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La presente pubblicazione è stata realizzata con la collaborazione con le sue 26 opere palladiane, 23 monumenti del centro storico e 3 ville Un progetto editoriale dei seguenti Enti: suburbane, è entrata a pieno titolo nel 1994 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Ufficio Unesco dell’Umanità. I monumenti palladiani hanno conferito alla realtà urbana nel suo complesso di Vicenza

Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del una singolare unicità, in forza della loro emergenza architettonica e in virtù delle Soprintendenze per i beni storici, artistici ed etnoantropologici relazioni che intercorrono tra tali opere e il loro intorno costruito. del Veneto Nel 1996 il riconoscimento dell’UNESCO è stato esteso ad altre 21 ville di Andrea Soprintendenze per i beni architettonici e paesaggistici del Veneto Palladio sparse nel territorio veneto. LA CITTA’ DI VICENZA E LE VILLE DEL PALLADIO NEL VENETO Regione del Le relazioni di dialogo tra i monumenti palladiani e il paesaggio veneto costituiscono Veneto un dato forte ed emergente, la cui esemplarità assume titolo di valore universale. L’influenza dell’opera palladiana ha, infatti, determinato per i secoli successivi un riferimento irrinunciabile per l’architettura di tutto il mondo. Le ville venete costituiscono un patrimonio che nel suo insieme è testimonianza altissima di una civiltà e di una cultura – non solo ovviamente artistica e architettonica – da proteggere, da conservare, da valorizzare. Testi, fotografie, ricerca iconografica, Provincia di Provincia di Provincia di Provincia di Provincia di Provincia di Padova Rovigo Treviso Venezia Vicenza planimetrie, progetto grafico e impaginazione Rossana Viola La città di Rosario Ardini Vicenza Guida al Sito UNESCO e le ville

Comune di Comune di Comune di Comune di Comune di Comune di Bassano del Bolzano Cessalto Fratta del Palladio Grappa Vicentino Polesine nel Veneto

Comune di Comune di Comune di Comune di Comune di Comune di Grumolo delle Lugo di Maser Mira Montagnana Abbadesse Vicenza

Comune di Comune di Comune di Comune di Comune di Comune di Montecchio Monticello Piombino Poiana Quinto San Pietro Precalcino Conte Otto Dese Vicentino In Cariano Pubblicazione realizzata con il finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ai sensi della legge 77/2006 e del Comune di Vicenza

Comune di Comune di Vedelago

Stampato in Italia Centro Internazionale Nuova edizione © Copyright 2009-2012 DIOCESI IRVV di Studi di Architettura Ufficio Unesco del Comune di Vicenza DI VICENZA Tutti i diritti riservati

Comune di Vicenza Le ville del Palladio nel Vene

I 23 edifici del centro storico inseriti Le 24 ville inserite nella lista nella lista del patrimonio mondiale del patrimonio mondiale

1 Palazzo Barbaran da Porto 1 Villa Trettenero 13 Barchesse di Villa Trissino 2 Palazzo Poiana 2 Villa Gazzotti Grimani 14 Villa Valmarana Zen 3 Palazzo Civena 3 Villa Almerico Capra detta La Rotonda 15 Villa Valmarana Bressan 4 Palazzo 4 Villa Angarano 16 Porto Godi 5 Palazzo Porto Festa 5 Villa Caldogno 17 Villa Badoer detta la Badoera 6 Logge della Basilica Palladiana 6 Villa Chiericati 18 Villa Barbaro 7 Loggia del Capitaniato 7 Villa Forni Cerato 19 Villa Emo 20 Villa Zeno 8 Palazzo Valmarana 8 Malinverni TRENTINO 9 Palazzo Thiene Bonin 9 Villa Pisani Ferri 21 Villa Foscari detta la Malcontenta 10 Palazzo Porto 10 Villa Poiana 22 Villa Pisani 11 Palazzo Chiericati 11 Villa Saraceno 23 Villa Cornaro 12 Teatro Olimpico 12 24 Villa Sarego 13 Arco delle Scalete 14 Palazzo da Monte 15 Palazzo da 16 Casa Cogollo 17 Chiesa di Santa Maria Nova 18 Loggia Valmarana 19 Palazzo Garzadori 20 Cupola della Cattedrale MASER 21 Portale Nord della Cattedrale BASSANO A27 DEL GRAPPA 18 22 Palazzo Capra A4 LUGO DI 4 23 Cappella Valmarana VICENZA CESSALTO 8-16 20 VEDELAGO TREVISO A31 19 7

PIOMBINO DESE CALDOGNO MONTICELLO 5 15 CONTE OTTO BOLZANO 23 A22 14 VIC.NO VICENZA1 QUINTO 2 12 VIC.NO SAN PIETRO GRUMOLO DELLE IN CARIANO 3 6 ABBADESSE 24 VENEZIA A4 VERONA 21 PADOVA MIRA A4 13 SAREGO

9 LONIGO

AGUGLIARO 11 POIANA MAGGIORE

E55 10 MARE MONTAGNANA ADRIATICO

E55 22 A13

LOMBARDIA ROVIGO FRATTA POLESINE

17 to

La città di Vicenza EMILIA ROMAGNA La città di Vicenza e le ville del Palladio nel Veneto

Il sito UNESCO 01

Vicenza, la città 02

Palladio a Vicenza: i 23 monumenti del 03 centro storico

Palladio nel Veneto: 04 le 24 ville in 8 itinerari

Cronologia 05

Bibliografia 06 Nel dicembre del 1994 il Comitato del Patrimonio Mondiale riunito a Phuket, in Thailandia, in occasione della 18a Ses- sione, decideva di includere la città di Vicenza nella World Heritage List. Si concludeva, così, un appassionante e paziente lavoro avviato all’inizio del ’93, che aveva visto impegnato un comitato formato da eminenti stu- diosi e personalità delle Amministrazioni interessate, conducendo alla formulazio- ne di un approfondito e accurato studio, dal quale emergeva con piena evidenza il valore eccezionale del patrimonio architettonico palladiano presente in città. In quella circostanza ero intervenuto a nome di tutta la comunità cittadina, in qualità di Sindaco di Vicenza, a sottoscrivere la proposta di candidatura che, percorrendo i successivi passaggi istituzionali, avrebbe portato alla prestigiosa investitura da parte dell’UNESCO. Le circostanze della storia hanno voluto che, a distanza di un quindicennio, mi ritrovassi ancora nella veste di Sindaco di Vicenza a celebrare il cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio, la cui opera ha lasciato una traccia profonda e indelebile nel tessuto urbano e sulla veste architettonica della città, conferendole quel particolare equilibrio e quello straordinario valore culturale che l’ha resa degna dell’importante riconoscimento. Per l’occasione del compleanno palladiano l’Ufficio Unesco del Comune di Vicenza, grazie a un finanziamento concesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali da fondi destinati ai siti UNESCO italiani, propone questa guida del sito “La città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto” che, come precisa la denominazione, comprende oltre alla città di Vicenza anche ventiquattro ville palladiane sparse in varie province del territorio veneto. L’idea della guida nasce dalla volontà di presen- tare il sito come un sistema unitario, che ha in Vicenza il suo cuore pulsante per la concentrazione di edifici palladiani che sorgono in città, ma che si dirama con una rete di percorsi in gran parte del territorio veneto, dove la mano del celebre maestro ha lasciato la sua impronta con capolavori esemplari, che hanno ispirato per diversi secoli molti architetti in svariate parti del mondo. Il volume, oltre a guidare il visitatore alla scoperta dei monumenti di Palladio a Vicenza, propone alcuni inediti itinerari che toccano le ville palladiane del Veneto, consentendo così di apprezzare unitariamente l’equilibrio e l’armonia che pervado- no l’ampia e poliedrica produzione del grande architetto, esito di un metodo proget- tuale rigoroso e razionale. Con questo strumento il Comune di Vicenza, in qualità di Ente capofila del sito, ha inteso svolgere un servizio a favore di tutte le realtà locali appartenenti al si- stema, con l’obiettivo di incrementare l’interesse e la curiosità del turista culturale verso tutta la produzione palladiana, nella sua multiforme articolazione territoriale (compresi i luoghi e le opere solitamente meno conosciuti) e nella sua variegata composizione.

Achille Variati Sindaco di Vicenza Una delle motivazioni che consentirono a Vicenza di essere inclusa nella lista dei beni patrimonio dell’umanità fu quella di costituire “una realizzazione artistica eccezionale per i nume- rosi contributi architettonici di Andrea Palladio che, integrati in un tessuto storico, ne determinano il carattere d’insieme”. Un riconoscimento così prestigioso non ha un valore puramente simbolico ma, al contrario, impegna concretamente un’intera comunità nei confronti del proprio patrimonio architettonico. Il linguaggio e l’opera di Andrea Palladio sono conosciuti in tutto il mondo e hanno consegnato a Vicenza, come anche al Veneto, un’eredità di enorme portata, che non può limitarsi ad una “rendita di posizione”, ma va sfruttata in modo virtuoso come caratterizzazione della propria identità culturale. Il territorio e il paesaggio veneti sono stati plasmati dall’impronta lasciata da Palla- dio. Le sue realizzazioni hanno caratterizzato lo sviluppo della villa veneta, un fe- nomeno unico dal punto di vista storico e sociale, oltre che architettonico, divenuto segno identitario fondamentale della geografia della regione. Tale inconfondibile fisionomia rischia ora di essere compromessa dall’invasività di un’urbanizzazione caotica e diffusa che ha provocato pesanti alterazioni all’equilibrio e alla ricchezza paesaggistica raggiunti nel tempo attraverso un sapiente connubio tra ambiente naturale e opera dell’uomo. E’ auspicabile che su questo tema complesso e delica- to prenda avvio un confronto tra enti pubblici, associazioni, cittadini, forze culturali, con l’obiettivo di costruire insieme, con il contributo di tutti, un progetto di responsa- bilità operativa per l’intera città. La guida al sito riconosciuto dall’UNESCO risponde a tale obiettivo e intende offrire una visione finalmente unitaria e completa del “sistema” palladiano, facendo cono- scere la sua composizione e distribuzione territoriale, aiutando a cogliere la forte impronta e la precisa identità culturale che questo insieme di opere ha impresso ad un vasto ambito di dimensione regionale. L’intento della guida è di essere il più possibile esaustiva, senza perdere con ciò in agilità. Accompagna il visitatore lungo un percorso articolato che, partendo dal centro storico di Vicenza, non rinuncia a rapidi sconfinamenti anche oltre i limiti geografici del sito UNESCO (fino alle opere friulane) o a brevi rimandi ad altri inter- venti palladiani non individuati negli atti di riconoscimento. La guida vuole essere anche di stimolo per le comunità locali che, vivendo quotidia- namente a contatto con l’importantissimo patrimonio lasciato da Palladio, non sem- pre lo valorizzano adeguatamente come volano di sviluppo sociale e culturale. La vocazione architettonica di Vicenza e del territorio veneto impone la realizzazio- ne di un itinerario ideale che colleghi lungo un’unica traccia le multiformi espressio- ni della memoria storica e delle esperienze contemporanee, legandole come ele- menti fondanti del sistema territorio-città-architetture. Una tale operazione, ancora più significativa per un sito incluso tra i beni patrimonio dell’umanità, può diventare motore di un’educazione al Territorio attraverso le relazioni tra le opere e l’ambiente che le ha prodotte, per confrontarsi con diverse storie e geografie culturali. Nel mondo segmentato, polverizzato del postmoderno l’intera comunità ha bisogno di sentirsi integrata nel proprio tessuto architettonico, forte di memoria storica e di coscienza civile.

Francesca Lazzari Assessore alla Progettazione e Innovazione del Territorio e alla Cultura 01 | La statua del Palladio in Piazzetta Palladio Indice

01 I l sito UNESCO pag. 01

02 Vicenza, la città pag. 05

03 Palladio a Vicenza pag. 08 1. Palazzo Barbaran da Porto pag. 10 2. Palazzo Poiana pag. 14 3. Palazzo Civena pag. 16 4. Palazzo Thiene pag. 18 5. Palazzo Porto Festa pag. 22 6. Logge della Basilica Palladiana pag. 24 7. Loggia del Capitaniato pag. 28 8. Palazzo Valm arana Braga pag. 32 9. Palazzo Thiene Bonin-Longare pag. 34 10. Palazzo Porto Breganze pag. 36 11. Palazzo Chiericati pag. 38 12. Teatro Olimpico pag. 44 13. Arco delle Scalette pag. 50 14. Palazzo da Monte pag. 52 15. Palazzo da Schio pag. 54 16. Casa Cogollo pag. 56 17. Chiesa di S.Maria Nuova pag. 58 18. Loggia Valmarana pag. 60 19. Palazzo Garzadori pag. 62 20. Cupola della Cattedrale pag. 64 21. Portale Nord della Cattedrale pag. 66 22. Palazzo Capra pag. 68 23. Cappella Valmarana pag. 70

04 Palladio nel Veneto: le 24 ville in 8 itinerari pag. 72 I Itinerario: l’alto vicentino pag. 74 1. Villa Trissino Trettenero pag. 76 2. Villa Caldogno pag. 80 3. Villa Forni Cerato pag. 86 4. Villa Godi Malinverni pag. 90 5. Villa Piovene pag. 96 6. Villa Angarano pag. 100 II Itinerario: il basso vicentino e la bassa padovana pag. 104 1. Villa Alm erico Capra detta “La Rotonda” pag. 106 2. Villa Saraceno pag. 116 3. Villa Poiana pag. 120 4. Villa Pisani a Montagnana pag. 126 5. Villa Pisani a Lonigo pag. 132 6. Barchesse di Villa Trissino pag. 136 III Itinerario: il vicentino orientale pag. 140 1. Villa Gazzotti Grimani pag. 142 2. Villa Chiericati pag. 146 3. Villa Thiene pag. 150 4. Villa Valmarana Zen pag. 154 5. Villa Valmarana Bressan pag. 158 IV Itinerario: il veronese pag. 162 1. Villa Sarego pag. 164 V Itinerario: l’alta padovana e il trevigiano pag. 168 1. Villa Cornaro pag. 170 2. Villa Emo pag. 176 3. Villa Barbaro pag. 182 VI Itinerario: il veneziano pag. 190 1. Villa Foscari detta “La Malcontenta” pag. 192 VII Itinerario: il Veneto orientale e il Friuli pag. 196 1. Villa Zeno pag. 198 VIII Itinerario: il rodigino pag. 202 1. Villa Badoer detta “La Badoera” pag. 204

05 Cronologia pag. 210

06 Bibliografia pag. 219 01 Il sito UNESCO

La città di Vicenza e le ville del Palladio nel Veneto

Il sito “La città di Vicenza e le ville Vicenza, meritevoli di essere dichiarate del Palladio nel Veneto” è esito di Patrimonio Mondiale dell’Umanità, due successivi riconoscimenti da e tali da conferire alla realtà urbana parte dell’UNESCO, l’Organizzazione nel suo complesso una singolare dell’ONU per le Scienze e la Cultura e unicità, in forza della loro emergenza l’Educazione. architettonica e in virtù delle relazioni 01 Il “Comitato per l’inserimento di che intercorrono tra tali monumenti e Vicenza, città del Palladio, nella il loro intorno costruito e ha proposto World Heritage List dell’UNESCO”, l’inserimento della città di Vicenza nella costituitosi a Vicenza nel 1993 ha lista dell’UNESCO, supportando la individuato 26 opere palladiane, 23 proposta con argomentate motivazioni monumenti del centro storico e 3 ville di storico artistiche:

02 | Vista aerea del centro storico di Vicenza

PALLADIANESIMO, che oltre a propagarsi capillarmente in Europa e negli Stati occidentali della Confederazione Americana, raggiunse vertici di valore architettonico che in taluni casi sfiorano la grande poesia del sommo Maestro veneto. Sulla base di queste considerazioni è stata chiesta l’iscrizione della città di Vicenza, con i suoi 23 monumenti palladiani all’interno del centro storico e tre ville nelle sue immediate adiacenze, ed è stata formulata dal comitato la seguente giustificazione (contenuta al punto 5 del dossier predisposto dall’Unesco, in attuazione della Convenzione di Parigi del 1972, per la proposta di iscrizione): “L’imprenscindibile valore della lezione Palladiana nella storia dell’architettura mondiale è un dato universalmente riconosciuto. Ne è prova indiscussa al riguardo la diffusione del Palladianesimo in molti Paesi dell’Europa occidentale, del Regno Unito e del Continente Americano e gli studi che intorno a tale movimento, che non ha precedenti di così vasta estensione, si sono ovunque determinati. Nello specifico dell’opera di A. Palladio, addensatasi all’interno della città di Vicenza, nei ventisei sopra elencati episodi architettonici realizzati anche solo parzialmente, vi è contenuta l’eccezionalità della grande impronta che un singolo artefice è riuscito a trasmettere all’aggregato urbano storico e suo intorno significandolo così profondamente al punto che tale connotazione è divenuta un fatto artistico globale. Infatti, oltre al valore intrinseco in sè di ciascuna opera individuale di A. Palladio, di cui all’elenco già citato, l’insieme di essere opere costituisce un nucleo forte ed emergente nel tessuto urbano tale da rappresentare a sua volta un ulteriore valore addizionale e straordinario della città, poiché anche in virtù delle relazioni di dialogo formale tra i monumenti palladiani e il loro intorno costruito a essa deriva una singolare unicità. L’aspetto irripetibile e miracoloso dell’intervento palladiano a Vicenza trae il suo significato di eccezionalità fondamentalmente da tale emergente unitaria intonazione che la città da esso ha derivato, come viene coralmente riconosciuto da chiunque abbia modo di visitarla. Tanto più che l’influenza palladiana ha determinato nella città per i secoli successivi un riferimento irrinunciabile per l’architettura pubblica e privata che abbia avuto rilevanza per il tessuto urbano. Senza contare le imitazioni che di tali modelli si sono diffuse nei Paesi stranieri che hanno guardato al messaggio palladiano come ad un paradigma di canoni con valore assoluto da seguire e perpetuare quali la cultura internazionale ha bene saputo riconoscere. Per quanto attiene agli aspetti della manutenzione si è già evidenziato, nelle schede specifiche, lo stato di conservazione dei vari monumenti in relazione 03 anche alla proprietà. Giova ora richiamare l’aspetto del generale stato conservativo dell’opera palladiana nella città: esso si presenta con i caratteri di una consapevole operazione culturale di elevato impegno che ha chiamato a concorso negli anni più recenti vari specialisti riunendo più discipline (storici dell’architettura, esperti in indagini conoscitive, esperti nella metodologia del restauro, maestranze preparate). Tale approccio interdisciplinare ha prodotto una prassi operativa di grande interesse ed efficaci realizzazioni che sono divenute esemplari sia per il metodo seguito che per i risultati ottenuti con riconosciuto valore scientifico in ambito internazionale. La presenza a Vicenza del Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”, che riunisce nel proprio consiglio scientifico gli studiosi più affermati in campo mondiale, ha sviluppato una ricerca sull’opera Palladiana tesa al riconoscimento di tutti gli episodi originali e autentici soprattutto attraverso il disegno, l’uso di materiali e la corretta esecuzione dell’opera pervenutaci. Sono state altresì attentamente considerate le integrazioni e le modifiche delle “fabbriche” che comunque non hanno alterato la loro consistenza originaria e la forza ideativa dell’iniziale concezione, ancorchè non portate a completa realizzazione rispetto il progetto e pur nella presa in esame delle modifiche, delle aggiunte e delle diverse integrazioni avvenute nel tempo a seguire. La celebrità dell’opera Palladiana ha determinato, nella consapevolezza del suo elevatissimo messaggio, la costituzione di molti Istituti di tutela (già citati) che affiancano efficacemente l’azione protettiva istituzionale degli enti preposti. Si è così stabilita la più ferma garanzia di permanenza e difesa del patrimonio indicato di cui la comunità mondiale non può privarsi e che reclama perciò, giustamente, il riconoscimento ufficiale anche delle massime autorità mondiali che hanno a cura le espressioni più alte e irrinunciabili della cultura artistica. L’intera città di Vicenza, città del Palladio, ha da tempo adottato nel suo nucleo storico ogni più attento strumento di tutela (dalla pedonalizzazione del centro, alla normativa edilizia, al premio d’architettura) per la più corretta fruizione e uso della propria migliore espressione, appunto l’opera del Palladio, rivolgendo a essa la massima diffusione di conoscenza nell’immagine e nell’uso più appropriato dei beni.”

(Dossier per la candidatura del sito di Vicenza, scheda complessiva della città, Vicenza 23 ottobre 1993, punto 5 “Giustificazione dell’inclusione nella Lista del Patrimonio Mondiale”) Il 15 dicembre 1994, nella 18a Sessione sito di Vicenza Città del Palladio è del Comitato del Patrimonio Mondiale stato inserito nella World Heritage List UNESCO, a Phuket, in Thailandia, il ai sensi dei seguenti criteri:

i Vicenza costituisce una realizzazione artistica eccezionale per i numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio, che integrati in un tessuto storico, ne determinano il carattere d’insieme. ii Grazie alla sua tipica struttura architettonica, la città ha esercitato una forte influenza sulla storia dell’architettura, dettando le regole dell’urbanesimo nella maggior parte dei paesi europei e del mondo intero.

Successivamente all’iscrizione della nel 1996, nel corso della 20a Sessione 04 Città di Vicenza è stato proposto del Comitato del Patrimonio Mondiale l’inserimento nella Lista del Patrimonio UNESCO, svoltasi a Merida in Messico. Mondiale dell’Umanità di altre 21 ville In questa occasione il nome del sito è del Palladio presenti nel territorio divenuto: La città di Vicenza e le ville veneto. L’estensione del sito è avvenuta del Palladio nel Veneto.

03 | La Basilica Palladiana vista da Ponte Furo 02 Vicenza, la città

Vicenza sorge su un’altura alluvionale costante da cui e verso cui si godono vi- formatasi alla convergenza di un tor- suali d’insieme di sorprendente intensi- tuoso sistema fluviale che si congiunge tà coloristica e forte rilevanza artistica. a ridosso dei Colli Berici nel suo di- Sugli originari insediamenti umani po- scendere dall’alta pianura a base delle stisi nell’intersezione di importanti assi Prealpi che formano cornice continua stradali e vie d’acqua sotto Monte Beri- all’arco settentrionale del suo territorio. co fu costruita la città romana. Lungo i tracciati dei corsi d’acqua, Sorta su un precedente insediamento squarci di campagna penetrano in città, della seconda età del Ferro, la città in forma di grandi varchi naturali, e at- romana di Vicetia fu municipium, con traversano le antiche cinte difensive, di un impianto impostato sul tratto urbano cui si colgono ampi resti, così collegan- della via Postumia che ne divenne il de- do profondamente il frastagliato centro cumano massimo. 05 storico al forte ambiente circostante. Della struttura della città sono noti gli Sicché lungo il corso dell’Astichello, a elementi essenziali: dotata di mura, lato della strada per Bassano, da Villa con relative porte urbiche e ponti (degli Trissino di Cricoli, dove iniziò a operare Angeli e S.Paolo), conserva a vista, ol- il Palladio, attraverso il parco Querini tre a un tratto di un decumano minore, impreziosito dalla guariniana chiesa un tratto del lastricato del Foro, recen- dell’Araceli fino al Teatro Olimpico nel temente scoperto nel cuore del centro castello del Territorio e da palazzo antico, un criptoportico, pertinente a Chiericati lungo il corso del Bacchiglio- una ricca abitazione urbana e soprat- ne alla Rotonda per la strada di Este, tutto i resti del teatro romano detto “di una sorte di grande asse di verde e di Berga”, riutilizzati negli edifici di un iso- acque lambisce ad oriente la parte più lato (compreso tra contrà SS. Apostoli antica della città. e piazzetta Gualdi) la cui morfologia ri- Essa è poi avvolta a meridione dalla propone, nel tessuto urbano attuale, la vasta ansa verde incuneata tra i corsi struttura del monumento antico. Poco del Retrone e della Seriola, dal Campo a Nord della città (loc. Lobia) restano Marzo ai Giardini Salvi in ideale colle- arcate e pilastri dell’acquedotto. gamento con le pendici del Monte Be- Del successivo periodo altomedievale, rico e, più in la, con il parco e le colline dal degrado e parziale collasso della di Villa Zileri al Biron nel punto in cui i città romana, probabilmente già in atto degradanti rilievi dei Lessini si proten- alla fine del V sec. d.C., alla riorganiz- dono, in largo affaccio versi i Berici, a zazione urbana dopo il 1000 si possie- stringere la strada per Verona. dono poche notizie: indagini archeologi- In questo articolato e avvolgente siste- che recenti ne stanno mettendo in luce ma orografico si adagia compatto e rile- alcuni momenti essenziali, focalizzati vato il centro storico di Vicenza, denso soprattutto in costruzioni di culto. di architetture di prodigiosa bellezza Un primo importante assetto urbano si (gotico-medievali, classico-rinascimen- configura all’inizio del XIII secolo. tali e neoclassiche), in dialogo aperto Nel 1208 Vicenza era dotata di una con la mirabile struttura paesistica cir- specie di piano regolatore emanato con 06

04 | La Pianta Angelica - 1580

decreto Comunale, che disciplinava lo che li collega. sviluppo edilizio all’interno della più an- In tale contesto storico-artistico e na- tica cinta fortificata. turale l’espansione della città alto me- Intorno alla metà del 1300 per opera dievale si arricchiva, nel XIV secolo, degli Scaligeri viene condotto un nuovo di addizioni urbanistiche omogenee perimetro urbano attorno ai borghi più e organiche, a oriente e a occidente, sviluppati ed importanti. In quest’epoca mentre nel XVI secolo, specialmente il si fissa la matrice medievale della città fusiforme nucleo centrale attraversato che rimane pressoché inalterata fino dal Corso, si disponeva ad accogliere alla seconda metà del 1400. l’esplosione dell’opera del Palladio, La dedizione a Venezia del 1404 dà continuata dai suoi discepoli, che si inizio a un lungo periodo di pace e di fondeva quindi, con sorprendente uni- prosperità. tarietà, all’intera compagine urbana. La Serenissima limita le libertà munici- I cittadini più abbienti vanno a gara tra pali, ma consente alla città di conserva- loro nella costruzione di sontuosi edifici re integro il proprio territorio. tardogotici e rinascimentali. La varietà e la ricchezza del suolo, la fe- In questa realtà si inserisce sapiente- lice posizione geografica e la vicinanza mente il genio di Andrea Palladio. di grandi vie di comunicazione terrestri Egli riassume le forze vitali presenti nel e fluviali, in breve volgere di tempo fan- contesto medievale e quattrocentesco, no di Vicenza una città incredibilmente e, con una visione rivolta al futuro, ricca e piena di iniziative. forma i nodi di condensazione in punti I centri mercantili ubicati nelle varie strategici dettando i metodi e le forme piazze a seconda della natura dei pro- di sviluppo che saranno seguiti dal suo dotti venduti, determinano l’ampiezza tempo fino a tutto l’Ottocento. degli spazi pubblici e del tessuto viario Il grande maestro opera nella città im- primendo a questa una configurazione dall’attività di questi insigni artisti ben architettonica altamente significativa; s’inseriscono i tanti architetti che opera- dopo di lui nessuna fabbrica importan- rono dal Seicento a tutta l’età neoclas- te, pubblica o privata, viene realizzata sica, concependo opere che rivelano senza tenere conto del suo grande in- la forza di una tradizione classica, la segnamento. quale agiva come substrato culturale di Egli eleva le sue opere negli spazi ur- spessore assai profondo. bani liberi di giardini e orti che si pro- La densità degli edifici d’alto valore arti- tendono nelle campagne più lontane stico – molti dei quali vantano apparati con crescente dilatazione senza mai decorativi, pittorici e plastici di notevole slegarsi completamente dalla matrice rilievo – è tale da rendere il centro sto- costruita; in tale contesto i suoi palazzi rico di Vicenza assolutamente eccezio- di città diventano case di villa e quin- nale, vuoi nel panorama italiano, vuoi in di ville: ambiti urbani peculiari hanno quello internazionale. infatti prodotto Palazzo Chiericati e la Infatti il suddetto centro, dell’estensio- Rotonda. ne di appena 218 ettari, s’arricchisce Palladio ha ridisegnato Vicenza; Vi- di ben 15 opere di Andrea Palladio, cenza si è identificata con le forme del di fabbriche di Vincenzo Scamozzi, Palladio. Nella storia non esiste altro di chiese – dall’età romanica a quella esempio di unità culturale e di identifi- gotica, dall’età del primo Rinascimento cazione fra il linguaggio di un architetto a quella neoclassica – che ospitano di- e la complessa realtà di una città nel pinti di insigni maestri dal Quattrocento suo divenire. al Settecento (Giovanni Bellini; Palma Proprio per la particolare raggiunta for- il Vecchio; Bartolomeo Montagna; 07 ma stilistica unitaria fra la dimensione , etc.). Si può a buon architettonica ed il disegno urbanistico diritto sostenere che il tono peculiare e spaziale, Vicenza costituisce per l’Eu- di Vicenza è dato dalle architetture di ropa e per il mondo la culla originaria di Andrea Palladio: architetture di valore un linguaggio che nella città ha trovato esemplare al mondo. una sintesi e un ideale totalizzante e Egli oltre alle costruzioni edificate nel suggestivo, e che, soprattutto nelle fab- centro antico, innalzò nell’immediata briche di campagna del Palladio, cioè periferia della città la celeberrima Ro- le ville, fino all’avvento della rivoluzione tonda, nella quale concretò l’aspira- industriale ha fornito agli architetti e agli zione a comporre un edificio a pianta urbanisti del mondo modelli di riferi- centrale: tema tenacemente perseguito mento di universalmente riconosciuto dagli architetti del Rinascimento. valore. Non va poi dimenticato che il grande Vicenza, universalmente conosciuta Maestro ebbe occasione di costrui- come la città del Palladio, è del tutto re, specie nella provincia di Vicenza, degna dell’iscrizione nella lista del Pa- dimore di campagna – le ville, uni- trimonio Mondiale, attesa la straordina- versalmente conosciute – fornendo ria ricchezza di architetture pubbliche paradigmi architettonici che furono – civili e sacre – nonché di cospicui seguiti da innumerevoli artisti dagli edifici privati che, insieme a una nobile ultimi decenni del Cinquecento a tutta architettura minore, formano il tessuto la prima metà del sec. XIX: artisti ita- del suo centro antico. liani, inglesi, russi, statunitensi, fran- Molti degli edifici maggiori sono stati cesi, polacchi, cecoslovacchi, irladesi. ideati da Andrea Palladio (1508-1580), A Vicenza e nel Vicentino nacque, per autore dei famosi “I QUATTRO LIBRI poi consolidarsi vigorosamente, uno dei DELL’ARCHITETTURA” e da Vincen- fenomeni più imponenti registrati nella zo Scamozzi (1556-1616) autore del storia dell’architettura: quel PALLADIA- celebre trattato “IDEA DELL’ARCHI- NESIMO, che si propagò capillarmente TETTURA UNIVERSALE”. in Europa e negli Stati occidentali della Nel clima architettonico determinato Confederazione Americana. 03 Palladio a Vicenza

Ventitrè sono i monumenti palladiani del centro storico di Vicenza grazie ai quali la città presenta un carattere d’insieme autentico e originale. Il Palladio descrive alcuni di questi edifici nel suo trattato “Quattro Libri dell’architettura” (1570). Nelle schede seguenti, relative ai 23 beni del centro storico di Vicenza, si evidenziano i pre- cipui valori che contraddistinguono ciascuna delle realizzazioni concepite o ispirate dal Pal- ladio, e che concorrono a determinare l’identi- tà complessiva della città, attraverso la rete di relazioni che si sviluppano tra tali oggetti e tra questi e i contesti spaziali in cui si inseriscono, spesso risignificandoli e trasfigurandoli secon- do una nuova immagine di città di impronta rinascimentale, che il Palladio propone quale paradigma per le trasformazioni urbane.

I monumenti inseriti nella WHL: 08 1. Palazzo Barbaran da Porto 2. Palazzo Poiana 3. Palazzo Civena 4. Palazzo Thiene 5. Palazzo Porto Festa 6. Logge della Basilica Palladiana 7. Loggia del Capitaniato 8. Palazzo Valmarana Braga 9. Palazzo Thiene Bonin-Longare 10. Palazzo Porto Breganze 11. Palazzo Chiericati 12. Teatro Olimpico 13. Arco delle Scalette 14. Palazzo da Monte 15. Palazzo da Schio 16. Casa Cogollo 17. Chiesa di S.Maria Nuova 18. Loggia Valmarana 19. Palazzo Garzadori 20. Cupola della Cattedrale 21. Portale Nord della Cattedrale 22. Palazzo Capra 23. Cappella Valmarana 09 10

1 Palazzo Barbaran da Porto Contrà Porti, 11

Palazzo Barbaran da Porto è un edifi- venzione palladiana. Gli stucchi esterni cio a due piani con soprastante attico. sono dovuti a Lorenzo Rubini e bottega Un imponente atrio a quattro colonne in contemporanea all’intervento palla- conduce alla rettangolare corte inter- diano, negli anni 1570-72. L’apparato na, definita sul lato sud e all’angolo decorativo interno è opera, per quanto sud-est da doppio ordine di logge. riguarda gli stucchi, di Lorenzo Rubini Il fronte principale su contrà Porti è e soprattutto del figlio Agostino. La articolato da un’intelaiatura di semico- decorazione pittorica (affreschi e tele), lonne ioniche al piano terra bugnato e realizzata in concomitanza al riassetto semicolonne corinzie al piano nobile; architettonico del palazzo e nel suc- la composizione si caratterizza per la cessivo decennio, è attribuita a vari posizione non assiale del portale d’in- artisti: Anselmo Canera, Giambattista gresso, affiancato a sinistra da cinque Zelotti, Gianantonio Fasolo, Giambat- campate e a destra da tre. Sopra le tista Maganza il Vecchio e ad Andrea finestre del piano terra, rettangolari, e Michieli, detto il Vicentino; parte di attorno a quelle del piano nobile, a edi- quelli del piano terra, datati intorno al cola con timpani alternati e balconcini 1566, risalirebbero alla fabbrica pre- con balaustre, si trovano decorazioni in cedente, salvaguardata dall’intervento stucco, presenti anche lungo i fregi dei palladiano e integrata nel nuovo com- due ordini. plesso monumentale. Le sale rappresentative del piano terra La sala posta a sud-ovest del pia- e del piano nobile presentano ricche no nobile venne decorata alla fine del decorazioni pittoriche e stucchi. Settecento. Di particolare rilevanza l’atrio a tre Il compimento dei complessi interven- navate, sviluppato in profondità e co- ti di restauro effettuati sull’edificio, ha stituito dalla successione di tre volte a offerto l’opportunità di approfondimenti crociera su colonne ioniche; le volte si conoscitivi su svariati aspetti di questa estendono trasversalmente sulle due architettura (rapporto dell’intervento navate laterali, rette sui muri d’ambito palladiano con le fabbriche preesisten- da semicolonne ioniche che, collegate ti, rilevanza degli apparati decorativi, da trabeazioni alle colonne centrali, indagini sulle preesistenze di età ro- 11 compongono una successione di ser- mana e altomedievale nel sito), che ne liane. Con questo espediente viene confermano l’originalità nel contesto dissimulata l’irregolarità planimetrica della produzione palladiana e il note- dell’ingresso, attraverso opportune vole valore artistico e architettonico. variazioni della lunghezza dei tratti di Il Palazzo costituisce un significativo trabeazione, che consentono di mante- esempio della capacità di Palladio di nere costanti gli intercolumni centrali. ricomporre in forma monumentale edi- Il progetto palladiano del 1570 fu fi- fici preesistenti, e della qualità urbani- nalizzato alla ristrutturazione e ricom- stica dei suoi interventi, attestata nel posizione in forme monumentali di un caso specifico dall’abilità nel conferire preesistente palazzo del conte Monta- nuova dignità e rappresentatività urba- no Barbarano; l’acquisto dell’adiacente na all’angolo fra contrà Porti e contrà abitazione dai cugini Giulio e Alessan- Riale. dro Barbarano comportò l’estensione La composizione architettonica del sbilanciata del fronte principale verso fronte principale traduce in un linguag- sinistra, verosimilmente effettuata tra il gio più carico di effetti pittorici, esito di 1571 e il 1574. Il Palladio seguì diretta- una serrata integrazione tra architettu- mente solo i lavori per l’erezione della ra e apparato decorativo che contrad- facciata; la sistemazione della corte distingue la fase più tarda dell’attività interna fu probabilmente diretta da un palladiana, lo schema bramantesco collaboratore, ma la concezione della con bugnato al piano terreno già adot- loggia e della parete di fondo dell’atrio tato per il vicino Palazzo Iseppo Porto. è indubbiamente un’interessante in- Dal punto di vista architettonico assume FECI al Conte Montano Batbarano per vn fuo fito in Vicenza la prefente inuentione: nella quale per cagion del fito non feruai l’ordine di vna parte, ancho nell’altra. Hora quefto gentil’huomo ha comprarto il fito uicino; onde fi ferua l’ifteffo ordine in tutte due le parti; e fi come da una parte ui fono le ftalle, e luoghi per feruitori, (come fi uede nel difegno) cofi dall’altra ui uanno ftanze che feruiranno per cucina, e luoghi da donne,& per altre commodità. Si ha già cominciato à fabricare,& fi fa la facciata fecondo il difegno che fegue in forma grande. Non ho pofto ancho il difegno dellapianta, fecondo che è ftato ultimamente conclufo, e fecondo che fono hormai ftate gettate le fondamenta, per non hauere potuto farlo intagliare à tempo, che fi poteffe ftampare. La entrata di quefta inuentione ha alcune colonne, che tolgono fufo il volto per le cagioni già dette. Dalla deftra, e dalla finiftra parte ui fono due ftanze lunghe un quadro e mezo,& appreffo due altre quadre, & oltra quefte due camerini. Rincontro all’entrata ui è vn’andito, dal quale fi entra in una loggia fopra la corte. Ha quefto andito un camrino per banda, e fopra mezati, à quali ferue la fcala maggiore, e principale della cafa. Di tutti quefti luoghi fono i uolti alti piedi uentiuno e mezo. La sala di fopra, e tutte l’altre ftanze fono in folaro i camerini foli hanno i uolti alti al paro de i folari delle ftanze. Le colonne della facciata hanno fotto i piedeftili, e tolgono fufo vn poggiuolo: nel quale si entra per la foffitta; non fi fa la facciata a quefto modo (come ho detto) ma fecondo il difegno, che fegue in forma grande.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 05 | Particolare del cortile

13 particolare valenza lo spazio dell’atrio, apparati decorativi e gli infissi. in cui la genialità della soluzione ar- Il restauro del bene è stato articolato chitettonica elaborata dal Palladio per in diverse fasi temporali, svolte tra il risolvere l’irregolarità dello spazio e 1980 e il 1992. I lavori sono stati pre- per sostenere il carico del sovrastante ceduti dalle indispensabili indagini non salone, dà luogo a un articolato asset- distruttive su intonaci, strutture murarie to spaziale che precorre la complessità e impalcati lignei. degli androni barocchi. Gli interventi effettuati hanno compor- Il riconosciuto rilievo del valore archi- tato consolidamenti strutturali, la puli- tettonico dell’edificio risulta esaltato tura e il consolidamento delle superfici dall’insediamento al suo interno del decorate esterne, il risanamento delle Centro Internazionale di Studi di Archi- coperture, la pulitura e il restauro del- tettura “Andrea Palladio”, la cui attività le decorazioni pittoriche e plastiche istituzionale (ricerca, mostre e funzioni degli interni, e il ripristino della loro museali, didattica) costituisce un ulte- leggibilità; il restauro dei pavimenti; riore patrimonio culturale che conferi- l’adeguamento impiantistico nel rispet- sce valore aggiunto al bene. to del valore architettonico degli spazi. Lo stato di conservazione dell’edificio, Nell’immediato futuro si darà corso alla in particolare dell’organismo strutturale manutenzione ordinaria degli apparati e degli spazi interni, è buono, grazie ai decorativi esterni, e a un parziale rias- restauri effettuati. Degradi di lieve entità setto di alcuni locali secondari per ade- interessano i fronti esterni, in specie gli guarli alle esigenze del Centro. 14 2 Palazzo Poiana Palazzo 2

COLORFOTO Corso Palladio, 92-94

Palazzo Poiana è il risultato di un’ope- piano terra, che costituisce il varco di razione di rinnovamento e unione in passaggio su contrà Do Rode. Il basa- forme classiche attuata su due distinti mento dell’edificio è costituito da grandi edifici di proprietà del nobile Vincenzo blocchi di pietra. Nella parte superiore Poiana situati alla sinistra e alla destra la pietra è riservata solo ai capitelli, alle di contrà Do Rode. Il 22 gennaio 1561 basi e alla balaustra, mentre il resto del il Poiana richiese infatti la concessione paramento è in laterizio. al Maggior Consiglio della città per ef- L’attribuzione al Palladio non si riscon- fettuare alcuni interventi sulla proprietà tra su documenti o disegni autografi ma appena acquisita, situata di fronte alla sull’evidente qualità architettonica del propria. Da un’esame del linguaggio ar- piano nobile, con un ordine gigante di chitettonico presente nella fronte si può sei lesene composite che scandiscono pensare che Palladio abbia realizzato la la facciata in cinque intercolumni. porzione a sinistra per Vincenzo Poia- L’opera nel suo complesso presenta al- na negli anni Quaranta e che vent’anni cune incongruenze compositive, quali i dopo il disegno sia stato esteso all’ala lunghi balconi e il varco centrale ecces- di destra. sivamente alto. La realizzazione del fronte unitario sul Tali elementi risultano essere l’esito di corso principale della città fu compiuta, una realizzazione non seguita dal pro- infatti, su progetto palladiano tra il 1563 gettista, per la quale è stato ipotizzato e il 1566. l’intervento di Domenico Groppino. L’edificio si dispone su due piani, cia- Palazzo Poiana esemplifica la capacità scuno con un soprastante livello am- di rinnovamento dell’immagine urbana mezzato: i primi due livelli sono a bu- operata da Palladio, pur sempre pensa- gnato, quelli superiori sono unificati da ta nel rispetto delle complesse relazioni un ordine gigante di lesene corinzie a spaziali della città medievale, come di- cinque campate. Le cinque finestre del mostra in questo caso il mantenimento piano nobile sono configurate a edico- dell’accesso alla strada laterale. la con timpani alternati; le due coppie Discreto lo stato di conservazione, la laterali si aprono su lunghi balconi, configurazione delle aperture al piano tra i quali si insinua l’arco centrale del terra risulta in parte alterata. 15

06 | Particolare del prospetto sul corso 16

3 Palazzo Civena Viale Eretenio, 12

Nel 1540 i fratelli Civena acquistaro- tangolare è definito sul fondo dal motivo no una casa presso ponte Furo, in un della serliana. Il portico è voltato a bot- sito periferico, all’estremità meridionale te, così come l’atrio; le cornici di porte e della cinta muraria interna di Vicenza, finestre, le basi e i capitelli delle lesene, lungo la strada che costeggia il fiume i parapetti a traforo delle finestre del Retrone. La preesistenza venne subito piano nobile sono in pietra. demolita per dare spazio a un nuovo L’operazione denota già la capacità palazzo con i caratteri della nuova ar- dell’architetto di rinnovare la scena chitettura rinascimentale elaborati a urbana con proposte innovative, in Roma e che iniziavano a diffondersi una fase immediatamente precedente anche in Veneto. all’avvio dei suoi contatti diretti con l’ar- Il palazzo non compare tra quelli pubbli- chitettura romana, ma nella quale il rife- cati nei Quattro libri, tuttavia la maggior rimento al moderno linguaggio classico parte dei critici lo attribuisce al Palladio. appare già presente, mediato dall’in- Il progetto palladiano va collocato tra fluenza di maestri contemporanei attivi l’acquisto della proprietà e la posa della nell’area veneta, come il Sanmicheli. prima pietra avvenuta entro lo stesso L’edificio ha subito molte manomissio- anno. La costruzione dell’edificio si ni. svolse dal 1540 al 1544. Nel 1750 Domenico Cerato modifi- Palazzo Civena rappresenta una delle cò l’atrio, gli interni e il fronte verso il prime opere della città su cui Palladio giardino. Nel 1762 venne iniziato un ha lavorato, attraverso l’intervento, a lui ampliamento dell’edificio a sud, verso attribuito, nel corpo centrale dell’edifi- contrà del Pallamaio. cio. Di questa parte del palazzo rimane Nel 1820 il Fontana estese il palazzo la facciata a due piani, che presenta con le due ali laterali. Sventrato duran- un portico di cinque arcate a intonaco te la seconda guerra mondiale, Palazzo bugnato e un piano nobile, quest’ultimo Civena fu ricostruito a partire dal 1950, articolato da lesene corinzie binate in ed è stato di recente oggetto di inter- altrettante campate, che contengono venti di conservazione e di sistemazio- finestre dai timpani alternati. L’atrio ret- ne come casa di cura. 17

07 | Prospetto su viale Eretenio 18

4 Palazzo Thiene Contrà San Gaetano Thiene, 11

Nell’ottobre del 1542 i fratelli Marcanto- dare suggerimenti per la costruzione nio e Adriano Thiene danno avvio alla del nuovo palazzo. Cosa certa è che, ristrutturazione del quattrocentesco pa- essendo Giulio Romano morto nel lazzo di famiglia secondo un progetto 1546, va riconosciuta a Palladio la ge- grandioso che avrebbe interessato l’in- niale capacità di far rientrare la costru- tero isolato che si affaccia sull’attuale zione entro i precisi parametri del suo corso Palladio, dove preesistevano le stile smorzando i caratteri spesso esu- vecchie case di proprietà. Come ci de- beranti di Giulio Romano e conferendo scrive lo stesso Architetto nel trattato, l’inconfondibile equilibrio e la serena sarebbe stato eretto un unico grandioso compostezza che caratterizzano l’in- palazzo quadrilatero “in Isola”, delimita- sieme. Restano comunque riscontrabili to da quattro strade dentro la maglia più nell’opera evidenti citazioni dell’artista antica e centrale della città. Il prospetto romano. La soluzione planimetrica con principale con l’avancorpo centrale por- i numerosi ambienti allineati in senso ticato in corrispondenza dell’atrio prin- paratattico lungo il perimetro, differen- cipale doveva affacciarsi sul corso, i te dalla pratica costruttiva palladiana, il fianchi, con al centro due atri secondari basso attico verso il cortile, le vigorose si sarebbero sviluppati lungo le attuali colonne col fusto bugnato dell’atrio, ri- contrà Porti e contrà San Gaetano da portano al mantovano Palazzo Te. Thiene, il retro si sarebbe affacciato I lavori iniziarono nell’ottobre del 1542 lungo l’odierna stradella della Banca partendo dall’angolo di nord-est prospi- Popolare. La costruzione dell’edificio ciente piazzetta Santo Stefano e dopo aveva già avuto inizio tra il 1489 e il alcune interruzioni ripresero nel 1546. 1495, con un progetto di Lorenzo da Negli anni 1552-1553 gli ambienti della Bologna, i lavori finalizzati alla radicale parte nord-orientale dovevano essere rielaborazione del palazzo iniziarono a buon punto in quanto subentravano i invece dal 1542. La genesi del progetto decoratori. I lavori dovettero concluder- è ancora molto dibattuta e la recente si tra il 1556, data riportata sulla fascia storiografia artistica avanza l’ipotesi di marcapiano del prospetto su contrà San un coinvolgimento di Giulio Romano. Gaetano da Thiene, e il 1558, anno ri- Nel dicembre del 1542 giungeva infatti portato nell’analoga fascia del lato nord 19 a Vicenza l’architetto romano, interpel- del cortile. Alla morte di Marcantonio, lato per l’annosa questione delle nuove avvenuta nel 1560, il cantiere venne logge del Palazzo della Ragione, pro- sospeso. Risultava pertanto edificato babilmente su indicazione della stessa meno di un quarto del grandioso pro- famiglia Thiene. Il soggiorno di Giulio getto descritto nei Quattro Libri. Romano si protrasse per una quindi- Notevole l’apparato decorativo all’in- cina di giorni ed è molto probabile che terno legato, grazie anche l’ambiente fosse proprio ospite dei Thiene e che in veronese, al clima manieristico man- questa occasione l’artista abbia potuto tovano.

08 | Particolare del cortile I DISEGNI che feguono fono di una fabrica in Vicenza del Conte Ottauio de’Thieni, fu del Conte Marc’Antonio: il qual le diede principio. E’ quefta cafa fituata nel mezo della Citta, vicino al la piazza, e però mi è parfo nella parte ch’è uerfo detta Piazza difponervi alcune botteghe: perciò che deve l’Architetto auertire ancho all’vtile del fabricatore, potedofi fare comodamente, doue refta fito grande a fufficienza. Ciafcuna bottega ha fopra di fe vn mezato per ufo de’ botteghieri; e fopra vi fono le ftanze per il padrone. Quefta cafa è in Ifola, cioè circondata da quattro ftrade. La entrata principale, ò uogliam dire porta meftra ha vna loggia dauanti, & è fopra la ftrada più frequente della Città. Di fopra ui farà la Sala maggiore: la quale vfcirà in fuori al paro della Loggia. Due altre entrate ui fono ne’ fianchi, le quali hanno le colonne nel mezo, che ui fono pofte non tanto per ornamento, quanto per rendere il luogo di fopra ficuro, e proportionare la larghezza all’altezza. Da quefte entrate fi entra nel cortile circondato inrorno da loggie di pilaftri nel primo ordine ruftichi, e nel fecondo di ordine Compofito. Ne gli angoli ui fono le ftanze ottangule, che riefcono bene, fi per la forma loro, come per diverfi ufi, à’ quali elle fi poffono accomodare. Le ftanze di quefta fabbrica c’hora fono finite; fono ftate ornate di beflissimi ftucchi da Meffer Aleffandro Vittoria, & Meffer Bartolomeo Ridolfi; e di pitture da Meffer Anfelmo Canera, & Meffer Bernardino India Veronefi, non fecondi ad alcuno de’ noftri tempi. Le Cantine, e luoghi fimili fono fottoterra: perche quefta fabrica è nella più alta parte della Città, oue non è pericolo, che l’acqua dia impaccio.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 09 | Particolare della facciata

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5 Palazzo Porto Festa Contrà Porti, 21

Verso la metà degli anni Quaranta il sette campate, con altrettante finestre nobile Iseppo Porto decise di intrapren- a edicola dai timpani alternati, che si dere la costruzione di un palazzo in affacciano su balconcini poco sporgen- contrà Porti a breve distanza dal gran- ti chiusi da balaustre. Sul piano attico dioso cantiere dei cognati Marcantonio si aprono finestre quadrate comprese e Adriano Thiene. tra pilastri; sui due centrali e su quelli La paternità palladiana del progetto è d’estremità sorgono statue onorarie suffragata dall’inserimento nei Quattro della famiglia Porto. Libri e da diversi disegni della raccolta Le statue dell’attico sono attribuite a R.I.B.A. di Londra, riferiti dalla critica a Lorenzo Rubini. Ai lavori di decorazio- studi e ipotesi progettuali del palazzo. ne interna hanno partecipato Paolo Ve- Da tali fonti si deduce che il palazzo do- ronese, ma il suo intervento è andato veva comporsi di due corpi di fabbrica perduto probabilmente nell’Ottocento, simmetrici entrambi rivolti su strade, e Domenico Brusasorci per gli affreschi contrà Porti e contrà Stalli, tra i quali do- e il Ridolfi per gli stucchi. Nel Settecen- veva collocarsi un ampio cortile quadra- to è intervenuto nelle decorazioni del to con un peristilio di colonne giganti; salone anche Giambattista Tiepolo. di tale progetto ha trovato realizzazione Gran parte degli affreschi del Tiepolo solo il corpo su contrà Porti. sono stati strappati e sono custoditi al L’inquadramento cronologico dell’inter- Nationalmuseum di Stoccolma e all’Art vento è stato alquanto dibattuto, ma Museum di Seattle. recentemente la genesi del progetto è Il Palazzo costituisce una delle prime stata collocata intorno al 1546. La rea- realizzazioni palladiane compiute dopo lizzazione risulta compiuta in gran parte il soggiorno romano del 1541; se ne nel 1549, mentre sono attestate opere riconoscono gli effetti nell‘influsso della di completamento, comprese le decora- visione bramantesca, in particolare il ri- zioni interne, fino al 1552. corso allo schema della cosiddetta Casa E’ un palazzo a due piani con sopra- di Raffaello, con l’ordine architettonico stante attico. Si accede attraverso un sovrapposto al piano terra bugnato, e in notevole atrio a quattro colonne coperto una concezione più grandiosa e monu- da volta a crociera. mentale, rispetto a precedenti come pa- 23 Il piano terra, configurato a bugnato lazzo Civena, manifestata in particolare gentile, presenta ai due lati del porta- nell’atrio a quattro colonne, cui Palladio le tre finestre rettangolari sotto archi, ricorre qui per la prima volta, e nell’idea con teste nelle chiavi; il piano nobile non più realizzata del cortile porticato è scandito da semicolonne ioniche in con l’ordine gigante.

10 | Particolare della facciata 24 6 Logge della Basilica Palladiana Basilica della Logge 6

COLORFOTO Piazza dei Signori

Sul lato sud di Piazza dei Signori s’innal- getto viene attribuita a Domenico da za la Basilica Palladiana, sicuramente il Venezia, all’epoca (1448) ingegnere monumento più celebre di Vicenza. del Comune. Qui sorgeva il palatium vetus, così Già nel 1481 emerge l’intenzione di “fa- indicato fin dal 1262 e prima sede del sciare” l’edificio con un duplice loggiato, Comune. Questo edificio, probabilmen- e si avviano i lavori su progetto di Tom- te della seconda metà del sec. XII, si maso Formenton. Il nucleo gotico, con estendeva, con le sue due torri, dall’at- la grande copertura a carena rovescia- tuale Piazzetta Palladio al passaggio ta, doveva essere avvolto da una serie sotto l’attuale archivolto occidentale di logge, costruite, ma parzialmente della Basilica. crollate nel 1496. Era sede della Camera degli Anziani Nel 1495-96 si realizza a opera di Pie- e di una cappella e luogo in cui veniva tro Lombardo lo scalone d’accesso amministrata la giustizia. al loggiato superiore e, subito dopo il A oriente gli si univa il palatium Com- parziale crollo del 1496, che interessa munis che ospitava il Salone dei Quat- l’angolo sud-ovest del costruendo rive- trocento. Il Salone si ergeva su possenti stimento, subentra nell’impresa Antonio arconi che dovevano corrispondere alle Rizzo seguito, nel 1525, da Antonio prime cinque serliane inferiori delle at- Scarpagnino. tuali logge, a partire dalla Torre Bissara. Dopo le autorevoli consulenze di San- In corrispondenza della prima campata sovino (1535), Serlio (1539), Sanmi- doveva esserci la scala d’accesso al cheli (1541) e Giulio Romano (1542), salone che peraltro conduceva anche nel 1546 Giangiorgio Trissino riesce a al palazzo del Podestà. coagulare il consenso del Consiglio cit- Nel 1236 Federico II incendiò i palazzi tadino sul suo protetto Andrea Palladio, di questo Comune ribelle, danneggian- allora trentottenne, affiancato da Gio- do così la copertura e le strutture su- vanni da Pedemuro. periori. Le strutture rimangono in stato Al giovane architetto viene chiesto di abbandono anche sotto il governo di di elaborare una proposta e di docu- Ezzelino III da Romano. mentarla attraverso la realizzazione di Solo dopo la caduta del tiranno il pala- un modello ligneo di una delle arcate. 25 tium vetus risulta dotato della copertura Dopo tre anni di acceso dibattito, nel (1262), mentre nel restaurato palatium 1549 viene definitivamente approvato Communis vengono ricavate nei sotter- il progetto palladiano; tale occasione ranei (1259-1260) le prigioni e vengono segna la sua definitiva affermazione affrescate (1291) sulle pareti del salo- professionale e la sua consacrazione ne, le historiae del palazzo. ufficiale quale architetto della città di Vi- Verso la fine del Trecento si abbellisce cenza. L’attuazione dell’opera, comun- l’ampliata scala magna tra il palatium que, si protrae per oltre un sessanten- Communis e quello del Podestà. nio, ben oltre la morte dell’autore. I due edifici col tempo aggravano le loro Infatti, nel 1561 non risulta ancora con- condizioni e pertanto vengono attuati cluso tutto l’ordine inferiore, erano però radicali interventi con le sovvenzioni già completate le arcate aperte del governo veneziano. sulla piazza maggiore, e solo dal 1564 Sulle murature inferiori del palatium ve- si comincia l’edificazione di quello su- tus viene ricostruito il livello superiore e periore, protrattasi fino al 1597. realizzato così un amplissimo vano con Alle decorazioni scultoree lavorano Gi- una copertura lignea a carena di nave rolamo Pittoni, Lorenzo Rubini e Fran- rovesciata, rivestita da lastre di piombo. cesco Albanese. Nasce così il palatium novum Commu- Gli ultimi pagamenti per l’esecuzione nis, meglio conosciuto come palazzo dell’opera si registrano nel 1617, a se- della Ragione, sede delle Magistrature guito del compimento delle logge meri- pubbliche di Vicenza e di botteghe al dionali su piazza delle Erbe. piano terra. La responsabilità del pro- La costruzione secondo i dettami SI come gli Antichi fecero le loro Bafiliche, acciò che’l uerno, e la ftate gl’huomini haueffero oue raunarsi à trattar commodamente le lor caufe, & i lor negocij: cofi à tempi noftri in ciafcuna città d’Italia, e fuori fi fanno alcune Sale pubbliche; lequali fi poffono chiamar meritamente Bafiliehe: percioche lor preffo è l’habitatione del fupremo magiftrato, onde uengono à effer parte di quella; e propriamente quefto nome, Bafilica, fignifica cafa reale: & anco perche ui stanno i giudici a render ragione al popolo. Quefte Bafiliche de’ noftri tempi fono in quefto dall’antiche differenti; che l’antiche erano in terreno, ò uogliam dire à pie piano; e quefte noftre fono fopra i uolti; né quali poi fi ordinano le botteghe per diuerfe arti, e mercantie della città; e ui fi fanno anco le pregioni, & altri luoghi perti- nenti à bifogni publichi. Oltre acciò, quelle haueano i portichi nella parte di dentro, come s’è ueduto ne’ difegni di fopra; e quefte per lo contrario, ò non hanno portichi, ò gli hanno nella parte di fuori, fopra la piazza. Di quefte Sale moderne una notabilisfima n’è in Padoua, Città illuftre per l’antichità fua, e per lo ftudio celebre in tutto il mondo; nella quale ogni giorno fi raunano i gentil’huomini, e ferue loro per una piazza coperta. Vn’altra per grandezza, e per ornamenti mirabile n’ha fatto nuouamente la Città di Brefcia magnifica in tutte le attion fue. Et un’altra ue n’è in Vicenza, della quale folamente ho pofto i disegni, perche i portichi, ch’el- la hà d’intorno; fono di mia inuentione: e perche non dubito che quefta fabrica non poffa effer comparata à gli edificij antichi; & annouerata tra le maggiori, e le più belle fabriche, che fiano ftate fatte da gli antichi in qua, fi per la grandezza, e per gli ornamenti fuoi: come anco per la materia, che è tutta di pietra uiua durisfima; e fono ftate tuttele pietre commeffe; e legate infieme con fomma diligenza. Non occorre ch’io ponga le mifure di ciascuna fua parte, perche ne’ difegni fono tutte notate à fuoi luoghi.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 classici di un involucro attorno alle vativo è stato compiuto negli anni Set- preesistenze fu sicuramente una sfida tanta del Novecento. difficoltosa data l’irregolarità delle Per la prima volta, dopo i lavori realiz- preesistenze. zati per far fronte ai gravi danni causati Il principale edificio pubblico della città dai bombardamenti della seconda guer- di Vicenza è costituito, quindi, dal nu- ra mondiale, nel 2007 è stato avviato cleo interno quattrocentesco attribuito un complesso e articolato intervento di a Domenico da Venezia, e dal doppio restauro. ordine di logge di invenzione palladia- Gli interventi previsti nel corpo della na, tuscaniche al piano terra e ioniche Basilica, tutti rivolti alla sua conserva- al primo, che fasciano l’edificio su tre zione, scaturiscono da una accurata lati, lasciando emergere la parte som- investigazione condotta durante la ela- mitale dei muri decorati a losanghe e borazione progettuale. la grande copertura a carena di nave. L’opera di maggior rilievo è sicuramenn- Il duplice loggiato palladiano, articolato te la sostituzione degli arconi in cemen- da semicolonne addossate a pilastri in to armato, con altri in legno lamellare. nove campate sui lati lunghi e cinque su Il secondo e complesso intervento ri- quello minore, è costituito dalla reitera- guarda la pulitura, il consolidamento e zione del motivo della serliana. la protezione di tutte le superfici, lavora- Sicuramente furono forti le influenze te e con apparati decorativi, interne ed serliana e sansoviniana sul giovane esterne: lapidee, in laterizio, intonacate. Palladio. Infatti l’utilizzo della serliana Di particolare rilevanza la parte riguar- nel piano superiore ricorda il progetto dante tutto il loggiato palladiano. realizzato negli anni Quaranta per villa La riconosciuta celebrità del monumen- Valmarana a Vigardolo. to trova ragione, oltre che nella indub- Il ricorso alla serliana inquadrata da se- bia unicità del risultato architettonico, micolonne, gli permise di dissimulare, nell’eccezionale valore urbanistico del giocando con le dimensioni del tratto complesso, condensato nella forza sim- trabeato, le irregolarità del sito restando bolica e nella potenza trasfigurante che fedele ai canoni classici. l’immagine complessiva dell’edificio tra- Questo elemento scandisce così ritmi- smette. Giustamente riassuntiva dell’in- 27 camente l’imponente prospetto confe- tero magistero palladiano e altamente rendogli un forte connotato chiaroscu- esemplificativa del profondo intento rin- lare e dando una forte tridimensionalità novatore dell’immagine urbana che le alla parete. Le lesene bugnate al piano sue architetture perseguono, la nobile terra ricordano invece la matrice san- e pacata monumentalità della “Basilica” micheliana. L’inserimento degli oculi colpisce per la coerenza e la semplici- per accentuare l’alternanza di pieni e tà del linguaggio adoperato, ancorato di vuoti, l’uso della base astratta o ci- senza retorica né astratte idealizzazioni lindrica nell’ordine minore per evitare al riferimento classico, e per la riusci- la differenza di dimensioni con quelle ta sintesi tra l’intervento del Maestro e dell’ordine gigante, la soluzione angola- l’architettura preesistente, valorizzata re a colonna in modo da dissimulare gli dalla trasformazione palladiana come angoli mai retti, sono tutti accorgimenti elemento identificativo del principale che dimostrano la cura e l’attenzione spazio cittadino. poste da Palladio al fine di raggiungere il migliore dei risultati. L’edificio fu danneggiato dal bombar- damento del 1945, e successivamente restaurato con un improprio utilizzo del cemento armato per la ricostruzione della volta a carena di nave, originaria- mente in legno. Un ulteriore parziale intervento conser- 28

7 Loggia del Capitaniato Piazza dei Signori

Il progetto delle Logge del Palazzo del- Girolamo Pittoni. la Ragione e della Loggia del Capita- Nel 1571 il Maggior Consiglio della cit- niato rappresentano i due fondamentali tà, constatando l’urgenza di restaurare interventi architettonici palladiani che l’antica loggia o, addirittura, di ricostruirla connotano l’immagine del principale ex novo, incarica due cittadini, il cava- spazio pubblico della città di Vicenza, lier Giuliano Piovene e il dottore Giulio la Piazza dei Signori, qualificandone in Bonifacio, di consultare dei periti per misura straordinaria il valore urbanisti- stabilire le opere necessarie. co e simbolico quale centro del tessuto I due Presidenti della Fabbrica rice- cittadino e luogo identificativo dell’iden- vono la prima somma stanziata di tre- tità urbana. cento ducati, impegnandola subito per La vicenda costruttiva della Loggia del la ricostruzione della loggia, piuttosto Capitaniato risente in maniera alquanto che per il restauro di quella esistente. singolare dei riflessi delle convulse fasi Probabilmente in precedenza erano già storiche attraversate che hanno influito stati sentiti dei periti, tra i quali il Pal- in modo determinante sull’immagine ladio e, nell’aprile 1571, il disegno del stessa del monumento. nuovo edificio doveva già essere stato Il particolare assetto compositivo e de- elaborato. corativo e il risonante valore espressi- Il 18 ottobre 1571 giunge a Vicenza la vo che contraddistinguono i due fronti notizia della vittoria navale di Venezia dalla Loggia fin dalla loro originaria ela- a Lepanto contro i Turchi, avvenimen- borazione riflettono esplicitamente la to che avrebbe condizionato il disegno travagliata fase storica in cui si svolse dell’edificio e, in particolare, la configu- la realizzazione dell’opera. razione del fronte laterale, rielaborato La complessità linguistica dell’opera, secondo lo schema dell’arco trionfale. nei secoli successivi, ha suscitato l’in- Grande contributo al finanziamento teresse di svariati protagonisti del di- dell’opera è offerto dal Capitanio di Vi- battito architettonico, fortemente solle- cenza in carica nel 1571, Giambattista citati dalla riconosciuta “incompiutezza” Bernardo, la cui presenza in città si pro- dell’edificio, oltre che dalla singolarità trae fino a maggio del 1572. dell’invenzione architettonica nel conte- La riconoscenza per il concreto soste- 29 sto della produzione palladiana. gno offerto dall’alta carica per la rea- Fin dal 1374 risulta documentata la re- lizzazione dell’impresa è testimoniata sidenza del Capitanio di Vicenza all’in- dall’iscrizione che corre lungo il fregio terno di un palazzo dei Verlato, prospet- dei due fronti realizzati: “IO[hanni] tante sulla piazza principale. BAPTISTÆ BERNARDO PRÆFECTO Demolita gran parte del palazzo verso CIVITAS DICAVIT”. la piazza, viene eretta l’antica lodia Il progetto di Palladio venne realizzato magna, destinata a ospitare il capitanio già entro il 1572, rimanendo interrotto veneto dopo l’annessione di Vicenza a a sole tre campate per mancanza di Venezia nel 1404. fondi. Nel secolo successivo si compiono, Il pittore vicentino Giovan Antonio Fa- anche a seguito dei danni arrecati nel solo, allievo di Paolo Veronese, dipinse 1509 dalle truppe della lega di Cam- nove tele per i lacunari del soffitto della brai, opere di restauro e abbellimento sala superiore della Loggia. Egli morì il dell’antica loggia, a opera dell’architetto 23 agosto 1572, per cui entro tale data Giovanni da Porlezza, detto da Pede- la sua opera era stata certamente com- muro, con l’intervento dello Scarpa- piuta, confermando che la fabbrica a gnino per la pavimentazione e di vari quella data era pressoché ultimata. artisti, tra cui Tiziano e Paris Bordon, Nel 1760 Francesco Muttoni stende un per le decorazioni della sala superio- rilievo della fabbrica palladiana realiz- re. Un altro intervento (la sostituzione zata, e ipotizza che il progetto originario della scala in legno con una in pietra) dovesse estendersi per sette campate è a opera di Giovanni da Pedemuro e verso la contrà dei Giudei. Sei anni 30

11 | Prospetto su Piazza dei Signori

dopo, Ottavio Bertotti Scamozzi riba- Toniato elabora un progetto di comple- disce l’ipotesi del Muttoni, elaborando tamento della Loggia a cinque moduli e un’ideale restituzione grafica della Log- nel 1926 il Consiglio Comunale delibera gia a sette arcate. il completamento della Loggia, da de- Tra il 1805 e il 1813 viene realizzato dicare alla memoria dei caduti vicentini l’attuale scalone, attribuito al Cerato, in guerra. Contro l’ipotesi di completa- a collegamento del portico del piano mento, però, si pronunciano importanti terra con la sala superiore. Tale opera istituzioni culturali, quali l’Associazione sostituisce quella già esistente nella tra i Cultori di Architettura di Milano e parte del Palazzo del Capitanio rimasta l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ri- in opera all’epoca della ricostruzione sale al 1928 il voto favorevole del Con- cinquecentesca della Loggia. siglio Superiore delle Belle Arti al pro- Agli inizi del XX secolo l’architetto Luigi getto di completamento, ma a seguito di quel pronunciamento, si scatena un falso attico, costituito al piano terra da acceso dibattito tra le diverse posizioni, una loggia a tre archi verso la piazza, senza che si pervenga ad una definitiva aperta ai lati su contrà del Monte e sul soluzione. nuovo fronte novecentesco, e al piano Nel 1932 il Comune di Vicenza dispone nobile da un’unico salone illuminato da la demolizione delle case addossate porte e dalle aperture del falso attico alla Loggia fino a contrà Cavour: da allineate a quelle inferiori. quel momento, a prescindere dall’ipo- Il fronte principale su Piazza dei Signori tesi del completamento della Loggia, si è scandito da un ordine gigante di semi- pone il problema del riassetto composi- colonne composite, che inquadra le tre tivo del vuoto urbano e del fronte sco- arcate della loggia e le corrispondenti perto della Loggia, “liberatisi” in forza aperture del piano nobile, affacciate su dello sventramento operato. balconcini balaustrati retti da robusti Nel 1936 viene redatto un nuovo pro- modiglioni. getto a opera di Orfeo Rossato, che pre- Il prospetto laterale su contrà del Monte vede un edificio più arretrato fino a via presenta un livello inferiore articola- Cavour, originando uno spazio aperto a to da semicolonne composite e uno fianco della Loggia, sopraelevato rispet- superiore che reca al centro il motivo to al piano di Piazza dei Signori, verso della serliana, con apertura centrale e il quale il nuovo voltatesta dell’edificio nicchie laterali. palladiano assume la configurazione di Su entrambi i prospetti sono presenti un palazzetto fascista. La Loggia del decorazioni in stucco, e sculture sui Capitaniato è un edificio a due livelli e due ordini del fronte laterale.

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12 | Particolare del prospetto su Contrà del Monte 32

8 Palazzo Valmarana Corso Fogazzaro, 16

Il palazzo sorge all’inizio di Corso Fo- Le cinque campate centrali sono suddi- gazzaro. Il progetto venne commissio- vise in due livelli, con finestre rettango- nato al Palladio nel 1565 da Isabella lari. Le due campate estreme presen- Nogarola, vedova di Giovanni Alvise tano anche aperture in corrispondenza Valmarana, e la costruzione si svolse del mezzanino e di un ulteriore ammez- nel successivo 1566. Nello stesso sito zato sopra il piano nobile; le finestre risulta proprietà dei Valmarana nel del livello superiore sono configurate a 1487 un precedente edificio, poi ceduto edicola con timpano triangolare. dalla famiglia e successivamente recu- Particolare la soluzione d’estremità ove, perata nel corso del Cinquecento; l’in- in luogo di lesene giganti, si sovrappon- tervento, pertanto, era finalizzato a un gono una lesena corinzia al piano terra rinnovo monumentale della residenza e un telamone nel livello superiore. I ri- della famiglia. quadri sopra le quattro finestre centrali Il Palladio pubblica nei Quattro Libri i del piano terra e i pennacchi del portale disegni di pianta e alzato del palazzo, sono decorati con stucchi. che indicano un intervento più ampio di Significativo il portico d’ordine ionico quello effettivamente realizzato, che si aperto verso il cortile. limita al corpo edilizio verso strada e al Gli affreschi della sala al piano terra a suo affaccio sul cortile. sinistra dell’atrio, datati 1567-68, sono L’ideazione del progetto risente delle attribuiti allo Zelotti. ultime esperienze romane di Palladio, La distribuzione degli interni, anche dopo che all’entusiasmo per l’antichità a seguito di successivi accorpamenti classica e per le forme moderne del pri- di fabbricati vicini, ha subito stravolgi- mo Cinquecento subentra in lui la ten- menti, che non consentono una lettura denza a rielaborare forme della tarda dell’assetto originario, anche per i gra- romanità e del Manierismo. vi danni inferti dai bombardamenti del Palazzo Valmarana rappresenta, infatti, marzo 1945, cui è seguito un accurato una tappa fondamentale nella produzio- restauro. ne architettonica palladiana, in quanto Di grande rilevanza il significato urba- testimonia il superamento del modello nistico dell’intervento, attentamente bramantesco espressione di sintesi ed inserito nel contesto reale del sito che 33 equilibrio classici, per una visione più supera, senza snaturarne la portata complessa e grandiosa, ispirata dalla innovativa, la pura esemplificazione lezione michelangiolesca (in particolare teorica testimoniata dal disegno pubbli- l’articolazione mediante l’ordine gigante cato nei Quattro Libri. In tal senso è uni- dei Palazzi capitolini) e da una sugge- versalmente riconosciuto il valore della stione dell’architettura tardoromana più soluzione adottata per l’impaginazione aderente al dato archeologico, che alla del prospetto sulla strada, che raccorda idealizzazione teorica. la monumentalità dell’ordine gigante ai Il prospetto è scandito da un ordine gi- caratteri più dimessi dei fronti adiacenti gante di lesene composite e presenta attraverso un’opportuna mediazione un piano attico su cui si aprono finestre delle estremità dell’intelaiatura archi- quadrate tra paraste. tettonica.

13 - 14 | Particolari della facciata 34

9 Palazzo Thiene Bonin Longare Corso Palladio, 13

Realizzato tra il 1562 e il 1593, Palazzo Il palazzo si sviluppa su due piani e Thiene Bonin Longare costituisce un piano attico. Il prospetto principale altissimo esempio del linguaggio cin- presenta due ordini di mezze colonne quecentesco impostato a Vicenza dalla incassate, il primo corinzio e il secondo lezione di Andrea Palladio. composito, sormontati dall’attico. Nel prospetto sul corso, certamente Sia il primo che il secondo ordine hanno opera del Palladio, emerge l’abilità con le trabeazioni ripiegate sopra le mezze cui il maestro ha saputo, sia nell’insie- colonne e comprendono sette inter- me che nei dettagli, creare un’opera columni in cui sono ricavati, al piano degna di confrontarsi con i palazzi terreno, il portone centrale ad arco e ai Barbaran da Porto e Valmarana, dimo- lati tre finestre, e al primo piano sette strando la completa padronanza della finestre-porte con frontoncino alternati- prospettiva e conseguendo con il suo vamente triangolare e curvilineo. apparato scenografico del palazzo un In armonia col prospetto principale an- degno ingresso alla città. che le logge del cortile sono ornate da Se la progettazione dell’edificio è sicu- due ordini di otto colonne rispettivamen- ramente palladiana, il completamento te corinzie e composite. Sul prospetto venne realizzato con l’intervento di verso piazza Castello si aprono cinque Vincenzo Scamozzi, mentre l’iniziativa finestre per piano e in particolare quelle della costruzione dell’edificio è stata del piano nobile presentano propor- attribuita a Francesco Thiene. zioni e sagome diverse da quelle del Il nome del Palladio è sicuramente le- prospetto sul corso. Dal punto di vista gato al luminoso prospetto principale e costruttivo come spesso accade negli alla doppia loggia del cortile. edifici palladiani la cortina muraria è in Non altrettanto si può dire della facciata mattoni, mentre sono in pietra le parti verso Piazza Castello, con finestroni di decorative dell’ordine. La parte inferiore proporzioni e sagome indubbiamente della facciata è rivestita di pietra. scamozziane, rivelate anche nell’attico La presenza palladiana nella proget- sopra il doppio loggiato del cortile. tazione di Palazzo Thiene è stata am- L’inizio del cantiere è quasi sicuramen- messa dal Bertotti Scamozzi. Il nome te posteriore alla morte del Palladio. del Palladio è sicuramente legato al 35 Si sa che nel 1572 il palazzo ancora luminoso prospetto principale e alla non esisteva, mentre nel 1586 i lavori doppia loggia del cortile. erano assai progrediti ma non giunti a Esistono due testimonianze grafiche conclusione. Vari indizi fanno pensare della fase progettuale dell’edificio: la che nel 1593 l’opera fosse ultimata. prima, opera di un collaboratore di Si può confermare che tale risulta nel Palladio riportante alcune correzioni 1608 nel documento del Maltese e, con del maestro, la seconda, autografata assoluta evidenza, nel 1611, quando la dall’architetto riguardante la porzione rappresenta la pianta del Monticolo. anteriore dell’edificio. 15 | Scorcio della facciata con il Torrione di Piazza Castello 36

10 Palazzo Porto Breganze Piazza Castello, 6

Questo imponente frammento architet- Il palazzo costituisce i primi interco- tonico che fa da quinta scenografica a lumni di un ampio grandioso prospetto piazza Castello è testimonianza di un che doveva estendersi per ben altri cantiere palladiano rimasto interrotto. cinque verso oriente a dominare il lato Sulla sinistra del frammento esiste meridionale della piazza. Molto carenti tutt’oggi la vecchia casa della famiglia sono le notizie su quest’opera rimasta Porto destinata a essere demolita per incompiuta e ridotta all’evidenza di un lasciar spazio al nuovo edificio. frammento di facciata, completata da Tre solenni mezze colonne composite, un relitto murario a essa posteriore. elevate su di un altissimo piedistallo e Il nome di Palladio emerge solo nel ‘700 un sottostante zoccolo, sostengono la ed è il Muttoni a pronunciarlo. trabeazione ripiegata sopra le colonne Il disegno di Palladio dell’edificio è degli e racchiudono due ordini di finestre, al anni 1570-71. pianterreno a spigolo vivo all’interno di E’ possibile dire che l’edificio nel 1571 un paramento di bugne piane, al primo non dovesse ancora essere stato im- piano contornate da profili sagomati e postato, poichè nella pianta della Bi- dominate da timpani triangolari e centi- blioteca Angelica al suo posto vi era nati alterni e con poggioli aggettanti su un denso agglomerato edilizio. Morto rilevate mensole. Dagli elementi rima- il Palladio proseguiva i lavori Vincenzo sti risulta che l’edificio aveva due pro- Scamozzi, come egli stesso riporta nel spetti, l’uno sulla piazza e l’altro verso suo trattato. Sia il Muttoni che il Bertotti il cortile, entrambi collegati. Le cornici Scamozzi sono arrivati alla conclusione che fiancheggiano i sopraccigli delle che il progetto palladiano dovesse pre- finestre al pianterreno della facciata vedere una fronte di sette campate. Gli principale sono ripetute, alla stessa interni sono stati stravolti nel corso del altezza, nelle finestre al pianterreno tempo. Questo edificio è uno fra i più verso il cortile, e altrettanto gli elementi sorprendenti del repertorio palladiano, della trabeazione del primo ordine co- con l’altissimo basamento, le grandi se- rinzio verso il cortile sono riprodotti, alla micolonne sporgenti oltre il diametro,la stessa altezza, sotto i finestroni della trabeazione fortemente articolata, la facciata principale, a metà delle colon- forma a esedra del cortile, purtoppo non 37 ne giganti, mentre la trabeazione finale realizzato, pur nella sua incompletezza del secondo ordine verso il cortile era rappresenta una delle testimonianze collegata, alla stessa altezza, con l’altra più eloquenti della drammatica visione trabeazione a conclusione dell’ordine proposta dall’architettura di Andrea Pal- gigante della facciata principale. ladio nella sua fase più tarda.

16 | Particolare della facciata 38

11 Palazzo Chiericati Piazza Matteotti

Palazzo Chiericati è situato sul fronte L’impianto planimetrico, a causa delle occidentale dell’odierna Piazza Matte- strette dimensioni del sito, si incentra otti (già Piazza dell’Isola), cui conferi- su un atrio trasversale biabsidato, dalle sce una precisa fisionomia e identità, in cui estremità si accede a due gruppi quanto costituisce l’episodio architetto- simmetrici di stanze consecutive, pro- nico di maggiore monumentalità e rile- porzionate in pianta secondo precisi vanza urbana rivolto verso tale spazio. rapporti armonici, conclusi da scale a Il palazzo è un imponente edificio a due chiocciola di servizio. Ai lati della loggia ordini rialzato su un podio, tripartito nel- posteriore si collocano gli scaloni mo- lo sviluppo orizzontale del fronte, e co- numentali, che rispettano la simmetria ronato in sommità da statue e pinnacoli. dell’impianto. L’ordine inferiore tuscanico si caratte- Il progetto del palazzo per Girolamo rizza per un portico architravato ininter- Chiericati venne approntato nel 1550 rotto, cui si arriva dalla piazza mediante (ma alcuni studiosi lo anticipano di un una scalinata centrale che interrompe il paio d’anni) da Andrea Palladio, che il podio. La parte centrale dell’ordine in- nobile committente aveva già appog- feriore risulta leggermente aggettante. giato presso il Maggior Consiglio in Lungo lo spazio interno del portico, la occasione dell’affidamento dell’incarico misura del partito centrale è segnata da per le logge del Palazzo della Ragione. coppie di colonne libere, che ne restrin- I lavori furono avviati alla fine del 1550; gono la sezione trasversale. nel 1551 fu ottenuta l’autorizzazione L’ordine superiore, ionico, presenta la comunale a occupare suolo pubblico parte centrale piena, scandita da semi- per realizzare il portico. Nel 1557, anno colonne in cinque campate, con porte- di morte di Girolamo Chiericati, l’attività finestre a edicola dai timpani alternati- edilizia si interruppe. Fino a quella data vamente triangolari e curvilinei, coronati erano stati realizzati i primi quattro in- da decorazioni scultoree, sopra le quali tercolumni a partire da sinistra, per cui si collocano le aperture dell’attico. I del settore centrale si trovava compiuto partiti laterali dell’ordine superiore sono solo il primo partito. Gli anni immedia- costituiti da logge architravate profonde tamente seguenti videro svolgersi, per quanto il sottostante portico, definite volontà del figlio di Girolamo Chiericati, 39 sui fronti laterali da muri con apertura Valerio, solo interventi decorativi negli ad arco, come nel livello sottostante. Le spazi interni, da parte dello stuccatore logge e le porte-finestre sono dotate di Bartolomeo Ridolfi, e dei pittori Zelotti, balaustre. Brusasorci e Forbicini. Il fronte laterale su corso Palladio è ani- La fabbrica rimase interrotta per più di mato da quattro assi di finestre rettan- un secolo (come attestano varie mappe golari con cimase rettilinee ai due livelli di fine Cinquecento e del Seicento) e e piccole aperture nell’attico; all’estre- venne ripresa solo sul finire del Seicen- mità destra due finestre analoghe sono to, in fase di nascente revival palladia- ricavate dentro gli archi ciechi che no, forse a opera di Carlo e Giacomo corrispondono per simmetria agli archi Borella che realizzarono abbastanza aperti all’estremità delle due logge so- fedelmente il progetto palladiano, cono- vrapposte di facciata. sciuto attraverso le tavole dei Quattro Il palazzo si affaccia posteriormente su Libri e altri disegni preparatori, ora cu- un cortile rettangolare, dove presenta, stoditi nella raccolta R.I.B.A. di Londra. nella parte centrale del fronte, una log- Non erano state previste da Palladio le gia di ordine tuscanico al piano terra e sculture e i pinnacoli a coronamento di ordine ionico al piano nobile, fian- della facciata. cheggiata ai lati da settori murari pieni, Nel 1838, dopo decenni di abbandono, con piccole aperture. Sul lato opposto l’edificio veniva acquistato dal Comune del cortile prospetta il corpo di fabbrica di Vicenza, che nel 1855 lo adibiva a ottocentesco, che riprende alcuni motivi sede del Museo Civico: in quell’occasio- architettonici della facciata. ne, gli interventi di adeguamento com- IN VICENZA fopra la piazza, che uolgarmete fi dice l’Isola; ha fabricato fecondo la inuentione, che fegue, il Conte Valerio Chiericato, cauallier & gentil’huomo honorato di quella città. Hà quefta fabrica nella parte di fotto una loggia dauanti, che piglia tutta la facciata: il pauimento del primo ordine s’alza da terra cinque piedi: il che è ftato fatto fi per ponerui fotto le cantine, & altri luoghi appartenenti al commodo della cafa, i quali non fariano riufciti fe foffero ftati fatti del tutto fotterra; percioche il fiume non è molto difcofto; fi ancho accioche gli ordini di fopra meglio godeffero del bel fito dinanzi. Le ftanze maggiori hanno i uolti loro alti fecondo il primo modo dell’altezze de’ uolti: le mediocri fono inuoltate à lunette; & hanno i uolti tanto alti quanto fono quelli delle maggiori. I camerini fono ancor esfi in uolto, e fono amezati. Sono tutti quefti uolti ornati di compartimenti di ftucco eccellentisfimi di mano di Meffer Bartolomeo Ridolfi Scultore Vronefe;& di pittue di mano di Meffer Domenico Rizzo; & di Meffer Battista Venetiano, huomini fingolari in quefte profesfioni. La fala è di fopra nel mezo della facciata: & occupa della loggia di fotto la parte di mezo. La fua altezza è fin fotto il tetto: e perche efce alquanto in fuori; ha fotto gli Angoli le colonne doppie, dall’una e l’altra parte di quefta fala ui sono due loggie, cioè una per banda; le quali hanno i foffitti loro, ouer lacunari ornati di bellisfimi quadri di pittura, e fanno bellisfima uista. Il primo ordine della facciata è Dorico, & il fecondo è Ionico.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 17 | Prospetto su Piazza Matteotti

piuti da Giovanni Miglioranza portarono Nel 1866-67 Giovanni Bellio ampliava il alla “correzione” di alcuni aspetti della cortile in profondità e realizzava il corpo fabbrica realizzata nel Seicento ritenuti di fabbrica occidentale. Nel 1910 tale non conformi all’idea palladiana, come costruzione veniva collegata a sud al le volte del portico e delle logge (sosti- corpo originario con una saletta pen- tuite dai cassettoni oggi visibili), l’elimi- sile, ampliata nel 1948 nell’ambito di nazione delle sculture dell’atrio e delle opere di adeguamento museale. decorazioni tardoseicentesche delle Un parziale restauro venne effettuato sale. Furono anche chiuse le aperture negli anni Sessanta del Novecento. nel podio che areavano gli scantinati, A partire dal 1998 è stata avviata una con gravi conseguenze per la difesa nuova complessiva campagna di inter- dell’edificio dall’umidità del terreno. venti conservativi, tuttora in corso. 41

18 | Vista del portico 19 | Sala del Concilio degli Dei - Decorazione soffitto

APPARATO DECORATIVO Il portale d’ingresso, situato al centro del portico aperto sulla piazza, reca in som- mità una lapide che ricorda l’ospitalità offerta dalla famiglia Chiericati a papa Pio VI nel 1782. Dall’atrio si accede a sinistra all’ala meridionale costruita nel Cinque- cento, le cui sale conservano le decorazioni realizzate negli anni 1557-58, chia- ramente ispirate ai cicli che ornano il mantovano Palazzo Tè di Giulio Romano. Gli stucchi bianco-dorati presenti nelle volte di tutte le sale dell’ala sono opera di Bartolomeo Ridolfi. La prima sala, rettangolare e di maggiori dimensioni, è detta Sala del Firma- mento; essa reca affreschi di Domenico Brusasorzi. Il riquadro centrale contiene Fetonte guida il carro del Sole e Diana quello della Luna; esso è incorniciato da una complessa trama di comparti affrescati di forma poligonale, e incorniciati da 42 grottesche di Eliodoro Forbicini: le riquadrature maggiori, policrome, contengono immagini delle costellazioni note nel Cinquecento, ricavate da incisioni di Dürer; quelle minori, in monocromo, racchiudono figure classicheggianti tratte da mone- te antiche. La porta meridionale della sala è fiancheggiata da due telamoni bar- buti in pietra, risalenti all’incirca al 1572, che la critica riferisce a Lorenzo Rubini, e che proverrebbero dal distrutto palazzo palladiano Piovene all’Isola. L’adiacente Sala degli Dei, di pianta quadrata, è stata affrescata da Battista Ze- lotti: al centro spicca il Concilio degli Dei; gli ovali in monocromo della volta e le lunette angolari policrome riportano scene mitologiche e le probabili personifica- zioni dei fiumi cittadini, Bacchiglione, Retrone e Astico. A seguire si trova la rettan- golare Sala d’Ercole, di minori dimensioni, con affreschi parzialmente deteriorati relativi alle Storie di Ercole, di incerta attribuzione, incorniciati da grottesche di Eliodoro Forbicini. Le corrispondenti sale dell’ala meridionale situate al piano nobile contengono anch’esse decorazioni cinquecentesche. Si perviene direttamente alla sala me- diana, quadrata, detta delle Virtù, con un fregio che, nella parte superstite, reca nove figure femminili, allegorie delle virtù civili, su sfondo scuro. L’attribuzione dell’affresco è incerta, come avviene anche per le decorazioni della vicina, mag- giore, Sala dei Trionfi, che offre scene guerresche e trionfali, tratte dai rilievi della Colonna Traiana e volute dal figlio di Girolamo Chiericati, Valerio, appassionato di arte militare. Attraverso l’adiacente salone, realizzato nel tardo Seicento e privato nell’Ottocento degli apparati artistici di età barocca, si perviene all’ala settentrio- nale tardoseicentesca, dove permangono alcune decorazioni dell’epoca. UN MANIFESTO DEL RINNOVAMENTO URBANO DI VICENZA Palazzo Chiericati è stato concepito da una maggiore evidenza e monumenta- Palladio con una veste architettonica lità al palazzo. non consueta per una residenza di cit- Molteplici sono i riferimenti storici che tà; si caratterizza, infatti, per la preva- la critica ha individuato quali fonti di lenza dei vuoti del portico e della loggia ispirazione per Palladio, che all’epoca sul pieno del settore mediano del piano della progettazione del palazzo era da nobile, aspetto che conferisce all’edifi- poco reduce dal suo secondo viaggio a cio un carattere aperto e arioso, quasi Roma del 1547: tra esse il Settizonio, da villa marittima antica. edificio a più ordini sovrapposti realiz- Tale configurazione rivela una sapiente zato ai piedi del colle Palatino, le cui ro- interpretazione del contesto ambien- vine rimasero in opera fino alla fine del tale in cui il palazzo sorge: la piazza Cinquecento, da cui deriverebbe l’idea antistante in passato era denominata di configurare il fronte con due ordini di l’“Isola”, per essere delimitata in parte logge, che poi fu ripresa nelle ville-pa- dai fiumi Bacchiglione e Retrone che lazzo di Piombino Dese e di Montagna- proprio davanti a quell’area avevano na; ma anche il portico di Ottavia, per la fino all’Ottocento la loro confluenza, e terminazione laterale con tratto murario costituiva il porto fluviale della città. pieno aperto da un arco, divenuta so- Per la sua particolare posizione, quin- luzione ricorrente nei pronai delle ville di, il palazzo assumeva un importante palladiane (come quella per il fratello di significato urbanistico, quale quinta ar- Girolamo Chiericati a Vancimuglio). chitettonica che avrebbe fatto da sfon- E’ interessante sottolineare, da ultimo, do al principale approdo fluviale alla come la vicenda costruttiva dell’edificio, città, presentandosi come un manifesto in gran parte completato a più di un se- del programma di rinnovamento urbano colo dalla morte dell’autore ma in forme avviato in città con l’attività di Palladio. fedeli al progetto originario, costituisca Così, la scelta di sollevare l’edificio su una prima importante testimonianza un podio, oltre che rispondere all’esi- dell’affermazione, anche in patria, del genza di difendere la costruzione fenomeno culturale del Palladianesimo, dall’umidità del suolo in un punto così che grande risonanza ha avuto per al- 43 prossimo ai fiumi, mirava a conferire meno tre secoli a livello internazionale.

20 | Fronte principale su Piazza Matteotti 44 TOMMASO CEVESE

12 Teatro Olimpico Piazza Matteotti - Stradella del Teatro Olimpico

Il Teatro Olimpico è situato nel settore plasticità delle nicchie a edicola e dalla nord-occidentale del Palazzo del Ter- ricchezza della decorazione scultorea. ritorio. All’esterno il celebre organismo La copertura del proscenio consiste teatrale si presenta come una spoglia in un soffitto ligneo a cassettoni, con e irregolare costruzione posta in fondo specchiatura ottagonale mediana e, all’ampio cortile dell’ex castello, e solo verso le estremità, altre due a forma di giunti al suo interno, dopo un percorso rettangolo a terminazioni semicircolari. articolato, se ne possono ammirare il Dalle cinque aperture del proscenio si valore e la bellezza. irradiano le scene che rappresentano le Lo spazio del teatro, assai complesso sette vie di Tebe (le tre centrali comin- ma insieme estremamente unitario, è ciano dalla porta regia, le altre quattro composto da una cavea semiellittica in- dalle porte minori), e sono costituite da scritta in un rettangolo schiacciato, e da finte quinte architettoniche classicheg- un imponente proscenio rettangolare di gianti riprodotte in forte prospettiva, in minore larghezza che la fronteggia, dai modo da accentuarne visivamente la cui ingressi si dipartono a raggiera sette profondità; anche sul soffitto di copertu- scene lignee prospettiche. ra delle scene è raffigurato il cielo. La cavea lignea, formata da tredici ripi- Committente dell’opera fu l’Accademia di gradoni, è cinta alla sommità da una Olimpica, cenacolo culturale di nobili e loggia corinzia scandita da ventinove artisti, sorto a Vicenza nel 1555 sotto intercolumni, che in corrispondenza ai l’egida di Giangiorgio Trissino, scoprito- punti di tangenza dell’involucro mura- re neglia anni trenta del Palladio. rio perimetrale, ovvero al centro e agli Per l’Accademia Palladio aveva già rea- estremi del circuito semiellittico, appaio- lizzato allestimenti teatrali effimeri, forte no ciechi e scavati da nicchie di forma dei suoi studi dei teatri romani antichi: alternativamente rettangolare e semi- spicca, tra gli altri, il teatro ligneo eretto circolare. Statue sono poste all’interno nel 1561 all’interno del salone della Ba- delle nicchie e sulla balaustra che co- silica, ampliato nel 1562; solo nel 1580 rona in sommità la loggia, in asse con si concretizzava, finalmente, l’occasio- le sottostanti colonne e semicolonne ne di costruire un teatro stabile. corinzie. I due spazi angolari dietro la Del progetto di Palladio rimane solo il 45 loggia ospitano le scale. L’intero spazio foglio RIBA, XIII, 5, che potrebbe ap- della cavea è coperto da un soffitto pia- partenere al gruppo di disegni autografi no, su cui è dipinto il cielo. affidati al figlio di Andrea, Silla, per una Il grandioso proscenio del teatro è pubblicazione mai avvenuta o essere scandito in sette campate da due or- una trascrizione altrui dell’idea palla- dini architettonici corinzi e soprastante diana: il grafico riporta la sezione della attico a pilastrini, ed è aperto al centro cavea e la scenafronte in due versioni, da un’ampia apertura centinata (“porta una delle quali è vicina a quella realiz- regia”), il cui arco irrompe nel secon- zata. L’avvio dei lavori avvenne solo do ordine, e da due porte laterali più nel febbraio 1580, quando l’Accademia strette (“hospitalia”), la cui altezza è ottenne dal Comune la disponibilità invece contenuta nell’ordine inferiore. dell’area dentro il Palazzo del Territorio, Anche nelle versure si aprono piccole nel settore prima occupato dalle prigio- porte, cui si allineano finestre alle quote ni; tuttavia, Palladio morì appena sei dell’ordine superiore e dell’attico. mesi dopo. L’ordine inferiore è costituito da colon- I lavori, già dal 1581, proseguirono sot- ne libere staccate dalla parete e a essa to la supervisione di Silla Palladio; entro collegate dai plinti e dalla soprastante il 1583 erano già completati la cavea e trabeazione aggettante; il secondo ordi- il proscenio. Frattanto, nel 1582 il Co- ne è leggermente più arretrato e meno mune concedeva all’Accademia un’al- sviluppato in altezza. L’intera superficie, tra fascia di terreno per realizzarvi le oltre che dalla potenza delle membratu- scene in prospettiva. L’ideazione, dopo re architettoniche, è impreziosita dalla che nel 1583 si era deciso di inaugu- rare il teatro con la rappresentazione ne centrali era rappresentato un “finto dell’Edipo Re di Sofocle, veniva affidata aere”. Dopo altri interventi seicenteschi, nel maggio 1584 all’architetto Vincenzo nel 1734 il soffitto del proscenio, ormai Scamozzi, che le realizzava agli inizi deteriorato, veniva sostituito da un mo- del 1585, in tempo per lo spettacolo desto tavolato. inaugurale del 3 marzo. In seguito scoppiava una polemica tra Abbastanza controversa risulta essere due opposte fazioni riguardo alla co- la questione della copertura delle varie pertura della cavea, finché nel 1828-29 parti del teatro, considerato che i teatri Giovanni Picutti dipingeva sul soffitto antichi erano scoperti. E’ certo che la un velario; nel 1838 veniva realizzato prima copertura del proscenio fu rea- un finto cielo sopra le scene. Nel 1866, lizzata tra 1588 e 1600, forse a opera a opera di Luigi Dalla Vecchia, il soffitto di Giambattista Albanese e Alessandro dipinto sopra la cavea veniva sostituito Maganza. In alcune stampe del Sei- da un velario di stoffa. cento il palcoscenico appariva coperto Nel 1914, dopo una nuova polemica, su da un soffitto a cassettoni con riquadri progetto di Marco Dondi Dall’Orologio dipinti, mentre sulla cavea e sulle sce- si realizzava sopra il proscenio l’attuale

46 soffitto a cassettoni, con decorazioni di CARATTERI COSTRUTTIVI Umberto Brambilla e dipinti di Ludovico Le strutture murarie del teatro sono Pogliaghi. Contemporaneamente sul in laterizio. La pietra è utilizzata per soffitto della cavea veniva dipinto il finto le basi e i capitelli delle colonne e cielo a opera di Ferdinando Bialetti. delle semicolonne, nonché per le Durante la seconda guerra mondiale le modanature. Le gradinate della ca- scene scamozziane furono smontate e vea sono in legno. poste in un luogo sicuro; il rimontaggio Le scene in prospettiva (le sette vie avvenne nel 1948. di Tebe) sono realizzate in legno e Nel corso dei restauri del 1959-60 ven- stucco dipinti. ne ricavata sotto la gradinata della ca- Le sculture e le statue del proscenio vea una nuova galleria di distribuzione e della loggia soprastante la cavea con annessi servizi, e si praticarono alle sono realizzate con l’utilizzo di ma- estremità della base della cavea due teriali poveri: stucco, ferro, legno, aperture di accesso. Ulteriori interventi malta e stoppa; sono invece in pietra conservativi sono stati compiuti nell’ulti- le statue poste sulla balaustra a co- mo decennio del Novecento. ronamento della loggia.

21 | Vista della scena e della cavea

47 22 | Particolare della scenafronte

APPARATO DECORATIVO Il folto apparato di statue che si affacciano dalla scenafronte e dalla loggia so- pra la cavea propone i ritratti dei membri dell’Accademia Olimpica fondatori del teatro, in veste di antichi eroi classici. Infatti, dopo che nel maggio 1580 una prima delibera dell’Accademia aveva previsto la collocazione di statue simboliche maschili e femminili, nell’aprile 1582 si decideva di porre in opera le effigi dei soci dell’Accademia, a loro spese. Dopo varie vicissitudini il programma iconografico veniva portato a compimento nel 1585, utilizzando anche le figure femminili già realizzate in base alla prima delibera, con la sostituzione di teste virili. Solo in undici statue fu anche inciso il nome del personaggio ritratto. Gli autori delle sculture sono vari; inizialmente operarono artisti locali, succes- sivamente subentrarono artefici più esperti e affermati. E’ certa l’attribuzione a Ruggero Bascapè, di origine lombarda, degli altorilievi collocati nell’attico del- la scenafronte e delle versure, composti da undici riquadri che rappresentano le Fatiche di Ercole, protettore dell’Accademia Olimpica. Nel riquadro centrale dell’attico è il rilievo dello stadio con la corsa delle bighe, insegna dell’Accademia; 48 alla base dell’obelisco è scolpito il nome dell’artista, mentre in alto è riprodotto il motto accademico “HOC OPUS HIC LABOR EST”. La sottostante lastra nera reca la dedica del teatro: “VIRTVTI AC GENIO / OLIMPICOR(VM) ACADEMIA THEATRVM HOC / A FVNDAMENTIS EREXIT / ANN. MDLXXXIIII PALLADIO ARCHIT.” La lastra è sormontata dallo stemma della città di Vicenza, retto da due putti. Al Bascapè sono anche attribuite le due Vittorie che affiancano l’arco della porta regia; inoltre, gli vengono assegnate due delle statue poste nella scenafronte. La critica accosta allo stile e all’elevata qualità dei rilievi dell’attico del proscenio anche le statue poste nelle nicchie centrali della loggia soprastante la cavea, che comunque sembrano essere frutto del lavoro di almeno due artisti. Altre due statue recano le iniziali dello scultore Agostino Rubini: sono le effigi di Pompeo Trissino (scenafronte, primo ordine, seconda edicola da destra) e Vin- cenzo Garzadori (loggia della cavea, prima nicchia da destra). Alcuni studi ipotiz- zano anche l’intervento nel teatro dell’allora giovanissimo scultore Camillo Maria- ni, cui spetterebbero le figurine e gli stucchi delle prospettive scamozziane. Le originarie ventotto statue poste sulla balaustra al culmine della cavea erano già deteriorate a metà Settecento; furono così rimpiazzate dalle attuali, in pietra, a opera di Giacomo Cassetti, negli anni 1751-54; tra i personaggi effigiati compar- ve, finalmente anche se tardivamente, lo stesso Andrea Palladio, posto a fianco del suo mecenate Giangiorgio Trissino nella parte centrale della balaustra. Le figure monocrome affrescate nei risvolti della cavea sono stati attribuiti a Giambattista Maganza il Vecchio e al figlio Alessandro; ma è stato anche fatto il nome di Antonio Fasolo. LA RINASCITA DEL TEATRO ALL’ANTICA La costruzione del Teatro Olimpico infatti, come si desume dai documenti compiva l’aspirazione umanistica, a dell’Accademia Olimpica, egli aveva lungo sostenuta ma mai fino ad allora previsto la collocazione nelle porte solo concretizzata, di realizzare un teatro di scene dipinte, anche perché alla sua stabile ispirato alle grandi strutture tea- morte non era stata ancora acquisita trali dell’antichità classica. Palladio, l’ulteriore area che rendeva possibile che aveva già realizzato allestimenti disporre apparati scenici più sviluppati effimeri per spettacoli e rappresenta- in profondità. zioni, aveva approfondito lo studio degli L’ideazione delle strade in prospettiva antichi teatri romani, a partire da quello (le sette vie di Tebe) è dunque acrivibile vicentino di Berga, del quale alla sua interamente all’opera di Vincenzo Sca- epoca sopravvivevano resti ancor più mozzi, cui si deve, in conseguenza, l’al- evidenti di quelli oggi osservabili, non- largamento delle aperture della scena. ché il teatro romano di Verona, quello di Le quinte architettoniche progettate da Pola, o il teatro di Marcello a Roma. Scamozzi riproducono facciate di edifi- La conoscenza delle architetture teatra- ci pienamente rispondenti alle istanze li di età romana, rischiarata dall’adesio- classiciste dell’epoca, in una succes- ne all’insegnamento di Vitruvio, guidò sione serrata e omogenea che le rende Palladio in quell’esperienza che, per immagine di una città ideale rinasci- collocazione cronologica, rappresenta mentale. In questo modo le scene sca- una sorta di testamento culturale. mozziane, elaborate specificatamente Nell’ideazione palladiana si ricono- per la rappresentazione inaugurale scono, comunque, ulteriori riferimenti del teatro, si rivelarono un’espressione all’architettura romana: basti pensare emblematica e coerente del pensiero all’articolazione della scenafronte, la culturale umanistico nel cui ambito era cui impaginazione è associata dalla maturata l’idea del teatro, divenendo critica allo schema degli archi trionfali così definitivamente parte integrante e a tre fornici, come quelli di Costantino connotante del nuovo spazio architet- e di Settimio Severo, dai quali è tratto tonico. anche il motivo delle colonne libere e Si deve allo Scamozzi anche la pro- 49 staccate dalla parete dell’ordine in- gettazione, a lato del teatro, dell’Odeo feriore. Le porte del proscenio erano Olimpico, previsto come “ridotto” per state pensate da Palladio di dimensio- audizioni musicali e riunioni, e portato ni inferiori rispetto a quelle realizzate; a compimento intorno al 1584.

23 | Vista del proscenio 50

13 Arco delle Scalette Piazzale Fraccon

L’arco fu voluto nel 1595, quindi quindi- La struttura è un arco trionfale a un solo ci anni dopo la morte di Palladio, come fornice tra due coppie di semicolonne riportato nell’iscrizione incisa sull’attico di ordine corinzio su alte basi e attico dal capitano veneziano Giacopo Braga- tripartito da pilastrini. Sull’attico le due din. Venne costruito all’inizio della stra- statue all’estremità dei santi protettori da che conduceva al santuario di Monte Leonzio e Carpoforo e il Leone vene- Berico, subito fuori la porta da Monte ziano al centro, eseguiti da Francesco che si apriva nel borgo Berga in direzio- e Giambattista Albanese. ne della Riviera Berica, probabilmente A fine Seicento vennero chiuse le due sulla base di un disegno palladiano. nicchie negli intercolumni laterali per E’ opinione di molti studiosi che sia ricavarne altre due nell’intradosso stato utilizzato un disegno dell’archi- dell’arco dove vennero collocati l’Ange- tetto eseguito nel 1576 nell’ambito di lo Annunziante e la Vergine Annunziata, un piano unitario formulato da Palladio opere di Orazio Marinali. per il colle, in funzione del rilancio del La struttura è in pietra delle cave vicen- culto mariano, che forse prevedeva, ol- tine, semidura nella parte inferiore e tre all’arco, un percorso processionale tenera in quella superiore. porticato, realizzato poi dal Muttoni nel La scalinata d’accesso ha subito molte Settecento. L’Arco è testimone prezio- manomissioni. In origine era formata da so dell’attività del Palladio quale allesti- 12-13 scalini larghi come l’arco e con tore di percorsi trionfali su precise re- poggioli laterali, successivamente la miniscenze di romana classicità: infatti larghezza è stata ridotta alla sola aper- costituisce l’inizio di quella che fino al tura del fornice e accorciata a causa secolo XVIII era la principale via di ac- del progressivo innalzamento del livello cesso, tramite la lunga gradinata delle stradale. “scalette”, al frequentatissimo Santua- L’arco è stato quasi completamente rio della Madonna di Monte Berico. ricostruito, utilizzando il più possibile il Il progetto di Andrea Palladio venne rea- materiale originario, a seguito dei danni lizzato nel 1595 con sostanziale fedeltà, subiti durante un’incursione aerea du- probabilmente dagli stessi Albanese. rante la Seconda Guerra Mondiale. 51

24 | Le scalette di Monte Berico 52

14 Palazzo da Monte Contrà S.Corona, 9

La datazione e la paternità palladiana di figurate, e dal cornicione. Recenti fonti questo palazzo restano ancora incerte. archivistiche confermano la costruzione Si riconduce la datazione all’inizio degli del palazzo entro il 1550-1554. I lavori anni Quaranta, anche se rimane aperta di completamento devono comunque l’ipotesi di un’esecuzione tarda, basata essersi prolungati fino alla data ripor- su di un disegno giovanile del maestro. tata in facciata. Recenti critiche affer- L’edificio si trova di fronte alla chiesa mano che questa datazione potrebbe di S. Corona, all’angolo tra la contrà riferirsi alla decorazione interna o a una omonima e contrà S. Stefano, dove la data importante per il committente. famiglia Da Monte aveva delle proprie- Cosa certa è che alcune scorrettezze tà. L’iscrizione sulla fascia marcapiano, compositive ed esecutive escludono sopra il portale, porta il nome di Battista un coinvolgimento diretto di Palladio Da Monte e la data 1581. nella realizzazione dell’opera, quali la I caratteri stilistici e compositivi della spaziatura irregolare dei triglifi e delle facciata presentano molte analogie con metope, la discordanza tra le basi dei i disegni giovanili di Palladio. pilastrini della serliana con quelle delle Si potrebbe trattare, dunque, di un’ope- lesene, la mancanza delle modanature ra degli anni quaranta quando l’architet- nei piedistalli, la non corrispondenza tra to sperimentava il tema della serliana le cornici della serliana e quelle delle al- ed era fortemente influenzato dall’ar- tre finestre. Nell’Ottocento l’edificio ha chitettura bramantesca e raffaellesca a subito alterazioni per mano di Tomma- seguito del primo viaggio a Roma nel so Becega che ha apportato una mo- 1541. Il modello compositivo è quello difica nella distribuzione dei piani e ha adottato in quegli anni in palazzo Ci- realizzato nuove aperture. Forse risale vena. a questo periodo l’applicazione dell’in- L’edificio si sviluppa su due piani, il pia- tonaco bugnato, oggi non più visibile, al no terra con con un portale centinato, piano terra, nonché l’eliminazione delle una fascia marcapiano lo separa dal cornici alle finestre. piano primo contraddistinto da quattro Nel corso dei lavori di restauro degli coppie di lesene tuscanico-doriche che anni Settanta del Novecento sono inquadrano le due porte-finestre ai lati e emersi degli affreschi nella stanza di 53 la serliana centrale. L’edificio è conclu- destra del piano terra e in alcuni am- so da un fregio dorico, con metope non bienti del piano superiore.

25 | Particolare della serliana 54

15 Palazzo da Schio Contrà S.Marco, 39

Verso il 1560 Palladio progetta la faccia- tabande di tre conci ad incastro sopra ta per la casa del nobile vicentino Ber- le finestre degli ammezzati, fasce piatte nardo Schio, dottore in giurisprudenza e sotto i davanzali delle finestre collegate stimato magistrato di Vicenza. E’ proba- con le imposte dell’arco del portone. bile che dopo la morte del committente il Al piano primo colonne corinzie incas- cantiere abbia subito una lunga battuta sate, alte finestre a balaustra e fasce d’arresto e che i lavori siano stati ripresi ricorrenti lungo la parete a legare le loro dal fratello Fabrizio nel 1574-75. L’edifi- basi e i davanzali intersecanti i fusti del- cio è situato in posizione periferica, lun- le colonne nonché i fioriti capitelli corinzi go la via principale del borgo di Pusterla, con la trabeazione superiore modiglio- a nord di Vicenza. I terreni dei Schio si nata ripiegata sopra ogni colonna. estendevano sul retro dei fabbricati fino Trattandosi di una facciata adattata a al fiume Bacchiglione. Il palazzo non una struttura preesistente gli elementi risulta pubblicato nei Quattro Libri, né risultano un po’ compressi nella fac- sono pervenuti disegni autografi, tutta- ciata, per cui se gli elementi dell’ordine via l’attribuzione a Palladio è accettata corinzio seguono le regole del trattato dalla maggioranza degli studiosi ed è palladiano, le basi delle semicolonne confortata dalla presenza tra i beni dello sono costrette a invadere il bugnato Schio di “un desegno del Paladio della sottostante. Originariamente la trabe- casa de Pusterla”. azione doveva essere interrotta da tre L’attribuzione dell’edificio nella sua finestre che illuminavano il sottotetto. interezza appare comunque accolta Nella prima metà dell’Ottocento queste da Muttoni, da Temanza e ribadita da aperture sono state chiuse e secondo Bertotti Scamozzi. L’esame della fabbri- alcuni critici gli interventi ottocenteschi ca rivela però l’assoluta indipendenza avrebbero snaturato gli interni del palaz- del prospetto dalla pianta. Palladio fa zo. Il palazzo è un interessante esempio qui ricorso allo schema compositivo di di ristrutturazione in forme tipiche del palazzo Caprini del Bramante con la classicismo palladiano su una fabbrica sovrapposizione di un ordine sul piano preesistente. L’impronta del Palladio si terra bugnato. Il prospetto attribuito al può riconoscere non solo nei capitelli maestro è di limitate dimensioni ma di corinzi e nelle balaustre dei poggioli ma 55 grande monumentalità. anche nell’impostazione generale, nella Si tratta di un palazzo a due piani con modulazione dei rapporti tra piano terra robusto bugnato al pianterreno, eleganti e primo, nella disposizione delle pietre ventagli sopra le finestrelle del semin- delle bugne al piano terra e nella stesu- terrato e sopra l’arco del portone, piat- ra della trabeazione.

26 | Particolare della facciata 56

16 Casa Cogollo Corso Palladio, 167

La casa sorge all’estremità orientale di un arco ornato da due mezze colonne corso Palladio, nei pressi della salita di ioniche, che sono fiancheggiate da due Santa Corona. nude porte delimitate superiormente Se tradizionalmente il piccolo edificio da una cornice, a sua volta sormontata era ritenuto casa del Palladio, in se- da un riquadro cieco. Al piano nobile si guito è stato accertato che la casa fu in elevano invece due mezzi pilastri corin- realtà abitazione del notaio Cogollo. zi scanalati, che racchiudono un largo Pietro Cogollo, originario dell’omonimo riquadro cieco, preparato in origine per paese dell’alto vicentino, a seguito della dipingervi un grande affresco. Ai fianchi domanda presentata nel 1559 al Consi- di tale riquadro sono aperte due alte fi- glio dei Cinquecento per ottenere la cit- nestre con balaustre, legate al riquadro tadinanza vicentina, venne obbligato a centrale dalle modanature dei davanza- sistemare degnamente entro tre anni la li. La facciata è conclusa da un alto at- facciata della sua nuova casa. La data tico illuminato da due finestre quadrate di costruzione viene fatta risalire intor- sopra quelle sottostanti e da un rilevato no al 1566. I critici limitano la presenza cornicione dentato. Entro tutte le super- del Palladio al progetto del prospetto: la fici libere della facciata erano presenti facciata purissima, la parete tra le lese- affreschi eseguiti da Gian Antonio Fa- ne corinzie, la gabbia e il plastico rilievo solo probabilmente intorno al 1567. dei fusti, sono elementi facilmente ri- Già sul finire del Settecento era però conducibili al linguaggio stilistico dell’ul- evidente il deperimento di questa deco- tima fase palladiana. Non sono perve- razione. Resta del Fasolo il fregio sotto nuti disegni autografi del Palladio, ma il il soffitto della sala del primo piano verso fatto che presenti una geniale soluzione la strada. Una radicale ristrutturazione architettonica la riconduce all’architetto, dell’ala settentrionale venne compiuta del resto sarebbe arduo individuare nella seconda metà del Settecento dai nell’ambiente vicentino di quegli anni Faccioli, probabilmente sotto la direzio- un altro artista capace di una così felice ne di Enea Arnaldi. soluzione architettonica. Di questo periodo sono anche la rea- Casa Cogollo è un edificio rinnovato lizzazione dello zoccolo e i tre gradini sui modi tipici del classicismo cinque- sotto al portico, a seguito dell’abbassa- 57 centesco, inserito entro un contesto mento della quota stradale, l’oculo ova- urbanistico preesistente senza solu- le e la piccola porta architravata nella zione di continuità. Il piccolo edificio parete di fondo del portico, i due fornici è composto da una breve facciata a minori ai lati dell’arcone che precede il due piani e piano attico. L’alzato della cortile e il pavimento di quest’ultimo in facciata comprende, al piano terreno, trachite.

27 | Particolare della facciata 58

17 Chiesa di Santa Maria Nuova Contrà Santa Maria Nuova

Nel 1578 Ludovico Trento dispose nel scono le pareti interne ricordano i pro- testamento che venisse eretta questa spetti della Loggia del Capitaniato. chiesa annessa al convento delle mo- Si tratta di una chiesa a unica navata nache agostiniane di Santa Maria Nuo- scandita da semicolonne corinzie di or- va fondato nel 1539. dine gigante. E’ molto probabile che la chiesa sia Il soffitto è a lacunari lignei e cornici a frutto di un progetto palladiano redatto stucco sopra gli archi entro semicolon- intorno al 1578 e realizzato, dopo la ne. morte di Palladio avvenuta nel 1580, a I dipinti dei lacunari del soffitto, sono opera del capomastro Domenico Grop- oggi dispersi. pino, il cui nome appare invece nei do- La chiesa presenta una facciata tetra- cumenti. Questa ipotesi può essere av- stila con colonne corinzie addossate e valorata dal fatto che nel 1583 Montano conclusa da frontone triangolare. Barbarano, committente del palazzo Rappresenta l’unica fabbrica religiosa, palladiano in contra’ Porti, destina una esclusa la cappella Valmarana, proget- notevole somma di denaro alla costru- tata da Andrea Palladio ed edificata a zione della chiesa del monastero che Vicenza. accoglie le sue due figlie, e Domenico Il disegno degli elementi architettonici Groppino risulta essere il costruttore di della facciata è tipicamente palladia- fiducia di Montano. no, particolare ma ben riuscita risulta E’ certo che, nel 1600 appariva già l’interruzione della trabeazione in corri- completata, sebbene esistano le prove spondenza dell’arco. della fragilità delle sue strutture. Lo spazio interno ricorda la cella del L’esame morfologico dell’opera verifica tempio antico, è evidente la somiglian- l’attendibilità della paternità di Palladio, za del disegno di quello di Nimes che durante il suo ultimo periodo. Palladio pubblica ne I Quattro Libri. Dell’architetto, a due anni ormai dal- La chiesa era arricchita da tele dei la morte, si colgono infatti alcuni tratti Maganza, di Andrea Vicentino, di Pal- inconfondibili: la facciata ripropone lo ma il Giovane, di Maffei e di Carpioni, schema pensato dal Palladio per la opere in parte disperse a seguito della chiesa di San Francesco della Vigna a sconsacrazione della chiesa in epoca 59 Venezia, i colonnati corinzi che scandi- napoleonica.

28 | L’interno 60

18 Loggia Valmarana Giardino Valmarana-Salvi

L’opera fu voluta da Leonardo Valma- cui era legato da rapporti di amicizia. rana, il cui nome si legge nell’iscrizione La data 1592 riportata sulla trabeazione sull’architrave della loggia. potrebbe così riferirsi all’anno di apertu- E’ attribuita a Palladio, ma non sono ra al pubblico del Giardino da parte di pervenuti documenti che testimoniano Leonardo Valmarana. la paternità, nè i tempi e le modalità di Si eleva sulle acque della Seriola nel realizzazione. punto in cui il corso d’acqua, provenen- E’ situata all’interno del giardino Val- do da occidente piega verso meridione. marana-Salvi i cui lavori iniziarono nel Nel lato posteriore la loggia ha tre stan- 1556. ze che si saldano alle mura scaligere. Nel 1563 risulta censita la casetta retro- Il fronte esastilo della loggetta, che pog- stante la loggia. gia su arconi sorretti da robusti pilastri, Sulla base di tali vicende, di recente do- è scandito da colonne doriche in cinque cumentate, sono state proposte un’an- intercolumni architravati e risulta coro- ticipazione della data di costruzione da- nato da un frontone triangolare sui tre gli anni Novanta agli anni Sessanta del centrali, il mediano dei quali più ampio. Cinquecento, e l’attribuzione a Paolo La loggetta testimonia il precoce influs- Antonio Valmarana, che si sarebbe ispi- so esercitato dal magistero palladiano rato a un disegno ritenuto del Palladio sull’ambiente culturale di Vicenza.

29 | Vista dalla Roggia Seriola

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19 Palazzo Garzadori Contrà Piancoli, 10-12

Il progetto per l’edificio venne commis- gigante. All’interno dell’intercolumnio sionato da Giambattista Garzadori, che centrale, si trova un apparato celebra- di fatto rinnovò e sopraelevò un edificio tivo, costituito da due finestre-porte che preesistente. affiancano una nicchia con la statua raf- Il cantiere era già in atto nel 1545 e ne- figurante Girolamo Garzadori, sormon- gli anni 1554-55 i lavori erano arrivati tato da frontone triangolare spezzato al coperto. al centro per accogliervi lo stemma dei La morte del committente, avvenuta nel Garzadori fregiato dall’aquila imperiale. 1567, annullò il rapporto anche se era Quest’ultima venne rimossa nell’Otto- già stata costruita almeno una prima cento. parte entro il 1564. Venne completato Negli intercolumni minori vi sono due più tardi da Gerolamo Garzadori. porte finestre, analoghe a quelle cen- La Pianta Angelica (1580) rileva chiara- trali, ma con frontoncino curvilineo. mente il palazzo ultimato. Sulle lesene poggia la robusta trabea- Si tratta di un edificio a due piani e sot- zione nel cui fregio si legge l’iscrizione totetto: il piano terra, caratterizzato da “HIERONIMUS GRATIANUS INSTAU- un bugnato gentile fino alla fascia mar- RAVIT AETATIS SUAE LXXI”. capiano, presenta al centro due portoni Rappresenta insieme a palazzo Poia- a tutto sesto con capitelli sporgenti a na un esempio caratteristico delle so- fascia liscia e a lati due finestre rettan- luzioni palladiane per i palazzi di città, golari strette e ad arco ribassato. impostate sul piano terra a bugnato e I piani superiori sono compresi entro in- un soprastante ordine gigante che ab- telaiature di lesene composite d’ordine braccia primo e secondo piano.

30 | Particolare della facciata

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20 Cupola della Cattedrale Via Cesare Battisti

La cupola sovrasta l’abside della Cat- mento del corpo absidale, il tamburo tedrale. La vecchia Cappella Maggiore esadecagonale articolato da semplici della Cattedrale era stata demolita nel paraste angolari, la cupola emisferica 1482 per realizzarne una nuova, su e la lanterna dal profilo curvilineo, con progetto di Lorenzo da Bologna. cupoletta anch’essa emisferica. L’impresa, avviata dopo il 1501, fu a Sono evidenti le analogie con quelle lungo interrotta; nel 1538 la tribuna ri- di altri edifici sacri palladiani: da quelle sultava ancora incompleta e nel 1540 delle chiese veneziane di San Giorgio era stata approntata una copertura Maggiore e del Redentore a quella del provvisoria. tempietto di villa Barbaro a Maser. Solo nel 1557 venne affidato l’incarico Sulla sommità della struttura venne a Palladio, il cui progetto fu eseguito in posta in opera in un primo momento due fasi: nel 1558-59 si impostarono il una semplice croce metallica successi- cornicione e il tamburo, tra il 1564 e il vamente sostituita da un angelo dorato 1565 vennero erette la cupola e la lan- con le ali spiegate, abbattuto da un ful- terna. mine nel 1620. Nulla si conosce del progetto palladia- La cupola, a doppia calotta, è in mu- no. Si sa solo che dal 1558 Palladio ratura con l’estradosso, la lanterna e il venne pagato per i lavori del tamburo e cupolino coperti da lastre di rame. della cupola, assieme al figlio Marcan- La realizzazione si propone come con- tonio che spesso lo sostituiva a causa creta esemplificazione del modello idea- dei numerosi impegni. le di cupola di concezione palladiana, L’intervento palladiano per il compi- ispirata alla cupola del Pantheon o a mento dell’abside della Cattedrale quella da lui immaginata per il tempio comprende il cornicione di corona- del divo Romolo.

31 | La cupola vista da Piazza Duomo

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21 Porta Nord della Cattedrale Contrà Lampertico

Il portale si trova lungo il fianco nord architravata si ricollega ad altre elabo- della Cattedrale. Il vano d’accesso del razioni palladiane, in particolare alla portale venne aperto intorno al 1563, facciata della Chiesa di San Pietro in per volontà del canonico Paolo Alme- Castello a Venezia. rico, per il quale Palladio progettò la L’attribuzione al Palladio è stata di- Rotonda, in corrispondenza della cap- battuta dalla critica, sebbene anche pella di S. Giovanni Evangelista, che il Barbieri, tra i più scettici, ammetta dal 1482 ospitava il Santissimo che in che possa trattarsi dell’esecuzione di questa occasione venne trasferito nel- un progetto autografo da parte di mae- la vicina cappella dei S.S. Simone e stranze come Pietro da Nanto o il Grop- Giuda. E’ costituito da un’intelaiatura a pino; in questo caso, però, la datazione edicola inquadrata da lesene corinzie e si posticiperebbe attorno al 1570. Alla coronata da trabeazione con iscrizione volontà dell’esecutore si devono certa- nel fregio, entro la quale si apre il vano mente gli inopportuni inserti decorativi architravato, con cornice retta da due disposti nella fascia compresa tra i due modiglioni a voluta. Il portale e i capi- capitelli. telli sono in pietra di Vicenza, i pilastri Nell’Ottocento vennero alterate le mi- in muratura. sure della porta con il prolungamento La soluzione di una porta architrava- della parte inferiore a causa dell’abbas- ta inserita in una struttura a sua volta samento del livello stradale.

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32 | Vista del Portale sul fianco nord della Cattedrale di Vicenza 68

22 Palazzo Capra Corso Palladio angolo Piazza Castello

Commissionato dal conte Giovanni Ai lati si trovano semplici finestre: due Almerico Capra, rientra tra le opere per parte rettangolari al piano terra, giovanili di Andrea Palladio, è infatti da- due per parte con timpani triangolari al tabile tra il 1540 ed il 1545. primo piano, due quadrate nell’ammez- Le vicende costruttive sembrerebbero zato superiore. concludersi solo nel 1567 quando risul- Nel secolo XVII la famiglia Piovini in- ta proprietario il giureconsulto Antonio nalzò la residenza di piazza Castello Capra, come si legge nel fregio. su progetto di Antonio Pizzoccaro e la Si tratta di un palazzo a tre piani con fabbrica palladiana subì un drastico ri- semplice facciata senza intelaiatura di ordino interno che distrusse l’impianto ordini. Al centro un portale inquadrato originario. da lesene ioniche è concluso sulla tra- Il palazzo rappresenta assieme a pa- beazione da un balcone con balaustri lazzo da Monte un esempio tipico di su cui affaccia una trifora a lesene co- progettazioni giovanili palladiane nella rinzie, anch’esse scanalate, con sovra- fase iniziale di studi relativi al tema del stante timpano triangolare. palazzo di città.

33 | Prospetto su Corso Palladio

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23 Cappella Valmarana Contrà Santa Corona

La cappella venne progettata nel 1576 ciera; quattro lesene corinzie, piegate a da Palladio per Antonio Valmarana. libro, si trovano agli angoli dello spazio La volontà di erigere una cappella per centrale e reggono una cornice moda- il ramo della sua famiglia, detto “del nata. Tutto il perimetro della cappella Giardino”, facente capo a Giovanni è legato, a diverse quote, da fasce di Alvise sostenitore e committente di pietra: la prima, dal basso, che riprende Palladio in più occasioni, è esplicita- l’altezza delle basi, la seconda in cor- ta nel testamento del nobile vicentino rispondenza della mensa dell’altare, scritto nel 1575, l’anno precedente alla l’ultima all’altezza del collarino delle morte. Il monumento venne realizzato semicolonne dell’altare. solo nel 1597 dal fratello Leonardo, che Le tessiture murarie e i fusti delle para- nel 1613 disponeva di venire sepolto ste sono in laterizio, mentre le basi e i in questa cappella, dedicandola a San capitelli sono in pietra. Giacinto. Il fatto che sia Leonardo l’ese- L’altare dovrebbe essere pure disegno cutore materiale delle volontà del fratel- del Palladio, forse fu eseguito dagli lo è provato da due iscrizioni presenti scultori vicentini Albanese. La luce nella cappella con la datazione 1597, entra da quattro oculi rotondi e da due una nel fregio piatto della trabeazione, finestre laterali aperte sul fondo delle l’altro nella lapide presente nel pavi- absidi. Originale il pavimento cinque- mento. I Valmarana avevano avuto in centesco in cotto bicromo. concessione la cripta sotterranea della La cappella, ispirata ai monumenti fu- Chiesa di Santa Corona sin dalla sua nerari romani, presenta molte analogie costruzione, avvenuta nel 1482. con quelle della chiesa del Redentore A nobilitare il luogo era la presenza a Venezia. L’impronta palladiana è nella cripta della reliquia della Sacra evidente nell’articolazione dello spazio Spina. Qui Palladio, pur avendo a di- della cappella, dilatato dalle due absidi sposizione uno spazio limitato, seppe laterali secondo un’impostazione rigo- creare un’opera monumentale. rosamente geometrica, e nell’eleganza La cappella è costituita da uno spazio dell’edicola con timpano triangolare, di biabsidato, coperto da una volta a cro- notevole valore architettonico. 71

34 | Interno della cappella 71 04 Palladio nel Veneto: le 24 ville in 8 itinerari

TRENTINO

I Itinerario

LUGO DI VICENZA

A31 MONTECCHIO PRECALCINO

CALDOGNO BOLZANO A22 IV Itinerario VIC.NO VICENZA QUINTO VIC.NO SAN PIETRO GRUMOLO DELLE IN CARIANO ABBADESSE

72 VERONA PADOVA A4 SAREGO

AGUGLIARO III Itinerario POIANA MAGGIORE

MONTAGNANA

II Itinerario A13

LOMBARDIA ROVIGO FRATTA POLESINE

VIII Itinerario EMILIA ROMAGNA VENETO

A23 FRIULI

A27

VII Itinerario

V I tinerario MASER

A4

CESSALTO

VEDELAGO TREVISO

PIOMBINO DESE

VENEZIA 73 A4 A MIRA

III Itinerario MARE ADRIATICO VI Itinerario

ROVIGO

VIII Itinerario I I TI NERARI O: l’alto vicentino

La partenza avviene dal territorio comunale di Vicenza, dove in località Cricoli sorge Villa Tris- sino (1537), nel cui cantiere l’allora giovane scal- pellino Andrea della Gondola venne “scoperto” dall’intellettuale Giangiorgio Trissino. Da Cricoli il percorso prosegue verso nord lungo la strada provinciale n° 248 “Marosticana”, dalla quale si devia a sinistra in direzione di Caldogno. Qui, in prossimità del centro della località, si trova Villa Cal- dogno (1542), ora di proprietà dell’Amministrazione comunale del luogo, che ne utilizza gli spazi per scopi culturali, mostre e attività associative. Si perviene alla terza tappa ritornando sulla strada “Marosticana” e uscendo più avanti per Montecchio Precalcino. In prossimità dell’ingresso del paese, si trova Villa Forni Cerato (post 1564), abile riadat- tamento di una piccola costruzione compiuto per un committente di estrazione borghese. Da Montecchio Precalcino si può, eventualmente, compiere una deviazione per Molina di Malo, dove si trovano i colossali fusti in mattoni di dieci colonne, con base in pietra, che costituiscono l’unica parte, posta in opera nel 1572, della grandisosa Villa Por- to (non inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale), progettata nel 1570 per Iseppo Porto e interrotta dopo la morte del proprietario alcuni anni dopo. Si perviene alla successiva tappa dell’itinerario da Molina lambendo la città di Thiene, ovvero da Mon- tecchio Precalcino spostandosi verso Breganze, e raggiungendo il colle di Lonedo, sopra il paese di . Qui, in posizione elevata e pano- ramica, sorgono in successione Villa Godi (1537), opera con la quale Palladio esordì quale architetto di ville e Villa Piovene (dal 1539), emergente al ter- 74 mine di una monumentale scalinata che sale dal bel portale settecentesco. Da Lonedo si ritorna a Breganze e, percorrendo la strada che lambisce la fascia collinare pedemon- tana, si raggiunge Bassano del Grappa. All’entrata della città si devia verso Angarano, dove si incontra Villa Angarano (1548), una delle prime opere in cui si attua il concetto di villa fattoria concepita da Pal- ladio come organismo architettonicamente unitario. A Bassano del Grappa è anche visitabile il ponte ligneo sul fiume Brenta (non inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale), anche come “Ponte degli ” che, dopo la distruzione nel 1567 a causa di una piena, venne ricostruito su progetto di Palladio del 1569. Il ponte è stato ricostruito altre due volte, l’ultima a seguito della distruzione opera- ta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, conformemente al disegno palladiano. ALTOPIANO DI

Villa Angarano

BASSANO SALCEDO DEL GRAPPA

Villa Piovene LUGO DI VICENZA Villa Godi

SPVIII NOVE

SP63

BREGANZE

SP63

SP248

MONTECCHIO PRECALCINO Villa Forni Cerato

BRESSANVIDO

DUEVILLE USCITA FONTANIVA CARMIGNANO DI BRENTA

SP248 75

CALDOGNO MONTICELLO Villa Caldogno CONTE OTTO A31 GRANTORTO BOLZANO SP41 VIC.NO SS53

USCITA GAZZO VICENZA NORD

SP248 QUINTO VIC.NO

Villa Trissino Trettenero

VICENZA

STAZIONE TORRI FERROVIARIA DI QUARTESOLO CAMISANO SP34 A4 USCITA GRUMOLO VICENZA EST SR11 DELLE USCITA ABBADESSE VICENZA OVEST 76

1 Villa Trissino Trettenero Strada Marosticana, 6 loc. Cricoli - Vicenza

La villa sorge ai margini dell’espansio- appartamenti disposti sui fianchi della ne urbana settentrionale di Vicenza, nel villa, e formati dalla sequenza di tre mezzo di una vasta area agricola, pros- sale di pari larghezza ma di diversa pro- sima all’alveo del fiume Astichello, che fondità (rettangolare lunga, quadrata e include anche dei rustici. rettangolare corta). L’edificio è costituito, a seguito delle Villa Trissino è l’unico edificio appar- diverse trasformazioni intervenute nel tenente al sito riconosciuto dall’UNE- corso della sua storia, da un blocco SCO in cui Andrea della Gondola non parallelepipedo a due livelli, chiuso risulta intervenire come architetto, ma agli angoli da torrette rettangolari più assume rilevanza in quanto il commit- elevate, che si ergono su uno zoccolo tente dell’intervento è quel Giangiorgio a scarpa, e mostrano sui fronti esterni Trissino, personaggio di spicco nel pa- tre finestre rettangolari allineate lungo norama culturale di Vicenza dell’epoca, un asse verticale. grazie al quale il giovane scalpellino fu Il fronte principale, rivolto a sud-ovest, introdotto allo studio di Vitruvio e alla presenta tra le due torrette un settore conoscenza dell’architettura classica, centrale a due ordini, ciascuno dei quali assunse il colto soprannome di “Palla- è scandito da lesene in cinque partiti ar- dio”, e ottenne protezione e sostegno chitettonici, dei quali i tre centrali sono adeguati per emergere come architetto più ampi di quelli d’estremità. L’ordine di talento e di cultura. inferiore, ionico, si caratterizza per un La villa, da poco realizzata in forme portico a tre arcate aperte nei partiti tardogotiche con le due torrette in fac- centrali, ed è concluso ai due estremi ciata, era stata acquistata nel 1482 da da piccole finestre ad arco con sopra- Gasparo Trissino, padre di Giangiorgio. stanti oculi circolari. Le lesene, a questo Questi, ereditato il bene, promosse nel livello, sono scanalate, si sviluppano su 1537 un suo rinnovamento in chiave alti plinti e reggono una trabeazione classica, con l’inserimento del doppio con fregio liscio. ordine in facciata, del quale è stato ri- L’ordine superiore, corinzio, reca fine- tenuto anche l’ideatore. stre in asse con le sottostanti arcate Più plausibile appare l’ipotesi dell’at- (con frontone circolare quella centra- tribuzione dell’intervento a Sebastia- le, triangolare le due laterali), mentre no Serlio, per via del carattere aulico i due partiti estremi ospitano nicchie dell’impaginazione proposta, ispirata con statue. La cornice della trabeazio- alla raffaellesca Villa Madama, non ne presenta una fascia a dentelli e, in riconducibile alle capacità del Trissi- sommità, protomi leonine in asse con le no, dilettante di architettura, né allo lesene. Nelle torrette della facciata, tra stesso Palladio, non ancora dotato a 77 il secondo e il terzo livello, sono posti quella data di una matura conoscenza stemmi lapidei. ed esperienza del linguaggio classico. Il settore centrale del fronte posteriore Un’incisione contenuta nel Quarto Li- è scandito da tre assi di aperture ret- bro del Serlio ripropone una scansione tangolari distribuite su tre livelli; le aper- analoga a quella di villa Trissino, non ture dei prospetti laterali, invece, sono solo negli elementi architettonici ma disposte in modo asimmetrico. A diffe- anche nei rapporti proporzionali, con le renza della facciata, gli altri tre fronti due campate estreme più strette delle non presentano alcuna articolazione tre centrali; pertanto è probabile che architettonica. il Serlio, presente in Veneto in quegli La scansione della facciata corrisponde stessi anni, abbia fornito il disegno, all’impianto planimetrico, che nel setto- poi realizzato, con alcune discrepanze re centrale è definito dalla successione esecutive di dettaglio, da maestranze lungo l’asse mediano della loggia, del locali. L’intervento, di portata limitata, vestibolo (fiancheggiato da vani minori) risulta concluso nel 1538. e di una sala rettangolare trasversale, Negli anni 1798-1804, a opera dell’ar- da cui si accede lateralmente ai due chitetto Ottone Calderari, esponente di spicco di una rinnovata tendenza neo- stimonianze dell’edificio gotico. Inoltre, palladiana in città, furono eliminate le fi- furono sopraelevate le estremità del nestre gotiche del fronte posteriore e si prospetto posteriore, per simulare due regolarizzò la pianta e la distribuzione torrette analoghe a quelle di facciata. delle aperture. Nel corso della campagna di restauri re- A partire dal 1898, per volontà del conte centemente effettuata, sono stati ritro- Sforza della Torre, furono eliminati un vati dentro una porta tamponata alcuni camino, decorazioni pittoriche e stipiti resti (colonnina e capitello tardogotici) di porte che costituivano le ultime te- forse appartenuti al camino demolito.

CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura muraria è in laterizio. Anche la loggia è realizzata in laterizio con finitura a intonaco. Sono in pietra gli stemmi in facciata e le cornici delle finestre trasformate in età ottocentesca.

35 | Particolare della loggia

78 36 | Prospetto principale

37 | Prospetto settentrionale

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2 Villa Caldogno Via Zanella, 1 - Caldogno (VI)

La villa, attualmente di proprietà del la villa è assegnata dalla critica a Palla- Comune di Caldogno, è situata in adia- dio, per via della vicinanza, nell’impo- cenza al muro di cinta posto a margine stazione della facciata, con altre opere della strada che conduce, appena più del maestro, particolarmente villa Sa- avanti, al centro del paese. raceno a Finale di Agugliaro, che dif- L’edificio si presenta come un blocco ferisce solo per l’assenza del bugnato, squadrato, sui cui fronti fasce mar- ma anche villa Zeno a Cessalto e villa capiano e marcadavanzale continue Pisani a Bagnolo. Sono state altresì in- evidenziano la tripartizione verticale in dividuate corrispondenze con un dise- un piano nobile rialzato, un seminterra- gno di studio per villa Poiana, nel quale to e un livello sottotetto. Sul prospetto alcuni dettagli della facciata, come il principale, rivolto a sud, risalta la parte risalto del partito centrale, le cornici mediana in lieve aggetto, aperta da una delle finestre laterali di entrambi i livelli, loggia a tre arcate riquadrate da bugne l’articolazione del basamento e perfino rustiche, cui si accede da una scala a la forma della scala d’accesso richia- pianta poligonale, e coronata, al di so- mano le forme realizzate a Caldogno. pra della fascia dell’attico, da un fronto- La cronologia della villa e l’identificazio- ne con un foro a losanga. Nei due partiti ne del committente sono state a lungo laterali si dispongono lungo un asse le dibattute. La ricerca storica ha alla fine aperture del seminterrato, le finestre individuato il promotore dell’opera in rettangolari con cornice e cimasa del Losco Caldogno, che aveva acquisito piano nobile, e le finestrelle quadrate, nel 1541, per via di complessi passaggi pure incorniciate, del sottotetto. Analo- ereditari e divisori, la proprietà del fon- ghi gruppi di aperture si ripetono, per do. L’assenza di un’adeguata residenza cinque volte, sui fianchi dell’edificio. dominicale in tale fondo, nel quale tutta- Il fronte settentrionale posteriore pro- via preesistevano fabbricati che posso- pone nel partito centrale un’impagi- no aver condizionato l’esecuzione della nazione simile a quella della facciata, villa palladiana, rende possibile datare ma le tre arcate si riducono a semplici il progetto a partire dal 1542, sebbene inquadrature di altrettanti vani (una le analogie con villa Saraceno indur- porta centrale e due finestre laterali) rebbero a fissare l’intervento intorno al sormontati da oculi; manca, inoltre, la 1548. Un aumento dell’estimo registra- cornice bugnata. Il prospetto appare to tra il 1554 e il 1564 lascia intendere alterato dalla successiva apposizione che il fabbricato fu completato nel corso di due torrette quadrate alle estremità, di tale decennio. La villa risulta certa- che accolgono le scale, e di un’ampia mente abitabile nel 1567. terrazza antistante. Infine, per iniziativa di Angelo Caldo- 81 L’interno, accessibile dalla loggia sul gno, figlio ed erede di Losco dopo la cui lato interno si ripete il motivo delle morte nel 1564, la villa fu affrescata tre arcate bugnate, è dominato dall’am- all’interno, tra il 1569 e il 1570, a opera pio salone passante, ai cui lati si apro- di Giovan Antonio Fasolo e, in parte, di no, attraverso porte con cimasa a toro, Giovan Battista Zelotti. A tale evento fa due appartamenti, ciascuno composto riferimento l’iscrizione “ANGELUS CA- da tre stanze in sequenza, delle quali LIDONIUS LUSCHI FILIUS MDLXX”, quella intermedia, di lunghezza minore riportata sulla cornice marcapiano al di rispetto alle due sale rettangolari ango- sopra della loggia della facciata. lari, si differenzia alquanto nelle dimen- L’apparato decorativo interno fu ulterior- sioni; quella orientale, ulteriormente mente arricchito a metà del Seicento e ripartita, ospita una scala di servizio. nella prima metà del Settecento, secolo Pur non essendo pubblicata nei Quattro al quale risalgono anche gli affreschi Libri, e nonostante qualche divergenza esterni, di cui permangono pochi resti. che trae giustificazione dalle incon- A metà del XVII secolo i fabbricati di gruenze e irregolarità nelle dimensioni servizio preesistenti all’intervento palla- e proporzioni dell’impianto planimetrico, diano situati lungo il muro di cinta verso 38 | Prospetto principale

la strada furono demoliti e riedificati nel restauro, concluso da pochi anni, che si lato opposto del fondo; alla stessa epo- è esteso anche alle barchesse e al giar- ca si ascrivono le alterazioni del fronte dino, dove è stata riportata alla luce una posteriore della villa, che sono già do- peschiera. Dal 2000 nel seminterrato cumentate in una mappa del 1685. della villa ha sede la locale biblioteca Villa Caldogno, dopo l’acquisizione da comunale; gli spazi del piano nobile e parte del Comune nel 1986, è stata parte delle barchesse sono utilizzati per oggetto di un complesso intervento di mostre, convegni e iniziative culturali.

39 | Prospetto posteriore

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CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura muraria è in mattoni, ma la pietra è adoperata all’esterno per colon- ne, capitelli e le cornici delle finestre, nonché per le colonne e le semicolonne dell’atrio. Le trabeazioni dei fronti esterni sono in legno stuccato. Gli orizzontamenti al piano terra comprendono le volte a crociera del salone, a padiglione delle due sale maggiori, a calotta con angoli smussati nei due cameri- ni quadrati retrostanti, e a botte negli ambienti di servizio ai lati del corridoio. Tutti gli spazi del primo livello sono coperti con soffitti piani con travi a vista. APPARATO DECORATIVO All’esterno si colgono ancora tracce degli affreschi settecenteschi a monocromo che decoravano la facciata, nei tratti murari compresi tra le finestre del piano nobile, recanti quattro figure femminili entro finte nicchie; altri resti di coeve scene monocrome più complesse, poco leggibili, si individuano nel prospetto est. All’interno si dispiega un ciclo di affreschi ricco e interessante, a partire dalla Loggia, le cui pareti laterali sono decorate, a tutt’altezza, da un Concerto a destra e un Convivio a sinistra; sulla volta è raffigurato il Concilio degli dei. Tali opere sono riferibili a Giovan Antonio Fasolo (specie le scene laterali) e alla sua bottega, e risalgono quindi alla fase decorativa cinquecentesca. Sempre al Fasolo è attribuita il complesso apparato decorativo ad affresco del salone, impaginato all’interno di una illusionistica struttura architettonica retta da telamoni chiaroscurati, posti su dadi decorati da figure entro riquadri, reggenti un fregio in finto aggetto con putti, erme, festoni e scene monocrome. Nei tratti parietali compresi tra le porte del salone si aprono finte arcate che in- quadrano scene di divertimenti in villa con paesaggi negli sfondi, in cui il vivace realismo dei volti fa ritenere che le figure ritraggano esponenti della famiglia o loro congiunti: sulla parete ovest Il concerto e Il banchetto, su quella est La partita a carte e Invito alla danza. Sui due sopraporta centrali sono raffigurate figure femminili che reggono gli stemmi nobiliari di famiglia, mentre sui quattro riquadri sopra le porte di estremità si trovano coppie di “prigioni”. L’appartamento a ovest presenta, nelle due sale rettangolari maggiori estreme, affreschi attribuiti a Giovan Battista Zelotti, compiuti anch’essi entro il 1570. In entrambi gli ambienti le scene sono inserite entro finte arcate, aperte all’interno di un’ illusionistica struttura architettonica di colonne corinzie che reggono un fregio con putti, festoni, animali e figure. Le due sale ospitano anche grandi camini scolpiti, realizzati da Lorenzo Rubini negli stessi anni. La stanza meridionale, detta di Scipione, riporta scene del generale romano, trat- te dalla lettura di Tito Livio, che ne esaltano la magnanimità. Sulla parete sud si trovano L’invocazione delle prigioniere a Scipione e I soldati romani sciolgono

40 | Salone, , Concerto

83 i prigionieri; sulla parete est, verso il salone, Scipione restituisce la promessa sposa ad Allucio; sulla parete a nord, le due scene ritraggono un Cavaliere con armatura e Scipione discute con saggi e filosofi. Figure allegoriche ornano i sovraporta, mentre La Virtù che castiga il vizio è raf- figurata nella cappa del camino. Questo è costituito da due cariatidi che reggono una trabeazione con fregio a motivi vegetali. Nel camerino compreso tra le due sale, detta del Pastor fido, gli affreschi realizza- ti nella parte sinistra da ignoto autore alla fine del Cinquecento raffigurano episodi tratti dalla favola pastorale Aminta del Tasso. Nella parte destra, liberata a seguito dell’eliminazione di una scala, intervenne verso la metà del Seicento il pittore veneziano Giulio Carpioni, che dipinse epi- sodi tratti da un’altra favola bucolica, Il pastor fido di Guarini, comprendenti sulla parete verso il salone L’incoronazione della ninfa Amarilli, a sinistra della parete sud Corisca inseguita da un Satiro, e a destra della parete nord Silvio e Dorinda. La sala settentrionale, detta di Sofonisba, narra le vicende della sfortunata nobile cartaginese, a partire dalla Sofonisba piange seguita da un corteo, a sinistra della

41 | Salone, Giovanni Antonio Fasolo, Banchetto

84 parete nord, cui si affianca la scena, in parte rovinata, di Sofonisba tra i soldati. Al centro della parete verso il salone il ciclo prosegue con Sofonisba supplica Massinissa; infine nella parete sud la vicenda si conclude tragicamente con Sci- pione ordina a Massinissa di consegnargli Sofonisba e Sofonisba riceve il vaso di veleno. Nella stessa sala, sulla parete verso il salone, si nota anche la scena della Se- duzione, raffigurante un cavaliere che cerca di abbracciare una gentildonna, os- servati da una fantesca. Il camino, che reca sulla cappa Vulcano e Venere, è composto da due telamoni che reggono una trabeazione con fregio dorico con armi. Nell’appartamento a est le due sale maggiori presentano fregi affrescati. Nella sala meridionale la decorazione consiste in una fascia monocroma con figure ignude, putti e lottatori intervallati da cartocci con scene monocrome. La decorazione della sala settentrionale fu affidata nel 1674 a Giovanni Massari, che raffigurò entro cornici Giunone su un carro trainato da pavoni, il Ratto d’Euro- pa, la Seduzione di Callisto, e figure allegoriche femminili.

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3 Villa Forni Cerato Via Venezia, 4 - Montecchio Precalcino (VI)

La villa, situata in campagna nei pressi posteriore di nord-est è ulteriormente dell’abitato di Montecchio Precalcino, è ripartita per far posto al vano scala, cui costituita da un corpo di fabbrica a pianta si accede dal salone centrale mediante rettangolare di dimensioni contenute, una porta ad arco, fronteggiata sul lato organizzato su tre livelli (piano terra opposto da un’altra identica, ma finta. ribassato, piano nobile, sottotetto), L’attribuzione al Palladio non è unanime, cui si affiancano una barchessa e altri ma sostenuta dalla maggioranza degli fabbricati di servizio, in pessimo stato studiosi, come pure controversa è di conservazione. risultata la cronologia dell’intervento, in Il fronte principale, rivolto verso sud, è mancanza di fonti documentarie certe contraddistinto dal settore centrale in sulle vicende costruttive della fabbrica. aggetto, su cui si apre a livello del piano I più recenti esiti delle ricerche, nobile un’asciutta loggia a serliana, comunque, hanno evidenziato che negli impostata su nudi pilastri privi di ordine anni 1541-42 risultavano proprietari del architettonico, il cui fornice mediano è fondo i fratelli Della Grana, orfani e accessibile da una lunga scala a unica allora minorenni, i quali assunsero poi rampa. il cognome degli zii Iseppo e Giampiero Le finestre laterali della serliana, e Forni, che se ne presero cura. Tra quelle aperte sui fianchi della loggia, di essi Girolamo, affermatosi come sono chiuse da balaustre, e sormontate mercante di legname agli inizi degli anni da riquadri ciechi, dei quali i due frontali cinquanta, migliorò via via la propria recano rilievi non originari. In asse posizione economica, divenendo anche con questi ultimi si aprono a livello del pittore e collezionista di antichità, sottotetto due finestrelle rettangolari, al entrando a far parte dell’Accademia di sopra delle quali il settore centrale del Olimpica, e rifornendo con la sua fronte è concluso da un frontone con attività commerciale anche diversi stemma a rilievo, anch’esso posticcio. cantieri palladiani. In questo modo egli Ciascuno dei due partiti laterali della venne in contatto con Palladio, al quale facciata presenta tre finestre allineate commissionò il villino di Montecchio lungo un asse verticale, delle quali le Precalcino, presumibilmente appena due inferiori sono a spigolo vivo, quelle oltre il 1564, considerato che prima di del piano nobile hanno una cimasa quella data gli estimi non registrano con fregio pulvinato e sottodavanzali apprezzamenti significativi del valore aggettanti, e le due superiori sono della proprietà. riquadrate da una cornice. L’intervento palladiano consistette Il prospetto posteriore è aperto in nella trasformazione di una modesta posizione assiale, all’altezza del piano casa preesistente, le cui strutture 87 nobile, da un balcone (è stata ipotizzata determinarono la ridotta larghezza della l’originaria previsione, anche su questo loggia e condizionarono le proporzioni fronte, di una serliana), e da quattro dell’impianto, che non rispettano i assi di finestre ai tre livelli. L’intero consueti rapporti dimensionali adottati volume del fabbricato è unificato da da Andrea. Tali limitazioni, comunque, due fasce orizzontali che lo serrano costituiscono un’ulteriore riprova ininterrotte all’altezza del pavimento e dell’abilità progettuale di Palladio, dei davanzali del piano nobile, e dalla capace di conferire ordine e funzionalità cornice di coronamento a dentelli. e di attribuire il decoro e la dignità di una L’impianto dell’edificio si organizza ai villa signorile anche a un’insignificante lati del lungo salone mediano, esteso costruzione rurale. dalla loggia al fronte posteriore, sulle cui Il risultato è conseguito mediante l’equi- pareti alle due estremità si aprono porte librata combinazione di elementi lessi- con fregio pulvinato, che immettono cali minimali (la serliana semplificata nelle quattro stanze laterali, delle quali priva di ordine architettonico, il piccolo le due frontali si presentano alquanto più frontone, l’ordinata distribuzione delle lunghe di quelle retrostanti. La stanza aperture, alcuni dettagli architettonici), che assicurano un esito compositivo riquadri sopra le aperture della loggia sobrio ed elegante, consono al rango di (le Stagioni), documentate in disegni un committente benestante ma senza sette-ottocenteschi, per le quali si è pretese nobiliari. ipotizzato l’intervento dello scultore In forza del testamento di Girolamo trentino Alessandro Vittoria, amico Forni del 1610, la villa venne ceduta di Girolamo Forni, e che sono stati dopo la sua morte ai figli del nipote rimossi e sostituiti nel 1924 dagli attuali Giovanni Cerato. mediocri rilievi. La facciata recava decorazioni scultoree L’attuale stato di abbandono della villa sul frontone (stemma retto da due putti ha peggiorato, negli ultimi decenni, lo e figure femminili alle estremità) e sui stato di conservazione della villa.

CARATTERI COSTRUTTIVI L’edificio presenta una struttura muraria in mattoni intonacata. Sono realizzati in pietra le cornici delle finestre e delle porte, anche all’interno, e il corncione sommitale. L’edificio è privo di volte, anche al piano terra, e gli orizzontamenti sono tutti costituiti da solai piani lignei.

43 | Prospetto principale

88 42 | Particolare del frontone della loggia

APPARATO DECORATIVO Lo stemma del frontone e i due rilievi sopra i fori laterali della serliana sono elementi decorativi di scarso valore, applicati nel Novecento al posto dei precedenti apparati scultorei, che in quella occasione furono rimossi e ri- venduti dal proprietario. E’ originaria, invece, la chiave d’arco 89 con testa femminile al centro della serliana. Le pareti interne della loggia recano ancora affreschi, molto deteriorati, che simulano una struttura architetto- nica di lesene corinzie rastremate e scanalate, tra le quali si aprono vedu- te di paesaggi. All’interno esistevano busti posti al di sopra delle porte del salone centrale, ora scomparsi. Permangono nella villa due camini cinquecenteschi, uno dei quali si tro- va nella stanza all’angolo di sud-est nel piano nobile, mentre il secondo è stato trasportato successivamente al livello inferiore. 90

4 Villa Godi Malinverni Via Palladio, 44 - Lugo di Vicenza (VI)

Il complesso architettonico di villa Godi I lavori di ristrutturazione della proprie- sorge sulle pendici del colle di Lone- tà, ove probabilmente sorgevano già dei do, raggiungibile dalla strada che sale fabbricati, erano stati avviati nel 1533, dall’abitato di Lugo. Si compone del per volontà di Enrico Antonio Godi, con corpo dominicale, affiancato da due ali la costruzione della barchessa di nord, in posizione arretrata, e da un gruppo di che reca tale data nel portico. L’incarico fabbricati rurali, tra cui una barchessa, era stato commissionato alla bottega di separati e posti a nord. Gli spazi esterni Gerolamo Pittoni e Giacomo da Por- sono sistemati a giardino: con margine lezza, all’interno della quale il giovane semicircolare quello che fronteggia l’edi- Palladio operava come specialista per ficio principale e che si allarga, a forma l’architettura. rettangolare, dinanzi all’ala destra; pure E’ accertato, invece, che il progetto del a emiciclo quello pensile situato nella corpo padronale sia stato affidato diret- parte posteriore del complesso. tamente e autonomamente a Palladio L’edificio principale è a pianta rettan- intorno al 1537, da parte di Girolamo golare, e si compone di un blocco me- Godi, figlio di Enrico Antonio, frattanto diano più elevato e due corpi laterali morto nel 1536. L’edificio risultava com- simmetrici. In facciata il settore centrale piuto nel 1542, come attesta l’iscrizione arretra al livello del piano nobile, e si presente sopra il vano centrale della apre con una loggia a tre arcate, cui si loggia, e come si ricava da una denun- accede da una scala assiale a rampa cia d’estimo di quell’anno. unica, che conduce a due terrazzine La villa rappresenta, dunque, la prima laterali con balaustre, sotto le quali, al tappa della ricerca palladiana volto a piano terra, si trova un portico. I due definire una nuova tipologia di resi- blocchi laterali presentano ognuno denza in campagna, che coniugasse quattro assi di aperture, appaiati al cen- la funzionalità e la razionalità dell’im- tro e isolati alle estremità, intervallati pianto con un’immagine architettonica da tratti murari pieni corrispondenti ai innovativa, per la cui elaborazione egli camini, di cui emergono in sommità le disponeva ancora di limitati riferimen- canne fumarie. ti culturali (da cui il carattere sobrio e Il fronte posteriore, viceversa, propo- severo dell’edificio), essendo appena ne l’avanzamento del corpo centrale, avviato a quel tempo il suo percorso aperto all’altezza del piano nobile da formativo patrocinato dal Trissino. Ri- una semplice serliana. sulta comunque evidente una revisione La pianta della villa si impernia, in del tipo della villa-castello, dall’aspetto corrispondenza del corpo mediano, fortificato, ereditato dalla tradizione sulla successione della loggia e del locale quattrocentesca, che Palladio 91 salone passante, cui si affiancano due apre invece alle amenità del sito e del appartamenti uguali di quattro stanze paesaggio, ispirandosi alle descrizioni ciascuno. letterarie delle antiche ville romane. Le ali arretrate affiancate alla villa pre- Negli anni 1549-52 troviamo ancora sentano lunghezze diverse: quella di si- Palladio impegnato a villa Godi, incari- nistra, a tre arcate, è conforme al dise- cato di impostare gli apparati decorativi gno originario; la destra, più allungata, degli interni, di cui definì le partiture è aperta al centro da cinque arcate. architettoniche, come documenta un di- Il gruppo di rustici a nord comprende un segno autografo custodito in Inghilterra basso fabbricato, una barchessa con a Chatsworth (Devonshire Collections, portico dorico e una torre colombara. Chiswick 37), che risale attorno al 1550; La villa rappresenta la prima opera certa in quella circostanza potrebbe essere progettata da Palladio, che la pubblica stata ricavata la serliana in fondo al nei Quattro Libri, regolarizzando tutta- salone, in luogo della finestra termale via nella tavola la planimetria del com- originariamente prevista. Subito dopo, plesso e modificando anche la compo- inoltre, Palladio intervenne nel giardino sizione dei volumi e della facciata. posteriore, cui conferì la forma a emici- IN LONEDO luogo del Vicentino è la feguente fabrica del Signor Girolamo de’ Godi pofta fopra vn colle di bellifsima uista, & a canto un fiume, che ferue per Pefchiera. Per rendere quefto fito commodo per l’vfo di Villa ui fono ftati fatti cortili , & ftrade fopra uolti con non picciola fpefa. La fabrica di mezo è per l’habitatione del padrone, & della famiglia. Le ftanze del padrone hanno il piano loro alto da terra tredici piedi, e fono in folaro, fopra quefte ui fono i granari, & nella parte di fotto , cioè nell’altezza dei tredici piedi ui fono difpofte le cantine, i luoghi da fare i uini, la cucina, & altri luoghi simili. La sala giugne con la sua altezza fin sotto il tetto, & ha due ordini di feneftre. Dall’vno e l’altro lato di quefto corpo di fabrica ui fono i cortili, & i coperti per le cofe di Villa. E’ ftata quefta fabrica ornata di pitture di bellifsima inuentione da Meffer Gualtiero Padouano, da Meffer Battifta del Moro Veronefe, & da Meffer Battifta Venetiano; perche quefto Gentil’huomo, il quale è giudiciofifsimo, per redurla a quella eccellenza & perfettione, che fia pofsibile; non ha guardato a fpefa alcuna, & ha fcelto i più fingolari, & eccellenti Pittori de’ noftri tempi.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

clo ispirata al bramantesco cortile del sta Zelotti, che intervenne nel salone e Belvedere in Vaticano, e al centro del nell’ala sinistra, affiancato da Battista quale collocò l’elegante vera da pozzo Moro. che reca la data del 1555. Nell’ultimo quarto del Cinquecento fu La campagna decorativa della villa, i realizzato il lungo corpo destro annes- cui artefici sono citati da Palladio nel so alla villa, e nel corso del Seicento fu trattato, fu avviata da Gualtiero Pado- ampliato lo spazio antistante l’edificio e vano, che affrescò la loggia e le sale realizzato il giardino anteriore. a destra, lasciando incompleta quella Negli ultimi decenni sono stati compiuti dei Trionfi, per il sopraggiungere della rilevanti interventi conservativi, grazie morte nel 1552. L’opera fu proseguita, ai quali la villa si trova attualmente in tra il 1561 e il 1565, da Giovan Batti- buone condizioni. 44 | Prospetto principale

45 | Veduta dalla loggia

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46 | Sala dei Trionfi, Camino CARATTERI COSTRUTTIVI L’edificio presenta una struttura muraria in mattoni intonacata. Sono realizzati in pietra le cornici delle finestre e delle porte, anche all’interno, e il cornicione sommitale. L’edificio è privo di volte, anche al piano terra, e gli orizzontamenti sono tutti costituiti da solai piani lignei.

APPARATO DECORATIVO Al piano terreno è presente un unico ambiente affrescato, la sala delle Stagioni, attribuito a Giovan Battista Zelotti. Al centro della volta è situato un ovale con l’al- legoria della Virtù che scaccia il Vizio, mentre sulle pareti si dispiega una struttura architettonica dipinta, retta da cariatidi, lungo la quale si apre una finta finestra ad arco con vista su un paesaggio. Il cospicuo ciclo di affreschi che adorna il piano nobile è preannunciato dalle decorazioni della loggia, opera di Gualtiero Padovano, comprendenti erme e grottesche in monocromo e culminanti nell’ottagono della volta con Mercurio e la Primavera. All’interno spicca il ricco apparato decorativo del salone, realizzato dallo Zelotti, inquadrato all’interno delle eleganti partiture architettoniche disegnate da Palla- dio, composte da lesene e colonne corinzie, con archi e frontoni. Nella parete d’ingresso è la scena, compresa fra trionfi, di Ercole al bivio, mentre i due episodi sulle pareti lunghe sono riferiti alla Battaglia tra Alessandro Magno e Dario; nelle stesse superfici, inquadrate da finte finestre, sono il Ratto di Europa e il Ratto di Ganimede. Nella parete di fondo troviamo la Fama tra figure mono- crome e Prigioni. A Gualtiero Padovano si devono gli affreschi delle stanze che compongono l’ap- partamento di destra, a partire dalla sala del Putto, così denominata per il bambi- no raffigurato, nella scena centrale, davanti a una finestra aperta su un paesaggio fluviale, e caratterizzata anche da un fregio con divinità. La successiva sala dei Cesari reca ameni paesaggi tra arcate scandite da colon- ne, mentre la terza stanza è detta dei Trionfi, poiché propone tale motivo decora- tivo nel fregio sotto il soffitto e include alla parete un Paesaggio con il Colosso di Rodi; la decorazione del soffitto, con la Virtù che incatena il Vizio, è opera dello 95 Zelotti. L’ultima stanza destra, molto rimaneggiata nell’Ottocento, contiene un paesaggio tra cornici architettoniche e figure monocrome. L’ala sinistra della villa, in prevalenza affrescata dallo Zelotti, propone al lato del salone la sala delle Arti, con raffigurazioni in monocromo entro finte nicchie della Primavera e dell’Estate, assieme a figure allegoriche, busti di imperatori e un paesaggio. Nella stanza successiva la cappa del camino è affrescata con Venere che ascolta Cupido e Vulcano sullo sfondo, mentre la scena di Eurialo e Niso è attribuita a Battista Moro. La sala nord-occidentale, detta dell’Olimpo, riporta alle pareti rovi- ne di templi greci, che lasciano scorgere ampli squarci di cielo popolato dagli dei dell’Olimpo, tra i quali spicca un nudo di Venere. Infine, la stanza posta a sinistra della loggia, affrescata da Battista Moro, presen- ta Muse e Poeti all’interno di un’intelaiatura architettonica retta da cariatidi. Interessanti i camini, per il cui disegno è stato ipotizzato l’intervento dello stesso Palladio. 96

5 Villa Piovene Porto Godi Via Palladio, 51 - Lugo di Vicenza (VI)

La villa sorge sulle pendici del colle di tenuta di Lonedo di una preesistente Lonedo, poco più in alto di villa Godi, casa dominicale, forse coeva alla chie- introdotta dal bel cancello settecente- setta del 1496. Una parte della critica sco, dal quale una lunga scalinata mo- ha ipotizzato che intorno al 1539-40, numentale, che attraversa il giardino in nell’intento di emulare la vicina impresa declivio sistemato a terrazze, conduce architettonica della famiglia Godi, i Pio- dinanzi all’edificio. vene abbiano incaricato Palladio di pro- Il corpo dominicale è rettangolare a tre gettare anche per loro un nuovo edificio, livelli (piano terra, piano nobile e sotto- o di rinnovare quello preesistente. Tale tetto); si affiancano ai lati due lunghe ipotesi si fonda su alcune corrispon- barchesse aperte da un portico dorico, denze con la vicina opera palladiana, con oculi ellittici sul fregio della trabe- come la distribuzione delle aperture, il azione. cornicione a modiglioni, l’impostazione Sul fronte principale risalta un imponen- della pianta con due appartamenti ai lati te pronao ionico esastilo, elevato su un di una sala passante. basamento alto quanto il piano terra La villa, in una registrazione fiscale ef- e coronato da un timpano ornato da fettuata non prima del 1554, presenta statue, che reca al centro uno stemma un valore contenuto, per cui doveva nobiliare. Vi si accede tramite una sca- trattarsi di un edificio di dimensioni la a doppia rampa che immette nell’in- inferiori rispetto a quello pervenutoci. tercolumnio centrale, mentre quelli Il committente dell’intervento resta di laterali sono protetti da balaustre. Sui difficile identificazione, perché fino al voltatesta del pronao, aperti da arcate, 1539 era proprietario Battista Piovene il prosegue il cornicione a modiglioni che quale, morto in quell’anno, lasciò la pro- corona l’edificio per tutto il perimetro, e prietà indivisa ai figli, che solo nel 1554 che è interrotto solo dalla trabeazione si spartirono i beni paterni, assegnando sopra le colonne del fronte. la villa di Lonedo a Tommaso Piovene. I settori laterali della facciata sono Questi promosse alcune operazioni scanditi da tre assi di finestre ciascuno, sulla viabilità del fondo intorno al 1575, due appaiati in prossimità della loggia anno nel quale potrebbe aver avuto e il terzo distanziato alle estremità, tra inizio anche l’ampliamento dell’edifi- i quali si snoda un’ampia porzione mu- cio. Tale nuova fase edilizia proseguì raria piena. certamente dopo la morte di Tommaso L’austero prospetto posteriore è impa- avvenuta nel 1578, e fu completata dai ginato con una serie ordinata di assi di figli nel 1587, come attesta un’iscri- semplici aperture rettangolari disposti zione leggibile sulla trabeazione del simmetricamente. pronao, realizzato in quella fase. Un 97 La pianta del piano nobile si impernia eventuale intervento di Palladio in tale su un lungo salone passante, ai cui lati operazione appare poco credibile, per si sviluppano due appartamenti simme- via dell’improprio attacco del colonnato trici di tre stanze. ionico con il cornicione dell’edificio e In prossimità del recinto della villa sor- per le incongruenze della pianta; al li- ge la chiesetta tardogotica dedicata a mite, come sostengono alcuni studiosi, san Gerolamo, che reca impressa la può ipotizzarsi l’esecuzione postuma di data 1496. un disegno palladiano da parte di mae- L’attribuzione della villa a Palladio, che stranze inesperte. non la pubblica nel suo trattato, rimane Significative trasformazioni interessaro- a tutt’oggi una questione controversa; no il complesso nel corso del Settecen- gli studiosi si suddividono anche in me- to, con il decisivo apporto dell’architetto rito alla cronologia delle fasi costruttive Francesco Muttoni. Al 1703 risale il della villa, determinanti per stabilire cancello d’ingresso; in concomitanza l’eventuale apporto palladiano. E’ as- fu sistemata la scalinata che sale alla sodato che negli anni trenta del Cin- villa e definito l’assetto del giardino quecento i Piovene disponessero nella antistante. Nel 1740 furono realizza- te le barchesse porticate e, forse, la romantico, con grotte naturali, sorgenti scala a doppia rampa che sale al pro- e grandiose alberature, la cui ricchezza nao. Infine, agli inizi dell’Ottocento, a accresce la valenza paesaggistica del opera dell’architetto Antonio Piovene, complesso, già esaltata dalla rilevante sorse dietro la villa un parco di gusto posizione panoramica.

CARATTERI COSTRUTTIVI APPARATO DECORATIVO L’edificio ha una struttura muraria in Notevole l’apparato scultoreo ester- mattoni. Sono in pietra il cornicione, no di età settecentesca, opera della le basi e i capitelli delle colonne del bottega di Orazio Marinali, presen- pronao, le cornici di porte e finestre. te, oltre che sul frontone, anche sul La sala centrale del piano terra pre- recinto del giardino superiore, lungo senta una volta ribassata, mentre la scalea e sui tratti murari che af- il piano nobile è coperto da solai fiancano il monumentale cancello lignei. d’ingresso.

47 | Veduta della villa

98 48 | Il cancello settecentesco

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6 Villa Angarano Corte S.Eusebio, 13 - Bassano del Grappa (VI)

Il complesso architettonico di villa An- Libri, dove tuttavia il corpo dominicale garano si snoda attorno a due grandi era previsto in posizione più avanzata corti rettangolari, delle quali quella oc- verso l’interno della corte, rispetto alla cidentale è interamente delimitata da situazione realizzata. fabbricati con funzione di servizio e a La data del progetto è stata general- destinazione agricola, mentre quella mente fissata attorno al 1548, anno nel orientale, edificata su tre lati e chiusa quale risultano documentate assidue da un muro di cinta a sud, ospita l’edifi- frequentazioni di Andrea Palladio pres- cio padronale, ai cui fianchi si innesta- so Angarano, dove il conte disponeva no le due barchesse porticate, che poi già, all’interno della sua vasta tenu- rigirano ad angolo retto lungo i lati della ta agricola, di una casa dominicale. corte stessa. L’assetto preesistente determinò la Il corpo principale, elevato su tre piani, scelta di avviare la realizzazione del si presenta come un elegante palaz- progetto a partire dalle barchesse, ma zetto di gusto seicentesco, con tratti successive vicissitudini finanziarie, an- compositivi ben diversi dalla peculiare che per l’avvio di nuovi cantieri in altre configurazione delle architetture pal- proprietà, arrestarono l’impresa prima ladiane. In facciata il partito centrale, che iniziasse la costruzione del nuovo cadenzato ai tre livelli rispettivamente corpo principale e, addirittura, nel 1588 da lesene tuscaniche, ioniche e da indussero Giacomo Angarano a vende- erme con terminazione a voluta, che re il complesso al veneziano Giovanni riquadrano tre aperture ravvicinate per Formenti. piano, è coronato da un timpano cur- A quella data risultava ancora in opera vilineo spezzato. In ciascuno dei due la precedente residenza dominicale, settori laterali si dispongono due assi che compare ancora in una mappa di aperture, sormontate ai primi due li- del 1641, dove si riconoscono le due velli da soprafinestre incassate cieche, barchesse palladiane, limitate però ai rispettivamente rettangolari e a lunetta. tratti rettilinei che delimitano i lati della L’intero fronte è coronato da statue. corte. I fianchi della villa si rialzano al centro Lo sviluppo di una nuova fase edilizia in due timpani triangolari. Sul retro si ri- è segnalato nel testamento del 1669 di propone, in forme più dimesse, lo sche- Maria Molin Gradenigo, cui era perve- ma della facciata. nuta la villa per via di svariati passaggi L’impianto planimetrico della villa si ereditari. In tale circostanza, il cui svol- impernia su un grande salone centrale gimento non risulta altrimenti documen- passante, con quattro stanze agli angoli tato, si realizzarono i due raccordi ad e, nel mezzo dei lati, le scale e i corridoi angolo retto delle barchesse, si costruì 101 di collegamento ai fabbricati adiacenti. il corpo padronale in posizione più ar- Le barchesse si affacciano verso la cor- retrata rispetto al progetto palladiano, e te mediante lunghi porticati dorici con si ricavò la chiesetta nella testata della trabeazione a metope e triglifi. Quella barchessa orientale. di destra include nella parte terminale Le suddette trasformazioni sono rap- la cappella a pianta ellittica inscritta de- presentate in una mappa del 1713, e dicata a S. Maria Maddalena, segnala- pertanto a quella data l’attività edilizia ta dalla configurazione della facciata di era stata conclusa. L’artefice del com- testa, articolata al centro da due semi- pletamento è stato individuato da una colonne giganti, che reggono il frontone parte della critica nell’architetto vene- triangolare, coronato da tre statue su ziano Domenico Margutti, per via dei piedestalli. contatti con la famiglia Gradenigo do- A nord del complesso si sviluppa un cumentati in laguna. arioso parco di impianto ottocentesco. Attualmente il complesso mantiene la La villa-fattoria fu commissionata al sua funzione di florida azienda agricola, Palladio dal conte Giacomo Angara- impegnata in particolare nella produzio- no, e compare all’interno dei Quattro ne vinicola. LA SEGVENTE fabrica è del Conte Giacomo Angarano da lui fabricata nella fua Villa di Angarano nel Vicentino. Nei fianchi del Cortile vi fono Cantine, Granari, luoghi da fare i uini, luoghi da Gaftaldo: ftalle, colombara, e più oltre da una parte il cortile per le cofe di Villa , e dall’altra vn giardino: La cafa del padrone pofta nel mezo è nella parte di fotto in uolto, & in quella di fopra in folaro: i camerini cofi di fotto come di fopra fono amezati: corre appreffo quefta fabrica la Brenta fiume copiofo di buonifsimi pefci. E’ questo luogo celebre per i preciofi uini, che ui fi fanno, e per li frutti che ui vengono, e molto più per la cortefia del padrone.

dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

LA RICERCA DI UNA NUOVA TIPOLOGIA DI VILLA-FATTORIA Il progetto per villa Angarano è poste- dedicò i primi due libri del suo trattato. riore, cronologicamente, a quello di villa L’intento palladiano è ben esemplifica- Thiene a Quinto, nel quale Palladio ave- to dalle barchesse, realizzate secondo va compiuto un primo passo verso l’ela- il progetto, che ospitano strutture di borazione di una nuova tipologia di villa, deposito e di lavoro (stalle, fienili, can- 102 intesa a organizzare in un complesso tine, granai) nonché prese per l’irriga- architettonico unitario le diverse funzioni zione e mulini. Esse non costituiscono che interagiscono in una struttura agri- corpi staccati e di modesta fattura, cola produttiva. Quel primo ambizioso come si addice a rustici fabbricati di tentativo era rimasto inattuato, arrestan- servizio, ma rientrano compiutamen- dosi ad una parte del corpo padronale. te, con piena dignità formale, nel Invece a villa Angarano trovò sviluppo sistema architettonico complessivo. per la prima volta in modo convincente L’impianto della villa, con i due corpi (nonostante la mancata realizzazione porticati che cingono su due lati il corti- del corpo dominicale come concepito da le e serrano la residenza signorile, che Palladio) il concetto di residenza rurale nel disegno palladiano era immaginata come unità architettonica e produttiva, protesa verso lo spazio della corte, pensato come un recupero umanistico appare chiaramente ispirato ai monu- della villa romana. Tale ideale era condi- mentali fori romani, che Palladio studiò viso dal committente Giacomo Angara- approfonditamente nei viaggi del 1545 no, colto gentiluomo cui Palladio rimase e del 1546-47, poco tempo prima di legato da sodalizio intellettuale e a cui concepire il progetto di villa Angarano. 49 | Barchessa di destra

CARATTERI COSTRUTTIVI APPARATO DECORATIVO Limitando l’analisi degli aspetti co- Le statue che coronano la residen- struttivi alle sole fabbriche di matrice za dominicale e l’apparato scultoreo palladiana, osserviamo che le colon- presente nella cappella sono attribuiti ne delle barchesse sono in mattoni allo scultore settecentesco Giacomo rivestiti di intonaco di calce, come Cassetti e alla scuola di Orazio Ma- pure in muratura intonacata sono il rinali. fregio e la cornice della trabeazione, mentre il sottostante architrave è in legno a vista.

50 | Veduta della villa 103 II ITINERARIO: il basso vicentino e la bassa padovana

II percorso prende avvio, ancora nel territorio comunale di Vicenza, dalla più celebre delle ville palladiane, Villa Almerico Capra (1566), meglio nota come “La Rotonda”, situata sopra una dolce collinetta e visibile a destra della strada provinciale n° 247 “Riviera Berica”. Dietro l’altura della Rotonda si estende la Valletta del Silenzio, luogo di particolare fascino paesaggistico, cinto dai rilievi dei Berici. Si prosegue percorrendo la strada 247 in direzione sud e osservando sulla destra il succedersi dei versanti dei Berici, lungo i quali si scorgono le cave di estrazione di diverse varietà della “pietra di Vicenza”, che anche Palladio utilizzò spesso per le basi e i capitelli delle colonne e per le modanature. Dopo aver avvicinato anche le pendici dei Colli Euganei, la strada giunge ad Agugliaro e, superato il bivio che immette al centro del paese, perviene in località Finale a Villa Saraceno (1548), situata in mezzo alla campagna pianeggiante. Successivamente, si raggiunge la terza tappa dell’itinerario lambendo il centro urbano di , e da lì raggiungendo Poiana Maggiore dove, a poca distanza dal centro del paese sorge Villa Poiana (1546), attualmente di proprietà dell’Istituto Regionale Ville Venete. Proseguendo lungo la stessa strada in direzione sud si raggiunge in breve, sconfinando in provincia di Padova, la città di Montagnana, dove, ai margini delle mura medievali, si trova Villa Pisani (1552), che si presenta con l’aspetto di un palazzo di città inserito nella trama urbana extra moenia del paese. La città offre altri motivi di interesse, a partire dalla cinta muraria perfettamente integra. Si risale, ripassando per Poiana Maggiore, lungo il 104 versante occidentale dei colli Berici; in prossimità di Lonigo, si devia verso la frazione di Bagnolo dove, superato il ponte sul torrente Guà, si accede a Villa Pisani (1542), prossima all’argine. L’ultima tappa dell’itinerario si raggiunge, oltrepassando Lonigo e Sarego, a Meledo, dove sorgono le barchesse di Villa Trissino (ante 1562), unica parte costruita di un grandioso complesso che sarebbe dovuto culminare nel sito dove ora sorge la chiesa. Nelle vicinanze, a Meledo Alto, sorge Villa Arnaldi (non inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale), edificio dall’aspetto modesto che, tuttavia, reca visibili i segni dell’avvio di un intervento palladiano del 1547 di risistemazione di una preesistenza quattrocentesca, interrotta per volontà del proprietario: si riconoscono, infatti, le tre arcate della loggia che Palladio aveva progettato. VICENZA A31A4

STAZIONE TORRI DI FERROVIARIA QUARTESOLO SR11

Villa Capra A4 A4 A4 USCITA ALTAVILLA VIC. VICENZA OVEST USCITA VICENZA EST

SR11 USCITA ALTE-MONTECCHIO

BRENDOLA

SP500 COLLI BERICI CASTAGNERO

NANTO

SAREGO BARBARANO

Barchesse di SP247 Villa Trissino S.GERMANO

LONIGO

ALBETTONE Villa Pisani

SP500 CAMPIGLIA

AGUGLIARO 105

COLOGNA SP247 VENETA

Villa Saraceno NOVENTA VICENTINA POIANA MAGGIORE

SPXI SP7

ROVEREDO Villa Poiana

SPXI

SP90

MONTAGNANA

SP19 SR10 SR10

Villa Pisani 106

1 Villa Almerico Capra detta La Rotonda Stradella della Rotonda, 29 - Vicenza

La Rotonda, riconosciuta nei secoli ballatoio sopra il cornicione collega le come icona dell’architettura palladiana stanze del piano superiore. e divenuta, assieme alla Basilica, uno Committente della villa fu il canonico dei monumenti identificativi di Vicenza, Paolo Almerico, appartenente a una è una villa suburbana (ma Palladio la nobile famiglia vicentina, la cui carrie- colloca nel suo trattato fra i palazzi di ra, dopo varie vicissitudini, si concluse città), che sorge lungo la Riviera Berica, brillantemente alla corte dei papi Pio IV non lontano dal corso del Bacchiglione, e Pio V, prima del ritorno in patria, dopo su una dolce altura oltre la quale si in- la morte di tutti i familiari. L’incarico a sinua un’amena vallata pianeggiante Palladio fu conferito intorno al 1566, (valletta del Silenzio), cinta sullo sfondo data verso la quale converge allo sta- dalle pendici boscose dei colli Berici. to attuale il consenso degli studiosi, L’edificio è a pianta centrale, impostato supportato da riscontri documentari e su un quadrato i cui vertici sono rivolti storici sempre più probanti, dopo che ai quattro punti cardinali, con un sa- per lungo tempo aveva prevalso una lone circolare centrale di cui emerge datazione molto più precoce, verso il all’esterno la cupola a profilo ribassato, 1551-52. La realizzazione dell’edificio conclusa da una lanterna. Su ciascuno si svolse probabilmente tra il 1567 e il dei quattro fronti, in posizione assiale, 1569, anno in cui la villa risulta abitata. si protende verso il paesaggio un pro- Entro il 1570 erano state compiute, da nao ionico esastilo con voltatesta aperti parte di Lorenzo Rubini, anche le statue da arcate e frontone coronato da sta- poste ai lati delle scalinate, di cui riferi- tue. Si accede ai pronai da scalinate di sce lo stesso Palladio nei Quattro Libri. pari larghezza con statue sui poggi, e Alcune differenze tra l’opera realizzata da essi si entra all’interno dell’edificio e le tavole pubblicate da Palladio nel attraverso una porta con frontone, ai suo trattato (tra cui il profilo della cupo- cui fianchi, distanziate, si aprono fine- la, perfettamente emisferico nel dise- stre rettangolari. gno) hanno fatto intendere in passato La villa si sviluppa verticalmente su che l’idea palladiana potesse aver subi- tre livelli, piano terra di servizio, piano to manomissioni da parte dell’architetto nobile alla quota dei pronai e piano at- Vincenzo Scamozzi, che riferisce di tico, originariamente continuo e adibito essere intervenuto sulla Rotonda dopo a granaio, e successivamente tramez- la morte di Palladio (1580). Gli studi zato; se ne legge all’esterno la sovrap- recenti tendono a limitare la portata posizione grazie alle fasce marcapiano dell’intervento scamozziano, anche in che, rispettivamente, cingono l’edificio forza dei riscontri compiuti in occasione alla quota d’imposta dei pronai e ne di un restauro, che hanno evidenziato, 107 prolungano la trabeazione in sommità. sotto la copertura a gradoni, un profilo La successione dei piani è evidenziata continuo simile a quello che Palladio anche dagli assi di finestre disposti su aveva studiato in vari monumenti roma- ciascun fronte ai lati dei pronai, quadra- ni, a partire dal Pantheon, e che quindi te al piano terra e nell’attico, rettangolari può essergli tranquillamente attribuito. con frontoncino triangolare su mensole Al pari del Pantheon, la cupola in origi- al piano nobile. ne era aperta in sommità da un oculo e All’interno la sala circolare centrale mancava della lanterna, come testimo- comunica con i pronai attraverso quat- nia Inigo Jones nel 1613. tro corridoi, che delimitano altrettanti Gli anni successivi al 1569 videro avvia- settori angolari disposti ai vertici del re l’esecuzione dei ricchi cicli decorativi quadrato di base, composti ciascuno che adornano gli interni e che, nella da una stanza grande all’angolo e da fase che si chiude con la morte di Paolo una piccola più bassa con sovrastante Almerico, avvenuta nel 1589, riguarda- mezzanino; nei quattro spazi triangola- rono la realizzazione dei camini e degli ri di raccordo col salone trovano sede stucchi della cupola e dei soffitti delle le scale. Nella sala centrale, lo stretto stanze maggiori, opera di Ottavio Ri- FRA MOLTI honorati Gentil’huomini Vicentini fi ritrova Monsignor Paolo Almerico huomo di Chiesa, e che fu referendario di due Sommi Pontefici Pio IIII, & V, & che per il fuo ualore meritò di effer fatto Cittadino Romano con tutta cafa fua. Quefto Gentil’huomo dopo l’hauer vagato molt’anni per defiderio di honore; finalmente morti tutti fuoi; uenne à repatriare, e per fuo diporto fi riduffe ad un fuo fuburbano in monte, lungi dalla Città meno di un quarto di miglio: oue ha fabricato fecondo l’inuentione, che fegue: la quale non mi è parfo mettere tra le fabriche di Villa per la uicinanza ch’ella ha con la Città, onde fi può dire che fia nella Città ifteffa. Il fito è de gli ameni, e diletteuoli che fi poffano ritrouare: perche è fopra un monticello di afcefa facilifsima, & è da vna parte bagnato dal Bacchiglione fiume nauvigabile, e dall’altra è circondato da altri amenifsimi colli, che rendono l’afpetto di un molto grande Theatro, e fono tutti coltiuati, & abondanti di frutti eccellentifsimi, & di buonifsime viti: Onde perche gode da ogni parte di bellifsime uifte, delle quali alcune fono terminate, alcune più lontane, & altre, che terminano con l’Orizonte; ui fono ftate fatte le loggie in tutte quattro le faccie: fotto il piano delle quali, e della Sala fono le ftanze per la commodità; & ufo della famiglia. La Sala è nel mezo, & è ritonda, e piglia il lume di fopra. I camerini fono amezati. Sopra le ftanze grandi, le quali hanno i uolti alti fecondo il primo modo, intorno la Sala ui è un luogo da paffeggiare di larghezza di quindici piedi, e mezo. Nell’eftremità de i piedeftili, che fanno poggio alle fcale delle loggie; ui fono ftatue di mano di Meffer Lorenzo Vicentino Scultore molto eccellente.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 51 | Pronao del lato nord-est

dolfi, con il probabile intervento anche che affianca l’attuale viale d’accesso, di Alessandro Vittoria; alla decorazione aperto con una serie di arcate sul lato plastica contribuirono pure gli scultori opposto, sebbene l’iscrizione riporti il Agostino Rubini, Ruggero Bascapè e nome di Mario Capra e la data 1620. 109 Domenico Fontana, che risultano pre- I fratelli Capra diedero anche seguito senti in villa nel 1581. Sotto l’Almerico alla campagna decorativa, che prose- si affrescarono, inoltre, la stanza est guì con gli affreschi delle sale sud e (Anselmo Canera), la stanza nord (Ber- ovest (ancora Alessandro Maganza, nardino India), i quattro camerini (Elio- 1599-1600), con le statue sopra i fron- doro Forbicini), la cupola (Alessandro toni e lo stemma dei Capra (Giambat- Maganza). tista Albanese, 1599-1603), la fontana Dopo la morte dell’Almerico il suo figlio del giardino ora smembrata (lo stesso naturale vendette la villa nel 1591 ai Albanese e il fratello Girolamo, 1629). fratelli Odorico e Mario Capra, i quali Tra il 1645 e il 1663 fu realizzata da Gi- compirono opere di completamento rolamo Albanese la cappella gentilizia e manutenzioni, interventi sulle scali- posta oltre la strada di fronte all’attuale nate e l’ingresso del giardino verso la ingresso alla villa, attualmente legata Riviera Berica (andato distrutto nell’ul- alla vicina villa Valmarana ai Nani. tima guerra mondiale). Viene invece Tra fine Seicento e inizi Settecento attribuito allo Scamozzi, e datato prima Ludovico Dorigny affrescò la parte dell’acquisto dei Capra, il lungo rustico inferiore del salone e i corridoi che lo 52 | Scorcio del prospetto nord-est

connettono ai pronai. triangolare a ovest; quella a sud fu poi Una serie di interventi edilizi furono sostituita tra il 1761 e il 1779. compiuti nel primo Settecento sotto la La villa subì parziali danni già in occa- direzione di Francesco Muttoni, che sione dell’assedio austriaco di Vicenza 110 tramezzò gli spazi dell’attico, prima durante i moti del 1848, e poi ancora ininterrotti e continui (il “luogo da pas- nel corso delle due guerre mondiali. seggiare” attorno alla cupola citato da Negli ultimi decenni gli attuali proprieta- Palladio nel suo trattato), e realizzò la ri hanno promosso a più riprese accura- scala ellittica in pietra in luogo di quella ti interventi di restauro.

CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura è in mattoni intonacati, come anche i fusti delle colonne; la pietra è adoperata per le basi e i capitelli delle stesse, per le scalinate esterne, nonché per le cornici di porte e finestre. Gli orizzontamenti del piano terra sono costituiti da massicce volte ribassate, ma anche le sale del piano nobile sono coperte da volte a botte. La cupola sul salone centrale è chiusa all’estradosso da un anello lapideo, che testimonia l’originaria terminazione con un oculo aperto sommitale. Le scale originarie sono in legno; quella ovest a pianta ellittica, rinnovata nel Settecento, è in pietra. UN’OPERA ARCHITETTONICA UNICA La Rotonda sfugge a una definizione ti- una sorta di villa-tempio, non appena pologica precisa. Fu voluta dal commit- perché si compone di elementi archi- tente come propria stabile abitazione tettonici da sempre associati alle co- in posizione paesaggistica amena ma, struzioni sacre, quali pronai, scalinate, sostanzialmente, prossima alla città; lo colonne, frontoni (presenti in tante altre stesso Palladio la annovera nei Quattro ville palladiane), e addirittura la pianta Libri tra le residenze urbane. Questa centrale (forma esemplare di tempio in villa dalla perfetta simmetria biassiale età rinascimentale) e la cupola, ma in basata su forme geometriche pure ed quanto materializza un ideale di armo- elementari (il quadrato, il cerchio), non nia e perfezione a lungo perseguito dagli si inquadra neppure nell’ambito del filo- architetti della Rinascenza, e in quanto ne di ricerca sviluppato da Palladio sul rispecchia una concezione intellettuale, tema della villa-fattoria, né può consi- di ispirazione umanistica, che celebra derarsi una semplice dimora di piacere l’elevato rango sociale e culturale del in campagna o un sontuoso palazzo committente non con l’opulenza degli suburbano. ornamenti o dei materiali, ma risignifi- La Rotonda è stata definita dalla critica cando quelle stesse forme sacralizzanti

53 | Vista dalla Strada Provinciale n. 247

111 112 e ricomponendole con intento nobilitan- risalto, nel trattato, i principi ispiratori te in un contesto civile e laico. dell’idea, conferendo al disegno della L’opera realizzata si discosta per al- villa quell’astratta purezza che esempli- cuni aspetti dall’ideale perfezione che fica più chiaramente tali concetti. trasmette la tavola illustrativa della villa Peraltro alcuni interventi di accomo- pubblicata da Palladio nei Quattro Libri damento a esigenze pratiche si sono (dove, per esempio, le proporzioni sono resi necessari, come l’apertura delle ricondotte a rapporti armonici elemen- arcate sotto le scalinate per ricavare tari o la cupola è rappresentata in forma gli accessi ai locali di servizio del piano perfettamente emisferica), ma questo terra, che interrompe la continuità della non può fare ritenere la costruzione fascia basamentale dell’edificio. Inoltre, eseguita come una sorta di riduzione la volontà di non compromettere la co- o di adattamento alle concrete circo- erente impostazione dello schema pla- stanze (magari a posteriori) dell’idea nimetrico comporta certi inconvenienti progettuale, ma, al contrario, documen- distributivi, non accettabili in base ai ta la volontà dell’autore di mettere in moderni standard, come la collocazio- 54 | Veduta d’insieme

113 ne dei servizi dei quattro appartamenti ti, certamente favorito dall’amenità del angolari al piano inferiore. luogo e dalla qualità di un committente Ma in definitiva la Rotonda trasmette vissuto a lungo fuori Vicenza, e venuto anche oggi a chi la osserva un’im- in contatto a Roma con i più vivi fer- pressione di equilibrio e armonia, che menti culturali e artistici dell’epoca. Ma si manifesta, oltre che nell’eleganza e ha sicuramente contribuito al risultato nella purezza delle sue forme, anche la capacità del progettista di rielaborare attraverso il felice connubio tra natura con originalità diversi aspetti dell’archi- e architettura che la sua presenza sug- tettura classica osservati nei suoi viaggi gerisce, e che solo in poche grandi re- romani, non solo in costruzioni accen- alizzazioni della storia è stata raggiunta trate come il tempio di Romolo, ma così pienamente. In questo esito così specialmente nei grandi santuari antichi altamente integrato con il sito e mirabil- sapientemente integrati nel paesaggio, mente aperto alle bellezze del paesag- come quello della Fortuna Primigenia a gio circostante il genio palladiano ha Palestrina e quello di Ercole Vincitore raggiunto uno dei suoi vertici più eleva- a Tivoli. APPARATO DECORATIVO All’esterno spicca l’apparato scultoreo delle scale, sui cui poggi si ergono statue di Lorenzo Rubini realizzate entro il 1570, e quello dei frontoni, ciascuno dei quali presenta ai vertici le statue che Giambattista Albanese eseguì tra il 1599 e il 1603. Le altre sculture sul rustico e sparse nel giardino sono attribuite a Orazio Marinali. Si accede all’interno della villa dal pronao di nord-ovest, rivolto verso l’attuale viale d’accesso. L’andito di collegamento al salone propone alle pareti affreschi di Ludovico Dorigny ed elaborati sopraporta in stucco di maestranze valsoldesi, tutte opere realizzate in età barocca, e che interessano anche gli altri tre corridoi. La sala centrale presenta al centro della pavimentazione una griglia lapidea con testa di fauno, forse di Lorenzo Rubini, attraverso la quale l’acqua piovana che scolava dall’oculo della cupola confluiva in una cisterna sottostante. Gli affreschi della parte inferiore del salone, anch’essi opera del Dorigny e coevi a quelli dei vestiboli, dispiegano sulle pareti circolari, in contraddizione con l’articolazione dello spazio reale, un’illusionistica partitura architettonica che ospita otto gigantesche figure di dei dell’Olimpo. Sui frontoncini delle porte che immettono nei corpi scala si trovano statue sdraiate realizzate da Agostino Rubini nel corso della prima fase decorativa degli interni. Contemporaneamente furono realizzati anche gli stucchi della cupola, dorati entro il 1591, dove operarono anche Domenico Fontana e Ruggero Bascapè: essi scompartiscono la calotta in otto settori, più stretti i quattro corrispondenti ai corridoi, nei quali davanti una nicchia siede una figura pure a stucco, più ampi gli altri quattro, che contengono sontuose cornici a rilievo che riquadrano gli affreschi di Alessandro Maganza, con figure dal significato allegorico. Dalla cornice alla base della cupola sporgono altre figure a tutto tondo. Nelle quattro sale maggiori i ricchi camini in marmo con le fastose cappe in stucco sono opera di Ottaviano Ridolfi, eseguiti entro il 1583 con il probabile apporto di Alessandro Vittoria. Il Ridolfi è anche l’autore degli stucchi nei soffitti delle sale maggiori, che si coordinano strettamente con le decorazioni pittoriche realizzate nello stesso periodo nelle due situate a oriente e a settentrione. Nella prima Anselmo Canera ha affrescato al centro il Vizio che trionfa sulla 114 Virtù, attorniato da quattro figure femminili con significato allegorico; la fascia a stucco presenta un bassorilievo su fondo giallo, raffigurante un corteo trionfale d’ispirazione classica, ed è riquadrata da eleganti grottesche su fondo nero. Nella sala nord, attribuita a Bernardino India, troviamo nell’affresco centrale del soffitto una figura femminile in bianco con un serpente che si morde la coda, simbolo di eternità, attorniata dalle tre Grazie, mentre nei tondi sono raffigurate le Arti e nei due riquadri rettangolari Vulcano e Minerva. Le altre due sale grandi, a sud e a ovest, furono affrescate da Alessandro Maganza tra 1599 e 1600. Nella prima è raffigurata la Sapienza nelle vesti di Minerva che, circondata da Virtù, raggiunge la Fama e la Fortuna vincendo il Destino e il Peccato; nella seconda troviamo un raduno di divinità pagane al centro e, in basso, scene di sacrifici religiosi e le figure di Virgilio, Aristotele e della Sibilla. I quattro camerini adiacenti alle sale maggiori sono decorate a grottesche, eseguite nel corso della prima campagna decorativa della villa e attribuite a Eliodoro Forbicini, ma probabilmente rimaneggiate nel Settecento. 115

55 | Prospetto dall’attuale ingresso 116

2 Villa Saraceno Via Finale, 8 - Agugliaro (VI)

Villa Saraceno, inserita in un comples- L’attribuzione ad Andrea Palladio, che so rurale comprendente altri edifici di pubblica la villa nel suo trattato, è certa, servizio, si trova isolata in campagna, come pure è individuato il committente nel territorio di Finale di Agugliaro, dell’opera, Biagio Saraceno, apparte- all’interno di una corte delimitata da un nente a una rilevante famiglia vicentina, muro di cinta. che dal 1548 ricoprì importanti cariche Il corpo dominicale, orientato verso sud pubbliche in città. Rimane incerta, in- e raggiungibile dalla strada per mezzo vece, la cronologia dell’intervento, che di un lungo viale rettilineo, è un bloc- comunque si colloca certamente tra il co rettangolare articolato su tre livelli: 1546 e il 1555, intervallo compreso tra seminterrato, piano nobile e sottotetto, due successive rilevazioni fiscali, nella originariamente adibito a granaio. prima delle quali risultano registrate Il perimetro del volume è segnato dallo solo le preesistenze quattrocentesche, sviluppo su tutti i fronti di uno zoccolo mentre nella seconda compare la nuo- corrispondente alla parte emergente va costruzione. Gli studi attuali tendono del livello inferiore, di fasce marcapiano a collocare la progettazione intorno al e del cornicione a modiglioni. 1548, in concomitanza con l’afferma- Il fronte principale si caratterizza per zione sociale del committente, per via una configurazione asciutta ed essen- dell’analisi stilistica che legittima una ziale, in cui spicca il settore mediano classificazione del progetto nell’ambito leggermente aggettante, aperto da una della produzione palladiana degli anni loggia a tre arcate su semplici pilastri e quaranta del Cinquecento, contraddi- coronato da un frontone triangolare. Nei stinta dall’adozione di un linguaggio so- due settori laterali si sovrappongono tre brio e da un’impostazione planimetrica finestre, rettangolare quella inferiore, semplificata. con frontone triangolare quella del pia- Nella tavola pubblicata da Palladio nei no nobile, quadrata al livello superiore. Quattro Libri la villa compare raccolta Il prospetto opposto rivolto a nord pro- attorno a una corte delimitata lateral- pone un’impostazione analoga, ma al mente da due fabbricati porticati, che posto della loggia presenta una porta rigirano ad angolo retto addossandosi affiancata da finestre; tali aperture, in- sui fianchi dell’edificio dominicale. sieme a quelle che si trovano nei settori Nella realtà Palladio realizzò solo il laterali, sono coronate da cimase ret- corpo dominicale, come un’entità in tilinee. Analoga terminazione contrad- sé conclusa; una perfetta definizione distingue le finestre del fronte laterale architettonica si riscontra, infatti, anche ovest aperte a livello del piano nobile, sul lato est affiancato dal rustico, le cui sotto le quali mancano i fori dell’inter- vicende costruttive si snodano solo a 117 rato. partire dal secolo successivo. Attraverso la loggia si perviene diretta- Nel 1604 era stata costruita una prima mente all’interno del salone a “T”, aper- barchessa con copertura in paglia, che to sul retro, il cui braccio d’ingresso è collegava l’edificio padronale ai fabbri- affiancato da due ambienti di servizio in cati quattrocenteschi, poi sostituita nel uno dei quali, a destra, sono ricavate le 1659 da una “barchessa nobile” con scale. Dal salone si accede anche alle portico a colonne, configurata secondo due sale laterali, e da queste agli attigui il disegno palladiano. Tale struttura fu camerini che si affacciano sul fronte poi danneggiata a fine Settecento da un principale. incendio e ricostruita nelle forme attuali Si addossa al fianco est della villa una a metà del secolo successivo. barchessa con portico architravato su Frattanto la villa aveva subito, già nel colonne, seguita da un ulteriore fabbri- corso del XVII secolo, pesanti altera- cato di servizio. A est del viale d’acces- zioni con la parziale suddivisione in due so sorgono una vecchia casa domini- livelli del piano nobile nel lato est, e la cale, una barchessa e altri rustici, che conseguente apertura di nuovi fori; ul- preesistevano alla villa. teriori stravolgimenti nella distribuzione interna erano stati effettuati nell’Otto- divenuta proprietaria, è stata sottoposta cento. a un attento e diligente restauro, che ha Solo negli anni settanta del Novecento recuperato la configurazione iniziale la villa, per iniziativa della fondazione degli esterni e ripristinato i rapporti spa- inglese The Landmark Trust che ne è ziali interni.

AD VN luogo del Vicentino detto il FINALE, è la feguente fabrica del Signor Biagio Sarraceno: il piano delle ftanze s’alza da terra cinque piedi: le ftanze maggiori fono lunghe vn quadro, e cinque ottaui, & alte quanto larghe,e fono in folaro. Continua quefta altezza ancho nella Sala: i camerini apreffo la loggia fono in uolto: la altezza de’ uolti al pari di quella delle ftanze: di fotto vi fono le Cantine, e di fopra il Granaro: il quale occupa tutto il corpo della cafa. Le cucine fono fuori di quella: ma però congiunte in modo che riefcono commode. Dall’vna, e l’altra parte ui fono i luoghi all’vfo di Villa neceffari.

dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

CARATTERI COSTRUTTIVI 118 La struttura muraria è in laterizio rivestito da intonaco. All’esterno sono in pietra solo le finestre principali della facciata e le porte d’accesso, nonché i cantonali del cornicione; all’interno la pietra è adoperata per le porte. La cantina al piano seminterrato presenta una volta ribassata, mentre la loggia è conclusa da una volta a botte. Originariamente erano voltati anche i camerini, mentre le sale principali del piano nobile hanno soffitti lignei.

56 | Veduta d’insieme del complesso 57 | Vista della villa con la barchessa

APPARATO DECORATIVO La loggia della villa è stata affrescata sulla volta e, parzialmente, alle pareti, tra fine Cinquecento e inizi Seicento, ma non se ne conosce l’autore. Sulla lunetta della porta d’ingresso troviamo un uomo in armatura, probabilmente 119 il committente; in alto, all’interno di riquadri, sono raffigurati la Ricchezza, in veste di una donna che elargisce monete, e due cherubini e altre figure monocrome. Il salone principale propone un fregio che corre per tutto il perimetro lungo la parte superiore delle pareti, in cui si alternano figure e scene o paesaggi; sopra la porta nord si ritrova il committente intento a scrivere. Il soffitto ligneo del salone è dipinto a tempera con figure all’interno di medaglioni ovali. Anche la sala a ovest presenta un analogo fregio affrescato, per il quale è stato ipotizzato l’intervento del pittore veronese Domenico Brusasorci, presente in altri edifici palladiani e morto nel 1567. Nel soffitto rimangono solo deboli tracce di decorazioni analoghe a quelle del sa- lone centrale. Nell’adiacente camerino gli affreschi erano stati staccati nel corso delle trasformazioni ottocentesche, ma permangono tracce dei disegni prepara- tori a carboncino sulle lunette sopra le finestre. Anche nel vecchio corpo dominicale quattrocentesco è stato rinvenuto nel corso dei recenti restauri un fregio affrescato a monocromo risalente agli inizi del Cin- quecento. 120

3 Villa Poiana Via Castello, 41 - Poiana Maggiore (VI)

L’opera, una delle ville palladiane at- quadrate del sottotetto. tualmente più apprezzate per la moder- Lungo il basamento si aprono sui tre nità e l’originalità della creazione archi- lati, in asse con le soprastanti finestre, tettonica, è situata a sud dell’abitato di le bocche di lupo del seminterrato. Poiana Maggiore, di fronte a un più an- La distribuzione interna si impernia tico insediamento di carattere feudale, sul grande salone passante a tutta al- denominato Il Castello, lungo la strada tezza, cui si accede dalla loggia; ai lati diretta a Montagnana. del salone si trovano i vani scala e due Il complesso si compone di un corpo camerini che danno accesso ai due ap- principale a pianta rettangolare, cui si partamenti laterali simmetrici, formati addossa a nord in posizione arretrata in successione da una sala quadrata e un volume quadrato da cui sporgono una rettangolare lunga di pari larghez- verso nord due torrette ottagonali. Su za, aperta sulla loggia. questo secondo edificio si innesta un La paternità della villa è certa, in quanto lungo rustico che, insieme a una bar- Andrea Palladio la pubblica nei Quattro chessa porticata d’ordine tuscanico Libri, dove indica anche il nome del disposta in posizione ortogonale, de- committente, Bonifacio Poiana, appar- finisce una corte di servizio, separata tenente a una famiglia che esercitava mediante un basso muro dallo spazio diritti feudali sull’omonimo territorio, aperto antistante l’edificio dominicale. aveva tradizioni guerresche ed era nota Il fronte principale della villa, elevato su per la sua fedeltà alla Serenissima. un piccolo basamento corrispondente La datazione del progetto è stata fissa- alla parte emergente del seminterrato, ta da Burns intorno al 1546, considera- è composto da un settore mediano leg- to che il disegno rielabora con poche germente aggettante, in corrisponden- modifiche un precedente progetto del za del quale si trova al piano nobile una 1544-45 per una villa a Lanzé (non loggia aperta agli estremi da finestre e lontano da Lisiera e da Quinto) non più al centro da una serliana, impostata su edificata. A quella data, la proprietà di semplici pilastri quadrati in muratura e Bonifacio Poiana comprendeva ancora sormontata da un arco a doppia ghiera solo case per contadini, mentre in una che include cinque oculi ciechi. registrazione fiscale del 1555 la nuova La parte mediana culmina in un fronto- villa compariva già costruita (i lavori ne a base interrotta, coronato da sta- potrebbero essere cominciati intorno tue. La loggia è raggiungibile da una al 1550), ma non ancora completata. scalinata ampia quanto la serliana. Finalmente, in una successiva rileva- Nei settori laterali si aprono alla stes- zione del 1563 la villa risultava anche sa quota altre due finestre rettangola- affrescata; se ne ricava, pertanto, che 121 ri, che al pari di quelle prossime alla intorno agli anni 1555-60 si svolse la serliana sono coronate da una cimasa campagna decorativa degli interni, cui retta da mensole semplificate. Sopra le parteciparono lo scultore Bartolomeo aperture situate alle estremità del pro- Ridolfi e i pittori Battista Zelotti, Ansel- spetto si trovano due finestre quadrate mo Canera e Bernardino India (gli in- che illuminano il sottotetto. terventi degli ultimi due sono citati da Uno schema analogo si ripropone nel Palladio nel suo trattato). fronte posteriore dove, tuttavia, la ser- Studi recenti dimostrano che, appena liana si apre solo nella porta centrale, conclusa la parte dominicale, fu dato accessibile da una scala semicircolare, subito avvio alla realizzazione della mentre ai lati presenta due finestre; inol- parte sinistra rustica del complesso, nel tre, gli oculi inseriti nella doppia ghiera rispetto delle forme palladiane; tuttavia, sono aperti e le finestre del sottotetto solo nel 1615, sotto Nicolò Poiana, ni- compaiono, replicate in verticale, anche pote di Bonifacio, si compivano la bar- nel settore mediano. chessa settentrionale e il muro di cinta. Sul fianco si ripetono su tre assi le fine- Nel 1648 Gerolamo Albanese realizzò stre rettangolari al piano nobile e quelle le statue sopra il frontone e sui poggi IN POGLIANA Villa del Vicentino è la fottopofta fabrica del Caualier Pogliana: le fue ftanze fono ftate ornate di pitture,e ftucchi bellifsimi da Meffer Bernardino India,& Meffer Anfelmo Canera pittori Veronefi,e da Meffer Bartolomeo Ridolfi Scultore Veronefe: le ftanze grandi fono lunghe vn quadro, e due terzi, e fono in uolto: le quadre hanno le lunette ne gli angoli: fopra i camerini ui fono mezati:la altezza della Sala è la metà più della larghezza,e uiene ad effere al pari dell’altezza della loggia:la fala è inuoltata à fafcia,e la loggia à crociera:fopra tutti quefti luoghi è il Granaro,e fotto le Cantine,ela cucina:percioche il piano delle ftanze fi alza cinque piedi da terra:Da vn lato ha il cortile,e nella parte di dietro il Bruolo,& una Pefchiera,di modo che quefto gentil’huomo,come quello che è magnifico,e di nobilifsimo animo,non ha mancato di fare tutti quegli ornamenti,& tutte quelle commodità che fono pofsibili per rendere quefto fuo luogo bello,diletteuole,& commodo.

dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

58 | Prospetto posteriore verso la campagna

122 59 | Prospetto anteriore

della scala. Nella prima metà del Sette- Infine, nel corso dell’Ottocento si edificò cento fu realizzata l’ala a sinistra della il lungo fabbricato che collega l’ala sini- villa, su iniziativa di Alessandro Poiana stra alla villa con la barchessa nord. che, dilettandosi di architettura, potreb- La villa, acquisita dall’Istituto Regiona- 123 be esserne l’artefice; in quel periodo fu le per le Ville Venete nel 1959, è stata aggiunto anche un fabbricato a destra sottoposta a successivi e accurati inter- dell’edificio, successivamente demolito. venti conservativi.

CARATTERI COSTRUTTIVI Sono in pietra solo le cornici delle porte nella loggia e all’interno. La struttura mu- raria, ma anche le mostre delle aperture esterne sono in cotto. I recenti restauri hanno dimostrato che all’esterno l’originario rivestimento a intonaco era graffito, a simulare un bugnato gentile. Complesso il sistema delle volte del piano nobile, che determinano al livello del sottotetto salti di quota tra i diversi ambienti. Il salone centrale è chiuso da una volta a botte, mentre le sale laterali hanno volte a padiglione. Sia la loggia che i camerini ai fianchi del salone hanno volte a botte e crociere centrali. Anche il seminterrato è interamente voltato. 60 | Prospetto anteriore: particolare della serliana d’accesso

UN VERTICE DI CLASSICITA’ E MODERNITA’ Oltre alla xilografia del trattato che si serliana proposte sui fronti maggiori. discosta alquanto dall’opera realizzata, Ma è soprattutto l’ordinata e pulita im- come avviene per molte realizzazioni paginazione architettonica della villa a palladiane, sono pervenuti anche di- colpire l’attenzione dell’odierno osser- segni autografi di studio del progetto vatore, alla cui vista si offre una varietà della villa (foglio RIBA, XVI, 4r e v), dai di temi e una ricchezza compositiva 124 quali si deduce che Palladio intendeva sapientemente approntate con il ricorso affiancare al corpo principale due ali più esclusivo a elementi architettonici sobri basse, ai cui lati si sarebbero sviluppa- e lineari (la serliana su pilastri, finestre te due corti porticate, a destinazione con cornici poco elaborate) e a forme agricola quella di sinistra e a giardino geometriche semplici ed essenziali (le quella di destra. Si sarebbe dato luo- ghiere semicircolari degli archi, gli oculi go, in questo modo, a un complesso rotondi, i netti rettangoli dei fori), partico- architettonico unitario, rispondente a larmente rispondenti al gusto moderno. un intento di razionale organizzazione Palladio raggiunge in villa Poiana un e controllo del territorio, il cui riflesso vertice di grande razionalità e purez- nel corpo dominicale, che rappresenta za, profondamente classico, in cui insieme alla barchessa a nord l’unica riesce a interpretare e ricomporre in parte realizzata del progetto palladiano, modo originale motivi formali e spunti si riconosce nella studiata capacità di culturali tratti da opere romane an- dialogo col sito, instaurata dall’origina- tiche e contemporanee, dalla critica le soluzione di apertura-chiusura che riconosciuti nel portico d’entrata del offrono le due differenti versioni della Teatro di Marcello (serliana a pilastri), in elaborazioni bramantesche come i colare le terme di Diocleziano (timpano progetti per S. Pietro o il ninfeo di Ge- spezzato, ma anche la diversa artico- nazzano (doppio arco con oculi), ma lazione in altezza degli spazi interni e anche nell’architettura termale, in parti- la sapiente configurazione delle volte).

APPARATO DECORATIVO All’esterno del complesso, sul fronte della barchessa settentrionale che si affac- cia lungo la strada, va segnalato il concio di chiave con lo stemma dei Poiana fatto realizzare nel 1615 da Nicolò Poiana, a conclusione dei lavori relativi a tale fabbricato. Nella facciata della villa spiccano le seicentesche statue di Gerola- mo Albanese, poste sui poggi della scalinata e ai vertici del frontone. Entrati nella loggia, si osservano gli affreschi attribuiti a Battista Zelotti: nell’ot- tagono centrale è raffigurata l’allegoria della Fortuna, nei due ovali laterali il Tempo e la Fama; tali raffigurazioni si inseriscono in una trama di finte cornici a stucco percorse da una fascia fiorita. Sulla lunetta del portale d’ingresso è affrescato lo stemma di famiglia fra trofei, che coronava il busto del committente posto sulla cimasa della porta, opera di Bartolomeo Ridolfi, ora rimosso. Allo Zelotti sono attribuite anche le tre scene affrescate sulla volta del salone, il cui isolamento fa intuire una probabile interruzione della campagna decora- tiva, che ha lasciato spoglia tutta l’ala sinistra della villa. Nell’ovale centrale è rappresentato il Concilio degli Dei, negli altri riquadri troviamo Bacco e Cerere e Mercurio e la Primavera. Il camerino di destra è interamente affrescato a grottesche da Bernardino India; sulle lunette sono presenti paesaggi archeologici. Nella sala d’angolo a destra la volta reca un riquadro con Diana e Apollo, pro- babile opera di un allievo dell’India. L’apparato iconografico di maggiore effetto e unità si trova nella grande sala de- stra della villa, affrescata da Bernardino India con il probabile apporto di Ansel- mo Canera, e attinente agli interessi militari del Poiana. Sulle pareti è simulata una partizione architettonica con colonne ioniche, che inquadra finte nicchie con statue color bronzeo di condottieri romani, e spazi aperti in cui si svolgono scene sacrificali. La finta intelaiatura architettonica sembra sorreggere il reticolo di stucchi del Ridolfi con motivi a grottesche che decora la volta, e che riquadra episodi della storia romana e, al centro, un altro Concilio degli Dei.

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61 | Affreschi della loggia 126

4 Villa Pisani a Montagnana S.S. 10, Borgo S.Zeno - Montagnana (PD)

Villa Pisani si presenta come un palaz- su mensole. Nei partiti laterali si aprono zo urbano affacciato su due lati verso ai due livelli semplici finestre orizzontali la strada pubblica, situato appena notevolmente distanziate in altezza, all’esterno della cinta muraria di Mon- analoghe a quelle del sottotetto. tagnana, all’intersezione tra la via che Lo spazio interno è incentrato al piano esce da Porta Padova e quella che co- terra sullo splendido atrio a quattro co- steggia le mura della città. lonne, con otto semicolonne ribattute L’edificio presenta un impianto quadra- alle pareti, cui si affiancano stanze di to, e si imposta su due livelli e un sot- rappresentanza, seguite da sale minori, totetto agibile. Sul fronte posteriore si e che comunica con la loggia mediante sviluppa un giardino di pertinenza della uno stretto corridoio. Si accede al piano villa, delimitato a ovest da un muro di nobile, che costituisce la parte privata cinta oltre il quale scorre il canale Fiu- della dimora, mediante due scale a micello, che passa sotto l’ala sinistra pianta ellittica poste, simmetricamente, del fabbricato e la strada antistante. ai due lati della loggia. I due fronti opposti della villa si imper- La villa fu commissionata a Palladio nel niano su un partito centrale contraddi- 1552 dal veneziano Francesco Pisani, stinto dalla sovrapposizione di un dop- Procuratore di S. Marco e senatore. Il pio ordine con intercolumnio centrale lotto, su cui sorgeva già un edificio di più ampio, dorico l’inferiore e ionico il due piani, era l’ultimo recente acquisto superiore, e coronato da un timpano a Montagnana di Francesco, il cui pa- con cornice a dentelli. dre Giovanni Pisani aveva già in prece- Nel prospetto anteriore i due ordini so- denza comprato terre e case in quella vrapposti sono costituiti da semicolonne città. addossate alla parete, nei cui interco- L’opera, edificata utilizzando parte del- lumni al piano terra si aprono al centro le strutture preesistenti, risultava già in il portale e ai lati finestre sormontate da avanzato stato di realizzazione a fine lunette, mentre al piano nobile si collo- 1553, quando nell’atrio vi si rogavano cano tre porte protette da balaustre, so- atti notarili, e fu completata nel 1555, vrastate da finestre rettangolari alquan- anno nel quale Alessandro Vittoria, cita- to distanziate in altezza. Il primo ordine to da Palladio nel suo trattato, compiva è concluso da un fregio dorico a triglifi e anche le decorazioni scultoree. bucrani, che rigira ininterrotto su tutti e Non sono stati individuati disegni auto- quattro i prospetti dell’edificio, fungen- grafi della villa, ma Palladio la pubblica do da cornice marcapiano. La trabea- nei Quattro Libri, dove la raffigura affian- zione del secondo ordine è limitata al cata da due ali unite al corpo principale solo partito centrale (anche nel fronte per mezzo di archi trionfali; tali esten- 127 posteriore), e reca nel fregio l’iscrizio- sioni rappresentano un ampliamento ne “FRANCISVS PISANVS IO.[hannis] ipotizzato solo a posteriori, perché il F.[ilius] F.[ecit]”. Il soprastante timpano fabbricato risulta perfettamente rifinito reca uno scudo con leone rampante fra anche nei fronti laterali. due figure alate, stemma dei Pisani. In In una mappa del 1627 alla villa risulta- ciascuno dei due settori laterali si apre no legati una serie di fabbricati rurali e una semplice finestra rettangolare per una corte posti di fronte all’edificio al di piano e, alla quota del fregio ionico, si là della strada, oltre all’orto e agli altri trovano i fori orizzontali che illuminano spazi che la affiancano direttamente; il sottotetto; la sovrapposizione delle tre tale situazione è andata progressiva- aperture si ripropone, ripetuta su quat- mente modificandosi con lo sviluppo tro assi, nei fianchi della villa. urbano fuori le mura. Sul fronte posteriore che guarda il giar- La villa rimase di proprietà della fami- dino i due ordini sovrapposti, costituiti glia Pisani sino al 1815 e, dopo intricate da colonne libere, danno luogo a due vicende successorie, fu venduta nel profondi loggiati, le cui pareti interne 1856 a Giusto Antonio Placco, i cui ere- recano nel mezzo portali con cimase di ancora la abitano. LA SEGVENTE fabrica è appreffo la porta di Montagnana Caftello del Padoano,e fu edificata dal Magnifico Signor Francefco Pifani: il quale paffato à miglior uita non ha potuta finire. Le ftanze maggiori fono lunghe un quadro e tre quarti: i uolti fono à fchiffo,alti fecondo il fecondo modo delle altezze de’ uolti:le mediocri fono quadre,& inuoltate à cadino: I camerini,e l’andito fono di uguale larghezza: i uolti fono alti due quadri: La entrata ha quattro colonne,il quinto più fottili di quelle di fuori: lequali foftentano il pauimento della Sala,e fanno l’altezza del uolto bella,e fecura. Ne i quattro nicchi,che ui fi ueggono fono ftati fcolpiti i quattro tempi dell’anno da Meffer Aleffandro Vittoria Scultore eccellente: il primo ordine delle colonne è Dorico,il fecondo Ionico. Le ftanze di fopra fono in folaro: L’altezza della Sala giunge fin fotto il tetto. Ha quefta fabrica due ftrade da i fianchi, doue fono due porte, fopra le quali ui fono anditi , che conducono in cucina, e luoghi per feruitori.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura muraria è in mattoni, ma la pietra è adoperata all’esterno per colon- ne, capitelli e le cornici delle finestre, nonché per le colonne e le semicolonne dell’atrio. Le trabeazioni dei fronti esterni sono in legno stuccato. Gli orizzontamenti al piano terra comprendono le volte a crociera del salone, a padiglione delle due sale maggiori, a calotta con angoli smussati nei due came- rini quadrati retrostanti, e a botte negli ambienti di servizio ai lati del corridoio. Tutti gli spazi del primo livello sono coperti con soffitti piani con travi a vista. 62 | Vista da Borgo Eniano con in fondo le mura urbiche

VILLA O PALAZZO URBANO? Villa Pisani, affacciata sulla strada pub- Ma un ulteriore aspetto che accentua il blica in prossimità alle mura urbane, particolare ruolo di questo edificio è la ma nel contempo in rapporto con i pos- presenza al piano terra dell’atrio a quat- sedimenti per decenni acquisiti dalla tro colonne, spazio distintivo di grande famiglia intorno alla città, rappresenta effetto architettonico, animato dai mor- un’elaborazione tipologica particolare bidi chiaroscuri delle volte e arricchito nell’ambito della produzione palladiana dal gioco plastico delle semicolonne di architettura di villa, funzionalmente perimetrali e delle nicchie con statue. concepita come residenza suburbana Il salone, come risulta anche dalla let- per la gestione di attività terriere (com- tura di diversi documenti d’archivio, 129 presi i mulini poco distanti, alimentati era destinato alla conclusione di affari dal corso d’acqua che scorre sotto e di contratti, al rogito di atti notarili, l’edificio), ma dotata del decoro e della all’incontro con fittavoli, luogo di ammi- rappresentatività di una dimora di città. nistrazione delle proprietà, ma anche Il carattere di palazzo urbano si coglie sede per l’esercizio di attività urbane. innanzitutto nello sviluppo verticale Tale soluzione arricchisce e appro- dell’edificio, che comprende due livelli fondisce altre esperienze sviluppate sovrapposti di pari dignità funzionale, da Palladio in architetture urbane l’uno a carattere pubblico e di rappresen- (in particolare a Palazzo Porto a Vi- tanza, l’altro più propriamente privato e cenza), dove però l’atrio mantiene residenziale, ma entrambi deputati alle esclusivamente il ruolo di monumen- attività proprie del signore; laddove, di tale ingresso al palazzo, e non anche solito, nelle ville rurali le occupazioni del quello di salone di rappresentanza. proprietario si svolgono esclusivamente Le due varianti del tema degli ordini al piano nobile, e gli altri livelli, anche sovrapposti adottate nei fronti contrap- spazialmente meno qualificati, accolgo- posti della villa sottolineano ulterior- no soltanto locali di servizio o granai. mente la duplice valenza dell’edificio; verso la strada la dignità e l’austero in chiave più intima, in funzione di un decoro di un palazzo urbano, dal lato rapporto diretto e immediato con il del giardino l’ariosità e la godibilità parco, la soluzione da poco sperimen- del doppio loggiato, che reinterpreta tata per Palazzo Chiericati a Vicenza.

APPARATO DECORATIVO Nell’atrio, all’interno di nicchie alle pareti, sono disposte le statue delle Stagioni realizzate da Alessandro Vittoria nel 1555.

63 | Vista del prospetto sul giardino

130 64 | Particolare del prospetto sulla strada

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5 Villa Pisani a Lonigo Via Risaie, 1 - Bagnolo di Lonigo (VI)

La villa sorge in prossimità della spon- della loggia. Dietro le pareti terminali da occidentale del torrente Guà, dalla del braccio trasversale del salone, che parte opposta rispetto all’abitato di recano anch’esse finestre termali non Bagnolo. Si presenta come un bloc- aperte all’esterno, si trovano i vani sca- co compatto a due livelli più interrato, la e ambienti di servizio. unificato dalla continuità della parte La vasta corte rettangolare che si svilup- basamentale segnata da una cornice pa a ovest della villa è delimitata a nord a bugnato rustico e dalle cornici pure a da un lungo edificio rurale a tre livelli, e bugna delle finestre, ma distinto in al- negli altri due lati da muri; oltre la corte, zato nel volume semplice e squadrato al di là di una stradina, permane un’ala del corpo occidentale, cui si addossa, di un porticato che cingeva su tre lati un verso il corso d’acqua, lo spesso fronte ulteriore ampio cortile rustico, aperto da principale formato da una loggia centra- un possente colonnato dorico. le a tre arcate e coronata da un fronto- E’ certa l’attribuzione a Palladio, in ne triangolare, serrata tra due torrette quanto la villa si trova pubblicata nel angolari quadrate di poco più elevate suo trattato; l’evoluzione dell’idea pro- rispetto al resto dell’edificio. gettuale è documentata da quattro La loggia biabsidata, accessibile dal disegni autografi conservati al RIBA, fornice centrale attraverso una gradina- nei quali tuttavia il fronte verso il fiume ta semicircolare, è articolata in facciata appare risolto da un’esedra con scala da un ordine bugnato dorico, con lese- concavo-convessa, sormontata da una ne singole al centro e raddoppiate agli finestra termale analoga a quella realiz- estremi, che reggono una trabeazione zata verso la corte. Il progetto include- a metope lisce e triglifi; il sovrastante va anche tutti i corpi rustici in una corte timpano reca al centro lo stemma no- unitaria porticata, ispirata ai recinti dei biliare della famiglia Pisani. I due lisci templi romani del Lazio, come quello di fronti angolari di ciascuna delle torrette Ercole Vincitore a Tivoli. L’incarico ven- sono animati da due finestre rettangola- ne conferito dai fratelli Vittore, Marco e ri in asse, coronate da cimasa al piano Daniele Pisani, esponenti della nobiltà nobile e con riquadro a incasso nel da- veneziana e figli di Giovanni, che nel vanzale al livello superiore. 1523 aveva acquisito la proprietà di Ba- Il prospetto occidentale, rivolto verso gnolo a seguito della confisca del fondo l’ampia corte, presenta al centro al alla famiglia dei Nogarola, schieratasi piano nobile, accessibile da una scali- contro la Serenissima in occasione del- nata recentemente allargata, una porta la guerra della Lega di Cambrai. rettangolare fiancheggiata da due fine- La redazione del progetto e l’avvio dei stre con cimasa aggettante, che sono lavori sono fissati dagli studiosi intorno 133 replicate per due volte ai lati in asse al 1542; il nuovo edificio, infatti, risulta con i fori del sottotetto, aventi cornice a da poco realizzato in una dichiarazione orecchie. Il gruppo centrale di aperture fiscale riferita al 1544. Secondo le fon- è sormontato, alla quota superiore, da ti e le indagini compiute in occasione una grande finestra termale che illumi- dei recenti restauri, il fronte orientale na il salone centrale. della villa sarebbe stato compiuto in I fronti laterali del volume ripropongono, una seconda fase, conclusasi entro su tre assi, la medesima sovrapposizio- il 1562, quando la villa è raffigurata in ne di aperture presente ai lati del fronte una mappa con la soluzione definitiva occidentale. della loggia compresa tra le due torret- L’interno dell’edificio si impernia sul te. Palladio abbandonò quindi l’ipotesi grande salone a “T” adiacente alla dell’esedra a lungo studiata, ma propo- loggia, il cui braccio longitudinale si af- se nella versione finale il motivo delle faccia verso ovest, affiancato da grandi torrette già presente nella villa di Cricoli stanze rettangolari che comunicano con (di cui riprese anche la logica dei rap- altre sale orientate perpendicolarmente porti proporzionali tra gli spazi), assu- e due stanze quadrate poste ai fianchi mendo anche influssi sanmicheliani nel 65 | Veduta d’insieme

bugnato dorico della loggia, e sugge- un’ala colonnata. stioni dell’architettura romana termale Il lungo fabbricato rurale che occupa il nella grandiosa concezione del salone. lato nord della corte principale è stato In quella fase venne realizzato anche realizzato nell’Ottocento. In quello stes- il lato occidentale della corte adiacente so secolo la villa subì pesanti altera- alla villa, con torri colombare agli estre- zioni negli spazi interni e, dopo l’occu- mi, che risulta già demolito nel Sette- pazione tedesca nella seconda guerra cento, e la costruzione porticata che mondiale, è stata sottoposta a un ac- circondava su tre lati la seconda corte curato restauro che ha recuperato, con rustica, poi danneggiata da un incendio lievi modifiche, la pianta e la spazialità nel 1806 e bombardata nel 1945, della originari e ha ripristinato l’agibilità del quale è stato possibile recuperare solo seminterrato.

CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura muraria è in laterizio. Il piano seminterrato presenta possenti volte ribassate con mattoni a vista. Il braccio longitudinale del salone è coperto da 134 volta a botte, che all’intersezione con il braccio trasversale forma una crociera. E’ voltata a botte, con catini alle estremità absidate, la loggia che si apre sul prospetto orientale. La sala inferiore della torretta meridionale ha una volta a padiglione; il corrispondente spazio dell’altra torretta è stato ripristinato in occa- sione del recente restauro. Le altre sale presentano soffitti a travatura lignea.

66 | Prospetto verso la campagna APPARATO DECORATIVO Nel salone del piano nobile gli affreschi, attribuiti di recente al pittore veronese Francesco Torbido e quindi coevi alla realizzazione della villa, si armonizzano, esaltandola, con la struttura architettonica dello spazio, articolato da coppie di lesene agli angoli; la decorazione pittorica simula i sottarchi delle vele che com- pongono la crociera, e sottolinea le nervature di quest’ultima con fasce decorative, riquadranti intricate grottesche su fondo dorato, che partono da mascheroni an- golari e terminano con vasi su cartigli. Nella volta a botte del braccio longitudinale sono affrescate scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio: nel riquadro centrale La caduta di Fetonte, in quelle laterali figure ed episodi legati al mito. L’unico altro ambiente che presenta affreschi, stilisticamente più tardi rispetto a quelli del salone, è la stanza quadrata al piano nobile corrispondente alla torretta sud-orientale. Nella volta a padiglione, su uno sfondo a grottesche risaltano una scena centrale e altre quattro su ciascuno dei fusi della volta; anche alle pareti sono affrescate scene tratte dal Decamerone di Boccaccio. Nelle sale rivolte a ovest sono presenti caminetti in pietra cinquecenteschi; in par- ticolare, quella settentrionale contiene anche un elegante lavamani in pietra, forse attribuibile allo stesso Palladio.

67 | Prospetto verso il canale Guà, particolare della loggia

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6 Barchesse di Villa Trissino Via Sabbadini, 4 - Meledo di Sarego (VI)

Il complesso a noi pervenuto, situato in del trattato comprende un corpo domi- prossimità del centro di Meledo lungo la nicale accentrato su un salone circolare riva del torrente Guà, si compone di un con quattro pronai monumentali, per il fabbricato quattrocentesco, visibile già quale è evidente il riferimento alla Ro- all’ingresso lungo la strada, e da due tonda di Vicenza; l’edificio sarebbe fabbricati rurali, disposti lungo i confini dovuto sorgere sulla collinetta dove si orientale e occidentale della proprietà e trova attualmente la chiesa e, configu- collegati a sud dai resti di un muro di rando successivi piani digradanti verso cinta, interrotto al centro da una porta a sud, sarebbe stato collegato a due bugne rustiche. grandi portici aperti a esedra a loro vol- L’edificio all’ingresso dell’insediamen- ta connessi ai rustici aperti da porticati to, preesistente all’iniziativa di rinnovo rettilinei. cinquecentesco del fondo, conserva sul L’insieme avrebbe avuto un aspetto fronte esterno, nonostante varie mano- monumentale ed emergente nel pae- missioni, alcuni caratteri gotici, come le saggio, ispirato ai complessi religiosi due finestre trilobate al piano nobile e lo romani, come il santuario della Fortuna sporto in legno del tetto. Primigenia di Palestrina, che Palladio Il rustico orientale, affacciato verso est aveva studiato nei suoi viaggi. sulla riva del corso d’acqua, presen- Il fondo era pervenuto a Giovanni Trissi- ta su tale fronte possenti fondazioni no, padre dei committenti palladiani, nel lapidee di poco più elevate rispetto al 1531 e comprendeva anche il fabbrica- pelo dell’acqua; si compone di una bar- to quattrocentesco. Non è chiaro quan- chessa porticata, aperta verso il fondo do ebbe inizio l’attuazione del progetto rustico con sei colonne tuscaniche e di di Palladio; di certo prima del 1562, un’adiacente torre colombara. Quest’ul- tenuto conto che uno dei due commit- tima mostra sul prospetto sud due gran- tenti, Ludovico, morì in quell’anno, ma di finestre in asse, di cui quella inferiore va considerato che sono documentati con cimasa e quella superiore timpana- lavori per una colombara, un muro e ta, intersecata in modo inopportuno da una porta nel 1553; comunque le ope- due fasce marcapiano; nel lato lungo il razioni avviate dovettero interrompersi fiume tale schema si ripropone raddop- molto presto. piato. La barchessa, lungo lo stesso Di tale fase costruttiva possono ascri- fronte, è animata da assi accoppiati di versi al progetto palladiano le perfette finestre su due livelli. Tutte le aperture fondazioni del rustico lungo il fiume, presentano sagome vicine ai tipici ca- mentre la maldestra impaginazione dei ratteri palladiani. prospetti della colombara fa pensare a Anche la barchessa occidentale si af- un’esecuzione poco accorta da parte di 137 faccia verso l’interno della proprietà maestranze locali. Sono riferibili all’ide- con un portico di otto colonne tusca- azione palladiana anche le colonne del- niche analoghe a quelle del fabbricato le barchesse. contrapposto; in entrambi gli edifici le La lettura di successive documenta- colonne presentano alla base un toro zioni cartografiche documenta, seppu- sovrapposto a un plinto cilindrico, sopra re non manchino aspetti controversi, un ulteriore plinto più largo sbozzato. l’evoluzione delle vicende costruttive I due fabbricati rustici costituiscono i soli nel fondo. frammenti costruiti, giunti a noi attraver- Così, nel 1570 risulta realizzata una so diverse e convulse fasi costruttive, colombara e l’annessa barchessa, ma nell’ambito di un progetto ambizioso non se ne coglie l’esatta posizione; nel commissionato a Palladio dai nobili vi- 1599 troviamo una colombara lungo il centini Francesco e Ludovico Trissino, fiume, connessa con un muro a un’altra mai realizzato compiutamente, e da colombara, addossata a una barches- lui pubblicato nei Quattro Libri, dove sa; nel 1644, a fianco della colombara ne dichiarava avviata la costruzione. Il lungo il fiume compaiono sei colonne complesso rappresentato nell’incisione libere, che potrebbero rappresentare LA SEGVENTE fabrica è ftata cominciata dal Conte Francefco,e Conte Lodouico fratelli de’Trifsini à Meledo Villa del Vicentino. Il fito è bellifsimo: percioche è fopra un colle,il quale è bagnato da vn piaceuole fiumicello,&è nel mezo di vna molto fpaciofa pianura, & à canto ha vna affai frequente ftrada. Nella fommità del colle ha da efferui la Sala ritonda, circondata dalle ftanze, e però tanto alta che pigli il lume fopra di quelle. Sono nella Sala alcune meze colonne, che tolgono fufo un poggiuolo, nel quale fi entra per le ftanze di fopra; le quali perche fono alte folo fette piedi; feruono per mezati. Sotto il piano delle prime ftanze ui fono le cucine, i tinelli, & altri luoghi. E perche ciafcuna faccia ha bellifsime uifte; ui uanno quattro loggie di ordine Corinthio: fopra i frontefpicij delle quali forge la cupola della Sala. Le loggie,che tendono alla circonferenza fanno vn gratifsimo afpetto: più preffo al piano fono i fenili, le cantine,le ftalle,i granari,i luoghi da Gaftaldo,& altre ftanzr per vfo di Villa: le colonne di questi portici fono di ordine Tofcano:sopra il fiume ne gli angoli del cortile ui fono due colombare.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

relitti dell’interrotto cantiere palladiano. scompare la colombara in testa all’altra Infine, nel Settecento risulta edificata barchessa, rispecchiando la situazione la barchessa lungo il fiume, mentre giunta sino a noi.

CARATTERI COSTRUTTIVI Le colonne delle due barchesse sono in pietra viva. Il paramento murario della torre colombara presenta l’alternanza di pietre a corsi di mattoni, con grossi blocchi lapidei sbozzati nei cantonali. Anche le fondazioni della torre e della barchessa lungo il fiume sono realizzate con blocchi lapidei rettangolari trattati a conci sbozzati. APPARATO DECORATIVO Alcuni ambienti al piano terra della torre colombara sono decorati, attestando un adattamento a uso dominicale di una parte del fabbricato dopo l’interruzione del progetto palladiano. Gli affreschi sono stati attribuiti al pittore veronese cin- quecentesco Eliodoro Forbicini. Nella prima stanza la volta a padiglione è ripartita con una cornice a rosette, che individua riquadrature laterali ovali che contengono scene a monocromo e un quadrato centrale con putti alati; gli spazi rimanenti sono decorati a grot- tesche. Grottesche sono affrescate anche nelle volte a crociera degli adiacenti came- rini, dove un’intricata trama di steli disegna un fitto arabesco in cui spiccano figure, animali e fiori.

68 | Veduta della barchessa dal giardino

139 I I I I TI NERARI O: il vicentino orientale

Il percorso prende avvio dalla frazione di Bertesina, ancora in territorio comunale di Vicenza, a est del capoluogo. Nel centro della località si trova Villa Gazzotti (1542), opera giovanile di Palladio, fron- teggiata da un’ampia area libera e affiancata alla chiesa della frazione. Si raggiunge la seconda tappa dell’itinerario, a Vancimuglio, percorrendo la strada regionale n°11 per Padova, lungo la quale, a , si attraversa il Ponte di pietra sul Tesina (non inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale). L’opera, attri- buita a Palladio, fu progettata intorno al 1569, per restaurare una precedente struttura pericolante, e poi attuata undici anni più tardi da Domenico Grop- pino. La paternità palladiana è evidente nelle ele- ganti edicole addossate ai piloni, ispirate al ponte di Augusto a Rimini. Poco più avanti si arriva a Vancimuglio: qui a sini- stra si apre il portale di accesso a Villa Chiericati (ante 1554), dove per la prima volta Palladio adottò il pronao di un tempio classico. Da Vancimuglio è possibile compiere, eventual- mente, una digressione per Villafranca Padovana, raggiungibile da che si trova poco più avanti lungo la strada regionale. Qui, in località Cicogna, sorge la barchessa di Villa Thie- ne del 1556 (non inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale), unica parte realizzata di un grandioso progetto per Francesco Thiene e i suoi figli. La terza tappa dell’itinerario è , che si raggiunge ritornando indietro lungo la regionale 11, deviando alla rotatoria per Lerino e Marola e, successivamente, per Quintarello. Si arriva in pa- ese oltrepassando un ponte sul fiume Tesina, dal 140 quale si scorge il fronte posteriore di Villa Thiene (1542), attuale sede del Municipio di Quinto, che si raggiunge subito dopo. Da Quinto si perviene a breve distanza alla quarta tappa dell’itinerario, la frazione di Lisiera, in territo- rio di , dove sorge Villa Valma- rana Zen (1563); la villa è affiancata dalla cappella di S. Carlo Borromeo, a pianta centrale, attribuita a Vincenzo Scamozzi. Il giro si conclude a Vigardolo, che si può raggiun- gere, dopo aver oltrepassato la statale Postumia, passando dal centro di Bolzano Vicentino. Qui si trova Villa Valmarana Bressan (1542), i cui com- mittenti appartenevano a un ramo collaterale della famiglia che incaricò Palladio per la villa di Lisiera e per il palazzo di Vicenza. Da Vigardolo si rientra a Vicenza passando per il nucleo centrale di Monticello Conte Otto. VICENZA

SPVIII NOVE

SP63 MASON VICENTINO CARTIGLIANO

BREGANZE THIENE

SP63 TEZZE SUL BRENTA

SP248

MONTECCHIO SANDRIGO PRECALCINO

BRESSANVIDO

DUEVILLE USCITA FONT DUEVILLE CARMIGNANO DI BRENTA

CALDOGNO MONTICELLO CONTE OTTO A31 GRANT BOLZANO SP41 VIC.NO SS53

Villa Valmarana Bressan GAZZO

SP248 Villa Valmarana Zen QUINTO

SP42 VIC.NO SS53USCITA VICENZA NORD BERTESINA Villa Thiene

Villa Gazzotti VICENZA Grimani

STAZIONE TORRI FERROVIARIA DI QUARTESOLO CAMISANO SP34 A4 A4 USCITA GRUMOLO A4 VICENZA EST A4 SR11 DELLE USCITA ABBADESSE VICENZA OVEST 141 Villa Chiericati ARCUGNANO GRISIGNANO DI ZOCCO

USCITA GRISIGNANO DI ZOCCO

MONTEGALDA CASTAGNERO

MONTEGALDELLA ZOVENCEDO NANTO

CERVARESE S.CROCE

BARBARANO

SP247 142

1 Villa Gazzotti Grimani Località Bertesina- Vicenza

La villa sorge nella frazione di Berte- laterale posta nell’angolo sud-est del sina, a fianco della chiesa, affacciata fabbricato, prossimo alla chiesa, che verso sud su una corte che la separa Palladio integrò abilmente nella nuova dalla strada. L’edificio presenta un costruzione. unico livello rialzato, che si sviluppa Da una polizza fiscale del Gazzotti sopra un piano seminterrato con vol- datata 1542 risulta già presente nella te a botte. Il lungo fronte principale è proprietà di Bertesina anche il corpo scandito da otto lesene composite, e si di fabbrica padronale, che parte della incentra sulle tre arcate della loggia in critica più recente identifica con l’edifi- corrispondenza delle quali, al di sopra cio palladiano, ipotizzando un avvio dei della trabeazione, si eleva un frontone lavori di poco anteriore; non così Burns, triangolare. Negli intercolumni laterali si che colloca la realizzazione dell’edificio aprono finestre con timpani triangolari negli anni 1542-43. Il progressivo tra- e sottodavanzali aggettanti, alternati ai collo finanziario del committente causò piedestalli delle lesene. l’interruzione dei lavori dopo il 1545, Gli altri prospetti dell’edificio sono ri- determinando il carattere incompiuto masti in uno stato grezzo e sono privi della fabbrica. di ordini architettonici; quello poste- Nonostante le infelici vicende costrut- riore, rivolto verso l’aperta campagna, tive conseguenti alle difficoltà econo- presenta un avancorpo centrale, che miche, Palladio riusciva a interpretare, definisce il quarto braccio del salone sul piano figurativo e architettonico, le centrale, pervenutoci con pianta a cro- aspirazioni di un committente non no- ce, ma originariamente concepito con bile, ma in forte ascesa sociale, a con- pianta a “T”. vertire in rendita fondiaria i proventi e la L’impostazione planimetrica della villa posizione acquisiti con l’attività mercan- si impernia su tale salone, cui si ac- tile. La soluzione elaborata già risente, cede dalla loggia rettangolare ante- rispetto a precedenti esperienze come riore; lateralmente al braccio iniziale villa Godi, del confronto diretto con l’ar- del salone trovano sede i corpi scala. chitettura romana (il suo primo viaggio Dalla loggia sono anche accessibili le a Roma avvenne nel 1541). due sale laterali grandi quasi quadrate, Ancor di più risulta riconoscibile l’influs- entrambe collegate a due altre stanze, so di Giulio Romano, presente nel 1542 una quadrata e l’altra rettangolare, che a Vicenza per la consulenza del Palaz- completano i due appartamenti simme- zo della Ragione e artefice dell’avvio tricamente disposti rispetto allo spazio delle imprese architettoniche dei fratelli centrale. Le due sale laterali maggiori Thiene (la cui villa sorge poco distante); hanno subito in epoca posteriore un’im- la critica ha riconosciuto tale influenza 143 propria suddivisione verticale, che ha nell’adozione dell’ordine a tutta altezza, lasciato il segno sui fronti laterali. nella loggia con volta a botte, nella con- L’attribuzione a Palladio è ormai una- formazione allargata e poco profonda nime, nonostante l’assenza della villa dell’edificio. dai Quattro Libri. La critica risulta con- Già nel 1550 la villa passò al venezia- corde, infatti, nell’identificare il disegno no Girolamo Grimani, Procuratore di RIBA, XVI, 16a come progetto della San Marco, a seguito della confisca villa o, al più, come una sua versione della proprietà al Gazzotti, compiuta regolarizzata. nel 1549 per intervento delle autorità Il committente fu il mercante di sale della Serenissima dopo il fallimento del Taddeo Gazzotti, che già nel 1533 mercante. Già all’iniziativa del nuovo aveva acquistato da Antenore Pagello proprietario potrebbe ascriversi l’infeli- (uno dei fautori del rinnovamento archi- ce aggiunta dell’avancorpo posteriore, tettonico di Vicenza al pari di Giangior- che modificò l’impianto del salone prin- gio Trissino) la proprietà di Bertesina, cipale dallo schema a “T” di concezione nella quale sorgeva un edificio a torre palladiana in quello a croce pervenuto- del XIV secolo, identificato con la sala ci, documentato nella pianta di Bertotti 69 | Particolare del capitello e della trabeazione

144 Scamozzi della fine del XVIII secolo. CARATTERI COSTRUTTIVI Diverse integrazioni e manomissioni hanno interessato successivamente la La struttura dell’edificio è in muratura villa (vedi, tra l’altro, le scale esterne), di mattoni intonacata; le basi e i capi- con evidenti conseguenze sull’articola- telli delle lesene sono in pietra. Sono zione verticale degli interni. Il parziale coperte a volta la loggia, le sale qua- restauro recentemente avviato ha con- drate e il salone centrale. Quest’ulti- sentito di ripristinare le altezze origina- mo, in particolare, presenta una cro- rie di alcuni ambienti e il corrispondente ciera all’intersezione dei bracci che sviluppo verticale delle aperture. ne compongono lo spazio.

70 | Vista del prospetto principale

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2 Villa Chiericati Via Nazionale 1 - (VI)

Villa Chiericati è situata nella frazione Giovanni a Vancimuglio una preceden- di Vancimuglio nel territorio di Grumolo te costruzione, identica a quella rilevata delle Abbadesse; il portale d’ingresso in nell’atto di divisione dei beni tra i fratelli laterizio si apre lungo la Statale che col- Chiericati del 1546. Nel 1557 il cantiere lega Vicenza a Padova, e conduce alla risultava sicuramente avviato, come si villa attraverso un lungo viale rettilineo. riscontra nell’atto testamentario di Gio- L’edificio, costituito da un blocco pa- vanni Chiericati, poi deceduto l’anno rallelepipedo che si erge sopra un successivo, in cui egli invitava gli eredi alto zoccolo segnato da una cornice a perseverare nella costruzione della marcapiano, è animato sul fronte prin- casa di Vancimuglio. cipale dall’alto pronao ionico tetrastilo Tuttavia nella dichiarazione all’estimo fortemente aggettante, accessibile da del 1564 il figlio Lionello la descriveva uno scalone centrale e aperto nei vol- ancora allo stato di rustico e appena tatesta da arcate; sulla trabeazione del due anni prima una mappa catastale pronao si eleva un frontone triangolare segnalava nel sito solo la presenza di sormontato da statue. due fabbricati rurali. Frattanto nel 1574 La prosecuzione dello zoccolo e della la proprietà veniva acquistata da Ludo- cornice sottogronda lungo tutto il pe- vico Porto, per la cui iniziativa la villa rimetro unifica l’involucro dell’edificio. veniva completata entro il 1584. Dal prospetto posteriore aggetta lieve- Fin dal XVIII secolo l’attribuzione della mente la parte centrale con terminazio- villa ad Andrea Palladio è stata oggetto ne a timpano, caratterizzata da un por- di dibattito critico (la negò, ad esempio, tale assiale fiancheggiato da finestre, in Bertotti Scamozzi). Oggi gran parte de- analogia con il gruppo di aperture che gli studiosi riconoscono la paternità pal- animano il pronao del fronte principale. ladiana, fondata sull’analisi di due studi Attraverso l’ingresso principale si ac- planimetrici autografi risalenti al 1547- cede a uno stretto vestibolo, affiancato 48 somiglianti all’edificio realizzato; in da due grandi stanze rettangolari con uno di essi, tuttavia, il salone è previsto camini e voltato a botte, che si apre su biabsidato e con volta a crociera. un ampio salone centrale coperto da un Il progetto sarebbe stato fornito a Gio- soffitto a travi. Ai lati della sala principa- vanni Chiericati entro il 1554, in un le si dispongono, simmetricamente, due periodo nel quale Palladio, che rice- sale quadrate e, a nord, stanze angolari veva ancora pagamenti per il palazzo più piccole e vani scala di forma ovale. cittadino voluto dal fratello Girolamo, Tutte le sale laterali sono voltate. era in rapporto professionale con la fa- Gli spazi interni si distribuiscono su tre miglia. Il disegno citato fa supporre un livelli: un piano cantina, un piano nobile programma più ambizioso, che trova 147 abitabile e un sottotetto adibito a grana- riscontro nella finestra termale tampo- io. Interessante la soluzione strutturale nata presente sul fronte posteriore, di- che contraddistingue il locale centrale venuta incongrua con il procedere della delle cantine, coperto da una partico- realizzazione, per il ridimensionamento lare volta a crociera con vele ribassate in altezza del salone e per l’adozione di che si raccordano a un pilastro cilindri- un solaio piano in luogo della crociera. co centrale. Il Palladio, del resto, non prese parte A est si innesta sulla villa un lungo fab- all’esecuzione del progetto, curata da bricato in parte articolato su due livelli, Domenico Groppino sicuramente nella in parte aperto da archi su pilastri su cui prima fase dei lavori (come si evince da si addossano semicolonne tuscaniche. un suo testamento del 1560), ma pro- La costruzione della villa fu avviata babilmente anche nel decennio finale dopo il 1554, per volontà del nobile dei lavori, dopo il passaggio di proprietà vicentino Giovanni Chiericati, fratello a Ludovico Porto. del Girolamo committente dell’omoni- Il porticato rurale adiacente, risalente al mo palazzo a Vicenza; a quella data 1768, è opera di Ottavio Bertotti Sca- l’estimo registrava nella proprietà di mozzi. CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura è in muratura di mattoni, ma sono in pietra basi e capitelli delle colonne del pronao, le mostre delle aperture dei due fronti principali, parte del timpano e della trabeazione. Le volte e i solai del piano nobile sono lignei; in muratura le volte del seminter- rato.

71 | Vista del prospetto principale

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3 Villa Thiene Piazza IV Novembre, 4 - Quinto Vicentino (VI)

L’edificio attuale, adibito a sede muni- tovano Palazzo Te; (per es. l’articola- cipale del Comune di Quinto Vicentino, zione esterna mediante lesene doriche costituisce l’unica porzione realizzata, a tutt’altezza che racchiudono finestre, e anche in parte successivamente mo- con variazioni del motivo nei vari fronti, dificata, di un ben più vasto organismo in cui si passa da elementi singoli a le- architettonico rimasto incompiuto. Si sene accoppiate separate da nicchie). presenta come un blocco rettangolare Giulio Romano, infatti, era intervenuto con paramenti murari in laterizio, arti- a Vicenza nel 1542, come consulente colato da un ordine gigante di lesene per le logge del Palazzo della Ragione, doriche che, sul fronte settentrionale e sono accertati i rapporti della fami- rivolto verso la piazza, sono accoppiate glia Thiene con i Gonzaga di Mantova, e includono nel mezzo una nicchia; e grandi committenti di Giulio. Il contribu- l’ordine scandisce il prospetto, intera- to di Palladio si sarebbe quindi limitato, mente coronato da un frontone, in tre probabilmente fino alla morte nel 1546 parti originariamente tutte finestrate del più anziano e affermato artista, al (quella centrale ora ospita il portale ruolo di direttore dei lavori. d’accesso). Nelle prime due partizioni L’intervento palladiano è documentato del fianco ovest si trovano finestre ana- da uno schizzo autografo nella tavola loghe a quelle della facciata, mentre la RIBA, XIV, 4 e dal suo disegno custo- parte destra presenta un grande arco dito presso il Worcester College di Ox- cieco. Nel prospetto posteriore, rivol- ford, dove è rappresentato un grandio- to a sud verso la campagna, risalta la so complesso, che doveva comprende- parte centrale, animata da aperture ad re due ali simmetriche disposte ai lati arco ribassato disposte fra le lesene e di un corpo centrale, comprendente un coronata da un timpano con finestra salone e una grandiosa loggia aperta a termale. La parte originaria del fabbri- est verso l’insediamento rurale, lunghi cato, corrispondente alla porzione nord bracci porticati e due grandi corti rusti- rivolta verso la piazza, si articola in una che, nonché broli e orti cinti da muri. sala centrale fiancheggiata su entrambi Le irregolarità del disegno attestano i lati da un stanza rettangolare e una l’adattamento al sito e l’inclusione delle sala quadrata. preesistenze nel progetto di trasforma- I committenti della villa furono i fratelli zione. Dell’ambizioso programma furo- Adriano e Marcantonio Thiene, figli no compiuti solo una parte del corpo di Gian Galeazzo, che già possedeva padronale, comprendente l’ala setten- fabbricati nella proprietà di Quinto. Gli trionale tuttora esistente e la loggia, do- studiosi ormai concordano nel datare cumentata da uno schizzo di Inigo Jo- intorno al 1542 la progettazione dell’in- nes del 1614 che la rappresenta priva 151 tervento, in un periodo nel quale i due di copertura, nonché i fabbricati rurali facoltosi esponenti della nobiltà vicen- a destra dell’ala realizzata, registrati in tina erano anche impegnati nell’impre- mappe del 1610 e del 1639; permane- sa del monumentale palazzo urbano va, inoltre, la casa preesistente, che se- di Vicenza. L’esecuzione, di cui si ha condo il rilievo di Francesco Muttoni del riscontro in documenti del 1545 e del 1740, coincideva con l’ala meridionale 1546, era certamente iniziata negli anni del corpo padronale. precedenti. La villa rimase incompiuta La villa fu oggetto di modificazioni a per la morte dei due fratelli e lo sposta- opera dello stesso Muttoni e all’inizio mento dell’interesse di Ottavio, figlio di del XIX secolo; vennero così demoliti la Marcantonio, verso altri possedimenti casa preesistente e la loggia, sostitui- in terra emiliana. ta dalla parte meridionale dell’odierno Una parte della critica, tra cui Burns, è fabbricato (lo spessore della loggia si orientata ad attribuire a Giulio Roma- legge sul fianco ovest della villa, in cor- no il progetto iniziale della villa (come rispondenza dell’arco murato). A tale anche del grandioso palazzo avviato in fase, dunque, risale l’attuale assetto del città), per gli evidenti riferimenti al man- fronte meridionale posteriore. I DISEGNI, che feguono fono della fabrica del Conte Ottauio Thiene à Quinto fua Villa. Fù cominciata dalla felice memoria del Conte Marc’Antonio fuo padre, e dal Conte Adriano fuo Zio: il fito è molto bello per hauer da una parte la Tefina, e dall’altra vn ramo di detto fiume affai grande : Hà quefto palagio vna loggia dauanti la porta di ordine Dorico: per quefta fi paffa in vn’altra loggia,e di quella in vn cortile: il quale ha ne i fianchi due loggie: dall’vna,e l’altra tefta di quefte loggie fono gli appartamenti delle ftanze,delle quali alcune fono ftate ornate di pitture da Meffer Giouanni Indemio Vicentino huomo di bellifsimo ingegno. Rincontro all’entrata fi troua vna loggia fimile à quella dell’entrata,dalla quale fi entra in vn’Atrio di quattro colonne, e da quello nel cortile, il quale ha i portici di ordine Dorico,e ferue per l’vfo di Villa. Non ui è alcuna fcala principale corrifpondente à tutta la fabrica : percioche la parte di fopra non ha da feruire, fe non per faluarobba,e per luoghi da feruitori.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

APPARATO DECORATIVO Si conservano gli affreschi nelle volte delle due stanze di sinistra della porzione di fabbricato originaria. Nel camerino rettangolare voltato a botte sono raffigurati paesaggi, scene agresti e altri motivi decorativi. Di maggiore interesse sono gli affreschi della volta della successiva sala quadrata, realizzati negli anni 1553-55 dal pittore di Schio Giovanni De Mio, citato da Palladio nel suo trattato, attivo anche in Lombardia e nel centro Italia, ed esponente di rilievo del Manierismo veneto. La scena centrale rappresenta il mito di Deucalione e Pirra; nelle quattro vele, separate da motivi monocromi a candelabra, sono effigiate scene di com- battimento: Ercole conquista il cinto di Ippolita, l’Intervento delle Amazzoni alla guerra di Troia, il Ratto delle Sabine, la Guerra tra Centauri e Lapiti. 73 | Prospetto verso la campagna

IL PROGETTO DI UN INSEDIAMENTO PRODUTTIVO AUTOSUFFICIENTE La tavola di Villa Thiene che Palladio Così il progetto di villa Thiene segna pubblica nel suo trattato costituisce un approdo fondamentale nel processo una rielaborazione erudita posteriore di elaborazione della tipologia di villa di quell’esperienza progettuale, ispirata palladiana, sebbene non è ancora rag- al concetto di “casa di villa degli anti- giunta la consapevolezza, maturata in chi”. Tale revisione intende accentuare successive esperienze, delle possibili- il carattere ambizioso del programma tà compositive offerte dall’intelligente architettonico che, attraverso la propo- combinazione di tali parti in un coerente sta di un vasto e articolato complesso sistema architettonico. rurale autosufficiente, rispondeva a Il progetto, inoltre, manifesta una vo- un’esigenza di prestigio e distinzione lontà di strutturare e ordinare il territorio dei committenti, in misura analoga a imperniandone il disegno sull’episodio 153 quanto avveniva con la loro residenza architettonico. urbana estesa a un intero isolato. Infatti, anche nel testo del trattato Pal- Ma lo sviluppo di tale intenzione pro- ladio accenna alle “celebri” strade, “che grammatica comportava la necessità son a Cicogna, villa del signor Conte di razionalizzare la distribuzione degli Odoardo Thiene, et a Quinto, villa del ambienti padronali e di quelli di servi- signor conte Ottavio dell’istessa fami- zio, riconoscendo anche a questi ultimi glia, le quali ordinate [da lui], sono state un ruolo essenziale nel programma poi abbellite, et ornate dalla diligenza, complessivo. et industria di detti gentil’huomini”.

CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura è in muratura di mattoni, originariamente rivestita da intonaco. Sono in pietra basi e capitelli delle lesene, i davanzali delle finestre, parti del cornicio- ne e del frontone; altre modanature sono sagomate in cotto. Gli spazi a piano terra del fabbricato originario superstite sono voltati. 154

4 Villa Valmarana Zen Via Ponte, 3 - Lisiera di Bolzano Vicentino (VI)

La villa si affaccia lungo l’antico trac- risultava impegnato nella costruzione di ciato della Strada Postumia, ai margini un ponte ligneo sul Tesina. Tale attività dell’abitato di Lisiera. Il corpo dominica- rientrerebbe in un più vasto programma le, a pianta rettangolare, è articolato su di riorganizzazione del fondo, com- due livelli. Il fronte principale presenta prendente anche la ricostruzione della un largo settore centrale, costituito da residenza padronale, già esistente in un portico ionico al piano terra e un prossimità dei rustici quattrocenteschi soprastante basso attico forato da fi- e della torre tuttora in opera. Il progetto nestre con balaustre e sormontato da di Palladio risalirebbe, verosimilmente, un ampio frontone. Ai lati si collocano allo stesso 1563. due torrette angolari, unificate alla parte Non si dispone di disegni autografi, per mediana dalla copertura, e raccordate cui l’unica documentazione dell’idea in facciata mediante brevi tratti murari palladiana è data dalla tavola pubbli- arretrati, corrispondenti ai vani scala. cata nel suo Trattato, dove la villa pre- Il fronte è coronato da cinque statue, tre senta un fronte scandito da un doppio delle quali disposte sui vertici del fron- ordine di logge a colonne, sormontato tone e due alle estremità. da un timpano proporzionato e serrato L’interno si incentra su un vasto salone da torri rettangolari; il motivo si ripete centrale, aperto su entrambi i lati da anche sul lato opposto rivolto a nord due porte con cimasa architravata, che verso la corte rustica. immettono in stanze laterali, delle quali La critica ha posto in relazione tale le due in fondo sono ulteriormente ri- progetto con quello di villa Cicogna a partite. Vani quadrati sono ospitati nelle Villafranca Padovana, pure datato al torrette agli angoli. 1563, ma l’esito è ritenuto meno felice La corte posteriore è delimitata da un per l’eccessiva ampiezza del colonnato lungo fabbricato rustico addossato rispetto ai brevi tratti murari finestrati all’angolo nord-ovest della villa, e da che lo raccordano alle torri angolari, e preesistenze del XV secolo, costituite per l’organizzazione planimetrica, lon- da una torre merlata e da due bar- tana dalla consueta razionalità degli chesse laterali architravate, i cui pilastri impianti palladiani. Probabilmente tale recano sui capitelli lo stemma della fa- esito deriva dai condizionamenti impo- miglia Valmarana. sti dalla costruzione quattrocentesca (a Il vasto giardino, disseminato di scul- cui è probabile appartenessero le torri ture e ornato da una peschiera, ospita angolari, che richiamano quelle di Villa nell’angolo sud-est, verso la strada, Trissino a Cricoli). l’oratorio di S. Carlo Borromeo, costru- Il progetto palladiano fu realizzato solo zione a pianta centrale quadrata, con in parte, per l’improvvisa morte del 155 nicchioni sulle diagonali all’interno e committente avvenuta nel 1566: man- cupola circolare inglobata in un tiburio cano, quindi, la loggia posteriore con i ottagonale, sul quale è visibile una me- corpi scala e le torri a essa adiacenti e, ridiana. sul fronte principale, l’esecuzione è sta- La villa fu commissionata a Palladio da ta limitata al solo ordine inferiore. Gianfrancesco Valmarana, personaggio E’ difficile stabilire quando sia stata di spicco nella vita pubblica vicentina e definita la configurazione finale dell’edi- fratello di Giovanni Alvise, suo sosteni- ficio. Alla morte di Gianfrancesco, la tore in occasione dell’incarico della Ba- proprietà passava al nipote Leonardo silica, la cui vedova a sua volta avrebbe (figlio di Giovanni Alvise, nonché com- affidato ad Andrea il progetto del monu- mittente della Cappella Valmarana in S. mentale palazzo urbano di famiglia. Corona), che tra il 1579 e il 1591 risulta I Valmarana detenevano da lungo tem- impegnato in lavori di ristrutturazione po vaste proprietà a Lisiera, dove gode- del fondo di Lisiera, che non sembrano vano di privilegi di carattere feudale, e però comprendere interventi sulla casa nell’esercizio delle sue potestà su quei padronale; peraltro, le balaustre delle possedimenti Gianfrancesco, nel 1563, aperture dell’attico (ma anche le deco- A LISIERA luoco propinquo à Vicenza è la feguente fabrica edificata già dalla felice memoria del Signor Gio.Francefco Valmarana. Le loggie fono di ordine Ionico: le colonne hanno fotto una bafa quadra, che gira intorno à tutta la cafa: à quefta altezza è il piano delle loggie, e delle ftanze,le quali tutte fono in folaro: negli angoli della cafa ui sono quattro torri: le quali fono in uolto: la fala anco è inuoltata a fafcia: Ha quefta fabrica due cortili, vno dauanti per ufo del padrone, e l’altro di dietro, oue fi trebbia il grano,& ha i coperti,ne’ quali fono accomodati tutti i luoghi pertinenti all’ufo di Villa.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 74 | Vista del prospetto principale razioni del frontone non più esistenti) mente attribuita a Vincenzo Scamozzi sono ascrivibili al gusto seicentesco, da Burns. per cui il completamento della villa po- L’edificio fu bombardato, con danni trebbe risalire a qualche decennio più rilevanti, alla fine della seconda guer- tardi. Risulta invece documentata la ra mondiale e negli anni Settanta del realizzazione della cappella di S. Carlo, Novecento fu oggetto di un accurato fatta erigere intorno al 1613 da Elisa- restauro filologico, che però non ha ri- betta, moglie di Leonardo, e recente- pristinato gli stemmi del frontone.

CARATTERI COSTRUTTIVI 157 La struttura muraria è in mattoni, ma sono realizzate in pietra le basi e i capitelli delle colonne del portico, nonché le cornici delle finestre e delle porte (comprese quelle interne del salone). Le due sale quadrate ai lati delle scale sono coperte da volte a botte, mentre il salone principale ha un soffitto a travature lignee.

APPARATO DECORATIVO Il giardino della villa è adornato da una ricca decorazione scultorea, realizzata tra il 1713 e il 1715 dallo scultore Francesco Marinali il Giovane e dalla sua bottega, in occasione del riassetto compositivo dello spazio esterno antistante l’edificio, nel corso del quale fu realizzata anche la peschiera. All’interno va notata la decorazione del salone principale con affreschi ottocente- schi di gusto neoclassico; a tale epoca sono anche riferiti gli affreschi della sala rettangolare a destra. 158

5 Villa Valmarana Bressan Via Vigardoletto, 33 - Monticello Conte Otto (VI)

La villa sorge appena fuori dall’attuale piuttosto dibattuta dalla storiografia abitato di Vigardolo, nel territorio comu- ma ormai consolidata, trova riscontro nale di Monticello Conte Otto. nel disegno RIBA, XVII, 2r, che riporta Il corpo dominicale a pianta quadrata, il progetto della villa, la cui realizzazio- ai cui lati si addossano dalla parte rivol- ne si manifesta sostanzialmente fedele ta verso la campagna bassi fabbricati nell’articolazione planimetrica e carat- di servizio, si sviluppa su due livelli (un terizzata da alcune modifiche nell’impa- mezzanino soprastante il piano nobile ginazione del fronte. leggermente rialzato), e si conclude Il committente fu Giuseppe di Bernar- con un’ampia copertura a due falde, dino Valmarana, appartenente a un che determina la configurazione a ca- ramo collaterale della nobile famiglia panna dei due fronti. vicentina che commissionò ad Andrea La facciata principale, rivolta a setten- il palazzo di città e la villa di Lisiera, ma trione, si presenta come una parete non è chiaro se l’iniziativa fu condivisa liscia su basso zoccolo, appena mo- dal cugino Antonio Valmarana, che nel vimentata dal lieve arretramento della 1560 dichiarava al fisco di possedere parte mediana in cui spicca al piano ter- metà della villa. Peraltro, la lettura dei ra, accessibile da una breve scalinata, documenti d’archivio e cartografici rela- una serliana con colonne tuscaniche a tivi alla villa e alla committenza, travisa- base attica che reggono una trabeazio- ta in passato a causa di alcuni equivoci ne priva di fregio, ma con guttae sotto interpretativi, è stata di recente oggetto la cornice, e due oculi circolari in asse di una revisione, che ha comportato un con i vani laterali. differimento della data di avvio della Su ciascuno dei due partiti laterali si costruzione dal 1541 agli anni 1542- trova una finestra rettangolare con tim- 43, collocandola quindi in un momento pano triangolare, mentre in asse con le successivo al primo soggiorno romano tre aperture del piano terra si aprono, del Palladio. al livello del mezzanino, tre finestrelle La datazione recentemente proposta si quadrate con cornice e, in prossimità basa su assonanze stilistiche tra le fine- del colmo, un ulteriore oculo circolare. stre bugnate e a timpano semicircolare Il fronte posteriore, alquanto rimaneg- rappresentate nel progetto, poi sempli- giato, è aperto da una piccola porta ficate in fase d’esecuzione, e quelle di bugnata ad arco in posizione assiale, Palazzo Thiene a Vicenza, avviato nel e presenta ai due livelli quattro finestre 1542. rettangolari e, sul timpano, tre finestrel- Inoltre, a suffragare l’ipotesi di un’idea- le quadrate non allineate con le apertu- zione successiva al viaggio di Palladio re sottostanti. a Roma contribuisce anche l’analisi 159 L’impianto planimetrico si impernia dell’impianto della villa, che si configura sulla successione, lungo un asse di come una rielaborazione della tradizio- penetrazione mediano che connette i ne locale (lo schema planimetrico rical- due fronti, di un ampio atrio quadrato ca quello di villa Trissino a Cricoli), rivi- accessibile dalla serliana, seguito da sitata alla luce dell’esperienza di spazi uno stretto vestibolo (fiancheggiato architettonici grandiosi quali le terme da due vani interni, tra cui quello delle romane, che certamente la copertura scale), che conduce al salone rettan- a crociera dell’atrio quadrato, a cui fu golare aperto sul retro. Lungo i due preferito un solaio piano per l’aggiunta lati dell’edificio quadrato si dispongono del mezzanino, avrebbe evocato con simmetricamente, in sequenza, tre sale maggiore efficacia. comunicanti di pari larghezza, rispetti- Gli interni dovevano già essere stati af- vamente rettangolare corta, quadrata frescati nel Cinquecento, ma conobbe- e rettangolare lunga; di esse, le prime ro un’ulteriore fase decorativa nel XVIII due sono aperte verso l’atrio e l’ultima secolo. comunica con il salone posteriore. La villa è stata restaurata negli anni Ot- L’attribuzione della villa a Palladio, tanta del Novecento. CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura muraria è in mattoni intonacata. Sono in pietra la serliana, nonché le cornici delle finestre e delle porte, comprese quelle interne. I principali spazi interni, compreso l’atrio d’ingresso, sono coperti con solai a travature lignee.

APPARATO DECORATIVO Gli affreschi dell’atrio risalgono al Settecento, e rappresentano figure monocro- me dei primi imperatori e busti femminili sopra le porte. Sempre al XVIII secolo risalgono gli affreschi realizzati da Costantino Pasqualotto nel salone centrale meridionale (fregio con le Storie di Giuseppe), e nei due ambienti ai suoi lati. Nello stesso salone posteriore, comunque, sono stati riportati alla luce, sulle pareti orientale e settentrionale, brani degli affreschi realizzati nel Cinquecento, da cui si deduce che il primo apparato decorativo della sala comprendeva scene mitologiche, inquadrate illusionisticamente all’interno di finte strutture architetto- niche ad arco. Alla fine del XVI secolo risalgono pure i due medaglioni affrescati nelle due sale dell’appartamento est, raffiguranti il Ratto di Proserpina e la Pre- sentazione di Gesù al Tempio.

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75 | Prospetto principale 76 | Prospetto posteriore

UN NUOVO METODO PROGETTUALE L’impianto planimetrico della villa palla- diana di Vigardolo si presenta sostan- zialmente aderente alla pianta raffigu- rata nell’elaborato di progetto RIBA, XVII, 2r, da cui si differenzia unicamen- te per il fatto che nel disegno i due ap- partamenti laterali sono accessibili solo dal salone posteriore, e non si aprono anche nell’atrio, come invece accade nell’edificio realizzato. La soluzione ide- ata costituisce una rielaborazione della disposizione funzionale prevista per la villa di Giangiorgio Trissino a Cricoli, ma regolarizzata all’interno di una for- ma quadrata e, soprattutto, organizzata 161 in base a chiare relazioni geometriche tra gli spazi. In particolare precisi rap- porti proporzionali regolano la profondi- tà delle tre sale consecutive dei due ap- partamenti laterali (in successione 12, 18 e 30 piedi vicentini, corrispondenti ai rapporti 2:3:5). Appare evidente, in questo episodio, la volontà di ricerca tipologica da parte del Palladio che in quegli anni, pur non es- sendo ancora approdata a esiti maturi, perviene comunque a una convincente capacità di combinazione degli ambien- ti, fondata su un rigoroso controllo ge- ometrico e matematico tra le parti, che diventerà sempre di più il cardine del suo metodo progettuale. I V I TI NERARI O: il veronese

Il quarto itinerario interessa la Provincia di Verona. Il Palladio ebbe diverse relazioni con Verona e con l’ambiente culturale e artistico veronese. Se l’architetto fu il grande scopritore della romanità molto si deve a Verona. La riscoperta palladiana dell’antico mosse senza dubbio da questa città e dai suoi monumenti roma- ni. Il più importante monumento palladiano di questa provincia è senza dubbio Villa Sarego, in località Santa Sofia di in Valpolicella. La villa è raggiungibile da Verona percorrendo la S.S. n. 12. Per chi proviene dall’autostrada (A22) l’uscita con- sigliata è Verona Nord. L’unica opera del Palladio nella città di Verona è, invece, Palazzo Dalla Torre. Venne commissionato da Giambattista Dalla Torre, uomo di scienze e di cultura, amico di importanti personaggi dell’epoca. La datazione del palazzo è incerta, probabilmente attorno al 1555, così come la reale struttura della costruzione, realizzata solo in parte. Inoltre, durante la seconda guerra mondiale, un bombardamento danneggiò l’edificio di cui riman- gono oggi un maestoso portale e il cortile con co- lonne e trabeazione. Pochi elementi che tuttavia contribuiscono a creare un affascinante e misterioso effetto di rovina arcai- ca. Il palazzo, ubicato nel Vicolo Padovano, in pieno centro a Verona, è visitabile dall’esterno.

162 MONTI MONTE LESSINI BALDO

S.ANNA D'ALFAEDO

CAPRINO VERONESE

A-BRENNERO

CERRO VERONESE

LINEA VERON

FS

AFFI MARANO

FIUMANE

NEGRAR GREZZANA S.PIETRO IN S.AMBROGIO CARIANO

SP12

SR450 SP4 SS12 S.SOFIA DI PEDEMONTE PASTRENGO

Villa Sarego SP4 PESCANTINA SP5 BUSSOLENGO A22 SS12

SP26 SP5 VERONA SP1 163 SR11

SR11 USCITA SR11 VERONA NORD

FS LINEA MILANO-VENEZIA

USCITA SOMMACAMPAGNA

SS434 SOMMACAMPAGNA A4

A FS ON USCITA LINEA BOLOGNA-VERONVERONA SUD

VA-VER O

LINEA MANT SR62 CASTEL VILLAFRANCA DI FS D'AZZANO VERONA SS12 POVEGLIANO

VERONESE A BUTTAPIETRA 164 I RVV-Foto GUI DOLOTTI

1 Villa Sarego Via Santa Sofia, 1 Santa Sofia di Pedemonte (VR)

Prossima all’abitato di Pedemonte, nel lonnato. La corte interna sarebbe stata cuore della Valpolicella, la villa sorge su preannunciata da una avancorte a “U” una collinetta in leggera pendenza, in (orientata, dunque, perpendicolarmen- un contesto paesaggistico ameno, fron- te rispetto alla porzione realizzata, e teggiata da un esteso parco alberato. rivolta verso la stradina di accesso pro- La parte più rilevante del complesso veniente dal paese), le cui ali sarebbero edilizio consiste in un corpo edilizio state ugualmente scandite da un ordine a “U” rivolto a sud verso il giardino, ionico gigante finito a bugnato. che costituisce la porzione realizzata Il committente della villa fu Marcan- del progetto palladiano; a questo si tonio Sarego, aristocratico veronese addossa sul lato ovest un fabbricato sposato con Ginevra Alighieri, ultima con andamento planimetrico a “L”, più discendente in linea diretta di Dante, elevato nel tratto affiancato all’edificio e cognato di Giambattista Dalla Torre principale, che ne nasconde la vista a che commissionò a Palladio il palazzo chi perviene alla villa dalla stradina di urbano presso via dei Borsari a Verona. accesso laterale collegata al tessuto Egli aveva acquisito il fondo di S. Sofia urbano del paese. nel 1552; il possedimento, che era sta- L’ingresso principale della villa si apre to donato ai Sarego nel Trecento dagli a sud del parco ed è rivolto verso la Scaligeri, disponeva già di un edificio campagna. dominicale, con servizi annessi e una Il corpo principale, aperto sulla semi- chiesa, alla cui ristrutturazione si era corte antistante con un duplice livello dedicato il padre di Marcantonio, Bru- di logge, presenta un ordine gigante noro, intorno al 1536. Già dal 1543 è di colonne ioniche a bugnato rustico, documentato l’interesse dei Sarego per che unifica i due piani, e la cui trabea- la realizzazione di fontane a ornamento zione regge direttamente la copertura; del giardino, che ricevettero le lodi di l’ordine è intersecato a metà altezza Palladio nel suo trattato. dal ballatoio con balaustra del loggia- La datazione del progetto palladiano è to superiore. Solo il braccio centrale stata a lungo dibattuta dagli storici, ma dell’edificio prosegue dietro i due livelli l’orientamento attuale è quello di collo- della loggia con le sale della residenza care l’ideazione intorno al 1565, anno signorile; l’ala occidentale del duplice a partire dal quale sono documentati loggiato è invece connessa ai primi due lavori edilizi, che ebbero probabilmente piani del fabbricato addossato al corpo il loro culmine nel 1569. principale, mentre lo spessore dell’ala E’ probabile che in quella circostanza orientale è limitato alla loggia, senza furono anche adoperati materiali pro- spazi interni retrostanti. venienti dagli interventi effettuati trenta 165 Andrea Palladio pubblica la villa nei anni prima. Dopo l’interruzione dei lavo- Quattro Libri, dove l’edificio è rappre- ri, la villa non venne più completata. sentato nella configurazione completa Nel Settecento il Muttoni attesta che, prevista in progetto, di non facile inter- di fronte alla parte realizzata, si trova- pretazione data l’incongruenza fra pian- vano posizionati le basi e i fusti delle ta e alzato. Grazie alle testimonianze colonne che avrebbero completato il settecentesche di Muttoni e di Bertotti giro del cortile, e afferma che solo il Scamozzi si può stabilire che la porzio- lato settentrionale, tra quelli realizzati, ne realizzata del progetto corrisponde era dotato di stanze. Intorno alla metà alla metà sinistra di un cortile rettango- dell’Ottocento, a opera dell’architetto lare, attorno al quale si sarebbero svi- veronese Luigi Trezza, fu addossato il luppati su tre lati gli spazi residenziali, corpo occidentale, che rese abitabile mentre il quarto lato, corrispondente anche l’ala sinistra della parte edificata all’attuale ala orientale priva di spazi in- nel Cinquecento. terni, avrebbe costituito un diaframma, Inoltre, forse anche utilizzando le par- oltre il quale era previsto un giardino ti abbozzate segnalate dal Muttoni, fu semicircolare a esedra chiuso da un co- dato un aspetto compiuto alle estremità A SANTA Sofia luogo vicino à Verona cinque miglia è la feguente fabrica del Signor Conte Marc’Antonio Sarego pofta in vn bellifsimo fito,cioè fopra vn colle di afcefa facilifsima,che difcuopre parte della Città,& è tra due Vallette: tutti i colli intorno fono amenifsimi,e copiofi di buonifsime acque; onde quefta fabrica è ornata di giardini,& di fontane marauigliofe. Fù quefto luogo per la fua amenità le delicie de i Signori dalla Scala,e per alcuni ueftigij,che ui fi ueggono,fi comprende che ancho al tempo de’Romani fu tenuto da quegli antichi in non picciola ftima. La parte di quefta fabrica,che ferue all’vfo del padrone,& della famiglia, ha vn cortile: intorno al quale fono i portici; le colonne fono di ordine Ionico, fatte di pietre non polite,come pare che ricerchi la Villa,alla quale fi conuengono le cofe più tofto fchiette,e femplici,che delicate: uanno quefte colonne à tuor fufo la eftrema cornice,che fa gorna,oue piouono l’acque del coperto,6 hanno nella parte di dietro,cioè fotto i portici alcuni pilaftri,che tolgono fufo il pauimento delle loggie di fopra; cioè del fecondo folaro. In quefto fecondo folaro ui fono due fale, una rincontro all’altra: la grandezza delle quali è moftrata nel difegno della pianta con le linee,che fi interfecano,e fono tirate da gli eftremi muri della fabrica alle colonne. A canto quefto cortile ui è quello per le cofe di Villa, dall’vna, e l’altra parte del quale ui fono i coperti per quelle commodità,che nelle Ville fi ricercano.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

CARATTERI COSTRUTTIVI Diversamente dalla soluzione solitamente adottata da Palladio per i suoi edifici, le cui strutture sono realizzate in gran parte in laterizio, compresi i fusti delle colonne, e l’uso del materiale lapideo è limitato per ragioni economiche solo ad alcuni dettagli architettonici di particolare rilevanza, come le basi e i capitelli, nel caso di villa Sare- go le colonne sono interamente realizzate con rocchi di pietra lasciati a rustico. La disponibilità del più nobile e costoso materiale lapideo, infatti, era in questo caso as- sicurata dalla disponibilità, da parte dei Sarego, di diverse cave di pietra nella zona. del frammento palladiano, facendo rigi- lizzando le colonne esterne oggi visibili rare la trabeazione e la balaustra e rea- nelle testate delle due ali dell’edificio. UNA VILLA ATTORNO A UNA CORTE La datazione ormai largamente ac- l’organismo architettonico si struttura cettata dalla critica, intorno al 1565, attorno a un ampio peristilio colonnato, attesta che il progetto palladiano per che costituisce la parte più significativa, villa Sarego costituisce una delle ultime dal punto di vista compositivo e spazia- ideazioni del maestro nell’ambito delle le, di tutto l’edificio. Un precedente im- architetture di villa (appena successiva portante, di molto anteriore nell’ambito è la Rotonda di Vicenza). della produzione palladiana, si trova nel In questa opera Palladio innova com- progetto di Villa Thiene a Quinto, anche pletamente l’impostazione che normal- in questo caso realizzato solo per un mente contraddistingue la sua ricerca frammento. tipologica, imperniata sul volume del Ma anche l’altro aspetto peculiare di corpo padronale cui gerarchicamente si questa villa, cioè il trattamento a rustico rapportano, in un sistema architettonico dell’ordine, costituisce una soluzione unitario, i fabbricati di servizio. non frequente nell’ambito della produ- Nel progetto per la villa di S. Sofia, in- zione palladiana. vece, il fulcro della composizione non è La critica ha ravvisato in tale scelta il pieno di un corpo edilizio, ma il vuoto un evidente richiamo a certi caratte- del cortile con duplice loggiato, di cui è ri dell’architettura romana di Verona, stata realizzata solo la metà che ci è a partire dall’Arena, che peraltro ha pervenuta. ispirato anche importanti opere coeve La soluzione prevista da Palladio per realizzate nella città scaligera, come la l’articolazione architettonica dell’invaso, sanmicheliana Porta Palio, che potreb- ovvero l’ordine ionico gigante bugnato, be avere influito sul progetto di S. Sofia. avrebbe caratterizzato anche l’avan- Ma alcuni studiosi non escludono che corte disposta all’ingresso dell’edificio, possano essere giunti a Palladio anche in una sorta di preludio della potenza gli echi dell’intervento di Bartolomeo e della forza materica del colonnato Ammannati in Palazzo Pitti a Firenze, che avrebbe cinto e animato la corte compiuto a partire dal 1561, con la interna. Gli studiosi individuano un rife- realizzazione del cortile posteriore ani- rimento di tale organizzazione nello stu- mato dalla sovrapposizione di ordini a dio della casa romana antica, che non bugnato e aperto nel quarto lato verso a caso Palladio collocò nel suo trattato il giardino posteriore, soluzione analo- subito dopo le pagine dedicate a villa ga quella adottata da Andrea per villa Sarego; anche in questo caso, infatti, Sarego. 167

77 | Vista del portico V I TI NERARI O: l’alta padovana e il trevigiano

Il quinto itinerario fa tappa in tre ville, tra le più ri- levanti realizzate da Palladio, commissionate da influenti e prestigiosi esponenti della nobiltà vene- ziana. Il percorso attraversa una fascia territoriale pianeggiante situata al centro del Veneto, con in- sediamenti diffusi ma piacevole dal punto di vista paesaggistico per la varietà degli assetti agricoli e l’amenità delle campagne, delimitata verso nord dallo sfondo dei rilievi prealpini, le cui pendici ven- gono raggiunte in concomitanza con l’ultima tappa, a Maser. La prima meta dell’itinerario, situata a Piombino Dese, in provincia di Padova, si raggiunge risalendo dall’autostrada A4 allo svincolo di Padova est in di- rezione di Castelfranco Veneto. In prossimità della zona centrale di Piombino Dese si trova Villa Cor- naro (1552), grande residenza signorile dall’aspetto di palazzo, affacciata da entrambi i lati su giardini, cui segue una successione di broli e campi allineati lungo uno stesso asse. Da Piombino Dese il percorso prosegue verso nord e, entrando in provincia di Treviso, giunge in terri- torio comunale di Vedelago dove, ai margini della frazione di Fanzolo, sorge il grandioso complesso di Villa Emo (1557-58), riuscita e convincente esem- plificazione della nuova tipologia di villa-fattoria concepita da Palladio, in cui i fabbricati di servizio si integrano con la residenza padronale in un sistema architettonico unitario. La campagna di pertinen- za della villa è ancora strutturata secondo il lungo asse territoriale nord-sud passante per la mediana dell’edificio, a sua volta inserito nell’ordinata trama del territorio derivata dalla centuriazione di età ro- mana. 168 Da Fanzolo, diretti ancora verso nord in direzione delle prealpi, si raggiunge a Maser la base del siste- ma collinare che precede i rilievi montuosi. Qui, in posizione appena elevata lungo il pendio, risalta la presenza di Villa Barbaro (1554), altra importante realizzazione palladiana resa celebre dal ciclo di af- freschi realizzati all’interno da Paolo Veronese. In prossimità della villa sorge, a lato della strada su cui si apre il portale d’ingresso, il tempietto Barbaro (1580), una delle ultime opere di Palladio, presso il cui cantiere, secondo la tradizione, avrebbe trovato la morte. CORNUDA

SP 1

SP 93 2 SP MASER

Villa Barbaro ASOLO SP 84 SP 248 CAERANO S.MARCO

MONTEBELLUNA

SP 22 SP 100 ALTIVOLE SP 21 SP 155

TREVIGLIANO

SP 69 SP 68 RIESE PIO X

SP101

SP19

SP 667 SP 102 CASTELLO DI GODEGO SP 139 FS LINEA BASSANO-CASTELFR.

SP 16 VEDELAGO SR 53 ISTRANA FS LINEA CASTELFRANCO - MONTEBELLUNA

CASTELFRANCO Villa Emo TREVISO SR 53 FS LINEA VICENZA - TREVISO SP 5 SP 5

VICENZA FSLINEA PADOV SR 245 SP 68

SP 18 SP 78 RESANA SP 50

A- CASTELFR. 169

PIOMBINO DESE SP 22 SP44 FS LINEA CASTELFR. -SR245 MESTRE

Villa Cornaro LOREGGIA VILLA DEL CONTE

SP 34 SP SP 39 SR 307 MESTRE CAMPOSAMPIERO S.GIUSTINA SP 31 MASSANZAGO NOALE

S.GIORGIO DELLE SP 10 PERTICHE SP 10 SR 515 BORGORICCO

SP 33 S.MARIA DI SALA SR307

CAMPODARSEGO

ADOVA 170

1 Villa Cornaro Via Roma - Piombino Dese (PD)

La villa, inserita nell’ambito di un’ordi- di entrambi i fronti presentano l’interco- nata successione di spazi pertinenziali lumnio centrale più ampio. (giardini, brolo, campi) allineati lungo un Il primo livello all’interno si incentra sul asse territoriale, si trova all’interno della bel salone articolato da quattro colonne struttura urbana del centro di Piombino libere, che sorreggono le trabeazioni Dese, in posizione alquanto arretrata poste a sostegno delle travature a vi- rispetto alla strada pubblica, su cui si sta del solaio, conferendo una misura apre il portale d’ingresso che immette monumentale al principale spazio della al giardino anteriore. casa. Si accede al salone, aperto diret- L’edificio si compone di un blocco tamente sulla loggia posteriore, da uno quadrato affiancato, dalla parte rivolta stretto e breve vestibolo che comunica verso la strada, da due ali più basse e con il loggiato anteriore. di minore profondità, e si organizza su Sulla successione lungo l’asse media- due livelli sviluppati sopra un seminter- no del vestibolo e del salone si imper- rato, visibile all’esterno come un basa- nia la pianta dell’edificio, che presenta mento in laterizio a vista. ai lati due grandi stanze rettangolari Il prospetto principale presenta un aperte sul fronte anteriore, seguite da settore mediano aggettante, costituito sale quadrate e da due camerini rettan- da un loggiato esastilo a due ordini di golari. Attraverso due scale a chiocciola colonne, ioniche quelle inferiori e co- ovali poste ai lati del loggiato posteriore rinzie quelle superiori, coronato da un si accede al livello superiore, destinato frontone triangolare con piccolo rosone; alla residenza privata. si perviene all’ordine inferiore mediante E’ certa l’attribuzione a Palladio, che una scalinata di pari larghezza. I fronti pubblica la villa nei Quattro Libri, il cui laterali del loggiato sono definiti da tratti grafico è molto vicino all’edificio realiz- murari con aperture ad arco. zato. Il progetto venne commissionato I settori laterali del prospetto presen- intorno al 1552 da Giorgio Cornaro, tano due semplici finestre allineate esponente di spicco del patriziato vene- verticalmente, centinata quella inferiore ziano, che aveva acquisito il fondo nel e rettangolare quella superiore, cui cor- 1551 dopo una divisione tra eredi. Sono rispondono i bassi fori del seminterrato documentati lavori negli anni 1553-54, e del sottotetto. Centinate sono anche a seguito dei quali era stato realizzato il le finestre al primo ordine delle ali e dei blocco centrale, solo in parte abitabile, loggiati. e forse impostate le ali. Le aperture, prive di mostre, si inseri- Ulteriori campagne edilizie si svolsero scono in un’orditura costituita da un nel 1569, riguardanti però probabilmen- bugnato gentile inciso sull’intonaco, te solo interventi marginali, e nel 1588. 171 che prosegue su tutti i fronti dell’edifi- In tale circostanza, secondo alcuni cio. Il volume del fabbricato è unificato studiosi, intervenne nel cantiere anche dalla cornice marcapiano che separa i Vincenzo Scamozzi, la cui presenza due livelli principali, e che si snoda con è certamente documentata negli anni continuità anche nelle ali adiacenti alla 1596-97, quando costruì la barchessa facciata, mentre il cornicione di corona- situata lungo la strada pubblica a destra mento a dentelli interessa solo il blocco della villa. Alla fine del Cinquecento si centrale. ascrive anche la realizzazione, da par- Sul fronte posteriore verso la campa- te dello scultore Camillo Mariani, delle gna, il loggiato a due ordini con fron- sculture del salone a quattro colonne. tone triangolare che occupa il settore La villa, completa delle ali, compare in mediano si trova incassato tra i piani una mappa del 1613, dove è disegna- murari laterali, da cui aggetta appena, ta anche l’ordinata trama degli spazi dando risalto alla plasticità delle co- esterni, la cui ideazione potrebbe quindi lonne d’estremità. Nei settori laterali le essere contestuale al progetto dell’edi- finestre, allineate lungo un asse verti- ficio. cale, sono tutte quadrangolari. I loggiati Ancora nel 1655 risulta da un lascito LA FABRICA, che fegue è del Magnifico Signor Giorgio Cornaro in Piombino luogo di Caftel Franco. Il primo ordine delle loggie è Ionico. La Sala è pofta nella parte più a dentro della cafa, accioche fia lontana dal caldo,e dal freddo: le ale oue fi ueggono i nicchi fono larghe la terza parte della fua lunghezza: le colonne rifpondono al diritto delle penultime delle loggie, e fono tanto diftanti tra fe, quanto alte: le ftanze maggiori fono lunghe un quadro,e tre quarti:i uolti fono alti fecondo il primo modo delle altezze de’ volti: le mediocri fono quadre il terzo più alte che larghe; i uolti fono à lunette: fopra i camerini vi fono mezati. Le loggie di fopra fono di ordine Corinthio: le colonne fono la quinta parte più fottili di quelle di fotto. Le ftanze fono in folaro,& hanno fopra alcuni mezati. Da vna parte ui è la cucina, e luoghi per maffare, e dall’altra i luoghi per feruitori.

172

dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

testamentario che erano in corso lavo- zioni a stucco da parte di Bartolomeo ri, sicuramente riguardanti gli interni, e Cabianca, e gli affreschi a opera di che proseguirono nei successivi decen- Mattia Bortoloni. Altre sculture esterne ni. Nel 1716 furono eseguiti le decora- furono compiute a fine Settecento. 78 | Prospetto sul giardino

173

CARATTERI COSTRUTTIVI Sono realizzate in pietra le basi e i capitelli delle colonne ioniche, nell’ordine inferiore dei due loggiati e nella sala a quattro colonne; i relativi fusti sono in cotto intonacato. I capitelli delle colonne corinzie degli ordini superiori, invece, sono in cotto. Le trabeazioni sono in legno stuccato a simulare la pietra. L’esterno è rivestito da un intonaco su cui è inciso un bugnato gentile. IL SALONE DI VILLA CORNARO: UNO SPAZIO RICCO DI SUGGESTIONI

All’interno della villa colpisce l’elegan- scelta progettuale di animare le pareti za e l’ordinata razionalità del salone con statue in nicchie. centrale, spazio modulato dalle quattro Ma l’articolazione dell’involucro mu- colonne libere che si ispira agli studi rario, assieme ai fusti delle colonne, compiuti da Palladio sulla casa romana determina un’intensa vibrazione chia- antica, e illustrati nel suo trattato. roscurale, ponendosi come episodio La scelta di non ribattere le colonne fortemente suggestivo nella sequenza sulle pareti conferisce allo spazio la va- spaziale che dalla trasparenza della lenza di un salone, più che di un atrio, loggia anteriore, attraverso la penom- soluzione che differenzia questo spazio bra del vestibolo, irrompe nel salone da quello della villa di Montagnana, cui centrale per poi aprirsi alla luminosità peraltro villa Cornaro può essere acco- e alla visione amena della campagna stata per diverse analogie progettuali offerta dalla loggia posteriore. e per il carattere di villa-palazzo che La critica ha ravvisato in questa solu- ugualmente presenta. zione una reinterpretazione del tipico Il salone diviene a villa Cornaro un luo- salone passante veneziano, scelta pro- go rappresentativo e celebrativo della gettuale che si motiva con l’origine e il famiglia committente, attraverso la rango nobiliare del committente.

79 | Vista dal giardino

174 80 | Prospetto principale

APPARATO DECORATIVO Le pareti del salone a quattro colonne sono animate in prossimità degli an- goli da nicche (eccettuata quella ver- so la loggia), in cui si trovano statue in stucco della fine del Cinquecento del- lo scultore vicentino Camillo Mariani, già intervenuto all’interno del Teatro Olimpico di Vicenza. Le sculture rappresentano membri celebri della famiglia Cornaro, tra cui il committente Giorgio, nella nicchia 175 situata a sinistra dell’ingresso dal ve- stibolo, e Caterina Cornaro, regina di Cipro, nella nicchia di destra prossi- ma alla parete esterna. Nello stesso salone centrale, ma an- che nelle sale laterali, si trovano altri stucchi eseguiti dallo scultore Bartolomeo Cabianca nel 1716. Gli stessi ambienti laterali, dove si tro- vano eleganti camini in marmo, sono stati affrescati negli stessi anni da Mattia Bortoloni, pittore bergamasco di gusto rococò, che intervenne anche nei due camerini del piano superiore, con scene dell’Antico e del Nuovo Te- stamento. 176

2 Villa Emo Via Stazione,5 - Fanzolo di Vedelago (TV)

Situata in prossimità dell’abitato di ritoriale dell’area agricola di pertinenza Fanzolo, Villa Emo sorge nel mezzo della villa. di un’ampia porzione di territorio strut- L’interno presenta nell’asse mediano la turata secondo l’orientamento della sequenza di loggia, vestibolo (fiancheg- centuriazione romana ed estesa a nord giato dalle scale) e salone, ai cui lati si dell’antica via Postumia. succedono simmetricamente a partire Da tale strada si dirama il lungo asse da nord una sala grande rettangolare, rettilineo che attraversa in direzione un camerino e una stanza quadrata, sud-nord tutta la tenuta, in linea con il aperta verso la loggia e da cui, median- quale si dispongono le alberature e si te una finestra, si controllava il portico organizza l’assetto delle colture e lungo dell’ala adiacente. cui si colloca, in posizione strategica, La tavola pubblicata da Palladio nei l’edificio. Quattro Libri risulta abbastanza con- L’impianto della villa è estremamente forme alla fabbrica realizzata, e rap- semplice e razionale, essendo costituito presenta l’unica testimonianza dell’idea da un corpo dominicale quasi quadra- progettuale, in mancanza di disegni au- to, comprendente due livelli principali, tografi. La soluzione elaborata rispec- affiancato da due lunghe ali porticate chia la tipologia di villa-fattoria inventa- simmetriche più basse che accolgono ta da Palladio e sperimentata nelle ville cantine, granai e altri spazi di servizio. Barbaro e Badoer, in cui le barchesse Il corpo dominicale si apre nel settore si fondono con la residenza dominicale mediano del fronte anteriore con un formando un organismo architettonico imponente pronao dorico tetrastilo a unitario e contribuiscono con pari di- tutt’altezza, coronato da un frontone gnità al risultato complessivo. In questo triangolare, che aggetta appena rispet- episodio Palladio raggiunge, infatti, un to ai nudi settori murari laterali, dove esito di grande armonia e coerenza for- si allineano lungo un asse verticale le male, con un convincente equilibrio tra semplici finestre del piano terra, del pia- l’istanza funzionale e l’intento rappre- no nobile e del sottotetto. sentativo, ricercato attraverso il ricorso Mediante una rampa larga quanto a elementi architettonici aulici, quali il il pronao si accede al suo interno a pronao e il frontone. un’ariosa loggia, dalla quale si coglie la Il committente della villa fu Leonardo lunga prospettiva dell’asse territoriale Emo figlio di Alvise, prestigioso espo- che, oltrepassato l’ingresso della villa, nente del patriziato veneziano nato nel attraversa tutto il fondo. 1532, cui era pervenuto in eredità nel Le due lunghe barchesse laterali, con- 1549 il fondo di Fanzolo, già possedu- cluse alle estremità da torri colombare to fin dalla metà del XV secolo dalla 177 più elevate, prospettano verso il giardi- famiglia Emo, che lo aveva da tempo no con portici ad archi su sobri pilastri, organizzato ai fini di una produzione con basi e capitelli in forma di dadi pa- agricola intensiva. rallelepipedi. La cronologia dell’intervento non è an- Quella occidentale comprende anche cora adeguatamente documentata; è una cappella. certo che la villa non esisteva nel 1549 Il fronte posteriore del complesso si e risulta realizzata nel 1561. presenta austero ed essenziale pure La critica propende a datare il progetto nel corpo principale, dove una fascia palladiano intorno al 1557-58, e a col- marcapiano lineare distingue la parte locare la realizzazione nel successivo basamentale e la superficie muraria è triennio. animata da semplici aperture. A metà degli anni sessanta si compiro- Anche dall’entrata posteriore, rivolta a no altre opere, in particolare le deco- nord e accessibile da una scala non razioni interne e la realizzazione della originaria, si può osservare, con lo cappella nella barchessa ovest, consa- sfondo dei rilievi prealpini, la lunga fuga crata nel 1567. dell’asse su cui si impernia l’assetto ter- La villa subì una parziale alterazione nel A FANZOLO Villa del Triuigiano difcofto da Caftelfranco tre miglia, è la fottopofta fabrica del Magnifico Signor Leonardo Emo. Le Cantine,i Granari,le Stalle,e gli altri luoghi di Villa fono dall’vna,e l’altra parte della cafa dominicale,e nell’eftremità loro vi fono due colombare, che apportano utile al padrone,&ornamento al luogo, e per tutto fi può andare al coperto:ilche è vna delle principal cofe,che fi ricercano ad vna cafa di Villa, come è ftato auertito di fopra. Dietro à quefta fabrica è vn giardino quadro di ottanta campi Triuigiani: per mezo il quale corre vn fiumicello, che rende il fito molto bello,e diletteuole. E’ ftata ornata di pitture da M.Battifta Venetiano.

dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

178 1744 a opera di Francesco Muttoni, che menti tra i camerini laterali della villa trasformò in residenza anche parte del- e le barchesse, e venne modificata la le barchesse, ostruendo le arcate che si scala esterna posteriore. aprivano sul fronte posteriore delle due Il controsoffitto aggiunto al salone sem- ali in prossimità degli attacchi con il cor- pre nel Settecento è stato rimosso con po centrale, e che prima accentuavano i restauri effettuati negli anni 1937-40. il risalto del blocco dominicale, consen- La villa e i suoi spazi pertinenziali, ac- tendo anche di traguardare dal giardino quisiti di recente da un locale istituto di verso la campagna retrostante. credito, sono stati oggetto di ulteriori Nell’occasione si crearono i collega- accurate opere conservative.

CARATTERI COSTRUTTIVI Le strutture sono in mattoni rivestiti da intonaco. Gli spazi del piano nobile presentano solai piani con travature a vista; il soffitto della loggia è cassettonato. 81 | Prospetto principale

APPARATO DECORATIVO Il ciclo di affreschi realizzato all’interno della villa è opera del pittore veronese Battista Zelotti, come attesta lo stesso Palladio nel suo trattato; la data di realizza- zione si colloca intorno al 1566. L’esplicita citazione delle decorazioni da parte del progettista rende plausibile un suo intervento nell’ideazione delle inquadrature architettoniche illusionistiche in cui si collocano le scene rappresentate. Nella loggia sono raffigurati Calisto, Giove, Giove sotto le sembianze di Diana e Calisto mutata in orsa da Giunone. Nel salone centrale le raffigurazioni si inseriscono tra colonne corinzie che si ele- vano su un alto piedistallo. Sulle pareti laterali sono effigiate nei riquadri centrali scene di storia romana che alludono alle virtù coniugali: a sinistra Scipione resti- tuisce la sposa ad Aluccio, a destra L’uccisione di Virginia. Ai lati si trovano figure monocrome entro finte nicchie, che rappresentano Giove con la fiamma, Giunone con il pavone, Nettuno con il delfino e Cibele con la leonessa, che alludono ai 179 quattro elementi naturali (fuoco, aria, acqua e terra). Negli stessi riquadri laterali enormi Prigioni sembrano fuoriuscire dalla finta intelaiatura architettonica. Sulla parete sud del salone, verso il vestibolo, un finto timpano spezzato sovra- sta l’arcata reale d’ingresso, con le due figure femminili della Prudenza (con lo specchio) e della Pace (con il ramoscello d’ulivo). Sulla parete nord al centro in alto si trova lo stemma della famiglia Emo, in legno intagliato e dorato, circondato da finte cornici e festoni. A sinistra del salone, la sala d’Ercole contiene episodi riferiti in prevalenza all’eroe mitologico, con l’intento di esaltare la vittoria della virtù e della ragione sul vizio, inseriti in un’intelaiatura di finte colonne ioniche: nella parete est le scene di Erco- le che abbraccia Dejanira ed Ercole che getta in mare Lica affiancano la Fama di Ercole situata al centro; nella parete ovest, all’interno di una finta arcata, si trova Ercole al rogo; infine, nella parete sud, un riquadro sopra la porta contiene il Noli me tangere. La sala a destra del salone, detta di Venere, propone nella parete ovest, entro finte arcate, Venere dissuade Adone dalla caccia e Venere sostiene Adone ferito; nella parete orientale Venere ferita da Amore. Nella parete sud, il riquadro sopra la porta reca il San Girolamo penitente, immagine a contenuto religioso corrispet- tiva a quella della sala d’Ercole. Le due sale rettangolari sono seguite dai due camerini decorati con grottesche, oltre i quali si aprono le due stanze che fiancheggiano la loggia. La sala sud-occidentale è detta delle Arti, perché reca le sei allegorie delle arti inserite tra finte colonne corinzie su alto piedistallo, sopra le quali corre un fregio con putti tra fiori e frutti, tra i quali il mais, da poco introdotto nell’area padana. Le arti rappresentate sono l’Astronomia, con una sfera armillare e il compasso; l’Architettura, che regge un trattato aperto sulla pagina con la pianta di una villa (potrebbe trattarsi della stessa villa Emo); la Poesia, incoronata di alloro; la Pittu- ra, con pennello e tavolozza; la Scultura e la Musica, che suona il liuto. Nel finto riquadro sopra la parete nord è una Sacra Famiglia. Nelle pareti laterali, entro finte nicchie sono raffigurate le allegorie in monocromo dell’Inverno, con le sem- bianze di una figura maschile con mantello e incappucciata, e l’Estate, incoronata di spighe e affiancata da un covone. Il ciclo delle stagioni si completa nella sala sud-orientale di Giove e Io, situata dall’altra parte della loggia, con le allegorie dell’Autunno, coronato da grappoli, e della Primavera, cinta di fiori. La sala, scandita in maniera analoga a quella delle Arti, contiene le scene di Giove e Io abbracciati scoperti da Giunone dietro una nube; Giunone trasforma Io in giovenca; Giunone consegna la giovenca ad Argo; Mercurio suona il flauto per distrarre Argo; Mercurio taglia la testa ad Argo;

82 | Vista complessiva

180 Giunone raccoglie i cento occhi di Argo per collocarli sulla coda dei suoi pavoni. Sulla lunetta sopra la finestra aperta a sud è collocata la figura in monocromo di Giunone con lo scettro in mano. Il finto riquadro dipinto sulla parete nord, al di sopra della porta, contiene l’Ecce Homo.

83 | Sala delle Arti - L’Architettura

181 182

3 Villa Barbaro Strada Comunale Bassanese - Maser (TV)

Villa Barbaro è situata, in posizione ronata da frontone. emergente, su un lieve declivio che di- L’interno al piano nobile si incentra sul grada verso la pianura dalle pendici del salone a croce, il cui braccio longitudi- sistema collinare esteso a nord dell’abi- nale è seguito da una sala quadrata. Il tato di Maser. L’organismo architettoni- salone è affiancato sul lato anteriore co si adatta sapientemente all’orografia da due sale rettangolari e, più in fon- declinante del sito, attraverso un oppor- do, dalle scale che salgono dai portici tuno raccordo dei due livelli principali delle ali. con gli spazi esterni: il piano terra con il Non si dispone di disegni autografi del giardino anteriore, rivolto verso la cam- Palladio, ma solo della tavola del tratta- pagna pianeggiante, il piano nobile con to, che rispecchia in gran parte l’opera la corte posteriore, orientata verso i colli realizzata. I committenti furono i fratelli e incentrata su uno splendido ninfeo a Daniele e Marcantonio Barbaro, influen- esedra. ti esponenti del patriziato veneziano e Le parti che compongono il complesso uomini di elevati interessi intellettuali sono disposte in linea, con l’edificio classici: il primo, con la collaborazione dominicale in posizione assiale e avan- di Palladio, pubblicò nel 1556 la tradu- zante verso il giardino, affiancato ai lati zione in volgare del trattato di Vitruvio; dai corpi porticati delle barchesse che Marcantonio, invece, risulta essere uno si concludono agli estremi con le torri scultore dilettante. colombare; i due fabbricati d’estremità La critica ritiene che l’ideazione proget- si prolungano sul retro, agganciandosi tuale sia stata compiuta subito dopo il alla parete di fondo della corte posterio- ritorno dal viaggio che Palladio e Da- re, in mezzo alla quale si apre il ninfeo. niele Barbaro compirono a Roma nella L’ingresso della villa sulla strada, è fron- primavera del 1554; un’attività edilizia teggiato da un’esedra che dà accesso è documentata nell’ultima parte dello al fondo agricolo di pertinenza. stesso anno e nel successivo. Il fronte principale del corpo dominicale La villa è citata in un componimento po- è scandito da un ordine gigante di quat- etico del Magagnò del 1558. tro semicolonne ioniche, coronato da Recenti indagini archivistiche e costrut- un frontone con rilievi. Nei tre partiti si tive hanno evidenziato che l’operazione dispongono altrettanti assi di aperture, consistette nel sapiente riadattamento che ai lati presentano frontoni curvili- di strutture preesistenti, pervenute ai nei al piano terra e triangolari al piano fratelli Barbaro dal padre Francesco, nobile; nel partito centrale l’apertura morto nel 1549. Il progetto riorganizzò rettangolare al piano terra è sovrasta- il complesso, cui l’allestimento della ta da una porta-finestra centinata che corte posteriore incentrata sul ninfeo 183 interrompe la trabeazione. I prospetti attribuì l’aulica valenza di villa umani- laterali propongono un’impaginazione stica. Il preesistente corpo dominicale poco coerente, condizionata dal rias- fu ampliato in profondità, con l’aggiunta setto di preesistenze; spicca l’asse di della sala rivolta verso il nuovo spazio aperture corrispondenti al braccio tra- pensile, e connesso alle barchesse sversale del salone a croce del piano laterali, prima separate; l’insieme fu nobile, evidenziato in sommità da un poi riconfigurato assumendo una fi- piccolo timpano. sionomia architettonica unitaria. Le I portici delle barchesse presentano strutture preesistenti condizionarono, una successione di arcate su robusti pi- comunque, l’esito finale, specialmente lastri, con maschere nei conci di chiave; nel corpo principale, dove le aperture si le due ali porticate simmetriche sono affastellano in altezza senza adeguato concluse alle estremità da due avan- respiro. corpi appena aggettanti, corrispondenti L’esuberante decorazione plastica del alle torri colombare, nei quali emerge, fronte esterno, attribuita allo scultore tra raccordi murari curvilinei, la parte Alessandro Vittoria, ma per la quale è centrale ornata da una meridiana e co- stato ipotizzato l’intervento dello stes- LA SOTTOPOSTA fabrica è à Mafera Villa vicina ad Afolo Caftello del Triuigiano, di Monfignor Reuerendifsimo Eletto di , e del Magnifico Signor Marc’Antonio fratelli de’ Barbari. Quella parte della fabrica,che efce alquanto in fuori;ha due ordini di ftanze, il piano di quelle di fopra è à pari del piano del cortile di dietro,oue è tagliata nel monte rincontro alla cafa vna fontana con infiniti ornamenti di ftucco,e di pittura. Fa quefta fonte vn laghetto, che ferue per pefchiera: da quefto luogo partitafi l’acqua fcorre nella cucina,& dapoi irrigati i giardini,che fono dalla deftra,e finiftra parte della ftrada, la quale pian piano afcendendo conduce alla fabrica; fa due pefchiere co i loro beueratori fopra la ftrata commune: d’onde partitafi; adacqua il Bruolo, ilquale è grandifsimo,e pieno di frutti eccellentifsimi,e di diuerfe feluaticine. La facciata della cafa del padrone hà quattro colonne di ordine Ionico:il capitello di quelle de gli angoli fa fronte da due parti: i quai capitelli come fi facciano;porrò nel libro dei Tempij. Dall’vna,e l’altra parte ui fono loggie, le quali nell’eftremità hanno due colombare,e fotto quelle ui fono luoghi da fare i uini,e le ftalle, e gli altri luoghi per vfo di Villa.

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dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570 84 | Fronte del corpo dominicale

so Marcantonio Barbaro, come pure la coerenza e la chiarezza della conce- il celebre ciclo di affreschi che Paolo zione architettonica. 185 Veronese realizzò all’interno, all’incirca Nei secoli successivi la villa ha subito fra il 1559 e il 1561, non sono stati citati solo modeste modifiche della distribu- da Palladio nel trattato. In questa omis- zione interna delle ali. Nell’Ottocento sione la critica ravvisa una posizione furono intonacati parte degli affreschi polemica di Andrea nei confronti di tali del salone, poi riscoperti con il restauro interventi, fortemente voluti dai commit- effettuato da Mario Botter intorno agli tenti, che vedeva in competizione con anni trenta del Novecento.

CARATTERI COSTRUTTIVI Le strutture murarie del corpo dominicale, in particolare i muri perimetrali, appar- tengono fino a una certa quota alla fabbrica preesistente. La pietra è utilizzata nelle basi e nei capitelli delle semicolonne ioniche, nelle mostre delle aperture e nelle balaustre. Le volte del salone principale sono a botte, e formano una crociera in corrispon- denza dell’incrocio dei due bracci. UN’OPERA ARCHITETTONICA A PIU’ MANI E’ convinzione della critica che nell’ide- colle boscato che sorge alle sue spalle. azione della villa un ruolo attivo è stato La proposta risente delle suggestioni svolto dai due committenti, in particola- vissute dai due protagonisti durante il re Daniele Barbaro, erudito cultore del viaggio a Roma del 1554, in particolare sapere umanistico, che condivideva si avverte l’influenza delle sperimen- con Palladio la volontà di far rivivere tazioni contemporanee sul tema della l’ideale di villa antica come luogo di di- villa antica, come nei progetti per villa letto culturale, in un rapporto meditato Giulia e villa Madama, e nel giardino e con il sito. nella fontana di Pirro Ligorio per la villa L’ideazione del ninfeo, per la cui pro- d’Este a Tivoli. gettazione Palladio rivendicò a sé un Ma la villa è anche una florida azienda ruolo di grande perizia tecnica nella agricola, e l’istanza funzionale e orga- dettagliata descrizione che offre nei nizzativa riveste un’importanza deter- Quattro Libri, costituisce il momento minante nella concezione del progetto, qualificante di tale concezione: la fon- aspetto nel quale emerge la competen- tana a emiciclo, infatti, diviene il fulcro za e la capacità professionale di Palla- rispetto al quale si struttura l’impianto dio. Egli sviluppa e porta a compimento della villa (si consideri l’asse che at- la soluzione già proposta ma non piena- traversa tutto il piano nobile, a partire mente attuata in villa Angarano a Bas- dal fronte aperto verso la campagna, sano del Grappa: il corpo dominicale in lungo il braccio longitudinale del sa- mezzo e in posizione avanzata, affian- lone e la successiva sala dell’Olimpo, cato dalle strutture di servizio che sono per giungere in conclusione alla nicchia trattate con pari decoro e dignità forma- centrale del ninfeo), ma anche il filtro le, qualificandosi come parte integrante che media il rapporto della villa con il dell’intero organismo architettonico.

186

85 | Il Ninfeo 86 | Colombara

Tuttavia la volontà dei committenti nella che poteva trovare riscontro non tanto soluzione finale ebbe un peso determi- nel rigore progettuale palladiano, quan- nante, e certamente condizionò il ruolo to nell’opera di un artista esuberante e le scelte progettuali di Palladio più come Paolo Veronese, peraltro dotato che in altre esperienze. L’apparato de- di una discreta formazione giovanile in corativo realizzato manifesta la volontà architettura, capace di interpretare con di costituire una sorta di umanistico spirito disinvolto e opulento tale intento compendio di tutte le arti, idea eclettica culturale.

187 APPARATO DECORATIVO All’esterno spicca la ridondante decorazione scultorea del frontone, dove lo stem- ma della famiglia Barbaro è posto tra figure a rilievo; la paternità è stata attribuita ad Alessandro Vittoria, ma potrebbe essere intervenuto anche Marcantonio Bar- baro, uno dei due committenti, in quanto scultore dilettante. Al piano nobile si dispiega il celebre ciclo di affreschi, uno dei più ragguardevoli di tutto il Cinquecento, realizzato da Paolo Caliari, detto il Veronese, tra il 1559 e il 1561. La decorazione pittorica costruisce un suggestivo spazio illusionistico che sfonda quello reale, aprendo le sale con paesaggi luminosi e facendo irrompere da porte simulate, o sporgere da affacci in prospettiva, vivaci personaggi. Lungo il braccio longitudinale del salone a croce si aprono finte arcate con balau- stre che guardano verso ameni paesaggi. Nel braccio trasversale sono rappre- sentate otto Muse disposte entro nicchie; l’illusionismo degli affreschi veronesiani propone in questo spazio alcuni tra gli episodi più originali e famosi, con le figure di un giovane e di una bambina che compaiono da finte porte aperte. Sono affrescate anche le due sale che fiancheggiano il salone dalla parte del fronte principale; a ovest la sala di Bacco propone la divinità del vino scorto in un ardito sottinsù assieme ad altre figure, mentre Venere, Apollo e Amore sono raffigurati sopra la porta, e Cerere e Plutone sopra il camino. Nella volta della sala orientale si trova l’allegoria degli Sposi felici; sulla porta è rappresentata l’allegoria dell’Abbondanza, e sopra il camino la Musica. Nella sala dell’Olimpo, che segue il salone verso la parte posteriore della villa, la volta presenta nell’ottagono centrale la Sapienza, circondata da figure allegoriche e divinità; tutt’attorno corre una finta balaustra, dalla quale si affaccia Giustiniana Giustinian, moglie di Marcantonio Barbaro, con la nutrice e i figli. A est della sala dell’Olimpo, la stanza del cane, oltre all’animale che le dà il nome, propone sul soffitto l’allegoria della Fortuna che difende l’Abbondanza dalla Fro- de; la lunetta che fronteggia la finestra contiene un finto quadro con la Sacra Famiglia, San Giovannino e Santa Caterina. La corrispondente stanza dalla parte opposta della sala dell’Olimpo è detta della lucerna, in quanto tale oggetto si trova al centro del soffitto retta da un putto, e circondata dalle allegorie di Fede e Carità che proteggono un cristiano, la Virtù frena la Passione e la Forza si appoggia alla Prudenza. La raffigurazione sacra in posizione corrispondente a quella della stanza simmetrica presenta una Madonna della pappa. Entrambi i lati della sala dell’Olimpo propongono lungo le ali un’enfilade di stanze, in fondo alle quali sono affrescati, rispettivamente, un Gentiluomo di ritorno dalla 188 caccia, che è stato interpretato come autoritratto del pittore, e una Gentildonna. All’esterno della sala dell’Olimpo si perviene al ninfeo, le cui statue, assieme a quelle del giardino, rientrano nella complessiva campagna decorativa svolta a conclusione della fase di realizzazione della villa; l’integrazione con l’impaginato architettonico della fontana lascia supporre una maggiore aderenza dell’apparato scultoreo del ninfeo all’ideazione palladiana. Nella grotta del ninfeo è affrescata l’allegoria della Pace veneziana.

IL TEMPIETTO DI VILLA BARBARO In prossimità della villa, lungo la stra- dei due assi principali, che determinano da che costeggia il muro di cinta rivolto l’originale sovrapposizione di una croce verso la campagna pianeggiante, sorge greca sullo spazio centrale, coperto da il tempietto edificato nel 1580 per volon- una cupola emisferica. All’esterno il vo- tà di Marcantonio Barbaro. lume cilindrico è articolato dagli aggetti L’edificio presenta una pianta circolare, di tali cappelle, e culmina con il profilo con piccole cappelle in corrispondenza della calotta sferica, parzialmente incas- 87 | Il Tempietto sata nell’involucro murario perimetrale pante e comprensibile, considerata la e coronata da una lanterna. L’ingresso predilizione espressa da Palladio nel è preceduto da un pronao corinzio esa- suo trattato per la pianta circolare ne- stilo, accessibile da un’ampia scalinata gli edifici religiosi. La scelta di tale im- e concluso in sommità da un frontone pianto, in ogni caso, deriva con molta con ricco apparato scultoreo, dietro il probabilità dalla volontà di Marcantonio quale emergono i due piccoli campanili di realizzare una chiesa nella forma che simmetrici. anche lui prediligeva, dopo che l’inten- L’iscrizione sul fregio del pronao ripor- zione non si era potuta realizzare con la ta: “MARCUS ANTONIUS BARBARUS chiesa del Redentore a Venezia. PROCURATOR FRANC(ISCI) FILIUS”; Il tempietto fu voluto dal Barbaro pro- nel fianco destro del pronao, il fregio babilmente come cappella di famiglia, prosegue con le parole: “ANDREAS ma l’edificio doveva anche svolgere il PALADIUS VICENTINO INVENTOR”; ruolo di chiesa parrocchiale del borgo 189 sul fianco sinistro si legge: “ANNO DO- di Maser. Tale duplice valenza dell’edi- MINI JESU CHRISTI MDLXXX”. ficio determinò anche la scelta del sito, Tali iscrizioni compendiano tutte le in- esterno all’ambito della villa ma ad essa formazioni principali che rigurdano la prossimo. vicenda costruttiva della fabbrica, indi- La decorazione scultorea presente sul candone la cronologia, il committente e frontone rappresenta il Martirio di S. l’artefice, per il quale il piccolo edificio Paolo. Anche l’interno è riccamente or- religioso rappresenta una delle ultime nato da stucchi, riferiti a Cristo Reden- opere, assieme al Teatro Olimpico. tore, la cui ricchezza ha fatto ritenere Anzi, secondo la tradizione, la morte ancora una volta Palladio estraneo alla colse Palladio proprio mentre stava concezione di tale apparato. Occorre lavorando al tempietto di Maser; è pro- sottolineare, tuttavia, che una tale ric- babile, quindi, che il maestro non potè chezza decorativa contraddistingue, partecipare al completamento e alla sia all’interno che all’esterno, le opere finitura dell’edificio. palladiane dell’ultimo decennio, come Il riferimento al Pantheon appare lam- la Loggia del Capitaniato a Vicenza. VI I TI NERARI O: il veneziano

A Venezia Palladio realizza la Chiesa del Reden- tore alla Giudecca, la Chiesa di San Giorgio Mag- giore sull’omonima isola, insieme al grande chiostro ionico del Monastero di San Giorgio Maggiore e allo splendido Refettorio, la Chiesa di San Francesco della Vigna, nonché la Scala ovale progettata per l’Accademia veneziana, definita da Goethe sul suo taccuino durante il celebre Viaggio in Italia “la scala a chiocciola più bella del mondo”. La Chiesa del Redentore, in campo SS. Redentore 195, venne realizzata a seguito dell’epidemia di pe- ste che scoppiò a Venezia nell’estate del 1575. Nel maggio del 1577 venne posta la prima pietra del progetto palladiano. Per la definizione della planimetria Palladio si rifece alle strutture termali antiche, come fonte delle sequenze di spazi che si susseguono armonicamente una dopo l’altra. La pianta deriva dalla composizione di quattro cellu- le spaziali perfettamente definite e diverse fra loro: il rettangolo della navata, le cappelle laterali, la cella tricora composta dalle due absidi e dal filtro di co- lonne curve, il coro. La facciata del Redentore costituisce l’esito più ma- turo delle riflessioni palladiane sui fronti di chiesa a ordini intersecati. Anche nella Chiesa di San Giorgio Maggiore, il cui progetto venne concepito intorno al 1565, Palladio prende come riferimento i grandi edifici termali ro- mani antichi. Alla navata principale voltata a botte e controventata da tre volte a crociera, come un vero e proprio frigidarium delle terme romane, segue l’improvvisa espansione laterale delle absidi e verti- cale della grande cupola su tamburo; a quest’ultima Palladio affianca lo spazio estremamente studiato 190 del presbiterio dal quale, attraverso una transenna di colonne, è visibile il coro che si pone come un interno-esterno, quasi la transenna fosse il pronao di una villa attraverso il quale osservare il paesag- gio. La facciata realizzata nei primi del 600 risulta lontana dall’originaria volontà palladiana. Per la chiesa di San Francesco della Vigna, nel Campo della Confraternita nel Sestiere Castello, Palladio realizzò, nel 1564, un’imponente facciata sviluppando il tema dell’adattamento della fronte di un edificio a navata unica, quale è il tempio classi- co, alla planimetria a più navate, tipica delle chiese cristiane. Nella terraferma veneziana Palladio costruì la splendida Villa Foscari detta “la Malcontenta”, raggiungibile dall’Autostrada Serenissima, uscita Mestre, percorrendo la SS 309. TREVISO

SR 53 ISTRANA

QUINTO DI CASIER SP5 TREVISO SR 89

SP17 RONCADE

PREGANZIOL CASALE SUL SILE

ZERO BRANCO SS13 LINEA VENEZIA - TREVISO SP65

FS SP 64

USCITA SR515 MOGLIANO VENETO USCITA QUARTO D'ALTINO

SP39 MARCON

A4 MOGLIANO VENETO

LINEA VENEZIA - TRIESTE MARTELLAGO SR245 FS

FS LINEA CASTELFR. - MESTRE SP38 USCITA MESTRE EST

SR14

SS14 MIRANO SP32 SPINEA

MESTRE

- VENEZIA VA USCITA LINEA PADO SR11 FS MESTRE OVEST

SR11 VENEZIA SP30

SS309 USCITA ORIAGO MIRA SR11 MIRA 191

Villa Foscari

E55 FS LINEA VENEZIA - ADRIA

MARE ADRIATICO 192

1 Villa Foscari Via dei Turisti, 9 - Malcontenta di Mira (Ve)

Villa Foscari, conosciuta anche come la del fronte principale, e presenta la me- Malcontenta, è situata in prossimità di desima finitura a bugnato gentile graffi- un’ansa del Naviglio del Brenta, corso to che avvolge e unifica tutto l’edificio. d’acqua navigabile che in passato ga- I due prospetti laterali sono scanditi da rantiva il collegamento fluviale tra Ve- tre assi di finestre disposte ai tre livelli nezia a Padova. La sua posizione sulla principali. terraferma veneziana, in un sito prossi- L’interno si incentra sul grande salo- mo alla laguna e facilmente accessibile ne cruciforme a doppia altezza, la cui dalla città, ma anche l’assenza, già in spazialità è denunciata sul fronte verso origine, di fabbricati rurali annessi alla il parco dalle finestre ravvicinate della villa, fanno dell’edificio un palazzo parte mediana; ai lati si dispongono suburbano, cui la vicinanza all’acqua le scale e due appartamenti simmetri- conferisce il fascino e il carattere di una ci, formati dalla successione di grandi residenza lagunare. sale affacciate verso il naviglio, stan- La villa sorge su un alto basamento, ze quadrate e camerini rettangolari, definito da una cornice marcapiano e dimensionati secondo precisi rapporti animato da aperture a spigolo vivo su proporzionali. tutti i lati, destinato ad ospitare i servizi La paternità palladiana è attestata dalla della casa e indispensabile per isolare pubblicazione della villa nei Quattro Li- il piano nobile dall’umidità del terreno; bri; è incerta la datazione del progetto, tale accorgimento conferisce slancio e che sulla base di indizi viene collocata monumentalità al palazzo come il podio dagli storici attorno al 1556, subito dopo di un tempio antico. il matrimonio del committente Nicolò L’effetto è accentuato, sul fronte prin- Foscari, avvenuto nel 1555. cipale rivolto verso il fiume, dalla pre- Nello stesso anno Palladio aveva pro- senza della scala a doppia rampa, che gettato per i Foscari anche un altare dà accesso all’imponente pronao ionico nella chiesa veneziana di S. Pantalon. esastilo fortemente aggettante, definito La critica accosta solitamente la villa al anche ai lati da colonne e coronato da tempietto romano del Clitumno presso un timpano triangolare con cornice a , rilevato da Palladio, per la dentelli. Ai lati del pronao si aprono due vicinanza all’acqua, la presenza di un semplici finestre rettangolari, inserite in alto podio e il pronao aggettante; ma un paramento murario a intonaco graf- nella villa si riconoscono anche altre fito che simula i conci squadrati di un suggestioni, come l’imponenza e l’arti- bugnato gentile. colazione spaziale delle terme romane, Analoghe caratteristiche presenta il cui si ispira il salone a croce e la cor- piano attico, fatto risaltare dalla prose- rispondente disposizione delle aperture 193 cuzione della trabeazione del pronao, verso il parco. che rigirando attorno all’edificio funge Dopo la morte del Foscari, avvenuta da cornice marcapiano. nel 1560, la prosecuzione dei lavori fu Al di sopra del piano attico, in posizio- seguita dal fratello Alvise, il cui nome ne mediana, si affaccia un abbaino con compare assieme a quello di Nicolò piccolo frontone triangolare; ai lati si nell’iscrizione presente sul fregio del elevano due caratteristici camini. pronao. In quella fase si avviava la Il fronte posteriore, rivolto verso l’am- campagna decorativa, a opera di Bat- pio parco cinto da alberature, presenta tista Franco e Battista Zelotti. nella parte mediana un aggetto a tutt’al- Intorno al Settecento sorse un lungo tezza, animato al piano nobile da una edificio residenziale sul fianco sinistro concentrazione di aperture culminante della villa e, dalla parte opposta, una in una finestra termale, la quale irrompe piccola cappella; tali costruzioni, docu- sulla trabeazione del soprastante fron- mentate in un’incisione di Costa della tone triangolare, interrompendone la metà del secolo, furono demolite duran- continuità. Il prospetto ripropone, ai lati te l’occupazione austriaca del 1848-49. e in sommità, caratteri analoghi a quelli Frattanto la villa era stata ceduta dal- 88 | Prospetto verso il parco

la famiglia Foscari a nuovi proprietari, “Malcontenta” attribuito alla villa. sotto i quali l’edificio conobbe una fase La rinascita dell’edificio iniziò nel 1925, di incuria e di degrado, subendo an- dopo che il nuovo proprietario, Lan- che il distacco di alcuni affreschi che dsberg, ne avviò un completo restauro, furono ceduti al museo veronese di cui seguì un nuovo intervento negli anni Castelvecchio e alla basilica vicentina sessanta. La villa tornò alla famiglia di Monte Berico. Fu in questo periodo Foscari nel 1973, e fu sottoposta a un 194 di abbandono dell’edificio che maturò nuovo e definitivo restauro, che ha con- la leggenda dell’infelice donna reclusa dotto l’edificio all’ottimo stato di conser- al suo interno, da cui proviene il nome vazione attuale.

CARATTERI COSTRUTTIVI La pietra è adoperata solo nelle basi e nei capitelli delle colonne del pronao e nelle soglie delle aperture. La struttura muraria è in mattoni, come anche i fusti delle colonne, stuccati con una malta color cotto per uniformarne l’aspetto. La finitura dell’esterno è realizzata con intonaco lavorato a marmorino e graffito a simulare un bugnato gentile. Il piano terra presenta un sistema di possenti volte in laterizio. Gli orizzontamenti del piano nobile variano nei diversi spazi in cui si articola l’interno: il salone ha una volta a crociera, con i quattro bracci voltati a botte; le sale rettangolari grandi hanno volte a padiglione; i camerini quadrati sono a catino su pennacchi. Gli ambienti dell’attico, di minore altezza, sono coperti da solai piani. APPARATO DECORATIVO La campagna decorativa si svolse a partire dal 1560, a opera di Battista Fran- co, morto l’anno seguente proprio mentre era intento al suo lavoro nella villa, e Battista Zelotti. Gli affreschi delle pareti del salone sono organizzati con una finta partitura di colonne ioniche, simili a quelle reali utilizzate nel pronao, tra le quali lo Zelotti ha raffigurato statue bronzee entro nicchie e trofei; nei sopraporta sono inserite le allegorie delle Arti, con le sembianze di figure femminili. Nelle lunette alle estremità dei bracci dello spazio cruciforme sono presenti scene a contenuto mitologico; sulla parete d’ingresso Giove e Mercurio ospitati da Filemone e Bau- ci, in fondo al braccio di sinistra Giove e Mercurio assistono all’uccisione di un viandante, a destra Giove e Mercurio lasciano Filemone e Bauci custodi del loro tempio. Nella volta del salone, l’artista ha inserito coppie di Prigioni di ispirazione michelangiolesca. Nei due ovali affrescati nei bracci longitudinali della volta a cro- ciera sono rappresentati, partendo dall’ingresso, Astrea presenta a Giove i piace- ri della terra e Due donne offrono incenso a Giano; l’ottagono centrale contiene le Virtù. La decorazione della sala quadrata a sinistra del salone, detta dei Giganti, è stata probabilmente avviata dal Franco, interrotta a causa della sua morte, e quindi portata a compimento successivamente da altra mano. Essa prende il nome dagli affreschi che la decorano: nel tondo al centro della volta Giove circon- dato dagli dei dell’Olimpo fulmina i giganti, alle pareti la Caduta dei giganti. Nell’adiacente camerino rettangolare sono presenti grottesche, finti cammei e nelle lunette paesaggi classicheggianti; nell’ovale al centro della volta è raffigura- ta l’allegoria della Fama. Nella sala rettangolare grande a sinistra dell’ingresso, detta di Prometeo, il riquadro della volta rappresenta, appunto, Prometeo ruba il fuoco a Giove e lo porta agli uomini. La corrispettiva sala a destra del salone è detta di Aurora per il soggetto contenuto nel riquadro della volta, ovvero Il carro di Aurora trainato dalle Ore. In entrambe le sale gli affreschi, arricchiti da scene campestri e paesaggi naturali, sottolineano il piacere della vita in villa. La sala quadrata a destra del salone prende il nome dalla scena affrescata sul tondo al centro della volta, dove Bacco spreme un grappolo d’uva con Venere e Amore. Il dipinto si estende alle pareti con un pergolato aperto su paesaggi e squarci di cielo. Infine, l’adiacente camerino rettangolare reca grottesche e pae- saggi come nel corrispondente spazio dell’ala sinistra; al centro della volta l’ovale contiene l’allegoria del Tempo.

195

89 | Prospetto verso il fiume VI I I TI NERARI O: il Veneto orientale e il Friuli

L’itinerario percorre i territori del Veneto orientale e del Friuli, dove il Palladio ha lasciato diverse testi- monianze della sua attività di architetto. La prima tappa, in prossimità di Cessalto, è situata in territorio trevigiano, al confine con la provincia di Venezia, ed è raggiungibile dall’omonimo casello autostradale lungo la A4, nel tratto Venezia - Trie- ste. Qui in un contesto rurale sorge Villa Zeno (1554), commissionata da un prestigioso esponen- te dell’aristocrazia veneziana in una fase storica in cui il prestigio professionale di Palladio era ormai affermato in ambito lagunare. Si prosegue lungo l’autostrada per Trieste, devian- do per la diramazione che conduce a . Anche la città friuliana conserva opere palladiane, non appartenenti al sito inserito nella Lista del Patrimo- nio Mondiale. In Piazza della Libertà si apre l’Arco Bollani (1556), da cui prende avvio il percorso che sale fino al Castello. Prende il nome da Domenico Bollani, luogotenente della Repubblica Serenissima che lo fece erigere con intento autocelebrativo. Coevo all’arco è Palazzo Antonini, commissionato a Palladio da Floriano Antonini, esponente di spicco dell’aristocrazia udinese. Il palazzo era già abita- bile nel 1559, ma il cantiere rimase ancora aperto e l’edificio subì successive consistenti alterazioni. Dell’opera palladiana permangono, oltre all’impian- to complessivo (escluse le scale) e alla volumetria, anche le logge sovrapposte anteriori e posteriori (sopra le quali non furono, però, mai realizzati i tim- pani). Tali elementi conferiscono a Palazzo Antonini il carattere arioso di una residenza suburbana, avvi- cinandolo ad altre analoghe opere palladiane, quali le ville di Montagnana e di Piombino Dese, nonché 196 a Palazzo Chiericati. In Friuli la presenza di Palladio è documentata an- che a Cividale del Friuli. Giorgio Vasari, infatti, gli at- tribuisce il progetto del Palazzo Pretorio, risalente al 1564, la cui attuazione, tuttavia, è stata compiuta al di fuori del suo controllo, snaturando il carattere dell’intervento progettuale. Infine l’ingegno palladiano ha lasciato traccia anche a , dove su suo disegno venne eretta nel 1579 la Porta Gemona, su commissione del cardinale Giovanni Grimani. L’opera ripropone lo schema dell’arco di Udine. SR 355

VENETO

A23 FRIULI

SS50 UDINE SS54 CIVIDALE

A27

TREVISO-UDINE USCITA UDINE SUD FERROVIARIA LINEA

SS13

SS14

SS14

SS14 A4 CESSALTO USCITA CESSALTO SP 54 LINEA FERROVIARIA VENEZIA-TRIESTE TREVISO SR 53 Villa Zeno

SS14

SP17

PIOMBINO DESE

SS13

SS14 SR515

SR14

VENEZIA SR11 FERROVIARIA SR11

SS309 197 MIRA

E55

E55 MARE ADRIATICO

E55

E55 198

1 Villa Zeno Via Donegal, 11 - Cessalto (TV)

Villa Zeno è situata in campagna, in stà di Vicenza negli anni 1558-59). Sulla prossimità del canale Piavon. base delle risultanze di recenti indagini, Il complesso, organizzato attorno a una è ormai consolidata tra gli studiosi la corte rettangolare, presenta il corpo do- convinzione che l’incarico a Palladio minicale situato in posizione mediana per la progettazione sia stato conferito sul lato nord dell’ambito, affiancato da intorno al 1554, subito dopo che Marco bassi fabbricati laterali, dei quali quello Zeno era entrato in possesso del fondo a est risulta più esteso in lunghezza. di Donegal, giunto in eredità alla moglie La corte è racchiusa nei lati orientale Lucrezia Barbo, e già dotato di una casa e occidentale da altri corpi di fabbri- dominciale e altri rustici. ca perpendicolari alla villa; l’edificio a Egli potè seguire da vicino gli sviluppi ovest, in particolare, è aperto da un della fabbrica, essendo divenuto pode- portico a tre archi. stà della vicina Motta nel 1556. Il fronte interno della villa, che costitui- Non è nota la data conclusiva dei lavori, sce l’affaccio anteriore dell’edificio, pre- ma la villa risultava sicuramente com- senta una coppia di finestre ravvicinate pletata nel 1566. su entrambi i lati della porta d’ingresso, L’attuazione del progetto, comunque, che si ripetono sugli stessi assi al piano fu limitata in quella fase solo all’edificio superiore. principale, come documenta una map- Altre due aperture per lato per ciascun pa del 1588, in cui il fronte principale livello cadono in prossimità degli spigoli verso la corte compare con una finestra dell’edificio. Il settore centrale si con- termale al di sopra delle tre aperture clude con un largo timpano triangolare, centrali, composizione pienamente con- con un oculo circolare al centro, contor- forme all’idea palladiana e sicuramente nato da una cornice a dentelli. attuata con quel disegno. Il fronte esterno, rivolto a settentrione Il ricorso ad alcuni elementi stilistici e verso la campagna, è aperto al centro distributivi tipicamente palladiani, qua- da una loggia a tre archi, che insistono li la loggia a tre fornici su pilastri con su austeri pilastri, e qualificano il set- coronamento a timpano, la finestra tore mediano leggermente aggettan- termale, il salone passante, accostano te, coronato da un timpano analogo a questa esperienza a precedenti opere quello dell’opposta facciata. del maestro, come villa Saraceno o la Lungo la fascia superiore del prospetto Pisani di Bagnolo; tuttavia a Cessalto la si aprono finestre che illuminano il sot- combinazione di tali elementi avviene totetto. invertendo lo schema consueto, con la L’articolazione interna, impostata su un loggia, normalmente posta a connotare asse longitudinale mediano, si imper- il fronte principale, rivolta verso la cam- 199 nia sul lungo salone passante esteso pagna. dall’ingresso principale alla loggia po- Dall’analisi di due mappe successive steriore. del 1625 e del 1639 si deduce che, lun- Su entrambi i lati dello spazio principa- go tale intervallo temporale, furono edi- le si succedono, partendo dalla corte, ficati dei rustici perpendicolari alla villa una sala rettangolare grande, un ca- in conformità al progetto palladiano, ma merino quadrato e una stanza rettan- non i corpi porticati che si sarebbero golare minore aperta verso la loggia; le dovuti affiancare all’edificio; il portico a scale affiancano il salone in prossimità tre arcate inserito nel fabbricato posto dell’affaccio posteriore. a ovest della corte potrebbe costituire La villa è stata pubblicata da Palladio una permanenza di tale costruzione nei Quattro Libri, ma non sono stati seicentesca. identificati disegni autografi dell’edi- Corpi di servizio realizzati posterior- ficio. Il committente fu Marco Zeno, mente, oggi in larga parte scomparsi, esponente di una prestigiosa famiglia sono documentati dal Muttoni nel 1740. aristocratica veneziana, che svolse di- Il complesso subì rilevanti modifiche versi incarichi pubblici (fu anche pode- intorno all’Ottocento, quando furono re- IL MAGNIFICO Signor Marco Zeno ha fabricato fecondo la inuentione,che fegue in Cefalto luogo propinquo alla Motta, Caftello del Triuigiano. Sopra vn bafamento,il quale circonda tutta la fabrica,è il pauimento delle ftanze: lequali tutte fono fatte in uolto:l’altezza de i uolti delle maggiori è fecondo il modo fecondo delle altezze de’ volti. Le quadre hanno le lunette ne gli angoli,al diritto delle fineftre:i camerini appreffo la loggia,hanno i uolti à fafcia,e cofi ancho la fala:il volto della loggia è alto quanto quello della fala,e fuperano tutti due l’altezza delle ftanze. Ha quefta fabrica Giardini,Cortile,Colombara,e tutto quello,che fa bifogno all’ufo di Villa.

dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

200 alizzati i rustici e i fabbricati ancora oggi ve stanze al livello superiore. esistenti. Pesanti stravolgimenti interes- Tale inserzione determinò ulteriori tra- sarono anche il corpo dominicale, dove sformazioni negli esterni: le finestre fu abolita la finestra termale, sostituita originariamente ad arco del pianterreno dalle finestre centrali superiori, a causa divennero rettangolari; furono realizza- della suddivisione verticale dello spazio te le aperture sopra la loggia nel fronte del salone, effettuata per ricavare nuo- verso i campi.

CARATTERI COSTRUTTIVI

Le strutture murarie sono in laterizio. Il salone e la loggia, in origine voltati a botte, presentano solai piani negli spazi inferiori ricavati a fine Settecento. Gli orizzontamenti delle altre stanze della villa sono conformi al progetto palla- diano: volte a schifo nelle sale rettangolari anteriori, volte con lunette angolari nei camerini quadrati, volte a botte nelle due stanze ai fianchi della loggia. 90 | Prospetto principale

91 | Prospetto posteriore

201 VI I I I TI NERARI O: il rodigino

La provincia di Rovigo è situata nel cuore della pianura padana - terra nota anche come Polesine - modellata dalle acque dei fiumi Adige e Po e dalle numerose opere di ingegneria idraulica. Tra le più grandiose il taglio del Po, avvenuto nel 1604, per opera della Repubblica di Venezia che, per evitare l’interramento della laguna, preferì far deviare a sud il corso del fiume, dando vita al suo maestoso delta. Il capoluogo, Rovigo, presenta numerosi palazzi ci- vili e religiosi di interesse storico e artistico contrad- distinti sia dallo stile della Repubblica Serenissima, che qui dominò dal XV al XVIII secolo, sia dalla pre- cedente impronta lasciata dalla signoria ferrarese, il tutto rimaneggiato in epoca risorgimentale. Della città medievale sopravvivono le rovine delle mura del Castello e due torri: una mozza e la Torre Donà, uno dei segni di riconoscimento della città e tra le più alte in Italia risalenti al X sec. Dall’Autostrada A13, uscita Rovigo Sud, è possibile raggiungere l’alto Polesine che presenta pregevoli dimore storiche. In località Fratta, raggiungibile seguendo la SS 434, direzione Verona, si erge la splendida Villa Badoer, detta “la Badoera”, opera nota del Palladio, e Villa Molin-Avezzù, invece di scuola palladiana. Di questa villa, situata vicino a Villa Badoer, non si conosce con certezza il nome dell’architetto che la progettò. Fu edificata tra il 1557-1567 per le nozze di Isabella, figlia di Vincenzo Grimani, con Andrea Molin, nobile veneziano che la commissionò. Alcuni critici ipotizzano che progetto fosse di Do- menico Groppino, allievo e collaboratore del Palla- dio, che concepì l’edificio all’interno di un sistema 202 urbano. Il rapporto con l’ambiente però non è lo stesso di Villa Badoer, viene privilegiata la regolarità geome- trica di forme e linee che si può notare dal posizio- namento della scalinata e delle barchesse; oggi ne rimane solo una. Esiste, pertanto, un nesso tra le due ville, che si ritrova non solo nell’architettura ma anche negli interni decorati da pittori della stessa scuola, che difficilmente trova eguali in Veneto. La villa presenta all’interno numerosi affreschi, per molto tempo attribuiti a Giallo Fiorentino ma che sono opera di Anonimo Grimani, della cerchia arti- stica di Giallo Fiorentino e Giuseppe Porta Salviati. Sono raffigurate scene mitologiche e allegoriche. MASER BASSANO DEL GRAPPA SP 84 SP 248 LUGO DI VICENZA SP 6

SP63 VEDELAGO TREVISO

A31 MONTECCHIO SP248 SR 53 PRECALCINO

SP17

PIOMBINO DESE SS47

CALDOGNO SS53 SP44 SR245 SS13 SP41 BOLZANO VIC.NO SR515 SP248 QUINTO VIC.NO GRUMOLO DELLE VICENZA ABBADESSE SR14 LINEA FERROVIARIA SR307 SP34

SR11 SR11 FERROVIARIA SR11 LINEA

SS309 A4 SP500 PADOVA SR11 MIRA

E55

SAREGO SP247 SR89

AGUGLIARO SS16 POIANA FERROVIARIA MAGGIORE

E55 LINEA

SPXI

SPXI

SR10 SP19

E55 MONTAGNANA SS16 203 A13

ROVIGO

SS434 Villa Badoer FERROVIARIA E55 LINEA SS434

FRATTA USCITA POLESINE

ROVIGO SS16 SUD

ROMAGNA 204

1 Villa Badoer Via Tasso, 3 - Fratta Polesine (RO)

La villa si trova in prossimità del centro da due aperture, e seguita su entrambi abitato di Fratta Polesine, sulla sponda i lati da due assi di finestre analoghi a opposta del canale Scortico, ed è col- quelli della facciata. La medesima suc- legata al nucleo urbano da un ponte cessione verticale di fori, ripetuta per allineato con l’asse di simmetria del tre volte, articola i due fronti laterali, complesso. alternandosi alle canne fumarie. L’insediamento presenta al centro il La pianta del piano nobile si impernia corpo padronale, ai cui lati si aprono a su un ampio salone passante, affianca- esedra due bassi fabbricati di servizio to su ciascuno dei lati da due piccoli ca- curvilinei, che si prolungano con anda- merini rettangolari, uno dei quali ospita mento rettilineo lungo i confini laterali il corpo scala. Alle due estremità laterali fino al limite sulla strada, cingendo il sono disposte in successione una sala giardino anteriore della villa. rettangolare e una stanza quadrata. Questo è ornato da due fontane e da Palladio pubblica la villa nei Quattro una vera da pozzo, che originariamen- Libri, ma l’opera realizzata si disco- te era collocata in un ripiano intermedio sta dal grafico per diversi aspetti, tra della scalinata. i quali spiccano l’assenza della loggia L’edificio principale sorge su un piano e della scalinata sul fronte posteriore, basamentale costituito da un terrapie- la diminuzione del numero di colonne no, che isola la costruzione dall’umidi- dei bracci porticati curvilinei e la mi- tà del suolo paludoso, e da un livello nore altezza del tetto della villa, che inferiore destinato ai servizi. Il fronte lascia emergere in facciata il frontone, anteriore presenta al centro una loggia enfatizzandone il valore sacralizzante, a doppia altezza, appena aggettante rispondente all’intento di sottolineare rispetto ai settori murari laterali, aperta il rango aristocratico del committente da un ordine ionico esastilo e coronata Francesco Badoer. Questi apparteneva da un frontone triangolare con stemma a un ramo minore di una nobile famiglia nobilare, la cui cornice a modiglioni ri- veneziana, e non ricoprì cariche pubbli- gira su tutti i lati cingendo in sommità che rilevanti; il possedimento di Fratta l’edificio. Nelle due porzioni murarie gli pervenne per via ereditaria della mo- laterali si aprono semplici finestre ret- glie intorno al 1545. tangolari al piano nobile, con le quali si Gli studiosi collocano la redazione del allineano i bassi fori del piano inferiore progetto intorno al 1554, subito dopo e del sottotetto. il rientro di Palladio dal suo viaggio a Si accede alla loggia attraverso una sca- Roma in compagnia di Daniele Barbaro. linata della stessa ampiezza, suddivisa La critica, infatti, ravvisa nella scelta di in tre rampe. Alla quota della seconda un’articolazione curvilinea dei corpi la- 205 piattaforma di pausa confluiscono per- terali riferimenti ad antiche opere roma- pendicolarmente le scale provenienti, ne, come il tempio di Ercole Vincitore a attraverso aperture ad arco, dai due Tivoli, ma anche a episodi recenti come bracci porticati a emiciclo, aperti verso la raffaellesca villa Madama. L’impianto il giardino con sei intercolumni di ordine proposto da Palladio è stato anche pa- dorico e coronati da una trabeazione ragonato a un foro porticato romano a con fregio a metope e triglifi. esedra, in fondo al quale il corpo padro- Anche la testata terminale dei portici nale, connotato dalla loggia ionica con il è conclusa da un passaggio centinato frontone, spicca come un tempio. e culmina in un piccolo frontone trian- La villa risultava appena edificata in un golare. Gli adiacenti fabbricati rettilinei documento del 1556, in cui il commit- presentano semplici prospetti con fine- tente si accordava con i rappresentanti stre quadrate ai due livelli. della comunità locale per la ricostru- L’impaginazione del fronte posteriore zione del ponte sul canale Scortico del corpo padronale si rivela semplice proprio di fronte la nuova residenza, ed essenziale, incentrandosi sulla por- sancendone così, da un punto di vista ta-finestra del piano nobile, affiancata urbanistico, la centralità nel contesto LA SEGVENTE fabrica è del Magnifico Signor Francefco Badoero nel Polefine ad vn luogo detto la Frata, in vn fito alquanto rileuato,e bagnata da un ramo dell’Adige, oue era anticamente vn Caftello di Salinguerra da Efte cognato di Ezzelino da Reomano. Fa bafa à tutta la fabrica vn piedeftilo alto cinque piedi: a quefta altezza è il pauimento delle ftanze: le quali tutte fono in folaro,e fono ftate ornate di Grottefche di bellifsima inuentione dal Giallo Fiorentino. Di fopra hanno il granaro, e di fotto la cucina, le cantine,& altri luoghi alla commodità pertinenti: Le colonne delle Loggie della cafa del padrone fono Ioniche:La Cornice come corona circonda tutta la cafa. Il frontefpicio fopra loggie fa vna bellifsima uifta: perche rende la parte di mezo più eminente dei fianchi. Difcendendo poi al piano fi ritrouano luoghi da Fattore, Gaftaldo, ftalle, & altri alla Villa conueneuoli.

206 dai Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

dell’insediamento rurale di Fratta. Il sinistra fu ricavato un oratorio. Inoltre fu complesso risulta interamente edificato spostata nel giardino la vera da pozzo in una mappa del 1564. La realizzazio- posta sulla scalinata e fu sostituito lo ne del ciclo decorativo degli interni, a stemma dei Badoer sul frontone. opera di Giallo Fiorentino, è ritenuta A partire dagli anni sessanta del Nove- dagli studiosi appena successiva alla cento la villa è stata sottoposta ad ac- costruzione dell’edificio. curati restauri, cui è stato dato seguito La villa, dopo il passaggio alla famiglia anche di recente dopo l’acquisizione Mocenigo nel 1681, subì la riduzione in da parte della Provincia di Rovigo; così altezza di alcuni spazi interni e l’intona- sono stati riportati alla luce gli affreschi catura degli affreschi. A fine Settecento coperti da intonaco, e rimossi gli oriz- furono prolungati fino alla strada i corpi zontamenti che riducevano l’altezza di rettilinei delle barchesse e in quello di alcuni spazi interni. 92 | Prospetto principale

APPARATO DECORATIVO Nel giardino anteriore si trovano due fontane del Settecento. Le due edicole situate alle estremità del muro di cinta nella parte posteriore della villa sono state attribuite a Palladio, che si sarebbe rifatto a quelle osservate presso la villa di Mecenate a Tivoli. Il piano nobile, già nello spazio della loggia e poi in tutti gli ambienti interni, è de- corato con gli affreschi realizzati, subito dopo la costruzione della villa, da Giallo Fiorentino (Pierfrancesco di Jacopo Foschi), collaboratore del pittore manierista Giuseppe Salviati in Palazzo Loredan a Venezia. Le grottesche dipinte da Giallo Fiorentino sono state variamente interpretate ri- guardo ai contenuti e al significato sotteso. Nel salone principale ameni paesaggi ospitano scene pastorali, divinità fluviali e dei boschi. Nelle altre sale, le scene e i paesaggi rappresentati fanno riferimento prevalen- temente alla vita agricola; non mancano scene di carattere mitologico, come il Ratto di Ganimede e Leda e i Dioscuri nella stanza grande di destra, che la critica ha ritenuto correlati alla prematura morte del cognato e grande amico del 207 committente Giorgio Loredan.

93 | Giallo Fiorentino, decorazione della sala grande di destra CARATTERI COSTRUTTIVI La struttura muraria della villa è in laterizio. Gli spazi del piano terra, sviluppati sopra un robusto terrapieno in muratura, visibile nella parte posteriore della villa, presentano un complesso sistema di volte in muratura. Diversi studiosi sostengono che tali sostruzioni appartengano a un precedente castello di Salinguerra da Este, nel cui sito è stata edificata la villa. Tutto il piano nobile ha soffitti lignei piani con travi a vista; il soffitto della loggia è a cassettoni, ed è ligneo anche l’architrave sopra le colonne. Dopo i recenti restauri è accessibile anche il piano sottotetto, originariamente adibito a granaio, dove è visibile la struttura a capriate lignee della copertura. I portici a emiciclo delle barchesse presentano pure una copertura a capriate. La recinzione in laterizio ha una configurazione ondulata ad archetti rovesciati, con sfere marmoree.

208

94 | Prospetto principale con recinzione 95 | La barchessa di destra

209 AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1508 Viene stretta a Cambrai nelle Nel novembre 1508: Andrea, fi- Fiandre una lega tra l’impera- glio del mugnaio Pietro dalla Gon- tore Massimiliano, Luigi XII di dola e di una Marta detta “zota” , papa Giulio II e Ferdi- nasce a Padova.

Cronologia nando d’Aragona per bloccare le aspirazioni egemoniche di Venezia. 05 Arriva Raffaello a Roma. Papa Giulio II Della Rovere da l’inca- rico a Michelangelo per gli affre- schi della Cappella Sistina.

1509 Muore in Inghilterra Enrico VII Tudor, gli succede Enrico VIII che sposa Caterina d’Aragona. Papa Giulio II scomunica Ve- nezia. Gli eserciti della Lega di Cam- brai sconfiggono Venezia nei pressi dell’Adda ad Agnadello. Il Veneto viene invaso.

1510 Giulio II annulla la scomunica veneziana. Bramante progetta Palazzo Ca- prini. L’edificio verrà successiva- mente acquistato da Raffaello. A Firenze muore Botticelli, a Venezia il Giorgione, maestro di Tiziano

1511 Viene stretta una lega santa contro Luigi XII di Francia, ade- riscono Giulio II, Venezia, Spa- gna, Confederazione Elvetica, e Inghilterra. Erasmo da Rotterdam pubblica L’elogio della follia. Nasce ad Arezzo il 30 luglio Giorgio Vasari.

1512 La Lega Santa sconfigge i fran- cesi che sono costretti ad ab- bandonare l’Italia. A roma il 31 ottobre viene aper- ta la Cappella Sistina. Raffaello inizia la Cappella Chigi in S. Maria del Popolo.

1513 Muore Papa Giulio II e gli succe- de Giovanni de’ Medici col nome di Leone X. Machiavelli scrive il Principe.

1514 Muore Bramante e Raffaello di- venta l’architetto di S.Pietro.

1515 Muore il re di Francia Luigi XII e gli succede Francesco I che nel- lo stesso anno scende in Italia e 210 trova alleanze nei veneziani.

1516 In Spagna muore Ferdinando il Cattolico e gli succede il giovane nipote Carlo d’Asburgo. Francesco I stipula con lui la pace di Noyon e viene ricono- sciuto il dominio francese su Milano. Viene pubblicata la prima edi- zione dell’Orlando furioso di Ariosto. Muore Giovanni Bellini. Viene istituito a Venezia “il ghetto”, dove dovevano risiedere gli Ebrei residenti in città. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1517 Termina il Concilio Laterano V. Viene firmata una tregua tra Venezia e L’imperatore Massi- miliano I d’Asburgo che rinuncia al Friuli. Raffaello inizia Villa Madama a Roma. Il Cardinale Farnese da avvio al nuovo palazzo di famiglia. Le truppe veneziane entrano a Verona, sconfiggendo le truppe della Lega di Cambrai. Martin Lutero pubblica le tesi sulla riforma protestante.

1518 Giulio Romano inizia Villa Lante sul Gianicolo. Nasce il Tintoretto.

1519 Muore Massimiliano I e gli succede Carlo V che unifica il Regno di Spagna e l’Impero di Asburgo. Leonardo muore ad Amboise.

1520 Muore Raffaello. Sale al potere Solimano “Il Magnifico”, signore dei Turchi- Ottomani.

1521 Muore papa Leone X e gli suc- Inizia l’apprendistato presso la cede un pontefice olandese: bottega del lapicida Bartolomeo Adriano VI. Cavazza da Sossano a Padova. Antonio Grimani è Doge. L’apprendistato durerà sei anni. Giovanni Maria Falconetto e Pie- tro Bembo arrivano a Padova.

1522 I Turchi conquistano Rodi. Milano viene assediata e i fran- cesi sconfitti.

1523 A Venezia Andrea Gritti diviene Rompe il contratto di appren- doge. distato col Cavazza e si trasfe- A Roma muore Adriano VI e Giu- risce con la famiglia a Vicenza. lio de’ Medici diviene papa col nome di Clemente VII. Muore il Perugino.

1524 Francesco I, re di Francia, occu- Si iscrive alla corporazione vicen- pa Milano. tina dei tagliapietra nella bottega Giulio Romano si trasferisce a di Giovanni e Giacomo da Por- Mantova alla corte dei Gonzaga. lezza e di Girolamo Pittoni nella Il Falconetto inizia la loggia per contrada di Pedemuro. Alvise Cornaro a Padova. Crolla a Venezia il Ponte di Ri- alto.

1525 Si scontrano le truppe francesi e austriache a Pavia: Francesco I di Francia è fatto prigioniero da 211 Carlo V. Giulio Romano inizia Palazzo Te. Michelangelo progetta la Biblio- teca Laurenziana.

1526 Con la Pace di Madrid - sco I rinuncia a Milano, Napoli e Borgogna e organizza la Lega di Cognac con Venezia, Firenze e il Papa contro gli Imperiali. Muore il Carpaccio. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1527 Roma viene saccheggiata dalle armate imperiali di Carlo V. Pietro Aretino e Jacopo Sansovi- no e Sebastiano Serlio si trasfe- riscono a Venezia. I Medici vengono cacciati da Firenze e viene instaurata la Repubblica.

1528 Venezia rinnova con Francesco I Lavora nella bottega dei Pe- l’alleanza contro Carlo V. demuro. Falconetto realizza Porta S.Giovanni a Padova. J.Sansovino è nominato proto di S.Marco. Nasce il Veronese.

1529 Carlo V, vincitore contro la Lega di Cognac, sigla la Pace di Cam- brai con Francesco I che rinun- cia ai progetti espansionistici sull’Italia. I Turchi assediano Vienna. Viene siglato il trattato di Bar- cellona per la pace tra Impero, re di Francia, Stato Pontificio e Venezia. Michelangelo a Firenze sovrin- tende alle opere difensive.

1530 Carlo V viene incoronato Re Prende in affitto una bottega nel d’Italia e Imperatore del Sacro palazzo della Ragione, subito Romano Impero a Bologna. dopo la cede. L’imperatore nomina Federico II Gonzaga duca di Mantova. Michelangelo riprende a Firenze i lavori alla Sagrestia nuova e alla Libreria laurenziana. Giulio Romano termina le de- corazioni della Sala di Psiche a Palazzo Te a Mantova. Michele Sanmicheli entra a ser- vizio di Venezia. Falconetto realizza Porta Savo- narola a Padova.

1531 Alessandro de’ Medici rientra a Giovanni da Porlezza e Girolamo Firenze e inizia un periodo di Pittoni realizzano su incarico di dispotismo. Francesco Godi il portale maggio- Giorgio Vasari si trasferisce a re della Chiesa di Santa Maria dei Roma. Servi. Anche se il nome di Palla- dio non compare nei documenti si ritiene che abbia contribuito all’ideazione.

1532 Francesco I si allea col sultano contro Carlo V. Giulio Romano lavora alle de- corazioni dell’appartamento dei Giganti a Palazzo Te. Peruzzi inizia Palazzo Massimo alle Colonne.

1533 212 Enrico VIII d’Inghilterra ripu- In un rogito pubblico figura ag- dia Caterina d’Aragona e sposa gregato come garzone alla botte- Anna Bolena, madre della futu- ga dei Pedemuro. ra regina Elisabetta I: il Papa lo scomunica. In Russia, alla giovane età di tre anni, Ivan IV (detto il Terribile) eredita il trono. Clemente VI commissiona a Mi- chelangelo il Giudizio universale per la Cappella Sistina. Sanmicheli inizia la Porta Nuova a Verona. Jacopo Sansovino progetta a Venezia palazzo Corner. Muore Ariosto e nasce Montaigne. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1534 Enrico VIII, cion l’Atto di su- Sposa Allegradonna figlia del premazia, diviene capo della “marangon” Marcantonio. Risul- chiesa d’Inghilterra (Scisma tano abitare presso la bottega dei anglicano). Pedemuro. Muore Clemente VII e Alessan- Giovanni da Porlezza e Girolamo dro Farnese diventa Papa con il Pittoni realizzano su incarico di nome di Paolo III. Aurelio Dell’Acqua l’altare mag- Muore Corregio. giore della Cattedrale di Vicenza. Anche se il nome di Palladio non figura nei documenti si ritiene che abbia contribuito all’ideazio- ne dell’opera.

1535 Dopo la morte di Francesco Sforza il ducato di Milano passa in mano spagnola. Paolo III nomina Michelangelo pittore, scultore e architetto del Palazzo vaticano e nello stesso anno l’artista inizia i cartoni per la Cappella Sistina. Muore a Padova il Falconetto dopo aver progettato la villa dei Vescovi di Padova a Luvigliano.

1536 Enrico VIII fa giustiziare Anna Esecuzione portale della Domus Bolena e sposa Jane Seymur. Comestabilis a Vicenza. Michelangelo inizia a lavorare al Guidizio universale. Sansovino inizia la Zecca a Ve- nezia.

1537 A Firenze il despota Alessandro Giovanni da Porlezza e Girolamo de’ Medici viene assassinato e il Pittoni realizzano il monumento giovane Cosimo I diviene duca. funebre del Vescovo di Vaison Sansovino inizia la Libreria Mar- Girolamo Bencucci da Schio nella ciana. Cattedrale di Vicenza. Si ritiene Sebastiano Serlio pubblica il che Palladio abbia contribuito quarto libro delle Regole gene- all’ideazione dell’opera. rali di architettura. Risulta per l’ultima volta nella bottega dei Pedemuro. Inizio dei lavori a Villa Godi a Lo- nedo di Lugo di Vicenza. Il Tris- sino inizia la campagna di lavori alla villa a Cricoli (VI): è probabi- le la collaborazione di Palladio nel progetto della loggia.

1538 Francesco I e Carlo V a Nizza E’ documentata la sua presenza sanciscono la fine della terza nella villa di Giangiorgio Trissino guerra tra Francia e Asburgo. a Cricoli in occasione dei lavori di I principi cattolici dell’Impero ristrutturazione. si riuniscono nella Lega di No- rimberga. Venezia viene sconfitta dai Tur- chi. Michelangelo inizia la sistema- zione di Piazza del Campidoglio a Roma. Sansovino viene interpellato a Vicenza per le Logge del Palazzo della Ragione.

1539 Pietro Lando è doge. Lavora al progetto di Villa Piovene Serlio costruisce un teatro a Lonedo di Lugo di Vicenza. ligneo nel cortile di Palazzo 213 Porto Colleoni a Vicenza e esprime un parere sulle Logge di Palazzo della Ragione.

1540 Filippo, figlio di Carlo V, diventa E’ chiamato per la prima volta duca di Milano. “Palladio” in un documento le- Nuova guerra contro i Turchi che gale. si conclude con il trattato di pace Inizia i progetti di palazzo Civena di Costantinopoli tra Venezia e presso Ponte Furo e palazzo Poia- Solimano il Magnifico. na su Corso Palladio a Vicenza. Muore Federico II Gonzaga. Iniziano i lavori a villa Piovene a Serlio pubblica “Le antichità di Lonedo di Lugo (VI). Roma” ed entra al servizio di Francesco I di Francia. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1541 Vasari giunge a Venezia. Probabilmente realizza nell’am- Il Sanmicheli è a Vicenza per bito della bottega di Pedemuro il un parere sul Palazzo della monumento funebre di Girolamo Ragione. Orgiano nella Basilica di Monte Berico. Fa il primo viaggio a Roma con Giangiorgio Trissino.

1542 Scoppia nuovamente la guerra E’ definito “tagliapietra” nel con- tra Francesco I e Carlo V. tratto per palazzo Thiene. Esegue Paolo III istituisce il Santo i progetti di Palazzo Thiene a Vi- Uffizio dell’Inquisizione. cenza, Villa Pisani a Lonigo, Villa Giulio Romano è a Vicenza Gazzotti a Bertesina, Villa Caldo- per un parere su Palazzo della gno a Caldogno, Villa Thiene a Ragione e per i progetti di Quinto, Villa Valmarana a Vigar- palazzo e villa Thiene. dolo di Monticello Conte Otto.

1543 Carlo V stipula un trattato Per la prima volta ha un incarico contro la Francia con Enrico pubblico per la città: l’apparato VIII. Francesco I si allea con i per l’ingresso del vescovo Niccolò Turchi. Ridolfi a Vicenza. Alessandro Vittoria arriva a Venezia e entra nella bottega si Sansovino.

1544 L’Ammanati esegue a Padova Progetta Palazzo Porto in Contrà l’arco per Marco Mantova Be- Porti a Vicenza. navides.

1545 Si apre il Concilio di Trento con E’ definito “architetto” per la cui parte il progetto di riforma prima volta in un documento uf- della Chiesa Cattolica. ficiale. A Venezia Francesco Donà è Compie il secondo viaggio a Roma doge. con il Trissino e Marco Thiene. Sansovino inizia Palazzo Corner della Cà Grande. Crolla la vol- ta sansoviniana della Libreria Marciana.

1546 Muore Antonio da Sangallo il Presenta il progetto della Basilica Giovane. A Roma Michelangelo insieme a Giovanni da Porlezza. viene nominato architetto della Compie il terzo viaggio a Roma. fabbrica di San Pietro. Esegue il progetto per Villa Con- A Parigi Lescot intraprende i tarini a Piazzola sul Brenta (PD) lavori di ristrutturazione del e per Villa Poiana a Poiana Mag- Louvre. giore (VI). Muoiono Giulio Romano e Vale- rio Belli. In Germania muore Martin Lu- tero. 1547 Il Concilio di Trento viene tra- E’ ancora a Roma. Visita Tivoli, sferito a Bologna. Palestrina, Albano. In Francia muore Francesco I e Realizza il progetto per Villa Ar- gli succede il figlio Enrico II. In naldi a Meledo di Sarego (VI). Inghilterra muore Enrico VIII e sale al trono il figlio Edoardo VI di soli sei anni. In Russia diventa zar Ivan IV il Terribile. Esce a Roma il 1° volume di “L’Italia Liberata dai Goti” di 214 G.G.Trissino.

1548 Nasce a Nola, vicino Napoli, Progetta villa Angarano a Bassano Giordano Bruno. del Grappa (VI) e Villa Saraceno a Nasce Vincenzo Scamozzi. Agugliaro (VI) e Villa Caldogno a Caldogno (VI).

1549 Muore Papa Paolo III. Inizia a percepire il salario come responsabile del cantiere della Basilica. Nello stesso anno è a Roma per la quarta volta. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1550 L’Inghilterra firma un trattato di Compie un viaggio a . pace con la Francia. Probabilmente si spinge fino a Muoiono G.Trissino e Adriano Sirmione. Thiene. Comincia a costruire il ponte sul Vasari pubblica a Firenze la pri- Cismon. Progetta Palazzo Chieri- me edizione delle “Vite”. cati a Vicenza e Villa Chiericati a Diviene Papa Giulio III Del Grumolo delle Abbadesse (VI). Monte.

1551 Si apre la seconda fase del Con- Iniziano i lavori di Palazzo Chieri- cilio di Trento. cati a Vicenza. Su progetto di Ammanati, Va- sari e Vignola, viene iniziata la villa romana per Giulio III.

1552 Si chiude la seconda fase del Abita a Vicenza in piazza Castello, Concilio di Trento. probabilmente in una delle case Alessandro Vittoria è ospite di di Orazio e Francesco Thiene. Marcantonio Thiene per il quale Progetta Villa Pisani a Montagna- esgue la decorazione in stucco na (PD). di alcune stanze. Muore Gualtiero Padovano in- terrompendo la decorazione di Villa Godi, ripresa da Zelotti.

1553 In Inghilterra a Edoardo VI suc- E’ documentata la sua presen- cede la cattolica Maria Tudor, za presso i Pisani a Montagnana figlia di Enrico VIII e Caterina (PD). Progetta villa Cornaro a d’Aragona. Piombino Dese. Marc’Antonio Trevisan è doge. Muore Sebastiano Serlio. Il Veronese inizia i lavori nelle Sale dei Dieci a Palazzo ducale a Venezia. Sansovino porta a termine sino alla tredicesima arcata la libre- ria marciana.

1554 Maria Tudor sposa Filippo II E’ sconfitto da Pietro Guberni nel d’Asburgo, figlio di Carlo V. concorso per “Proto al Sal” della La Francia è di nuovo in guerra Repubblica Veneta. con Carlo V. Compie l’ultimo viaggio a Roma, Francesco Venier è doge. con Daniele Barbaro. Progetta villa Barbaro a Maser (TV), villa Zeno a Donegal di Ces- salto (TV), villa Badoer a Fratta Polesine (RO), villa da Porto a Vi- varo di Dueville (VI), villa Anga- rano a Bassano del Grappa (VI), villa Chiericati a Grumolo delle Abbadesse (VI) e villa Valmara- na a Lisiera di Bolzano Vicentino (VI). Esegue il primo progetto per il ponte di Rialto a Venezia. Pubblica “Le Chiese di Roma” e “Le Antichità di Roma”.

1555 Gian Pietro Carafa diventa papa Già da qualche anno è architet- col nome di Paolo IV. to delle principali famiglie vene- Su progetto di Sansovino sono ziane. compiute le Fabbriche Nuove di Viene sconfitto da Sansovino al Rialto. concorso per la Scala d’Oro nel Il Sanmicheli costruisce Porta palazzo Ducale. Palio a Verona. Progetta Villa Thiene a Villafran- ca (PD) e inizia i lavori di Palazzo 215 dalla Torre (VR). Realizza probabilmente il proget- to per Palazzo Poiana a San To- maso a Vicenza.

1556 L’imperatore Carlo V abdica a Risulta tra i fondatori dell’Accade- favore di Filippo II. mia Olimpica. A Venezia muore il doge France- Daniele Barbaro pubblica a Ve- sco Venier e gli succede Lorenzo nezia la traduzione commentata Priuli. del “De Architectura” di Vitruvio Viene fondata l’Accademia illustrata da Palladio. Olimpica. Progetta l’Arco Bollani e Palazzo E’ ultimata la decorazione di Pa- Antonini a Udine, Villa Almerico lazzo Thiene. Capra a Vicenza. Probabilmente è in fase di costruzione Palazzo Piovene all’Isola. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI Realizza le Barchesse di Villa An- garano a Bassano. Progetta villa Foscari a Malcontenta di Mira (VE) e villa Thiene a Villafranca Padovana (PD).

1557 Filippo II di Spagna sconfigge Progetta Villa Repeta a Campiglia i francesi a San Quintino. Papa dei Berici (VI). Paolo IV pubblica l’indice dei li- bri proibiti. Maria d’Inghilterra, dopo essersi alleata con la Spagna, dichiara guerra alla Francia. Sanmicheli a Venezia inizia a lavorare al progetto di palazzo Grimani. 1558 Muore Carlo V. In Inghilterra Abita con la famiglia nei pressi di muore Maria Tudor e gli succede Borgo Santa Lucia a Vicenza. la sorellastra Elisabetta I, figlia Progetta la cupola della Catte- di Enrico VIII e Anna Bolena, drale di Vicenza, la facciata della protestante. Chiesa di San Pietro in Castello a Lo Zelotti è impegnato nella Venezia, Villa Emo a Fanzolo di decorazione interna di Palazzo Vedelago. Chiericati

1559 Viene sottoscritto un trattato di Progetta la facciata di casa Cogol- pace a Cateau-Cambresis che lo a Vicenza e Villa Malcontenta a pone fine ai settanta anni di Mira (VE). guerre tra gli eserciti stranieri Gli viene dato l’incarico per la re- per la conquista della penisola alizzazione di un ponte in legno italiana. sul Bacchiglione fuori Porta Santa Muore papa Paolo IV e gli suc- Croce a Vicenza. cede Pio IV. E’ probabile che sia stato coin- A Enrico II di Francia succede volto nei lavori di riparazione del il figlio Francesco II, marito di Ponte degli Angeli a Vicenza. Maria Stuart di Scozia. Girolamo Priuli è doge. Il Vignola inizia Palazzo Farnese a Caprarola. Il Vittoria attende agli stucchi dello scalone della marciana, mentre Battista Franco e Bat- tista Del Moro eseguono gli affreschi. Muore il Sanmicheli.

1560 Muore Francesco II di Francia e Il Ferramosca fa sospendere per gli succede il fratello Carlo IX, due mesi il salario a Palladio che resterà sotto la tutela della come architetto delle Logge con madre Caterina de’ Medici fino l’accusa che ha trascurato il can- al 1563. tiere. I suoi sostenitori riescono a Giorgio Vasari inizia gli Uffizi a far revocare il provvedimento. Firenze Progetta il refettorio di San Gior- gio Maggiore, la Facciata di San Francesco della Vigna, il Conven- to della Carità a Venezia, Palaz- zo Capra sul Corso e Palazzo da Schio a Vicenza.

1561 Muore Battista Franco, inter- Il figlio Marcantonio lavora nella rompendo la decorazione di Villa bottega di Vittoria a Venezia. Foscari, proseguita da Zelotti. Gli viene corrisposto il compenso Viene stabilito a Venezia che per il modello del Convento della non si possono costruire nuo- Carità. ve chiese, ospedali, monasteri senza il consenso del Consiglio 216 dei Dieci.

1562 Si apre la terza fase del Concilio Compie un viaggio a Brescia dove di Trento. esegue l’ordine superiore del pa- Il Tintoretto ultima il ciclo della lazzo municipale. Scuola di San Marco. Viene costruita Villa Mocenigo a Paolo Veronese porta a termine Marocco. la decorazione di Villa Barbaro.

1563 Si conclude la terza fase del Progetta Villa Valmariana a Lisie- Concilio di Trento. ra di Bolzano Vicentino (VI) e il Veronese ultima le Nozze di Portale laterale della Cattedrale Cana per il refettorio del Mona- di Vicenza. stero di San Giorgio. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI Filippo II fa costruire il Monaste- ro dell’Escorial.

1564 Muore l’imperatore Ferdinando Si sposa la figlia Zenobia con Gio- I d’Asburgo e gli succede il figlio vanni Battista della Fede. Massimiliano II. Progetta il Palazzo Pretorio a Civi- Vengono coperte le parti del dale in Friuli. Giudizio universale di Michelan- gelo considerate oscene, nello stesso anno muore l’artista.

1565 Muore papa Pio IV. E’ a Cividale per la costruzione del palazzo Pretorio. Realizza l’apparato per l’ingres- so del vescovo Matteo Priuli a Vicenza. Progetta palazzo Valmarana a Vicenza e la Loggia del Capita- niato, la facciata della Chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, Villa Serego a Santa Sofia di Pe- demonte (VR), Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino (VI).

1566 Muore Solimano il Magnifico. Vasari incontra a Venezia Palla- Viene eletto papa Pio V. dio. Sansovino scolpisce le sculture Sigla a Venezia un arbitrato re- di Marte e Nettuno per lo scalo- lativo a Palazzo Grimani a San ne esterno di palazzo ducale. Luca con Pietro Guberni e Jacopo Lo Zelotti affresca le stanze di Sansovino. Villa Emo a Fanzolo. Realizza il progetto di villa Alme- Giorgio Vasari è a Venezia. rico Capra a Vicenza.

1567 Maria Stuart, regina di Scozia, Progetta Villa Trissino a Meledo di viene imprigionata ed è costret- Sarego (VI). ta ad abdicare a favore del figlio Sigla un secondo arbitrato su Pa- Giacomo IV. lazzo Grimani a Venezia. Pietro Loredan è doge. Arriva a Venezia El Greco.

1568 Vasari pubblica a Firenze la 2° E’ ospite in Piemonte di Emanuele edizione delle “Vite”. Filiberto di Savoia. Rifiuta a causa Su disegno del Vignola si inizia degli impegni un invito alla corte la Chiesa del Gesù a Roma. imperiale di Vienna.

1569 Cosimo I de’ Medici riceve da Il figlio Orazio si laurea in diritto papa Pio V il titolo di granduca. a Padova. Il figlio Leonida viene processato per omicidio durante una rissa e assolto per legittima difesa. Sposta la sua abitazione a Vicen- za sul lato opposto dell’attuale via IV Novembre. Lavora a Palazzo Piovene all’Isola a Vicenza, Villa Mocenigo a Dolo (VE). Progetta il Ponte di Bassa- no del Grappa (VI), il Ponte sul Tesina (VI), la seconda versione del Ponte di Rialto (VE), Palazzo Barbaran da Porto (VI).

1570 217 Elisabetta d’Inghilterra viene Si trasferisce a Venezia: è allog- scomunicata da Pio V. giato da Giacomo Contarini a San Nella Guerra di Cipro Venezia Samuele. perde Nicosia Qui presenta una perizia sul pa- Alvise Mocenigo è doge lazzo di Marin Malipiero. Subentra Muoiono a Venezia Jacopo San- a Sansovino nella carica di pub- sovino e Daniele Barbaro. blico consulente architettonico della Repubblica Veneta. Iniziano i lavori di Palazzo Barba- ran da Porto a Vicenza. Progetta Villa Porto a Molina di Malo (VI). Vengono pubblicati i “Quattro Libri”. AVVENI MENTI STORI CI VITA DI PALLADIO OPERE DI PALLADIO E ARTI STI CI 1571 Venezia si allea con la Spagna Orazio è inquisito dal Sant’Uf- e il Papa contro i Turchi, che a fizio. ottobre verranno sconfitti nella E’ in costruzione la Loggia del battaglia di Lepanto. Capitaniato a Vicenza. Realizza Muore il Cellini e nasce Cara- il progetto per palazzo Porto in vaggio. Piazza Castello a Vicenza e villa Porto a Molina di Malo (VI).

1572 Viene eletto papa Gregorio Muoiono i due figli Leonida e XIII. Orazio. I Turchi conquistano Cipro. Realizza la prima consulenza e il primo progetto per la facciata della Chiesa di San Petronio a Bologna. Progetta palazzo Thiene Bonin Longare a Vicenza.

1573 Venezia perde altri possedimen- ti nell’Egeo e abbandona Cipro. Viene stipulata la pace con i Turchi e Venezia perde definiti- vamente Cipro.

1574 In Francia muore Carlo IX e gli Realizza due architetture effime- succede Enrico III. re, un arco di trionfo e una log- Scoppia un incendio a Palazzo gia, al Lido di Venezia in occasio- Ducale. ne della visita di Enrico III re di Scamozzi progetta Villa Verlato. Francia. Viene chiesto un parere Muore il Vasari. in merito al restauro delle sale del Collegio e delle Quattro Porte del Palazzo Ducale di Venezia.

1575 Enrico III re di Francia si reca in Pubblica il “Giulio Cesare”. visita a Venezia. Compie un viaggio a Brescia. Scoppia la peste a Venezia. Ultima la fabbrica principale della Muore il doge Alvise Mocenigo Chiesa di San Giorgio Maggiore a e gli succede Sebastiano Venier. Venezia.

1576 Muore l’imperatore Massimilia- Progetta la Cappella Valmarana no II e gli succede il figlio Ro- nella Chiesa di Santa Corona a dolfo II. Vicenza. A Venezia Tiziano muore di peste, lasciando incompiuta La Pietà. Scamozzi progetta la Rocca Pi- sana a Lonigo. 1577 Sebastiano Venier è doge Realizza il progetto per la chiesa Scamozzi progetta Palazzo Tris- del Redentore a Venezia. sino al Duomo. Fa una consulenza per il restauro Scoppia un nuovo gravissimo del Palazzo Ducale. incendio a Palazzo Ducale a Ve- nezia che distrugge tele di Tin- toretto e Tiziano. 1578 Muore Sebastiano Venier, viene Silla acquista con il cognato dal- eletto doge Nicolò da Ponte. la Fede un luogo per il sepolcro familiare a Santa Corona a Vi- cenza. Fa una nuova consulenza per la Basilica di S. Petronio a Bologna. Realizza il progetto per la chiesa 218 di Santa Maria Nuova a Vicenza. 1579 Jacopo Bassano inizia la De- Realizza il Progetto di Porta Ge- posizione nel sepolcro per la mona a San Daniele in Friuli. chiesa di Santa Maria in Vanzo a Padova.

1580 Vincenzo Scamozzi si trasferisce Progetta il Teatro Olimpico e il a Venezia. Tempietto di Villa Barbaro a Ma- ser (TV). Il 19 agosto muore probabil- mente a Maser e viene sepolto nella chiesa di Santa Corona a Vicenza. 06 Bibliografia

Sulla figura e l’opera di Palladio:

G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. AA. VV., Palladio 1508-2008. Il Simposio del Cinquecentenario, Marsilio Editori, Venezia 2008. L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006 (prima edizione L. Puppi, Andrea Palladio, Electa, Milano 1973; nuova edizione aggiornata e ampliata a cura di D. Battilotti, Electa, Milano 1999). G. Beltramini, H. Burns, Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio Editori, Venezia 2005. G. Beltramini, A. Padoan (a cura di), Andrea Palladio. Atlante delle architetture, introduzione di H. Burns, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio Editori, Venezia 2000. A. Ghisetti Giavarina, Palladio Architetto a Vicenza, Carsa, Pescara 2000. R. Wittkower, Palladio e il Palladianesimo, Einaudi, Torino 1984. J. Ackerman, Palladio, Einaudi, Torino 1972.

Apparati multimediali: D. Battilotti, G. Beltramini, H. Burns, M. Gaiani (a cura di), Itinerari palladiani. Palladio e Vicenza, CD ROM, Regione Veneto, Istituto Regionale per le Ville Venete, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Venezia 2002. H. Burns, G. Beltramini, M. Gaiani, Andrea Palladio. Atlante delle architetture, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2002. H. Burns, G. Beltramini, M. Gaiani, Andrea Palladio. Le ville, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, FAF - Facoltà di Architettura di , Ralizzazione OFF – Officina Infografica, Vicenza - Ferrara 1998.

Sugli edifici palladiani del centro storico di Vicenza:

Palazzo Barbaran da Porto G. Beltramini, P. Gros, 22. Palazzo Barbarano, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, -Vicenza 2004, pp. 434-441. AA.VV., Guida a Palazzo Barbaran da Porto, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Vicenza 2000. D. Battilotti, Palazzo Barbarano (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 500. L. Puppi, Palazzo Barbarano (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 393-395.

Palazzo Poiana F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, p. 372. D. Battilotti, Rinnovamento di Palazzo Poiana sul Corso (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 487. L. Puppi, Rinnovamento di Palazzo Poiana sul Corso (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 336-338.

Palazzo Civena F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 640-643. D. Battilotti, Palazzo Civena (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 447-448. D. Cunico Dal Pra, Un nuovo documento per Palazzo Civena e Palladio. La stima del 25 novembre 1553, in “Venezia Arti”, Viella, Venezia 1998/12, p. 118 L. Puppi, Palazzo Civena (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 242-245.

Palazzo Thiene G. Beltramini, H. Burns, F. Rigon, Palazzo Thiene. Sede storica della Banca Popolare di Vicenza, Banca Popolare di Vicenza, Skira Editore, Milano 2007. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 469-478. D. Battilotti, Palazzo Thiene (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 450-451. F. Barbieri, F. Curcio, C. Rigoni, M. Todescato, Palazzo Thiene, Vicenza 1992. L. Puppi, Palazzo Thiene (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 251-254.

Palazzo Porto Festa F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 449-453. D. Battilotti, Palazzo Porto (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 455-456. M. Morresi, Contrà Porti Vicenza. Una famiglia, un sistema urbano e un palazzo di Lorenzo da Bologna, in “Annali di architettura”, 2, 1990, pp. 112-113. L. Puppi, Palazzo Porto (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 277-281.

Basilica Palladiana G. Beltramini, 8. La Basilica, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 395-404. D. Battilotti, Logge del Palazzo della Ragione (Basilica) (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 456-457. F. Barbieri, Die “Basilica” in Vicenza, in J. Bracker (a cura di), Bauen nach der Natur - Die Erben Palladios in Nordeuropa, catalogo della mostra, Ostfildern 1997, pp. 54-61. L. Puppi, Logge del Palazzo della Ragione (Basilica) (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 266-271. 219

Loggia del Capitaniato G. Beltramini, 21. La Loggia del Capitaniato, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 406-410. D. Battilotti, Loggia del Capitaniato (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 497. L. Puppi, Loggia del Capitaniato (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 376-379. A. Venditti, La Loggia del Capitaniato, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Vicenza 1969

Palazzo Valmarana G. Beltramini, 20. Palazzo Valmarana, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 317-320. D. Battilotti, Palazzo Valmarana (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 496. L. Puppi, Palazzo Valmarana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 369-371.

Palazzo Thiene Bonin Longare F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 258-261. D. Battilotti, Suggerimenti grafici per il palazzo di Francesco Thiene (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 488-489. P. Carpeggiani, S. Grandi Varsori, P. Morseletto, Il Palazzo Thiene Bonin Longare, Vicenza 1982. L. Puppi, Suggerimenti grafici per il palazzo di Francesco Thiene (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 401-403.

Palazzo Porto Breganze F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 255-256. D. Battilotti, Prospetto di palazzo Porto in Piazza Castello (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 501. T. Jaroszewski, Il Palazzo da Porto Breganze e gli influssi serliani, in “Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio, XVII, 1975, pp. 397-400. L. Puppi, Prospetto di palazzo Porto in Piazza Castello (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 395-396.

Palazzo Chiericati G. Beltramini, 9. Palazzo Chiericati, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 560-568. D. Battilotti, Palazzo Chiericati (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 462-463. F. Rigon, Osservazioni su palazzo Chiericati, in “Annali di architettura”, 1, 1989, pp. 77-84. L. Puppi, Palazzo Chiericati (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 281-286.

Teatro Olimpico H. Burns, 26. Il Teatro Olimpico, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. M.E. Avagnina, Il Teatro Olimpico, Guide Marsilio, Marsilio Editori, Venezia 2005. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 549-558. D. Battilotti, Teatro Olimpico (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 511. S. Mazzoni, L’Olimpico di Vicenza - un teatro e la sua “perpetua memoria”, Firenze 1998. L. Magagnato, Il Teatro Olimpico, a cura di L. Puppi, Milano 1992. L. Puppi, Teatro Olimpico (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 435-439.

Arco delle Scalette F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 114-115. D. Battilotti, Arco alla “strada delle scalette” (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 507. L. Puppi, Arco alla “strada delle scalette” (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 419.

Palazzo da Monte F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 528-529. D. Battilotti, Palazzo Da Monte (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 448-449. L. Puppi, Palazzo Da Monte (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 248-250.

Palazzo da Schio F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, p. 83. D. Battilotti, Facciata di Palazzo Schio (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 485. L. Puppi, Facciata di Palazzo Schio (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 375-376.

Casa Cogollo F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 541-542. D. Battilotti, Facciata di Casa Cogollo (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 484-485. L. Puppi, Facciata di Casa Cogollo (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 331-332.

Chiesa di Santa Maria Nuova F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, p. 220 84. D. Battilotti, Chiesa di S. Maria Nova (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 508-509. G. Mantese, Interventi del Palladio nell’architettura sacra di Vicenza, in “Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio, XIX, 1977, pp. 85-105, in particolare pp. 91-93. L. Puppi, Chiesa di S. Maria Nova (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 425-427. Loggia Valmarana F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, p. 251. D. Battilotti, Loggia Valmarana (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 477-78.

Palazzo Garzadori F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 594-596. D. Battilotti, Palazzo Garzadori (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 454. L. Puppi, Progetto per un palazzo di Giambattista Garzadori (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 304.

Cupola della Cattedrale F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 286-287. D. Battilotti, Cornicione, tamburo e cupola, chiesa Cattedrale (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 482. G. Mantese, Interventi del Palladio nell’architettura sacra di Vicenza, in “Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio, XIX, 1977, pp. 85-105, in particolare pp. 88-91. L. Puppi, Cornicione, tamburo e cupola, chiesa Cattedrale (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 325-326.

Portale Nord della Cattedrale F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 294-295. D. Battilotti, Porta laterale (Portale Almerico) della Chiesa Cattedrale (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 490. G. Mantese, Interventi del Palladio nell’architettura sacra di Vicenza, in “Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio, XIX, 1977, pp. 85-105, in particolare pp. 98-100. L. Puppi, Porta laterale (Portale Almerico) della Chiesa Cattedrale (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 351.

Palazzo Capra F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, p. 258. D. Battilotti, Palazzo Capra (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 463-464.

Cappella Valmarana F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, p. 511. D. Battilotti, Cappella Funeraria Valmarana (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 506. G. Mantese, Interventi del Palladio nell’architettura sacra di Vicenza, in “Bollettino del C.I.S.A. Andrea Palladio, XIX, 1977, pp. 85-105, in particolare pp. 87-88. L. Puppi, Cappella Funeraria Valmarana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 417-418.

Sulle ville palladiane nel Veneto:

Villa Trissino a Cricoli S. Vendramin, Villa Valmarana, Badoer, Trissino, Sforza Della Torre, Rigo-Trettenero, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 580-581. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 78-80. M. Morresi, Giangiorgio Trissino, Sebastiano Serlio e la villa di Cricoli: ipotesi per una revisione attributiva, in “Annali di architettura”, 6, 1994, pp. 116-134. L. Puppi, Un letterato in villa: Giangiorgio Trissino a Cricoli, in “Arte Veneta”, XXV, 1971, pp. 72-91.

Villa Caldogno A. Munaretto (testi a cura di), Villa Caldogno. Una villa veneta restituita, Comune di Caldogno, Tipografia Rumor Srl, Vicenza 2006. C. Bezze, Villa Caldogno, Pagello, Nordera, Comune di Caldogno, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 132-134. D. Battilotti, Villa Caldogno (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 459-460. L. Puppi, Cappella Funeraria Valmarana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 259-261.

Villa Forni Cerato E. Urbani, Villa Forni, Cerato, Conedera, Caimeri, Lando, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 310-311. D. Battilotti, Villa Forni, indi Cerato (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 492. H. Burns, Building and Construction in Palladio´s Vicenza, in AA.VV., Les chantiers de la Renaissance, atti del convegno (Tours 1983-1984), Paris 1991, pp. 191-226. L. Puppi, Cappella Funeraria Valmarana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 247-248.

Villa Godi G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 296. E. Urbani, Villa Godi, Porto, Piovene, Valmarana, Malinverni, Immobiliare Laguna Veneta, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 261-263. D. Battilotti, Villa Godi (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 446-447. L. Puppi, Villa Godi (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 238-240.

Villa Piovene 221 E. Urbani, Villa Piovene Porto Godi, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 263-264. D. Battilotti, Villa Piovene (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p 448. L. Puppi, Villa Piovene (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 241-242. Villa Angarano S. Vendramin, Villa Angarano, Formenti, Molin, Molin Gradenigo, Gradenigo, Pisani Michiel, Michiel, Bianchi Michiel, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 49-50. D. Battilotti, Villa Angarano (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 460-461. G. Zaupa, Notizie storiche sulle case e sui terreni di Giacomo Angarano, Vicenza 1983 L. Puppi, Villa Piovene (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 271-273.

Villa Almerico Capra detta “La Rotonda” G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 319. E. Urbani, Villa Almerico, Capra, Conti Barbaran, Albertini, Zannini, Valmarana, detta “la Rotonda”, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 526-528. F. Barbieri, R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Angelo Colla Editore, Costabissara-Vicenza 2004, pp. 89-91. D. Battilotti, Villa Almerico (“La Rotonda”) (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 497-498. AA.VV., Andrea Palladio. La Rotonda. Documenti di Architettura, Electa, Milano 1990. L. Puppi, Villa Almerico (“La Rotonda”) (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 380-383.

Villa Saraceno B. Seraglio, Villa Saraceno, Caldogno, Saccardo, Peruzzi, Schio, Lombardi, fondazione The Landmark Trust, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 7-8. G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 310. D. Battilotti, Villa Saraceno (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 458-459. L. Puppi, Villa Saraceno (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 258-259.

Villa Poiana G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, pp. 304-306. B. Seraglio, Villa Pojana, Miniscalchi-Erizzo, Bettero, Chiarello, IRVV, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 379-381. D. Battilotti, Villa Poiana (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 462. L. Puppi, Villa Poiana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 274-277.

Villa Pisani a Montagnana N. Zucchello (a cura di), Ville della Provincia di Padova, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2001. D. Battilotti, Villa Pisani (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 464. L. Puppi, Villa Pisani (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 288-290.

Barchesse di Villa Trissino N. Luna, Rustici Trissino, Da Porto, Manni, Facchini, Rossi, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 463-464. D. Battilotti, Progetto per una villa dei conti Trissino (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 464. L. Puppi, Progetto per una villa dei conti Trissino (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 385-388.

Villa Pisani a Bagnolo H. Burns, 6. Villa Pisani a Bagnolo, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 298-299. N. Luna, Villa Pisani, De Lazara Pisani, Ferri De Lazara, Bedeschi Bonetti, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005pp. 255-257. D. Battilotti, Villa Pisani (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 451. L. Puppi, Villa Pisani (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 254-257.

Villa Gazzotti S. Vendramin, Villa Pagello, Gazzotti, Grimani, Marcello, Bragadin, De Marchi, Curti, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 255-257. D. Battilotti, Villa Pisani (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 449-450. L. Puppi, Villa Pisani (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 250-251.

Villa Chiericati H. Burns, 11. Villa Chiericati a Vancimuglio, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 310. B. Seraglio, Villa Chiericati, Porto, Ongarano, Rigo, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 216-217. D. Battilotti, Villa Chiericati (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 467. L. Puppi, Villa Pisani (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 296-297.

222 Villa Thiene G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 329-330. S. Vendramin, Villa Thiene, Valmarana, Comune di Quinto Vicentino, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 389-390. D. Battilotti, Villa Thiene (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 452. L. Puppi, Villa Thiene (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 261-265.

Villa Valmarana a Lisiera S. Vendramin, Villa Valmarana, Rossi, Guzan, Scagnolari, Zen, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 79-80. D. Battilotti, Villa Valmarana (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 490. L. Puppi, Villa Valmarana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 350-351.

Villa Valmarana a Vigardolo B. Seraglio, Villa Valmarana, Magni, Cita, Bressan, in D. Battilotti (a cura di), Ville venete: la Provincia di Vicenza, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005, pp. 336-337. D. Battilotti, Villa Valmarana (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 451-452. L. Puppi, Villa Valmarana (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 245-247.

Villa Cornaro N. Zucchello (a cura di) Ville della Provincia di Padova, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2001. D. Battilotti, Villa Cornaro (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 464-465. L. Puppi, Villa Cornaro (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 292-295.

Villa Emo A.Torsello, Villa Emo, CD Rom, Credito Trevigiano, Fanzolo di Vedelago 2005 G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 317. S. Chiovaro, S. Pratali Maffei, C. Ulmer (a cura di) Ville della Provincia di Treviso, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2001. D. Battilotti, Villa Emo (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 475-477. A. Tessarolo Rossi, Battista Zelotti: Concordia maritate ed Economia a villa Emo a Fanzolo, in “Arte documento”, 11, 1997, pp. 98-101. L. Puppi, Villa Emo (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 352-353.

Villa Barbaro H. Burns, G. Beltramini, P. N. Pagliara, C. Occhipinti, S. Marinelli, 12. Villa Barbarano a Maser, in H. Burns, G. Beltramini, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 317. S. Chiovaro, S. Pratali Maffei, C. Ulmer (a cura di) Ville della Provincia di Treviso, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2001. D. Battilotti, Villa Barbaro (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 469-471. L. Puppi, Villa Barbaro (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 314-318.

Villa Foscari detta “La Malcontenta” G. Beltramini, 13. Villa Foscari “La Malcontenta”, in G. Beltramini, H. Burns, Palladio, Marsilio Editori, Venezia 2008. G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, p. 317. A. Torsello, L. Caselli (a cura di), Ville Venete: La Provincia di Venezia, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2005. D. Battilotti, Villa Foscari (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 472. L. Puppi, Villa Foscari (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 328-330.

Villa Sarego G. Beltramini, H. Burns (a cura di), Andrea Palladio e la villa veneta. Da Petrarca a Carlo Scarpa, Marsilio, Venezia 2005, pp. 321-322. S. Ferrari (a cura di), Ville Venete: La Provincia di Verona, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2003. D. Battilotti, Villa Sarego (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 495. A. Sandrini, Andrea Palladio in Valpolicella: villa Serego a S. Sofia, in G. M. Varanini (a cura di), La Valpolicella nella prima età moderna (1500 c. -1630), Verona 1987, pp. 102-105. L. Puppi, Villa Sarego (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 390-393.

Villa Badoer detta “La Badoera” B. Gabbiani (a cura di), Ville Venete: La Provincia di Rovigo – Insediamenti nel Polesine, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2000. D. Battilotti, Villa Badoer, “La Badoera” (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 471-472. C. Jung, I paesaggi nella Villa Badoer: Giallo Fiorentino e Augustin Hirschvogel, in “Arte Veneta”, 51, 1997, pp. 41-49. L. Puppi, Villa Badoer, “La Badoera” (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, pp. 308-310.

Villa Zeno S. Chiovaro, S. Pratali Maffei, C. Ulmer (a cura di) Ville della Provincia di Treviso, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 2001. D. Battilotti, Villa Zeno (scheda nuova edizione, 1999), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, Milano 2006, p. 472. L. Corsini, Villa Zeno di Palladio a Cessalto, in “Atti dell’Istituto Veneto di SS.LL.AA.”, CLIX, 1996-1997, 1, pp. 117-159. L. Puppi, Villa Zeno (scheda 1a edizione, 1973), in L. Puppi, D. Battilotti, Andrea Palladio, Mondadori Electa, 223 Milano 2006, pp. 373-375. Siti I nternet

Siti istituzionali:

www.unesco.org United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO)

www.sitiunesco.org Ministero per i beni e le attività culturali - Comm issione Nazionale Siti UNESCO e Sistemi Turistici Locali

www.sitiunesco.it Associazione Città I taliane Patrimonio Unesco

www.comune.vicenza.it Comune di Vicenza

www.vicenzaforumcenter.it Center del Comune di Vicenza

www.cisapalladio.org Centro I nternazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio

www.andreapalladio500.it Comitato Nazionale per il V Centenario della nascita di Andrea Palladio

www.irvv.net I stituto Regionale Ville Venete

www.comune.caldogno.vi.it Comune di Caldogno, proprietario di Villa Caldogno

www.comune.quintovicentino.vi.it Comune di Quinto Vicentino, proprietario di Villa Thiene

www.provincia.rovigo.it Provincia di Rovigo, proprietaria di Villa Badoer

Siti internet specifici su edifici palladiani:

www.cisapalladio.org Palazzo Barbaran da Porto Sede del Centro I nternazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio

www.palazzothiene.it Palazzo Thiene – Sede della Banca Popolare di Vicenza

www.palazzovalmaranabraga.it Palazzo Valmarana

www.museicivicivicenza.it Palazzo Chiericati – Sede dei Musei civici di Vicenza

www.olimpico.vicenza.it Teatro Olimpico – Sito delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico

www.villagodi.com Villa Godi

www.villaangarano.com Villa Angarano

www.villapisani.net Villa Pisani a Bagnolo

www.villaemo.org Villa Emo

www.villadimaser.it Villa Barbaro

www.lamalcontenta.com Villa Foscari

Tutte le foto del presente volume sono di Rossana Viola e Rosario Ardini a eccezione delle seguenti:

01 e 03: Tommaso Cevese 02: Compagnia Generale Riprese Aeree Spa 06-07-08-12-18-21-23-24-28-29-34: Colorfoto-Francesco dalla Pozza 68: Livia Pertile 77: IRVV-Pino Guidolotti

Si ringrazia il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio 224 per le immagini tratte dai Quattro Libri di Architettura. Si ringraziano i proprietari delle ville e dei monumenti palladiani.

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