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Mauro Pascolini e Giulia Tondo

"FRA MONTI CRODOSI" BOSCHI E PASCOLI DEL CANAL DELIA TORRE

'lipiano di questo Canale parte è pascolivo, più interessanti prospettive riveste invece il patri­ e Boschivo con sterpi di Frassine, Fagar e monio boschivo 4 che è andato aumentando anche noseler, parte è sterile, gravoso, e sassoso, in seguito dell'abbandono delle attività connesse e parte è posto in Arradura, e parte prativo da se­ all'allevamento quali l'utilizzo dei pascoli in quota gare ... "! . e lo sfalcio dei prati. Da questa descrizione, tratta dalla relazione ese­ L'articolata varietà del territorio, che presenta una guita nel 1733 da un perito udinese per il Magistra­ fascia più propriamente collinare ed una più tipica­ to alla Legna e Boschi della Serenissima, è possibi­ mente prealpina che si eleva nei bastioni più alti le ritrovare oggi alcuni degli elementi che hanno della catena dei Musi e del Gran Monte, si eviden­ fatto, e che in parte fanno ancora, da filo condutto­ zia nei diversi tipi di insediamenti e di paesaggi. re al rapporto che l'uomo di queste valli ha instau­ Tale varietà è particolarmente apprezzabile nella rato con i boschi, i prati e i pascoli del suo territo­ differente distribuzione della copertura vegetale e rio. Rapporto che nel tempo ha originato delle par­ della tipologia forestale che dipende in maniera ticolari forme di organizzazione delle attività eco­ quasi esclusiva dalla conformazione oro grafica del nomiche quali quelle forestali e dell'allevamento, territorio e che permette di individuare tre distretti anche in quota, del bestiame. Tali forme oltre alla forestali 5. Il primo è quello della fascia basale e presenza di un ambiente particolarmente difficile collinare prospiciente la pianura dove la specie sono state condizionate dagli originali modelli di guida è il castagno. I boschi sono costituiti da ce­ vita e di lavoro delle popolazioni di origine slava dui semplici o matricinati di castagno puri o misti che qui si sono insediate da tempi antichi. ad altre latifoglie (in ordine di frequenza ciliegio Oggi la situazione è notevolmente modificata selvatico, acero di monte, orniello, carpino nero, per una serie di fattori, ormai noti, che hanno in­ carpino bianco, acero campestre, tiglio selvatico, vestito l'intera area montana friulana ed in parti­ frassino maggiore, betulla e pioppo tremulo). Si colare quella prealpina caratterizzandola come estendono fino al crinale che segna lo spartiacque una delle aree più deboli e marginali dell'intero tra il bacino del Torre e quello del . Lungo sistema regionale 2. la fascia basale i boschi sono invece a prevalenza Se ormai l'attività legata all'allevamento bovino di robinia, diffusasi a partire dall'inizio del secolo è andata quasi del tutto estinguendosi 3, nuove e dalla pianura e favorita dai tagli cedui intensi. 131 A nord del precedente, nelle zone interne del­ privati, una ripristinata e nuova viabilità forestale, l'altopiano di Taipana, si colloca il secondo di­ un rinnovato interesse per la risorsa legno fanno stretto forestale le cui specie guida sono il frassi­ comunque intravedere un possibile rilancio del no maggiore e l'acero di monte. Si tratta quasi ruolo ai fini produttivi delle risorse forestali. esclusivamente di aceri-frassineti del piano sub­ Certamente frutticoltura e forestazione non rag­ montano, in fase di perticaie o giovani fustaie di giungeranno più quel ruolo centrale che hanno neoformazione di origine naturale. Vi è sempre avuto nella vita delle popolazioni delle Valli del tuttavia una discreta presenza di faggio, tiglio sel­ Torre, ma potranno riannodare, assieme a nuove vatico, carpino bianco e olmo montano nel piano forme di allevamento, il filo conduttore che per arboreo, mentre nel sotto bosco arbustivo il noc­ lunghi secoli ha strettamente legato la dura vita ciolo rappresenta la specie esclusiva. In condizio­ dei boscaioli e dei pastori di queste valli. ni di maggiore disponibilità idrica nel terreno nel piano arboreo domina invece su tutte le altre spe­ cie l'ontano nero, talora l'ontano bianco e nel sot­ I LEGNI DI MUSI tobosco il salicone. In tal caso si tratta quasi esclusivamente di formazioni secondarie, derivate Accanto alle funzioni produttive che in passato sempre da colonizzazione di prati e pascoli ab­ erano concentrate da un lato nella frutticoltura, bandonati, di recentissima formazione, che prelu­ castagne, ciliegie e susine soprattutto, e dall'altro dono al bosco più stabile di acero e frassino. nella produzione di legna da brucio, i boschi del­ In corrispondenza degli affioramenti calcarei l'alto Torre rivestivano e tuttora rivestono un ruo­ spesso si rinvengono soprassuoli puri di formazio­ lo di protezione e di difesa dalla forza distruttrice ni boschive preesistenti di faggio in fustaie o in del fiume sia a monte che a valle. Ed infatti tagli cedui invecchiati. Queste faggete, più spesso di li­ eccessivi dei boschi avevano contribuito in passa­ mitata estensione, si sono mantenute perché tali to a provocare gravissimi danni anche in pianura superfici non erano sfruttabili per uso agricolo e in concomitanza delle inondazioni del Torre 6. quindi non sono state nei secoli passati dissodate. Dobbiamo proprio a questa particolare situazio­ Infine l'ultimo distretto è quello che comprende ne se oggi possediamo per il passato delle notizie i versanti nord del Gran Monte e la conca di Case­ precise sul patrimonio boschivo della zona dei ra Tacia. L'ambiente forestale è dominato dal fag­ Musi. Infatti Venezia, sempre attenta alla gestione gio che forma popolamenti puri o misti a latifoglie ambientale dei propri domini, preoccupata del ri­ mesofile, soprattutto frassino maggiore e acero di petersi di tali fenomeni, su proposta del luogote­ monte, e costituisce faggete a spiccato carattere nente Nicolò Cappello, proibì colle Ducali dell'Il montano, più fresche e fredde di quelle dell'alti­ luglio 1733 il taglio dei boschi, estendendo il di­ piano di Taipana. Sono per lo più cedui invec­ vieto a tutti i monti sopra , ed in partico­ chiati o in fase di conversione naturale a fustaia. lare ai Boschi di Musi. Questo vasto patrimonio incontra però difficoltà Tale atto è importante in quanto il Magistrato ad essere utilizzato sia per la stessa struttura fon­ dei Provveditori alla Legna e Boschi, non riuscen­ diaria, che vede la proprietà privata, spesse volte do ad avere una chiara idea dell'estensione del indivisa ' ed eccessivamente frazionata, interessare patrimonio silvo-pastorale di quei territori, inca­ oltre il 90% dell'intero patrimonio forestale, sia per ricò nell'ottobre dello stesso anno il perito Gio­ la mancanza di vitalità delle comunità locali, ormai vanni Battista Faventini di di redigere una drammaticamente segnate dalla spopolamento. Al­ accurata rilevazione cartografica. 132 cuni tentativi di costituire dei consorzi forestali A fine novembre il lavoro era terminato e oltre Musi, sopra le sorgenti del Torre. Fotografia tratta da "In Alto", anno II, n. 1, 1891. ad una dettagliata carta veniva allegata una inte­ fia , questo doveva essere tagliato in pezzi sotto­ ressante descrizione, dalla quale abbiamo tratto il misura, al fine di facilitare sia l'esbosco sulla stra­ brano iniziale, che ci permette di ricostruire l'a­ da, sia la fluitazione che avveniva lungo il corso 7 spetto della valle dei Musi agli inizi del '700 . Bo­ del Torre, fino a Tarcento. Ciò che non era bosco schi e pascoli erano utilizzati promiscuamente dal­ era utilizzato o come pascolo o, in poche privile­ le comunità di Tarcento, Lusevera, Villanova, Stel­ giate aree, come arativo, mentre spesso i terreni la , Ciseriis, Zomeais, Pradielis, Sammardenchia, sono indicati con aggettivi quali sterile, crodoso, Sedilis e Cuia, ma anche dalle popolazione resia­ sassoso, ertissimo per definirne la natura impervia ne che vi pascolavano i loro armenti e si riforni­ e povera che permetteva poco pascolo per capri­ vano di legname. ni ed ovini. Sono inoltre ricordati alcuni appezza­ Le essenze presenti erano il faggio , il fra ssino, menti di bosco banditi sia per la buona qualità il pino, il nocciolo ed altri legni dolci. Viene ri­ del faggio , sia per scopi di protezione in funzione cordato che il legname per la quasi totalità era da antifranosa, sia come riserva di legname per brucio e che spesso, data l'asprezza dell'orogra- eventuali periodi difficili quali quelli derivanti da 133 Fotografia tratta da "In Alto, cronaca bimestrale della Società Alpina Friulana ", n. 1, serie II, Udin e, gennaiojebbraio 1910.

eventuali carestie ed epidemie. cento, furono senza tema di smentita tra le più af­ Ma emerge in particolare la funzione del bosco fermate e apprezzate del mercato di Udine, ma è come fornitore di legname da brucio, utilizzato sia proprio nel corso del Settecento che la loro ope­ per fini domestici, sia produttivi: ad esempio, esso rosità subì una brusca interruzione. Due, essen­ fu alimento essenziale per le numerose fornaci zialmente, le cause: il divieto inferto dal Magistra­ presenti sia a Tarcento che nel resto della regione. to delle legna e dei boschi di tagliare e vendere la Alcune furono attive fin dall'età romana e tra que­ legna del bosco di Musi per uso fornace 9, in pri­ ste vanno annoverate anche quelle della famiglia mis; e la tassa, tansa, imposta nel 1740 da Vene­ Liruti un tempo site a Molinis 8. zia sugli utili di ogni attività, in secundis. Fin dal Sedicesimo secolo, la storia delle forna­ Si può facilmente comprendere come fosse ci, raccontata, seppur con alcune negligenze, dal­ stretta la connessione tra l'attività di forestazione l'archivio familiare dei Liruti, ribadisce ed avvalora e la sussistenza stessa di alcune attività preindu­ l'importanza che i boschi di Musi ebbero nell'eco­ striali e quindi, l'assoluta importanza rivestita, an­ nomia preindustriale dell'area tarcentina. Infatti, che per le fornaci dei giurisùicenti di Villafredda, sfruttate dalla famiglia Liruti, la quale risiedeva in dal nutrimento ligneo, che veniva fluitato attraver­ Villafredda fin dal Quattordicesimo secolo, le for- so il torrente Torre, "" .ora che si sono allontanati 134 naci di Molinis, almeno fino alla metà del Sette- i Boschi che erano una volta vicinissimi alla Fab- Fotografia tratta da "In Alto, cronaca bimestrale della So cietà Alpina Friulana ", n. 1, serie II, Udine, gennaiojebbraio 1910.

brica ... " lO. Infatti, le diverse crisi produttive, so­ cienti Di Villafredda con la presente 10 febbraio prattutto a partire dal Sedicesimo secolo, non van­ 1735 il tutto a stampa ... ". Si ricorda ancora che no certo ricondotte ad una carente domanda del " ... questa proibizione del taglio dei Boschi dal det­ prodotto manufatto, ma all'incontrovertibile e cro­ to Eccelentissimo Magistrato si è rinnovata que­ nica penuria di combustibile. st'anno 1739 ... ". In data 3 luglio 1734, come ricorda un docu­ Le conseguenze di tale interdizione furono per i mento pervenuto nell'archivio Liruti Il, venne ema­ Liruti alquanto gravi, e tali da indurre Natale Liruti nato il decreto con cui " .. fu proibita ogni vendita ad asserire di aver " ... totalmente abbandonato il di legni di Musi per uso delle Fornaci, e furono le pensiero di tal negozio, non avendo fatto lavorare Fornaci stesse sospese ... ". Si aggiunge, poi, che alcun materiale in quest'anno 1739, avendo li­ " ... la vera, e reale soppressione delle Fornaci me­ cenziati i suoi lavoranti, che si sono provveduti desime fu la proibizione totale, e intera dei Boschi altrove ... ". di Musi, fatta con la terminazione 1734 2 ottobre Del pari, interessante è marcare che, come si dall'Eccelentissimo Magistrato alla Legna, e Bo­ evince dal documento visionato, si fossero" .. fatte schi, comandata dal! 'Eccelentissimo Senato, e cotte di alcune Fornaci, con quei legni, che si ri­ confermata con susseguente Decreto 4 dicembre; trovano tagliati al tempo della prima proibizione Indi trasmessa da S. E. Luogotenente ai Giurisdi- 1734, ottenuta la permissione, a liberare dai Bolli 135 fatti eseguire sopra i medesimi dall'Eccelentissimo Magistrato sudetto. Bollatura con questi legni ha fatta fare Nadal Liruti l'ultima cotta il decembre 1737... ". " .. .Mai dopo ... " - prosegue sconsolato, Natale Liruti - " .. . ha Più pensato a far cotte ... " poiché "... restano (. .. ) proibiti i Boschi senza rimedio, e perciò inutili affatto le Fornaci ... ". Dunque secondo questo documento, Natale, pa­ dre del più celebre letterato ed erudito Gian Giu­ seppe Liruti, avrebbe interrotto l'uso delle fornaci, anche perché, accanto a tale veto, si aggiunsero la tassa imposta nel 1740 da Venezia " .. .sui negozi che producono l'utile ... "; e, conseguentemente, i problemi dei Liruti con il fisco della Repubblica. Infatti, i giurisdicenti di Villafredda, pur pagando per ogni cotta di fornace al Serenissimo Principe un ducato d'argento, si vedevano imporre un'altra gravezza sulle fornaci con l'imposizione della tan­ sa 12 . E fu così che sul finire del Settecento, accanto alla cronica difficoltà di reperire materiale combu­ stibile e agli abusi dei Frangipane, Signori di Ca­ stello, che rivendicavano sulle acque vorticose del Torre non ben definiti oneri feudali 13, i Liruti do­ vettero sopportare anche la concorrenza spietata dei manufatti prodotti dalle fornaci della Nuova Olanda del Conte Asquini, con prezzi inferiori del 5-10% sulle tariffe imposte dai Liruti. Una contra­ zione delle spese di produzione dovuta all'uso, quale combustibile alternativo, della torba che Fornace di Tarcento, disegno del Fondo Pontini, nel XXVII. venne rinvenuta dal Conte Fabio Asquini nei ter­ reni paludosi di Fagagna 14. PLANINE E CASERE Infine, e non senza una vena patetica, ricordia­ mo che delle fornaci amate anche dall'erudito Se il filo conduttore in qualche maniera è anco­ Gian Giuseppe Liruti rimane, quale ricordo di ra annodato tra il passato ed il presente della vita un'attività che, in varie forme di gestione, ha se­ e del lavoro in bosco, definitivamente rotto è guito la storia della famiglia, una poesia del 1851 quello dell'alpeggio. Ormai solo i toponimi e po­ dedicata da Giuseppe Liruti alle fornaci avite, inti­ chi segni ricordano una delle attività principali tolata Industris locals nel Friul . Scritta in friulano che facevano risuonare le valli delle voci dei pa­ così declama: Duttis fornàs al suparelpar materiai stori e delle grida degli animali. Mulinis, IBenché par lis chiacinisl Vei vanto Civi­ Anche in questo caso le Valli del Torre presen­ 136 dat ... " 15. tano elementi particolarmente significativi in quanto accanto al modello di monticazione tipico che più moderne. Ne fa fede la relazione fatta da della montagna carnica, era soprattutto diffuso Enrico Martina in occasione della Mostra bovina quello per villaggi estivi caratteristico di tutta l'a­ di Lusevera , tenutasi il 12 novembre 1910 a Ve­ rea delle Prealpi Giulie ed in particolare delle Val dronza e voluta dal Circolo Agricolo di Tarcento, di Resia e dell e Valli del atisone 16, che presenta­ dove si sostiene per il risorgimento delle popola­ va ia degli edifici temporanei con strutture solide zioni del monte la connessione tra l'alpicoltura e che edifici provvisori e di fortuna. il rimboschimento. Viene portato come esempio G.B . De Ga peri nella già citata relazione così proprio il comune di Lusevera che avrebbe potuto le de crive "Sono costruite in sassi nella parte in­ raddoppiare il patrimonio bovino posseduto se le feriore, il tetto è di frasche, il culmine di esso for­ proprietà pascolive sulle pendici dei monti e sugli mato da grossi tronchi di faggio, tagliati a metà altipiani fossero state razionalmente utilizzate e nel senso della lunghezza e scavati lungo l'asse in non invece abbandonate. modo da rassomigliare a grossi tegoli. La loro lun­ "La zona alta o detta altrimenti dei pascoli alpi­ ghezza passa di poco un metro; il diametro è di ni, è talmente trascurata che vi vegetano appena venti o trenta centimetri. In poche casere tutto il pochissime erbe, mentre è infestata da grande tetto è costruito da tati embrici in legno" 17. quantità di eriche, di scope, di catlune o di altri L'alpeggio in casere o in planine era molto pra­ suffrutici dannosi al complesso del foraggio. Il co­ ticato ed era distribuito, come proposto da A. De mune di Lusevera dovrebbe farsi iniziatore, nei Cillia 18, in tre grandi raggruppamenti strettamente fondi comunali, di un locale di alpeggio modello e correlati alla struttura orografica. Il primo, quello stabilire premi, a quei comuni, che dimostrano di più orientale comprendeva otto villaggi estivi col­ coltivare razionalmente i loro terreni" 19. locati lungo le pendici delle alture che costituisco­ Di tutto questo fervore d'iniziative ormai resta no Le Zuffine; quello centrale racchiudeva i quat­ solo il ricordo nella lunga serie di toponimi ripor­ tro nuclei insediativi temporanei del Gran Monte; tati dalle carte e dalle mappe e, se per alcuni vil­ ed infine dieci erano i villaggi che si dislocavano laggi e casere è ancora possibile vedere qualche nelle va lli delimitate dall'alto corso del Torre. edificio non ancora caduto in rovina, per altri bi­ Ancora De Gasperi nella sua opera dedicata alle sogna solo affidarsi alla memoria ed alle testimo­ casere del , censisce nel 191 4 nell'alta valle nianze del passato. Ma forse un giorno a Casera del Torre i seguenti gruppi di casere: Tasaoron, a Tapotàmor sarà ancora possibile ricevere, come in nord del Gran Monte, comprendente anche gli passato, dopo una salita alla cima dei Musi, una stavoli Cripizza; Tasaoròn , omonimo del prece­ "cordiale ospitalità da una giovane ed avvenente dente, ma collocato più ad ovest alle pendici nord montanina" 20 . del monte Laschiplas, unitamente agli stavoli Ta­ cis; Lìpgnac, ubicato sullo sperone nord-ovest del Gran Monte e comprendente anche gli stavoli di NOTE Chiasàliza; Cuntia con gli stavoli Pian di Mea; Cecchìn, nella valle tra il monte Starmaz e la Pun­ I G. BlASUTTl, Cartografia friulana. Appunti, in "In Alto", XII ta Lau sciovizza ed infine Dietro Lauzoviza, a nord (1901), n. l , pp. 4-5 della cresta del Gran Monte. 2 Sui problemi della montagna friulan a ed in particolare sullo spo­ L'importanza della monticazione è testimoniata polamento si sono rivolte le attenzioni di molti studiosi e molti so­ no stati anche gli interventi di politiche tese al rilando dell'area. anche dagli sforzi che le Società agrarie di inizio Per una sintesi della situazione e per una valutazione degli inter­ secolo facevano per migliorare le razze bovine e venti si veda C. BARAZZlJrTI, Irresistibilmente attratti dalla pianura, per diffondere la pratica dell'alpeggio con tecni- Udine, IRES, 1994. 137 3 Il patrimonio bovino e l'aziende allevatrici sono ormai quasi del dei ripari per il trasporto del legname, allargando queste opere fi­ tutto scomparse, basti pensare che nei primi anni del '900 nei co­ no ad occupare tutto l'alveo del fiume ed esigendo il pagamento muni di Platischis e Lusevera erano stati censiti oltre 3100 capi bo­ del pedaggio. Tale atteggiamento portò i Liruti, nel 1765, a denun­ vini, mentre all'ultimo censimento del 1990 nei comuni di Taipana ciare a Venezia l'abuso subito. Cfr. L. CARGNEWm, Note sulla fami­ e Lusevera risultavano attive rispettivamente 7 aziende con 88 bo­ glia Liruti, in "Memorie storiche forogiuliesi ", LXV (1985), pp. 129- vini e 3 aziende con 17 capi bovini. Va ricordato che nel comune 141; P. PELLARI I, Calcberis e privilegios, in "Pignarul", XXIX (1985), di Taipana operavano anche 3 aziende che allevavano complessi­ pp. 39-40; JUS A. SPANGARO , Mulini a Tarcento, in "Pignarul", XXIX vamente 134 ovini e 34 caprini. (1985), pp. 27-31. • Secondo le analisi e gli studi della Comunità Montana delle Valli l. L'Asquini si rese protagonista di un 'intensa attività di sperimen­ del Torre, basati sulla Carta Tecnica Regionale (1982) la superficie tazione e di ricerca finalizzata all'emancipazione, in senso indu­ forestale per l'intera Comunità (8 comuni) è di 19.635 ha, mentre striale, dalle tradizionali tecniche artigianali che governavano l'atti­ al 1962 risultava pari a 11.885 ha. Nei comuni più propriamente vità delle fornaci. Cfr. F. AsQUlNI, Discorso sopra la scoperta e gli montani di Lusevera e Taipana le superfici forestali sono state va­ usi della torba in mancanza de' boschi e del legname detto nella lutate rispettivamente in 4.608 ha e 4.917 ha, valori più che rad­ Società di Agricoltura Pratica di Udine nel dì 3 febbraio 1770, doppiati rispetto al 1962. Udine, Fili Gallici , 1770. Sul personaggio si veda anche: L. MORASSI, Un imprenditore del '700, in Fagagna. uomini e terra, 5 Cfr. COM UNITÀ MONTANA VALLI DEL TORRE, Piano poliennale di stJi­ luppo. Sintesi indagini preliminari, Tarcento, Comunità Montana, Udine, s.e., 1985, pp. 271-280. 1982, pp. 69-101. Preziose osservazioni sono state inoltre fornite 15 G. LIRU1l, Industris locals nel Friul, in "Pagine friulane ", XI (1899), dai dott.ri forestali Gian Franco Dreossi e G. Chiporis. Per una de­ n. 12, p. 199. Il testo può essere così tradotto: "PermaterialiMulinis scrizione puntuale dell'area di Taipana cfr. F SALBITANO, Vegetazio­ supera tutte le fornaci, mentre per le calcine ha più vanto CitJidalfl'. ne forestale ed insediamento del bosco in campi abbandonati in 16 Cfr. M. PASCOLlN! , L'alpeggio nelle Valli del Natisone: la perdita di un settore delle Prealpi Giulie (Taipana-Udine), in "Gortania - Atti un originale modello di sfruttamento delle risorse, in V. ORIOLES del Museo Friulano di Storia Natur.ale", IX (1987), pp. 88-144. (cur.), Studi in memeoria di Giorgio Valussi , Alessandria, Dall 'Or­ 6 Va ricordata quella del 1724 che raggiunse anche Udine, distrug­ so, 1992, pp. 45-62. gendo i ponti in prossimità delle porte di San Lazzaro, Villalta, Po­ 17 G. B. DE GASPERI, Nelle Prealpi del Torre, in " In Alto", (1910), n. scoUe e diroccando le mura civiche dietro la chiesa di San Gior­ 1, p. 11 . gio, come viene ricordato dalle cronache del tempo. 18 Cfr. A. DE CILLIA, Sentieri e strade nell'alta Valle del Torre, in 7 Una puntuale descrizione della carta, che si trova all'Archivio di Sta­ CENTRO FRIUlANO DI STUDI "IpPOLlTO NIEVO", Lusevera e l'Alta Val to di Venezia, è data da G. BIASUI11, Cartografzafriulana. Appunti, in Torre, Udine, GEAP, 1986, pp. 5-18 " In Alto", XI (1900), n. 5, pp. 61-64; .XI1 (1901), n. 1, pp. 2-5, dove è 19 E. MARTI NA, Alpicoltura e rimboschimento nella valla alta del riportata pure la trascrizione integrale della relazione allegata. Torre, in " In Alto", XXlI (1911), n. 2, p. 42-43. 8 Cfr. Autografo inedito di G. G. LIRU1l, Dell'uso delle fornaci di 20 G.B. DE GASPERI , Sui Musi, in " In Alto", XX (1909), n. 5-6, p. 64. calcina e pietre cotte, in BCU, fondo Joppi, ms 305, pp. 1-10; A. TAGLIAFERRI , Coloni e legionari romani nel Friuli celtico. Una ricer­ ca arcbeologica per la storia, vol.lI, Documenti, Pordenone, BmIlOGRAFIA ESSENZIALE GEAP, 1986, p. 48; M. BUORA - T. RlBEZZI , Fornaci e fornaciai in Friuli, Udine, Grafiche Fulvio, 1987, p. 28. F AsQUlN!, Discorso sopra la scoperta e gli usi della torba in man­ canza de ' boschi e del legname detto nella Società di Agricoltura 9 Il provvedimento che impedisce il taglio dei boschi di Musi, co­ me si è visto, è legato principalmente alla necessità di limitare le Pratica di Udine nel dì 3 febbraio 1770, Udine, Fili Gallici, 1770. rovinose piene del Torre. C. BARAZ ZUTTI , Irresistibilmente attratti dalla pianura, Udi­ ne, !RES , 1994. IO Autografo inedito di G. G. LIRU1l, op. cit. , p. 8. F BIANCO, L'agricoltura in età moderna. Tra rendita padronale e 11 ASU, AL, Pubbliche e private scritture, appunti riguardantila for­ sussitenza contadina, in I Savorgnan e la Patria del Friuli dal nace, in Fornace di Molinis e apparteneti, b. 5.1V. , cc.n.n., (1739). XIII al XVIII secolo, Udine, Provincia di Udine. Assessorato alla 12 ASU, AL, Pubbliche e private scritture, appunti riguardanti la for­ cultura, 1984, pp. 281-294. nace, in Fornace di Molinis e apparteneti, b. 5.1V., cc.n.n., 1760. G. BlAslJI11, Cartografia friulana . Appunti, in " In Alto", XI (1900), 1.1 Se era difficile procurarsi il legname per il funzionamento delle n. 5, pp. 61-64;.XII (1901), n.1, pp. 2-5 fornaci, altrettanto dispendioso era il farlo transitare sul torrente M. BUORA - T. RIBEZZI , Fornaci e fornaciai in Friuli, Udine, Grafi­ Torre dove i tronchi marchiati venivano fatti fluitare dai boschi di che Fulvio, 1987. Musi fino a Molinis. I Frangipane avevano ricevuto l'investitura di L. CARGNELlJI11, Note sulla famiglia Liruti, in "Memorie storiche fo­ 138 parte dell'acqua del torrente e vi avevano costruito delle roste e rogiuliesi", LXV (1985), pp. 129-141. 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