamentazione dell’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e dei reflui aziendali, con definizione dei “Programmi d’Azione”, che stabiliscono le modalità con cui possono essere effettuati tali spandimenti. Per quanto riguarda questo secondo punto, attualmente per la Regione Veneto è vigente la DGR 1150 del 26 luglio 2011 attraverso la quale è stato approvato l'Allegato A "II Programma d'Azione per le zone vulnerabili ai nitrati del Veneto", che contiene le disposizioni concernenti la disciplina dell'attività di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento.

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Le disposizioni si applicano alle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola di seguito elencate: 1. l'intero territorio dei 100 Comuni dell'alta pianura veneta designati con DGR 62 del 17/05/2006 2. l'intero territorio dei Comuni designati vulnerabili delle Provincie di Verona e Vicenza ai sensi della DGR 2267 del 24/07/2007, successivamente riconfermata dalla DGR 2684 del 11/09/2007. In merito invece al primo punto si segnala che la prima designazione delle ZVN (zone vulnerabili ai nitrati) del Veneto è stata effettuata con il decreto legislativo n. 152/99, seguita poi con il Decreto n. 3 del 3 marzo 2010 del Dirigente dell'Unità Complessa Sistema Informativo Settore primario e controllo, con il quale è stata approvata la revisione delle Zone vulnerabili ai nitrati del Veneto (ZVN) e del Bacino scolante in Laguna di Venezia (BSL). Il Comune di Monticello Conte Otto non rientra nell’elenco dei riferimenti delle ZVN e del BSL, pertanto ad esso non si applica la normativa sull’utilizzo degli effluenti zootecnici in Zone Vulnerabili ai Nitrati e in zone comprese nel Bacino Scolante della Laguna. Tuttavia anche per il Comune di Monticello Conte Otto vige il Decreto Interministeriale 7 aprile 2006 e suo recepimento Regionale con DGR 7 agosto 2006, n. 2495 e 2439, per l’utilizzazione degli effluenti zootecnici. Per questo Comune che, come emerge dalle direttive della Regione Veneto, non rientra tra le zone vulnerabili, la quantità di azoto totale al campo apportato da effluenti di allevamento non deve superare il valore di 340 kg/ha/anno per le zone non vulnerabili, come previsto dalla Delibera della Giunta Regionale n. 2495 del 7 agosto 2006 “Recepimento regionale del DM 7 aprile 2006”. Approfondendo l'apparato normativo vigente è stato appurato che nelle zone del Veneto che non sono state designate vulnerabili (zone ordinarie) compreso il Comune in esame, resterà valida la normativa di seguito indicata. • DGR n. 2439 del 7 agosto 2007 , i criteri applicativi, allegati alla DGR definiscono gli impegni a cui sono tenuti gli agricoltori per il rispetto della Direttiva Nitrati. Le linee guida per la compilazione di comunicazioni/PUA sono state aggiornate con DGR 8 agosto 2008, n. 2217. La DGR in questione definisce le modalità per le comunicazioni di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e le scadenze per la presentazione. I soggetti che producono effluenti zootecnici o che intendono effettuarne l’utilizzazione agronomica sono tenuti a presentare la Comunicazione alla Provincia in cui ha sede l’allevamento, ovvero, se solo utilizzatori, nella Provincia in cui ricade in prevalenza la superficie interessata dallo spandimento. Nei casi previsti dall’allegato V al DM 7 aprile 2006, inoltre, è prevista la predisposizione del Piano di Utilizzazione Agronomica (PUA). Il legale rappresentante dell’azienda invia la Comunicazione

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 28 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______alla Provincia, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività di spandimento. La Comunicazione ha validità massima quinquennale, fermo restando l’obbligo dell’interessato di segnalare tempestivamente le eventuali modifiche riguardanti la tipologia, la quantità e le caratteristiche degli effluenti, nonché i terreni destinati all’applicazione. La DGR 2439/2007 fornisce inoltre i parametri per il calcolo dei quantitativi di azoto nelle acque reflue delle cantine e dei caseifici. • DGR n.430 del 4 marzo 2008 e successiva modifica con DGR n. 586 del 11 marzo 2008 in merito all'utilizzazione agronomica dei liquami su terreni in pendenza nelle zone non vulnerabili ai nitrati di origine agricola con precisazioni applicative generali. Con la medesima si sono prescritti tutti i necessari accorgimenti tecnico-agronomici e gli opportuni vincoli alle pratiche di fertilizzazione ed inoltre fornisce precisazioni relativamente alla validità della documentazione amministrativa necessaria ai fini dell’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici di allevamento. • Decreto del Dirigente della Direzione Agroambiente e Servizi per l'Agricoltura n. 134 del 21 aprile 2008 precisa: a. la definizione di “piccoli allevamenti di tipo familiare”, di cui alla lettera q), comma 1 dell’articolo 2 della DGR 7 agosto 2006, n. 2495; b. i criteri da rispettare, relativamente agli stoccaggi degli effluenti zootecnici, dei “piccoli allevamenti di tipo familiare”; c. le condizioni riguardanti la modalità di allevamento allo stato “semibrado”; d. le specifiche tecniche che individuano la superficie minima del 20% della SAU aziendale che permette la riduzione delle dimensioni degli stoccaggi (in zona vulnerabile), ai sensi dell’articolo 24, comma 4, del DM 7 aprile 2006; e. la definizione, anche ai fini urbanistici, di “vasca o concimaia coperta o chiusa”. Ulteriori precisazioni in merito ai "Piccoli allevamenti di tipo familiare" e alle "Caratteristiche dello stoccaggio". • DGR n. 893 del 6 maggio 2008 : sono state previste alcune procedure specifiche relative all’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento non palabili, precisando, tra l’altro: f. le condizioni in cui deve essere realizzato lo spandimento ai fini agronomico degli effluenti di allevamento non palabili; g. le modalità di segnalazione preventiva all’Amministrazione provinciale competente, ai fini dei controlli di competenza; h. le condizioni riguardanti l’obbligo/esonero di presentazione della Comunicazione/PUA; i. gli impegni a cui è assoggettata un’impresa di conto terzi che esegue l’intervento di trasporto e/o spandimento degli effluenti non palabili;

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j. le condizioni di rispetto per i terreni già oggetto di utilizzazione agronomica di acque reflue, fanghi di depurazione, acque di vegetazione, sanse umide provenienti dai frantoi oleari e degli ammendanti organici, di cui al D. Lgs. n. 217/2006. • allegato B alla DGR n. 2439/2007 "Regolamento-tipo" per la predisposizione dei regolamenti comunali per l'utilizzazione degli effluenti di allevamento e delle acque reflue provenienti da aziende agricole e zootecniche.

Con la presente relazione si riportano per chiarezza alcune fondamentali indicazioni estratte dalle norme stesse sopra citate. In particolare si riprende la DGR n. 430 del 4 marzo 2008 e successive modifiche con DGR n. 586 del 11 marzo 2008, in merito alla “Utilizzazione agronomica dei liquami sui terreni in pendenza, nell’ambito delle zone non vulnerabili ai nitrati di origine agricola”. Con queste delibere sono stati introdotti i valori dei limiti di pendenza, oltre i quali è applicato il divieto di spandimento dei liquami nell’ambito delle zone non vulnerabili. Il comma 1, lettera a) dell’articolo 5 del decreto ministeriale prevede che: “L’utilizzo dei liquami, … , è vietato almeno nelle seguenti situazioni e periodi: a) Su terreni con pendenza media superiore al 10%, salvo deroghe previste dalla disciplina regionale in ragione di particolari situazioni locali o in presenza di sistemazioni idraulico- agrarie, concesse anche sulla base delle migliori tecniche di spandimento disponibili; ” Con DGR n. 430 del 4 marzo 2008 e successivo DGR n. 586 del 11 marzo 2008, nel recepimento del DGR 7 agosto 2006, n. 2495, dopo il comma 5, inseriscono il seguente comma 6: “I limiti massimi di pendenza di cui alla lettera a) del precedente comma 1, in presenza di sistemazioni idraulico agrarie, possono essere incrementati – sulla base delle tecniche di spandimento sotto descritte – fino al: - 20% per quantitativi massimi di effluente non superiori a 30 m 3/ha per ogni turno di distribuzione, per un massimo di 2 turni annui, oppure un pari volume di effluente distribuito in più di 2 turni; - 30% per quantitativi massimi di effluente non superiori a 20 m 3/ha per ogni turno di distribuzione, per un massimo di 2 turni annui, oppure un pari volume di effluente distribuito in più di 2 turni.

Nel caso di spargimenti su aree aziendali omogenee con pendenze superiori al 10%, devono in ogni caso essere rispettati i criteri generali ed i sistemi di distribuzione di seguito indicati: - la dose massima di effluente e i momenti di applicazione devono tenere conto dei fabbisogni delle colture praticate e del periodo stagionale;

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- la distribuzione deve essere omogenea su tutta la superficie interessata, regolando adeguatamente la velocità di avanzamento del mezzo, e va effettuata mediante una delle tecniche di seguito descritte:  iniezione diretta al suolo a bassa pressione (profondità indicativa 0,10 – 0,20 m), ove tecnicamente possibile;  spandimento superficiale a bassa pressione, seguito da un interramento entro 12 ore;  spandimento radente in bande su colture erbacee in copertura;  spandimento radente il suolo su colture prative.”

L’articolo 9, poi, riporta le “Tecniche di gestione della distribuzione degli effluenti”: 1. La scelta delle tecniche di distribuzione deve tenere conto di: a) caratteristiche idrogeologiche e geomorfologiche del sito; b) caratteristiche pedologiche e condizioni del suolo; c) tipo di effluente; d) colture praticate e loro fase vegetativa. 2. Le tecniche di distribuzione devono assicurare: a) il contenimento della formazione e diffusione, per deriva, di aerosol verso aree non interessate da attività agricola, comprese le abitazioni isolate e le vie pubbliche di traffico veicolare; b) fatti salvi i casi di distribuzione in copertura o su prati stabili, l’effettiva incorporazione nel suolo dei liquami e loro assimilati simultaneamente allo spandimento ovvero entro le 24 ore successive, al fine di ridurre le perdite di ammoniaca per volatilizzazione, il rischio di ruscellamento, la lisciviazione e la formazione di odori sgradevoli; c) l’elevata utilizzazione degli elementi nutritivi; d) l’uniformità di applicazione dell’effluente; e) la prevenzione della percolazione dei nutrienti nei corpi idrici sotterranei. 3. In particolare, nei suoli soggetti a forte erosione, nel caso di utilizzazione agronomica degli effluenti al di fuori del periodo di durata della coltura principale, deve essere garantita una copertura dei suoli tramite vegetazione spontanea, colture intercalari o colture di copertura o, in alternativa, altre pratiche colturali atte a ridurre la lisciviazione dei nitrati.

Le aree in cui non viene ammesso lo spargimento di effluenti, costituendo perciò delle fasce di rispetto indicate dall’Allegato A della DGR 2495 del 7 agosto 2006, sono quelle che si riportano di seguito. Divieto di utilizzazione dei letami (art.4, All. A , DGR 2495/2006): • sulle superfici non interessate dall’attività agricola, fatta eccezione per le aree a verde pubblico e privato;

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• nelle aree di cava, fatta eccezione per le medesime, ovvero per altre aree, qualora siano previsti interventi di recupero e ripristino ambientale, limitatamente alla ricostruzione dello strato attivo del suolo, e purchè sia dimostrato che non esiste pericolo di inquinamento delle acque. Fanno eccezione altresì le aree suddette qualora recuperate all’esercizio dell’attività agricola; • nei boschi, ad esclusione degli effluenti rilasciati dagli animali nell’allevamento allo stato brado; • entro 5 metri di distanza dalle sponde dei corsi d’acqua

Divieto di utilizzazione dei liquami (art.5, All. A , DGR 2495/2006): • entro 10 metri dalle sponde dei corsi d’acqua; • nelle zone calanchive, tenuto conto della relativa fascia di rispetto di almeno10 metri; • per una fascia di almeno 100 m dai centri abitati così definiti nei PRG comunali, ovvero dai PAT; • per una fascia di 20 m dalle case sparse; • per una fascia di 5 m dalle strade statali e/o provinciali e/o comunali; • dopo l’impianto della coltura nelle aree adibite a parchi o giardini pubblici, campi da gioco, utilizzate per ricreazione o destinate in genere ad uso pubblico.

Tav. d04_08 Carta degli ambiti ed elementi di valore paesaggistico – Indicazioni Progettuali Si è ritenuto opportuno individuare anche alcuni ambiti di particolare interesse pubblico data la loro importanza dal punto di vista ambientale, paesaggistico e per alcuni aspetti anche ricreativo. Si tratta di elementi che l'amministrazione potrebbe riqualificare, salvaguardare, integrare e valorizzare attraverso l'elaborazione di alcuni progetti. Questi verranno sviluppati per promuovere anche attività di servizio, ricreazione, riposo e occasioni di cultura, oltre che di tutela paesaggistica ed ambientale. Allo scopo di fornire alcune indicazioni progettuali sono state quindi individuate alcune parti del territorio con significativo valore paesaggistico ed ambientale:

• la presenza vegetazione, quali: grandi alberi, filari, fasce tampone e gruppi arborei, come elementi di vegetazione che qualificano il territorio

• il progetto speciale “Astichello” Nella tavola sono stati messi in evidenza anche i corsi d'acqua, i parchi pubblici e le aree sportive esistenti per evidenziare la complementarietà e la completezza del sistema.

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Per completezza, a tal proposito, si allega alla presente relazione anche l'Allegato 4. Si tratta di una rappresentazione grafica del sistema dei percorsi ciclo-pedonali del Comune. Anche questi percorsi si propongono di promuovere il territorio come sopra descritto.

Si riportano di seguito le linee essenziali delle indicazioni progettuali di valorizzazione ambientale.

• Percorsi ciclo-pedonali:

• di connessione alle attrezzature pubbliche quali scuole, impianti sportivi ecc. Si tratta di percorsi individuati prevalentemente in ambito urbano che mettono in comunicazione i grandi poli di interesse pubblico. Sarà opportuno che l'amministrazione, nella realizzazione di nuovo percorsi, preveda soluzioni che comportino la maggiore permeabilità possibile e l'arricchimento ambientale e paesaggistico con l'inserimento di vegetazione secondo indicazioni fornite più sotto.

• di immersione rurale e di connessione tra campagna e ambiente urbano. Questi percorsi attraversano o lambiscono diverse frazioni di Monticello Conte Otto, mettendole in connessione tra di loro ed intersecando viabilità di raccordo alle attrezzature pubbliche. Anche per questi percorsi si reputa importante provvedere con misure di integrazione della vegetazione esistente, ma anche con la creazione di piccole aree di sosta, con l'eventuale formazione di percorsi ginnici attrezzati o per osservazioni naturalistiche. In una logica di minore impatto possibile sull'ambiente, si valuta corretto prevedere degli interventi che si limitano ad individuare, segnalare ed eventualmente consolidare con inerti appropriati i percorsi già esistenti in ambito rurale.

• La vegetazione: i grandi alberi, i filari, le fasce tampone e i gruppi arborei presenti sul territorio svolgono certamente una significativa funzione ambientale, di supporto e di collegamento tra diversi ecotopi, di arricchimento della biodiversità, di consolidamento dei terreni, di frangivento, di assorbimento e riduzione dell'inquinamento acustico, di fitodepurazione delle acque, di riduzione dell'inquinamento atmosferico. Questi elementi vegetazionali svolgono inoltre una funzione di carattere sociale mitigando la forte antropizzazione del territorio e fornendo possibilità ricreative e di arricchimento culturale per aspetti storici, paesaggistici e naturalistici. Tra le indicazioni progettuali più significative, si suggerisce:

• verso la campagna, l'utilizzo di filari alberati (gelsi, platani, salici a capitozza) quali richiami dei caratteri tipici del paesaggio agrario, garantendo al contempo la permeabilità visiva verso l'ambito rurale,

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• al limite delle zone edificate si ritiene importante una separazione con un mascheramento arboreo- arbustivo costituito da una siepe irregolare di arbusti inframezzati con elementi arborei a foglia caduca appartenenti all'orizzonte pedo-climatico locale,

• nell'ottica del miglioramento ambientale, si suggerisce di integrare la vegetazione arborea ed arbustiva presente, con la realizzazione di ampie fasce. In questo modo si vorrebbe pertanto definire con più decisione l'ambito urbano da quello rurale, ma si intende anche limitare gli impatti visivi e degli inquinanti e soprattutto garantire le fondamentali funzioni ambientali sopra menzionate. A tale scopo si consiglia l'impiego di specie appartenenti all'orizzonte climax della pianura veneta secondo l'elenco proposto nel fascicolo “Normativa proposta”

• progetto speciale “Astichello”: si individua l'ambito del fiume Astichello come area soggetto a progetto speciale di riqualificazione ambientale. Gli obiettivi che si intende perseguire sono:

• in merito al corso d'acqua: il monitoraggio della qualità, il controllo degli scarichi, la riqualificazione della fauna e della flora acquatiche e ripariali, la valorizzazione della biodiversità

• in merito alle risorgive: la protezione e la riqualificazione con interventi di pulizia e messa a dimora di vegetazione igrofila e la promozione di questi siti

• in riferimento agli argini il consolidamento statico e gli interventi di ingegneria naturalistica dove necessario e la promozione delle pratiche di coltivazione con tecniche ecocompatibili

• riguardo alla vegetazione sia lineare che a gruppi si intende provvedere alla individuazione di aree golenali (anse e argini) da imboschire, nonché all'assestamento e miglioramento dei gruppi arborei esistenti

• per quanto riguarda la viabilità: l'individuazione e il ripristino dei collegamenti esistenti sugli argini fluviali, la connessione con i Comuni vicini, la formazione di percorsi a scopo naturalistico, la creazione di aree di sosta e la costituzione di eco-musei all'aperto.

Gli elementi naturali che meritano attenzione e che si segnalano come invarianti nell'ambito della Tav. 3 del PAT – Carta delle Invarianti, sono:

• i corsi d’acqua,

• i filari e le fasce tampone,

• le aree a forte integrità agricola

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Aree destinate a bosco e pascolo interessate da incendi Per quanto riguarda gli adempimenti in merito alle Aree boscate e pascoli percorsi dal fuoco si fa riferimento all’art 10 (divieti, prescrizioni e sanzioni), commi 1 e 2, della Legge 21 novembre 2000, n.353 “Legge Quadro in materia di incendi boschivi” della quale se ne trascrive il testo completo • 1. Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni. È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell'ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi previsti dal presente comma, deve essere espressamente richiamato il vincolo di cui al primo periodo, pena la nullità dell'atto. Nei comuni sprovvisti di piano regolatore è vietata per dieci anni ogni edificazione su area boscata percorsa dal fuoco. È inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui detta realizzazione sia stata prevista in data precedente l'incendio dagli strumenti urbanistici vigenti a tale data. Sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell'ambiente, per le aree naturali protette statali, o dalla regione competente, negli altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici. Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia. • I comuni provvedono, entro novanta giorni dalla data di approvazione del piano regionale di cui al comma 1 dell'articolo 3, a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell'ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente. L'elenco dei predetti soprassuoli deve essere esposto per trenta giorni all'albo pretorio comunale, per eventuali osservazioni. Decorso tale termine, i comuni valutano le osservazioni presentate ed approvano, entro i successivi sessanta giorni, gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni. È ammessa la revisione degli elenchi con la cancellazione delle prescrizioni relative ai divieti di cui al comma 1 solo dopo che siano trascorsi i periodi rispettivamente indicati, per ciascun divieto, dal medesimo comma 1.

A livello regionale è possibile affermare che in Veneto la stagione degli incendi è senza dubbio l’inverno. Si rilevano comunque dei picchi di massima anche a marzo oltre che a

Piano di Assetto Territoriale – Monticello C. Otto 35 Dott. Agr. Giorio Ruggero ______febbraio e gennaio. Sono possibili, in merito alla pericolosità dei mesi dell’anno, le seguenti considerazioni: - marzo, febbraio, gennaio sono i mesi di massimo pericolo per numerosità e continuità degli eventi. - aprile, agosto e dicembre sono mesi di pericolosità intermedia con una maggiore continuità ad aprile. - Maggio e luglio sono i mesi di pericolosità medio-bassa, ma insidiosi per il possibile verificarsi di anni particolarmente problematici. - Giugno, settembre, ottobre e novembre, infine, sono i mesi di bassa pericolosità. Le condizioni meteorologiche costituiscono un fattore predisponente di grande importanza, in grado di permettere una previsione del pericolo di incendio. Si palesa infatti l’azione del vento nel favorire la propagazione del fuoco, con differenze considerevoli di superficie media interessata dall’incendio dipendentemente dalla classe di intensità del vento. Viene inoltre monitorata l’umidità relativa dell’aria per classi di superfici percorse in quanto tale variabile è fattore predisponente; si pone attenzione alle superfici medie percorse in funzione dei giorni dall'ultima pioggia.

In Veneto la fascia più colpita dagli incendi si pone fra i 100 ed i 500 m di quota. Le cause di innesco sono un ulteriore fattore di valutazione che fornisce utili indicazioni per una previsione dei rischi da incendio; la maggioranza degli incendi è provocata dall’uomo, come dimostrano i dati forniti dalla Regione Veneto che indicano che il 44% dei casi è di origine dolosa, il fuoco cioè viene appiccato volontariamente per interessi personali o con l’intento di provocare dei danni materiali (atti vandalici o vendette) o di immagine (protesta contro l’istituzione di aree protette), oppure con il solo scopo di provocare il fuoco (piromani); il 26% riguarda incendi colposi, dovuti alla disattenzione e all’imprudenza di chi visita i boschi o lavora in prossimità. La provincia di Vicenza, secondo i dati statistici presentati dalla Regione Veneto, presenta lo stesso andamento delle altre provincie montane con massimi in inverno, anche se va precisato che si tratta in particolare di pochi eventi eccezionali. Per la previsione e prevenzione del rischio di incendi boschivi, la Legge 21 novembre 2000, n. 353 “Legge Quadro in materia di incendi boschivi” prevede che la Regione provveda alla redazione del Piano Regionale Antincendi Boschivi. L’area da assoggettare al piano per la protezione dagli incendi del patrimonio boschivo viene determinata indicando quali Comuni siano da comprendere e quali da escludere dal Piano stesso. Vengono individuate due tipi di delimitazioni che rispondono a due diverse esigenze di zonizzazione: una esigenza di tipo amministrativo ed una di tipo operativo.

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Sui territori oggetto di pianificazione antincendio si applicano le norme previste dalla L. 47/75 (quali ad esempio il divieto di modificare la destinazione d'uso del suolo dopo il passaggio del fuoco) e dal punto di vista amministrativo emerge la necessità di estendere l'area soggetta al piano, includendo anche quei Comuni che sono interessati dal fenomeno incendi anche se marginalmente. Dal punto di vista operativo si definisce un'area sulla base della quale organizzare concretamente il servizio operativo di protezione dagli incendi, in tutte le sue componenti di prevenzione, estinzione e ricostituzione del bosco percorso dal fuoco. I criteri di inclusione dei comuni nell'area amministrativa soggetta al piano sono i seguenti:  inclusi tutti i comuni facenti parte di Comunità montane.  inclusi i Comuni nei quali nel periodo di 11 anni dal 1981 al 1991 si è verificato almeno un incendio.  inclusi i Comuni che, pur non essendo stati interessati da incendi nel periodo Indicato, confinanti e pressoché circondati dai comuni di cui al punti precedenti. La delimitazione dell'area operativa segue gli stessi criteri con alcune eccezioni. In particolare si sono esclusi alcuni Comuni non in Comunità montane che, pur essendo stati Interessati da alcuni incendi, lo sono stati in misura molto limitata e si trovano in posizione geograficamente isolata rispetto ai restanti Comuni con incendi. Viene di seguito riportato l'elenco dei Comuni in Provincia di Vicenza. a) Comuni in comunità montane nei quali si sono verificati incendi nel periodo 1981-1991. Provincia di VICENZA Comuni: Altissimo, , , , , , , , , , , , , Gallio, Laghi, , , , , , , , , , , , Romano d'Ezzelino, , San Nazario. , , , , , , , Valli del Pasubío, , Velo d'Astico b) Comuni in comunità montane nei quali non si sono verificati incendi nel periodo 1981-1991 Provincia di VICENZA Comuni: , , , , , Salcedo, c) Comuni non in comunità montane nei quali si sono verificati incendi nel periodo 1981-1991, accorpati ai precedenti. Provincia di VICENZA

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Comuni: , Altavílla Vicentina, , , , , , , , Comedo Vicentino, , , , , , , , , Nanto, , , , , , , Vicenza, , d) Comuni non in comunità montane nei quali non si sono verificati Incendi nel periodo 1981- 1991, ma che sono accorpati e circondati da altri comuni di cui al punti a), b), e) precedenti. Provincia di VICENZA: Comuni: , , , , e) Comuni da escludere dal piano I seguenti Comuni sono da escludere dal piano sia dal punto di vista operativo che amministrativo in quanto nel periodo indicato non si sono verificati incendi e sono localizzati in zone del Veneto sostanzialmente non interessate dal fenomeno degli incendi boschivi. Provincia di VICENZA Comuni: Agugliano, , , Bolzano Vicentino, , , , , Carré, , , , Duevílle, , , , Malo, , , , , , Monticello Conte Otto , Montorso Vicentíno, , , , Polana Maggiore, , Quinto Vicentíno, Rosà, , Sandrlgo, , , , , , Zané, ,

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