Ilgrandetorino Cinquantaanni Nonoffuscanoilmito
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04SPO02A0405 ZALLCALL 12 00:22:19 05/04/99 l’Unità LO SPORT 21 Martedì 4 maggio 1999 Una terribile immagine ◆Immagini bianco e nero e un ricordo ormai lontano della sciagura di Superga: i corpi accanto Mezzo secolo fa la tragica fine di un dominio assoluto ai resti dell’aereo In basso, Valentino Mazzola Nella foto piccola Da allora per tutti due sole parole: Grande Torino Guglielmo Gabetto SEGUE DALLA PRIMA Il Grande Torino QUELL’ANTICA NOSTALGIA 04SPO02AF01 che sia così, dal momento che i popoli continuano ad avere o a sentire biso- Cinquanta anni gno di eroi, coi quali esaltarsi. O usarli come esempi. Certo, per una meccanica puramen- te anagrafica, ho anch’io qualche ri- cordo da tirar giù dalla memoria, se i nipoti interrogano il nonno. Epperò non offuscano il mito non lo interrogano con particolare in- teresse, non solo perché uno è milani- sta e l’altro, traditore, è juventino: per loro è come parlare degli Orazi e Cu- Il 4 maggio 1949 a Superga scompariva riazi, non hanno e non possono avere nostalgia. Purtroppo, o per fortuna, non c’era ancora la televisione, per cui la più grande squadra del calcio italiano non esistono documenti testimoniali. E poi, per capire meglio il fenomeno, sarebbe necessario tirar dentro il di- TORINO La collina si aprì improvvisa, gigantesca e beava nella parate da marionetta il Regime, super per ■ LafinestrasulpassatodelGrande giornatasiapriràalle9,30conlade- scorso fascismo, guerra, resistenza, do- maligna davanti al pilota Pier Luigi Meroni. Il trimo- numero di tromboni e imboscati. Torinosièapertagiovedìmattina Le celebrazioni posizionediunacoronad’alloroac- poguerra, almeno come fattori emo- tore I-ELCE stava per riportare a casa la squadra. Maz- Le prove generali nel campionato 1941-42 vinto conunamostranellasaladegliAn- cantoallalapidechericordaigiocato- zionali, dal momento che a scuola zola e compagni erano di ritorno dall’esibizione sul dalla Roma. Da Venezia arrivano i «marò» Loik e Maz- tichiChiostri,inviaGaribaldi25. rialCimiteroMonumentale.Laceri- non glielo insegnano. Ma quello fu il campo del Benfica, a Lisbona, dove il giorno prima zola, pedine fondamentali del futuro mosaico grana- Travecchiefotoinbiancoenero,e Messa al Duomo moniasaràseguitaalle11dauna contesto del quinquennio e di Super- aveva affrontato i lusitani in onore di Françisco Ferrei- ta, con Gabetto, ex bianconero, al centro dell’attacco. cimelicalcistici,sicavalcaun’e- messainformaprivataofficiataalla ga, ciò che gli dà senso. Mica il monu- ra, grande amico del capitano granata. Lo schianto, al- Ed ecco nel ‘43 il primo scudetto (secondo della sto- pocaacavallotral’infaustoperio- Partita con le star BasilicadiSuperga:alle17,30,la mento. Mica la nostalgia. le 17,05 del 4 maggio 1949, contro la parete della Ba- ria) dell’era Novo. Ciò che segue è una fantastica ca- dobellicoelaRicostruzione.Eda messasolennenelDuomodiTorino. Ai miei nipoti, come nonno un po’ silica di Superga fu terribile. In un attimo, s’inceneri- valcata: scudetto nel campionato di guerra 1944, tri- quest’ultimafase-nonèretorica- noeconomicosemprepiùesasperata- Infine,alle20,30allostadioDelleAlpi, rincoglionito, posso raccontare dell’a- rono 31 corpi: 18 giocatori, 2 tecnici, 3 dirigenti, 3 colore ininterrottamente dal 45 al 49, mentre negli ValentinoMazzolaeisuoicompa- mentespostatiinavanti(contuttele aruotadelprologodellapartitafrara- bile regia del drammaturgo di quella giornalisti, i quattro membri dell’equipaggio e l’orga- anni si arricchisce il serbatoio di talenti: Bacigalupo, gnidiederoungrandecontributo, figuracceeleimplicazionidelcaso...) gazzidelvivaiogranata,seguiràun tragica piéce. Non un dato atmosferi- nizzatore della trasferta-lampo. E dal quel rogo crude- Ballarin, Castigliano, Maroso, Rigamonti. Per lo squa- aiutandoilpaeseadusciredal unadimensioneumanaemenocari- matchtrailTorinoeunaRappresenta- co, ma una clausola classica della le nacque la leggenda del Grande Torino. drone di Novo e del tecnico Egri Erbstein è una serie Purgatorio(almenosulpianocal- caturaledeipresuntivalorisportivi. tivadiLega.Ogniclub(tranneParma drammaturgia. Si chiama: correlativo Le magie granata hanno il loro mentore in Ferruc- di perle di primati ineguagliabili e di simbiosi e identi- cisticosportivo)incuil’avevaget- Nelquadrodellecelebrazionidado- eFiorentinaimpegnatenellafinaledi oggettivo. Cioè l’ambientazione mo- cio Novo, il presidente delle meraviglie, che alle porte ficazioni irripetibili. Il Grande Torino è la Nazionale, e tatol’avventurismofascistael’in- menicasisvolgeuntorneocalcistico CoppaItalia)hamessoadisposizione dellata sull’avvenimento: pioveva, degli anni Quaranta, aveva rilevato la società. Nel suo la Nazione si specchia nel Grande Torino. Il fiuto di gordigiadicasaSavoia.Dunque, giovanile,alqualehannoaderito20 dueatleti:cisarannotraglialtriRo- con un cielo color lavagna che aveva ufficio di via Alfieri, medita su un chiodo fisso: co- Ferruccio Novo verrà superato da un formidabile, unamostrasoprattuttodedicata societàe57squadreprovenientidal- naldo,Vieri,MaldinieRobyBaggio. anticipato la notte, quel 4 maggio a struire una squadra da scudetto; anzi, plasmare una quanto spietato concorrente: la Morte, che in una aigiovani,aquantistentanoari- l’interapenisola. NellacircostanzalasquadradiMon- Torino. Ai miei nipoti potrei spiegare, supersquadra, certamente ben diversa da Supermari- giornata di primavera melanconica «acquisterà» in conoscerenelcalciomoderno,or- Oggi,ricorrenzadel500 anniversario donicoindosserànuovamentelama- più che raccontare, un altro elemento na, SuperEsercito e SuperAerea con cui si gingillava e blocco più generazioni di campioni. Mi.R. maistravoltodaparametridiritor- dellascomparsadelGrandeTorino,la glia del Grande Torino. Mi. R. di retorica classica strettamente con- nesso al fenomeno. Anzi, è quello de- cisivo in quella storia: nella mitolo- gizzazione seguita al 4 maggio ‘49 c’entra assai che sia scomparsa l’inte- ra squadra e non un singolo giocato- Quando in eredità ti tocca la leggenda re, e che ciò sia avvenuto a titolo or- maivinto.Veloimmaginate,dilàa un mese, la stessa squadra, gli stessi Il figlio di Franco Ossola ricorda: «In sogno dialogavo fitto fitto con loro...» eroi, diventare oggetti di mercato o di compravendita, in uno scadimento Una sorta di ponte tra una squadra invisibile, ma eterna, e i suoi familiari senza aureole? Quell’evento li ha in- vece trasferiti altrove, tutti insieme un salto di generazione che ne ha che la mia memoria storica da indi- (questo è il punto), nella mitologia. MICHELE RUGGIERO frenato l’intima confidenza, perce- ■ IL FIGLIO viduale si era trasfigurata in colletti- Un po’ nel rimbambimento, un po’ zioni mutanti di volti paterni, vul- va, una sorta di ponte, di punto di nel mio privato mitologizzare, il Toro TORINO Ci sono tanti modi per es- nerabilità diverse nell’elaborazione DI GABETTO riferimento tra una squadra invisibi- che ricordo è quello di Allasio, di Bal- sere figli di una leggenda che tra del lutto e diverse radici torinesi. Di «Il ricordo di mio le, ma eterna,eisuoifamiliari». di, di Eliena, di Ferrini (non Giorgio), qualche giorno svolterà l’angolo del barriera (come sono chiamati i quar- Fisico asciutto, l’approccio autore- di Galli, di Buscaglia, di Bo, di Silano, primo mezzo secolo. Sandrino Maz- tieri di Torino) quelle dei Gabetto, padre che mi è vole sostenuto da un paio di baffi il primo che ho conosciuto. L’altro zola, il figlio del capitano e adottato con Guglielmo, all’apice della fama, stato proiettato che incutono rispetto, il dottor Gigi l’ho «vissuto». L’aver indossato la dal destino come un predestinato, ma al crepuscolo della carriera, in- Gabetto (ha una laurea in scienze maglia granata nelle giovanili, aver ne è diventato un grande continua- sensibile alle lusinghe dell’assegno è quello politiche) da bambino si è trascinato giocato al Filadelfia, non è questione tore, inseguendo il pallone davanti in bianco firmatogli dal presidente di un uomo il suo mondo interno nella solitudi- di merito. Era fatale che se un ragazzo al quale c’era sempre l’ombra di un della Sampdoria per il trasferimento ne di un collegio, faticando a distin- giocava appena sopra la media finisse padre che mai nessuno gli ha inse- a Genova. Influenzate dal destino davvero unico» guere tra i sentimenti propri da nei boys del Torino o della Juve. Toc- gnato ad amare nella sua totalità. quelle di Ossola, il cui padre, lom- quelli che gli proiettavano le lenti cò anche a me. Di quell’esperienza mi Altri sono scivolati lentamente in bardo di Varese, era allettato da dolore, a riconoscere echi familiari esterne dei numerosi amici di suo sono rimaste impresse le urla di Bo- una quotidianità prima discreta, poi un’offerta dell’Ambrosiana Inter per che gli erano arrivati, filtrati, dal padre. L’una sulle altre, sedimentate 04SPO02AF02 doira che non voleva esser risparmia- anonima. Ardea Grezar e Cristiano un ritorno a casa. Il primo ha un ventre materno. nei decenni, dice, «ho ricavato l’im- to dai tiri da due metri, il terrore che Menti, scambiandosi le fedi, sono passato calcistico nel vivaio della Ju- «Da quel momento», racconta Os- pressione di un uomo unico, carico mi bloccò trovandomi con la palla al genitori di Niccolò, il nipote mai co- ventus: 120 goal in serie cadetta e sola, «è stato come risalire il fiume di umanità e di umorismo, lontano piede e davanti a me Mazzola, Rosset- nosciuto di Giuseppe Grezar e Ro- minori negli anni Sessanta, un giro- della memoria. Un’immersione to- dallo stereotipo del giocatore mo- ti (lui, del mitico trio con Balonceri e meo Menti.