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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE DEL PATRIMONIO LETTERARIO ARTISTICO E AMBIENTALE XXIX CICLO TESI DI DOTTORATO DI RICERCA IMAGO MUSICAE: FEDERICO TIEZZI DAL TEATRO ALL’OPERA L-ART/07 Biagio SCUDERI TUTOR Chiar.mo Prof. Emilio SALA COORDINATORE DEL DOTTORATO Chiar.mo Prof. Alberto CADIOLI Anno Accademico 2016/2017 ! INDICE Introduzione………………………………………………………………….....3 PARTE PRIMA Cap. 1 Appunti per una teatrografia: 1968-2017……………………..11 Cap. 1.1 Gli anni Settanta, l’adolescenza teatrale………………11 Cap. 1.2 Gli anni Ottanta, verso un teatro di poesia…………….20 Cap. 1.3 Gli anni Novanta, l’opera lirica……………………….26 Cap. 1.4 Gli anni 2000, l’impegno istituzionale………………...33 Cap. 1.5 Lavori in corso…………………...……………………42 Cap. 1.6 La musica filigrana della drammaturgia………………45 PARTE SECONDA Cap. 2 Le regie operistiche: 1991-2009………………………………51 Cap. 2.1 Norma, 1991…………………………………………..51 Cap. 2.1.1 Un dramma, due tempi e tre spazi…………….53 Cap. 2.1.2 Dalla carta alle tavole………………………....64 Cap. 2.1.3 Ut pictura theatrum……………………………65 Cap. 2.2 Il barbiere di Siviglia, 1994-1995……………………..79 Cap. 2.3 Madama Butterfly, 1997………………………………86 Cap. 2.4 La sonnambula, 2000………………………………….93 Cap. 2.5 Nox erat-Dido and Æneas, 2000………………….....101 Cap. 2.6 Il trovatore, 2001…………………...………………..105 Cap. 2.7 I cavalieri di Ekebù, 2004……………………………109 Cap. 2.8 Die Walküre e Parsifal, 2005-2007……...…………..121 Cap. 2.9 Don Quichotte, 2006…………………………………133 Cap. 2.10 Iris, 2006……………………………………………..143 ! 1 Cap. 2.11 Carmen, 2006………………………………………...155 Cap. 2.12 Simon Boccanegra, 2009-2010………………………163 Cap. 2.13 Conclusioni…………………………………………..179 PARTE TERZA Interviste Intervista a Federico Tiezzi………………………………………………….181 Intervista a Pier Paolo Bisleri………………………………………………..190 Intervista a Marion D’Amburgo……………………………………………..197 Teatrografia Spettacoli di prosa…………………………………………………….……..204 Eventi unici e performance……………………………………………….….216 Recital, reading…………………………………………………………........220 Regie liriche…………………………………………………………………227 Spettacoli musicali…………………………………………………………..232 Saggi del laboratorio della Toscana…………………………………………236 Video-Dvd d’opera…………………………………………………………..238 Long Playng-compact disc…………………………………………………..239 Bibliografia………………………………………………………………….240 ! 2 Introduzione «Di quante invenzioni sono state immaginate per creare il piacere, niuna forse ne fu più ingegnosa dell’Opera. Dove quanto ha di più attrattivo la Poesia, la Musica, la Mimica, l’arte del Ballo, e la Pittura, tutto si riunisce a incantare i sensi, a sedurre il cuore, e a fare illusione allo spirito».1 Così esordisce il conte Francesco Algarotti nel suo celebre Saggio sopra l’opera in musica, un agile discorso in cui, già dall’editio princeps del 1755, è chiaro l’intento: operare una didascalica segmentazione del processo spettacolare, propedeutica all’analisi dei singoli codici e alla prescrizione di alcune regole necessarie affinché al diletto non si avvicendi la noia. Pertanto, dopo aver disquisito del libretto, della musica, della maniera del cantare, del recitare e dei balli, il nobile veneziano indugia sulla valutazione delle scene che «prima di ogni altra cosa, nell’Opera, attraggono imperiosamente gli occhi»: il pittore scenografo, deve essere regolato «dall’erudizione, e da un molto discreto giudizio»,2 e alle personali bizzarrie conviene che sostituisca la copia fedele di modelli classici. Nell’edizione del 1763 il conte si dilunga persino sull’illuminazione, auspicando che «la amenità di lumi e d’ombre, che hanno i quadri di Giorgione, o di Tiziano, non saria forse anche impossibile trasferirla alle scene».3 L’osmosi tra figurazione pittorica e teatrale, incentivata e quasi prescritta nel Saggio di Algarotti, intende generare un consapevole processo di contaminazione linguistica in cui il dipinto diviene modello per la scena: la grammatica del colore e la retorica dei ‘lumi’ – prerogative dei pittori da cavalletto – si innestano sulle tavole del palcoscenico informandolo come ‘quadro’ che necessita di uno sguardo, oltre che contemplativo, analitico. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1 FRANCESCO ALGAROTTI, Saggio sopra l’opera in musica, Venezia, G. Pasquali, 1755, p. 7. 2 Ivi, p. 23. 3 FRANCESCO ALGAROTTI, Saggio sopra l’opera in musica, Livorno, M. Coltellini, 1763, p. 68. ! 3 Il passaggio dalla contaminazione alla ri-mediazione (nel senso di Bolter e Grusin) è breve: a partire dalla metà del XVIII secolo si diffonde l’estetica del tableau – che poteva essere allegorico o figurativo, immobile o in movimento, di fine sequenza o flash improvviso – in base alla quale sotto le luci della pubblica ribalta (ma anche nei privati salotti) si vanno a ricreare non tanto le suggestioni luministico-cromatiche quanto le vere e proprie sembianze del quadro, con i corpi degli attori-cantanti in posa per ri-mediare, tramite performance, il dato pittorico.4 Fondamentale fu, a tal proposito, la riflessione di Diderot, esplicitata negli Entretiens sur le Fils naturel (1757) e nel Discours de la poésie dramatique (1758). Ecco dunque che nel 1760, a Parigi, Carlo Bertinazzi, autore, interprete e regista di Les Noces d’Arlequin, riproduce esattamente nel quadro finale della commedia una tela di Greuze, L’Accordée de village, che era stata nello stesso anno esposta al Salon. Sono celebri i “tableaux historiques” di Madame de Genlis, inscenati per il divertimento (e l’istruzione) dei figli del Duca d’Orléans anche grazie alla collaborazione di pittori quali Jacques-Louis David e Jean- Baptiste Isabey. Da ricordare, ancora in Francia, il Professor Flor, che riproduceva tele celebri, classiche o moderne, e Quirin-Muller specialista in gruppi statuari. Infine Victor Hugo, nelle sue Choses vues, ricorda che nel 1864 al Cirque e al Théâtre de la Porte Saint-Martin una troupe inglese componeva tableaux vivants disposti su una sorta di piccolo palcoscenico girevole. Anche in Inghilterra i quadri viventi da opere figurative ebbero ampia popolarità. Tra i più famosi ricordiamo quelli di The Ancient Hall of Rome: 26 artisti che inscenarono 17 “numeri” in larga parte ripresi da tele di Rubens, Raffaello e altri pittori.5 Ancora, al Royal Victoria Coffee Music Hall erano rappresentati, alla fine dell’Ottocento, gli “Operatic Tableaux Vivants” cioè quadri viventi che riproducevano in successione le scene salienti di opere liriche, quasi sempre accompagnati dalla musica per creare la necessaria Stimmung. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4 Cfr. PIERRE FRANTZ, L’esthétique du tableau dans le Théâtre du XVIII siècle, Paris, PUF 1998. 5 Cfr. RICHARD D. ALTICK, Shows of London, Cambridge, Harward University Press, 1978. ! ! 4 Un posto a parte meritano le pose plastiche o attitudes, assunte una dopo l’altra da un unico mimo, tese a illustrare stati d’animo in astratto o a riprodurre personaggi illustri. Eccelsa, in quest’arte, fu Lady Hamilton, giovinetta abile e disinvolta moglie dell’ambasciatore britannico a Napoli e attrattiva ineludibile per qualsiasi turista di gusto che passasse dalla città partenopea, come ricorda Goethe nelle pagine del suo Italienische Reise.6 In Italia, tra le famiglie aristocratiche e alto borghesi, era radicata la moda dei balli in costume, organizzati per evocare momenti particolari della storia cittadina o per riproporre in tableaux vivants gli eroi dei romanzi, dei melodrammi o dei quadri storici più conosciuti (si pensi alla famosa festa di Casa Batthyany).7 Aperti a una frequentazione meno esclusiva erano invece i quadri plastici di Keller: attore tedesco e scultore nato nel 1818, allievo di Alberto Thorwaldsen a Copenaghen.8 Nel corso del Novecento la relazione tra palcoscenico e arte figurativa non si interrompe, anzi, trova nuova linfa grazie alla sensibilità di artisti come Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Bob Wilson, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Luca Ronconi e Bill Viola, solo per citarne alcuni. Ciascuno di loro, nei media di volta in volta prescelti (teatro di parola, opera lirica, cinema, arti visive), ha reso omaggio alla Storia dell’Arte con citazioni e riscritture più o meno dichiarate. Su questo solco, un ruolo particolare assume l’opera di Federico Tiezzi, regista e (non a caso) storico dell’arte in bilico da 50 anni tra i palcoscenici di prosa e opera lirica, e artefice di una écriture scénique in cui l’innesto delle arti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6 Cfr. JOHANN WOLFGANG VON GOETHE, Viaggio in Italia, Milano, Mondadori, 1987. Riguardo alle pose plastiche, oltre a Lady Hamilton ricordiamo tra le “specialiste” la danese Ida Brun e la tedesca Henriette Hendel-Schütz. Per quest’ultima, attrice di professione, Joseph Nicolaus Peroux disegnò 26 tavole, incise da Heinrich Wilhelm Ritter. Si possono vedere riprodotte in KIRSTEN GRAM HOLMSTRÖM, Monodrama, Attitudes, Tableaux Vivants. Studies on Some Trends of Theatrical Fashion, 1770-1815, Stockholm, Almqvist och Wiksell, 1967, pp. 217-221. ! 7 Cfr. CARLOTTA SORBA, Il melodramma della nazione. Politica e sentimenti nell’età del Risorgimento, Roma-Bari, Laterza, 2015. ! 8 Cfr. PAOLA RANZINI, Citazione come performance. Quadri viventi e pose plastiche fra Sette e Ottocento, in «Parole rubate. Rivista Internazionale di Studi sulla citazione», 15, giugno 2017, pp. 35-50. ! 5 figurative è non già estetico capriccio o velleitario escamotage quanto necessario principio formalizzante.9 Scrutando la sua biografia possiamo dire che l’ossessione per l’immagine lo accompagna da sempre, da quando bambino si incantava a mirare affreschi