Ernest Erbstein, L'uomo Che Fece Grande Il Torino

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Ernest Erbstein, L'uomo Che Fece Grande Il Torino La svastica allo stadio 2 rnest Erbstein, di Giovanni A.E Cerutti l’uomo che fece grande il Torino Molti ricordano il Grande Torino; pochi la storia del suo allenatore Ernest Erbstein, ebreo ungherese, morto anche lui nel famoso incidente aereo di Superga. Calcio e politica si intrecciano nell’odissea sua e della sua famiglia attraverso l’Europa. acigalupo; Ballarin, Maroso; pletò gli studi diplomandosi al Magyar Grezar, Rigamonti, Castigliano; Testnevelesi Foiskö, l’Accademia unghe- B Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, rese di educazione del corpo. Nel 1915, Ossola. Chi non ha sentito almeno una all’età di diciassette anni, iniziò la carriera volta nella vita scandire la formazione di calciatore nel B.A.K Budapest, dove della formidabile squadra che aveva fat- restò fino al 1924. Per mantenersi, aveva to sognare l’Italia che provava a lasciar- parallelamente iniziato l’attività di agen- si alle spalle i disastri della guerra e del te di borsa. Nel 1924 trovò un ingaggio in ventennio fascista? O narrare le gesta Italia, nell’Olympia Fiume, che militava leggendarie di capitan Mazzola, quando in Seconda divisione - equivalente grosso rimboccandosi le maniche dava il via al modo all’attuale Prima divisione della Le- “quarto d’ora granata”, che segnava la gapro - e l’anno successivo passò al Vicen- fine di ogni velleità di vittoria per qual- za, sempre nella stessa categoria. Quello siasi avversario? E chi non conosce la stesso anno si era sposato con Jolanda vicenda della tragedia del 4 maggio 1949, Hunterer e nel 1926, a Budapest, nacque quando l’aereo che riportava a casa la la loro prima figlia, Susanna. Nonostante squadra granata da Lisbona si schiantò la buona stagione al Vicenza, dove dispu- sul terrapieno della collina di Superga tò ventotto partite realizzando due gol, la Erno” “Ernest” Erbstein che sovrasta la città di Torino? Ma è ben (Nagyvárad, 13 maggio 1898 – carriera professionistica stentava a decol- difficile che abbiate sentito raccontare la Superga, 4 maggio 1949) lare, tanto più che la Carta di Viareggio storia dell’uomo che quella squadra gui- - come viene comunemente chiamato il dò, dopo averla costruita pezzo per pezzo. circa cinquantamila abitanti, e che oggi, documento con il quale, nel 1926, la Fe- E, soprattutto, che sappiate quanto quella con il nome di Oradea, fa parte della derazione Italiana Gioco Calcio dettò le storia si intrecciò con la pagina più buia Romania, cui fu assegnata dal trattato linee attorno a cui vennero ristrutturati i del Novecento europeo. di Trianon al termine della Prima guerra campionati - aveva, tra le altre disposizio- Ernest Erbstein era nato il 13 maggio mondiale. ni, vietato l’ingaggio di calciatori stranieri 1898 a Nagyvárad, una cittadina dell’im- Quando Ernest aveva due anni, la sua a partire dal 1928 - dopo due anni di regi- pero austroungarico che allora contava famiglia si trasferì a Budapest, dove com- me transitorio in cui sarebbe stato possi- 69 La svastica allo stadio 2 bile tesserare due calciatori stranieri, ma Paradigmatico in questo senso il caso a Budapest, dove era rimasta la famiglia, farne giocare uno per volta - in ossequio di Virginio Rosetta, il terzino vercellese era nata Martha, la seconda figlia. alla politica nazionalista del regime fasci- che a diciotto anni trascinò la Pro Ver- La fama di Erbstein cominciò a cre- sta, che aveva appena consolidato il suo celli vincitrice dei campionati 1920-21 e scere, tanto che nella stagione 1932-33 potere con le leggi fascistissime del 1925- 1921-22, che nel 1923 passò alla Juventus venne richiamato a Bari, ma questa vol- 1926. Il danno per le società fu enorme, di Edoardo Agnelli, per l’allora astro- ta in serie A, a sostituire Árpád Weisz, considerando che nei campionati italiani nomica cifra di cinquantamila lire e, so- ritornato all’Inter. La stagione, però, militavano più di ottanta calciatori di na- prattutto, per il congruo stipendio che gli cominciò male e dopo sette giornate zionalità straniera, soprattutto austriaci e permetteva di non lavorare, mentre pare Erbstein venne esonerato; il Bari retro- ungheresi. Fu allora che improvvisamente che alla Pro non esistessero neppure i cedette comunque, avendo ottenuto il alla maggior parte dei campioni argentini premi partita, visto che ciò che contava diciassettesimo posto in classifica. Così, e uruguagi - per usare la lezione di Brera era l’orgoglio di difendere i colori della l’anno successivo, Erbstein tornò ad al- - furono avventurosamente scovati non- squadra della propria città. Furono gli ul- lenare in Prima divisione alla Lucchese, ni, o almeno bisnonni, italiani, dando il timi due scudetti di un club che ne vanta dove restò cinque anni affermandosi de- via a tortuose pratiche di naturalizzazio- sette nel suo palmarès e che era riusci- finitivamente come uno dei più capaci ne che portarono molti di loro a giocare ta, unica squadra dell’epoca, a non per- tecnici del calcio italiano. La Lucchese addirittura in Nazionale. Il principio dello dere contro il Liverpool nel corso della ottenne subito la promozione in serie B, ius soli era al di là da venire; non resta- tournée italiana dei maestri inglesi. Era vincendo sia il girone F che il girone fina- va, dunque, che darsi da fare sulle linee chiaro che gli investimenti massicci dei le C, in cui vinse tutte le partite. Dopo un di successione del sangue. Erbstein fu proprietari delle squadre - in larga parte settimo posto nel girone A nella stagione così costretto a cercarsi un ingaggio negli industriali spinti dai gerarchi cittadini ad 1934-35, la stagione successiva Erbstein Stati Uniti, nei Brooklyn Wanderers di acquisire le società calcistiche per sfrut- portò la Lucchese in serie A per la prima proprietà di Nathan Agar, che all’inizio tare la popolarità del calcio in termini di volta nella storia della squadra, vincendo del secolo era stato tra i fondatori della consenso al regime e, nel contempo, per davanti al Novara, anch’esso promosso, United States Football Association. Dopo costruire le proprie carriere personali - il primo campionato di serie B a girone poco più di un anno, però, rientrò in Italia richiedessero di essere tutelati affidan- unico. L’esordio nella massima divisione e pensò di combinare la sua passione per dole ad allenatori competenti e prepa- si concluse con uno strabiliante settimo il calcio con i suoi studi, intraprendendo la rati. Anzi, anche se gli stipendi degli al- posto, a pari merito con l’Ambrosia- carriera di allenatore. lenatori erano di molto inferiori a quelli na, mentre il Novara retrocesse subito, dei grandi campioni, persino le squadre nell’anno del secondo scudetto del Bo- dilettantistiche iniziarono a investire i logna di Weisz. La stagione seguente Il calcio pochi soldi che avevano nell’ingaggio di Erbstein ebbe problemi di salute, tanto diventa un business allenatori che conoscessero decentemen- che alla diciottesima giornata venne af- L’aspetto principale della Carta di te i rudimenti del gioco. fiancato da Umberto Calligaris, il terzino Viareggio era stato quello di introdurre La carriera di allenatore di Erbstein della Juventus dei cinque scudetti e della ufficialmente il professionismo, regola- iniziò nella stagione 1928-29 nel Bari, che Nazionale. La Lucchese concluse la sta- mentando una situazione che si era cre- allora militava nella Divisione nazionale. gione al quattordicesimo posto, l’ultimo ata di fatto e che, nel vuoto normativo, Fu quello l’ultimo campionato della mas- utile per la salvezza. aveva sollevato più di una polemica. La sima serie disputato con questa formula, Ma ormai Erbstein era universalmen- crescente popolarità del calcio ne stava prima dell’introduzione del girone unico. te riconosciuto come uno dei tecnici più facendo un centro di interessi economici. Quell’anno il Bari si piazzò tredicesimo preparati del campionato italiano e rice- Le squadre delle grandi città strappava- nel girone A. La stagione successiva Erb- vette dal presidente Cuniberti l’offerta no i campioni alle squadre di provincia stein si trasferì a Nocera, dove guidò la di trasferirsi al Torino. Dopo i secon- offrendo soldi alle società e stipendi ai squadra locale a ottenere il quinto posto di posti ottenuti nel 1907 e nel 1915, la calciatori, trasformando definitivamente nel girone finale meridionale del cam- squadra granata era emersa tra le prota- un hobby in una professione ben remu- pionato di Prima divisione - terzo livello goniste del calcio nazionale soltanto alla nerata - anche se i campioni di allora im- del campionato di calcio dopo la riforma. fine degli anni venti, quando era arrivato pallidirebbero di fronte agli stipendi che Un risultato così entusiasmante che, nel alla presidenza il conte Marone Cinzano, percepiscono oggi mediocri brocchetti dopoguerra, la città campana intitolò a vincendo due scudetti consecutivi nelle che passano il tempo tra la panchina e Erbstein il viale attiguo allo stadio. stagioni 1926-27 e 1927-28 - anche se il la tribuna - e mettendo fine alla stagione Nella stagione 1930-31 passò al Ca- primo venne revocato per una faccenda romantica della squadra di calcio espres- gliari, che militava nello stesso campio- di corruzione mai veramente chiarita, sione della gioventù cittadina, con rela- nato, ottenendo la promozione dopo che coinvolse il terzino della Juventus e tiva identificazione. Da allora diventò aver vinto sia il girone F che il succes- della Nazionale Allemandi - e perdendo anche molto difficile, per quelle squadre sivo girone finale del sud. La stagione soltanto la finale della Divisione nazio- che sarebbero ben presto state defini- seguente arrivò il tredicesimo posto nel nale contro il Bologna la stagione suc- te “provinciali”, vincere il campionato. campionato di serie B. Intanto, nel 1931, cessiva, grazie soprattutto al formidabile 70 La svastica allo stadio 2 centravanti argentino - ma con nonni Torino, alla quarta giornata il Torino di riferimento al motivo che l’ha costretto a italiani..
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