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TOSCANA TRA PASSATO E PRESENTE / COLLANA DELLA REGIONE TOSCANA SESSANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA RESISTENZA E DELLA LIBERAZIONE IN TOSCANA Istituto storico della Resistenza in Toscana I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna , Roma, telefono , fax Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it Informazioni sulle pubblicazioni della Regione Toscana sono su Internet: http://www.regione.toscana.it e all’indirizzo: [email protected] Storia della Resistenza in Toscana A cura di Marco Palla Volume secondo REGIONE TOSCANA Carocci editore Consiglio Regionale Copia fuori commercio - vietata la vendita Ai sensi del D.L. //, n. , si informa che i dati personali sono trattati anche con l’ausilio di mezzi informatici a edizione, aprile © copyright by Regione Toscana - Consiglio Regionale Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari Finito di stampare nell’aprile dalla Litografia Varo (Pisa) ISBN ---- Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. della legge aprile , n. ) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. Indice Chiesa e totalitarismo: una difficoltà per la “Resistenza” cattolica di Daniele Menozzi Chiesa toscana e Resistenza di Bruna Bocchini Camaiani La Toscana nella guerra e la Resistenza: una prospettiva generale di Gianni Perona Il volontariato partigiano e antifascista nei Gruppi di combatti- mento di Nicola Labanca Le stragi nazifasciste nella pubblicistica e nelle celebrazioni delle amministrazioni locali di Simone Duranti Resistenza e letteratura: appunti e riflessioni di Marino Biondi Indice dei nomi Chiesa e totalitarismo: una difficoltà per la “Resistenza” cattolica di Daniele Menozzi . Nel marzo il padre Francesco Pellegrino, passando in rassegna sulla “Civiltà cattolica” le reazioni della stampa internazionale alla pubblicazione della prima enciclica di Pio XII, Summi pontificatus, notava che non aveva al- cun fondamento la tesi, avanzata da alcuni commentatori, che il papa avesse voluto in quel testo censurare gli stati totalitari . Appoggiava questa argo- mentazione in primo luogo sulla constatazione che i termini “totalitarismo” e “totalitario” non apparivano in nessun passo del testo. Spiegava poi tale fatto con la considerazione che, secondo il pontefice, ogni tipo di regime, quello to- talitario al pari di quello democratico, poteva essere agli occhi della dottrina cattolica sia legittimo che condannabile. Inoltre, dopo aver sostenuto che «nella stessa enciclica vi è una pagina che onora altamente l’Italia, così come oggi essa è», aggiungeva anche una nota in cui si precisava che, «il nostro Sta- to totalitario essendo cattolico», non sussisteva alcuna ragione di contrasto tra la Chiesa e il fascismo. L’articolo metteva dunque in luce non solo la tranquil- la accettazione all’interno del discorso politico cattolico del carattere totalita- rio esplicitamente attribuito all’ordinamento politico italiano, ma chiariva an- che che tale aspetto non rappresentava un ostacolo all’espressione di quel po- sitivo apprezzamento pontificio nei confronti dell’Italia – additata, grazie alla «provvidenziale opera dei Patti Lateranensi», come un esemplare modello per tutto l’orbe cattolico – che effettivamente l’enciclica conteneva . Il contributo rivela un atteggiamento di condiscendenza verso il totalitari- smo – in quel torno di tempo presentato come carattere distintivo del fasci- smo da teorici del regime come Antonio Canepa, Giulio Ulderigo Bruni, Car- lo Costamagna – che nel mondo cattolico sarebbe continuato ancora per qualche anno. In effetti, solo nell’ottobre , a guerra ormai conclusa, il so- . F. Pellegrino, L’enciclica “Summi pontificatus” e le sue ripercussioni nella stampa mondia- le, in “La Civiltà cattolica”, , , , pp. -. Enchiridion delle encicliche. Pio XII -, a cura di E. Lora, R. Simionati, EDB, Bo- logna , pp. -. Sul ricorso a tale caratterizzazione del fascismo in questo periodo cfr. la tesi di dottora- to di G. Beltrametti, La rappresentazione totalitaria dello stato fascista tra discorso politico e giu- spubblicistica (-), Università Ca’ Foscari di Venezia, Dottorato in Storia sociale europea, I ciclo n.s. -/-. DANIELE MENOZZI stantivo “totalitarismo” – peraltro in quell’occasione usato in maniera inter- cambiabile con “autoritarismo” – assumerà un’accezione negativa nel magi- stero pontificio: Pio XII, che in passato non lo aveva utilizzato, vi faceva ricor- so per ricordare che l’assorbimento «sotto l’impronta della nazione, della raz- za o della classe» di ogni ambito della vita umana era in contraddizione con la dottrina cattolica, anche se poi questa netta presa di distanza era accompa- gnata dal ribadimento della tesi che anche la democrazia, se non veniva sal- damente ancorata al cristianesimo, poteva assumere la forma totalitaria . A partire da queste date il termine ritorna, pur rapsodicamente, nell’insegna- mento di Pacelli: ora affiora nella genealogia degli errori moderni per presen- tare il totalitarismo come conseguenza del liberalismo; ora viene richiamato per rivendicare alla Chiesa il merito di averne denunciato al mondo negli an- ni precedenti le misure oppressive (anche se, forse per evitare la sorpresa che tale affermazione avrebbe potuto suscitare, subito precisando che lo aveva fat- to «nelle debite forme»); ma soprattutto viene utilizzato per stigmatizzare il regime sovietico in quanto antitetico a quella dignità e libertà dell’uomo su cui si doveva fondare un ordinamento conforme ai voleri divini . Insomma con questi interventi Pio XII contribuiva nel dopoguerra a quel- l’uso propagandistico dell’espressione che nel aveva indotto Delio Canti- mori – sia pure senza riferimenti al magistero ecclesiastico – a palesare una for- te insofferenza per il suo ingresso in una letteratura che pretendeva di essere scientifica . Ma qui importa notare altro: l’atteggiamento tenuto da Roma sul- la questione durante il periodo bellico non era stato privo di conseguenze sul mondo cattolico. Aveva infatti facilitato presso settori del cattolicesimo la ma- nifestazione della convinzione di una sostanziale rispondenza dello Stato fasci- sta, anche se considerato totalitario, a esigenze dell’etica cattolica: alcuni inter- venti, da poco raccolti, di Augusto Del Noce lo palesano in modo evidente . Pio XII, Discorsi e radiomessaggi, Tipografia poliglotta vaticana-Vita e Pensiero, Città del Vaticano-Milano -, vol. VII, pp. -. Ivi, pp. -; ivi, vol. IX, p. ; ivi, vol. X, pp. , ; ivi, vol. XI, pp. , -; ivi, vol. XV, pp. , . Gli indici della raccolta indicano che già nel radiomessaggio natalizio del (ivi, vol. IV, p. ) Pacelli avrebbe condannato lo Stato totalitario. Il termine non vi com- pare, ma vi è invece una censura, con chiaro riferimento all’Unione Sovietica, della «pressione di uno stato che tutto domina e regola l’intera vita pubblica e privata». Cfr. la recensione, pubblicata nell’agosto su “Risorgimento”, al libro di W. Röpke, Internationale Ordnung, ora in D. Cantimori, Studi di storia, Einaudi, Torino , pp. -. Per i condizionamenti recati nell’età della guerra fredda a questa categoria d’analisi A. Gleason, To- talitarianism: The Inner History of the Cold War, Oxford University Press, New York . A. Del Noce, Scritti politici. -, a cura di T. Dell’Era, Rubbettino, Soveria Mannelli , pp. -. CHIESA E TOTALITARISMO: UNA DIFFICOLTÀ PER LA “RESISTENZA” CATTOLICA Naturalmente non era una posizione da tutti condivisa nelle variegate articola- zioni culturali della comunità ecclesiale. Ad esempio diversi intellettuali catto- lici europei emigrati negli Stati Uniti – tra cui figurava, unico italiano, Luigi Sturzo – firmavano nel un documento per denunciare che il totalitarismo, compreso quello fascista, costituiva una radicale minaccia contro la civiltà uma- na . Né mancava chi, come Giorgio La Pira, ricorreva a una declinazione reli- giosa del termine per combatterne la traduzione politica: egli attribuiva infatti alla «vocazione totalitaria dell’Evangelo» l’esigenza di una riedificazione della società cristiana che appariva in netto contrasto con la negazione dei diritti del- la persona compiuta dal regime . Anche nei programmi del nuovo partito de- mocratico-cristiano firmati, sotto pseudonimo, da Alcide De Gasperi inequi- vocabile appariva poi la contrapposizione tra il totalitarismo e il nuovo assetto costituzionale che si proponeva per l’ordinamento pubblico del paese . Tuttavia nelle istanze ufficiali della Chiesa dei primi anni Quaranta l’orien- tamento sembra ben diverso. È, ad esempio, significativo che nel dicembre il teologo svizzero Charles Journet, vicino alle concezioni politiche di Ma- ritain, di fronte ai ripetuti richiami del vescovo di Friburgo, Besson – che a sua volta rivendicava il pieno consenso romano alle sue posizioni –, invano lo im- plorasse di consentirgli di elevare pubblicamente «la protestation contre une doctrine comme le totalitarisme païen» . Anzi si ha l’impressione che a que- ste date la gerarchia mirasse a trovare sul terreno dell’assetto politico totalita- rio le strade di una conciliazione piuttosto che a marcare differenze o incom- patibilità. E non è un caso che, ancora nel luglio , don Zeno Saltini – il fu- turo fondatore di Nomadelfia – scrivesse a La Pira un’appassionata lettera in cui gli ricordava che le premesse con cui la Chiesa si accostava alla nuova vita politica del paese portavano