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Giacomo P uccini Fondazione

SOCI FONDATORI Francesco Giambrone Sovrintendente

CONSIGLIO DI INDIRIZZO Leoluca Orlando (sindaco di ) Presidente Leonardo Di Franco Vicepresidente Daniele Ficola Francesco Giambrone Sovrintendente Enrico Maccarone Anna Sica

COLLEGIO DEI REVISORI Maurizio Graffeo Presidente Marco Piepoli Gianpiero Tulelli TURNI TOSCA

Melodramma in tre atti dal dramma di

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica Musica di

Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900

Allestimento del Teatro Massimo realizzato dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Data Turno Ora

Venerdì 31 marzo Prime 20.30 Domenica 2 aprile D 17.30 INDICE

1 ARGOMENTO 11 SYNOPSIS 15 ARGUMENT 19 HANDLUNG 23

2 ELEONORA DI CINTIO INTRODUZIONE ALL’ 29

MICHELE GIRARDI … «COME LA TOSCA IN TEATRO»: UNA PRIMA DONNA NEL MITO E NELL’ATTUALITÀ 37

3 IL LIBRETTO 67 ATTO PRIMO 68 ATTO SECONDO 82 ATTO TERZO 97

4 TOSCA AL TEATRO MASSIMO 107

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 133

NOTE BIOGRAFICHE 135

1

ARGOMENTO 11 SYNOPSIS 15 ARGUMENT 19 HANDLUNG 23 ARGOMENTO

ATTO I Cesare Angelotti, un prigioniero politico evaso, si rifugia nella chiesa di Sant’Andrea della Valle e si nasconde nella Cappella Attavanti. Subito dopo giunge un vecchio sagrestano, che prega al suono dell’Angelus. Giunge anche il pittore Mario Cavaradossi, per riprendere a lavorare al suo ritratto di Maria Maddalena, per il quale si è ispirato alla Marchesa Attavanti (la sorella di Angelotti), che ha ritratto di nascosto, mentre era inginocchiata a pregare. Cavaradossi confronta la bellezza bionda della donna con una miniatura della sua amante, la bruna cantante Floria Tosca (“Recondita armonia”). Il sagrestano, scandalizzato, si allontana. Angelotti esce dal suo nascondiglio e riconosce in Mario un amico e compagno nella lotta per la libertà; Cavaradossi lo soccorre con del cibo, poi lo fa nascondere nuovamente nella cappella, sentendo arrivare Tosca. Sempre gelosa, la donna lo interroga, poi prega la Madonna, infine gli ricorda il loro appuntamento di quella sera alla sua villa (“Non la sospiri la nostra casetta”). Improvvisamente riconosce la Marchesa Attavanti nel dipinto e nascono nuovi sospetti, ma Mario la rassicura. Dopo la sua partenza, Cavaradossi richiama Angelotti dalla cappella; un cannone segnala che la polizia ha scoperto la sua fuga, e i due fuggono verso la villa di Mario. Nel frattempo il sacrestano torna con i ragazzi che canteranno quel giorno nel Te 1 / ARGOMENTO TOSCA

Deum per la sconfitta di Napoleone. La loro eccitazione ammutolisce sconfitta, accetta la proposta di Scarpia. Il barone allora finge di all’ingresso del barone Scarpia, il capo della polizia segreta, che dare a Spoletta ordine per una finta fucilazione, per permettere cerca Angelotti. Quando Tosca torna per parlare con il suo amante, poi a Cavaradossi di fuggire; Spoletta esce per eseguire gli ordini. Scarpia le mostra un ventaglio con lo stemma degli Attavanti, che ha Ma non appena Scarpia firma un salva condotto per i due amanti, trovato nella cappella. Pensando che Mario l’abbia tradita, Tosca, in Tosca lo uccide con un coltello che ha preso dal tavolo da pranzo. lacrime, giura vendetta e abbandona la chiesa, che intanto si riempie Strappandogli il foglio dalla mano, Tosca si allontana; ma prima di fedeli. Scarpia ordina ai suoi uomini di seguire Tosca, ansioso di cristianamente gli dispone intorno un crocifisso e delle candele. averla in proprio potere (“Tre sbirri… una carrozza…”). ATTO III ATTO II Mentre le campane annunciano l’alba, un pastorello canta uno A palazzo Farnese, Scarpia già pregusta il piacere sadico di piegare stornello popolare. Mario, prigioniero a Castel Sant’Angelo, attende Tosca al proprio volere. Spoletta, uno dei suoi uomini, arriva: non ha l’esecuzione; in cambio di un anello, ottiene dal carceriere di poter trovato Angelotti, ma per placare la furia del barone ha portato con sé scrivere una lettera di addio a Tosca. Mentre scrive, i ricordi del loro Mario, che sarà interrogato mentre dalla finestra sale la voce di Tosca, amore lo sopraffanno, e si abbandona alla disperazione (“E lucevan le che sta cantando per la regina nei saloni del palazzo. La donna entra stelle”). Improvvisamente giunge Tosca, e gli narra quanto accaduto. proprio mentre il suo amante viene condotto in una stanza adiacente Mario accarezza le mani che per amor suo hanno commesso un per essere torturato. Snervata dalle insistenti domande di Scarpia e omicidio, e insieme sognano un futuro sereno. Sentendo giungere il dai gemiti soffocati di Mario che giungono dalla porta chiusa, Tosca plotone di esecuzione, l’attrice mostra a Mario come fingere la morte finisce per rivelare il nascondiglio di Angelotti. Mario viene staccato in modo convincente. I soldati fanno fuoco, poi vanno via. Tosca dagli apparecchi di tortura; ma quando realizza il tradimento di Tosca, chiama Mario, invitandolo a rialzarsi, poi si rende conto di essere si rivolta contro la donna. Sciarrone entra di corsa, annunciando stata ingannata da Scarpia: le pallottole erano vere. Spoletta entra di che la presunta sconfitta di Napoleone a Marengo è stata invece corsa, seguito dai soldati, accusando Tosca della morte di Scarpia; una vittoria. Mario, esultante, grida il suo sostegno alla causa della la donna salta dagli spalti del castello, la resa dei conti con Scarpia libertà; Scarpia, furibondo, ordina che sia condotto in prigione, poi avverrà di fronte a Dio. riprende la sua cena. Rimasto solo con Tosca, le propone la vita di Cavaradossi se cederà al suo piacere. Tentando di sfuggire alle sue grinfie, Tosca invoca Dio, al quale ricorda che tutta la sua vita è stata dedicata all’arte e all’amore (“Vissi d’arte”). Scarpia insiste; Spoletta, tornato dalla villa di Mario, annuncia che Angelotti si è ucciso. Tosca,

12 13 SYNOPSIS

ACT I Cesare Angelotti, an escaped political prisoner, rushes into the church of Sant’Andrea della Valle to hide in the chapel of the family Attavanti. As he disappears, an old Sacristan shuffles in, praying at the sound of the Angelus. Mario Cavaradossi enters to work on his portrait of Mary Magdalene – inspired by the Marchesa Attavanti (Angelotti’s sister), whom he has seen but does not know. Looking at a picture of the singer Floria Tosca, he compares her raven beauty with that of the blonde Magdalene (“Recondita armonia”). The Sacristan grumbles disapproval and leaves. Angelotti ventures out and is recognized by his friend and fellow liberal Mario, who gives him food and hurries him back into the chapel as Tosca is heard calling outside. Suspicious as usual, Tosca jealously questions him, then prays, and reminds him of their rendezvous that evening at his villa (“Non la sospiri la nostra casetta”). Suddenly recognizing the Marchesa Attavanti in the painting, she explodes with renewed suspicions, but he reassures her. After she leaves, Mario summons Angelotti from the chapel; a cannon signals that the police has discovered the escape, so the two flee to Mario’s villa. Meanwhile, the Sacristan returns with choirboys who are to sing a Te Deum that day. Their excitement is silenced by the entrance of Baron Scarpia, chief of the secret police, 1 / SYNOPSIS TOSCA

in search of Angelotti. When Tosca comes back to her lover, Scarpia him. After wrenching the document from his stiffening fingers, and shows her a fan with the Attavanti crest, which he has just found. placing candles at his head and a crucifix on his chest, she slips Thinking that Mario betrayed her, Tosca tearfully vows vengeance from the room. and leaves as the church fills with worshipers. After sending his men to follow her on the way to Angelotti, Scarpia schemes to get the ACT III diva in his power (“Tre sbirri… una carrozza…”). The voice of a shepherd boy is heard as church bells toll the dawn. Mario awaits execution at the Castel Sant’Angelo; he bribes the jailer ACT II to convey a farewell note to Tosca. As he writes, he is overwhelmed In the Farnese Palace, Scarpia anticipates the sadistic pleasure of by memories of love, and gives way to despair (“”). bending Tosca to his will. The spy Spoletta arrives, but he has not Suddenly Tosca runs in, filled with the story of her recent adventures. found Angelotti; in order to placate the baron he takes Mario into Mario caresses the hands that committed murder for his sake, the room, they interrogate him while Tosca is singing a cantata at a and the two hail their future. As the firing squad appears, the diva royal gala downstairs. She enters just as her lover is being taken to coaches Mario on how to fake his death convincingly; the soldiers an adjoining room: his arrogant silence shall be broken under torture. fire and depart. Tosca urges Mario to hurry, but when he failsto Unnerved by Scarpia’s questioning and the sound of Mario’s move, she discovers that Scarpia’s treachery has transcended the screams, Tosca reveals Angelotti’s hiding place. Mario is carried grave: the bullets were real. When Spoletta rushes in to arrest Tosca in; realizing what has happened, he turns on Tosca, but the officer for Scarpia’s murder, she cries to Scarpia to meet her before God, Sciarrone rushes in to announce that Napoleon has won the Battle then leaps to her death. of Marengo, a defeat for Scarpia’s side. Mario shouts his defiance of tyranny and is dragged to prison. Scarpia, resuming his supper, suggests that Tosca yield herself to him in exchange for her lover’s life. Fighting off his embraces, she protests her fate to God, having dedicated her life to art and love (“Vissi d’arte”). Scarpia again insists, but Spoletta interrupts: faced with capture, Angelotti has killed himself. Tosca, forced to give in or lose her lover, agrees to Scarpia’s proposition. The baron pretends to order a fake execution for the prisoner, after which he is to be freed; Spoletta leaves. No sooner has Scarpia written a safe-conduct for the lovers than Tosca snatches a knife from the table and kills

16 17 ARGUMENT

ACTE I Cesare Angelotti, un prisonnier politique évadé, se précipite dans l’église de Sant’Andrea della Valle pour se cacher dans la chapelle de la famille Attavanti. Lorsqu’il disparaît, un vieux sacristain arrive, pour prier au son de l’Angelus. Mario Cavaradossi entre aussi, pour travailler à son portrait de Marie-Madeleine – inspiré par la Marchesa Attavanti (soeur d’Angelotti), qu’il a vue prier dans l’église. En regardant une miniature de la chanteuse Floria Tosca, il compare sa beauté brune avec celle de la blonde Madeleine (“Recondita armonia”). Le sacristain grogne, désapprobant, puis s’en va. Angelotti s’aventure hors de son repaire et est reconnu par son ami et camarade libéral Mario, qui lui donne de la nourriture, puis l’incite à se cacher à nouveau dans la chapelle, comme il entend Tosca à l’extérieur. Supçonneuse comme d’habitude, Tosca le questionne jalousement, puis prie, et lui rappelle leur rendez-vous ce soir-là à sa villa (“Non la sospiri la nostra casetta”). Soudain reconnaissant la Marchesa Attavanti dans la peinture, elle explose avec des soupçons renouvelés, mais Cavaradossi la rassure. Après son départ, Mario fait sortir Angelotti de la chapelle; un canon signale que la police a découvert l’évasion, les deux hommes fuient à la villa de Mario. Pendant ce temps, le sacristain revient avec le chœur d’enfants qui doit chanter le Te Deum ce jour-là. Leur enthousiasme est réduit au silence par l’entrée du baron Scarpia, 1 / ARGUMENT TOSCA

chef de la police secrète, à la recherche d’Angelotti. Quand Tosca arraché le document de ses doigts raidissants, et placé des bougies à revient chercher son amant, Scarpia lui montre un éventail avec les sa tête et un crucifix sur sa poitrine, elle laisse la pièce. armes des Attavanti, qu’il vient de trouver. Convaincue que Mario l’a trahie, Tosca jure la vengeance et part, tandis que l’église se remplit de ACTE III fidèles. Après avoir envoyé ses hommes pour la suivre, Scarpia rêve On entend la voix d’un berger, les cloches de l’église sonnent l’aurore. d’avoir la diva en son pouvoir (“Tre sbirri… una carrozza…”). Mario attend l’exécution au Castel Sant’Angelo; il soudoie le geôlier pour transmettre une note d’adieu à Tosca. Comme il écrit, il est ACTE II accablé par des souvenirs d’amour, et cède au désespoir (“E lucevan Dans le palais Farnèse, Scarpia anticipe le plaisir sadique de plier Tosca le stelle”). à sa volonté. L’espion Spoletta arrive, mais il n’a pas trouvé Angelotti; Soudain Tosca arrive, lui narre ses récentes aventures. Mario caresse afin d’apaiser le baron, il a emmène Mario avec lui, on l’interroge alors les mains qui ont commis un meurtre pour lui et les deux rêvent d’un que Tosca chante une cantate au gala royal en bas. Elle entre comme nouvel avenir. Alors que le peloton de tir apparaît, la diva explique à son amant est emmené dans une pièce voisine: son silence arrogant Mario comment fausser sa mort de façon convaincante; les soldats sera brisé sous la torture. tirent et partent. Tosca exhorte Mario à se lever, mais quand il ne Inquiete pour l’interrogatoire de Scarpia et pour les cris de Mario, Tosca repond pas, elle découvre la trahison de Scarpia: les balles étaient révèle la cachette d’Angelotti. Cavaradossi est relâché: réalisant que réelles. Quand Spoletta se précipite pour arrêter Tosca pour le meurtre Tosca a trahi son secret, il la maudit. L’officier Sciarrone se précipite de Scarpia, elle jure à Scarpia qu’ils se rencontreront devant Dieu, puis pour annoncer que Napoléon a remporté la bataille de Marengo, une elle saute dans le Tibre. défaite pour le côté de Scarpia. Mario crie son mépris de la tyrannie et est traîné en prison. Scarpia, reprenant son souper, suggère que Tosca se rendit à lui en échange de la vie de son amant. Luttant contre ses étreintes, elle crie à Dieu, ayant consacré sa vie à l’art et à l’amour (“Vissi d’arte”). Scarpia insiste à nouveau, mais Spoletta l’interrompt: face à la capture, Angelotti s’est tué. Tosca, forcée de céder ou de perdre son amant, accepte la proposition de Scarpia. Le baron fait semblant d’ordonner une fausse exécution pour le prisonnier, après quoi il sera libéré; Spoletta reçoit l’ordre et part. A peine Scarpia at-il écrit un sauf-conduit pour les amants, que Tosca prend un couteau de la table et le tue. Après avoir

20 21 HANDLUNG

1. Akt Cesare Angelotti, Konsul der aufgelösten römischen Republik, ist die Flucht aus dem Staatsgefängnis, der Engelsburg, geglückt. Er rennt in die Kirche der Sant’Andrea della Valle, um sich in der Familienkapelle der Attavanti zu verstecken. Während er verschwindet, kommt der Mesner in die Kirche und betet zum Angelusläuten (Mittagsläuten). Der Maler Mario Cavaradossi erscheint, um an seinem Portrait der Maria Magdalena weiterzuarbeiten – inspiriert durch die Gräfin Attavanti (Angelottis Schwester), die er zwar gesehen hat, aber nicht kennt. Er holt eine Miniatur der Sängerin Floria Tosca heraus und vergleicht ihre Schönheit mit der der blonden Magdalena (“Recondita armonia”). Der Mesner ist entrüstet über das Gemälde und verlässt die Kirche. Als Cavaradossi allein ist, gibt sich Angelotti zu erkennen. Cavaradossi, ein heimlicher Sympathisant der Republikaner, gibt ihm Essen und schickt ihn zurück in die Kapelle, als Tosca vor der verschlossenen Tür zu hören ist. Immer misstrauisch und eifersüchtig, verhört sie Cavaradossi, predigt und erinnert ihn an ihr abendliches Rendezvous in seiner Villa (“Non la sospiri la nostra casetta”). Plötzlich erkennt sie in den Zügen der Maria Magdalena das Gesicht der Gräfin Attavanti. Erneut wird sie misstrauisch und nur mit Mühe kann Cavaradossi sie beruhigen und aus der Kirche drängen. Als sie gegangen ist, ruft Cavaradossi Angelotti aus der Kapelle und sie fliehen zu seiner Villa, 1 / HANDLUNG TOSCA

kurz bevor die Polizei in der Kirche erscheint. In der Zwischenzeit Scarpia besteht auf die Umarmung, aber sie werden von Spoletta erscheint der Mesner mit Chorknaben in der Kirche, die an diesem unterbrochen: Mit Festnahme konfrontierend, hat sich Angelotti Tag das Te Deum singen sollen. Ihre Aufregung erlischt, als der Baron umgebracht. Tosca, gezwungen, ihren Geliebten aufzugeben oder ihn Scarpia, Leiter der Geheimpolizei, erscheint. Tosca kehrt zurück in die zu verlieren, stimmt dem Vorschlag von Scarpia zu. Der Baron täuscht Kirche. Scarpia stachelt ihre Eifersucht durch einen gefundenen Fächer vor eine gespielte Exekution für den Gefangenen zu geben, nach mit dem Wappen der Attavanti an. Sie beschließt, Cavaradossi mit der dieser soll er befreit werden; Spoletta geht. Kaum hat Scarpia einen vermeintlichen Nebenbuhlerin in der Villa zu überraschen. Scarpias Schutzbrief für den Geliebten geschrieben, schnappt sich Tosca ein Schergen folgen ihr und planen die Diva in ihre Gewalt zu bringen (“Tre Messer vom Tisch und tötet ihn. Sie entreißt das Dokument von seinen sbirri… una carrozza…”). sich versteifenden Fingern, platziert Kerzen an seinen Kopf, legt ein Kruzifix auf seine Brust und verschwindet aus dem Zimmer. 2. Akt Im Farnese Palast erfreut sich Scarpia an den sadistische Gedanken 3. Akt Tosca zu seinem Willen zu biegen. Der Spion Spoletta erscheint, ohne Die Stimme eines Hirtenjungen wird gehört, als Kirchenglocken Angelotti gefunden zu haben; um den Baron zu beschwichtigen, bringt die Morgendämmerung verkünden. Cavaradossi erwartet seine er Cavaradossi herbei. Dieser wird verhört, während Tosca unten auf Hinrichtung am Castel Sant’Angelo; er besticht den Gefängniswärter, einem königlichen Fest eine Kantate singt. Sie kommt herein, gerade um ein Abschiedsbrief zu Tosca zu überbringen. Überwältigt von als ihr Geliebter in ein angrenzendes Zimmer gebracht wird: sein Erinnerungen der Liebe, gibt er während des Schreibens der arrogantes Schweigen soll unter Folter gebrochen werden. Entnervt Verzweiflung nach (“E lucevan le stelle”). Plötzlich erscheint Tosca, durch das Verhör Scarpias und dem Geschrei Cavaradossis offenbart gefüllt mit den Geschichten ihres kürzlichen Abenteuers. Cavaradossi sie das Versteck von Angelotti. Cavaradossi wird herein gebracht und liebkost die Hände, die seinetwillen Mord begangen haben, und die begreift, was geschehen ist. Er geht auf Tosca los, aber der Offizier zwei jubeln ihrer Zukunft zu. Als das Exekutionskommando erscheint, Sciarrone stürmt herein, um bekannt zu geben, dass Napoleon den erklärt die Tosca Cavaradossi wie er seinen Tod überzeugend fälschen Kampf von Marengo gewonnen hat und somit ein Misserfolg für kann; die Soldaten schießen und gehen fort. Tosca nötigt Mario zu die Seite von Scarpia ist. Cavaradossi schreit seinen Widerstand eilen, aber als er sich nicht bewegt, entdeckt sie, dass der Verrat der Tyrannei und wird zum Gefängnis geschleppt. Scarpia, sein von Scarpia über sein Grab hinausging: die Kugeln waren echt. Als Abendessen fortsetzend, schlägt vor, dass Tosca sich ihm gegenüber Spoletta erscheint, um Tosca für den Mord an Scarpia festzunehmen, ergibt und ihr Geliebter dafür sein Leben behält. Die Umarmung schreit diese zu Scarpia auf, dass sie sich vor Gott treffen werden und Scarpias bekämpfend, protestiert sie vor Gott gegen ihr Schicksal, springt in den Tod. denn ihr Leben ist der Kunst und Liebe gewidmet (“Vissi d’arte”).

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INTRODUZIONE ALL’OPERA 29

… «COME LA TOSCA IN TEATRO»: UNA PRIMA DONNA NEL MITO E NELL’ATTUALITÀ 37 INTRODUZIONE ALL’OPERA

di Eleonora Di Cintio

Secondo Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, la Tosca di Victorien Sardou, dramma storico scritto per Sarah Bernhardt nel 1887, era del tutto inadatto ad essere messo in musica. «Il dramma si impone troppo ed invade il libretto», aveva scritto Illica all’editore Ricordi. Il poeta parlava con cognizione di causa, visto che qualche anno addietro lui stesso si era reso autore di una faticosissima e insoddisfacente riduzione della pièce per l’omonima opera lirica di Alberto Franchetti (1890). Ma Puccini, da tempo ammaliato dal personaggio della cantante lirica che condivideva con altre sue contemporanee (l’Adriana Lecouvreur dell’omonima opera di Cilea, la Nedda dei di Leoncavallo) tanto l’estrazione di donna di spettacolo, quanto la spiccata vena tragica, trascurò le lamentele dei suoi librettisti e a Palermo, dove si trovava per assistere alle recite di Bohème (aprile 1896), abbozzò i primi spunti musicali della sua Tosca. La stesura dell’opera costò a Puccini una gestazione lunga quattro anni, buona parte dei quali spesi, oltre che in incontri con editore, librettisti, uomini di chiesa e anche con lo stesso Sardou, in una febbrile ricerca delle sonorità che avrebbero dovuto rendere il soundscape della Roma scenario della tragedia che si staglia a ridosso della battaglia di Marengo. Capitolina è l’ambientazione della Tosca, capitolino fu il palcoscenico, quello del Teatro Costanzi, che nel 1900 ne ospitò il debutto sotto la direzione di Leopoldo Mugnone. 2 / INTRODUZIONE ALL’OPERA TOSCA

L’accoglienza fu tiepida. A circa un anno dalla prima, dalle colonne Maria Maddalena. E proprio di Cavaradossi è la scena che si apre della Rivista teatrale italiana, Ettore Marroni pronosticava: «fra sulla recita dell’Angelus da parte del Sagrestano: in un’ondata di trent’anni o – se esiste un Iddio superstite per questo nostro paese femminee figurazioni di flauti e arpa, Mario fantastica sulla sua Floria – anche prima, la Tosca, insieme con tutte le opere congeneri, sarà Tosca (“Recondita armonia”), perdendosi in un pensiero talmente ricordo incerto e oscuro di un periodo di confusione delle lingue in totalizzante da rendere l’inveire del religioso contro i volterriani cui la musica fu sottratta, per fatalità storica al dominio di se stessa, sostenitori della Repubblica un borbottio inarticolato. Ma l’inerzia delle proprie leggi e del senso comune». Evidentemente, l’uditorio amorosa viene bruscamente infranta dal ritorno dei sinistri accordi italiano ed europeo primo novecentesco rimase deluso dall’ascolto di iniziali: Mario si accorge della presenza di Angelotti (“Gente là un’opera in cui, grazie a un lavorio leitmotivico magistrale, la melodia dentro”) e riconosce l’amico che prende a raccontargli della fuga è appannaggio quasi esclusivo dell’orchestra piuttosto che delle voci dalla prigione di Castel Sant’Angelo, fin quando il sopraggiungere – in larga parte impegnate in una declamazione a tratti cruda. Ma a di Tosca (soprano) lo costringe a nascondersi di nuovo. Sostenuta giudicare dal successo che, in barba alle previsioni di Marroni, Tosca dal flauto solo, dall’arpa e dai pizzicati degli archi, Tosca inebria di ha guadagnato negli anni, è proprio la ‘barocca’ sovrapposizione calore e sensualità la scena a due che segue (“Perché chiuso?”), ma di musica diegetica ed extra-diegetica, religiosa e profana, colta e è un incanto temporaneo: il motivo di Scarpia, che serpeggia anche popolare, che con audacia armonica trasuda pathos ad ogni battuta nel dialogo tra gli amanti, torna a risuonare nitido all’uscita della a rendere oggi l’opera di Puccini una delle più rappresentate nei diva, soffocando gli accenti sentimentali. Angelotti esce dall’antro palcoscenici lirici di tutto il mondo, emblema di italianità e oggetto della cappella Attavanti in cui aveva trovato riparo e accetta la di un favore che talvolta sfiora i limiti del parossismo. proposta di aiuto offertagli da Mario (“La vita mi costasse vi salverò!”) Com’è stato giustamente rilevato, la Tosca è opera d’azione che prima che un colpo di cannone sorprenda i due: l’evasione è stata non conosce quasi mai posa. In virtù della sua peculiare morfologia scoperta, “or Scarpia i suoi sbirri sguinzaglia”, e il console si dilegua drammatica, la partitura è segnata da continui e spesso repentini proprio mentre il Sagrestano accompagnato dalla sua buffa melodia cambi d’atmosfera: nelle primissime battute, ai terrificanti accordi annuncia la sconfitta di Napoleone a Marengo (notizia che si rivelerà che la critica comunemente associa al barone Scarpia (baritono), poi infondata). “Si festeggi la vittoria!”: l’orchestra asseconda il capo della polizia romana, fanno da contraltare flauti, oboi e giubilo del religioso e dei cantori nel frattempo accorsi sfoderando clarinetti che ironicamente accompagnano l’ingresso in scena del le sonorità brillanti dei campanelli e di tutti gli strumenti nei registri Sagrestano (baritono) di Sant’Andrea della Valle, la chiesa in cui ha acuti, prima di mutare di nuovo all’ingresso di Scarpia, il quale trovato riparo il fuggiasco console della Repubblica romana Cesare finalmente si palesa in scena, sostenuto inff dai suoi accordi. Mentre Angelotti (basso). Anche il pittore Mario Cavaradossi (tenore) si il barone interroga il Sagrestano terrorizzato, Tosca rientra in chiesa, trova nello stesso luogo, intento a realizzare un quadro ritraente sul motivo di “Recondita armonia”. La sua preoccupazione nel non

30 31 2 / INTRODUZIONE ALL’OPERA

trovare Mario al lavoro offre il destro a Scarpia per tessere ai danni della donna una tela d’inganno degna dello Iago shakespeariano, che lo stesso personaggio nomina e con cui ha più di qualcosa in comune (tra l’altro risale al 1887 la prima dell’ di Boito e Verdi, il cui Iago, in fatto di perfidia, avrebbe fatto scuola per molti anni a venire). Innestandosi fraudolento sul motivo suonato dalle campane fuori scena, Scarpia comincia a lusingare le virtù di Tosca, volgendo ben presto ad aizzarne la gelosia nei confronti del compagno, che spaccia per esserle infedele. E mentre i cantori sostenuti dall’organo si apprestano ad eseguire il Te Deum su ordine del gendarme, un voluttuoso motivo terzinato si insinua a poco a poco nell’orchestra, diventando così preponderante da svuotare il canto del senso religioso originario, e riempiendolo altresì di squallida concupiscenza (“Tosca! Mi fai dimenticare Iddio!”). Lo Scarpia luciferino protagonista del finale del primo atto si ritrova all’inizio del secondo, intento a cenare nel proprio appartamento a palazzo Farnese. Dal piano inferiore dell’edificio sale l’eco dei festeggiamenti che si svolgono alla presenza della regina Maria Carolina di Napoli per l’ancora presunta sconfitta dei napoleonici: una gavotta (musica per danza del fratello di Giacomo Puccini, Michele, morto nel 1891), e una cantata, cui Tosca partecipa come solista. È sulla voce fuori scena della diva che Cavaradossi, nel frattempo arrestato poiché sospettato di aver agevolato la fuga di Angelotti, viene introdotto al cospetto di quello che si rivelerà suo carnefice. Il fato tragico di Mario e di Tosca, arrivata nell’appartamento di Scarpia finito il concerto, è immortalato dalla melodia esposta per la prima volta dal flauto nel registro grave, angosciosa come le torture, fisiche e psicologiche, che i due subiscono, e che non cessano nemmeno in seguito alla confessione della donna del nascondiglio

32 2 / INTRODUZIONE ALL’OPERA TOSCA

di Angelotti. Stretta in una morsa micidiale, Tosca si abbandona l’orchestra. Ma anche dopo la scarica dei fucili, quasi con un gesto alla disperazione nella celeberrima “Vissi d’arte”, una preghiera di pietà (o con un sarcasmo degno di Scarpia) la musica pare in merito al cui inserimento Puccini ebbe più di qualche remora: assecondare ancora l’ingenua convinzione della donna, reiterando «Ferma l’azione», avrebbe detto. Ma il carattere lamentevole la marcia lasciata poco prima, in un progressivo diminuendo di delle frasi discendenti che caratterizzano l’aria rende ancor più intensità e in una graduale rarefazione dell’organico strumentale sorprendente, per contrasto, l’efferatezza che la stessa Tosca che infine tace del tutto. Con il senno di poi, il vuoto sonoro in cui si sfodera un attimo dopo nell’uccidere il suo aguzzino, dando sfogo stagliano i sordi incitamenti di Tosca a Mario ormai morto (“Presto, all’istinto omicida che, come l’orchestra segnala, lampeggia nella su! Mario!”), appare gelido preludio di un altro vuoto, quello in cui sua mente alla vista di un coltello. questa pia diva, anima sinceramente amante, sceglie di sprofondare Lo shock dell’assassinio si stempera nella sonorità poderosa e gettandosi dalla sommità di Castel Sant’Angelo, inghiottita, come la brillante dei corni che aprono l’ultimo atto dell’opera: nel buio musica suggerisce, da un nichilismo senza speranza. chiaro della notte che precede l’alba, aleggia ovattata la voce bianca di un pastorello (“Io de’ sospiri te ne rimanno tanti”, versi di don Pietro Panichelli, il ‘pretino’ amico di Puccini), mentre una costellazione di campane, un «cristallo di quasi astratte sonorità» come la definì Eugenio Montale, suona il mattutino, suggellata dai rintocchi profondissimi del campanone di San Pietro. Su quelli si innesta la struggente melodia di “E lucevan le stelle”, rimembranza di Cavaradossi di una felicità ormai incastonata nella dimensione inaccessibile del ricordo. L’ingresso di Tosca sulla piattaforma di Castel Sant’Angelo, dove Mario è relegato, rasserena temporaneamente l’atmosfera: il pittore non ha nulla da temere, l’esecuzione sarà una farsa. E proprio da farsa sembra la marcia che accompagna l’ingresso del plotone di esecuzione, tutta portamenti e accenti irregolari, ingentilita dalle figurazioni morbide delle sestine e suonata da strumenti delicati (flauti e clarinetti in luogo dei più consueti e pesanti ottoni): “È una commedia, lo so” si ripete Tosca, mentre il rullo incessante dei timpani e gli interventi spigolosi di corni e violoncelli nei registri gravi rannuvolano

34 35 … «COME LA TOSCA IN TEATRO»: UNA PRIMA DONNA NEL MITO E NELL’ATTUALITÀ

di Michele Girardi

La peculiarità della trama di Tosca di Puccini è quella di rappresenta- re una concatenazione vertiginosa di eventi intorno alla protagonista femminile che è divenuta, in quanto cantante, la prima donna per anto- nomasia del teatro lirico. Non solo, ma prima donna al quadrato, per- ché tale pure nella finzione, oltre che carattere strabordante in ogni sua manifestazione. Giacosa e Illica mutuarono questa situazione diretta- mente dalla fonte, la pièce omonima di Victorien Sardou, e perciò da Sarah Bernhardt – che aveva ispirato questo ruolo allo scrittore –, an- che e soprattutto in occasioni (come vedremo) dove un nodo inestrica- bile intreccerà la musica all’azione scenica nel capolavoro di Puccini. Stimolati dall’aura metateatrale che pervade il dramma, i due librettisti giunsero a inventare un dialogo in due tempi fra i due amanti sfortunati che era solo accennato nell’ipotesto («Joue bien ton rôle… Tombe sur le coup… et fais bien le mort» è la raccomandazione di Floria),1 mentre attendono il plotone d’esecuzione fino a quando fa il suo ingresso per ‘giustiziare’ il tenore. E, disattendendo più significativamente la fonte, misero in scena la fucilazione, fornendo al compositore un’occasione preziosa per scrivere una marcia al patibolo di grandioso effetto, che incrementa l’atroce delusione che la donna sta per patire. Floria avreb- be dovuto far tesoro della frase di Canio in Pagliacci, «il teatro e la vita

1 Victorien Sardou, La Tosca, «L’illustration théâtrale», n. 121, 1909, V.1.5, p. 31. 2 / … «COME LA TOSCA IN TEATRO» TOSCA

non son la stessa cosa», visto che quando arriva il momento dell’ese- vivente a meno di quarant’anni:4 cuzione cerca di preparare l’amante a cadere bene, «al naturale […] come la Tosca in teatro» chiosa lui, perché lei, «con scenica scienza» Passai la notte nella mia proprietà di Saint-Adresse. E il giorno dopo partivo ne saprebbe «la movenza».2 Di questo dialogo a bassa voce non si per Parigi. Un’ovazione delle più lusinghiere m’aspettava all’arrivo. trova traccia nell’ipotesto: Giacosa e Illica l’inventarono di sana pian- Poi, tre giorni dopo, sistemata nella mia casa dell’avenue de Villiers, riceve- ta con un colpo di genio. vo Victorien Sardou per ascoltare la lettura del suo magnifico testo,Fedora . La protagonista conclude la parabola metateatrale esclaman- Che grande artista! Che splendido attore! Che autore meraviglioso! do: «Là! Muori! Ecco un artista», prima di accorgersi che il povero Mi lesse quel testo tutto d’un fiato, recitando tutte le parti, dandomi in un Cavaradossi è morto per davvero – dunque il teatro non è la vita –, secondo la visione di quella che avrei fatto. e di gettarsi, con uno straordinario coup de théâtre, dal bastione di «Ah!» gridai dopo la lettura. «Grazie maestro, grazie per questa bella parte! Castel Sant’Angelo. Peraltro la Floria di Puccini, da bigotta ma anche E grazie per la bella lezione che mi avete dato».5 da grande tragica, suggella l’opera chiamando Scarpia al giudizio divino, con ben maggior forza rispetto alla Tosca di Sardou.3 I tanti punti esclamativi di cui è costellata la rievocazione la dicono lun- ga sul suo carattere: Sarah, parigina d’origine israelita olandese (nata 1. La Tosca, ossia Sarah Bernhardt il 23 ottobre 1844), sfoggiava una personalità fortissima sulla scena La collaborazione con Sardou era iniziata nel 1882, quando l’attrice e nella vita, dove era solita sedurre gli uomini e disfarsene quando aveva interpretato Fédora, il primo di una serie di drammi pensa- fossero in scadenza – il che le accadeva, come a , nel giro ti espressamente per lei dal dammaturgo. Ecco come Sarah stessa di poco tempo: il suo matrimonio, celebrato il 4 aprile del 1882 con descrive, giunta quasi alla fine delle sue memorie (ma non della sua l’attore greco Georges Damala, era durato poco meno di un anno, e lunga vita), l’incontro che dette inizio, nel 1882, al loro sodalizio, e di ben presto altri fidanzati, più o meno ufficiali, lo avevano rimpiazzato, a conseguenza alla sua maturità artistica. Esso ebbe luogo al ritorno cominciare dallo scrittore e drammaturgo Jean Richepin, per andare a della diva da una tournée americana in cui aveva visitato cinquanta Gustave Doré e tanti altri.6 Del resto la carica erotica dell’attrice venne città e sostenuto centocinquantasei recite nel corso di sette mesi, nel 4 Approdando col piroscafo Amérique a Le Havre, la Bernhardt fu accolta da una folla plau- corso delle quali si era resa conto di essere oramai divenuta un mito dente e cortei acquei di battelli; nei discorsi ufficiali si lodò la sua grande arte, che la rese ambasciatrice della bellezza francese nel mondo. In quel momento, dichiarò, era terminata la prima parte della sua esistenza, e d’ora in poi «la mia vita, che all’inizio credevo così breve, ora mi sembrava dovesse essere molto, molto lunga […]. Decisi di vivere. Decisi di diventare la grande artista che desideravo essere», in Ma double Vie. Mémoires de Sarah Bernhardt, , 2 Su Tosca nel suo aspetto metateatrale si legga il contributo fondamentale di Guido Paduano, Fasquelle, 1907, pp. 577-578; trad. it. parziale a cura di Liliana Scaramella: Sarah Bernhardt, La scenica scienza di Tosca, «Strumenti critici», II/3, 1987, pp. 357-370 (rist. in Id., Il giro di Vite, La mia doppia vita, Milano, Savelli, 1981, p. 208 (le traduzioni, quando non diversamente Firenze, La Nuova Italia, 1992, pp. 209-224). specificato, sono mie). 3 «SPOLETTA | Ah! Démon!… je t’enverrais rejoindre ton amant | FLORIA, debut sur le pa- 5 Ibidem; al contrario Victor Hugo, conosciuto nel 1872, «leggeva male i versi, ma adorava rapet | J’y vais, canailles! | Elle se jette dans le vide. Spoletta, Schiarrone et tous les soldats, sentirli recitar bene» (ivi, p. 104). s’élancent vers le parapet. Rideau» (Sardou, La Tosca, cit., V.1.1, p. 32). 6 Sarah si legò a Richepin fin dai primi mesi del 1883, mentre Damala, più volte umiliato dalla con-

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captata con cognizione di causa (fu per qualche tempo il suo amante, prima di tutte quel mito dell’androgino in gran voga negli ambienti in- come molte altre personalità della Parigi di allora) dal critico e scrittore tellettuali di allora (si pensi agli scritti di Péladan o, negli anni Dieci del Jules Lemaître il quale, discutendo la sua interpretazione di Théodora, Novecento, alle esibizioni della danzatrice e mimo Ida Rubinstein, par- affermò che la Bernhardt, ticolarmente nel Martyre de Saint Sébastien di Debussy e d’Annunzio). La natura stessa spingeva dunque l’attrice a cercare soggetti che ne anche nelle scene in cui esprime passioni diverse dall’amore, non teme mettessero sempre più in luce il temperamento accentratore, adatto affatto di rendere manifesto, se posso dire, quello che c’è di più intimo e alle più alte temperature drammatiche. Ma furono cause di necessità a di più segreto nella sua essenza femminile. Qui risiede, a mio avviso, la dirigerla verso Sardou: dopo alcuni anni di tensione con la prestigiosa più stupefacente novità nella sua maniera: mette nei ruoli che interpreta Comédie-Française, di cui era membro illustre, la Bernhardt dette le non solo tutta la sua anima, il suo spirito e il suo fascino fisico, ma anche dimissioni (1880) e iniziò una carriera da libera professionista che l’a- il suo sesso. Una recitazione così spavalda disturberebbe in qualsiasi altra vrebbe portata in seguito sino a comprare il Théâtre de la Renaissance donna, ma poiché la natura l’ha fatta così povera di carne e le ha dato nel 1893 per mettervi in scena un proprio repertorio, da costituire ad hoc. l’aspetto di una principessa leggendaria, la sua lievità e la sua grazia piena Sardou creò per Sarah una vera e propria galleria di personaggi femmi- di astrattezza trasformano anche i gesti più audaci in qualcosa di squisito.7 nili, studiati per metterne in luce una sensibilità incline al mélo, ponen- dola di volta in volta al centro di situazioni moderniste, come accade In questa prosa si celebra un mito vivente, dunque, e un mito che af- alla principessa-spia russa Fédora, oppure di ambienti decadenti, quali fondava le sue radici nei fondamenti stessi del teatro francese. Partita la Bisanzio di Théodora tutta ori e sensualità mortale (1884, con le dall’interpretazione dei grandi classici, e in particolare di Racine musiche di scena di ), fino all’Egitto diCléopatre (1890, (Iphigénie) e Molière (Les femmes savantes), la Bernhardt riscosse con le musiche di Xavier Leroux). Erano pièces d’immediata presa, un successo sempre crescente nel repertorio contemporaneo, che la adattissime quindi alle esigenze degli operisti fin de siècle, che attin- spinse anche sul set dei primi film girati nella storia della settima arte: sero ripetutamente a quel repertorio, da Lauro Rossi – La contessa di se fu acclamata la sua Marguerite Gautier nella Dame aux camélias Mons, da Patrie! (1874) – a Giordano – Fedora (1898) e Madame Sans- di Alexandre Dumas fils, altrettanto brillante ella si rivelò nell’indos- Gêne (1915) – sino a Puccini, per l’appunto.8 sare panni maschili efebici (da Pelléas nel Pelléas et Mélisande di La prima della Tosca, terza tappa del loro percorso artistico, ebbe luogo Maeterlink al paggio seduttore Chérubin del Mariage de Figaro di il 24 novembre 1887 al Théâtre de la Porte de Saint-Martin. Scorrendo Beaumarchais fino al nevrotico protagonista di ), incarnando le numerose immagini dello spettacolo, fissate da fotografie e cartoli- ne della prima tuttora di facile reperimento,9 vediamo emergere in lei sorte, assunse doghe in quantità sempre maggiori, fino a morire per overdose di morfina nel 1889. 7 Jules Lemaître, Les Contemporaines: études et portraits litterarires, 2e série, Paris, Lecène et 8 Sardou scrisse un solo libretto, a differenze di Scribe al quale fu spesso comparato: Le Roi H. Hudin, 1886, p. 206; il medaglione fu scritto alla vigilia della partenza della diva per la prima Carotte (1872) per Jacques Offenbach, ma collaborò con diversi librettisti in varie circostanze. tournée negli Stati Uniti (1880). 9 Una ricca galleria d’immagini legate alla Tosca di Sardou si può consultare all’indirizzo http://

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la grinta dell’animale da palcoscenico, mentre fissa l’antagonista con disprezzo per poi ricomporsi dopo l’omicidio, o mentre sosta nervosa andando ad incontrare l’amante, con la mano che stringe appena il pomo del bastone da passeggio e lo sguardo perso nel vuoto, ma immerso nella temperie dei sentimenti. Fu la sua Tosca a creare il per- sonaggio-mito che irradiò nell’eroina di Puccini anche il carattere reale della diva. Alla première del 1887 i ripetuti salti dal parapetto nel finale causarono il peggioramento di una lussazione al ginocchio destro di Sarah, radicalmente devota al ruolo, che si aggravò ulteriormente per una caduta durante una ripresa della pièce a Rio de Janeiro nel 1905, e che dieci anni più tardi le costarono l’amputazione della gamba de- stra, già in cancrena. Sarah Bernhardt-Tosca entra in Hariclée Darclée nel costume di Floria Segno, questo, di un legame profondo fra arte e vita che è il tratto di- Sant’Andrea della Valle Tosca, con dedica autografa a Puccini stintivo della pièce di Sardou e, più ancora, del capolavoro di Puccini. (foto di scena posata) (foto di scena posata)

2. Musica di scena e modernità musicale spartiti firmati da Metlicovitz per conto delle Arti grafiche Ricordi.10 Che l’aspetto visivo di varie situazioni della pièce abbia creato dei veri Si guardi inoltre all’immagine ‘canonica’ di Sarah Bernhardt alla sua e propri passaggi obbligati nella recitazione e nelle ‘posizioni sceniche’ uscita in scena in Sant’Andrea della Valle (sopra), e la si confronti con dell’opera pucciniana lo si può constatare facilmente dall’incisione quella della prima interprete dell’opera di Puccini, Hariclée Darclée per più famosa, che mostra l’episodio clou del quart’atto, inquadrando la averne una conferma ulteriore. protagonista colta da scrupoli di pietà cristiana, dopo aver posto due Nelle numerose recensioni della première della Tosca di Sardou, la de- candelabri al fianco della vittima e un crocefisso sul petto (la si veda a scrizione della scena in cui la protagonista impugna il pugnale e si p. 44): la posizione venne importata pari pari nel finale secondo dell’o- difende dallo stupro occupa il posto d’onore. Rileggiamone una, ricca pera, e alla sua straordinaria efficacia comunicativa vennero affidate le di spunti, che mette in rilievo particolare le doti dell’attrice: sorti pubblicitarie anche della Tosca di Puccini (a p. 45). Al tempo stes- so risalta nei figurini francesi la stilizzata immagine liberty del perso- Tosca giunge per implorare Scarpia che, novello Laffemas, le propone il naggio, che avrebbe ispirato i manifesti pubblicitari e le copertine degli patto vergognoso di Marion Delorme: che lei gli si conceda, e Mario sarà li- bero. Ecco il salvacondotto che servirà a proteggere la sua fuga dopo un’e- gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8438741q.r=sarah%20bernhardt%20la%20tosca?rk=42918;4 (verificato il 17 marzo 2017). Molte fotografie sono dell’atélier Nadar. 10 I figurini di Paul Eugène Mesplès vennero pubblicati in «Les premières illustrées, 1887-1888».

42 43 La Tosca di Sardou, finale dell’atto IV Manifesto per Tosca di Puccini. Milano, Arti grafiche Ricordi, 1900. (Parigi, Théâtre de la Porte Saint-Martin, 27 novembre 1887). In scena: Sarah Bernhardt (Tosca), Pierre-Francisque-Samuel Berton (Scarpia). 2 / … «COME LA TOSCA IN TEATRO» TOSCA

secuzione simulata. Tosca, che dapprima ha sobbalzato all’affronto, si risol- Ed è a questo episodio di violenza che dobbiamo uno degli scorci più ve infine a compiere l’atto ignobile che Scarpia esige da lei. Ma, una volta straordinari per potenza drammatica e moderni dal punto di vista del lin- che questi ha impartito in sua presenza gli ordini al capitano che comanderà guaggio della partitura di Puccini. Tutto comincia quando tre accordi fero- il plotone d’esecuzione, e rimasta sola con lo scellerato che sta per giunge- ci esplodono all’inizio dell’opera, evocando una misteriosa forza del male: re al culmine del suo desiderio, raccoglie un coltello dal tavolo della cena e esempio 113 – Tosca, i, bb. 1-3 glielo immerge nel cuore. È in questa scena che Sarah Bernhardt può esse- Legni, archi re chiamata la grande Sarah. Dal momento in cui nota la lama sulla tavola e in cui fa percepire che nella sua testa spunta l’idea di pugnalare il traditore, fino a che mette in atto il suo progetto di vendetta, lei è assolutamente, Ottoni Legni, ottoni tutta forza incomparabilmente bella: glielo ha gridato la Parigi delle prime assolute, Vl, Vle acclamandola alla ribalta. Compiuta la sua vendetta e tornata padrona di se

stessa, Tosca ritrova i suoi sentimenti di cattolica devota: con perfetta sem- Vlc, Cb

plicità e religiosa calma, va a prendere due candelabri che piazza dai due Trbn B, Cfag, Cb 11 lati del cadavere, indi stacca un crocefisso che appoggia sul petto del morto. 1-3: Si , Re, Fa 4-6: La , Do, Mi 7-8: Mi , Sol (= La ), Si Questa invenzione teatrale venne dunque ispirata all’autore dal talento Tre triadi si appoggiano sui bassi in orchestra, che scendono per tre di un’interprete d’eccezione come Sarah Bernhardt, chiamata in causa gradi della scala per toni interi dando vita una sequenza estremamen- anche dal riferimento a Laffemas: la prima donna aveva infatti debut- te brutale che nel corso dell’opera tornerà infinite volte, associata da tato la parte dell’eroina eponima, attrice e cortigiana che viene ricat- Puccini al pervertito barone Scarpia: il diabolus in musica fra il primo e tata dal potente magistrato e gli si concede per ottenere la liberazione il terzo accordo (l’intervallo discendente di tritono Si♭ ➝Mi♮) identifica il dell’amato Didier, in Marion De Lorme (1831) di Victor Hugo al Théâtre male e lo associa al personaggio, pervaso da un’insana volontà di poten- de la Porte Saint-Martin nel 1885.12 za e mosso da un impulso sadico alla frenetica conquista del suo piacere. Nella seconda parte dell’atto centrale Floria Tosca, bigotta come il suo 11 Édouard Noël-Edmond Stoullig, Les Annales du théâtre et de la musique, trezième année (1887), Paris, G. Charpentier et Cie, 1888, p. 337. Isaac de Laffemas (1587-1657), figlio dell’e- rivale, tradirà le aspettative erotiche del poliziotto al termine di un este- conomista Barthélémy, ricoprì la carica di Lieutenant de Justice nella Francia del cardinale Richelieu, suo grande mentore, e sbrigò per conto del porporato i processi più infami: fu mal- nuante tête à tête, regalandogli la morte. Ma prima Puccini non esita a vagio al punto tale da essere definito «vir bonus strangulandi peritus». 12 Nel 1885 mise in scena la sua Marion Delorme, tratta dal dramma inserire allusioni intertestuali al limite della volgarità, peraltro congruenti al francese, nella quale Laffemas, come nella fonte, ricatta Marion e ottiene i suoi favori ses- suali per darle accesso al carcere dove Didier langue in attesa dell’esecuzione (IV.2-3). Anche questa trama, quindici anni più tardi, potrebbe aver influito sulle scelte di Puccini, allievo di 13 Questo esempio, e i successivi (trascritti in suoni reali) sono tratti da Giacomo Puccini, Ponchielli al Conservatorio di Milano. Il musicista non poté vederla, ma ebbe notizie dell’opera Tosca, partitura a cura di Mario Parenti (1963), Milano, Ricordi, © MCM; vengono identificati di Ponchielli, data in marzo alla Scala, dal fratello Michele, che gli scrisse in proposito (cfr. mediante l’atto, e le lettere di chiamata con l’indicazione del numero di battute in apice che la Puccini com’era, a cura di Arnaldo Marchetti, Milano, Curci, 1973, pp. 104-107). precedono (a sinistra) oppure la seguono (a destra).

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terribile momento d’indecisione vissuto dalla protagonista. Quando Floria volto in minore. In questo modo la sequenza di tre triadi guadagna una viene di fronte al ricatto dello stupratore appare un’aggressiva nota (il Sol♮) raggiungendo una tornitura numerica perfetta che prima cellula motivica di terza minore ascendente (violoncelli e contrabbassi) non aveva, e da otto (il La♭ vale enarmonicamente il Sol#) passa a nove esempio 2 – Tosca, ii, 256 note. I tre accordi riappaiono alla stessa altezza per ragioni drammati- (Tosca col capo accenna di sì, poi che, poiché esprimono l’immutabilità del male, a parte il modo minore Scarpia (piano a Tosca) piangendo dalla vergogna affonda Tosca (interrompendo subito Scarpia) la testa fra i cuscini del canapè) che certifica solo la morte fisica di chi lo rappresenta, ma Puccini deve 3 Eb be ne? O di... Ma li be ro all'i stante lo vo glio! tornare, per ragioni musicali, al Fa# minore d’impianto, così chiude nel- Lento doloroso espressivo Andante mosso le ultime tre battute con un’inopinata cadenza perfetta (Do# v di Fa#): Vla I Vl (tutti) esempio 3 – Tosca, ii, 65 Vl I, vl II dim.

3 Vle (tutte) Lentamente Vlc I (cerca di nuovo intorno, e vedendo un cro- cefisso va a staccarlo dalla parete e portan- (colloca una candela accesa a destra della testa di dolo religiosamente si inginocchia per po- Scarpia, mette l'altra candela a sinistra) sarlo sul petto di Scarpia) dim.

Vlc, Cb (tutti) che, trasposta su vari gradi, punteggerà l’azione, esplodendo in ma- tam-tam GC niera significatica quando Scarpia tesserà l’inganno fatale rivolgen- Vle, Vlc

ii 4 dosi a Spoletta («Ho mutato d’avviso, , 57 : Si-Re, legni, trombe, Cb arpa

Cb tromboni e contrabbassi, poi tornando alle altezze originali quando lo 1-3: Si ,Re, Fa 4-6: La , Do,Mi scagnozzo si allontana). 7-9: Mi , Sol , Si (Si alza e con grande precauzione esce, richiudendo l'uscio dietro di sé) Volendo mantenere la pantomima bigotta della Bernhardt che tanta Vle, Ob Ob, Cl Fl, Cl Fl, Cl parte rivestiva nell’apparato simbolico della Tosca, Puccini, dopo aver

Fag, Cor Vle Trb accompagnato con enfasi la febbrile (e macabra) ricerca del salvacon- CI, Fag, Cor Cel arpa dotto (sta ancora fra le dita raggrinzite del cadavere, di dove lo strappa Tb (lontanissimi) la protagonista!) riprese la musica che scandiva poco prima la stesura Vlc pizz. Fag, Trbn del documento, facendo risentire due brevi frammenti tematici per ri- Cb cordare l’eccitazione di Scarpia e l’amore di Floria e Mario mentre la 10-12: Fa , La, Do donna, cristianamente pentita, torna sui suoi passi e accende le candele. Fino a questo punto della trama, il terzo accordo (es. 1, 7-8) era sem- In questa maniera il compositore impiega il totale cromatico, aggiun- pre ricomparso in modo maggiore (Mi, Sol#, Si), ma quando Tosca si gendo tre note alle nove precedenti (Fa#, La, Do#), e si fa apprezzare dirige verso il satiro che giace a terra, e fino al termine dell’atto, viene per l’atteggiamento modernista dai più illustri sostenitori delle speri-

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mentazioni linguistiche, e in particolare da Réné Leibowitz, paladino Il riferimento a Milano è diretto alla precedente tournée italiana di Sarah della dodecafonia.14 Bernhardt (1889), che aveva toccato altre città, tra cui Torino, con un re- Questo gesto musicale effrattivo trae la sua origine da una scelta di ca- pertorio in cui figurava ancheLa Dame de Challant di Giuseppe Giacosa, rattere drammatico, e dall’intuizione scenica di un’attrice. Perché no? allora ben lungi dall’iniziare la propria carriera di librettista. Fu in quell’oc- anche Richard Strauss volle scrivere Salome ed Elektra stimolato dal casione, appunto, che Puccini, assistendo alla recita del 14 febbraio a talento della scandalosa Gertrud Eysoldt, la stessa attrice che aveva Milano e tornando a rivedere la pièce a Torino il 17 marzo, decise che interpretato Lulu nella prima rappresentazione del dittico Erdgeist-Die prima o poi avrebbe messo in musica il dramma di Sardou, stregato Büchse der Pandor al Kleines Theater di Berlino con la regia di Max dall’abilità con cui la diva, pur recitando in francese (lingua che il musici- Reinhardt (1902). Poi però bisogna far tesoro delle parole di Alban sta allora non conosceva), sapeva rendere l’intima essenza del dramma. Berg, che avrebbe in seguito musicato Lulu: in una celebre conferenza Le critiche comparse sui giornali italiani del 1889 mettevano in rilievo di presentazione di Wozzeck (1929), dopo aver illustrato con dovizia di come, a dispetto di un dramma risultato non particolarmente eloquente, particolare le innumerevoli novità della sua partitura, invitò il pubblico a fosse stata Sarah a dare un senso alla serata: dimenticare ogni teoria e a godersi in teatro il suo capolavoro. Tutte le rappresentazioni date dalla Bernhardt furono di lavori noti. 3. Puccini a teatro nel 1889 e nel 1895 L’attenzione poteva essere quindi tutta concentrata in lei. Uno solo era nuo- Per rivedere Sarah Bernhardt nella parte di Tosca Puccini interruppe il vo: il dramma che Sardou scrisse per lei: La Tosca. E qui l’attenzione de- lavoro in corso sulla Bohème (prossima al debutto) e si recò a Firenze il 7 dicata, malamente, al barocco, infelice lavoro avrebbe potuto pregiudicare ottobre del 1895, con l’ulteriore scopo di verificare la qualità della riduzio- quella per l’artista. Ma invece la sua immensa personalità si è imposta; la ne librettistica approntata nel frattempo da Luigi Illica in rapporto al dram- sua interpretazione ha sbalordito: da quando è uscita nel pittoresco costu- ma originale. Quella recita fugò gli ultimi eventuali dubbi, e spinse subito me, col quale è ritratta nel disegno che diamo, a quando si è gettata nel il compositore a testimoniare la sua ammirazione al suo collaboratore: Tevere, il pubblico fu incantato da lei, da lei fu ammaliato.16

fui a Firenze alla Tosca che trovai molto ma molto al disotto della tua.

L’elemento amore patetico (lirico) nella riduzione italiana abbonda e nel- La voce d’oro della grande attrice francese conserva lo stesso fascino d’altri tempi; l’efficacia dell’illustre artista è sempre la stessa; l’eleganza in lei è sorprendente addirittura», «Lo staffi- la francese difetta. Sarah mi piacque poco. Sarà stata la stanchezza? le», 13 ottobre 1885 (cfr. Matteo Sansone, La dimensione decadente del libretto di «Tosca», in 15 Giacomo Puccini. L’uomo, il musicista, il panorama europeo, a cura di Gabriella Biagi Ravenni L’impressione fu poca anche pel pubblico. Invece a Milano, eh?! e Carolyn Gianturco, , LIM, 1997, pp. 111-125: 115); La Tosca era andata in scena al Teatro Niccolini, Puccini vi assistette il 9 ottobre. Forse l’attrice era in cattive condizioni fisi- che, come notò Giulio Ricordi, scrivendo a Puccini: «A Milano il dramma [La Tosca] ha fatto 14 Cfr. Réné Leibowitz, L’arte di Giacomo Puccini, «L’approdo musicale» ii/6, 1959, pp. 3-27. immenso effetto e la Bernhardt fu splendida, specie nella scena della tortura: è partita però 15 Carteggi pucciniani, a cura di Eugenio Gara, Milano, Ricordi, 1958, lettera n. 143, pp. 131-132: 131. mezz’ammalata, e questo mi spiega come non abbia potuto ottenere tutto l’effetto a Firenze» Il giudizio di Puccini venne confermato dalle cronache giornalistiche: «Sarah Bernhardt ebbe (lettera del 12 ottobre 1895, in Carteggi pucciniani, cit., n. 142, pp. 129-131: 129). un’accoglienza in alcuni punti fredda, in alcuni, come dopo il terzo e il quart’atto, entusiastica. 16 Eugenio Zorzi, Sarah Bernhardt, «Il mondo artistico», XXIII/8, 19 febbraio 1889, p. 2.

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I critici valorizzarono dunque l’interprete e stroncarono il lavoro di L’appuntamento con la crudeltà, nella pièce, è rimandato al terz’atto Sardou – anche se non mancavano autorevoli opinioni contrarie: che si svolge nella villa di Cavaradossi, ed è ancora una volta un luogo George Bernard Shaw avrebbe stigmatizzato, in uno dei suoi taglienti solamente evocato da Puccini, prima come nido d’amore da Floria, poi giudizi (viziato, nondimeno, da una partigianeria quasi esplicita per la come «rifugio impenetrabile e sicuro» da Mario in poche battute di rac- grande rivale della Bernhardt, Eleonora Duse), l’eccessiva febbre che conto al prim’atto e nel resoconto di Spoletta nel successivo, fino alla coglieva critica e pubblico a ogni apparizione dell’attrice («Sarah non drammatica confessione di Tosca («Nel pozzo … nel giardino …») che cambia mai. Non penetra nel carattere che rappresenta, ma si pone scatena l’ira di Cavaradossi. L’ultima parte del second’atto in Puccini, semplicemente al suo posto»17). che culmina nell’omicidio compiuto dalla cantante, viene ambientata Per apprezzare sino in fondo il valore del libretto di Illica e Giacosa, da Sardou in una cella a Castel Sant’Angelo, mentre poi il condannato, come aveva fatto Puccini nel 1895, è utile fare la conoscenza con la prima di salire sulla piattaforma, passa per una tetra camera e dà sfogo pièce, divisa in sei quadri, distribuiti nell’arco dei canonici cinque atti, ai suoi ricordi, senza che il pathos venga accresciuto dalla visione di l’ultimo dei quali viene sdoppiato. Sei quadri, dunque il doppio di quelli Roma all’alba, come accade al tenore. dell’opera di Puccini: già questo dato mette in rilievo l’operazione di Oltremodo interessante si rivela, soprattutto, il confronto fra la scena sintesi cui è improntato l’adattamento per le scene liriche, tale da crea- conclusiva della pièce, con il corrispondente atto terzo di Puccini. Gli re un rapporto simbolico assai più forte tra lo sfondo di Roma, in quan- scenografi parigini, dietro precise indicazione dello stesso Sardou, ave- to capitale del cattolicesimo, e la sorte dei personaggi. Se l’ambiente vano spostato il corso del Tevere, e posto la cupola di San Pietro sullo del prim’atto, la chiesa di Sant’Andrea dei Gesuiti, corrisponde a quel- sfondo: l’intento era quello di rendere immediatamente percepibile che lo di Sant’Andrea della Valle nell’opera, a cominciare dal secondo sce- Tosca, gettandosi dai bastioni, sarebbe sprofondata nel Tevere. Adolf na e azione divergono in modo assai significativo. La sala di Palazzo Hohenstein, che disegnò i bozzetti dell’opera, ristabilì la contiguità tra Farnese in Sardou non ospita interrogatori, torture e discussioni ac- i due luoghi che segnano, senza soluzione di continuità, il rapporto tra cese, come in Puccini, ma una festa di gala vissuta sin nei dettagli, il potere temporale e quello spirituale del papato, in linea con un’inter- dove compaiono diversi personaggi storici, a cominciare dalla Regina pretazione scenica, oltre che drammatico-musicale, del soggetto che di Napoli, Maria Carolina. Si assiste, in altre parole, a quello che, con mirava a rendere il più possibile evidente il legame tra la città eterna, straordinario effetto, Puccini e i suoi librettisti avrebbero piazzato fuori in quanto luogo dove la devozione sconfina nella bigotteria, e il barone scena dando vita a due azioni in simultanea: la cantata celebrativa per Scarpia, sadico burattinaio che grava sulle sorti dei due protagonisti la presunta vittoria a Marengo delle truppe austriache, mentre Scarpia sino a predeterminarne l’esito tragico. interroga biecamente Cavaradossi e ne ordina la tortura.

17 Cfr. Bernhardt and Duse, 15 June 1895, in George Bernhard Shaw, Our Theatre in the Nineties, 3 voll., London, Constable and Company, 1932, I, pp. 148-154.

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4. La storia come romanzo te vicissitudini patite durante la restaurazione borbonica – s’era recato Tosca di Puccini ereditò dalla pièce di Sardou l’impianto generale, in Francia al servizio di Napoleone nel 1802. Sardou ne fece l’autore dove un reticolo fittissimo intreccia gli accadimenti storici alla finzio- della cantata celebrativa della presunta vittoria austriaca a Marengo e ne. L’azione viene ambientata a Roma il 17 giugno del 1800, tre giorni il mèntore della carriera artistica di Floria Tosca. dopo la battaglia di Marengo in cui l’esercito condotto da Napoleone Del resto la primadonna della compagnia che si esibiva allora al Teatro trionfò, grazie a un colpo di mano del generale Desaix, sul generale Argentina aveva già fama consolidata d’interprete grazie ai successi austriaco Melas e restaurò la Repubblica Cisalpina. ottenuti a Napoli e Venezia, dopo il debutto scaligero come protagoni- Lo sfondo storico e politico è il presupposto della tragica vicenda di sta della Nina pazza per amore di Paisiello (che, in effetti, aveva fatto la Tosca e Cavaradossi. Nel settembre del 1799, dopo aver stroncato fortuna del compositore tarantino e, a partire dalla prima del 1789, era la Repubblica napoletana, le truppe borboniche entrarono nella fu- rimasta per decenni in repertorio). In quel fatidico 1789 era scoppiata tura capitale d’Italia ponendo fine anche all’effimera esperienza della in Francia la madre di tutte le rivoluzioni moderne: al motto «Liberté, Repubblica romana, insediatasi in Campidoglio il 15 febbraio 1798. Égalité et Fraternité» s’ispirava il pittore Mario Cavaradossi, patrizio L’occupazione della città da parte dell’esercito di Ferdinando iv per- romano educato a Parigi in nome dei princìpi dell’illuminismo. La sua mise a Barnaba Chiaramonti, eletto papa il 14 marzo del 1800 col posizione filofrancese era conosciuta a Roma, e giustifica la qualifica nome di Pio vii, di riappropriarsi del soglio di Pietro, mentre dilagavano di «volterrian» (seguace delle teorie di Voltaire) che si vide attribuire cruente repressioni contro i patrioti. Fra essi occupava una posizione dai librettisti di Puccini. Proprio per rendere meno pressanti i sospetti di primo piano il medico Liborio Angelucci, che il 20 marzo 1798 era della polizia politica, aveva accettato di dipingere la pala d’altare in stato proclamato Console della Repubblica romana: la sua figura fu Sant’Andrea che rappresenta la Maddalena, impegno preso in realtà probabilmente presa a modello per il personaggio di Cesare Angelotti, al fine di prolungare la sua permanenza a Roma e coltivare la sua pas- insieme ad altri rivoluzionari, come Angeletti, patriota napoletano. sione per Floria. Sardou eccelleva nell’utilizzare la storia come supporto per la trama Dramma e opera trovano il loro punto focale nel complesso ritratto d’invenzione, tale da creare un plausibile amalgama fra essa e la re- del barone siciliano Vitellio Scarpia, fra tutti i protagonisti sicuramen- altà fittizia. Nella sua Tosca le figure realmente esistite conferivano un te quello meglio definito dal punto di vista psicologico. La verosimi- marchio di autenticità ai protagonisti del dramma, che giungevano così glianza di questa figura affonda le sue radici nella storia universale dei all’appuntamento col destino provvisti di una precisa identità biografi- regimi politici, dove non sono mai mancati, né mancheranno mai, uo- ca. Alla festa di Maria Carolina d’Asburgo Lorena, regina di Napoli, ad mini che si sono valsi del potere per trarne vantaggio personale. Ma il esempio, compariva il «maestro della real camera» della Corte napo- ruolo pubblico è solo l’aspetto esteriore della sua personalità, poiché letana Giovanni Paisiello. Il compositore aveva effettivamente vissuto le motivazioni recondite del suo agire appartengono esclusivamente l’effimera esperienza della Repubblica partenopea e – dopo tormenta- all’intimo della sua contorta psicologia. Da qui derivò la necessità dei

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suoi monologhi, in cui la perversione erotica, tinta di sadismo, esce Tosca (1992), c’impone una specifica riflessione. Il regista Giuseppe allo scoperto. Patroni Griffi, insieme al produttore Andrea Andermann, ha cercato di stabilire una realistica relazione con le condizioni originali dell’opera 5. Il mito di Tosca nel cinema grazie a un diverso medium, la ripresa cinematografica in tempo re- Anche il cinema si è occupato più volte della vicenda di Tosca, a co- ale. Un’orchestra in studio diretta da era collegata alla minciare dal 1908, quando Sarah Bernhardt girò qualche scena della vera chiesa di Sant’Andrea, a Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo pièce, di cui è correntemente reperibile qualche fotogramma.18 Uno dei dove agivano i cantanti, e ciascun atto è stato trasmesso sugli schermi film più importanti dedicati alla vicenda narrata nella pièce, iniziato nel televisivi mondiali nell’esatta ora prevista dalla partitura. Ma non si è pieno della seconda guerra mondiale nientemeno che da Jean Renoir, tenuto conto della sentenza già citata «Il teatro e la vita non son la stes- fu portato a termine da Carl Koch nel 1941, con la collaborazione di sa cosa»: l’effettiva unità d’azione può esistere solo sul palcoscenico, , aiuto regista e coautore della sceneggiatura: Rossano e ogni luogo caricato della sua verità (ivi compresi i riflessi autentici Brazzi (Mario Cavaradossi), recitava insieme a Imperio Argentina (Floria delle luci al neon provenienti da Campo dei Fiori) finisce per perdere la Tosca), mentre la parte di Scarpia era sostenuta da Michel Simon. sua identità simbolica. Nonostante la diffusione mondiale garantita dal Tra le tante altre rivisitazioni della trama spicca quella di Carmine supporto, dunque, l’universalità dell’opera ne è stata sminuita, mentre Gallone: Avanti a lui tremava tutta Roma! fu girato nel 1946, e i protago- sono risultati sin troppo chiari gl’intenti commerciali dell’operazione. nisti, tra cui risalta Anna Magnani, debbono cantare Tosca per i soldati del Reich. L’opera di Puccini, alla maniera della commedia in Pagliacci di 6. Tosca e il sadismo delle dittature Leoncavallo, viene dunque posta al centro di un plot che la ricalca, fatto Due recenti messe in scena di Tosca mostrano caratteristiche analo- di intrighi e oppressione politica. Ci sono poi i film-opera più rappresen- ghe: in ambo i casi il regista ha deciso di postdatare la vicenda, am- tativi, dalla Tosca dello stesso Gallone, girata nel 1956 (con la presenza bientandola a Roma negli anni dell’occupazione nazifascista, cioè ai di che canta e recita, mentre la protagonista, Anna Duval, tempi di Roma città aperta, girato da Roberto Rossellini nel 1945 e viene doppiata da Maria Caniglia) a quella di Gianfranco De Bosio, con la interpretato, tra gli altri, da Anna Magnani. direzione di e la presenza di Raina Kabaiwanska (1976). Il primo a sperimentare questa soluzione (anche se il capostipite fu Infine una pellicola più recente, Tosca in the Settings and the Times of forse, negli anni Sessanta, Tito Capobianco) è stato Anthony Besch (in collaborazione con lo scenografo Peter Rice), che firmò la sua regia 18 Il lacerto (si vede la Bernhardt entrare in scena nell’atto secondo e il cadavere di Scarpia dopo che Floria si è precipitata a Castel Sant’angelo) dura 1’ 26” ed è scaricabile da YouTube, alla Scottish Opera nell’ottobre del 1980. Tuttavia, a dispetto del pri- all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=hdbmDYJCyh8 (verificato il 9 febbraio 2017); mato degli scozzesi, ebbe maggior notorietà la produzione fiorentina la regia è di André Calmettes e Charles Le Bargy, Scarpia è interpretato da Edouard de Max. Dalla stessa fonte si può vedere l’ultima scena del film Daniel, girato nel 1921 (l’attrice aveva curata da Jonathan Miller per il 49° Maggio musicale nel giugno del settantasette anni) e sentire la voce di Sarah recitare brani della Phèdre (registrati nel 1902), dunque ammirare la sua peculiare declamazione intonata (http://www.youtube.com/ watch?- 1986, per la quale Stefano Lazaridis realizzò bozzetti e figurini. v=FWGjd39dPg8).

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Cori d’esecrazione si levarono allora contro la decisione di spostare l’a- vicenda conservando intatto il potere di condizionarne gli esiti; senza zione dal tempo originale alla Roma occupata dai nazifascisti nella pri- contare l’inclinazione del palcoscenico e il buio squarciato dalle luci mavera del 1944, facendo di Scarpia il capo dell’ovra e di Cavaradossi che accrescevano la sensazione di cupo pessimismo, tratto tra i più un intellettuale della Resistenza. Si scrisse che l’opera aveva perduto caratteristici dell’opera. i suoi tratti distintivi, determinati proprio dalla verosimiglianza, e che i Rileggere tre stralci delle dichiarazioni rilasciate da Miller aiuta a capire passaggi del libretto riferiti a precisi accadimenti contraddicevano la in che possa consistere l’attualità perenne di un capolavoro come Tosca: nuova collocazione storica della vicenda. In realtà, con pochi, e del tutto innocui, aggiustamenti al testo («volterrian» divenne «partigian», Il trasferimento di tempo storico vuole soltanto provocare una maggiore ad esempio), l’aggiornamento risultò plausibile, e soprattutto efficace identificazione da parte del pubblico con le vicende narrate nella tragedia nel restituire l’essenza del dramma, ch’è poi quel che conta. pucciniana. È un mezzo […] per intensificare la partecipazione degli spet- L’impianto a scena unica, col palcoscenico inclinato da sinistra verso tatori, ai quali non si propone più l’opera romantica all’epoca napoleonica, destra, si prestava con pochi cambiamenti nell’arredamento a diversi- bensì, attraverso l’attualizzazione ambientale, un contesto storico […] del ficare i luoghi. Nel prim’atto la luce proiettata sulle finestre del fondale quale hanno memoria personale, direttamente o indirettamente. e sulla fila di altari e cappelle, insieme all’impalcato col quadro sulla Il riferimento principale è naturalmente Roma città aperta. […] Ma non si destra, non facevano mancare il riferimento all’interno di una chiesa tratta solo di suggestioni cinematografiche. È tutto quel periodo che si pre- in rovina, reso più cupo dall’assenza di ogni orpello. Nel secondo una sta benissimo a illustrare il tema di fondo della Tosca, a dare l’esatta imma- grande planimetria dell’Urbe posta al centro dava l’idea di un luogo da gine, non soltanto figurativa, della dittatura, della tortura. […] cui un potente burattinaio potesse controllare tutta la città. «E avanti Inoltre mi sono sentito ancora più motivato in questa scelta dopo aver letto a lui tremava tutta Roma», declamato da Tosca indicando la mappa, il libro di Gaia Servadio su Luchino Visconti, e, in particolare, l’episodio aveva un’evidenza teatrale più intensa del solito. Pochi oggetti reste- che narra dell’imprigionamento di Visconti e del tentativo dell’attrice Maria ranno poi nell’atto finale: una sedia per la fucilazione dietro la schiena, Denis di liberare il regista. La Denis si recò così da Pietro Koch, il capo una scala per salire su un praticabile alla finestra da cui Tosca si getta- dell’Ovra, della polizia fascista, il capo dell’omonima banda che terrorizzò va in un vuoto da incubo. Roma in quel periodo. Alle richieste della Denis Koch rispose che avrebbe Le tre unità pseudo-aristoteliche, ribadite dalla contiguità di luoghi e liberato Visconti se l’attrice avesse accettato le sue proposte sessuali.19 dalla continuità dell’azione e del tempo in cui si svolge, non potevano essere scalfite da queste scelte, e a completare l’apparato tradizionale Il contributo a una rinnovata comprensione dei valori di Tosca attuato mancava solo la cupola di San Pietro del terz’atto, con l’angelo che nella messinscena fiorentina appare dunque chiaro. La struttura mu- appare sui bastioni del Castello. Roma veniva intensamente rivissuta a livello simbolico, e il suo spirito continuava a rimanere immanente sulla 19 Tutte le opere sono incompiute. A colloquio con il regista Jonathan Miller, in Tosca, Firenze, 49° Maggio musicale, 1986, pp. 1073-1086 (programma di sala).

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sicale dell’opera si è dimostrata perfettamente in grado di reggere e internazionale tra i nostri compositori, di inaugurare il nuovo seco- una vicenda ambientata quasi un secolo e mezzo dopo quella origi- lo (il debutto al Teatro Costanzi di Roma risale al 14 gennaio 1900). nale, e ciò dimostra la portata universale del messaggio drammatico L’influsso di quest’opera si dipana in molte direzioni. Una prima via ed estetico del capolavoro di Puccini. Il meccanismo della violenza fu lucidamente additata da Fedele D’Amico: del potere innescato sullo sfondo della Città eterna rimane inva- riato. Semmai, nel passaggio dall’occupazione borbonica a quella Le novità di Tosca sono inseparabili dalle sue scoperte espressive: il primo nazifascista, Tosca rivela la sua attitudine ad evidenziare la sempi- tema di Scarpia, ossia quei tre accordi che aprono l’opera [cfr. es. 1] e, terna inclinazione dei capi, degli scherani e dei loro fiancheggiatori con alcune varianti, concludono sia il primo che il secondo atto [cfr. es. 3], in ogni dittatura dell’era moderna: il crudele piacere nell’opprimere offrono un giro armonico certamente inedito; ma la forza inventiva di questo ogni anelito di libertà, torturando e dispensando morte. «inedito» è nell’additare un monstrum umano che nessuna musica aveva sinora guardato in faccia. E che il Novecento musicale guardò, invece, sem- 7. Attualità di Tosca pre più volentieri. Salome, Elektra, Wozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, Fra le opere di Puccini Tosca è a tutt’oggi una delle più presenti un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe nell’immaginario collettivo. La sua vitalità è anzitutto determinata al primo posto.20 da ragioni tecniche: il compositore perseguì fedelmente l’intento di rappresentare una realtà, un ambiente, dei personaggi, mettendo Se, dopo Scarpia, la perversione del sentimento erotico, sovente con la musica a servizio del dramma e nel farlo, come d’abitudine, ag- esasperazione sadiche, coinvolse molti personaggi delle più diverse giornò il proprio linguaggio musicale (si pensi allo scontro feroce tra estrazioni, la cantante Floria Tosca fu poi affiancata da altre prime don- Floria e Scarpia nell’atto secondo, animato da violente dissonan- ne nel teatro musicale Fin de siècle, e a tutte la professione aggiunse ze). Fantasia timbrica, invenzione melodica ed elaborazione moti- un fascino speciale. Nel variopinto mondo del café chantant agisce vica partono da un’economia e un razionale utilizzo del materiale l’appassionata Zazà di Leoncavallo (1900); recita la Phèdre di Racine che prelude a realizzazioni strutturali vieppiù ardite, in linea con gli Adriana Lecouvreur, grande tragica della Comédie-Française immorta- sviluppi dell’opera europea del suo tempo e che ancora oggi si la- lata da Cilea (1902), e recita pure Nedda in Pagliacci (1892), ma nella sciano ammirare. piazze di paese; e se Thaïs di Massenet (1894 e 1898) è attrice e sa- Coniugare un tipico teatro tardo ottocentesco come la pièce di cerdotessa, ben due cantanti si contendono il proscenio nell’Ariadne Sardou alla modernità linguistica, che trovò ardenti estimatori in auf Naxos di Strauss (1912 e 1916); la Lulu di Berg realizza il suo sogno Arnold Schönberg e Alban Berg e un detrattore altrettanto appas- di primeggiare come soubrette (1937) danzando, come Marietta in Die sionato in Gustav Mahler, è uno degli aspetti di Tosca che c’induco- no a considerarla come uno dei modi migliori, da parte del più colto 20 Fedele D’Amico, Puccini e non Sardou, in La stagione lirica 1966-67, Roma, Teatro dell’O- pera, 1966, p. 127 (programma di sala).

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Tote Stadt di Korngold (1920), ed è cantante d’opera anche Anita, prota- tempi, il rapporto fra l’opera, la storia e l’ambiente. È fuor di dubbio che gonista di Jonny spielt auf di Křenek (1927).21 la Roma papalina ai primi dell’Ottocento sia un elemento basilare della Ma la relazione più forte che la Tosca di Puccini vanta in ambito teatra- trama di Tosca, e che il siciliano barone Scarpia ne incarni l’immagi- le è quella con la protagonista del Vĕc Makropulos di Janáček (1926). ne all’interno della costellazione dei personaggi. Con questi elementi Non solo Elina fa la stessa professione di Floria, ma nel second’atto ha Puccini riuscì a fissare un ritratto indelebile di quel mondo bigotto e cor- bisogno anch’essa di un salvacondotto indispensabile per la sua sal- rotto. Ogni data e ogni situazione, grazie alla fantasia di Sardou, si pro- vezza, la formula dell’elisir di lunga vita creato dal padre Hieronymus, pongono come momento credibile del passato rivissuto artisticamente, alchimista della corte di Rodolfo II nella magica Praga del Cinquecento. senza che ciò limiti la ben superiore grandezza del lavoro di Puccini, che E anche lei può ottenerlo solo sottostando alle brame erotiche di un risiede nell’aver saputo sfruttare questo impianto drammatico per arric- barone-baritono, Jaroslav Prus. A differenza della collega, nel corso dei chire la narrazione, oltrepassando gli angusti limiti di una recita teatrale suoi lunghissimi trecentotrentasette anni di vita in cui ha primeggiato e di un tempo rigidamente determinato. La verosimiglianza stimola l’im- sulle scene assumendo diverse identità, Elina è divenuta cinica, e cede- maginazione simbolica dello spettatore, e se le opere d’arte sono anche re al suo ricattatore non comporta alcuna violazione del proprio codice strumenti per interpretare la realtà, a Tosca non si può negare il primato morale, ma solo un po’ di sopportabile fastidio. L’omaggio di Janáček al dell’aver saputo rappresentare come nessun altro lavoro l’autentico spi- capolavoro di Puccini è evidente, e la sua originalità sta nel fatto che il rito di Roma. Uno spirito eterno che ha attraversato i secoli, e dall’età chiaro riferimento a situazioni di un altro celebre dramma è un modo per imperiale si è trasmesso alla Roma dei papi, la città della controriforma, arricchire il proprio di nuove sfumature, traendo dal confronto stimolanti di Pio IX, la capitale della cristianità, e infine d’Italia. Il suo ritratto visto implicazioni. Ricordiamo, quasi per inciso, che Tosca andò in scena al con gli occhi del ‘giacobino’ Cavaradossi non fu forse causa trascurabile Teatro Nazionale di Brno il 22 gennaio 1904, la sera successiva alla pri- delle contestazioni e tumulti durante la prima assoluta del 14 gennaio ma assoluta di Jenůfa, il primo capolavoro riconosciuto di Janáček – e 1900: ai vizi dei suoi beneamati potenti il pubblico era talmente affezio- in questa magnifica partitura è difficile non cogliere una sorta d’ulteriore nato da non desiderare che venissero così palesemente messi alla berlina. omaggio del compositore moravo, che fa uscire in scena Kostelnička, Un esito artistico con apprezzabili risvolti etici, dunque, che, come si può mostro in gonnella malato anch’esso di bigotteria, per sedare con piglio agevolmente constatare scorrendo la storia italiana dal secondo dopo- autoritario l’allegria dei presenti, come fa Scarpia in Sant’Andrea della Valle. guerra ai nostri giorni, non ha ancora perso la sua imbarazzante attualità. La critica pucciniana ha sovente discusso ed enfatizzato, negli ultimi

21 La tendenza aveva trovato in Ponchielli un fervido precorritore, e si pensi alla citata Marion Delorme, una cortigiana che diviene attrice itinerante, ma, soprattutto, alla protagonista della Gioconda, cantante di strada (1876) come la prima donna della Périchole di Offenbach (1868). Quest’ultimo rese omaggio alle dive del canto anche nei Contes d’Hoffmann (1881), coi perso- naggi di Stella e, soprattutto, Antonia.

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IL LIBRETTO

ARGOMENTO 9 ATTOSYNOPSIS PRIMO 68 11 ATTOARGUMENT SECONDO 82 13 ATTOHANDLUNG TERZO 97 15 IL LIBRETTO TOSCA

Melodramma in tre atti

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

PERSONAGGI

Floria Tosca, nota cantante (soprano) Mario Cavaradossi, pittore (tenore) Il barone Scarpia, capo della polizia (baritono) Cesare Angelotti (basso) Il Sagrestano (baritono) Spoletta, agente di polizia (tenore) Sciarrone, gendarme (basso) Un carceriere (basso) Un pastore (voce bianca) Un Cardinale - Il Giudice del Fisco - Roberti, esecutore di Giustizia – Uno Scrivano - Un Ufficiale - Un Sergente. Soldati, Birri, Dame, Nobili, Borghesi, Popolo, ecc.

Roma, giugno 1800. 3 / IL LIBRETTO TOSCA

ATTO PRIMO peggio d’un collarin d’uno scagnozzo. CAVARADOSSI ma nel ritrar costei La Chiesa di Sant’Andrea della Valle. Signor pittore… Tò!… Di chi? il mio solo pensiero, Tosca, sei tu! A destra la Cappella Attavanti. A sini- (guarda verso l’impalcato dove sta il (continua a dipingere) stra un impalcato; su di esso un gran quadro, e vedendolo deserto, esclama SAGRESTANO quadro coperto da tela. Attrezzi vari da sorpreso:) Di quell’ignota SAGRESTANO (fra sé brontolando a pittore. Un paniere. Nessuno! Avrei giurato che i dì passati a pregar qui venìa… mezza voce) che fosse ritornato tutta devota e pia. Scherza coi fanti e lascia stare i santi! SCENA I il cavalier Cavaradossi. (con untuosa attitudine accennando (s’allontana per prendere l’acqua onde (depone i pennelli, sale sull’impalcato, verso la Madonna dalla quale Angelotti pulire i pennelli, poi ritorna dal fondo e ANGELOTTI (vestito da prigioniero, la- guarda dentro il paniere, e dice:) trasse la chiave) sempre scandalizzato dice:) cero, sfatto, tremante dalla paura, entra No, sbaglio. Il paniere è intatto. Queste diverse gonne ansante, quasi correndo. Dà una rapida (suona l’Angelus. Il Sagrestano si ingi- CAVARADOSSI (sorridendo) che fanno concorrenza alle Madonne occhiata intorno.) nocchia e prega sommesso:) È vero. E tanto ell’era mandan tanfo d’inferno. Ah! Finalmente! Nel terror mio stolto Angelus Domini nuntiavit Mariae, infervorata nella sua preghiera (asciuga i pennelli lavati non senza vedea ceffi di birro in ogni volto. et concepit de Spiritu Sancto. ch’io ne pinsi, non visto, il bel sembiante. continuare a borbottare) (torna a guardare attentamente intorno Ecce ancilla Domini, Ma con quei cani di volterriani a sé con più calma a riconoscere il luo- fiat mihi secundum verbum tuum. SAGRESTANO (scandalizzato) nemici del santissimo governo go. Dà un sospiro di sollievo vedendo Et Verbum caro factum est, (Fuori, Satana, fuori!) non c’è da metter voce!… la colonna con la pila dell’acqua santa et habitavit in nobis… (pone la catinella sotto l’impalcato ed e la Madonna) CAVARADOSSI (al Sagrestano) i pennelli li colloca in un vaso, presso La pila… la colonna… SCENA III Dammi i colori! al pittore. Accennando a Cavaradossi:) “A piè della Madonna” Cavaradossi - Sagrestano (il Sagrestano eseguisce. Cavaradossi Scherza coi fanti e lascia stare i santi! mi scrisse mia sorella… dipinge con rapidità e si sofferma spes- Già sono impenitenti tutti quanti! (vi si avvicina, cerca ai piedi della Ma- CAVARADOSSI (dalla porta laterale, so a riguardare il proprio lavoro: il Sa- Facciam piuttosto il segno della croce. donna e ne ritira, con un soffocato gri- vedendo il Sagrestano in ginocchio) grestano va e viene, portando una ca- (eseguisce) do di gioia, una chiave) Che fai? tinella entro la quale continua a lavare i (a Cavaradossi) Ecco la chiave!… ed ecco la Cappella! pennelli. A un tratto Cavaradossi si ristà Eccellenza, vado? (addita la Cappella Attavanti, febbril- SAGRESTANO (alzandosi) di dipingere; leva di tasca un medaglio- mente introduce la chiave nella serra- Recito l’Angelus. ne contenente una miniatura e gli occhi CAVARADOSSI tura, apre la cancellata, penetra nella (Cavaradossi sale sull’ impalcato e sco- suoi vanno dal medaglione al quadro) Fa’ il tuo piacere! Cappella, richiude… e scompare). pre il quadro. È una Maria Maddalena a Recondita armonia (continua a dipingere) grandi occhi azzurri con una gran piog- di bellezze diverse!… È bruna Floria, SCENA II gia di capelli dorati. Il pittore vi sta dinan- l’ardente amante mia… SAGRESTANO (indicando il cesto) zi muto attentamente osservando. Il Sa- E te, beltade ignota, Pieno è il paniere… SAGRESTANO (appare dal fondo: va grestano, volgendosi verso Cavaradossi cinta di chiome bionde! Fa penitenza? da destra a sinistra, accudendo al go- e per dirigergli la parola, vede il quadro Tu azzurro hai l’occhio, verno della chiesa: avrà in mano un scoperto e dà un grido di meraviglia) Tosca ha l’occhio nero! CAVARADOSSI mazzo di pennelli) Sante ampolle! Il suo ritratto! L’arte nel suo mistero Fame non ho. E sempre lava!… Ogni pennello è sozzo le diverse bellezze insiem confonde;

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SAGRESTANO (con ironia, stropic- ti si avvicina di più onde farsi riconoscere) CAVARADOSSI (rapidissimo, sale sull’im- TOSCA ciandosi le mani) Non mi ravvisate? palcato, ne discende col paniere e lo dà Altre parole bisbigliavi. Ov’è?… Ah!… Mi rincresce!… (con tristezza) ad Angelotti) (non può trattenere un gesto di gioia Il carcere m’ha dunque assai mutato! In questo panier v’è cibo e vino! CAVARADOSSI e uno sguardo di avidità verso il cesto Chi? che prende ponendolo un po’ in di- CAVARADOSSI (riconoscendolo, de- ANGELOTTI sparte. Fiuta due prese di tabacco) pone rapido tavolozza e pennelli e Grazie! TOSCA Badi, quand’esce chiuda. scende dall’impalcato verso Angelotti, Colei!… Quella donna!… guardandosi cauto intorno) CAVARADOSSI (incoraggiando Ange- Ho udito i lesti CAVARADOSSI (dipingendo) Angelotti! Il Console lotti, lo spinge verso la Cappella) passi e un fruscìo di vesti… Va’!… della spenta repubblica romana! Presto! (corre a chiudere la porta a destra) (Angelotti entra nella Cappella.) CAVARADOSSI SAGRESTANO Sogni! Vo! ANGELOTTI (con mistero, andando SCENA V (s’allontana per il fondo. Cavaradossi, incontro a Cavaradossi) Cavaradossi - Tosca TOSCA volgendo le spalle alla Cappella, lavora. Fuggii pur ora da Castel Sant’Angelo!… Lo neghi? Angelotti, credendo deserta la chiesa, VOCE DI TOSCA (chiamando ripetu- appare dietro la cancellata e introduce CAVARADOSSI (generosamente) tamente stizzita) CAVARADOSSI (con passione) la chiave per aprire). Disponete di me! Mario! Lo nego e t’amo! (fa per baciarla) SCENA IV VOCE DI TOSCA (di fuori) CAVARADOSSI (fingendosi calmo Cavaradossi - Angelotti. Mario! apre a Tosca) TOSCA (con dolce rimprovero) (alla voce di Tosca, Cavaradossi fa un Son qui! Oh! Innanzi alla Madonna… CAVARADOSSI (al cigolio della serra- rapido cenno ad Angelotti di tacere) No, Mario mio, tura si volta) TOSCA (entra con una specie di vio- lascia pria che la preghi, che l’infiori… Gente là dentro! CAVARADOSSI lenza, allontana bruscamente Mario (si avvicina lentamente alla Madonna, (al movimento fatto da Cavaradossi, An- Celatevi! È una donna… gelosa. che vuole abbracciarla e guarda so- dispone con arte, intorno ad essa, i fiori gelotti, atterrito, si arresta come per rifu- Un breve istante e la rimando. spettosa intorno a sé) che ha portato con sé, si inginocchia e giarsi ancora nella Cappella, ma, alzati gli Perché chiuso? prega con molta devozione, segnando- occhi, un grido di gioia, che egli soffoca VOCE DI TOSCA si, poi s’alza. A Cavaradossi, che intan- tosto timoroso, erompe dal suo petto. Mario! CAVARADOSSI (con simulata indiffe- to si è avviato per riprendere il lavoro) Egli ha riconosciuto il pittore e gli stende renza) Ora stammi a sentir: stasera canto, le braccia come ad un aiuto insperato) CAVARADOSSI (verso la porta da Lo vuole il Sagrestano… ma è spettacolo breve. Tu mi aspetti dove viene la voce di Tosca) sull’uscio della scena ANGELOTTI Eccomi! TOSCA e alla tua villa andiam soli, soletti. Voi? Cavaradossi! A chi parlavi? Vi manda Iddio! ANGELOTTI (colto da un accesso di CAVARADOSSI (che fu sempre sopra- (Cavaradossi non riconosce Angelotti e debolezza si appoggia all’impalcato) CAVARADOSSI pensieri) rimane attonito sull’impalcato. Angelot- Sono stremo di forze, più non reggo… A te! Stasera?

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TOSCA CAVARADOSSI (vinto, ma vigilante) TOSCA (cercando di ricordare) (sono scesi) È luna piena Mi avvinci nei tuoi lacci Aspetta… Aspetta… e il notturno effluvio floreal mia sirena, mia sirena, verrò! È l’Attavanti!… CAVARADOSSI inebria il cor! Non sei contento? (guarda verso la parte d’onde uscì An- Follia! (si siede sulla gradinata presso a Cava- gelotti) CAVARADOSSI (ridendo) (la tiene presso di sé fissandola in viso) radossi) Or lasciami al lavoro. Brava!… TOSCA (con dolce rimprovero) CAVARADOSSI (distratto) TOSCA (sorpresa) TOSCA (cieca di gelosia) Ah, quegli occhi!… Tanto! Mi discacci? La vedi? T’ama? Tu l’ami?… Quei passi e quel bisbiglio… CAVARADOSSI TOSCA (colpita da quell’accento) CAVARADOSSI Ah! Qui stava pur ora! Quale occhio al mondo Tornalo a dir! Urge l’opra, lo sai! Ah, la civetta! può star di paro A me, a me! all’ardente occhio tuo nero? CAVARADOSSI TOSCA (stizzita, alzandosi) È qui che l’esser mio s’affisa intero. Tanto! Vado! Vado! CAVARADOSSI (serio) Occhio all’amor soave, all’ira fiero! (s’allontana un poco da Cavaradossi, La vidi ieri, ma fu puro caso… Qual altro al mondo può star di paro TOSCA (stizzita) poi voltandosi per guardarlo, vede il a pregar qui venne… all’occhio tuo nero!… Lo dici male: quadro, ed agitatissima ritorna verso non visto la ritrassi. non la sospiri la nostra casetta Cavaradossi) TOSCA (rapita, appoggiando la testa alla che tutta ascosa nel verde ci aspetta? Chi è quella TOSCA spalla di Cavaradossi) Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter, donna bionda lassù? Giura! Oh, come la sai bene pien d’amore e di mister? l’arte di farti amare! Al tuo fianco sentire CAVARADOSSI (calmo) CAVARADOSSI (serio) (maliziosamente) per le silenzïose La Maddalena. Giuro! Ma… falle gli occhi neri!… stellate ombre, salire Ti piace? le voci delle cose!… TOSCA (sempre con gli occhi rivolti al CAVARADOSSI (teneramente) Dai boschi e dai roveti, TOSCA quadro) Mia gelosa! dall’arse erbe, dall’imo È troppo bella! Come mi guarda fiso! dei franti sepolcreti TOSCA odorosi di timo, CAVARADOSSI (ridendo ed inchinandosi) CAVARADOSSI (la spinge dolcemente Sì, lo sento… ti tormento la notte escon bisbigli Prezioso elogio! a scendere dalla gradinata. Essa di- senza posa. di minuscoli amori scende all’indietro tenendo alto le sue e perfidi consigli TOSCA (sospettosa) mani in quelle di Cavaradossi. Tosca CAVARADOSSI che ammolliscono i cuori. Ridi? scendendo ha sempre la faccia verso il Mia gelosa! Fiorite, o campi immensi, palpitate Quegli occhi cilestrini già li vidi… quadro cui Mario dà le spalle) aure marine, nel lunare albor, Vien via! TOSCA piovete voluttà, volte stellate! CAVARADOSSI (con indifferenza) Certa sono – del perdono Arde in Tosca un folle amor! Ce n’è tanti pel mondo!… TOSCA se tu guardi al mio dolor! (reclinando la testa sulla spalla di Cavaradossi) Di me beffarda, ride.

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CAVARADOSSI CAVARADOSSI (con dolce rimprovero CAVARADOSSI Ma indugiar fino a notte è mal sicuro… Mia Tosca idolatrata, vedendo rispuntare la gelosia) Sì. Qual è il vostro disegno?… ogni cosa in te mi piace; Ancora? ANGELOTTI l’ira audace ANGELOTTI Temo del sole!… e lo spasimo d’amor! TOSCA (cadendo nelle sue braccia e A degli eventi, uscir di Stato porgendogli la guancia) o star celato in Roma… Mia sorella… CAVARADOSSI (indicando) TOSCA No, perdona!… La cappella mette Dilla ancora CAVARADOSSI a un orto mal chiuso, poi c’è un canneto la parola che consola… CAVARADOSSI (scherzoso) L’Attavanti? che va lungi pei campi a una mia villa. Dilla ancora! Davanti alla Madonna? ANGELOTTI ANGELOTTI CAVARADOSSI TOSCA (accennando alla Madonna) Sì… ascose un muliebre M’è nota… Mia vita, amante inquieta, È tanto buona! abbigliamento là sotto l’altare… dirò sempre: “Floria, t’amo!” (si baciano. Avviandosi ad uscire e Vesti, velo, ventaglio… CAVARADOSSI Ah! l’alma acquieta, guardando ancora il quadro, maliziosa- (si guarda intorno con paura) Ecco la chiave… innanzi sera sempre “t’amo!” ti dirò! mente gli dice:) Appena imbruni io vi raggiungo, portate con voi Ma falle gli occhi neri!… indosserò quei panni… le vesti femminili… TOSCA (sciogliendosi, paurosa d’es- (fugge rapidamente) ser vinta) CAVARADOSSI ANGELOTTI (raccoglie in fascio le ve- Dio! quante peccata! SCENA VI Or comprendo! stimenta sotto l’altare) M’hai tutta spettinata! Cavaradossi - Angelotti Quel fare circospetto Ch’io le indossi? (Appena uscita Tosca, Cavaradossi sta e il pregante fervore CAVARADOSSI ascoltandone i passi allontanarsi, poi in giovin donna e bella CAVARADOSSI Or va, lasciami! con precauzione socchiude l’uscio e m’avean messo in sospetto Per or non monta, il sentier è deserto… guarda fuori. Visto tutto tranquillo, cor- di qualche occulto amor! TOSCA re alla Cappella. Angelotti appare subi- Era amor di sorella! ANGELOTTI (per uscire) Tu fino a stassera to dietro la cancellata) Addio! stai fermo al lavoro. E mi prometti: ANGELOTTI sia caso o fortuna, CAVARADOSSI (aprendo la cancellata Tutto ella ha osato CAVARADOSSI (accorrendo verso sia treccia bionda o bruna, ad Angelotti, che naturalmente ha do- onde sottrarmi a Scarpia, scellerato! Angelotti) a pregar non verrà donna nessuna! vuto udire il dialogo precedente) Se urgesse il periglio, correte È buona la mia Tosca, ma credente CAVARADOSSI al pozzo del giardin. L’acqua è nel fondo, CAVARADOSSI al confessor nulla tiene celato, Scarpia?! Bigotto satiro che affina ma a mezzo della canna, un picciol varco Lo giuro, amore!… Va’! ond’io mi tacqui. È cosa più prudente. colle devote pratiche guida ad un antro oscuro, la foia libertina rifugio impenetrabile e sicuro! TOSCA ANGELOTTI e strumento al lascivo talento (un colpo di cannone; i due si guardano Quanto m’affretti! Siam soli? (con forza crescente) agitatissimi) fa il confessore e il boia! La vita mi costasse, vi salverò!

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ANGELOTTI si radunano tutti) SAGRESTANO bruscamente lo trattiene) Il cannon del castello!… E questa sera Tu resta! ALLIEVI (colla massima confusione) gran fiaccolata CAVARADOSSI Dove? veglia di gala a Palazzo Farnese, SAGRESTANO (impaurito) Fu scoperta la fuga! ed un’apposita Non mi muovo! Or Scarpia i suoi sbirri sguinzaglia! SAGRESTANO (spinge alcuni chierici) nuova cantata In sagrestia… con Floria Tosca!… SCARPIA (a Spoletta) ANGELOTTI E nelle chiese E tu va, fruga ogni angolo, Addio! ALCUNI inni al Signore! raccogli ogni traccia. Ma che avvenne? Or via a vestirvi, CAVARADOSSI (con subita risoluzione) non più clamor! SPOLETTA Con voi verrò! Staremo all’erta! SAGRESTANO Via… via… in sagrestia! Sta bene! Nol sapete? (fa cenno a due sbirri di seguirlo) ANGELOTTI (affannoso) TUTTI (ridendo e gridando gioiosa- Odo qualcun! Bonaparte… scellerato… mente, senza badare al Sagrestano SCARPIA Bonaparte… che inutilmente li spinge a urtoni verso (ad altri sbirri che eseguiscono) CAVARADOSSI (con entusiasmo) la sagrestia) Occhio alle porte, Se ci assalgon, battaglia! ALTRI ALLIEVI (si avvicinano al sagre- Doppio soldo… Te Deum… Gloria! senza dar sospetti! (escono rapidamente dalla Cappella) stano e lo attorniano, mentre accorro- Viva il Re!… Si festeggi la vittoria! (al Sagrestano) no altri che si uniscono ai primi) Ora a te! Pesa SCENA VII Ebben? Che fu? SCENA VIII le tue risposte. Un prigionier di Stato Sagrestano - Allievi e Cantori della Scarpia - Sagrestano - Cantori - Allievi, ecc. fuggì pur ora da Castel Sant’Angelo… Cappella - Chierici - Confratelli SAGRESTANO Spoletta - Birri (energico) Fu spennato, sfracellato, (Le loro grida e le loro risa sono al col- S’è rifugiato qui… SAGRESTANO (entra correndo, tutto è piombato a Belzebù! mo, allorché una voce ironica tronca scalmanato, gridando:) bruscamente quella gazzarra volgare di SAGRESTANO Sommo giubilo, Eccellenza!… ALLIEVI, CANTORI, ECC. canti e risa. È Scarpia: dietro a lui Spo- Misericordia! (guarda verso l’impalcato e rimane sor- Chi lo dice? letta e alcuni sbirri) preso di non trovarvi neppure questa È sogno! SCARPIA volta il pittore) È fola! SCARPIA (con grande autorità) Forse c’è ancora. Non c’è più! Ne son dolente!… Un tal baccano in chiesa! Bel rispetto! Dov’è la Cappella degli Attavanti? Chi contrista un miscredente SAGRESTANO si guadagna un’indulgenza! È veridica parola; SAGRESTANO (balbettando impaurito) SAGRESTANO (accorrono da ogni parte chierici, con- or ne giunse la notizia! Eccellenza! il gran giubilo… Eccola. fratelli, allievi e cantori della Cappella. (va al cancello e lo vede socchiuso) Tutti costoro entrano tumultuosamente) CORO SCARPIA Aperta! Arcangeli! Tutta qui la cantoria! Si festeggi la vittoria! Apprestate per il te Deum. E un’altra chiave! Presto!… (tutti s’allontanano mogi; anche il Sa- (altri allievi entrano in ritardo e alla fine grestano fa per cavarsela, ma Scarpia

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SCARPIA SAGRESTANO (vedendolo) SCARPIA (attento, inquirente per sco- in grande agitazione va a cercarlo nella Buon indizio… Entriamo. Numi! Il paniere! prir terreno) navata principale della chiesa) (entrano nella Cappella, poi ritorna- Avrà pranzato! Mario?! Mario?! no: Scarpia, assai contrariato, ha fra SCARPIA (seguitando le sue riflessioni) le mani un ventaglio chiuso che agita Lui! L’amante di Tosca! SAGRESTANO SAGRESTANO (che si trova ai piedi nervosamente) Un uom sospetto! Nella Cappella? dell’impalco, avvicinandosi a Tosca) (fra sé) Un volterrian! (facendo cenno di no colla mano) Il pittor Cavaradossi? Fu grave sbaglio Non ne avea la chiave Chi sa dove sia? quel colpo di cannone! Il mariolo SAGRESTANO né contava pranzar… disse egli stesso. Svanì, sgattaiolò spiccato ha il volo, ma lasciò una preda… (che avrà esaminato il paniere, con Onde l’avea già messo… per sua stregoneria. preziosa… un ventaglio. gran sorpresa esclama:) al riparo. (se la svigna) (agitandolo in aria) Vuoto?… Vuoto!… (mostra dove aveva riposto il paniere e Qual complice il misfatto preparò? ve lo lascia) TOSCA (resta alquanto pensieroso, poi guarda SCARPIA (impressionato dal severo e silente Ingannata? No!… no!… attentamente il ventaglio; ad un tratto Che hai detto? contegno di Scarpia) Tradirmi egli non può! egli vi scorge uno stemma, e vivamente (vede lo sbirro col paniere) (Libera me Domine!) (quasi piangendo) esclama:) Che fu?… (pausa) La marchesa Attavanti!… SCARPIA (ha girato la colonna e si pre- Il suo stemma!… SAGRESTANO (prendendo il paniere) SCARPIA senta a Tosca, sorpresa del suo subito (guarda intorno, scrutando ogni angolo Si ritrovò nella Cappella (Or tutto è chiaro… apparire. Intinge le dita nella pila e le della chiesa: i suoi occhi si arrestano questo panier. la provvista – del sacrista offre l’acqua benedetta; fuori suonano sull’impalcato, sugli arnesi del pittore, d’Angelotti fu la preda!) le campane che invitano alla chiesa) sul quadro… e il noto viso dell’Attavanti SCARPIA (scorgendo Tosca che entra nervosissima) Tosca gentile la mano mia gli appare riprodotto nel volto della santa) Tu lo conosci? Tosca? Che non mi veda. la vostra aspetta, piccola manina, Il suo ritratto! (appena vista entrare Tosca, si è abil- non per galanteria (al sagrestano) SAGRESTANO mente nascosto dietro la colonna ov’è ma per offrirvi l’acqua benedetta. Chi fe’ quelle pitture? Certo! la pila dell’acqua benedetta, facendo (è esitante e pauroso) imperioso cenno di rimanere al Sagre- TOSCA (tocca le dita di Scarpia e si fa SAGRESTANO (ancor più invaso dalla È il cesto del pittor… ma… nondimeno… stano; il quale, tremante, imbarazzato, il segno della croce) paura) si reca vicino al palco del pittore) Grazie, signor! Il cavalier Cavaradossi… SCARPIA (Per ridurre un geloso allo sbaraglio Sputa quello che sai. Jago ebbe un fazzoletto… SCARPIA SCARPIA ed io un ventaglio!…) Un nobile Lui! SAGRESTANO (sempre più impaurito e esempio è il vostro. Al cielo (uno degli sbirri che seguì Scarpia, tor- quasi piangendo gli mostra il paniere vuoto) SCENA IX piena di santo zelo na dalla Cappella portando il paniere Io lo lasciai ripieno Tosca - Scarpia - Sagrestano attingete dell’arte il magistero che Cavaradossi diede ad Angelotti) di cibo prelibato… che la fede ravviva! Il pranzo del pittor!… TOSCA (va dritta all’impalcato, ma non trovandovi Cavaradossi, sempre

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TOSCA (distratta e pensosa) Presago sospetto!… SCARPIA SPOLETTA Bontà vostra… (Morde il veleno!) Sta bene! Il convegno? (cominciano ad entrare in chiesa ed a SCARPIA (entrano alcuni borghesi alla spicciolata) recarsi verso il fondo alcuni popolani) (Ho sortito l’effetto!) SCARPIA TOSCA (con grande amarezza) Palazzo Farnese! SCARPIA TOSCA (con grande sentimento, trat- Dove son? Potessi (Spoletta parte rapidamente con tre sbirri) Le pie donne son rare… tenendo a stento le lagrime, dimentica coglierli, i traditori! (con un sorriso sardonico) voi calcate la scena… del luogo e di Scarpia) (sempre più crucciosa) Va’, Tosca! Nel tuo cuor s’annida (con intenzione) Ed io venivo a lui tutta dogliosa Oh qual sospetto! Scarpia!… e in chiesa ci venite per pregar… per dirgli: invan stassera, Ai doppi amori È Scarpia che scioglie a volo il falco il ciel s’infosca… è la villa ricetto! della tua gelosia. Quanta promessa TOSCA (sorpresa) l’innamorata Tosca (con immenso dolore) nel tuo pronto sospetto! Che intendete?… è prigioniera… dei regali tripudi. Traditor! (esce il corteggio che accompagna il (entra un gruppo di pastori e ciociare) Oh mio bel nido insozzato di fango! Cardinale all’altare maggiore: i soldati SCARPIA (con pronta risoluzione) svizzeri fanno far largo alla folla, che si E non fate come certe sfrontate SCARPIA Vi piomberò inattesa! dispone su due ali. Scarpia s’inchina che han di Maddalena (Già il veleno l’ha rosa!) (rivolta al quadro, minacciosa) e prega al passaggio del Cardinale. Il (indica il ritratto) (mellifluo a Tosca) Tu non l’avrai stasera. Giuro! Cardinale benedice la folla che reve- viso e costumi… O che v’offende, rente s’inchina) (con intenzione marcata) dolce signora?… SCARPIA (scandalizzato, quasi rim- e vi trescan d’amore! Una ribelle proverandola) CAPITOLO E FOLLA lagrima scende In chiesa! Adjutorum nostrum in nomine Domini. TOSCA (scatta pronta) sovra le belle Qui fecit coelum et terram. Che? D’amore? Le prove! guancie e le irrora; TOSCA Sit nomen Domini benedictum. dolce signora, Dio mi perdona… Egli vede ch’io piango! Et hoc nunc et usquem in saeculum. SCARPIA (mostrandole il ventaglio) che mai v’accora? (piange dirottamente; Scarpia la sorreg- È arnese da pittore questo? ge accompagnandola all’uscita, fingen- SCARPIA (con ferocia) TOSCA do di rassicurarla. Appena uscita Tosca, A doppia mira TOSCA (lo afferra) Nulla! la chiesa poco a poco va sempre più tendo il voler, né il capo del ribelle Un ventaglio? Dove stava? (vari Nobili Signori accompagnano al- popolandosi. La folla si raggruppa nel è la più preziosa. Ah di quegli occhi (entrano alcuni contadini) cune donne) fondo, in attesa del Cardinale; alcuni in- vittoriosi veder la fiamma ginocchiati pregano) (con passione erotica) SCARPIA SCARPIA (con marcata intenzione) illanguidir con spasimo d’amor, Là su quel palco. Qualcun venne Darei la vita SCARPIA (dopo aver accompagnato fra le mie braccia… certo a sturbar gli amanti per asciugar quel pianto. Tosca, ritorna presso la colonna e fa un (ferocemente) ed essa nel fuggir perdé le penne!… cenno: subito si presenta Spoletta) L’uno al capestro, TOSCA (non ascoltandolo) Tre sbirri… una carrozza… l’altra fra le mie braccia… TOSCA (esaminando il ventaglio) Io qui mi struggo e intanto presto!… seguila (resta immobile guardando nel vuoto) La corona! Lo stemma! È l’Attavanti! d’altra in braccio le mie smanie deride! dovunque vada!… non visto!… provvedi! (Tutta la folla è rivolta verso l’altare

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maggiore; alcuni s’inginocchiano) SCARPIA (accenna la finestra) SCIARRONE (entrando) SPOLETTA Apri. Tarda è la notte… Spoletta è giunto. Non s’è trovato. FOLLA (dal piano inferiore – ove la Regina di Te Deum laudamus: Napoli, Maria Carolina, dà una grande SCARPIA (eccitatissimo, gridando) SCARPIA (furente) Te Dominum confitemur! festa in onore di Melas – si ode il suo- Entri. In buon punto! Ah cane! Ah traditore! Te aeternum Patrem nare di un’orchestra) (Sciarrone esce per chiamare Spoletta, Ceffo di basilisco, omnis terra veneratur! Alla cantata ancor manca la Diva, che accompagna nella sala, rimanendo (gridando) e strimpellan gavotte. poi presso la porta del fondo) alle forche! SCARPIA (riavendosi come da un sogno) (a Sciarrone) Tosca, mi fai dimenticare Iddio! Tu attenderai la Tosca in sull’entrata; SCENA II SPOLETTA (tremante, cerca di scon- (s’inginocchia e prega con entusiasmo le dirai ch’io l’aspetto Scarpia - Spoletta - Sciarrone giurare la collera di Scarpia) religioso) finita la cantata… Gesù! (Sciarrone fa per andarsene) SCARPIA (si siede e tutt’occupato a (timidamente) O meglio… cenare, interroga intanto Spoletta sen- C’era il pittor… ATTO SECONDO (si alza e va a scrivere in fretta un biglietto) za guardarlo) La camera di Scarpia al piano superiore le darai questo biglietto. O galantuomo, come andò la caccia?… SCARPIA (interrompendolo) del Palazzo Farnese. Tavola imbandita. (Sciarrone esce) Cavaradossi? Un’ampia finestra verso il cortile del (torna alla tavola e mescendosi da SPOLETTA (avanzandosi un poco ed Palazzo. È notte. bere dice:) impaurito) SPOLETTA (accenna di sì, ed aggiun- Ella verrà… per amor del suo Mario! (Sant’Ignazio m’aiuta!) ge pronto:) SCENA I Per amor del suo Mario… al piacer mio Della signora seguimmo la traccia. Ei sa dove l’altro s’asconde… s’arrenderà. Tal dei profondi amori, Giunti a un’erma villetta Ogni suo gesto, SCARPIA è la profonda miseria. Ha più forte tra le fratte perduta… ogni accento tradìa (è seduto alla tavola e vi cena. Inter- sapore la conquista violenta ella v’entrò. N’escì sola ben presto. tal beffarda ironia, rompe a tratti la cena per riflettere. che il mellifluo consenso. Io di sospiri Allor scavalco lesto ch’io lo trassi in arresto! Guarda l’orologio: è smanioso e pensieroso) e di lattiginose albe lunari il muro del giardin coi miei cagnotti Tosca è un buon falco!… poco mi appago. Non so trarre accordi e piombo in casa… SCARPIA (con sospiro di soddisfazione) Certo a quest’ora di chitarra, né oroscopo di fior Meno male! i miei segugi le due prede azzannano! (sdegnosamente) SCARPIA Doman sul palco né far l’occhio di pesce, Quel bravo Spoletta! SPOLETTA (accenna all’anticamera) vedrà l’aurora o tubar come tortora! Egli è là. Angelotti e il bel Mario al laccio pendere. (s’alza, ma non si allontana dalla tavola) SPOLETTA (esitando) (Scarpia passeggia meditando: ad un (suona ­– entra Sciarrone) Bramo. La cosa bramata Fiuto!… razzolo!… frugo!… tratto si arresta: dall’aperta finestra Tosca è a palazzo?… perseguo, me ne sazio e via la getto… odesi la Cantata eseguita dai Cori nella volto a nuova esca. Dio creò diverse SCARPIA (si avvede dell’indecisione di sala della Regina) SCIARRONE beltà e vini diversi… Io vo’ gustar Spoletta e si leva ritto, pallido d’ira, le Un ciambellan ne uscìa quanto più posso dell’opra divina! ciglia corrugate) TOSCA E CORO INTERNO pur ora in traccia… (beve) Ah! L’Angelotti?… Sale, ascende l’uman cantico, varca spazi, varca cieli,

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per ignoti soli empirei, SCARPIA (accennando una sedia al CAVARADOSSI CAVARADOSSI profetati dai Vangeli, lato opposto della tavola) Nego. Le prove? Nego! a te giunge o re dei re, Sedete… questo canto voli a te. SCARPIA (mellifluo) SCARPIA A te quest’inno voli CAVARADOSSI (rifiutando) Un suddito fedele… E vesti? sommo Iddio della vittoria. Aspetto. Dio che fosti innanzi ai secoli CAVARADOSSI CAVARADOSSI alle cantiche degli angeli, SCARPIA Al fatto. Chi mi accusa? Nego! quest’inno di gloria E sia! (ironico) or voli a te! (guarda fisso Cavaradossi, prima di in- I vostri sbirri invan frugar la villa. SCARPIA Sale, ascende l’uman cantico, terrogarlo) E asilo nella villa? varca spazi, varca cieli, V’è noto che un prigione… SCARPIA E che là sia nascosto? a te giunge o re dei re. (odesi la voce di Tosca che prende Segno che è ben celato. parte alla Cantata) CAVARADOSSI (con forza) SCARPIA (a Spoletta) CAVARADOSSI Nego! nego! Introducete il Cavaliere. CAVARADOSSI (commosso) Sospetti di spia! (Spoletta esce) La sua voce!… SCARPIA (quasi paternamente, ritor- (a Sciarrone) SPOLETTA (offeso, interviene) nando calmo) A me SCARPIA Alle nostre ricerche egli rideva… Via, Cavaliere, riflettete: saggia Roberti e il Giudice del Fisco. (che si era interrotto all’udire la voce di non è cotesta ostinatezza vostra. (Sciarrone esce. Scarpia siede di nuo- Tosca, riprende) CAVARADOSSI Angoscia grande, pronta confessione vo a tavola) … v’è noto che un prigione E rido ancor! eviterà! Io vi consiglio, dite: oggi è fuggito da Castel Sant’Angelo? dov’è dunque Angelotti? SCENA III SCARPIA (terribile, alzandosi) Spoletta e quattro sbirri introducono CAVARADOSSI Questo è luogo di lacrime! CAVARADOSSI Mario Cavaradossi. Poi Roberti, ese- Ignoro. (minaccioso) Non lo so. cutore di Giustizia, il Giudice del Fisco Badate! con uno Scrivano e Sciarrone. SCARPIA (nervosissimo) SCARPIA Eppur, si pretende che voi Or basta! Rispondete! Ancor, CAVARADOSSI (altero, avanzandosi l’abbiate accolto in Sant’Andrea, (irritato e disturbato dalle voci della l’ultima volta: dov’è? con impeto) provvisto di cibo e di vesti… Cantata va a chiudere la finestra: poi si Tal violenza!… rivolge imperioso a Cavaradossi:) CAVARADOSSI CAVARADOSSI (risoluto) Dov’è Angelotti? Nol so! SCARPIA (con studiata cortesia) Menzogna! Cavalier, vi piaccia accomodarvi… CAVARADOSSI SPOLETTA SCARPIA (continuando a mantenersi Non lo so. (O bei tratti di corda!) CAVARADOSSI calmo) Vo’ saper… … e guidato SCARPIA SCENA IV ad un vostro podere suburbano… Negate avergli dato cibo? Tosca entra affannosa

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SCARPIA (vedendo Tosca) TOSCA (con simulata indifferenza) Insistiamo. TOSCA (balza in piedi) (Eccola!) Fu sciocca gelosia… (Sciarrone rientra nella camera della Non è ver, non è ver! tortura, chiudendone l’uscio) Sogghigno di demone… TOSCA (vede Cavaradossi e corre ad SCARPIA (ascolta con grande ansietà, le mani abbracciarlo) L’Attavanti non era dunque alla villa? TOSCA (ridendo) nervosamente avvinghiate alla spalliera Mario?! tu qui? Oh, è inutil! del canapè) TOSCA CAVARADOSSI (sommessamente) No: egli era solo. SCARPIA (seriissimo, si alza e pas- LA VOCE DI CAVARADOSSI (Di quanto là vedesti, taci, o m’uccidi!) seggia) Ahimè! (Tosca accenna che ha capito) SCARPIA Lo vedremo, signora. (gemito prolungato) Solo? SCARPIA (con solennità) (indagando con malizia) TOSCA (lentamente, con sorriso ironico) TOSCA Mario Cavaradossi, Ne siete ben sicura? Dunque, per compiacervi, Un gemito? Pietà, pietà! qual testimone il Giudice vi aspetta. si dovrebbe mentir? (a Roberti) TOSCA SCARPIA Pria le forme ordinarie… Nulla sfugge ai gelosi. Solo! solo! SCARPIA Sta in voi di salvarlo. Indi… ai miei cenni… (con insistenza stizzosa) No, ma il vero potrebbe abbreviargli TOSCA (Fa cenno a Sciarrone di aprire l’uscio un’ora assai penosa… Ebben… ma cessate! che dà alla camera della tortura. Il Giu- SCARPIA (prende una sedia, la porta dice vi entra e gli altri lo seguono, ri- di fronte a Tosca, vi si siede e la guarda TOSCA (sorpresa) SCARPIA (va presso all’uscio) manendo Tosca e Scarpia. Spoletta si fissamente) Un’ora penosa? Che vuol dir? Sciarrone, ritira presso alla porta in fondo alla sala. Davver?! Che avviene in quella stanza? sciogliete! Sciarrone chiude l’uscio. Tosca fa un atto di grande sorpresa. Scarpia, stu- TOSCA (irritata) SCARPIA SCIARRONE (si presenta sul limitare) diatamente gentile, la rassicura) Solo, sì! È forza che si adempia Tutto? la legge. SCARPIA (con galanteria) SCARPIA SCARPIA Ed or fra noi parliam da buoni amici. Quanto fuoco! TOSCA Tutto. Via quell’aria sgomentata… Par che abbiate paura di tradirvi. Oh! Dio!… Che avvien?!! (Sciarrone entra di nuovo nella camera (accenna a Tosca di sedere) (rivolgendosi verso l’uscio della camera della tortura, chiudendo) della tortura chiamando) SCARPIA (con espressione di ferocia (a Tosca) TOSCA (siede con calma studiata) Sciarrone, che dice il Cavalier? e con forza crescente) Ed or la verità… Sgomento alcun non ho… Legato mani e piè SCIARRONE (apparendo sul limitare il vostro amante TOSCA SCARPIA dell’uscio) ha un cerchio uncinato alle tempia, Ch’io lo veda! La storia del ventaglio? Nega. che ad ogni niego ne sprizza sangue (passa dietro al canapè sul quale è se- senza mercè! SCARPIA duta Tosca e vi si appoggia, parlando SCARPIA (a voce più alta verso l’u- No! sempre con galanteria) scio aperto)

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TOSCA (riesce ad avvicinarsi all’uscio) TOSCA SCARPIA (insistendo) sta impassibile e silenzioso) Mario! Tu ridi… Dite dov’è Angelotti? parlate all’orrida pena? su, via, dove celato sta? TOSCA LA VOCE DI CAVARADOSSI (dolo- Che v’ho fatto in vita mia? rosamente) SCARPIA (con entusiasmo) TOSCA Son io che così torturate!… Tosca! Mai Tosca alla scena No! Ah! Più non posso! Che orror! Torturate l’anima… più tragica fu! Cessate il martîr! È troppo il soffrir! (scoppia in singhiozzi) TOSCA (Tosca, inorridita, si allontana da Scar- Ti fanno male ancor? pia che, preso da subitaneo senso di LA VOCE DI CAVARADOSSI SPOLETTA (brontolando in attitudine ferocia, si rivolga a Spoletta) Ahimè! di preghiera) LA VOCE DI CAVARADOSSI Judex ergo, cum sedebit, No. Coraggio! Taci! Sprezzo il dolor! SCARPIA (gridando) TOSCA (si rivolge ancora supplichevo- quidquid latet apparebit, Aprite le porte le a Scarpia, il quale fa cenno a Spoletta nil inultum remanebit. SCARPIA (avvicinandosi a Tosca) che n’oda i lamenti! di lasciare avvicinare Tosca: questa va (Scarpia, profittando dell’accasciamento Orsù, Tosca, parlate. (Spoletta apre l’uscio e sta ritto sulla soglia) presso all’uscio aperto ed esterrefatta di Tosca, va presso la camera della tortu- alla vista dell’orribile scena, si rivolge a ra e fa cenno di ricominciare il supplizio TOSCA (rinfrancata dalle parole di Ca- LA VOCE DI CAVARADOSSI Cavaradossi col massimo dolore:) – un grido orribile si fa udire – Tosca si varadossi) Vi sfido! Mario, consenti alza di scatto e subito con voce soffocata Non so nulla! ch’io parli? dice rapidamente a Scarpia:) SCARPIA (gridando a Roberti) SCARPIA Più forte! Più forte! LA VOCE DI CAVARADOSSI (spezzata) TOSCA Non vale No, no. Nel pozzo… nel giardino… quella prova? Roberti, ripigliamo… LA VOCE DI CAVARADOSSI (fa per avvicinarsi all’uscio) Vi sfido! TOSCA (con insistenza) SCARPIA Ascolta, non posso più… Là è Angelotti?… TOSCA (si mette fra l’uscio e Scarpia, SCARPIA (a Tosca) per impedire che dia l’ordine) Parlate… LA VOCE DI CAVARADOSSI TOSCA (soffocato) No! Fermate! Stolta, che sai?… che puoi dir?… Sì. TOSCA SCARPIA Che dire? SCARPIA (irritatissimo per le parole di SCARPIA (forte, verso la camera della Voi parlerete? Cavaradossi e temendo che da queste tortura) SCARPIA Tosca sia ancora incoraggiata a tacere, Basta, Roberti. TOSCA Su, via! grida terribile a Spoletta:) No… mostro! Ma fatelo tacere! SCIARRONE (che ha aperto l’uscio) Lo strazi… l’uccidi! TOSCA (Spoletta entra nella camera della tor- È svenuto! Ah! non so nulla! tura e n’esce poco dopo, mentre To- SCARPIA (disperata) sca, vinta dalla terribile commozione, TOSCA (a Scarpia) Lo strazia quel vostro dovrei mentir? cade prostrata sul canapè e con voce Assassino! silenzio assai più. singhiozzante si rivolge a Scarpia che Voglio vederlo.

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SCARPIA SCARPIA SCIARRONE Cavaradossi e lo trascinano verso la por- Portatelo qui!… (a Spoletta con autorità) Bonaparte è vincitor! ta - Tosca con un supremo sforzo tenta di (Sciarrone rientra e subito appare Ca- Nel pozzo tenersi stretta a Cavaradossi, ma invano: varadossi svenuto, portato dai birri che del giardino. Va’, Spoletta! SCARPIA essa è brutalmente respinta) lo depongono sul canapè. Tosca corre (Spoletta esce: Cavaradossi, che ha udi- Melas… a lui, ma l’orrore della vista dell’aman- to, si leva minaccioso contro Tosca; poi TOSCA te insanguinato è così forte, ch’essa le forze l’abbandonano e si lascia cadere SCIARRONE Mario… con te… sgomentata si copre il volto per non sul canapè, esclamando con rimprovero No! Melas è in fuga!… (i birri conducono via Cavaradossi; li vederlo – poi, vergognosa di questa pieno di amarezza verso Tosca:) (Cavaradossi, che con ansia crescente segue Sciarrone: Tosca si avventa per sua debolezza, si inginocchia presso di ha udito le parole di Sciarrone, trova seguir Cavaradossi, ma Scarpia si col- lui, baciandolo e piangendo. Sciarrone, CAVARADOSSI nel proprio entusiasmo la forza di alzar- loca innanzi la porta e la chiude, respin- il Giudice, Roberti, lo Scrivano esco- M’hai tradito! si minaccioso in faccia a Scarpia) gendo Tosca) no dal fondo, mentre, ad un cenno di Scarpia, Spoletta ed i birri si fermano) TOSCA (supplichevole) CAVARADOSSI SCARPIA Mario! Vittoria! Vittoria! Voi no! CAVARADOSSI (riavendosi) L’alba vindice appar Floria! CAVARADOSSI (respingendo Tosca che fa gli empi tremar! SCENA V che si abbraccia stretta a lui) Libertà sorge, crollan tirannidi! Tosca - Scarpia TOSCA (coprendolo di baci) Maledetta! Del sofferto martîr Amore… (Sciarrone, a un tratto, irrompe tutto me vedrai qui gioir… TOSCA (come un gemito) affannoso) Il tuo cor trema, o Scarpia, Salvatelo! CAVARADOSSI carnefice! Sei tu? SCIARRONE (Tosca, disperatamente aggrappandosi SCARPIA Eccellenza! quali nuove!… a Cavaradossi, tenta, con parole inter- Io?… Voi! TOSCA (caldamente) rotte, di farlo tacere) (si avvicina alla tavola, vede la sua cena la- Quanto hai penato SCARPIA (sorpreso) sciata a mezzo e ritorna calmo e sorridente) anima mia!.. Ma il giusto Che vuol dir quell’aria afflitta? TOSCA La povera mia cena fu interrotta. Iddio lo punirà! Mario, taci, pietà di me! (vede Tosca abbattuta, immobile, an- SCIARRONE cora presso la porta) CAVARADOSSI Un messaggio di sconfitta… SCARPIA (fissa cinicamente Cavaradossi) Così accasciata?… Via, mia bella Tosca, hai parlato? Braveggia, urla! T’affretta signora, sedete qui. Volete che SCARPIA a palesarmi il fondo cerchiamo insieme il modo di salvarlo? TOSCA Che sconfitta? Come? Dove? dell’alma ria! (Tosca si scuote e lo guarda: Scarpia No, amor… Va’! Moribondo, sorride sempre e si siede, accennando SCIARRONE il capestro t’aspetta! in pari tempo di sedere a Tosca) CAVARADOSSI A Marengo… (ed irritato per le parole di Cavaradossi, E allor… sedete… e favelliamo. Davvero?… grida ai birri:) (forbisce un bicchiere col tovagliolo, SCARPIA (impazientito, gridando) Portatemelo via! quindi lo guarda a traverso la luce del Tartaruga! (Sciarrone ed i birri s’impossessano di candelabro)

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E intanto Ah! In quell’istante poi stacca gli occhi da Scarpia con un SCARPIA (fermandosi) un sorso. È vin di Spagna… t’ho giurata mia!… gesto di supremo disgusto e di odio) Odi? (riempie il bicchiere e lo porge a Tosca) Mia! Come tu m’odii! È il tamburo. S’avvia. Guida la scorta Un sorso (si avvicina, stendendo le braccia ver- (con accento convinto e con compiacenza) ultima ai condannati. Il tempo passa! (con gentilezza) so Tosca: questa, che aveva ascoltato (Tosca, dopo aver ascoltato con ansia per rincorarvi. immobile, impietrita, le lascive parole TOSCA (con tutto l’odio e il disprezzo) terribile, si allontana dalla finestra e si di Scarpia, s’alza di scatto e si rifugia Ah! Dio!… appoggia, estenuata, al canapè) TOSCA (siede in faccia a Scarpia, dietro il canapè) Sai quale oscura opra laggiù si compia? guardandolo fissamente. Appoggiando SCARPIA (avvicinandosele) Là… si drizza un patibolo!… i gomiti sul tavolo, colle mani si sorreg- TOSCA Così ti voglio! (Tosca fa un movimento di disperazione ge il viso, e coll’accento del più profon- Ah! e di spavento) do disprezzo chiede a Scarpia:) TOSCA (esasperata) Al tuo Mario, Quanto? SCARPIA (quasi inseguendola) Non toccarmi, demonio! per tuo voler, non resta Sì, t’avrò!… T’odio, t’odio, abbietto, vile! che un’ora di vita. SCARPIA (imperturbabile, versandosi (fugge da Scarpia inorridita) (freddamente si appoggia ad un ango- da bere) TOSCA (inorridita corre alla finestra) lo della tavola, continuando a guardare Quanto? Piuttosto giù mi avvento! SCARPIA Tosca. Tosca affranta dal dolore si lascia Che importa?! cadere sul canapè. Freddamente Scar- TOSCA SCARPIA (freddamente) (avvicinandosele ancor più) pia va ad appoggiarsi ad un angolo del- Il prezzo!… In pegno Spasimi d’ira… spasimi d’amore! la tavola, si versa del caffè e lo assorbe il Mario tuo mi resta!… mentre continua a guardare Tosca) SCARPIA (ride) TOSCA Già – Mi dicon venal, ma a donna bella TOSCA Vile! TOSCA (nel massimo dolore) (insinuante e con intenzione) Ah! miserabile… Vissi d’arte, vissi d’amore, non mi vendo a prezzo di moneta. l’orribile mercato! SCARPIA (cerca di afferrarla) non feci mai male ad anima viva!… Se la giurata fede (le balena l’idea di recarsi presso la Mia! Con man furtiva devo tradir… ne voglio altra mercede. Regina e corre verso la porta) quante miserie conobbi, aiutai… Quest’ora io l’attendeva! TOSCA (si ripara dietro la tavola) Sempre con fe’ sincera, Già mi struggea SCARPIA (che ne indovina il pensiero, Vile! la mia preghiera l’amor della diva! si tira in disparte) ai santi tabernacoli salì. Ma poc’anzi ti mirai Violenza non ti farò. Sei libera. SCARPIA (inseguendola) Sempre con fe’ sincera qual non ti vidi mai! Va pure. Mia! diedi fiori agli altar. (eccitatissimo, si alza) (Tosca con un grido di gioia fa per (alzandosi) Quel tuo pianto era lava uscire: Scarpia con un gesto e ridendo TOSCA Nell’ora del dolore ai sensi miei e il tuo sguardo ironicamente la trattiene) Aiuto! perché, perché Signore, che odio in me dardeggiava, Ma è fallace speranza… la Regina (un lontano rullo di tamburi a poco a perché me ne rimuneri così? mie brame inferociva!… farebbe grazia ad un cadavere! poco s’avvicina, poi si dilegua lontano) Diedi gioielli Agil qual leopardo (Tosca retrocede spaventata, e fissan- della Madonna al manto, ti avvinghiasti all’amante; do Scarpia si lascia cadere sul canapè: e diedi il canto

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agli astri, al ciel, Eccellenza, l’Angelotti al nostro (a Spoletta) SPOLETTA (con intenzione) che ne ridean più belli. giungere si uccise. Spoletta: chiudi. Sì. Come Palmieri… Nell’ora del dolore, (Spoletta frettolosamente chiude la (esce) perché, perché Signore, SCARPIA porta, poi ritorna presso Scarpia) (Scarpia, ritto presso la porta, ascolta perché me ne rimuneri così? Ebbene, lo si appenda Ho mutato d’avviso… Spoletta allontanarsi, poi trasformato (singhiozzando) morto alle forche! E l’altro prigionier? Il prigionier sia fucilato. nel viso e nei gesti si avvicina con gran- (Tosca scatta atterrita) de passione a Tosca) SCARPIA (avvicinandosi di nuovo a Tosca) SPOLETTA Attendi… Risolvi! Il Cavalier Cavaradossi? (fissa con intenzione Spoletta che ac- SCARPIA È tutto pronto, Eccellenza! cenna replicatamente col capo di indo- Io tenni la promessa… TOSCA vinare il pensiero di Scarpia) Mi vuoi supplice ai tuoi piedi! TOSCA Come facemmo col Conte Palmieri… TOSCA (arrestandolo) (inginocchiandosi innanzi a Scarpia) (Dio m’assisti!) Non ancora. Vedi, SPOLETTA Voglio un salvacondotto onde fuggir (singhiozza) SCARPIA (a Spoletta) Un’uccisione… dallo Stato con lui. le man giunte io stendo a te! Aspetta. (alzando le mani giunte) (piano a Tosca) SCARPIA SCARPIA (con galanteria) Ecco… vedi… Ebbene? … simulata!… Come Partir dunque volete? (con accento disperato) (Tosca accenna di sì col capo e dalla avvenne del Palmieri! e mercè d’un tuo detto, vergogna piangendo affonda la testa Hai ben compreso? TOSCA (con accento convinto) vinta, aspetto… fra i cuscini del canapè) Sì, per sempre! (avvilita) (a Spoletta) SPOLETTA Odi… Ho ben compreso. SCARPIA SCARPIA Si adempia il voler vostro. Sei troppo bella, Tosca, e troppo amante. TOSCA (interrompendo subito Scarpia) SCARPIA (va allo scrittoio; si mette a scrivere, in- Cedo. A misero prezzo Ma libero all’istante lo voglio! Va’. terrompendosi per domandare a Tosca:) tu, a me una vita, io, a te chieggo un istante! SCARPIA (a Tosca) E qual via scegliete? Occorre simular. Non posso TOSCA (che ha ascoltato avidamente, (mentre Scarpia scrive, Tosca si è av- TOSCA (alzandosi, con un senso di far grazia aperta. Bisogna che tutti interviene) vicinata alla tavola e con la mano tre- gran disprezzo) abbian per morto il cavalier. Voglio avvertirlo io stessa. mante prende il bicchiere di vino di Va’! Va’! Mi fai ribrezzo! (accenna a Spoletta) Spagna versato da Scarpia, ma nel (bussano alla porta) Quest’uomo fido provvederà. SCARPIA portare il bicchiere alle labbra, scorge E sia. sulla tavola un coltello affilato ed a pun- SCARPIA TOSCA (a Spoletta, indicando Tosca) ta; dà un’occhiata a Scarpia che in quel Chi è là? Chi mi assicura? Le darai passo. Bada: momento è occupato a scrivere – e all’ora quarta… con infinite precauzioni cerca d’impos- SPOLETTA (entrando tutto frettoloso e SCARPIA (marcando intenzionalmente) sessarsi del coltello, rispondendo alle trafelato) L’ordin ch’io gli darò voi qui presente. domande di Scarpia ch’essa sorveglia attentamente)

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TOSCA (Scarpia si dibatte inutilmente e cerca ligiosamente si inginocchia per posarlo dalla scala, va alla casamatta e vi ac- La più breve! di rialzarsi, aggrappandosi al canapè) sul petto di Scarpia. Si alza e con gran- cende la lampada sospesa davanti al E ucciso da una donna! de precauzione esce, richiudendo die- crocifisso, poi quella sulla tavola. Poi SCARPIA M’hai assai torturata!… tro a sé la porta) va in fondo alla piattaforma e guarda Civitavecchia? Odi tu ancora? Parla!… Guardami!… giù nel cortile sottostante per vedere Son Tosca!… O Scarpia! se giunge il picchetto dei soldati, col TOSCA ATTO TERZO condannato. Si incontra con una sen- Sì. SCARPIA (fa un ultimo sforzo, poi La piattaforma di Castel Sant’Angelo. tinella che percorre tutt’all’intorno la (finalmente ha potuto prendere il col- cade riverso) A sinistra, una casamatta: vi è collocata piattaforma e scambiate colla stessa tello, che dissimula dietro di sé ap- Soccorso, aiuto! una tavola, sulla quale stanno una lam- alcune parole, ritorna alla casamatta, poggiandosi alla tavola e sempre sor- (rantolando) pada, un grosso registro e l’occorrente siede ed aspetta mezzo assonnato. vegliando Scarpia. Questi ha finito di Muoio! per scrivere: una panca, una sedia. Su Più tardi un picchetto, comandato da scrivere il salvacondotto, vi mette il di una parete della casamatta un cro- un Sergente di guardia, sale sulla piat- sigillo, ripiega il foglio: quindi aprendo TOSCA (piegandosi sul viso di Scarpia) cifisso: davanti a questo è appesa una taforma accompagnando Cavarados- le braccia si avvicina a Tosca per avvin- Muori dannato! Muori, Muori! lampada. A destra, L’apertura di una si: il picchetto si arresta e il Sergente cerla a sé) (Scarpia rimane rigido) piccola scala per la quale si ascende conduce Cavaradossi nella casamatta, È morto! Or gli perdono! alla piattaforma. Nel fondo il Vaticano consegnando un foglio al Carceriere. Il SCARPIA (senza togliere lo sguardo dal cada- e San Pietro Carceriere esamina il foglio, apre il regi- Tosca, finalmente mia!… vere di Scarpia, va al tavolo, prende stro e vi scrive mentre interroga:) (ma l’accento voluttuoso si cambia in una bottiglia d’acqua e inzuppando un SCENA I un grido terribile – Tosca lo ha colpito tovagliolo si lava le dita, poi si ravvia i Notte. Cielo sereno, scintillante di stel- SCENA II in pieno petto) capelli guardandosi allo specchio. Si le. Si odono, lontane, le campanelle Il Carceriere - Cavaradossi - un Ser- Maledetta! sovviene del salvacondotto… lo cerca d’un armento: di mano in mano vanno gente - Soldati sullo scrittoio, ma non lo trova; lo cerca sempre più affievolendosi. TOSCA (gridando) ancora, finalmente vede il salvacondot- CARCERIERE Questo è il bacio di Tosca! to nella mano raggrinzita di Scarpia. LA VOCE DI UN PASTORE Mario Cavaradossi? Solleva il braccio di Scarpia, che poi Io de’ sospiri (Cavaradossi china il capo, assentendo. SCARPIA lascia cadere inerte, dopo aver tolto il ve ne rimanno tanti Il Carceriere porge la penna al Sergente) Aiuto! muoio! salvacondotto che nasconde in petto) pe’ quante foje A voi. (Scarpia stende il braccio verso Tosca E avanti a lui tremava tutta Roma! ne smoveno li venti. (il Sergente firma il registro, poi parte avvicinandosi barcollante in atto di aiu- (si avvia per uscire, ma si pente, va a Tu me disprezzi, coi soldati, scendendo per ) to. Tosca lo sfugge ma ad un tratto si prendere le due candele che sono sul- io me ci accoro, Vi resta un’ora… trova presa fra Scarpia e la tavola e, la mensola a sinistra e le accende al lampena d’oro Un sacerdote i vostri cenni attende. vedendo che sta per essere toccata da candelabro sulla tavola spegnendo poi me fai morir! lui, lo respinge inorridita. Scarpia cade) questo. Colloca una candela accesa a (la luce incerta e grigia che precede CAVARADOSSI Soccorso! Muoio! destra della testa di Scarpia. Mette l’al- l’alba. Le campane delle chiese suona- No! Ma un’ultima grazia tra candela a sinistra. Cerca di nuovo no mattutino) io vi richiedo… TOSCA (con odio a Scarpia) intorno e vedendo un crocefisso va a Ti soffoca il sangue? staccarlo dalla parete e portandolo re- (un Carceriere con una lanterna sale

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CARCERIERE (dalla scala viene Spoletta, accompa- (riprende il salvacondotto e lo ripone in Voi deste morte, o man vittoriose, Se posso… gnato dal Sergente e seguito da Tosca: una borsa) o dolci mani mansuete e pure!… il Sergente porta una lanterna – Spolet- CAVARADOSSI ta accenna a Tosca ove trovasi Cava- CAVARADOSSI TOSCA (svincolando le mani) Io lascio al mondo radossi, poi chiama a sé il Carceriere: Che dici? Senti… l’ora è vicina; io già raccolsi una persona cara. Consentite con questi e col Sergente ridiscende, (mostrando la borsa) ch’io le scriva un sol motto. non senza aver prima dato ad una sen- TOSCA (scattando) oro e gioielli… una vettura è pronta. (togliendosi dal dito un anello) tinella, che sta in fondo, l’ordine di sor- Il tuo sangue o il mio amore Ma prima… ridi amor… prima sarai Unico resto di mia ricchezza è vegliare il prigioniero) volea… Fur vani scongiuri e pianti. fucilato – per finta – ad armi scariche… questo anel!… Invan, pazza d’orror, Simulato supplizio. Al colpo… cadi. Se promettete di consegnarle il mio SCENA III alla Madonna mi volsi e ai Santi… I soldati sen vanno… e noi siam salvi! ultimo addio, Tosca - Cavaradossi L’empio mostro dicea: già nei Poscia a Civitavecchia… una tartana… esso è vostro… (Tosca che in questo frattempo è ri- cieli il patibol le braccia leva! e via pel mar! masta agitatissima, vede Cavarados- Rullavano i tamburi… CARCERIERE (tituba un poco, poi ac- si che piange: si slancia presso a lui, Rideva, l’empio mostro… rideva… CAVARADOSSI cetta e facendo cenno a Cavaradossi di e non potendo parlare per la grande già la sua preda pronto a ghermir! Liberi! sedere alla tavola, va a sedere sulla panca) emozione gli solleva con le due mani “Sei mia!” – Sì. – Alla sua brama Scrivete… la testa, presentandogli in pari tempo mi promisi. Lì presso TOSCA il salvacondotto. Cavaradossi, alla vista luccicava una lama… Chi si duole CAVARADOSSI (rimane alquanto di Tosca, balza in piedi sorpreso, legge Ei scrisse il foglio liberator, in terra più? Senti effluvi di rose?!… pensieroso, quindi si mette a scrive- il foglio che gli presenta Tosca) venne all’orrendo amplesso… Non ti par che le cose re… ma dopo tracciate alcune linee è Io quella lama gli piantai nel cor. aspettan tutte innamorate il sole?… invaso dalle rimembranze, e si arresta CAVARADOSSI (legge) dallo scrivere) Franchigia a Floria Tosca… CAVARADOSSI CAVARADOSSI (colla più tenera com- E lucevan le stelle… Tu!?… di tua man l’uccidesti? – tu pia, mozione) ed olezzava la terra… TOSCA (leggendo insieme a lui con tu benigna, – e per me! Amaro sol per te m’era il morire, stridea l’uscio dell’orto… voce affannosa e convulsa) da te la vita prende ogni splendore, e un passo sfiorava la rena… … e al cavaliere che l’accompagna. TOSCA all’esser mio la gioia ed il desire Entrava ella, fragrante, (a Cavaradossi con un grido d’esultanza) N’ebbi le man nascon di te, come di fiamma ardore. mi cadea fra le braccia… Sei libero! tutte lorde di sangue! Io folgorare i cieli e scolorire Oh! dolci baci, o languide carezze, vedrò nell’occhio tuo rivelatore, mentr’io fremente CAVARADOSSI (guarda il foglio; ne CAVARADOSSI (prendendo amorosa- e la beltà delle cose più mire le belle forme disciogliea dai veli! vede la firma) mente fra le sue le mani di Tosca) avrà sol da te voce e colore. Svanì per sempre il sogno mio d’amore… Scarpia!… O dolci mani mansuete e pure, L’ora è fuggita… Scarpia che cede? La prima o mani elette a bell’opre e pietose, TOSCA E muoio disperato! sua grazia è questa… a carezzar fanciulli, a coglier rose, Amor che seppe a te vita serbare, E non ho amato mai tanto la vita!… a pregar, giunte, per le sventure, ci sarà guida in terra, e in mar nocchiere (scoppia in singhiozzi, coprendosi il TOSCA dunque in voi, fatte dall’amor secure, e vago farà il mondo riguardare. volto colle mani) E l’ultima! giustizia le sue sacre armi depose? Finché congiunti alle celesti sfere

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dileguerem, siccome alte sul mare l’anima freme in celestial TOSCA lo so… ma questa angoscia eterna pare!… a sol cadente, nuvole leggere!… crescente ardor. Non rialzarti innanzi (l’ Ufficiale e il Sergente dispongono il (rimangono commossi, silenziosi: poi Ed in armonico vol ch’io ti chiami. plotone dei soldati, impartendo gli or- Tosca, chiamata dalla realtà delle cose, già l’anima va dini relativi) si guarda attorno inquieta) all’estasi d’amor. CAVARADOSSI Ecco!… Apprestano l’armi… E non giungono… No, amore! Com’è bello il mio Mario! (si volge a Cavaradossi con premurosa TOSCA (vedendo l’Ufficiale che sta per abbas- tenerezza) Gli occhi ti chiuderò con mille baci TOSCA sare la sciabola, si porta le mani agli Bada!… al colpo egli è mestiere e mille ti dirò nomi d’amor. E cadi bene. orecchi per non udire la detonazione; che tu subito cada… poi fa cenno con la testa a Cavaradossi SCENA ULTIMA CAVARADOSSI (sorridendo) di cadere, dicendo:) CAVARADOSSI (triste) Frattanto dalla scaletta è salito un drap- Come la Tosca in teatro. Là! Muori! Non temere pello di soldati: lo comanda un Ufficiale, (vedendolo a terra gli invia colle mani che cadrò sul momento, il quale schiera i soldati nel fondo: se- TOSCA (vedendo sorridere Cavaradossi) un bacio) e al naturale. guono Spoletta, il Sergente, il Carcerie- Non ridere… Ecco un artista! re. Spoletta dà le necessarie istruzioni. Il (il Sergente si avvicina al caduto e lo os- TOSCA (insistendo) cielo si fa più luminoso; è l’alba: suona- CAVARADOSSI (serio) serva attentamente. Spoletta pure si è Ma stammi attento no le 4 del mattino. Così? avvicinato; allontana il Sergente impe- di non farti male! Il Carceriere si avvicina a Cavaradossi e dendogli di dare il colpo di grazia, quin- Con scenica scienza togliendosi il berretto gli indica l’Ufficiale TOSCA di copre Cavaradossi con un mantello. io saprei la movenza… Così. L’Ufficiale allinea i soldati; il Sergente CARCERIERE (Cavaradossi segue l’ Ufficiale dopo ritira la sentinella che sta in fondo, poi CAVARADOSSI (la interrompe, attiran- L’ora! aver salutato Tosca, la quale si collo- tutti, preceduti da Spoletta, scendono dola a sé) ca a sinistra, nella casamatta, in modo la scala. Tosca è agitatissima: essa sor- Parlami ancora come dianzi parlavi, CAVARADOSSI però da poter spiare quanto succede veglia questi movimenti temendo che è così dolce il suon della tua voce! Son pronto. sulla piattaforma. Essa vede l’Ufficiale Cavaradossi, per impazienza, si muova (il carceriere prende il registro dei con- ed il Sergente che conducono Cavara- o parli prima del momento opportuno) TOSCA (si abbandona quasi estasiata, dannati e scende per la scaletta) dossi presso il muro di faccia a lei; il (a voce repressa verso Cavaradossi) quindi poco a poco accalorandosi) Sergente vuol porre la benda agli occhi O Mario, non ti muovere… Uniti ed esulanti TOSCA (a Cavaradossi, con voce bas- di Cavaradossi; questi, sorridendo, ri- S’avviano… taci! Vanno… scendono. diffonderem pel mondo i nostri amori, sissima e ridendo di soppiatto) fiuta. Tali lugubri preparativi stancano la (vista deserta la piattaforma, va ad armonie di colori… Tieni a mente… al primo colpo… pazienza di Tosca.) ascoltare presso l’imbocco della sca- giù… letta: vi si arresta trepidante, affannosa, CAVARADOSSI (esaltandosi) TOSCA parendole ad un tratto che i soldati an- Armonie di canti diffonderem! CAVARADOSSI (sottovoce, ridendo Com’è lunga l’attesa! ziché allontanarsi, ritornino sulla piatta- esso pure) Perché indugiano ancor?… forma – di nuovo si rivolge a Cavara- TOSCA E CAVARADOSSI (con gran- Giù. già sorge il sole… dossi con voce bassa) de entusiasmo) perché indugiano ancora?… Ancora non ti muovere… Trionfal, di nova speme è una commedia, (ascolta – si sono tutti allontanati, va al

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prospetto e cautamente sporgendosi, os- VARIE VOCI PIÙ VICINE serva di sotto – corre verso Cavaradossi) Che non sfugga! Mario, su presto! Andiamo!… Su!… LA VOCE DI SPOLETTA E SCIARRONE (si china per aiutare Cavaradossi a rial- (più vicine) zarsi: a un tratto dà un grido soffoca- Attenti to di terrore, di sorpresa e si guarda le agli sbocchi delle scale! mani colle quali ha sollevato il mantello) (Spoletta apparisce dalla scala, mentre Ah! Sciarrone dietro a lui gli grida additan- (si inginocchia, toglie rapidamente il do Tosca:) mantello e balza in piedi livida, atterrita) Morto! Morto! SCIARRONE (con incomposte parole, con sospiri, sin- È lei! ghiozzi si butta sul corpo di Cavaradossi, quasi non credendo all’orribil destino) SPOLETTA (gettandosi su Tosca) O Mario… morto… tu.. così… Finire Ah! Tosca, pagherai così!! così?… povera Floria tua! ben cara la sua vita!… (intanto dal cortile al disotto del parapet- (Tosca balza in piedi e invece di sfuggi- to e su dalla piccola scala arrivano prima re Spoletta, lo respinge violentemente, confuse, poi sempre più vicine le voci di rispondendogli:) Sciarrone, di Spoletta e di alcuni soldati) TOSCA VOCI CONFUSE Colla mia! Ah!… (all’urto inaspettato Spoletta dà ad- dietro e Tosca rapida gli sfugge, passa LA VOCE DI SCIARRONE avanti a Sciarrone ancora sulla scala e Vi dico pugnalato! correndo al parapetto si getta nel vuoto gridando:) O Scarpia, avanti a Dio! VOCI CONFUSE (Sciarrone ed alcuni soldati, saliti con- Scarpia? fusamente, corrono al parapetto e guardano giù. Spoletta rimane esterre- LA VOCE DI SCIARRONE fatto, allibito.) Scarpia.

FINE LA VOCE DI SPOLETTA La donna è Tosca!

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TOSCA AL TEATRO MASSIMO 107 TOSCA AL TEATRO MASSIMO

Il 27 marzo 1901, poco più di un anno dopo la prima assoluta di Tosca (il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma), l’opera va in scena anche al Teatro Massimo, alla presenza del compositore. Dirige Rodolfo Ferrari, cantano Elena Bianchini-Cappelli, soprano che aveva studiato insieme a Caruso e che il ruolo di Tosca aveva interpretato già a Brescia e a , il tenore Giuseppe Anselmi ed , il primo interprete di Scarpia. Il successo è clamoroso, il compositore viene chiamato al proscenio circa trenta volte, a cominciare da “Recondita armonia”, che viene bissata, così come il finale del primo atto, “Vissi d’arte”, “E lucevan le stelle” e il duetto finale tra Tosca e Cavaradossi. Alle dieci rappresentazioni del 1901, ne seguono ben 15 l’anno successivo, con un cast in parte uguale: dal I aprile 1902, con la direzione di Leopoldo Mugnone (che aveva tenuto l’opera a battesimo a Roma) e di Vincenzo Lombardi, in scena Livia Berlendi e Elena Bianchini Cappelli (Tosca), Giuseppe Anselmi (Cavaradossi), Edoardo Camera e (Scarpia). Il 25 marzo 1906 il ruolo della cantante romana è affidato ad Amelia Pinto: la cantante palermitana era stata l’applaudita interprete anche

Nella pagina precedente: Hui He (Tosca) nel 2014 al Teatro Massimo, regia di Mario Pontiggia, scene e costumi di Francesco Zito. 4 / TOSCA AL TEATRO MASSIMO

della Damnation de di Hector Berlioz che aveva aperto la stagione, la prima gestita dall’impresa Florio. Accanto a lei Giuseppe Acerbi (Cavaradossi) e Enrico Nani (Scarpia), dirigeva Edoardo Mascheroni. Ancora una volta vengono chiesti, e ottenuti, i bis di “Recondita armonia”, “Vissi d’arte” e “E lucevan le stelle”, ma gli applausi più sentiti secondo «L’Ora» del 26 marzo li ottiene il baritono Nani che «nella bieca figura dello Scarpia ha sorpreso il pubblico ed ottenne un magnifico successo, tanto più notevole in quanto tutti ricordano a quale altezza d’interpretazione s’elevi in questa parte il Giraldoni». Le 14 rappresentazioni del 1910, a partire dal 12 marzo, sono di nuovo dirette da Leopoldo Mugnone e vedono alternarsi Livia Berlendi e Maria Llacer Casali (Tosca), Rinaldo Grassi e il palermitano Nino Perya (Cavaradossi), Arturo Romboli ed Eugenio Giraldoni (Scarpia). La presenza di Beniamino Gigli nei panni di Cavaradossi è l’elemento di maggior interesse nella Tosca del 1915 (6 rappresentazioni a partire dal 6 marzo): «La sua voce pastosa e gradevole» – si legge su «L’Ora» del 7 marzo 1915 – «corre eguale, senza sforzo dal registro basso all’acuto; il suo fraseggiare è molto eloquente, corretta l’azione scenica. Applaudito ad ogni atto, dovette ripetere la romanza “E lucevan le stelle”, cantata con molto sentimento». Il bis di “Vissi d’arte” viene chiesto anche a Bianca Lenzi (Tosca), accanto a loro Scarpia è Giacomo Rimini, dirige Gaetano Bavagnoli. Da questo momento il successo entusiastico che aveva conosciuto Tosca nelle sue prime presenze palermitane sembra acquietarsi,

Nella pagina successiva: in alto Simona Dall’Argine (Tosca) e (Ca- varadossi) nel 1952 al Politeama Garibaldi; in basso (Tosca) nel 1956 nei camerini del Teatro Massimo.

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essendo ormai l’opera entrata a far parte del repertorio: seguono 6 rappresentazioni nel 1923 con la direzione di Giacomo Armani e Giuseppe Cuscinà, interpreti il soprano catalano Mercedes Llopart (divenuta poi una leggendaria maestra di canto: tra i suoi allievi , e Alfredo Kraus), il tenore Giuseppe Garuti e il baritono Luigi Rossi Morelli; tre rappresentazioni nel 1931 con la direzione di Franco Paolantoni e Fidelia Campigna (Tosca), Nino Piccaluga (Cavaradossi) e Domenico Viglione Borghese (Scarpia); nel 1937 per cinque recite con e Riccardo Santarelli sul podio e Iva Pacetti (Tosca), Augusto Ferrauto (Cavaradossi) e Vincenzo Gucciardi (Scarpia); e infine nel 1940 con la direzione di Giuseppe Del Campo e la regia di Romolo Gismondi, in scena Franca Somigli (Tosca), Giuseppe Lugo (Cavaradossi) e Luigi Rossi Morelli (Scarpia). Nelle stagioni organizzate subito dopo lo sbarco dell’esercito americano Tosca ricorre invece con grande frequenza: dieci recite a partire dall’8 aprile 1944 dirette da Giuseppe Caminiti e Filippo Ernesto Raccuglia, con Tilde Russo e Adalgisa Rizzini (Tosca), Luigi Ruffino, Franco Seidita e Pietro Milana (Cavaradossi) e Gaetano Viviani (Scarpia), di nuovo due recite a dicembre dello stesso anno ad inaugurazione della stagione 1944, con la regia di Aldo Mirabella Vassallo e la direzione di Ottavio Ziino ed un cast che comprende Pia Tassinari (Tosca) e (Scarpia), apprezzati dal «Giornale di Sicilia» la prima per la «pastosità della sua voce, il calore, la veemenza spontanea e vibrante, e per l’arte scenica», il secondo in quanto «preciso e lineare, di abilissima tecnica». Accanto a loro Augusto Ferrauto (Cavaradossi). E di nuovo Tosca torna, sempre con

Nella pagina precedente: in alto Marcella Pobbe (Tosca) e Attilio D’Orazi (Scarpia) nel 1968 al Teatro di Verdura; in basso Gianni Raimondi (Cavaradossi) e Antonietta Stella (Tosca) nel 1969 al Teatro Massimo.

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la regia di Aldo Mirabello Vassallo, nel 1946, nel 1947 e nel 1949, a confermare una vera e propria passione per Tosca nel secondo dopoguerra. Il 16 marzo 1946 dirige di nuovo Ottavio Ziino, Tosca è Sara Scudieri, Cavaradossi di nuovo, a distanza di 31 anni, Beniamino Gigli, mentre il grande baritono palermitano Mariano Stabile interpreta Scarpia, uno dei ruoli più legati al suo nome. la recensione del «Giornale di Sicilia» apprezza «chiarezza, colorito e buon equilibrio» della direzione di Ziino, definisce «insuperabile» lo Scarpia di Stabile e ricorda le ovazioni che hanno accompagnato Gigli, che ha «deliziato gli ascoltatori nell’ultima romanza e nel duetto reso in maniera magistrale». Nel 1947 (due recite a dicembre) il direttore è Antonio Narducci, cantano Miriam Ferretti (Tosca), (Cavaradossi) e Vincenzo Guicciardi (Scarpia), mentre nelle quattro rappresentazioni del febbraio 1949 dirige Corrado Martinez, Tosca è Franca Scacchi, Scarpia Victor Damiani, nel ruolo di Cavaradossi c’è , che aveva debuttato al Teatro Massimo l’anno precedente con . Del Monaco aveva interpretato Tosca già al Teatro Biondo nel maggio 1941, e in quell’occasione la recensione del «Giornale di Sicilia» ne aveva lodato «voce dal timbro dolcissimo, larghezza di mezzi che supera ogni preoccupazione della tecnica vocale», e anche in quest’occasione ne viene apprezzata la «bella voce squillante». All’inizio degli anni Cinquanta Tosca è un punto fermo delle stagioni autunnali ospitate al Politeama Garibaldi: il 7 dicembre 1951, è diretta da Corrado Martinez, la regia è ancora di Aldo Mirabella Vassallo, in scena vi sono Adalgisa Rizzini (Tosca), Alfredo Vernetti (Cavaradossi) e Piero Basini (Scarpia). L’anno successivo la prima delle tre recite è il

Nella pagina successiva: Marcella Pobbe (Tosca) nel 1971 al Teatro di Verdura.

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28 novembre, la regia è affidata a Domenico Messina, dirige Riccardo Santarelli, la Tosca di Simona Dall’Argine è affiancata dal Cavaradossi di Giuseppe Di Stefano «che ha sollevato ondate di entusiasmo», come si legge su «L’ora del popolo» del 30 novembre 1952, e dallo Scarpia di Renato Capecchi. Il 7 marzo 1956 al Teatro Massimo la protagonista è Renata Tebaldi, Cavaradossi (nel secondo cast i ruoli sono sostenuti rispettivamente da Maria Curtis e Ferruccio Tagliavini), mentre Scarpia è di nuovo Mariano Stabile. Dirige Franco Ghione, la regia è di Aldo Mirabella Vassallo, co le scene di Nicola Benois. Scrive Pietro Sgadari di Lo Monaco sul «Giornale di Sicilia» dell’8 marzo 1956: «Renata Tebaldi non è soltanto la più bella voce del mondo, non è soltanto una grandissima cantante ed un’autentica artista, ma un vero e proprio miracolo. Ci inchiniamo reverenti di fronte a lei e la ringraziamo a nome di tutto il pubblico palermitano per quanto ci ha fatto godere e soffrire in questa sua indimenticabile interpretazione. […] Gianni Poggi […] ha percorso lunga e gloriosa strada, imponendosi come uno dei migliori tenori italiani. La sua voce è calda, il suo canto generoso. Il nostro caro, grande, intramontabile, insostituibile Mariano Stabile ha scolpito la figura di Scarpia […] facendoci provare emozioni intensissime con la sua arte scenica somma e con la sua dizione chiara ed incisiva. […] Bis di “Vissi d’arte” e “Lucean le stelle”». L’allestimento scenico che Sgadari di Lo Monaco definiva di «classica e veristica compostezza» è riproposto nel 1960 per 4 rappresentazioni a partire dal 3 marzo. Dirige Vincenzo Bellezza, cantano Gabriella Tucci (Tosca), Gianni Raimondi (Cavaradossi) e Gian Giacomo Guelfi

Nella pagina precedente: (Tosca) al Politeama Garibaldi, in alto nel 1991, in basso nel 1997 con Silvano Carroli.

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(Scarpia). L’edizione del 1963 è affidata invece alla regia di Filippo Crivelli, scene di Orlando Di Collalto e costumi di Paola Simonelli Rossi, con Antonietta Stella (Tosca), Giuseppe Di Stefano (Cavaradossi) e Mario Zanasi (Scarpia) e la direzione di Oliviero De Fabritiis. Sul «Giornale di Sicilia» del 25 marzo Roberto Pagano definisce Antonietta Stella «una Tosca d’eccezione tanto dal punto di vista vocale che da quello dell’efficace finzione scenica. Accanto a lei, Giuseppe Di Stefano è stato un Cavaradossi spesso personalissimo ma sempre autorevole. […] Efficace nelle scene di massa, la regia di Filippo Crivelli si è sempre mantenuta entro limiti di buon gusto che neanche l’istrionesco tonfo di Scarpia è riuscito a compromettere. Successo notevolissimo. Vanamente ed insistentemente richiesto, il bis di “Vissi d’arte”». Nel 1964 e nel 1968 Tosca viene proposta per la stagione estiva al Teatro di Verdura, o Teatro del Parco di Villa Castelnuovo. Il 18 luglio 1964 e nelle due recite successive le scene sono sempre quelle di Orlando di Collalto che su «Il popolo» del 24 marzo 1963 Gianni Maniscalco Basile aveva definito «più astratte che aderenti ad una realtà precisa»; la regia è di Aldo Mirabella Vassallo, i costumi di Antonietta Molteni, dirige Ottavio Ziino, in scena agiscono Orianna Santunione (Tosca), Franco Tagliavini (Cavaradossi) e Lino Puglisi (Scarpia). Nel 1968 invece dirige Vittorio Machì e la regia è di Maria Sofia Marasca, le scene di Orlando Di Collalto, allestimento che aveva partecipato anche al festival pucciniano di Torre del Lago. Tosca è la bellissima Marcella Pobbe, Cavaradossi Vito Tatone, Scarpia Attilio D’Orazi. Su «L’Ora» del 30 luglio 1968 si legge: «La Pobbe ha dato

Nella pagina successiva: in alto Carmela Remigio (Tosca) nel 2001 al Teatro Massimo, in bas- so Raffaella Angeletti (Tosca) e José Cura (Cavaradossi) nel 2007 con la regia di Gilbert Deflo.

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via a un personaggio per Puccini così insolito, come quello di Tosca, al Teatro Massimo. Le 10 recite dirette da Giacomo Zani a partire dal la quale è al tempo stesso l’eroina debole, indifesa a cui Puccini ci 25 maggio vedono alternarsi nel ruolo della protagonista il soprano ha abituato, e colei che al momento opportuno sa fare buon uso serbo Radmila Bakocevic e ancora la Pobbe, Cavaradossi è sempre della violenza. Di qui una gamma di sentimenti di cui solo un’artista Gianni Raimondi, nei panni di Scarpia cantano Anselmo Colzani e del temperamento e della forza drammatica della Pobbe può dare Lino Puglisi. Una Tosca tradizionale: «Aldo Mirabella Vassallo ha con adeguata rappresentazione». il suo serio professionismo ridato allo spettatore il panorama che di Il 21 gennaio 1969 la protagonista di Tosca è di nuovo Antonietta Stella, Tosca lo spettatore s’attende», scrive Piero Violante su «L’Ora» del 26 che nel corso della stagione 1968/69 il pubblico palermitano aveva maggio 1973. Renato Chiesa sul «Giornale di Sicilia» pone l’accento apprezzato già in Fedora di Giordano. Insieme a lei Gianni Raimondi sul Cavaradossi di Raimondi: «A cinquant’anni (ma non li dimostra) (Cavaradossi) e Lino Puglisi (Scarpia), dirige «sempre Gianni Raimondi […] ha mostrato ancora una volta la sua classe, la sicuro, tranquillo, preciso», come scrive Renato Chiesa sul «Giornale sua padronanza vocale e interpretativa, quella dosatura di effetti che di Sicilia» del 22 gennaio 1969, la regia è di Aldo Mirabella Vassallo, le da sempre gli hanno impedito di diventare un divo». scene di Camillo Parravicini, i costumi di Paola Simonelli Rossi. «Sul Nel corso delle stagioni ospitate al Politeama Garibaldi, nel gennaio palcoscenico – scrive ancora Chiesa – il migliore in assoluto è stato 1976 si ha una Tosca con Orianna Santunione (Tosca), Veriano Luchetti Gianni Raimondi, pulito, corretto, musicale, interprete genuino senza (Cavaradossi) e Kari Nurmela (Scarpia), la direzione di Luciano gonfiature e perplessità, convincente in tutti i sensi nella definizione Rosada, regia di Aldo Mirabella Vassallo, scene di Camillo Parravicini di Cavaradossi. Di Antonietta Stella abbiamo ammirato la padronanza e costumi di Emma Calderini. Un cast «armonico», nelle parole di scenica, l’indagine psicologica-musicale di Tosca, la passionale Sara Patera sul «Giornale di Sicilia» del 24 gennaio, dominato dallo interpretazione che sul piano vocale ha avuto pure dei momenti felici». Scarpia «di estrema finezza» di Nurmela, che Piero Violante su «L’Ora» Nel 1971 per la stagione estiva al Teatro di Verdura viene riproposto definisce «astuto, ironico e molto molto isterico (con certi movimenti lo spettacolo con la regia di Maria Sofia Marasca e scene e costumi a scatti)», mentre Veriano Luchetti «ha fatto onore alle pagine capitali di Orlando Di Collalto, sempre con la direzione di Vittorio Machì e con come agli acuti strappa applausi». Marcella Pobbe nel ruolo della protagonista («una Tosca di esperienza Un’unica edizione nel corso degli anni Ottanta, al Politeama Garibaldi notevole e di forte drammaticità» secondo Renato Chiesa sul «Giornale il 30 gennaio 1983 (prima di 12 recite). Dirige Alexander Rahbari, di Sicilia»), mentre Bruno Prevedi è un Cavaradossi «modellato con regia di Alberto Fassini con scene e costumi di Fiorella Mariani, in gusto, generosità e buona disponibilità vocale sotto ogni aspetto». scena Maria Slatinaru e Nelli Skolnk (Tosca), Giuseppe Giacomini Al Teatro Massimo Tosca ritorna, con la regia di Aldo Mirabella ed Ernesto Veronelli (Cavaradossi) e Silvano Carroli (Scarpia). Vassallo, le scene di Nicola Benois, i costumi di Paola Simonelli Rossi, Scrive Sara Patera sul «Giornale di Sicilia» dell’I febbraio: «il Mario per concludere nel maggio 1973 l’ultima stagione svoltasi per intero Cavaradossi di Giuseppe Giacomini si è delineato con apprezzabile

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misura, con una punta di slancio temerario nella sortita con Angelotti, ma complessivamente vigoroso e capace di suscitare gli entusiasmi del pubblico nei toni eroici più che in quelli sentimentali», mentre la direzione di Rahbari «ha mostrato con nettezza una preminenza riservata all’elemento strumentale». Raina Kabaivanska, Maria Guleghina e Barbara Fox De Maio si alternano come Tosca nelle dodici rappresentazioni del gennaio 1991 al Politeama Garibaldi. Dirige Angelo Campori, la regia di Mauro Bolognini è realizzata da Silvia Cassini, mentre le scene facevano riferimento ai bozzetti della prima dell’opera di Adolf Hohenstein, ripresi da Ettore Rondelli, costumi di Anna Anni. A completare il cast Kristian Johannson (Cavaradossi) e Alain Fondary e Garbis Boyagian (Scarpia). Scrive Sara Patera: «Tosca aveva le incantevoli sembianze e la linea elegante di Raina Kabaivanska. Il personaggio, che il soprano bulgaro disegna con millimetrica stilizzazione, vive senza il risalto plateale dell’immedesimazione viscerale, bensì con la preziosità dei mille particolari curati in consequenzialità d’incisione. Vocalità e gesto vicendevolmente si riflettono, sono il frutto assai raffinato di un’indagine consapevole del personaggi e insieme della vocazione e delle risorse dell’interprete. La leziosità sottilmente provocatoria della sua Tosca nell’amorosa schermaglia del primo atto, oltre che accogliere le sfaccettature della devozione e della gelosia, in un’aura da diva che quasi si autocontempla perfino nel moto sinuoso delle piume, conduce direttamente alla dominante teatralità della scena ultima, in quella conclusiva sfida sugli spalti che ne sigla unitario il profilo. E se le risorse vocali sono state tesaurizzate con intelligente parsimonia, a svettare con la lucentezza di una

Nella pagina precedente: Norma Fantini (Tosca) e Jorge De León (Cavaradossi) nel 2011 al Teatro Massimo.

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gemma è stato il suo “Vissi d’arte”, pregevole nel cesello del canto e più nella verosimiglianza di un momento che risulta convincente come sospensione, d’interiorizzato isolamento, nell’orroroso clima del secondo atto». Ed ancora Raina Kabaivanska torna il 14 gennaio 1997 (a 97 anni dalla prima rappresentazione di Tosca) alternandosi nelle dieci recite a Norma Fantini, con la direzione di Donato Renzetti e la regia di Alberto Fassini, scene e costumi di William Orlandi. Nei panni di Cavaradossi Keith Olsen e Giorgio Merighi, in quelli di Scarpia Silvano Carroli e Antonio Salvadori. Sulla rivista francese «Opera» del marzo 1997, Sergio Segalini scrive: «Nella sua nuova produzione di Palermo Alberto Fassini, con la complicità di William Orlandi, ha saputo trovare, pur rispettando i luoghi del libretto, altre forme, altri volumi, altri spazi per evocare questi monumenti mitici della Roma barocca. […] Raina Kabaivanska […] rimane irraggiungibile in questo ruolo che ha fatto suo all’indomani dell’ultima apparizione di , al Covent Garden di Londra, nel luglio 1965. la sua lunga carriera non ha alterato la bellezza suprema della sua incarnazione, nella quale è sempre difficile distinguere la cantante e l’attrice. La prima conosce ormai qualche difficoltà sulle note gravi […]. L’acuto, invece, non ha perduto niente del proprio smalto, e il Do su “Io quella lama” è sempre incredibilmente sicuro. Quanto all’attrice, si conferma erede unica di una grande tradizione di prime donne – tra le quali Claudia Muzio e – che è oggi in via di estinzione. Ma quel che ammiriamo di più sono le immense qualità della musicista, capace di controllare in ogni istante il fraseggio, termine che ha perso ogni

Nella pagina successiva: Hui He (Tosca) e Alberto Mastromarino (Scarpia) nel 2014 con la regia di Mario Pontiggia e scene e costumi di Francesco Zito.

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significato per le generazioni attuali». proprio per ascoltare il giovane direttore, c’è anche Georges Prêtre. La regia “storica” di Mauro Bolognini viene ripresa da Marco Gandini La regia è quella di Joseph Franconi Lee partendo da un’idea di per le dodici rappresentazioni a partire dal 16 febbraio 2001, con Alberto Fassini, scene e costumi di William Orlandi, luci di Roberto le scene che riprendono gli originali di Hohenstein realizzate da Venturi. Nel ruolo di Tosca si alternano Norma Fantini e Maria José Ettore Rondelli e i costumi da Anna Biagiotti, dirige Maurizio Arena, Siri, come Cavaradossi Jorge de León e Giuseppe Gipali, per Scarpia in scena un cast con una giovane Carmela Remigio («soprano di Giorgio Surian e Sergey Murzaev. Lo spettacolo viene dedicato alla apprezzate qualità vocali al debutto in un ruolo difficilissimo e ancora memoria del tenore . Scrive Pietro Misuraca su «La da maturare del tutto» secondo il giudizio di Alberto Bonanno su «La Repubblica» del 20 settembre 2011 che Omer Meir Wellber «con Repubblica» del 18 febbraio 2001) e Maria Pia Ionata (Tosca), Cesare una concertazione originale e calibratissima bandisce il nervosismo Catani – anche lui al debutto in Tosca – e Keith Olsen (Cavaradossi) e drammatico della tradizione verista e, in un generale allargamento dei Frederick Burchinal e Boris Trajanov (Scarpia). tempi, molto concede invece al dettaglio di fraseggio e all’indugio La Tosca di Gilbert Deflo con scene e costumi di William Orlandi, in fantasioso, a tutto vantaggio del canto e della varietà del ritmo scena dal 4 gennaio 2007 per 8 recite, presenta una visione alternativa narrativo. Ogni minuta tessera del mosaico orchestrale pucciniano della drammaturgia dell’opera. Scrive Sara Patera su «L’opera» del ne risulta così illuminata ed esaltata, ma senza che ciò comprometta febbraio 2007: «Sono venuti meno alle attese l’immagine abituale la tensione teatrale. Sostenuti da una così duttile orchestra, i cantanti della chiesa e il grande ritratto della Maddalena-Attavanti a cui si danno il meglio di sé. […] l’emergente tenore spagnolo Jorge De dedica nel primo atto Cavaradossi, i candelabri che, pietosa, Tosca Leon […] nei panni del pittore Cavaradossi sfoggia prestanza colloca ai lati di Scarpia assassinato, il suo lancio suicida nel vuoto scenica, acuti squillanti (a volte fin troppo esibiti) e una linea di da Castel Sant’Angelo. Per il regista Gilbert Deflo, senza discostarsi canto da perfezionare ma già ragguardevole. In “Lucean le stelle” fondamentalmente dal testo, l’oscurità che avvolge la chiesa con non gioca quindi la carta della passionalità più brada, e canta con la grande croce a dominare la prima scena […] si fa interprete espressività intensa ma senza sbavature. Alla protervia di Scarpia significativa del tetro clima che incombe sull’opera». In scena per la poco si addice la vocalità di Giorgio Surian, che riesce tuttavia a prima, entrambi chiamati a sostituire altri interpreti, Raffaella Angeletti riscattare il depauperamento timbrico con le qualità del fraseggio, (Tosca) e José Cura (Cavaradossi), «a suo agio nell’infondere intensità senza cadute di gusto o sconfinamenti nel parlato, e il sicuro dominio al suo “E lucevan le stelle”, che ha ottenuto i consensi più calorosi del della parola e della scena». Per Sara Patera sul «Giornale di Sicilia» pubblico», mentre Scarpia era Carlo Guelfi. del 20 settembre 2011 «È autentico impegno amoroso quello che la Il 18 settembre 2011 dirige Omer Meir Wellber, che nel febbraio dello Fantini disegna con mobile variazione di registri vocale e scenico al stesso anno aveva diretto l’opera con grande successo al Teatro primo atto. L’incedere iniziale sulla sommità della scala ha maestosità alla Scala; tra il pubblico della prima di Tosca al Teatro Massimo, e freschezza. […] Tosca qui, gelosa e appassionata, ha mobilità

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minuziosa di accenti e di espressioni che nel conclusivo incontro con Scarpia troveranno modo di rendere l’incertezza angosciata della donna al bivio davanti a quell’unica arma di difesa, dopo l’inanità di una preghiera che nelle note finali del Vissi d’arte si permea di autentica, intensa commozione». Il 16 novembre 2014 Tosca ritorna con la regia di Mario Pontiggia e scene e costumi di Francesco Zito, luci curate da Bruno Ciulli, dirige , in scena si alternano il soprano cinese Hui He ed Elena Rossi (Tosca), Stefano Secco e Carlo Ventre (Cavaradossi), Alberto Mastromarino e Ionut Pascu. Ed è, nelle parole di Piero Violante su «La Repubblica» del 23 novembre 2014, «un trionfo. Come una liberazione per un pubblico che ha riconosciuto la beniamina, e che ha mimato le reazioni di giubilo del lontano 1901, quando l’opera debuttò a Palermo, chiedendo con forza il bis. Sono stati difatti bissati per “par condicio” i due hit: “Vissi d’arte”, “E lucevan le stelle”. Sul podio Daniel Oren esuberante, energetico ma scrupoloso nel sorreggere tra le sue braccia, protese verso la scena, i cantanti; nel costruire le dinamiche, nel gonfiare e contrarre il suono “morboso” dell’orchestra, attento alle recondite armonie che dicono del moderno che Puccini abilmente camuffa. Instancabile Oren ha sedotto l’orchestra molto impegnata ed entusiasmato il pubblico della prima normalmente così apatico ma rinforzato per l’occasione da numerose comitive di stranieri e fan che urlavano a squarciagola bravò bravò […]. Il sipario si è alzato sull’interno di Sant’Andrea della Valle, ma sull’altare centrale la cupola si abbassa, cancella l’abside, s’inclina sì che il cerchio della lanterna diventa un occhio ispettivo su una trama fortemente paranoica. È

Nella pagina successiva: Hui He (Tosca) e Stefano Secco (Cavaradossi) nel 2014 con la regia di Mario Pontiggia e scene e costumi di Francesco Zito.

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una buona idea di Francesco Zito, scenografo e costumista, anche assurgere a simbolo di un potere asfissiante, ossessivo e pervasivo: se al Massimo per una questione di prospettiva l’occhio mi sembrava espressione di una temporalità religiosa che non lascia spazio e che troppo in basso. Sfarzoso l’appartamento di Scarpia con due linee di si risolve nell’esatto opposto rispetto a ciò che dovrebbe essere. fughe: a destra le finestre su Palazzo Farnese dove la Diva canta; a L’horror vacui che contraddistingue i diversi atti non è quindi puro sinistra la porta della stanza da dove si odono i lamenti del cavalier rimando ad un gesto decorativo di impronta tradizionale, ma diventa Cavaradossi. Il secondo atto vive di questa sovrapposizione di due elemento fondante e significativo, che nell’esibizione di una preziosità esterni in un intreccio sado-morboso-patriottico che sottolinea a turno smaccata (ma sempre raffinata ed elegante) veicola un messaggio l’assenza di Tosca ma presente in voce e l’assenza di Cavaradossi preciso. Ogni dettaglio ne risulta vivificato: il dipinto della Maddalena – ma presente con i suoi lamenti. È questa sovrapposizione orizzontale ispirato a La meditazione di Hayez – coniuga perfettamente i due volti che fa capire come Tosca sia solo una partita a due: Tosca/Scarpia, dell’Attavanti, con il viso angelico e il seno quasi scoperto, talmente gli antagonisti destinati anche loro all’assenza, alla scomparsa. […] bella da non poter evitare di guardarla, ma sufficientemente impudica Osannata dal pubblico Hui Hue che è cantante di grandi qualità da scatenare la furente reazione della gelosa Floria. E nello studio del per padronanza tecnica e dolcezza del fraseggio anche se spesso barone Scarpia i simboli si moltiplicano: dal sontuoso arazzo sullo schiacciato. L’avremmo preferita più duttile, ma il suo Vissi d’arte è sfondo alla sfera armillare, dalla statua in stile Canova all’ostensorio stato una perla rara. Alberto Mastromarino imponente nel primo atto sulla scrivania. Lusso, potere e scienza si rincorrono, rivelando un ma meno avvolgente e bipolare in tutto il secondo atto che diventa potenziale di distruzione allorché si coniugano con il culto del male via via più frenetico sino all’accordo elettrico sul crocefisso che Tosca fine a se stesso. Pontiggia costruisce i movimenti rispondendo a posa su Scarpia. […] Stefano Secco è certo generoso ma i suoi mezzi criteri di interazione a coppie. […] Raramente i personaggi rimangono non lo aiutano a raggiungere in potenza gli slanci isterici che qui si soli. Il secondo atto è tutto un andirivieni di figure inquietanti, nella traducono nel patriottismo del Cavaradossi». Su «GB Opera» Ilaria maggior parte dei casi appartenenti al clero. Uno spazio di continuo Grippaudo scrive: «L’allestimento creato nel 2008 per il Maggio attraversato, fondamentalmente pubblico, espanso sia materialmente Musicale Fiorentino da Francesco Zito, con regia di Mario Pontiggia, dagli accorgimenti luminosi di Bruno Ciulli, sia sonoramente dalle vuole formulare una risposta che proprio sul piano visivo rivela i suoi invenzioni già presenti nella partitura pucciniana (le note della Cantata punti di forza. La scrupolosa adesione all’azione originaria si risolve, che ascoltiamo dalla finestra, geniale nel suo effetto di straniamento). infatti, in un realismo di rappresentazione che convince nel momento Lo stesso avviene nel terzo atto. L’amplificazione sonora del canto stesso in cui centra ed esalta le componenti fondamentali della del pastorello e l’atmosfera rarefatta delle campane che si odono drammaturgia. Nelle parole dello scenografo, è innanzitutto lo spunto nell’alba romana creano un incanto materialmente schiacciato dai tre visivo della cupola – che incombe nel primo atto e torna in lontananza elementi che dominano la scena: la già citata cupola in lontananza, nel terzo – a fuoriuscire dalla semplice notazione di ambiente per l’inferriata che separa il proscenio dal piano di fondo e soprattutto

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il pesante motivo marmoreo con le insegne papali, sul quale Tosca si arrampica nella fuga finale, calpestando quella morsa di oppressione dalla quale con atto estremo riesce a liberarsi. Soltanto tre momenti dell’azione scenica vengono intesi in chiave di isolamento: il Te Deum alla fine del primo atto (perché qui più che mai l’intervento corale viene concepito come ‘sfondo’ ed amplificazione in connotazione blasfema delle brame di Scarpia, complice un Coro del Teatro Massimo in buona forma con la solita punta di eccellenza nel Coro di voci bianche); “E lucevan le stelle” nel terzo atto, grido di disperazione di un Cavaradossi che ha ormai perso ogni slancio libertario, ma non l’impeto nei confronti della donna amata; e soprattutto “Vissi d’arte”, risolto dal regista con un espediente assai efficace: l’abbassarsi delle luci sul palcoscenico e contemporaneamente la flebile accensione di quelle in sala, con un risultato da zoom cinematografico che ricorda, ad esempio, il simile effetto di sospensione temporale realizzato in una scena (guarda caso ambientata in un teatro d’opera) de L’età dell’innocenza».

Nella pagina successiva: Hui He (Tosca) e Stefano Secco (Cavaradossi) nel 2014 con la regia di Mario Pontiggia e scene e costumi di Francesco Zito.

130 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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Arman Schwartz ed Emanuele Senici, Giacomo Puccini and his world, Princeton University Press, Princeton 2016. NOTE BIOGRAFICHE

Gianluca Martinenghi Ha studiato pianoforte con Piero Rattalino e composizione con Bruno Bettinelli. Ha perfezionato poi lo studio della direzione d’or- chestra con Donato Renzetti e Giacomo Zani. Ha svolto attività di musicologo scrivendo saggi specialistici sul pianoforte per riviste come Musica, Symphonia e Piano Time. Contemporaneamente ha intrapreso la carriera teatrale iniziando l’attività al di Torino come maestro di sala, ruolo che gli ha permesso di affrontare il repertorio operistico, assistendo musicisti del valore di Gianan- drea Gavazzeni e Yuri Ahronovijtch. Per diversi anni ha lavorato per il Teatro Massimo di Palermo e con l’Orchestra del Teatro Massimo ha eseguito numerosi concerti sinfonici e diretto importanti produ- zioni del Novecento come L’arca di Noé di (di cui è stato prodotto un CD), Pollicino di Hans Werner Henze e Una favola per caso di Lucio Gregoretti e Nicola Sani. È stato assistente e pre- paratore per musicisti quali Vladimir Ashkenazy, Rudolph Barshaj e Bruno Campanella. Ha collaborato in qualità di direttore, oltre che col Teatro Massimo di Palermo, con teatri di grande prestigio quali il Teatro Comuna- le di , il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro dell’Arena di Verona, il Teatro Bellini di , la Deutsche Oper di Berlino, il

Gianluca Martinenghi Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Doni- NOTE BIOGRAFICHE TOSCA

zetti di Bergamo, il Teatro Pavarotti di Modena, il Teatro Comunale Mario Pontiggia di Ferrara, l’Opera Ireland di Dublino, il Teatro di Stato dell’Opera nato a Las Flores (Argentina) e formatosi a Buenos Aires e Belgrano, di Tirana, il Palm Beach Opera, il Teatro Goldoni di Livorno, Teatro si è perfezionato con Pier Luigi Pizzi. È stato direttore di produzione di Lubecca e con Istituzioni Sinfoniche quali l’Orchestra Sinfonica dell’Opéra di Monte-Carlo (1994-2004) e direttore artistico dell’O- Siciliana, l’Orchestra Regionale dell’Abruzzo, l’Orchestra Sinfonica pera di Las Palmas de Gran Canaria (2002-2014). Il suo repertorio di Malaga, l’Orchestra Sinfonica delle Baleari, l’Orchestra Sinfonica come regista, scenografo e costumista comprende L’incoronazione della Città di Murcia, l’Orchestra della Suisse Romande di Losan- di Poppea, Il ritorno d’Ulisse in patria, Dido and Aeneas, La serva na, l’Orchestra Sinfonica di Laval in Canada, l’Orchestra Sinfonica padrona, Acia, Galatea e Polifemo, Giulio Cesare, La grotta di Tro- di Tenerife, l’Orchestra Toscanini di , l’Orchestra Sinfonica di fonio, Die Entführung aus dem Serail, Die Zauberflöte, La clemenza Hong Kong, Münchner Rundfunkorchester, l’Orchestra Sinfonica di di Tito, Fidelio, L’italiana in Algeri, I Capuleti e i Montecchi, Norma, Montreal, l’Orchestre Philarmonique de Montecarlo; tra le più signifi- , L’elisir d’amore, Roberto Devereux, , , I ma- cative esecuzioni troviamo I Capuleti e i Montecchi di Bellini al Teatro snadieri, , , , , Massimo di Palermo, , Il Campanello e La figlia del , Aida, Otello, Tristan und Isolde, Die Fledermaus, reggimento di Donizetti al Teatro Donizetti di Bergamo, La traviata e i Hänsel und Gretel, Les pêcheurs de perles, Carmen, Les contes Carmina Burana al Teatro Bellini di Catania, al Teatro d’Hoffmann, Thaïs, La Navarraise, , Pagliacci, La Comunale di Bologna. bohème, Tosca, , , , Boris Go- Nel 2012 ha diretto due delle più importanti orchestre internazionali, dunov, Mozart e Salieri, Elektra, Ariadne auf Naxos, Il segreto di Su- la Münchner Rundfunkorchester e l’Orchestre Symphonique de Mon- sanna, Eine florentinische Tragödie, Das Wundertheater, The Rake’s tréal, e ha avuto l’onore di dirigere il raro titolo Iris di Mascagni per la Progress, La voix humaine, Escorial. Fondazione Arena di Verona (diretto precedentemente a Verona solo A Buenos Aires, la sua produzione di Boris Godunov (Teatro Colón, dallo stesso Mascagni) con grande successo di pubblico e di critica. 2006) è stata nominata al premio ACE della critica argentina; per lo Di recente ha diretto al Festival di Dubrovnik e al NCPA di Pechino. stesso teatro ha realizzato Elektra (premio ACE 2007). Ha inaugurato il Festival di Taormina 2013 con Rigoletto (trasmesso In Italia ha lavorato anche nei teatri di Reggio Emilia, Ferrara, Mode- in mondovisione) e nel 2014 ha aperto il Festival di Siracusa con Aida na, Sassari, Cagliari, quindi è stato ospite a Tolosa, Nagoya, Yokoha- alla guida dell’Orchestra del Teatro Bellini di Catania. Tra gli impegni ma, Tokyo, Taormina, Santiago de Compostela, Sanxay, Fontvieille, più recenti, Tosca al National Hong Kong Theatre, Rigoletto al Teatro Firenze, Oviedo, A Coruña, Zurigo. Nel 2000 ha partecipato al gala Bellini di Catania, Turandot al Performing Art Center di Seoul e un inaugurale della Salle des Princes (Monte-Carlo) e nel maggio 2014 concerto con Diana Damrau e la Budapest Philarmonic Orchestra. al gala inaugurale dell’Opera di Firenze con il primo atto di Tosca Dal 2016 è direttore musicale della Macedonian Opera and Ballet. diretto da Zubin Metha.

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Per il Teatro Massimo ha messo in scena Otello, Il ritorno d’Ulisse in patria, L’incoronazione di Poppea, Tosca e La bohème.

Francesco Zito Laureato in Archittetura a Firenze, ha studiato alla Slade School of Art di Londra. Dopo il de- butto nel 1977 alla Fenice, ha lavorato con il regista Jorge Lavelli sin dal 1988, anno dell’i- naugurazione del Théâtre National de la Colline con El público di Lorca, creando poi i costumi di numerose produ- zioni di prosa e di lirica al Festival d’Aix-en-Provence e all’Opéra di Parigi. Sempre con Lavelli ha realizzato i costumi di Siroe di Händel alla Fenice di Venezia e al BAM di New York, di Babel 46 di Montsal- vatge e de L’enfant et les sortilèges di Ravel al di Madrid e al di Barcellona, del Vascello fantasma di Wagner al San Car- lo di Napoli e di Merlin di Dorst al Festival di Fourvière. Per il Maggio Musicale Fiorentino ha disegnato scene e costumi per Wozzeck con la regia di William Friedkin e la direzione di Zubin Mehta e Das Ma- rienleben di Hindemith con (con la quale ha lavorato an- che alla Scala per Alma Mahler), all’Opera di Roma scene e costumi per Charlotte Corday di Ferrero con la regia di Mario Martone e per numerosi balletti, nonché al Teatro Argentina per Possesso di Yeho- shua. Ha realizzato scene e costumi per Simon Boccanegra a Pechi- no con Placido Domingo e la direzione di Myung Whun-Chung con la regia di Moshinsky. Ha inoltre collaborato con Carolyn Carlson, con Graham Vick e con il regista giapponese Keita Asari. Nel 2016 ha realizzato i costumi per L’ombre de Venceslao di Martin Matalon, in prima assoluta all’Opéra di Rennes, in coproduzione con il Centre Français de Promotion Lyrique e una rete di teatri francesi, con il Teatro

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Colón di Buenos Aires e il Teatro Musico di Santiago del Cile. Eventi Culturali al Progeas di Firenze e successivamente con tesi Al Teatro Massimo ha realizzato scene e costumi per , , Il magistrale in Storia e Critica del Teatro all’Università degli studi di castello del principe Barbablù di Bartók e Persée et Andromède di Ibert, Parma, dal 2007 lavora come assistente alla regia presso vari teatri, Angélique di Ibert, Franca Florio di Ferrero, Tosca, Cavalleria rusticana e collaborando con diversi registi in Italia e all’estero (Mario Pontiggia, Le toreador, e La bohème. Nicolas Joel, Carlos Saura). Debutta alla regia nel 2014 con Il Pic- colo Spazzacamino di B. Britten, andato in scena al Piccolo Teatro Bruno Ciulli Comunale - Maggio Musicale Fiorentino. Laureato in Scienze e Tecnologie dello Spetta- colo, dal 1981 al 2008 è stato lighting designer Antonella Conte del Teatro Massimo di Palermo. Nel corso della Nata a Lecce, si diploma in scenografia presso sua carriera ha inoltre collaborato sin dagli anni l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1997 Settanta con, fra gli altri, Lamberto Puggelli, Fi- inizia il suo lavoro di assistente per lo sceno- lippo Crivelli, Alberto Fassini, Graziella Sciutti, Stefano Vizioli, Giorgio grafo Francesco Calcagnini con il quale realiz- Gallione, Pierfrancesco Maestrini, Maurizio Avogadro sia nel teatro di za Simon Boccanegra per l’Opéra di Montecar- prosa che in quello lirico. Ha inoltre curato le luci di alcuni spettacoli di lo; Medea di Euripide per la regia di Luca Ronconi; Straszny Dwòr Antonello Venditti e Claudio Baglioni. Nel 2004 ha collaborato con Irene per il Festival di Wexford. Dal 1999 al 2003 collabora con Denis Krief Papas al Teatro Greco di Siracusa per Antigone. Fra i suoi impegni più in veste di assistente alle scene, realizzando tra gli altri A Midsum- recenti, anche numerosi incarichi internazionali alla Washington Natio- mer Night’s Dream e Prova d’orchestra per il Teatro dell’Opera di nal Opera, al Saõ Carlos di Lisbona, a Valencia e a Salonicco, al Teatro Roma; Moses und Aron per il Teatro Massimo di Palermo; Un ballo in Regio di Torino, all’Opéra di Nizza e al Teatro Verdi di Pisa, , Il maschera per il Teatro Comunale di Bologna. Dal 2005 è assistente barbiere di Siviglia e Carmen al Luglio Musicale Trapanese e spettacoli di Francesco Zito e dal 2008 collabora con Mario Pontiggia. Da feb- come Anna Frank. Parole dall’ombra (Imperfect Dancers) e al Teatro braio 2014 a dicembre 2014 ha ricoperto l’incarico di assistente del Filarmonico di Verona per . direttore degli allestimenti del teatro lirico di Cagliari.

Angelica Dettori Ilaria Ariemme Nasce a Firenze nel 1986. Coltiva la sua pas- Si diploma in Scenografia e costume per lo sione per la musica diplomandosi alla MaxBal- spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Brera letAccademy di Firenze e facendo parte di va- di Milano. Inizia la carriera lirica come assisten- rie formazioni vocali. Laureata in Gestione di te ai costumi di Maria Carla Ricotti, che segue

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in svariate produzioni italiane e straniere. al Liceu di Barcellona, alla Fenice di Venezia; Don Carlo con Gatti per Nel 2015 è assistente di Francesco Zito per Simon Boccanegra pro- l’inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano; Otello all’Opernhaus di dotto dal NCPA di Pechino e nel 2016 di William Orlandi per Turan- Zurigo, con la regia di Graham Vick, e al Teatro San Carlo di Napoli; dot, spettacolo inaugurale del XXX Festival Internazionale di Musica Norma al Teatro Bellini di Catania in occasione del bicentenario belli- di Macao. Nel gennaio 2017 firma i costumi di Madama Butterfly ope- niano, al New Nationat Theater di Tokyo e al Liceu di Barcellona; Il tro- ra-pocket di produzione As.li.co., per la regia di Roberto Catalano. vatore, sempre in occasione del bicentenario verdiano, sia al Maggio In prosa è assistente di Margherita Baldoni in spettacoli diretti da Musicale Fiorentino, con la direzione di Mehta e la regia di Pizzi, che Carmelo Rifici e prodotti dal Teatro Stabile di Bolzano. Dal 2007 ini- all’Arena di Verona diretta da Oren e con la regia di Zeffirelli, oltre che al zia l’assidua e creativa collaborazione con il regista Andrea Chiodi Covent Garden di Londra, al Teatro Regio di Parma, al Teatro San Carlo per cui firma i costumi di numerosi spettacoli. Crea scene e costumi di Napoli, al Teatro Massimo di Palermo, al Teatro Real di Madrid, al per Sulla morte senza esagerare, regia di Riccardo Pippa, produzio- Liceu di Barcellona e al New National Theater a Tokyo; Alice in Falstaff ne Teatro dei Gordi, spettacolo vincitore del Premio Scintille 2015. al festival di Salisburgo con Mehta e la regia di Michieletto in occasio- ne del bicentenario verdiano, oltre che alla Bayerische Staatsoper con Mehta, al Liceu di Barcellona con Luisi, alla Nederlandse Opera con Vincitrice nel 1995 del Concorso lirico interna- l’orchestra del Concertgebouw diretta da Gatti e la regia di Carsen; zionale “Pavarotti International”, debutta come Maria Stuarda al Teatro di Venezia. Tosca a fianco del grande tenore al Teatro dell’O- Nelle numerose esecuzioni della Messa da Requiem di Verdi è sta- pera di Philadelphia. Da allora sviluppa una car- ta diretta da Maazel, Chailly, Mehta, Gatti, Oren. Si esibisce spesso riera internazionale che la porta ad esibirsi co- in recital e concerti in grandi sale quali il Teatro alla Scala di Milano, stantemente nei più grandi teatri d’opera del mondo e nelle più presti- l’Auditorium di Santa Cecilia di Roma, la Royal Albert Hall di Londra. giose sale da concerto. All’Arena di Verona si esibisce per 14 stagioni, Svolge una intensa attività di docente di canto, tenendo masterclass con titoli come Aida, Tosca, Madama Butterfly, Il trovatore, La bohème. per prestigiose istituzioni musicali. Tra le sue numerose esibizioni nei principali teatri e festival in Italia e all’estero ricordiamo Cavalleria rusticana al Ravenna Festival diretta Marcello Giordani da Muti, Madama Butterfly al Teatro alla Scala di Milano e all’Arena di Ha calcato i palcoscenici dei più prestigiosi te- Verona con Oren e Zeffirelli,Aida nel 2013 per il Centenario del Festival atri d’opera del mondo ed è stato acclamato dell’Arena di Verona e per il bicentenario verdiano con Oren e la regia di dalla critica internazionale come uno dei più De Bosio; Tosca al Teatro San Carlo di Napoli, al Maggio Musicale Fio- importanti tenori dei nostri giorni. La sua ecce- rentino con Mehta, all’Opéra Bastille di Parigi, all’Opernhaus di Zurigo, zionale versatilità gli ha permesso di coprire un

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vasto repertorio che va dal bel canto di Bellini e Rossini, al lirismo l’orchestra filarmonica di Szeged eLa Jérusalem di Verdi per Philips. del repertorio operistico francese, alle opere di Puccini e Verdi che I prossimi impegni prevedono a Charlotte; Le esigono qualità vocali da tenore lirico . villi a Madrid; a Liegi; a St.Gallen. La straordinaria ed intensa carriera lo ha condotto sul palcoscenico dei teatri: Teatro alla Scala, Metropolitan di New York, Covent Gar- Sebastian Catana den a Londra, Opernhaus di Zurigo, Wiener Staatsoper, Opéra Na- Nato a Cluj in Romania, dopo i primi studi tional di Parigi, Liceu di Barcellona, Deutsche Oper di Berlino, San musicali in patria si trasferisce negli USA dove Francisco Opera, Houston Grand Opera, Maggio Musicale Fiorenti- si perfeziona nei training programs della Seattle no, Opera di Roma, Regio di Parma, Regio di Torino, Bellini di Cata- Opera e della Baltimora Opera e si classifica in nia, Comunale di Bologna, Arena di Verona, di Torre numerosi concorsi americani ed europei. del Lago. Ha lavorato con direttori d’orchestra del calibro di Daniele Nel 2001 il suo debutto operistico come Thorè ne Les Huguenots alla Gatti, , Zubin Mehta, e Georg Solti. Carnegie Hall con la Opera Orchestra of New York, nel 2003, come Ospite regolare del Met di New York, dove ha debuttato nel 1993, ha Schaunard ne La bohème sotto la guida di Daniel Oren, il debutto preso parte a numerose produzioni fra le quali Madama Butterfly, La alla , teatro con il quale collaborerà in seguito in Gioconda, La bohème, Simon Boccanegra, Carmen, Un ballo in ma- numerose parti di fianco e dove sarà anche Valentin in Faust, e nel schera, Ernani, Turandot, Roméo et Juliette, Manon Lescaut, Lucia 2007 il debutto europeo come Paolo in Simon Boccanegra al Teatro di Lammermoor, La fanciulla del West, Les Troyens, Tosca, Trovatore Comunale di Bologna. e Aida, molte delle quali nuove produzioni e incise in HD. Nume­rosi i grandi perso­ ­naggi ver­diani ai quali ha già dato vita: i pro­ Ha inaugurato la stagione 2012/13 interpretando con successo La ta­go­ni­sti di (West Palm Beach, Phi­la­del­phia, New Zeland, forza del destino al Liceu di Barcelona, cui sono seguiti Un ballo in Frank­furt, Stutt­gart, Festi­val di Aven­ches, Bolo­gna, Tel Aviv, Arena di maschera ad Amburgo e Berlino; Turandot a Bilbao, Cagliari e Na- Verona e Deu­tsche Oper Ber­lin) e Mac­beth (Mün­che­ner Run­d­fun­kor­ poli; Manon Lescaut a São Paulo; Les vêpres siciliennes a Nizza; Les che­ster, Atene, Brati­ ­slava), il Conte di Luna ne Il tro­va­tore (Valen­cia, troyens ad Amburgo; Manon Lescaut, Turandot e Aida a Vienna; Tosca sotto la guida di Zubin Mehta, e Hong Kong), Miller­ in Luisa Mil­ler (Lione, a Cincinnati e Budapest; Edgar al Real di Madrid; Pagliacci a Torino. Torino e Malmö), Fran­ce­sco Foscari ne I due Foscari (Trie­ste, Toulouse, Recentemente è stato protagonista di Manon Lescaut al Teatro Bel- Santiago del Cile), Ezio in Attila (Bus­seto per il Festival­ Verdi), Gior­gio lini di Catania, dove nelle passate stagioni ha interpretato Un ballo Ger­mont ne La tra­viata (Losanna, Deutsche­ Oper di Ber­lino), Don Carlo in maschera e Andrea Chénier. Con l’Orchestra Bellini di Catania ha in Ernani (Dort­mund Festi­val), Ford in Fal­staff(Losanna), Seid ne Il cor­ inciso il cd di arie siciliane Sicilia bella, mentre tra le incisioni ricor- saro (Washing­ton Con­cert Opera). diamo inoltre un CD di canzoni italiane “Ti voglio tanto bene” con Fra i suoi impe­gni recenti e futuri il debutto all’Opéra Bastille in Tosca,

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Caval­le­ria rusti­cana al Tea­tro Filarmo­ ­nico di Verona, Rigo­letto e Un anno vince il secondo premio del concorso “Salvatore Licitra”. ballo in Maschera a Düs­sel­dorf, Tosca e La tra­viata al Festi­val di Recentemente viene scelto da Daniel Oren per sostenere il ruolo di Savon­linna, Tosca ad Hong Kong e Bari, La donna Ser­pente a Torino, Ramfis in Aida, al fianco di artisti del calibro di Giovanna Casolla, Nabucco a Cara­calla, Aida a Verona, I due Foscari al Con­cert­ge­bouw Hui He, Claudio Sgura. Nel 2016 è Conte di Ceprano in Rigoletto di Amster­dam, La traviata­ a Pittsburgh­ e all’Opera di Roma, Rigo­letto al Teatro Filarmonico di Verona, Larkens ne La fanciulla del West e a Trie­ste, a San­tiago del Cile e al Berkshire Opera Festival. Ufficiale in Madama Butterfly al Teatro alla Scala (dove tornerà per Andrea Chénier nel 2017), Re in Aida, Marchese D’Obigny ne La tra- Romano Dal Zovo viata all’Arena di Verona. Inizia lo studio del canto nel 2007 con i bassi Ivo Vinco e Bonaldo Giaiotti. Per il circuito As.Li. Paolo Orecchia Co. debutta come Gregorio in Roméo et Juliette Nato a Roma, compie gli studi musicali pres- di Gounod nella stagione 2011. Semifinalista al so il conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara, concorso europeo As.Li.Co. 2012, ha sostenuto diplomandosi con il massimo dei voti. Debutta il ruolo di Sarastro nella produzione di Operadomani As.Li.Co. 2012. nel 1986, nel ruolo di Malatesta in Don Pasqua- Partecipa nel 2012 a Rienzi a Tolosa in co-produzione con l’Accade- le e prosegue la carriera cantando in tutti i più mia del Teatro alla Scala. prestigiosi enti teatrali italiani, teatri di tradizione e sedi di festivals Nel 2013 canta in La traviata (Commissionario) all’Opéra di Monte internazionali; dal Regio di Torino allo Sferisterio di Macerata, dal- Carlo, in Don Carlo (Il frate) al Théâtre du Capitole di Tolosa, in Gian- la Scala di Milano al Massimo di Palermo, dal San Carlo di Napoli ni Schicchi al Teatro Regio di Parma e in concerto al fianco di Da- all’Arena di Verona. È stato Belcore ne L’elisir d’amore, Don Alfonso niela Dessì e Ivan Inverardi. Su invito di Daniela Dessì ha partecipato in Così fan tutte e Leporello in , Sharpless in Madama poi al Gala Verdiano a Belgrado. Butterfly, Don Carissimo in La Dirindina, Beaupertuis ed Emilio nel Vincitore del Primo Premio del concorso Operapoesia 2013, ha de- Cappello di paglia di Firenze. buttato come Colline in La bohème al Teatro Filarmonico di Verona Apprezzatissimo caratterista, è abituale interprete di ruoli come Il nel 2014, anno in cui si qualifica come finalista al Concorso Interna- Sagrestano in Tosca, Mathieu in Andrea Chenier, Dancairo in Car- zionale Voci Verdiane di Busseto. men, Silvano in Un ballo in maschera, Hortensius nella Fille du régi- Nel 2015 vince il terzo premio al concorso Giacinto Prandelli a Bre- ment, Schaunard ne La bohème, ruolo cantato, inoltre, alla Fenice scia, al Filarmonico di Verona è stato impegnato come Erster Prie- di Venezia ed alla Scala di Milano sotto la direzione di Gavazzeni ster in Die Zauberflöte, in Don Giovanni a Salerno, Tosca all’Arena di nell’allestimento di Zeffirelli. Verona, debuttando come Lodovico in Otello a Parma. Nello stesso Tra gli impegni recenti, Un ballo in maschera a Bologna, Faust, La

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bohème e La traviata a Torino, La bohème a Brescia, Cremona e Italo Proferisce Reggio Emilia, Paolo in Simon Boccanegra a Bordeaux, La bohème Nato a Napoli, inizia il suo percorso musicale a Como e Pavia, Andrea Chénier a Genova, Carmen a Torino, Adria- con lo studio del pianoforte, dedicandosi in se- na Lecouvreur a Napoli. guito al canto lirico e conseguendo il diploma col massimo dei voti presso il Conservatorio di Mario Bolognesi Salerno sotto la guida di C. Di Segni. Nel 2012 È nato a Roma, dove ha compiuto gli studi mu- ottiene la laurea di II livello in Disciplina della musica presso il Con- sicali specializzandosi nel repertorio di tenore servatorio di Ferrara sotto la guida di P. Coni. In questi anni ha segui- lirico leggero. Ha debuttato nella città natale to studi di perfezionamento con R. Bruson, G. Boyagian, S. Carroli, con le cantate di Bach e oggi svolge un’intensa J. Anderson, G. Maffeo e A. Gazale. attività concertistica e teatrale in Italia e all’estero. È stato finalista e vincitore di concorsi lirici: “Roma Festival” (2009), Ha cantato molte opere in prima esecuzione in epoca moderna: “Città di Bologna” (2009), “Toti Dal Monte” (2010), “Scuola Dell’Ope- Adamo di Galuppi, La schiava liberata di Jommelli al San Carlo di ra Italiana” del Teatro Comunale di Bologna (2010), “ Anselmo Col- Napoli con Curtis, Tito di Cesti e Il sogno di Scipione di Mozart con zani” a Budrio (2011). Hogwood alla Fenice e al Teatro Olimpico di Vicenza in occasione Sin dal suo debutto nel 2012 ha avuto l’opportunità di conoscere del Festival Mozart. Si è subito distinto per la grande versatilità di e lavorare con registi e direttori di fama internazionale quali Zubin repertorio grazie alla musicalità e duttilità vocale e stilistica che gli Mehta, Renato Palumbo e . hanno permesso di esplorare campi musicali diversi che vanno dal I ruoli debuttati spaziano dal Settecento all’opera contemporanea: Barocco al teatro del Sette-Ottocento con partiture di Mozart, Cima- tra gli altri Schaunard ne La bohème al Teatro Massimo di Palermo, rosa, Paisiello e Rossini, fino alle composizioni di musica moderna e al Teatro delle Muse di Ancona, al Teatro Nazionale di Macedonia e contemporanea di Berio, Bussotti, Henze, Manzoni e Nono. al Bangkok International Festival of Music & Dance, Alessandro di In Italia e all’estero ha cantato nei maggiori teatri e festival: Teatro Macedonia ne Lo specchio magico di Vacchi in prima mondiale al alla Scala, Opera di Roma, Teatro Massimo di Palermo, Arena di Teatro dell’Opera di Firenze, Monterone in Rigoletto al Teatro dell’O- Verona, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Comunale di Bologna, pera di Roma, Archelaos in Der König Kandaules di Zemlinsky al Glyndebourne Opera Festival, Colón di Buenos Aires, Théâtre des Teatro de la Maestranza di Siviglia, Marek ne Il Ghetto di Varsavia di Champs Élysées di Parigi, Alte Oper di Francoforte, etc. Tra i direttori Colombini in prima mondiale al Teatro Verdi di Pisa. e i registi con i quali ha collaborato, Muti, Maazel, Whung Chung, Di recente ha cantato ne La bohème (Marcello) al Teatro del Giglio di Berio, Oren, Mehta, Bartoletti e Zeffirelli, Montaldo, Cavani, Krief, Lucca. Vanta anche un’intensa attività concertistica in Italia e all’e- Cobelli, Salvatores, Pizzi. stero e collabora con la Fondazione .

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Cosimo Diano Si diploma in canto al Conservatorio “Cilea” di Reggio Calabria e consegue la Laurea in Musi- cologia al DAMS di Bologna. Vince il Concorso “Mario Del Monaco” di Mar- sala ed è finalista al concorso “Adriano Belli” di Spoleto. Vince il premio “Primo Palcoscenico” indetto dal Con- servatorio di Cesena e debutta nel ruolo di Germont ne La traviata al Teatro Bonci di Cesena. Canta poi in Turandot e Madama Butter- fly al Festival Pucciniano di Torre del Lago. Tra i ruoli intrepretati: Sharpless (Madama Butterfly), Marcello e Schaunard (La bohème), Simon Boccanegra, Belcore (L’elisir d’amore), Tonio (Pagliacci), Alfio (Cavalleria Rusticana), Figaro (Il barbiere di Siviglia), Scarpia (Tosca). Ha inciso con I Solisti Veneti, diretti dal maestro Claudio Scimone, la Messa di Gloria di Mascagni per la Warner Music .

150 Fondazione Teatro Massimo

Sovrintendente Francesco Giambrone Direttore artistico Oscar Pizzo Direttore musicale Gabriele Ferro

Maestro del Coro Piero Monti Coordinatore del Corpo di ballo Marco Bellone

Direttore operativo Elisabetta Tesi

Direttore della programmazione Giovanni Mazzara

Direttore dell’allestimento scenico Renzo

Direttore comunicazione, Gery Palazzotto nuovi media e marketing Responsabile rapporti con la stampa Laura Anello Editoria Angela Fodale

Responsabile delle relazioni nazionali Chiara Zarcone e internazionali della Fondazione e del coordinamento delle attività di staff AREA ARTISTICA

Segretario artistico Marcello Iozzia Casting manager e assistente del direttore musicale Alessandro Di Gloria Direttore musicale di palcoscenico Danilo Lombardini Direttore di scena Ludovico Rajata Regista collaboratore Alberto Cavallotti Maestri collaboratori di sala e di palcoscenico Giuseppe Cinà, Giacomo Gati, Giorgio Mirandola, Steven Rizzo Maestro collaboratore ai sopratitoli Simone Piraino

ORCHESTRA

Violini primi Salvatore Greco*, Giacomo Mazzola, Patrizia Richichi, Marco Spadi, Tromboni Dalmar Nur Hussen**, Rodolfo Bonfilio, Giuseppe Dorato, Alessandro Bavetta, Fabio Ferrara, Rossana Rocca, Antonio Bontempo, Gianluca Gagliardi Vincenzo Cecere, Daniele Cappello, Francesco Palmisano Timpani Fausto Alimeni** Violini secondi Jeroen Van der Wel**, Francesca Viscito, Roberto Lo Coco, Antonino Petrotto, Giuseppe Arcuri, Luca Gira, Antonio G. Geraci, Percussioni Rosario Barretta, Santo Campanella Nicoletta Conigliaro, Alessandro Zambito SUL PALCO Viole Rosario D’Amato**, Matteo Giacosa, Francesco Mineo, Leoluca Vella, Francesco Biondo, Anna Schillaci, Francesco Chinnici Flauto Rosolino Bisconti** Violoncelli Giuseppe Nastro**, Vincenzo Giuliani, Antonio Cantiello, Viola Gaspare D’Amato** Marcello Insinna, Massimo Frangipane, Antonino Saladino Arpa Francesca Luppino** Contrabbassi Daniele Pisanelli**, Fausto Patassi, Gaetano Di Peri, Cesare Raffaelli Percussioni Elio Anselmo, Silvia De Checchi Arpa Valentina Rindi**

Carillon e celesta Pasquale Lo Cascio** * spalla ** prime parti Flauti (ottavino) Antonino Saladino**, Francesco Viola, Elisa Alibrandi

Oboi (corno inglese Carmelo Ruggeri**, Gerardo Bellarosa, Francesca Ciccateri

Clarinetti Alessio Vicario**, Vincenzo Davì, Giovanni Giuliano

Fagotti Giuseppe Davì**, Cristoforo Caradonna, Maurizio Barigione

Corni Andrea Mastini**, Antonino Cappello, Stefano Amarù, Gianfranco Cappello Assistente musicale Domenico Pirrone Trombe Salvatore Piazza**, Davide Pezzino, Antonino Saccone Addetta Orchestra Claudia Di Mattei AREA ARTISTICA

CORO CORO DI VOCI BIANCHE

Maestro del Coro Piero Monti Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo Altro Maestro del Coro Salvatore Punturo Silvia Alaimo, Brigida Bellomo, Sara Bucchieri, Emanuela Ciminna, Soprani primi Maria Luisa Amodeo, Gabriella Barresi, Alfonsa Fantaci, Vittoria Di Maria, Fabio Filippone, Denisi Lenard, Carlotta Maestrini, Donatella Gugliuzza, Rosalba Mongiovì, Alice Mulia, Federica Quattrocchi, Riccardo Romeo, Erika Sala, Daniela Montelione, Claudia Munda, Caterina Notaro, Rosanna Vella, Manuela Zangara Giovanna Orobello, Maria Randazzo, Valentina Vitti

Soprani secondi Maria Luisa Aleccia, Domenica Alotta, Maria Fiordaliso, Rosana Lo Bosco, Angela Lo Presti, Mariella Maisano, Francesca Martorana, Daniela Pedi, Simona Scrima

Mezzosoprani Anna Rita Alaimo, Rita Bua, Giuseppina Caltagirone, Manuela Ciotto, Antonella De Luca, Carmen Ghegghi, Damiana Li Vecchi, Giuseppina Notararigo, Sonia Tomasino

Contralti Silvia Bacioccola, Anna Campanella, Maria Rosalia Gottuso, Monica Iraci, Ambra Mancuso, Patrizia Martorana, Daniela Nicoletti, Cinzia Sciortino

Tenori primi Vincenzo Bonomo, Biagio Di Gesù, Giovanni Di Pasquale, Nunzio Gallì, Antonio Li Vigni, Alfio Marletta, Francesco Polizzi, Fabrizio Pollicino, Raimondo Ponticelli, Salvo Randazzo, Emanuele Urso

Tenori secondi Antonino Alotta, Giuseppe Di Adamo, Domenico Ghegghi, Vincenzo Leone, Antonio Lo Presti, Pietro Luppina, Carlo Morgante, Marco Palmeri

Baritoni Antonio Barbagallo, Gianfranco Barcia, Cosimo Diano, Paolo Cutolo, Mario Di Peri, Simone Di Trapani, Riccardo Schirò, Giuseppe Tagliarino

Bassi Gaspare Barrale, Daniele Bonomolo, Giuseppe Caruso, Filippo Di Giorgio, Gianfranco Giordano, Antonio Gottuso, Giovanni Lo Re, Vincenzo Raso, Tommaso Smeraldi

Addetto Coro Nicola Pedone AREA TECNICA

Direzione Allestimenti scenici Reparto Sartoria Giuseppe Cangemi collaboratore Marja Hoffmann Direttore della sartoria Patrizia Sansica, Rosalba Di Maggio segreteria Nino Pollari caporeparto Maurizio Costanza addetto movimentazione scene Anna Maria Di Carlo, Stefano Sciortino, Antonina Tantillo sarti Reparto Macchinisti di palcoscenico Antonio Vitale, Anna Maria D’Agostino, Vincenza Scalisi, Rosalia Amarù, Sebastiano Demma caporeparto Felicia Uccello, Anna Maria Chiarelli aiuto sarti Carlo Gulotta, Alfonso La Rosa vice caporeparto Maria Ruffino segreteria Vincenzo Brasile, Vincenzo Vella, Vincenzo Fricano, Bartolomeo Tusa, Giacomo Vaglica, Reparto Trucco e Parruccheria Giuseppe Buscemi, Vincenzo Pisano, Massimiliano Cannova, Giuseppe Messina Ileana Zarbo, Francesca Maniscalco, Maria Lucchese, Maria Di Fiore, Reparto Attrezzisti di palcoscenico Monica Amato, Maria Cusimano, Teresa Romano, Rosalia Dragotto Giuseppe Pizzurro caporeparto Portineria Gino Amato, Alfredo Arnò Lorenzo Mazzola, Vincenzo Trapani Reparto Elettricisti Ufficio Servizi tecnici e generali Salvatore Spataro caporeparto Cosimo De Santis coordinatore Pietro La Monica, Francesco Randazzo vice caporeparto Antonino Costanzo coordinatore impianti tecnologici Gioacchino Piazza, Vincenzo Rizzo caposquadra Bartolomeo Martorana coordinatore impianti elettrici ed elettromeccanici Giovanni Bruno, Leonardo Librizzi, Biagio Ignoffo, Reparto Vigilanza e controllo Antonio Giunta, Vincenzo Traina, Danilo Iraci Vincenzo Milazzo coordinatore Michele Bisconti, Giuseppe Morreale, Rosario Principe operatori consolle luci Giuseppe Martorana addetto al controllo e alla vigilanza sull’esecuzione delle pulizie Reparto Audiovisivi Salvatore La Barbera addetto al controllo e alla vigilanza sull’esecuzione Santo Benigno vice caporeparto delle manutenzioni edili ed idrauliche Giuseppe Uccello Giuseppe De Corcelli addetto al controllo e alla vigilanza sull’esecuzione delle Reparto Macchinisti costruzioni manutenzioni di porte, finestre e porte REI Giuseppe Ventura caporeparto Franco Salvatore Sidoti, Lorenzo Megna, Gioele Chinnici, Salvatore Di Piazza Salvatore Maiorana vice caporeparto Giacomo Romano caposquadra Sebastiano Bruccoleri, Giuseppe Salvato, Michelangelo Li Gammari, Davide Curcio Reparto Scenografia Christian Lanni caporeparto Raffaele Ajovalasit, Alessandra La Barbera, Maria Passavia, Vitalba D’Agostino, Maria Abbate, Cinzia Carollo Vincenzo Gorgone tappezziere Reparto Attrezzisti costruttori Roberto Lo Sciuto caporeparto Francesco Canepa vice caporeparto Salvatore Vescovo caposquadra Carmelo Chiappara, Giorgio Chiappara, Stefano Canzoneri AREA AMMINISTRATIVA NOTE SUI COLLABORATORI

Sovrintendenza L’introduzione all’opera è una rubrica realizzata in collaborazione con la Sezione Ernesta Insalaco segreteria Musica del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo; gli autori, Carlo Graziano autista coordinati dalla docente Anna Tedesco, sono studenti del Corso di laurea magistrale in Direzione operativa – Contenzioso Musicologia e del Dottorato di ricerca in Musica e Spettacolo, curriculum Storia e analisi Francesco Caltagirone segreteria delle culture musicali. Antonio Renna responsabile controllo di gestione Eleonora Di Cintio si è laureata presso il Corso di laurea magistrale in Musicologia dell’Università di Roma “La Sapienza” e attualmente è dottoranda di ricerca presso la Direzione artistica stessa università nel Dottorato in Musica e Spettacolo, curriculum Storia e analisi delle Maria Pia Lenglet segreteria culture musicali. Maria Concetta Restivo, Deborah Boga, Filippo Barrale, Rosa Scuderi archivio musicale Michele Girardi insegna Drammaturgia musicale presso il Dipartimento di musicologia e Direzione Programmazione beni culturali dell’Università di Pavia a Cremona. Tra i fondatori nel 1996 del Centro studi Vincenzo Vitale monitoraggio e verifica del budget della produzione artistica Giacomo Puccini di Lucca, dal 2016 è curatore della rivista «Studi pucciniani». È autore Maria Pia Di Mattei segreteria di estesi saggi su Puccini, Boito, Berg e Verdi apparsi su libri e riviste specialistiche. In Ufficio Amministrazione particolare ha approfondito lo studio del teatro musicale di Giacomo Puccini, cui ha Giuseppe Tamburella coordinatore ufficio ragioneria dedicato un’ampia monografia critica (Marsilio, 1995). Una versione ampliata (Puccini. Vincenza De Luca, Giorgia Paganelli, Silvia Giannetto addette ufficio ragioneria His International Art) è apparsa in lingua inglese (University of Chicago Press, 2000). Maurizio Alessi C.E.D. Ufficio del Personale Flaminio Ferrante capoufficio Le fotografie alle pagine 8-9, 10, 14, 18, 22, 26-27, 28, 33, 36, 64-65, 66, 103, 104-105, Michele La Mattina ufficio presenze 106, 123, 127, 131, 132, 151, 162-163 sono di Rosellina Garbo. Alfio Scaglione ufficio paghe e contributi La fotografia a pagina 109 è di Lillofoto. Alessandro Semplice ufficio contratti e protocollo Le fotografie alle pagine 110, 112, 114 in alto sono di Lillofoto. Le fotografie alle pagine 114 in basso, 116, 120 sono di Franco Lannino / Studio Camera. Ufficio Acquisti Flaminio Ferrante capoufficio Per la pubblicità Antonio Ciappa ufficio acquisti Ufficio Marketing del Teatro Massimo, piazza G. Verdi, Palermo (tel. 0916053213) Vincenzo Carollo, Giovanni Montalbano, Silvana Danzé, [email protected] Santo Rizzo, Vincenzo Monteleone addetti ufficio acquisti

Servizi di sala Programma di sala a cura di Angela Fodale [email protected] Antonino Sampognaro direttore di sala Hanno collaborato Laura Sophia Franke e Ginevra Palumbo. Ufficio Marketing, Progetti educativi e Servizio scuole Si ringrazia Silvana Danzé. Marida Cassarà coordinatrice Grafica e impaginazione: Luca Orlando Maria Castiglione, Francesca Falconi, Paolo Lo Cicero, Margherita Safina addetti Stampa: Seristampa (Palermo) Biblioteca Flaminio Ferrante responsabile La Fondazione Teatro Massimo è disponibile a regolare eventuali pendenze con gli Silvana Danzé gestione biblioteca aventi diritto che non sia stato possibile contattare. Biglietteria ISBN: 978-88-98389-56-8 Marida Cassarà, Giuseppe Tamburella coordinatori Sofia Maiorino, Crocifissa Abbate addette

Associazione Amici del Teatro Massimo

Viale del Fante 70/b, Palermo fax 0916891158 martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 10 alle ore 12:30

Invito all’opera

Calendario delle conferenze di presentazione delle opere a cura degli Amici del Teatro Massimo

Stagione 2017

Giuseppe Verdi 17 gennaio Alessandro Solbiati Macbeth 15 febbraio Paolo Emilio Carapezza Norma 15 marzo Paolo Gallarati La traviata Johann Sebastian Bach 26 aprile Amalia Collisani Passione secondo Giovanni (in forma scenica) Jules Massenet 16 maggio Giorgio Pestelli Werther Benjamin Britten 13 settembre Massimo Privitera Midsummer night’s dream Francesco Cilea 10 ottobre Dario Oliveri Adriana Lecouvreur Salvatore Sciarrino 27 ottobre Pietro Misuraca Superflumina 21 novembre Marco Beghelli L’Italiana in Algeri

Le conferenze sono a ingresso libero e si svolgono nella Sala Onu del Teatro Massimo alle ore 18,00, con ingresso da via Volturno OPERE E BALLETTI

21 / 29 Giuseppe Verdi 19 / 27 Benjamin Britten gennaio MACBETH settembre A MIDSUMMER NIGHT’S DREAM Direttore Gabriele Ferro | Regia Emma Dante Prima esecuzione a Palermo Direttore Daniel Cohen | Regia e scene Paul Curran 19 / 28 Vincenzo Bellini febbraio 13 / 22 Francesco Cilea NORMA ottobre Direttore Gabriele Ferro | Regia Luigi Di Gangi, Ugo Giacomazzi ADRIANA LECOUVREUR Direttore Daniel Oren | Regia, scene e costumi Ivan Stefanutti 19 marzo Giuseppe Verdi 1 aprile 3 / 4 Salvatore Sciarrino LA TRAVIATA novembre In occasione della tournée in Giappone SUPERFLUMINA Giacomo Sagripanti, Francesco Ivan Ciampa (30.3 – 1.4) Direttore Omaggio a Salvatore Sciarrino in occasione dei suoi 70 anni Regia Mario Pontiggia Direttore Tito Ceccherini | Regia Rafael Villalobos 31 marzo Giacomo Puccini 2 aprile TOSCA 10 novembre #MADREINCERTA Prima rappresentazione assoluta In occasione della tournée in Giappone Direttore Gianluca Martinenghi | Regia Mario Pontiggia Regia, testo e drammaturgia di Marco Paolini Musiche di Mauro Montalbetti

11 / 15 TRITTICO 23 / 30 Gioachino Rossini aprile novembre CONTEMPORANEO L’ITALIANA IN ALGERI Jiri Kylian, Johan Inger e Matteo Levaggi Coreografie di Direttore Paolo Carignani | Regia Maurizio Scaparro Musiche di Michael Nyman, Wolfgang Amadeus Mozart, Maurice Ravel, Arvo Pärt 17 / 28 Pëtr Il’ič Čajkovskij Alessandro Cadario Direttore dicembre LA BELLA ADDORMENTATA 27 / 28 Johann Sebastian Bach Coreografia di Matteo Levaggi | Direttore Farhad Mahani aprile PASSIONE SECONDO GIOVANNI Versione in forma scenica Orchestra, Coro, Coro di voci bianche, Corpo di ballo e Tecnici del Teatro Massimo Direttore Ignazio Maria Schifani | Regia Pippo Delbono Maestro del Coro Piero Monti 26 maggio Jules Massenet Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo 1 giugno WERTHER Direttore Omer Meir Wellber | Regia Giorgia Guerra

16 / 19 luglio Adolphe-Charles Adam teatromassimo.it Teatro di Verdura GISELLE Biglietteria del Teatro Massimo / Tutti i giorni dalle 9.30 alle 18.00 Coreografia di Ricardo Nunez | Direttore Alexei Baklan Call center 091 84.86.000 / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00 CONCERTI

Sabato Felix Mendelssohn Sabato ORLANDO BAROCCO 4 febbraio 10 giugno Enrico Onofri ore 20.30 SOGNO DI UNA NOTTE ore 20.30 Direttore Contralto Sonia Prina Inaugurazione Musiche di Georg Friedrich Händel, Antonio Vivaldi Direttore Gabriele Ferro | Voce recitante Thomas Quasthoff Mezzosoprano Katrin Wundsam | Soprano Lauryna Bendziunaite Sabato 30 settembre MARATONA CHOPIN Daniel Cohen | Lucas Geniusas Sabato Domenica Direttore Pianoforte 4 febbraio JAZZ NIGHT CONCERT Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart (30/9), 1 ottobre Fryderyk Chopin (30/9 - 1/10), Robert Schumann (1/10) ore 22.30 Voce Thomas Quasthoff | Pianoforte Frank Chastenier ore 20.30 Fuori abbonamento Giovedì #MADREINCERTA 9 novembre Martedì Prima rappresentazione assoluta 7 marzo SINFONIA FANTASTICA ore 20.30 Marco Paolini ore 20.30 Direttore Gabriele Ferro Regia, testo e drammaturgia Musiche di Hector Berlioz, Arvo Pärt Musiche Mauro Montalbetti Voce recitante Marco Paolini Mario Brunello Sabato Johann Sebastian Bach Direttore e violoncello solista 29 aprile ore 20.30 PASSIONE Sabato MAURIZIO POLLINI 25 novembre Maurizio Pollini SECONDO GIOVANNI ore 20.30 Pianoforte Versione in forma scenica Fuori abbonamento Direttore Ignazio Maria Schifani | Regia Pippo Delbono Domenica LUDOVICO EINAUDI Giovedì 3 dicembre RACH 2 Direttore Carlo Tenan 4 maggio ore 20.30 Ludovico Einaudi Direttore Asher Fisch | Pianoforte Simon Trpčeski Pianoforte ore 20.30 Luciano Berio, Ludovico Einaudi Musiche di Alexander Mosolov, Sergej Rachmaninov, Sergej Prokof’ev Musiche di Venerdì Lunedì PORTRAIT 12 maggio MAHLER 4 dicembre ore 20.30 RESURREZIONE ore 20.30 LUDOVICO EINAUDI Pianoforte Ludovico Einaudi In occasione dei 20 anni dalla riapertura del Teatro Massimo Direttore Gabriele Ferro Fuori abbonamento Soprano Rachel Harnisch | Mezzosoprano Marianna Pizzolato Giovedì MAURICE RAVEL Domenica 7 dicembre Gabriele Ferro IN PARADISUM ore 20.30 Direttore 4 giugno Pianoforte Roberto Cominati ore 20.30 Direttore Piero Monti Soprano Valeria Sepe | Baritono Ludwig Mittelhammer Musiche di Johannes Brahms, Arvo Pärt, Gabriel Fauré Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Massimo Maestro del Coro Piero Monti Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo

Biglietteria / da martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00 teatromassimo.it Call center 091 84.86.000 / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00 Beatrice Monroy racconta con Ester e Maria Cucinotti

Nella Sala ONU del Teatro Massimo Beatrice Monroy racconta, prima di ogni prima, le grandi storie delle opere liriche. Tracciare nuovamente le vicende su cui poggiano le opere liriche permette di riportare il pubblico ad appassionarsi alle vicende dell’opera. Si farà ricorso alla storia letteraria o mitologica d’origine, alle sue interpretazioni nel cinema, nel teatro contemporaneo e in modo particolare alla messinscena che si vedrà nei giorni a seguire, cercando d’interpretare la linea e il senso voluti dal regista. Il racconto sarà inframezzato dalle letture di Ester e Il Teatro Massimo è di tutti Maria Cucinotti, che interpretano brani tratti dai libretti dell’opera ma anche dalle opere letterarie che l’hanno ispirata.

Sosteniamolo Gli appuntamenti Sala Onu ore 18.00

18 gennaio Macbeth di Giuseppe Verdi ALBO DEI DONATORI ArtBonus 17 febbraio Norma di Vincenzo Bellini Tasca d’Almerita Scopri 16 marzo La traviata di Giuseppe Verdi Angelo Morettino srl la donazione che ti premia 28 marzo Tosca di Giacomo Puccini Giovanni Alongi 19 maggio Werther di Jules Massenet Sais Autolinee Contatta l’Ufficio Marketing 20 settembre A Midsummer Night’s Dream di Benjamin Britten Agostino Randazzo della Fondazione Teatro Massimo: 11 ottobre Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea Marco Di Marco [email protected] Filippone Assicurazione teatromassimo.it INGRESSO GRATUITO FINO A ESAURIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI teatromassimo.it BAMBINI ALL’OPERA

Mentre i nonni e i genitori in sala Grande si godono lo spettacolo, i bambini, in sala degli Stemmi, vivono l’opera in forma di gioco. I laboratori a cura di Libero Gioco si rivolgono a bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni.

Dom 29/01 MACBETH 17.30 ovvero “come un Leone altero e fiero” Dom NORMA 26/02 17.30 ovvero “la sacerdotessa, la luna e la guerra dei Druidi” Dom 26/03 TRAVIATA 17.30 ovvero “la breve vita di un fiore” Dom SOGNI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE 24/09 17.30 ovvero “Oberon e la polvere magica” Dom 22/10 ADRIANA LECOUVREUR 17.30 ovvero “il mistero delle violette” Dom L’ITALIANA IN ALGERI 26/11 17.30 ovvero “i Capricci di Mustafà” Sab LA BELLA ADDORMENTATA 23/12 ovvero “Carabosse e l’arcolaio” 17.30

Costo di 1 laboratorio: 20 euro compresa la merenda Abbonamento a 7 laboratori: 115 euro

Info e prenotazioni: tel 329 7260846 - 349 3612353 | Biglietteria: 091.605.35.80 PARTNER Membro di

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Piazza Verdi - 90138 Palermo

ISBN: 978-88-98389-56-8 euro 10,00