Un Campione Del Ciclismo Meridionale: Giuseppe Mauso Pasquale Pezzullo

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Un Campione Del Ciclismo Meridionale: Giuseppe Mauso Pasquale Pezzullo UN CAMPIONE DEL CICLISMO MERIDIONALE: GIUSEPPE MAUSO PASQUALE PEZZULLO Cinquanta anni fa, un ciclista frattese partecipò al Giro d’Italia: era Giuseppe Mauso, nato a Frattamaggiore il 15 agosto 1933. Mauso iniziò la carriera di ciclista per una circostanza curiosa. Suo padre Marco, gli aveva affidato il faticoso incarico di trasportare da una zona all’altra di Frattamaggiore quantitativi giornalieri di vino, e poiché il dolce nettare doveva essere recapitato a destinazione con puntualità il povero Giuseppe, all’epoca quindicenne, con un “venticinque” (era la botte che conteneva il vino ed era così chiamato perché aveva la capacità di 25 litri) adagiato su un portabagagli di una sgangherata bicicletta doveva sobbarcarsi ogni giorno ad indicibili sfacchinate. Dagli oggi e dagli domani, il Mauso si rese conto un giorno di possedere buone qualità di corridore ed espresse il desiderio al padre di volersi dedicare allo sport del pedale. Giuseppe Mauso si impone vincendo di forza la Coppa Lepori Naturalmente al padre non garbò l’aspirazione del figlio, perché in tal caso avrebbe dovuto lui sobbarcarsi il faticoso trasporto del vino. Ma Peppino non si scoraggiò ed anche contro la volontà del padre cominciò a correre, non senza trascurare l’ingrato mestiere che in fondo lo teneva sempre in allenamento. Così iniziò la carriera ciclistica di questo uomo che per otto anni rappresentò la bandiera del ciclismo meridionale prima da dilettante e poi da professionista. Esordì negli allievi conseguendo numerose affermazioni. Passato dilettante, ben presto si pose in luce in questa categoria, soprattutto per le sue ottime doti di scalatore. Vinse ottantuno gare, per la maggior parte per distacco. Le sue più importanti vittorie furono la Coppa Lepori di Casoria, l’eliminatoria del G. P. Pirelli di Salerno, la VI Coppa S. Antonio di Frattamaggiore, la Coppa Fiamma a Salerno (5 luglio 1953). Fu per due anni consecutivi campione campano dei dilettanti (1952-1953) e il 6 aprile del 1952 vinse il Premio della Settimana, consistente in 50 Sportini Borghetti, offerti dalle distillerie Borghetti, quale incoraggiamento al giovane dilettante frattese che nella Coppa Varese a Salerno tenne bravamente testa al campione del mondo Ghidini (Mauso arrivò secondo)1. Le sue vittorie e gli ottimi piazzamenti ottenuti in gare fuori della nostra regione (secondo posto nell’indicativa per i mondiali ad Imola), condussero il Commissario tecnico della nazionale ciclisti Proietti a convocarlo nella formazione della squadra dei dilettanti azzurri per la prova su strada ai Mondiali di ciclismo di 1 Corriere dello Sport, 7 aprile 1952. Copenaghen in Danimarca. Della squadra facevano parte otto atleti, sei titolari e due riserve: Rino Bagnara, Dino Bruni (vincitore della II Coppa Pezzullo, la Frattamaggiore - Eboli del 3 maggio 1953), Arnaldo Pambianco (successivamente vincitore di un Giro d’ltalia), Umberto Peruch, Benito Romagnoli, Diego Ronghini, Fiorenzo Tommasin. Al ciclista campano fu assegnato il ruolo di prima riserva, mentre quello di seconda fu dato a Peruch. Il commissario tecnico giustificò la scelta affermando che il percorso non si adattava a Mauso. Giuseppe Mauso, con il magnifico secondo posto di Imola, tenne alta la bandiera del ciclismo meridionale Fu una clamorosa ingiustizia ai danni della Campania e del Sud. Indignazione vi fu in Frattamaggiore città natale dell’atleta, dove si verificò un vero movimento popolare. Nella piazza principale, il pomeriggio di mercoledì 22 agosto 1956, si radunarono circa settemila persone. Si parlò, addirittura di sciopero generale di un’ora da attuarsi per protesta. L’idea fu poi accantonata per l’equilibrio dei più moderati. Le otto società sportive frattesi (Velo Club Frattese, Libertas Frattese, Audax, U.S. S. Antonio, U.S. Montevergine, U.S. S. Rocco, G. S. Bar Rossi), decisero all’unanimità di ritrarsi dall’attività agonistica e di non indire più gare ciclistiche2. In tutti i centri della Campania vi fu indignazione per l’autentico sopruso commesso ai danni del ciclismo meridionale. La Lepori di Casoria, la squadra che amorevolmente aveva curato Peppino Mauso, suo corridore a prezzo d’inenarrabili sacrifici, ritirò la squadra dall’attività ciclistica3. Vi fu inoltre un comunicato agli sportivi, pubblicato sul Roma di giovedì 23 agosto 1956, firmato dai rappresentanti delle società campane affiliate all’Unione Velociclisti Italiano, in cui si denunziava a tutti gli sportivi italiani l’ingiustizia palese perpetrata a danno di Mauso, all’epoca migliore esponente del ciclismo meridionale che, attraverso il proprio alfiere, vedeva una sicura via di rinascita. 2 Roma, 23 agosto 1956. 3 Il Mattino, 22 agosto 1956. Giuseppe Mauso campione campano dei dilettanti (1952) Mauso passò professionista nel 1957 partecipando a due Giri d’Italia, gareggiando per la squadra Gripo Botecchia, suo capitano era Boni. A quei giri presero parte diversi campioni internazionali tra i quali Luison Bobet (vincitore di diversi Tour de France), Charles Gaul (uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi, vincitore di Giro e Tour), Gastone Nencini (l’asso italiano vincitore di Giro e Tour), Ercole Baldini (campione del mondo e vincitore di un Giro), Michel Poblet (il più grande velocista dell’epoca). Da professionista Mauso vinse nel 1957, una tappa al giro di Sicilia. A 28 anni smise di correre. Giuseppe Mauso, maglia azzurra per i mondiali di ciclismo di Copenaghen (Danimarca) agosto 1953, festeggiato dai tifosi sulla Casa Comunale di Frattamaggiore e dal Sindaco dell’epoca Carmine Capasso Per molti anni fu l’unico ciclista campano che aveva corso tra i professionisti: dovremo attendere gli anni Ottanta del Novecento per vedere un altro campano, il maddalonese Marzaioli, gareggiare in un giro d’Italia. Nei tempi recenti solo due napoletani hanno corso tra i professionisti, Figueras e Salvatore Commesso. Negli anni Cinquanta del secolo scorso in Frattamaggiore e nei paesi del circondario si svolgevano un gran numero di gare ciclistiche e quando i corridori transitavano per le nostre strade, essi si aprivano il varco fra muraglie umane. A Caivano si disputava la famosa Coppa di Caivano, organizzata da un pioniere del ciclismo delle nostre zone, l’avv. Faraone, alla quale partecipava il fior fiore dei corridori campani ed extra regionali, valevole una volta per il campionato Italiano. Nel 1930 proprio in questa gara Binda perse la maglia di campione Italiano ad opera di Learco Guerra. A pochi giorni di distanza a Frattamaggiore il glorioso Velo Club, fondato nel 1920 da Pasquale Crispino successivamente divenuto podestà della nostra città (1927-1938), organizzava la Coppa Frattese denominata pure Coppa della Rivincita, in quanto i corridori sconfitti nella classica di Caivano si potevano rifare in quella di Fratta. Questo sodalizio fino al 1953 ne organizzò ben XVI edizioni. Lo stesso comune di Frattamaggiore, con il patrocinio del giornale “Il Mattino”, organizzava la coppa Santacroce alla quale prendevano parte i migliori elementi campani ed extra regionali del ciclismo dilettantistico. Nella stessa città in via Roma vi era il Gruppo Sportivo S. Antonio, che organizzava la coppa S. Antonio, valevole come seconda prova del campionato campano dilettanti, e la già citata Coppa Pezzullo. A Casandrino si organizzava la Coppa Arcangelo Caiazzo. A Grumo Nevano l’Unione Sportiva “Costante Girardengo” organizzava la Coppa Grumese, giunta fino alla XXV edizione. A Marcianise si organizzava La Coppa Zinzi giunta fino alla XV edizione, a cui partecipavano i migliori dilettanti italiani. In una edizione di questa Coppa, la XIII, Mauso giunse terzo: primo fu Nello Fabbri che si prese la rivincita sul campione del mondo Riccardo Filippi. Il ciclismo come sport nelle nostre zone é quasi scomparso e non si organizzano più gare come un tempo. Sarebbe bello che gli amanti di questo sport risvegliassero nei giovani l’amore per il ciclismo e che questi imitassero i locali campioni del passato, quali Mauso e Luigi Del Prete di Frattamaggiore, Biagio Giordano di Cardito, Pasquale Lodi di Grumo Nevano. .
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