collana diretta da Antonio Paolucci 13

Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio

a cura di Paola Refice

Edizioni Polistampa Musei del Territorio: l’Anello d’oro Museums of the Territory: The Golden Ring

Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

Enti promotori / Promoted by Ente Cassa di Risparmio di Firenze Regione Toscana In collaborazione con / In collaboration with Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per la provincia di Arezzo Diocesi di Fiesole Comune di Montevarchi Progetto e coordinamento generale / Project and general coordination Marcella Antonini, Verdiana Fontana, Barbara Tosti Comitato scientifico / Scientific committee Presidente: Antonio Paolucci Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Carla Guiducci Bonanni, Giangiacomo Martines, Paola Refice, Claudio Rosati, Bruno Santi, Timothy Verdon Cura scientifica / Scientific supervision Paola Refice Itinerario nel museo a cura di / Museum tour by Paola Refice Testi di / Texts by Sara Ensoli, Secondino Gatta, Lorenzo Pesci, Paola Refice Schede delle opere / Description of the works Sara Ensoli (nn. 1-40; 50-61; 64-66; 68-74) Lorenzo Pesci (nn. 41-49; 62-63) Paola Refice (n. 67) Itinerari a cura di / Itineraries by Nicoletta Baldini, Maria Pilar Lebole, Benedetta Zini

Glossario e indici a cura di / Glossary and indexes by Francesca Sborgi

Coordinamento redazionale / Editorial coordination Cristina Corazzi

Traduzioni per l’inglese / English translation English Workshop

Immagine coordinata della copertina / Cover page by Rovaiweber design

Progetto grafico / Graphic project Polistampa

Referenze fotografiche / Photography George Tatge Rabatti e Domingie Photography (p. 101)

Si ringraziano / Acknowledgements Archivio Vescovile di Fiesole (AVF) Luca Canonici, responsabile del Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi Ernesto Cherici Don Pasquale Corsi, proposto della Collegiata Don Alessandro Righi, Direttore dell’Ufficio Arte Sacra e Responsabile dell’Ufficio Inventario della Diocesi di Fiesole, Lucia Bencistà e Cecilia Ghelli, dello stesso Ufficio www.piccoligrandimusei.it

In copertina: Andrea della Robbia La consegna della reliquia, particolare 1495-1500 terracotta invetriata, cm 82320

© 2007 Edizioni Polistampa Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) [email protected] - www.polistampa.com Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze

ISBN 978-88-596-0208-8

Presentazioni

Edoardo el 1986 si inaugurava a San Martino a Gangalandi Speranza N il primo museo di arte sacra in cui la collaborazio- Presidente ne tra enti locali, autorità ecclesiastiche e organi dello Sta- Ente Cassa di Risparmio to preposti alla tutela trovava quel punto di equilibrio che di Firenze sarebbe diventato il fattore determinante di una lunga se- rie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze avrebbe unito il valore aggiunto del proprio so- stegno culturale ed economico. Quella data rappresenta uno dei primi segnali di inver- sione della tendenza secondo la quale, vuoi per motivi lo- gistici, vuoi per una non ancora affinata percezione della risorsa che i beni artistici possono offrire al territorio, si pre- feriva accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fo- ranee in luoghi considerati più controllabili e talvolta ne- gli stessi depositi delle sovrintendenze. L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quella vecchia impostazione per restituire al territorio – grazie al- l’introduzione delle nuove tecnologie che aiutano a mi- gliorare le esigenze della sicurezza – ciò che, magari per forza maggiore, era stato sottratto all’attenzione del pub- blico e alla pietas popolare. Il Museo d’Arte Sacra della Collegiata di Montevarchi – ospitato nei locali della splendida chiesa di San Loren- zo – è stato istituito nel 1973 allo scopo di preservare il lo- cale tesoro ecclesiastico, soprattutto i rilievi e le formelle in maiolica decorata di Andrea della Robbia che ancora og- gi costituiscono il nucleo più importante e prezioso del- l’intera raccolta. Il museo presenta anche altri esempi del-

7 l’arte figurativa dal XIII al XVIII secolo, provenienti dal- l’antica edicola rinascimentale sita nel Tempietto del reli- quario del Sacro Latte. Sono conservati inoltre numerosi arredi sacri e paramenti liturgici, preziosi reliquari e sten- dardi con immagini sacre. Tale museo è entrato a far parte di un circuito di centri espositivi che può contare su uno strumento di valorizza- zione, voluto e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio e realizzato con la partecipazione condivisa degli altri sog- getti interessati: mi riferisco a Piccoli Grandi Musei, si- stema di comunicazione integrato che si avvale di un sito internet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre promos- se periodicamente nelle località coperte dal progetto e di guide a stampa delle collezioni coinvolte. La presente guida del Museo della Collegiata di San Lo- renzo a Montevarchi si inserisce in tale contesto ed è vol- ta, nello spirito dei Piccoli Grandi Musei, a far meglio conoscere e apprezzare la realtà storico-culturale del nostro territorio.

edoardo speranza 8 Antonio San Pietro di Cascia di Reggello c’è il trittico detto di Paolucci A San Giovenale, l’opera prima di Masaccio, l’incipit Presidente del Rinascimento in pittura. Ma come si arriva a Cascia del Comitato Scientifico di Reggello? Si arriva attraverso il percorso insieme geo- grafico ed artistico che cercherò di descrivere. Occorre partire dagli Uffizi, dalla pala di Sant’Anna Met- terza, il dipinto che vede cautamente confrontarsi le due culture, quella dolce e luminosa di Masolino, quella vo- lumetrica e prospettica di Masaccio. Poi, usciti dagli Uf- fizi, si entra nella cappella Brancacci al Carmine dove è necessario sostare di fronte al Tributo; “Colosseo di uomi- ni” come è stato definito. Non bisogna dimenticare il mon- te che sta dietro l’episodio evangelico perché quel monte lo ritroveremo quando, presa l’autostrada in direzione Val- darno Reggello, giunti all’altezza di Incisa, lo vedremo in- combere sulla pianura. È il Pratomagno, la grande mon- tagna che Masaccio vedeva da San Giovanni, il suo pae- se natale, e, lavorando al Carmine a Firenze, finse sullo sfondo del Tributo. Ai piedi del Pratomagno, all’ombra di un venerabile campanile, c’è San Pietro di Cascia, il luo- go che ospita il Trittico di San Giovenale. Altro percorso possibile. Il Museo di San Marco a Firenze è consacrato al Beato Angelico. La pittura come “visibile pre- gare” ha qui la sua perfetta dimostrazione. Fermiamoci di fronte alla Annunciazione in affresco dipinta circa il 1440. Ciò che colpisce è la semplicità, quasi la castità della scena rappresentata. La Madonna è una giovinetta umile e un po’ spaurita che, a braccia conserte seduta su un rustico sga-

9 bello, riceve l’annuncio. L’Angelo è un fanciullo biondo che accenna un breve inchino con aria premurosa e felice, e sembra abbia fretta di dare l’inaudita notizia: il Verbo si è fatto Carne, Dio si è riconciliato con gli uomini, Cristo Salvatore vive nel grembo della Vergine Maria. L’Incarnazione, il mistero più inconcepibile e più ineffa- bile (nel senso che non c’è mente umana che possa com- prenderlo né voce che possa raccontarlo) è presentata dal Beato Angelico con gli strumenti della semplicità e della “moderna” verità. Perché il luogo dell’annuncio è una log- gia fiorentina nitida e rigorosamente esatta nelle propor- zioni e nell’impianto prospettico. Sembra progettata da Filippo Brunelleschi, l’architetto che negli stessi anni co- struiva il Loggiato degli Innocenti. Sullo sfondo un prato verde e un giardino ombroso, delimitato da una staccio- nata di legno. Verrebbe voglia di entrare in quel giardino segreto che è figura del Paradiso terrestre. Gli uomini lo hanno perduto a causa del peccato dei progenitori, ma ora, grazie al concepimento di Cristo annunciato dall’Angelo, es- so è di nuovo aperto alla speranza dei credenti. Una sottile trama di simboli, una rete di significati legge- ra come un’ala di farfalla, governa la scena. Il pittore si ferma sulla soglia del mistero e chiama a una contempla- zione silenziosa. Il silenzio aiuta a entrare nella poesia del- la luce e dell’ombra che accarezza le colonne, i capitelli, svela la profondità del luogo, sfiora il volto della Vergine. La bellezza del mondo che Dio ha dato agli uomini è un miracolo. Il miracolo del Vero visibile restituitoci dalla pit- tura è il primo gradino per arrivare alla fede. Questo sem- bra voler dire il Beato Angelico nella Annunciazione con- servata nel Museo di San Marco. Ebbene, una variante, quasi un clone, della Annuncia- zione che ho cercato di descrivere e che incanta le centi- naia di migliaia di turisti che ogni anno arrivano in San Marco, si trova, proveniente dal convento francescano di antonio paolucci 10 Montecarlo, nel Museo parrocchiale di San Giovanni Val- darno. E un’altra variante ancora dell’Annunciazione – chi volesse proseguire il viaggio per la strada che da Arez- zo porta a Perugia – la incontrerebbe a Cortona. E che dire di Giotto e del suo destino nelle scuole artisti- che di Toscana e d’Italia? Dal suo magistero, come da una rosa dei venti, si dipartono le varianti eccelse che portano al Buffalmacco di , all’espressionismo dei bolognesi, alla maniera dolce e fusa di Giovanni da Milano e, in Val d’, alla misura aulica e luminosa di quel grande al- lievo che gli studiosi conoscono come “Maestro di Figline”. Dalla Madonna di Ognissanti degli Uffizi, alla Ma- donna della Costa a San Giorgio del Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte a Firenze, è agevole arrivare alla Collegiata di Figline e ai capolavori del maestro che di questa nobile città ha assunto il nome. La scultura colorata dei Della Robbia ha la sua superba esemplificazione nel Museo Nazionale del Bargello. Ci so- no tutti i maestri che hanno consegnato al dolce splendo- re dell’ingobbio ceramico le forme del Rinascimento: da Lu- ca, ad Andrea, a Giovanni Della Robbia. Ma chi appena conosce la provincia italiana sa che le pale robbiane sono presenti ovunque: dalle Marche all’Umbria, dalla Verna al Valdarno alla Valdichiana. Ed ecco che il delizioso Bu- sto di fanciulla del Bargello viene a tener compagnia ai capolavori invetriati di cui è orgogliosa, nel suo museo an- nesso alla collegiata di San Lorenzo, Montevarchi. Infine il Ghirlandaio, il Ghirlandaio che sta a Santa Trinita, chiesa vallombrosana di Firenze e sta anche a Vallombro- sa chiesa madre dell’ordine. Quale modo migliore per sot- tolineare una stia comune di storia, di cultura e di fede che portare nella venerabile abbazia, il Presepio che la Cappella Sassetti gelosamente conserva? Così vanno le cose nel nostro Paese, questa è la vera pecu- liarità che ci fa unici ed invidiati nel mondo. Si esce dal-

presentazioni 11 la città illustre e dal grande museo oggetto del turismo dei grandi numeri e si entra nella affascinante trama d’oro del museo diffuso. In Italia (e in Toscana con particolare visibilità e splendore) tutto si riflette in tutto. Storia e Bel- lezza si moltiplicano in rivoli preziosi che occupano ogni profilo di collina, ogni piega del paesaggio. Masaccio sta agli Uffizi e al Carmine ma anche a San Pietro di Cascia di Reggello; il Beato Angelico lo incontriamo a San Mar- co ma anche a San Giovanni Valdarno; Giotto abita gli Uffizi e Santo Stefano al Ponte ma i suoi mediati river- beri arrivano fino alla collegiata di Santa Maria Assun- ta a Figline. I maestri robbiani sono ubiqui (al Bargello come a Montevarchi) e ubiquo è il Ghirlandaio che sta nel- l’abbazia di Vallombrosa come nella Cappella Sassetti di Santa Trinita. Affinché tale concetto emerga con evidenza smagliante, nel 2007, la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze presieduta da Edoardo Speranza ha portato a Cascia di Reggello la Madonna Casini (dagli Uffizi), a San Gio- vanni alcuni comparti, appena restaurati, della celebre pala dei Linaioli del Beato Angelico (da San Marco), a Figline la Madonna di San Giorgio alla Costa del gio- vane Giotto, a Montevarchi la Fanciulla del Bargello, e a Vallombrosa la pala Sassetti del Ghirlandaio. L’obiettivo è degno e importante. Noi vogliamo che i tesori d’arte di- stribuiti nelle città e nei paesi della nostra regione – agli Uffizi e al Bargello di Firenze come nei piccoli centri e nelle mirabili raccolte di arte sacra che costellano la Valle dell’Arno – vengano intesi e vissuti come parti di quell’u- nico e vivo museo sotto il cielo che è la Toscana.

antonio paolucci 12 Claudio l patrimonio artistico della Toscana è costituito da un’in- Martini I finita quantità di espressioni artistiche che spaziano dai Presidente manufatti etruschi alle avanguardie del ’900, passando per della Regione Toscana il Rinascimento ed il Barocco e coinvolgono l’intero terri- torio regionale. Possiamo affermare che l’intera nostra regione è un museo a cielo aperto e gli oltre 450 musei della Toscana un solo grande museo capace di toccare più di 450 aspetti unici e diversi della nostra storia. L’idea che guida i nostri progetti culturali e che ci ha per- messo di iniziare a valorizzare le potenzialità, spesso non sfruttate, della Toscana minore è proprio quello di presen- tare la nostra offerta come un unico museo vivo e moderno. Un unico museo formato da una rete di siti e di attività che interagiscono e dialogano fra loro abbinando la voca- zione ad esporre e conservare a quella della promozione e della valorizzazione. È la logica di “sistema” la chiave di volta per permettere un’efficace promozione anche dei musei così detti “piccoli” che avrebbero altrimenti minori possibilità di visibilità. Attraverso il sostegno alle forme di cooperazione fra musei, a livello tematico o territoriale, riusciamo a far crescere sia la qualità dell’offerta e raggiungere livelli di eccellenza. Un traguardo che, in considerazione di quanto la nostra terra ha da offrire, dobbiamo considerare irrinunciabile. Continueremo ad investire in cultura perché consideria- mo la cultura un fattore di sviluppo economico e di occu- pazione qualificata e soprattutto perché investire in cul- tura significa investire sull’intelligenza delle persone e sul- l’identità di un territorio: la Toscana.

13

† Luciano a Diocesi di Fiesole con il concorso di alcuni Enti, co- Giovannetti L me l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e la collabo- Vescovo razione delle Soprintendenze, ha realizzato musei per l’ar- di Fiesole te sacra dislocati sul territorio, cercando di mantenere le opere d’arte nelle zone di origine. In questi ultimi anni so- no nati i musei della Basilica di San Giovanni Valdarno con l’Annunciazione del Beato Angelico, della Pieve di Ca- vriglia con la Croce tardo-ottoniana della seconda metà del secolo XII, della Collegiata di Montevarchi con il Tem- pietto robbiano, di Cascia di Reggello con il Trittico di San Giovenale di Masaccio, di Vallombrosa con la pala del Ghirlandaio, di Incisa Valdarno con la tavola di Se- bastiano Mainardi, e non va dimentico quello della Col- legiata di Figline Valdarno, il primo sorto sul territorio negli anni Ottanta del Novecento, che conserva la tavola del Cigoli. I Musei d’arte sacra sono da considerarsi come luoghi pri- vilegiati per la conservazione, la tutela e la valorizzazio- ne del patrimonio artistico, culturale e religioso della co- munità diocesana, un patrimonio che merita di essere con- siderato punto di riferimento per iniziative culturali e pa- storali. È infatti sempre più urgente ed indispensabile ope- rare sul territorio a tutti i livelli, non solo per salvaguar- dare le preziose opere d’arte esistenti, ma per creare nelle comunità locali strutture vive che possano essere una sor- ta di documentazione di arte, di storia e di memoria, nel- la quale ritrovare le origini delle nostre radici.

15

Paola Refice ontevarchi, sorta nel Medioevo come mercatale e Soprintendenza presto inglobata nel contado fiorentino, conserva per i Beni M Architettonici ancora oggi il suo ruolo di cardine viario e commerciale e per il Paesaggio, nella Valle superiore dell’Arno. Centro industriale e ter- per il Patrimonio Storico, Artistico ziario, sito in posizione strategica tra Firenze e Arezzo, si ed Etnoantro- pologico trova ai nostri giorni a rivendicare un’identità culturale e della provincia di Arezzo turistica che le sue istituzioni – il Museo Paleontologico e la Biblioteca dell’Accademia del Poggio, il Cas- sero e il Museo Ernesto Galeffi – potranno affermare se forniti delle necessarie risorse. A questo proposito, ancora una volta, l’iniziativa dell’Ente Cassa di Risparmio di Fi- renze vale a divulgare la presenza e a incrementare le po- tenzialità nel territorio e nel sistema regionale di un pic- colo ma importante Museo, quello della Collegiata di San Lorenzo, sorto negli anni Settanta dall’impegno congiun- to della Diocesi e dell’Amministrazione centrale dei Beni Culturali a testimoniare l’intensa attività di ripresa dei Musei d’Arte Sacra in Toscana e in tutto il Paese.

17 l Museo di arte sacra della Collegiata di San Lorenzo è Chiara Galli un piccolo gioiello sconosciuto ai più, come spesso succe- Assessore I alla Cultura de in Toscana, e in Italia, dove la ricchezza del patrimonio del Comune artistico non ha pari in altri luoghi. La mostra “Rinasci- di Montevarchi mento in Valdarno” illumina alcuni capolavori presenti nel nostro territorio e offre una grande opportunità a quei visi- tatori che decideranno di deviare anche solo per un giorno dagli itinerari classici incentrati sulle grandi città d’arte. Dobbiamo essere grati all’Ente Fondazione Cassa di Ri- sparmio di Firenze che ha organizzato e finanziato la mo- stra “Rinascimento in Valdarno” perché con la sua opera, fattiva e intelligente, rimette in luce opere d’arte nascoste e propone alle realtà locali un metodo di lavoro valido in tanti settori ma credo ancora di più in ambito culturale: unendo Masaccio e Giotto, il Beato Angelico e l’arte dei Della Robbia possiamo interessare un pubblico più ampio, risvegliare nuove curiosità negli abitanti dei nostri terri- tori, sollecitare uno sguardo nuovo sulle opere d’arte con- servate nelle chiese e nei musei. Il Museo d’arte sacra contiene opere d’arte bellissime – dal Medioevo all’età barocca – commissionate per il lustro e il decoro della chiesa principale di Montevarchi e profon- damente legate alla devozione popolare per la reliquia del Sacro Latte di Maria, che qui è conservata. Sono tante le storie che il museo racconta: la prima è quella della passione degli antichi abitanti dei borghi e dei castel- li per il culto delle reliquie. Ci sono tanti motivi (e gli stu- diosi parlano di senso di comunità, di ricchezza e di potere,

18 di tentativo di riparo dalle insicurezze di tempi più bui dei nostri…) ma il visitatore contemporaneo rimane stupefat- to di fronte alla forza che il culto del Latte di Maria espri- me. Una passione e un attaccamento che hanno regalato a noi, scettici abitanti del Duemila, i piccoli e grandi capola- vori che il museo conserva, in primis il Tempietto robbiano. Un’altra bella storia è quella della Toscana feudale vista proprio nel momento del declino, del passaggio di mano dei poteri alla nuova forza rappresentata dalla Repubblica Fiorentina. Il conte Guido Guerra dei conti Guidi, signo- re di Montevarchi, dona la preziosa reliquia del Sacro Lat- te, ricevuta come ricompensa da Carlo d’Angiò, al propo- sto di San Lorenzo stringendo un forte legame con la ter- ra montevarchina. Siamo nella seconda metà del Duecen- to, il potere signorile sta tramontando: pochi anni dopo Montevarchi viene ceduta dagli stessi conti definitivamente a Firenze. Il conte Guido Guerra resta però presente nella memoria collettiva, figura familiare a tutti, il cavaliere senza macchia e senza paura delle fantasie infantili. Que- sta storia è raccontata nel bassorilievo di Andrea della Rob- bia in ceramica invetriata della fine del Quattrocento. L’ultima storia (ma ce ne sono molte altre per chi sa guarda- re con occhi attenti) è quella della nascita del museo: la strut- tura architettonica del Tempietto distrutta all’inizio del Set- tecento, le robbiane murate alle pareti della sacrestia come elementi di un gigantesco puzzle. Ci vollero più di venti an- ni, dalla prima idea all’inaugurazione del museo nel 1973. I vent’anni passati ci raccontano la caparbietà, l’amore per l’arte e per il proprio paese di un gruppo di persone che con la guida della Soprintendenza aretina e il consenso della co- munità portarono in fondo quello che per qualcuno fu il pro- getto di una vita. Fra i tanti ci fa piacere ringraziare Sil- vano Del Vita che del museo è stato curatore e animatore per moltissimi anni e che sarà contento della nuova luce che si accende su queste opere d’arte a lui e a noi così care.

presentazioni 19

Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

Paola Refice l Museo di arte sacra della Collegiata è ospitato in tre I locali al piano terreno di uno stabile, direttamente adiacenti alla chiesa. Fu inaugurato nel 1973, realiz- zando proposte avanzate sin dagli anni Cinquanta dal- l’allora Soprintendente alle Gallerie di Firenze, Ugo Procacci. Al centro dell’iniziativa, sin dagli inizi, fu la volontà di ricostruire, nelle immediate adiacenze della chiesa, il Tempietto robbiano delle reliquie del Sacro Latte, smembrato a seguito dei rifacimenti settecente- schi dell’edificio. Attorno al Tempietto furono raccolte ed esposte al pub- blico suppellettili religiose provenienti da edifici del ter- ritorio e dalla stessa Collegiata di San Lorenzo. Nel 1974 fu aggiunto alle raccolte l’affresco cinquecen- tesco di Luberto da Montevarchi, staccato da Sant’An- drea a Cennano come l’altro importante frammento con la Madonna con il Libro e due angeli. Del Museo si progetta oggi un ampliamento, tale da consentire un’adeguata fruizione degli oggetti e lo svol- gimento di attività didattiche. Ad esso si accede da un ingresso sulla destra della facciata della collegiata, che immette in un cortile; ancora a destra si trova l’accesso ai locali espositivi.

La Collegiata di San Lorenzo

23 L’“Insigne Collegiata” di San Lorenzo

orta nel XIII secolo, la chiesa di San Lorenzo, a seguito della bolla di Spapa Pio IV, nel 1561 fu eletta a “Insigne Collegiata”. Lo stile romanico della chiesa sarebbe confermato dalla presenza di un bassorilievo in pietra raffigurante il Martirio di san Lorenzo datato 1283. Tra il 1658 e gli inizi del Settecento l’artista montevarchino Massimilia- no Soldani Benzi fu chiamato a compiere il rifacimento della chiesa; ta- le intervento comportò, oltre allo smantellamento della Cappella del Sa- cro Latte, un ammodernamento di tutta la struttura architettonica. Agli inizi degli anni Trenta del Novecento la facciata della chiesa venne nuovamente rimaneggiata ed in quell’occasione fu collocato il nuovo ri- lievo raffigurate il Martirio di san Lorenzo eseguito da Giuseppe del Bianco. A navata unica, la chiesa mostra al suo interno dipinti e decorazioni a stucco ed è ricoperta da un soffitto ligneo a cassettoni e rosoni dipinti. In controfacciata un prezioso organo risalente al 1569 e che conta 846 canne. A destra della parete della chiesa si accede ad un’aula unica che, recente- mente restaurata, conserva un bellissimo fonte battesimale marmoreo (1850), dove sei placche in argento, eseguite dal montevarchino Renzo Brandi, riassumono le fasi salienti della vita di Maria Teresa Scrilli, bea- tificata nel 2006. A conclusione della navata centrale lo splendido altare marmoreo deco- rato con bronzi (che accoglie il reliquiario del Sacro Latte) fu eseguito dai fratelli Anton Maria e Arcangelo Maria Fortini di Firenze su progetto di Massimiliano Soldani Benzi; sempre su disegno dell’artista montevar- chino, furono realizzati da Giovanni Baratta i raffinatissimi stucchi po-

museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 24 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 25 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 26 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 27 sti a decoro del ciborio ligneo dove è conservata la Madonna col Bam- bino in terracotta policroma del XV secolo, collocata in origine nella Cap- pella del Sacro Latte. A conclusione della navata centrale la cupola, affrescata tra il 1720 ed il 1722 da Matteo Bonechi, raffigura Maria Assunta in Gloria tra santi e la Santissima Trinità.

Il reliquiario del Sacro Latte Realizzato dall’orafo fiorentino Michele Genovini, su commissione del duca Jacopo Salviati, il reliquiario, adibito alla conservazione della re- liquia del Sacro Latte, venne donato alla Collegiata di Montevarchi il 25 ottobre del 1630. Nel 1709 Massimiliano Soldani Benzi, incaricato dal duca Antonio Sal- viati di “rinnovare” il prezioso manufatto, apportò delle sostanziali mo- difiche all’insieme decorativo. Il reliquiario, in legno ricoperto di velluto, poggia su una base quadrata, dove un’iscrizione ricorda la donazione alla Fraternita: DUX ANTONIUS MARIA SALVIATIS PIETATIS ERGO RESTITUIT. ANNO SAL. MDCCIX. La stessa base assume una forma a vaso dalle linee sinuose e accoglie nel- la parte anteriore lo stemma dei duchi Salviati, affiancato da due volu- te a curve contrapposte poggianti su testine alate. Al centro della cassa campeggiano le figure di san Lorenzo e di Maria mentre ai lati dei pannelli sono disposte due colonne scanalate. Nel fasti- gio domina un Putto che, seduto su un basamento tondeggiante con al centro un cartiglio, sorregge dei gigli.

Sara Ensoli

museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 28 La reliquia del Sacro Latte

n una data che è collocabile tra il 1266 ed il 1270 viene consegnata al prio- Ire di San Lorenzo una venerata reliquia mariana: il Sacro Latte di Ma- ria Vergine. Si tratta di una preziosa porzione di una pietra eccezionalmente tenera e candida, resa quasi “lattea”, secondo la tradizione agiografica, do- po esser stata colpita da alcune gocce del latte della Vergine durante un al- lattamento. L’episodio, avvenuto lungo il cammino della fuga in Egitto, avrebbe dato luogo ad una reliquia quasi inesauribile, giacché il sacro lat- te avrebbe per secoli continuato a riprodursi nonostante i prelievi dei fede- li. Ritenuta particolarmente portentosa – essa sarebbe una delle rarissime re- liquie corporali della Vergine e, al tempo stesso, una reliquia per contatto di Cristo – si sarebbe diffusa in epoca medievale in tutto il mondo cristiano. Il prezioso dono ha come tramite il conte Guido Guerra, della nobile fami- glia comitale dei Guidi, del ramo di Dovadola. A Montevarchi essa giunge dalla Sainte Chapelle di Parigi da dove Carlo d’Angiò, per il tramite di suo fratello Luigi IX, poi canonizzato, ne avrebbe prelevata una porzione per far- ne dono a Guido in ringraziamento del suo contributo alla campagna an- tisveva nell’Italia meridionale. La reliquia è affidata alla comunità monte- varchina, per la quale diventerà un’insegna di identità civica. La consegna solenne, avvenuta per la festa della Pentecoste, è minuziosamente descritta nel fregio della robbiana proveniente dalla facciata della Collegiata ed oggi esposto nel Museo. La memoria liturgica dell’avvenimento da allora sarà ce- lebrata con una processione “per tutta la terra” di Montevarchi. L’ostensio- ne solenne della reliquia si svolgerà nell’area del sagrato dell’edificio, eretto a santuario, tra fasto e grande afflusso di popolo, nonostante variazioni ca- lendariali successive. Alla festa sovrintenderà un attivo sodalizio maschile e femminile, la Compagnia, poi Fraternita, di Santa Maria del Latte.

Secondino Gatta

museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 29 Piantadel museo

chiesa cortile

Biglietteria / Bookshop Tickets / Bookshop

Prima sala 1 First hall

Corridoio 2 Corridor

Seconda sala 3 Second hall Visita al museo

Paola Refice 1 - Prima sala a prima sala, oltre all’accoglienza, contiene molte L delle opere più importanti, tra dipinti, parati e ore- ficerie liturgiche, oltre alle macchine e agli apparati li- gnei relativi alle principali reliquie del santuario.

31 Vetrina sulla destra, entrando c. 317 maestro daddesco Fondazione di Santa Maria 1. Antifonario Maggiore prima metà del secolo xiv Collegiata di San Lorenzo codice membranaceo; mm 345 400 100 Sulla parete sopra la vetrina c. 25 maestro daddesco Adorazione dei Magi 4. scuola toscana Collegiata di San Lorenzo Madonna col Bambino, san Giovanni Battista e san Paolo 2. Antifonario primo decennio del secolo xv primi decenni del secolo xiv affresco staccato; codice membranaceo; cm 123190 mm 345400100 convento di San Lodovico c. 2 maestro del laudario Giudizio Universale, 5. scuola toscana Collegiata di San Lorenzo Madonna col Bambino, S. Giovanni Battista e S. Paolo 3. Antifonario primo decennio del secolo xv prima metà del secolo xiv sinopia di affresco staccato; codice membranaceo; cm 123190 mm 345400100 convento di San Lodovico

2 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 32 Il convento francescano di San Lodovico

el 1327 i Francescani avviano la costruzione di un convento col N patrocinio della famiglia Ricasoli. Il nuovo convento è dedicato a san Luigi dei Francesi, a motivo del dono della reliquia del Sacro Latte da parte del sovrano, terziario francescano, assunto all’onore de- gli altari. Il complesso, d’impianto quattrocentesco, sarà interessato nel corso del Settecento da restauri durante i quali la chiesa verrà tra- sformata, ad opera di Giuseppe Cicori, nell’aspetto attuale. I Frati Minori Conventuali riceveranno negli anni numerose offerte di oggetti preziosi da parte di facoltosi donatori; a seguito della sop- pressione napoleonica e, poi, del trasferimento dell’Ordine, la chiesa ospi- terà il titolo parrocchiale già di Sant’Andrea a Cennano; parte del con- vento sarà infine destinata a sede dell’Accademia Valdarnese del Pog- gio e del suo Museo. Provenienti da San Lodovico ed ora esposti nel Mu- seo della Collegiata sono alcuni affreschi staccati, nonché due preziosi oggetti liturgici settecenteschi: la coperta del Capitolo e l’ostensorio. Secondino Gatta

prima sala 33 Più in basso olio su tela; cm 112146 iscrizione del cartiglio: 6. manifattura toscana divi cesarei ope cadit inoqua metà del secolo xvii grando - 1666 Serie di cartegloria Collegiata di San Lorenzo lamina di argento cesellato, Il dipinto votivo, raffigurante il san- sbalzato e inciso; to accorso a protezione della città, cm 7063 (grande); mostra la struttura urbanistica di cm 42 29 (piccole) Montevarchi nel xvii secolo. Attor- iscrizione: su grande, fta niato da possenti mura, il centro sto- Collegiata di San Lorenzo rico è caratterizzato dalla presenza del campanile della collegiata. Sulla parete dal lato della chiesa 8. manifattura toscana Paliotto d’altare 7. scuola toscana secolo xvii Il miracolo di san Cesareo scagliola; cm 93187 1666 Collegiata di San Lorenzo

6 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 34 7

8

prima sala 35 9. luberto da montevarchi Giovanni da Levane, che compare ci- (doc. 1460-1523) tato in un’iscrizione frammentaria di- Natività, Madonna in trono e santi pinta nell’affresco. Nel registro supe- inizi del secolo xvi riore, al centro della lunetta, è rap- affresco staccato; presentata la Natività, mentre in bas- cm 420400 so seduta su di un ricco ed elaborato chiesa di Sant’Andrea a Cennano trono è raffigurata la Madonna col L’affresco, attribuito al pittore locale Bambino affiancata da santi (France- Luberto da Montevarchi (Salmi 1951), sco, Lucia, Andrea, Giovanni Apo- faceva parte della decorazione pitto- stolo e Caterina di Alessandria); tra rica di una cappellina go- questi, proprio per la foggia tica che fu ampliata quattrocentesca della nel xv secolo. Il veste, è forse raffi- committente gurato il com- fu un certo mittente Bartolo- dell’opera. meo di

9 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 36 10. agnolo gaddi (attribuita a) so, alza la mano destra in atto di be- Madonna col Bambino nedizione. Il frammento, erronea- primi decenni del secolo xv mente identificato come parte di affresco staccato; cm 166120 un’Annunciazione, potrebbe esser borgo del Lavacchio meglio interpretato come l’episodio L’affresco proveniente originaria- in cui la Madonna conforta san Gio- mente da una cappellina situata nel vanni Damasceno in carcere, scena di borgo montevarchino detto “del La- cui esiste un precedente iconografi- vacchio”, raffigura la Vergine, af- co e cronologicamente vicino a que- fiancata da due angeli mentre, sedu- sto affresco nella chiesa di San Fran- ta su un bancone ligneo e sorreggente cesco ad Arezzo, attribuito all’ambi- con la mano sinistra un libro chiu- to di Spinello Aretino (1346-1410).

10

prima sala 37 11. manifattura toscana 15. manifattura toscana Pila dell’acquasanta Ostensorio inizi del secolo xvi seconda metà del secolo xviii marmo scolpito; argento in parte dorato, sbalzato, cm 935240 cesellato e inciso; rame dorato; iscrizione: l. c. masi cristallo; cm 7020 Collegiata di San Lorenzo Collegiata di San Lorenzo

12. manifattura toscana Lanterne processionali 1762 ferro battuto; cm 29530 Collegiata di San Lorenzo

13. scuola fiorentina San Domenico e sant’Antonio da Padova in adorazione della Santissima Trinità 1678 dipinto a olio; cm 210134 Collegiata di San Lorenzo

A divisione tra la sala e il corridoio sono poste le vetrine delle oreficerie liturgiche 15 Prima vetrina 16. manifattura italiana Ostensorio 14. manifattura toscana secolo xix Ostensorio argento in parte dorato, sbalzato, secolo xviii cesellato, bulinato e inciso; cm 6532 argento in parte dorato, sbalzato, Collegiata di San Lorenzo cesellato, bulinato e inciso; cm 66,532,5 17. manifattura toscana chiesa di Sant’Andrea a Cennano Coperta del Capitolo del Redentore museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 38 fine del secolo xviii-inizi del secolo xix velluto; argento sbalzato, cesellato, bulinato e inciso; cm 2819,5 chiesa del Redentore

18. manifattura toscana Calice metà del secolo xviii argento in parte dorato, sbalzato, cesellato, inciso e fuso; cm 2614 Collegiata di San Lorenzo

19. manifattura toscana Navicella e cucchiaio fine del secolo xviii argento sbalzato, cesellato, 20 bulinato e inciso; cm 1222; cm 12 iscrizione: fta 21. manifattura toscana Collegiata di San Lorenzo Coperta del Capitolo di Sant’Andrea a Cennano 20. manifattura toscana secolo xviii Coperta di Libro Liturgico velluto; argento sbalzato, cesellato, fine del xviii secolo bulinato e inciso; cm 28 19,5 velluto rosso; argento sbalzato, chiesa di Sant’Andrea a Cennano cesellato, bulinato e inciso; 22. manifattura toscana cm 39,5 26,5 Pisside Collegiata di San Lorenzo metà del secolo xviii Il libro liturgico, che mostra una pre- argento in parte dorato, sbalzato, ziosa rilegatura in velluto rosso e del- cesellato, inciso e fuso; cm 3112,5 le placchette in argento sbalzato, pre- Collegiata di San Lorenzo senta una decorazione a volute vege- tali; al centro, in un ovale incorni- 23. manifattura toscana ciato da un motivo nastriforme e una Navicella e cucchiaio ghirlanda vegetale, è rappresentata la fine del secolo xviii Madonna col Bambino. cm 1222; cm 12

prima sala 39 argento sbalzato, cesellato, bulinato e inciso iscrizione: fta Collegiata di San Lorenzo

Seconda vetrina 24. manifattura fiorentina Calice secolo xvii argento in parte dorato, sbalzato, cesellato ed inciso; cm 29,516 Collegiata di San Lorenzo

25a

24 25. manifattura toscana Croce processionale secolo xiv rame dorato, cesellato, bulinato e inciso; cristallo di rocca; cm 3526 Collegiata di San Lorenzo 25b museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 40 26. pietro di martino spigliati nuto Cellini, era nota in passato co- (notizie 1525-1575) me “Croce celliniana”. Croce processionale Su ambo i lati è rappresentato un 1551 ciclo iconografico che sintetizza il argento sbalzato, cesellato, percorso umano dal peccato origi- inciso e fuso; nale fino alla Redenzione, con sto- cm 58,432 rie del Vecchio e del Nuovo Testa- iscrizione: f./rat./ernita. mento. d(i) sanc/ta maria Nel verso e nel recto, le formelle col- del (l)acte locate sotto l’incrocio dei due brac- di mont/e varchi ci riportano rispettivamente l’iscri- Collegiata di San Lorenzo zione e lo stemma della committen- Splendido esempio della produzione te Fraternita. orafa cinquecentesca, la croce venne Adibita probabilmente alla custodia realizzata da Martino Spigliati, orafo di reliquie, la croce “apriva” la pro- fiorentino. Quest’opera, che testi- cessione per la festa del Sacro Latte, monia l’attività di uno dei più im- che dal 1709 si svolgeva a Montevar- portanti orafi dell’ambito di Benve- chi la prima domenica di settembre.

26a 26b

prima sala 41 28 29 27. manifattura toscana Croce processionale secolo xiv rame dorato, cesellato, bulinato, inciso e fuso; cm 4525 Collegiata di San Lorenzo

28. manifattura toscana Calice secolo xvii argento in parte dorato, sbalzato, cesellato, bulinato ed inciso; cm 2616 Collegiata di San Lorenzo 30 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 42 Terza vetrina 31. simone pignoni (doc. 1593-1614) 29. manifattura tedesca Busto reliquiario Coppa reliquiario datato 1593 prima metà del secolo xvi argento sbalzato, cesellato e inciso; argento dorato, rame dorato; cm 5040 sbalzato, cesellato, iscrizione: ihs bulinato e inciso; Collegiata di San Lorenzo cm 2211 Il reliquiario, raffigurante una delle Collegiata di San Lorenzo vergini compagne di sant’Orsola, fu realizzato dall’orafo fiorentino 30. manifattura Simone Pignoni nel 1593, toscana su commissione degli Reliquiari in forma Operai della Fraternita di tempietto del Latte (1589). Parti- prima metà colarmente stilizzata del secolo xvii nella resa compositiva, argento in parte l’opera presenta in cor- dorato, sbalzato, rispondenza della calot- cesellato e inciso; cm ta cranica un coperchio 3810 che, abbassato, permette- Collegiata di San va la visione di alcuni fram- Lorenzo menti ossei ivi conservati.

31 prima sala 43 32. manifattura toscana Reliquiario a pisside seconda metà del secolo xvi argento sbalzato, cesellato e inciso; cm 146,5 Collegiata di San Lorenzo

33. manifattura toscana Turibolo fine del secolo xviii argento sbalzato, 32 cesellato e inciso; cm 20,510 Collegiata di San Lorenzo

34. manifattura toscana Navicella con cucchiaio secolo xviii argento sbalzato, cesellato, bulinato e inciso; cm 1222; cm 8 iscrizione: m. s. Collegiata di San Lorenzo 39 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 44 35. manifattura toscana 38. manifattura toscana Calice Pisside 1621 secolo xvii argento in parte dorato, argento in parte dorato, sbalzato, cesellato, sbalzato, cesellato e inciso; bulinato e inciso cm 3112,5 iscrizione: raphael ciaperon Collegiata di San Lorenzo prothonot. apcvs 1621; cm 2614 39. manifattura toscana Collegiata di San Lorenzo Ampolle con vassoio fine secolo xviii-inizi secolo xix 36. manifattura toscana argento sbalzato, Ostensorio cesellato e inciso; prima metà del secolo xix vetro soffiato; argento sbalzato, cm 188,5 (ampolle), cesellato, bulinato e inciso; cm 2717,5 (bacile) cm 3810 iscrizione: benefattori Collegiata di San Lorenzo Collegiata di San Lorenzo

37. manifattura toscana 40. manifattura toscana Campanello Turibolo inizi del secolo xix secolo xviii argento cesellato e inciso; argento cesellato e inciso; cm 9 cm 2110 Collegiata di San Lorenzo Collegiata di San Lorenzo

prima sala 45 Parati fiorentini per la Collegiata di Montevarchi

ra XV e XVI secolo la produzione di drappi serici a Firenze assume un F peso significativo nell’economia cittadina, surclassando il settore la- niero, principale attività del periodo medievale. L’alta qualità dei pro- dotti era garantita da severe norme statutarie e da specifiche professiona- lità, come i tintori, gli orditori e i battilori, fornitori, questi ultimi, del prezioso filato in oro e argento. Testimonianze di questa produzione straor- dinaria emergono dalle fonti manoscritte montevarchine che, soprattut- to a seguito dell’elezione a Collegiata Insigne della chiesa di San Loren- zo (1562), documentano la frequenza con cui il Capitolo e la Fraternita del Latte si rivolsero nel corso del tempo a Firenze per le loro commissio- ni più importanti di vesti e arredi liturgici. Risale infatti al novembre 1562 «la messa parata di velluto alla brochata», e al 1580 il baldacchino processionale in broccatello, tessuto nella bottega del setaiolo Filippo Ar- rigucci, fornitore nel 1586 anche del «damasco rosso broccato doro», ser- vito per confezionare un piviale. La consuetudine di rifornirsi di drappi preziosi presso le manifatture di Firenze si mantiene inalterata per tutto il XVII secolo: nel 1631, a seguito della donazione del ciborio d’argento fat- ta dal duca Salviati e dalla moglie Veronica Cybo, la Fraternita com- missiona ai banderai Codilunghi e Gherardi raso, ermesino e taffetas ros- si e turchini per il sontuoso addobbo della cappella del Latte, e sovven- ziona nel 1679 l’acquisto di diverse braccia di velluto cesellato presso la bottega dei setaioli Nosi e Brancaccini per confezionare un parato in quar- to, di cui oggi rimangono la pianeta e forse il paliotto (cat. n. 49 e n. 63). L’interesse naturalistico, che diventa determinante nei repertori tessili eu- ropei del Settecento, è documentato anche per Montevarchi dall’acquisto nel 1730 di un broccato «a fiori Naturali alla moda», tessuto nella botte-

museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 46 ga del setaiolo Giovanni Battista Landi su probabili modelli francesi, ma che risulta venduto già nel 1813. La notizia relativa alla confezione di que- sto parato, affidata a Cosimo Piccardi, fa luce su un’illustre famiglia di banderai fiorentini che non solo continuò per tutto il XVIII secolo con Ga- spero Piccardi, figlio di Cosimo, a confezionare paramenti per la colle- giata, ma nello stesso periodo e nei primi decenni del XIX secolo, con Giu- seppe Piccardi, svolse un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento di vesti liturgiche per la Cappella Palatina di Palazzo Pitti. L’alto livello di alcune manifatture fiorentine impegnate nella fornitura di stoffe per la collegiata di Montevarchi emerge anche dalla notizia del «Baldacchino di Lama d’Oro e Argento filato», realizzato nel 1747 dai setaioli Sordini e Borgagni che, insieme alla Fabbrica Imperiale e Reale dei Drappi, ri- sultano tra i più richiesti fornitori di stoffe broccate e operate della corte di Toscana fra il 1765 ed il 1799. Nella nutrita schiera di questi illustri ar- tigiani spicca, infine, il nome di Michele Becattini che, incaricato nel 1759 dalla Fraternita del Latte di tessere «undici Braccia d’Amuer Perla- to con Onda» per confezionare un piviale, risulterà dal 1765 fra i setaio- li prescelti della Guardaroba di Palazzo Pitti per i tessuti ecclesiastici.

Lorenzo Pesci

prima sala 47 Sulla parete in fondo alla sala, vo rientra nella tipologia tessile del vetrina dei paramenti liturgici motivo “isolato”, affermatasi dopo i La presentazione dei paramenti primi decenni del xvii secolo in con- nella grande vetrina procede comitanza con l’esaurirsi della tipo- da sinistra verso destra logia a “mazze”, dalla quale deriva l’impostazione a scacchiera delle for- 41. manifattura fiorentina me floreali. Tale definizione nasce per Pianeta il modo di isolare dal fondo gli ele- 1650-1660 menti ornamentali, grazie all’esclu- gros de Tours in seta broccato sione di motivi di contorno o attra- e lanciato in oro; cm 10667 verso accorgimenti tecnici come la Collegiata di San Lorenzo broccatura con filati metallici d’oro La decorazione è composta da due e d’argento. grandi infiorescenze dorate che, ri- saltando sul fondo rosso laminato, si 42. manifattura fiorentina dispongono su parallele orizzontali, Velo di calice alternativamente rivolte verso destra primo quarto del secolo xvii e verso sinistra. Il modulo decorati- taffetas lanciato in seta; cm 5958 Collegiata di San Lorenzo Motivo a sviluppo orizzontale che si ripete a scacchiera in verticale con orientamento contrapposto. Le ridotte dimensioni modulari del- le foglie arricciate riferiscono il dise- gno alla produzione abbigliamenta- ria degli inizi del Seicento, identifi- cata tradizionalmente con il termine a “mazze” o “tronchetto”. La consuetudine di donare abiti alla chiesa ha spesso introdotto temi non sempre conformi alle esigenze di cul- to, alle quali rimanda, nel caso spe- cifico, il verde del fondo, colore del tempo ordinario nel calendario li- turgico. 41 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 48 43. manifattura italiana ficamente in delicate nuances, se- Pianeta condo una modularità che sembra primo quarto del secolo xviii preludere gli esempi a impianto cen- damasco classico in seta broccato tralizzato degli anni Trenta del Set- in seta e oro; cm 11575 tecento. Sul retro della pianeta è ap- Collegiata di San Lorenzo plicato uno stemma timbrato da cap- Sul fondo lucido di colore avorio, ar- pello cardinalizio, che si presenta ticolato da motivi di controfondo in troncato di verde, al primo alla stel- tonalità opaca, girali d’acanto dora- la d’oro, al secondo bandato del me- ti si sviluppano verticalmente in sim- desimo di tre pezzi. metria bilaterale, creando irregolari scomparti ogivali, entro i quali, in 44. manifattura italiana sequenza alternata, trovano alloggio Pianeta due diversi bouquets di fiori. 1740 ca. Il tessuto, nato per l’abbigliamento lampasso lanciato e broccato civile, presenta elementi tipici del re- in seta e oro; cm 11566 pertorio decorativo rocaille, combi- Collegiata di San Lorenzo nati a forme vegetal-floreali rese gra- Il motivo decorativo suggerisce lo

43 44

prima sala 49 svolgersi ascensionale di due tronchi Passione e Resurrezione di Cristo, sinuosi, fittamente percorsi da peo- rende la stoffa nata per uso civile nie, dalie, iris e campanule, interca- adatta anche alle esigenze di culto. late ad un rigoglioso fogliame. Al- l’interno delle anse si dispone una 46. manifattura fiorentina grossa infiorescenza isolata, ripresa Pianeta frontalmente e sormontata da cin- 1735 que foglioline stilizzate. broccatello in seta e lino; La presenza del tralcio sinuoso, che cm 11671 testimonia l’affermarsi della linea on- iscrizione: in basso alla colonna: dulata entro la metà del xviii seco- p[ropos]to gius[ep]pe m[ari]a lo, così come la caratterizzazione del pasquali 1735 fogliame frastagliato, descritto se- Collegiata di San Lorenzo condo le formule tipiche degli esem- Il disegno presenta un reticolo di ma- pi “lussureggianti”, supportano la da- glie ovali composte da un tralcio al tazione del tessuto, ideato per l’ab- quale si avvolgono foglie dentellate; bigliamento femminile. entro queste maglie si susseguono su fasce orizzontali e si alternano in ver- 45. manifattura fiorentina Velo di calice primo quarto del secolo xvii damasco classico in seta ricamato in seta e oro; cm 5553 Collegiata di San Lorenzo Il fondo del tessuto, di colore viola, è interamente occupato da un moti- vo decorativo composto da rametti intrecciati di tre fiori, disposti su re- gistri paralleli orizzontali, alternati a scacchiera in verticale. Il disegno ap- partiene alla tipologia definita a “mazze”, comune a velluti e dama- schi di produzione abbigliamentaria fra Cinque e Seicento. In questo esemplare il motivo del tronchetto reciso, simbolo d’immortalità, di 46 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 50 ticale due tipi di infiorescenze, una Sul fondo avorio, complicato da mo- composta da una pigna contornata di tivi di controfondo che disegnano foglie, fiori e bacche, l’altra da una tono su tono rametti fioriti, il dise- piccola corolla racchiusa da larghe gno si struttura nell’intreccio serra- foglie dentellate. to di un tralcio ondulante, da cui La produzione di questa tipologia sbocciano fiori dalle tinte violacee e tessile, utilizzata nella confezione di piccoli bocci, con un nastro sinuoso vesti liturgiche e nell’arredo per la in oro lamellare. Nei punti d’incro- robustezza dell’armatura e per l’am- cio s’innestano infiorescenze fanta- pio rapporto modulare, può attri- stiche campite in oro, alternativa- buirsi a manifattura fiorentina con- mente orientate a destra e a sinistra. siderando la sua diffusione in area Il tessuto, pregiato per la qualità del toscana. La pianeta è stata donata nel disegno e gli accordi tonali, rientra 1735 al Capitolo della collegiata dal nella tipologia definita del “doppio proposto Giuseppe Maria Pasquali, meandro”, sperimentata in Francia al quale appartiene lo stemma che si nel terzo quarto del Settecento per presenta troncato d’azzurro e di ver- l’abbigliamento femminile e subito de all’Agnello Mistico passante in fa- imitata dagli opifici concorrenti di scia. La famiglia Pasquali, che aveva una propria cappella in collegiata de- dicata alla Vergine dei Sette Dolori, si dimostrò particolarmente munifi- ca verso la chiesa: nel 1730, infatti, il canonico Giovanni Battista Pasqua- li aveva lasciato per sua espressa vo- lontà testamentaria diversi arredi sa- cri, fra i quali «una pianeta Bianca di Broccatello à fiori d’oro e Seta con tutti i suoi finimenti».

47. manifattura italiana Pianeta 1760-1765 taffetas liséré broccato in seta e oro; cm 11371 Collegiata di San Lorenzo 47

prima sala 51 tutta Europa, anche italiani. Impaginazione a rete di maglie ogi- Sul retro è applicato uno stemma vali con elementi floreali quadrettati d’arcivescovo (troncato d’azzurro, nei punti di tangenza che ospitano al nel primo alla croce d’oro, nel se- centro un motivo a pigna con infio- condo al drago ignivomo reciso del rescenze a corolle e garofani. La pia- medesimo), non identificato. neta faceva parte di un parato in quar- to commissionato dalla Fraternita il 48. manifattura italiana 19 marzo 1679 per celebrare solenne- o francese mente la festa del Sacro Latte. Per la Velo di calice confezione di questo parato, cucito a 1720-1730 Firenze dal banderaio Domenico Mo- lampasso in seta lanciato e naldi e guarnito con trina d’oro dal broccato in seta e oro; cm 5560 battiloro Vincenzo Salvi, si resero ne- 1 Collegiata di San Lorenzo cessarie «braccia 43 ⁄4 di Lama Vellu- Rigogliosa appare in questo velo la tata Bianca e Rossa con opera in due decorazione in cui grosse infiore- Cammini con pelo tagliato» e «brac- 1 scenze sfrangiate sono alternate a fo- cia 25 ⁄4 di raso vellutato bianco a ope- glie piumate, includenti una mar- ra in due Cammini con pelo tagliato gherita, coppie di tulipani e piccoli rami con bacche che si dispongono ad occupare il fondo del tessuto. L’aspetto “lussureggiante“ delle for- me botaniche, che anticipa i trionfi naturalistici degli anni Trenta e Qua- ranta del xviii secolo, sostiene la da- tazione di questa stoffa da abbiglia- mento, accesa dai preziosi bagliori del- l’oro filato, particolarmente sottile.

49. manifattura fiorentina Pianeta 1679 velluto cesellato in seta operato a un corpo a una trama lanciata in argento; cm 11469,5 Collegiata di San Lorenzo 49 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 52 e ricciuolo rosso», tessute nella bot- 53. scuola toscana tega dei setaioli fiorentini Nosi e Dio Padre Brancaccini. Tale notizia conferma il fine del secolo xviii successo di questa lavorazione e di dipinto ad olio; cm 9474 questo particolare disegno, ideato a Collegiata di San Lorenzo Firenze intorno al 1530 e rimasto in auge ancora nel ’600, soprattutto nel- l’arredo e in ambito ecclesiastico. Al centro della sala Probabilmente a causa del deterio- 54. manifattura toscana ramento del piviale e delle tonacel- Portantina delle spoglie di san Cesareo le, oggi perduti, il parato non viene 1731 più menzionato al completo negli in- legno intagliato e dipinto; ventari posteriori a quello dell’11 giu- cm 8817875 gno 1726. iscrizione: fu fatta al tempo di giuliano del (…) provveditore, Sulla parete, in alto angiolo can (…) camarlingo. anno 1731 50. scuola toscana Collegiata di San Lorenzo Santo francescano fine del secolo xviii 55. giovanni del brina dipinto ad olio; cm 10079 (notizie 1559-Pisa 1599) e Collegiata di San Lorenzo intagliatore toscano Reliquiario 51. massimiliano soldani benzi 1564-1567 Testa muliebre legno intagliato, dorato e dipinto; inizi del secolo xviii cm 11545 stucco; cm 8472 iscrizione in lettere capitali: dalla casa natale di Massimiliano reliquiae terris scor/ unt Soldani Benzi venerandi/ nobis celis ut praecibus faveant 52. massimiliano soldani benzi Collegiata di San Lorenzo Santa Caterina (?) Commissionato dalla Fraternita, il inizi del secolo xviii reliquiario doveva custodire la reli- stucco; cm 8472 quia del Latte di Maria, donata dal dalla casa natale di Massimiliano conte Guido Guerra al priore della Soldani Benzi chiesa di San Lorenzo.

prima sala 53 A forma di tempietto esagonale e sor- tevarchi. La decorazione pittorica ese- montato da un’elegante cupoletta con guita da Giovanni del Brina rivela co- lanterna finale, il reliquiario mostra me l’artista sia attratto dalle forme nel corpo centrale la raffigurazione di pure del Rinascimento fiorentino e santi e personaggi legati alla storia dimostra come abbia risentito, nella della collegiata, tra questi il re di Fran- definizione rigorosa dei volumi e nel cia Luigi ix, possessore della reli- gusto cromatico, l’influsso stilistico quia prima che giungesse a Mon- di Andrea del Sarto.

55 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 54 56. manifattura toscana 59. giovan battista dolci fine secolo xvii - inizi secolo xviii (doc. 1738-1772) Coppia di piatti Portantina del Reliquiario del Sacro ottone inciso e dorato; Latte, con medaglioni dipinti, cm 20 (diametro); stemma: fta raffiguranti lo stemma cm 27 (diametro); stemma: leone della Confraternita, la Madonna rampante col Bambino e il reliquiario; Collegiata di San Lorenzo ai quattro angoli: adamo di giovanni guglielmi 57. manifattura toscana (notizie prima metà secolo xvii) Secchiello per l’acquasanta Quattro Putti secolo xviii 1632 rame cesellato, sbalzato, dorato legno intagliato, dorato e dipinto; e inciso; cm 1316 cm 130122113 Collegiata di San Lorenzo Collegiata di San Lorenzo

58. manifattura toscana Coppe per le votazioni della Confraternita secolo xviii rame dorato, sbalzato e bulinato; cm 208 (piccola); cm 2312 (grande) Collegiata di San Lorenzo

58 59, particolare

55 Realizzata per il trasporto del reli- quattro lati, a partire da quello che ne quiario durante le celebrazioni reli- costituisce il fronte, un medaglione giose, presenta sui quattro angoli Put- dipinto con la Madonna e il Bambi- ti scolpiti a tutto tondo. Nel 1762 la no e sul lato opposto la riproduzione portantina fu rinnovata e in quel- del reliquiario del Genovini, mentre l’occasione i Putti del Guglielmi fu- sui due lati lunghi è raffigurato l’em- rono riadattati (Pesci, 1999-2000). Sui blema della Fraternita del Latte.

59 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 56 2 - Corridoio Cristo nel sepolcro, cm 2215 Collegiata di San Lorenzo Parete di fondo del corridoio 60. manifattura toscana Nel corridoio, Croce d’altare a destra dell’ingresso fine del secolo xviii al Tempietto robbiano legno intagliato e dorato; cm 20058 62. manifattura fiorentina Collegiata di San Lorenzo Paliotto primo quarto del secolo xvii 61. manifattura toscana velluto cesellato in seta operato Pace a un corpo a una trama lanciata fine del secolo xviii in argento; legno intagliato e dorato; cm 119142 Redentore, cm 2015 Collegiata di San Lorenzo

62

57 62, particolari Impaginazione a rete con maglie chiu- 1679 (?) se esagonali formate da tre coppie di velluto cesellato in seta operato foglie – una con margini dentati e ner- a un corpo a una trama lanciata vature centrali puntinate e due viste in argento; cm 84229 di profilo – che incorniciano due tipi Collegiata di San Lorenzo di bouquets a tre fiori, sorgenti da una Il paliotto, realizzato con lo stesso coppia di palmette affrontate. I pun- tessuto della pianeta (cat. 49), ma ti di tangenza delle maglie arboree so- con leggere varianti nel modulo de- no evidenziati da corone lobate cam- corativo, potrebbe aver fatto parte pite da un motivo a scacchi. del parato in quarto commissionato Tale modulo decorativo, nella pre- nel 1679 dalla Fraternita del Latte per ziosa tecnica del velluto cesellato su le solenni celebrazioni in onore del- fondo laminato, è documentato an- la reliquia. Sulla base, infatti, delle che da una testimonianza iconogra- annotazioni riportate nell’inventario fica: la pianeta indossata da san Fi- dell’11 giugno 1726, il paramentale, lippo Neri nel noto dipinto La vi- composto da tre piviali, due tona- sione di san Filippo Neri, eseguito da celle e una pianeta, comprendeva an- Orazio Fidani (1604-1656) fra il 1655 che «un Paliotto, due Guanciali, e ed il 1656 per la cappella del Palazzo una Borsa da Calici». Assente dai suc- Comunale di Prato. cessivi elenchi, a causa forse del di- sfacimento del parato, il paliotto vie- ne menzionato nuovamente nell’in- Nel corridoio, a sinistra ventario del 15 settembre 1875 che lo dell’ingresso al Tempietto registra «di teletta d’argento con fio- robbiano rami vellutati rossi», secondo una 63. manifattura fiorentina formula rimasta inalterata negli in- Paliotto ventari del 1897, 1901 e 1918. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 58 3 - Seconda sala

a seconda sala del museo intende documentare, in- L torno al Tempietto delle Reliquie del Sacro Latte, ricostruito negli anni Settanta, la produzione robbiana e di opere lapidee, e alcuni momenti salienti della sto- ria del santuario.

59 64. andrea della robbia sci, 1999-2000) tra il 1490 ed il 1499. (ricostruzione secchi-maetzke) La cappella della reliquia era costitui- Tempietto ta da un altare addossato alla contro- 1490-1499 facciata destra della chiesa, protetto terracotta invetriata; da un alto baldacchino; attraverso una cm 20060 (angeli) grata in ferro, l’altare era in comuni- cm 18084 (santi) cazione con un piccolo vano re- Collegiata di San Lorenzo trostante, popolarmente detto “Stan- Il Tempietto, più propriamente Cap- zino delle Reliquie”, dove si conser- pella di Santa Maria del Latte, fu de- vava il Sacro Latte. corato da Andrea della Robbia con Smontati durante i lavori di restau- «marzacotti della sua Maestranza» (Pe- ro eseguiti nel 1709 da Massimiliano

64a 64b museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 60 64c

64d Soldani Benzi, nel 1970 i rilievi fu- con l’iscrizione ecce agnus dei tol- rono ricomposti su una struttura ar- lis pecca e sul lato opposto san Se- chitettonica che riproduce fedel- bastiano. In basso, a fianco della gra- mente l’originale. ta in ferro, due angeli in volo. Sulla parete dell’altare: al centro, un Sotto la mensa d’altare, su di uno moderno rilievo in terracotta con La sfondo blu, Cristo è affiancato da Madonna che allatta il Bambino, ri- Maria e Giovanni Evangelista. produzione dell’originale collocato La struttura architettonica è decora- sull’altare maggiore della chiesa. Ai ta internamente da un soffitto cas- lati, all’interno di due nicchie scan- settonato e mostra nella trabeazione dite da ghirlande di fiori, san Gio- interna ed esterna fasce decorative di vanni Battista recante un cartiglio putti alati su campo azzurro.

seconda sala 61 65. scuola toscana 67. Martirio di san Lorenzo Prospetto della Collegiata datato 1283 e raffigurazione del Tempietto robbiano bassorilievo in pietra; cm 84172 1638 iscrizioni: in alto, beatus laurentius; disegno a penna e acquarellature lungo la cornice inferiore, (signum su carta; Crucis) an(n)o domini mcclxxxiii cm 4434,5 Prospetto Collegiata di San Lorenzo del Tempietto robbiano Rappresenta l’animata scena del mar- cm 5844 Prospetto della Collegiata tirio del santo sulla graticola, ad ope- cm 44,534 Prospetto ra di tre armati, alla presenza del- della controfacciata con veduta del l’imperatore Decio, assiso su uno Tempietto e del fonte battesimale scranno decorato a motivi di finti Collegiata di San Lorenzo loggiati sovrapposti. Di attribuzione dubbia, oscillante tra una bottega to- scana e l’attività di Giroldo da Co- mo, il rilievo – con i suoi rapporti con le scene, oggi erratiche, rappre- sentate nella pieve di Santa Maria ad Arezzo – è attualmente in corso di studio, dopo i restauri eseguiti nel 2005 da Silvia Gualdani di Arezzo.

68. bottega robbiana Frammenti di copertura del Tempietto o paliotto 1495-1500 terracotta invetriata; cm 63137 Collegiata di San Lorenzo La collocazione originaria di questo 65 rivestimento, che imita un drappeg- 66. manifattura toscana gio, non è certa. In origine ritenuta Stemma della Confraternita del Latte parte integrante del Tempietto, re- secolo xvii centemente è stato posto in relazio- pietra scolpita; cm 70,554,5 ne con un perduto fonte battesima- iscrizione: fta le robbiano che era collocato sul la- Collegiata di San Lorenzo to opposto del Tempietto. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 62 67

69. andrea della robbia 70. andrea della robbia Stemmi con Putti alati La consegna della reliquia 1495-1500 1495-1500 terracotta invetriata; cm 71,555 terracotta invetriata; cm 82320 facciata della Collegiata facciata della Collegiata di San Lorenzo di San Lorenzo

69 70, particolare

seconda sala 63 Il grandioso bassorilievo, in origine dipinto a olio; cm 200117 collocato sulla facciata della colle- iscrizione: in lettere capitali, albero giata, raffigura al centro il conte Gui- et arme de i[llustrissi]mi conti do Guerra mentre dona al priore di San Lorenzo la sacra reliquia del Lat- te della Madonna, ottenuta da Car- lo d’Angiò, fratello del re Luigi ix, riconoscente per l’appoggio datogli nella battaglia di Benevento (1266). Presente solo virtualmente all’even- to, Carlo d’Angiò è raffigurato ingi- nocchiato e riconoscibile per la de- corazione a gigli di Francia rappre- sentati sulla sua veste. A sinistra, il seguito di nobili e soldati avanza tra la folla, mentre sul lato opposto una processione di ecclesiastici si avvia verso la chiesa che vediamo appena accennata fra lo scorcio degli edifici sull’estrema destra del fregio.

71. scuola toscana Albero genealogico dei conti Guidi secolo xvii 71 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 64 Sulla parete di fondo, ai lati del Tempietto

73. manifattura toscana Coppia di lanterne secolo xix metallo argentato e sbalzato; cm 3822 Collegiata di San Lorenzo

74. manifattura toscana 70 Candelabri guidi venuti in italia con ottone secolo xvii primo imperatore tedesco suo zio ottone tornito e inciso; Collegiata di San Lorenzo cm 70; cm 79,5; cm 75,5 stemmi: su coppia cm 70, stemma 72. cosimo di camillo segoni con i sei colli sormontati da croce (not. 1657-1660) su campo ovale; su coppia cm 79,5 Ritratto del conte Guido Guerra stemma su campo ovale con iniziali 1658 l. m.; su coppia cm 75,5 stemma su dipinto ad olio; cm 200117 campo ovale con calice e ostia Collegiata di San Lorenzo Collegiata di San Lorenzo

seconda sala 65

Itinerari Da Firenze a Montevarchi I dintorni di Montevarchi

Da Firenze al Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

Nicoletta asciando il centro di Firenze e attraversando l’Arno Baldini L presso il ponte Giovanni da Verrazzano (uno dei più recenti di cui la città sia stata dotata negli ultimi de- cenni), s’imbocca il viale Donato Giannotti che prose- gue poi nel viale Europa. In fondo a questa importan- te arteria si prende la via di Rosano e, percorrendo il rac- colto Borro di Vallina, si arriva a Villamagna, località nelle cui vicinanze si conservano molti edifici di rilie- vo, ma su tutti è da segnalare una delle più importan- Montevarchi, Villa Masini, ti pievi del territorio fiorentino quella San Donnino a atrio Villamagna. L’attuale edificio risale all’anno Mille,

Fig. 1. Pieve di San Donnino a Villamagna

71 quando fu realizzato sulle vestigia di una costruzione dell’viii secolo. Dopo un restauro condotto nel 1930, nel corso del quale vennero rimosse le aggiunte baroc- che, la pieve ha riacquistato, in parte, le sue «severe for- me romaniche». L’esterno, «dalle pareti rivestite da con- ci di filaretto d’alberese», presenta «la semplice faccia- ta a capanna […] con i due spioventi laterali ribassati e un portale incorniciato da conci di pietra bianca» e il campanile che si erge con tre piani di bifore e una cel- la campanaria aggiunta successivamente (Ungar, 1999). L’interno, a tre navate impostate su pilastri rettangola- ri su cui poggiano arcate a tutto sesto, si conclude con un’abside a volta gotica costolonata; vi si possono am- mirare numerose opere d’arte, fra le altre: a metà della navata destra il trittico Madonna col Bambino e santi di Mariotto di Nardo (riferito al 1394-1395); nella testata della navata sinistra una Madonna col Bambino fra i san- ti Gherardo di Villamagna e Donnino di Francesco Gra- nacci, pittore che, nato proprio a Villamagna nel 1477, ebbe una formazione ghirlandaiesca; e ad un esponen- te della famiglia Ghirlandaio, a David specificamente, è stata attribuita la tavola che si trova a metà della na- vata sinistra: la Madonna in trono e santi. Ammirando la campagna che delimita dolcemente en- trambe le rive dell’Arno, si arriva, ad un piccolo bivio sulla via di Rosano, bivio che ci permette di raggiunge- re uno degli edifici più suggestivi e singolari che anima- no i margini del fiume: le Gualchiere di Remole. La sto- ria dell’edificio nella sua forma attuale – atta cioè ad al- loggiare le gualchiere, macchine per feltrare i panni – è strettamente connessa alle vicende degli Albizi, una del- le potenti famiglie della Firenze del Trecento. Nella pri- ma metà di quel secolo gli Albizi spesero ingenti capita- li per tali impianti posti lungo entrambe le rive dell’Ar- no a monte di Firenze: comprarono le gualchiere del Gi- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 72 Fig. 2. Gualchiere di Remole rone, di Quintole e di Rovezzano ed edificarono la strut- tura di Remole, creando in tal modo un’organizzazione atta allo sfruttamento del fiume strettamente connessa alla lavorazione della lana. La specificità delle Gualchie- re di Remole è data innanzitutto dalla modernità del pro- getto dell’impianto che, edificato nel 1326, contava ben venti ceppi di gualchiera (per battere i panni nella fase di infeltrimento della lana) divisi in cinque case tra loro contigue, adatte all’alloggio degli operai che erano addetti al buon funzionamento della struttura. Nel 1334 a que-

da firenze a montevarchi 73 sto nucleo originario vennero aggiunte la torre e la co- lombaia, dando così all’insieme l’apparenza di un piccolo villaggio, protetto da una cinta di mura merlate, con al centro uno spazio comune circondato da diversi edifici (fra i quali anche una chiesetta con un chiostro), e ani- mato al suo interno dai gualcherai e dal personale di ser- vizio che vi risiedeva con le famiglie e vi svolgeva il pro- prio lavoro. Pur avendo perduto, a partire dal 1429 cir- ca, la sua originaria importanza, l’impianto è stato in uso come mulino e gualchiera fino ai primi del Novecento e ciò che rende l’insieme estremamente affascinante è che i prospetti esterni del complesso sono ancora quelli ori- ginali trecenteschi anche se con chiare aggiunte e restauri di età moderna che tuttavia non alterano la primitiva struttura (Fabbri, 2004). Rientrando sulla via di Rosano dopo qualche chilome- tro incontriamo, sulla destra, le cosiddette Piramidi di Rosano, due suggestive collinette dalla forma pirami- dale che ci introducono nel borgo di Rosano formato- si intorno all’importante Abbazia di Santa Maria, mo- nastero benedettino femminile che venne fondato, se- condo la tradizione, nel 780 e che è testimoniato nei do- cumenti a partire dall’xi secolo. Gli interventi sugli edi- fici che compongono il nucleo originario dell’abbazia si sono succeduti a partire dal xii-xiii secolo fino al Sette- cento, mentre la chiesa, a motivo dei danni subiti du- rante la seconda guerra mondiale, è stata oggetto di un restauro che ne ha recuperato la struttura medievale. Poiché le religiose vivono in stretta clausura la visita al complesso è limitatissima: i chiostri sono accessibili sol- tanto in occasione della festività del Corpus Domini, mentre la chiesa è aperta unicamente per le funzioni li- turgiche. Questo edificio, dall’impianto a tre navate con copertura a capriate lignee, conserva importanti opere d’arte – fra le altre un Fonte battesimale del 1423, un’An- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 74 Fig. 3. “Maestro di Rosano”, Crocifisso con Storie della Passione e Resurrezione, Rosano, Abbazia di Santa Maria nunciazione di Jacopo di Cione, databile al 1365 circa, un trittico di Giovanni da Ponte con l’Annunciazione e santi del 1434. Ma su tutte ha una rilevanza straordina- ria il Crocifisso con Storie della Passione e Resurrezione di Cristo, datato al 1129 (in riferimento alla riconsacrazio- ne della chiesa), ed assegnato ad un artista a cui è stato dato il nome di “Maestro di Rosano”. Il restauro, a cui la tavola è stata sottoposta dal 1993 al 2006, ha valoriz- zato ulteriormente l’altissima qualità del manufatto – la più antica Croce dipinta conservata – e lo studio che è scaturito da quest’intervento conservativo potrà per cer- to fare nuova luce anche sull’anonimo artefice, di origi-

da firenze a montevarchi 75 Fig. 4. Castello di Volognano ne romana, che, in modo straordinariamente innovati- vo, ha reso con tanta maestria le sembianze del Cristo (triumphans) e gli episodi caratterizzanti la sua salvifica Passione (Monciatti, 2007). A questo punto prendendo la strada provinciale 90 e di- rigendoci verso Rignano si trova, sulla sinistra, il castel- lo di Volognano. Questo agglomerato, che domina la confluenza fra Arno e Sieve e dal quale si possono am- mirare i territori del Valdarno e del Pratomagno, sorse probabilmente su un preesistente insediamento roma- no; il luogo è tuttavia ricordato per la prima volta nel 1214 in testimonianze documentarie relative alla chiesa di San Michele, mentre il castello è rammentato non anteriormente al 1220. Residenza, durante il Medioevo, della famiglia da Quona, che prese poi il cognome di Da Quona di Volognano, il maniero venne distrutto nel 1304 dalla Repubblica fiorentina per l’appartenenza dei museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 76 proprietari alla fazione ghibellina. Nonostante alcuni tratti di muratura testimonino l’edificazione duecente- sca, l’aspetto attuale del castello è quello neogotico: con cinta muraria fornita di due porte di accesso, torre mer- lata e appunto la chiesetta dedicata a San Michele al- l’interno della quale si trova la pala d’altare eseguita da Mariotto Albertinelli, firmata e datata 1514, con la Ma- donna col Bambino in trono fra i santi Pietro, Paolo, Apol- lonia, l’arcangelo Michele e il committente inginocchiato, forse riconoscibile in Zanobi della Vacchia. Vi sono con- servate, inoltre, una Madonna col Bambino, su tela, di Bicci di Lorenzo, databile al 1385-1390, ma “rimoderna- ta” forse nel 1485 ed infine, e non meno rilevante, la Ma- donna della cintola già riferita a Domenico Puligo ed ora assegnata al cosiddetto “Maestro di Volognano” (Pa- dovani, 2002) «opera molto importante e rappresenta- tiva nell’ambito del panorama artistico fiorentino del primo Cinquecento» (Bencistà, 1999). Continuando a percorrere la strada provinciale 90 si rag- giunge il Comune di Rignano sull’Arno. Forse insedia- mento di origine romana, come parrebbe suggerire il no- me (Arinianum), il borgo è ricordato, per la prima vol- ta, in documenti nella seconda metà dell’xi secolo. Sor- to in una posizione strategica di attraversamento del fiu- me, si trova infatti in un punto di deviazione dalla Stra- da dei Sette Ponti che procede sull’altra sponda dell’Ar- no e si dipana, parzialmente, sul tracciato della Cassia Vetus, arteria famosa per le numerose e antichissime pie- vi (Pelago, Pitiana, Cascia, Scò, Gropina e San Giusti- no) disseminate sul percorso che congiungeva, lungo le pendici del Pratomagno, Firenze ad Arezzo e quindi a Roma. È ovvio che su tale deviazione, anche se sul lato opposto del fiume, vi venisse realizzato un edificio di cul- to di un certo rilievo: la pieve di San Leolino che, ri- consacrata nel 2000 dopo un lungo e complesso inter-

da firenze a montevarchi 77 vento di restauro, ha ritrovato le sue antiche forme ar- chitettoniche e le sue opere di notevole valore storico-ar- tistico, già ricoverate nella parrocchiale novecentesca del paese. La costruzione, le cui prime notizie documenta- rie risalgono al 1066, è un pregevole esempio architetto- nico dell’xi secolo, con impianto basilicale a tre navate su pilastri, chiuso da tre absidi semicircolari. Decorano la pieve l’Incoronazione della Vergine, un polittico ad af- fresco databile all’ultimo quarto del Trecento, l’affresco con la Madonna della Consolazione forse opera di colla- borazione fra Lorenzo di Bicci e Bicci di Lorenzo e il Fon- te battesimale con le Storie di san Giovanni Battista in ter- racotta invetriata, opera di Santi Buglioni e bottega, ri- feribile a circa il 1520 (San Leolino a Rignano, 2000). Ver- so la fine del 1100 presso la pieve dovette svilupparsi un

Fig. 5. Rignano sull’Arno, pieve di San Leolino museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 78 castello, dipendente prima dalle monache di Sant’Elle- ro e poi dai monaci di Vallombrosa, che era già in stato di degrado durante la prima metà del Trecento, quando si andava sviluppando, per volontà della Repubblica fio- rentina, il borgo (da cui prese vita l’attuale Rignano) più vicino al ponte sull’Arno. In questo centro sono nate due figure illustri: l’umanista Vespasiano da Bisticci (1421- 1489) ed il pittore Ardengo Soffici (1879-1964). Ritornando a Rignano, proseguendo sempre sulla me- desima strada provinciale 90, dirigendosi verso Figline è d’obbligo visitare Incisa in Val d’Arno, nome che deriva «dalla collocazione del borgo in una gola dalle pareti ri- pide, scavata dall’Arno ma che un tempo si credeva “in- cisa” dai Romani» (Tigler, 2005). Nella parte bassa del paese, presso il Municipio, si trova la chiesa di Sant’Ales- sandro sorta nel 1786 sul luogo dell’oratorio della sop- pressa Compagnia del Corpus Domini, e sulla cui facciata

Fig. 6. L’antico castello di Incisa in Val d’Arno

da firenze a montevarchi 79 resta, a testimonianza, il portale cinquecentesco. L’inter- no è a navata unica con due altari e abside voltata e de- corata con affreschi novecenteschi; nel 1984 vi è stato col- locato un trittico la Madonna col Bambino con san Michele ed un santo evangelista (proveniente dalla chiesa di San Michele a Morniano) del pittore fiorentino Andrea di Giusto, attivo nella prima metà del Quattrocento e in- fluenzato, anche in quest’opera, forse degli anni Qua- ranta del secolo, dagli artisti più celebrati del tempo: l’An- gelico, Masaccio e Paolo Uccello, di cui Andrea fu colla- boratore. Percorrendo la via Castellana (che conduce al cosiddetto Castello dell’Incisa) si trova sulla destra l’ora- torio del Crocifisso del Castello: sorto originariamente nel 1364 presso un ospedale che dava ricovero a malati e a viandanti, è dedicato ad un Crocifisso ligneo ritenuto miracoloso che qui pervenne durante una processione partita da Firenze. L’edificio è sede di un piccolo ma ric- co ed elegante Museo di arte sacra, istituito nel 2002, nel quale sono conservate importanti opere d’arte: tavole e paramenti sacri provenienti da chiese dei dintorni del- l’Incisa. Fra gli altri manufatti sono particolarmente de- gni di nota: una Madonna col Bambino su tavola attri- buita al “Maestro di Barberino” (attivo tra il 1358 ed il 1369) e proveniente dalla chiesa di San Lorenzo a Cap- piano, una Madonna col Bambino e i santi Giulitta, Qui- rico, Bartolomeo e il committente, cinquecentesca e attri- buita a Giuliano Bugiardini (già nella chiesa di San Qui- rico a Montelfi), un Cristo Crocifisso in legno policromo di Scuola fiorentina del primo ventennio del xvi secolo (pertanto non identificabile con quello che, in origine, ha dato vita all’oratorio), un Cristo Redentore in rame appli- cato su tavola della cerchia di Ludovico Cigoli (origina- riamente in Santo Stefano a Cetina) e un San Michele di Orazio Fidani (sec. xviii), oltre a ricchi arredi, argenti, ex voto e tessuti soprattutto dei secoli xvii e xviii (Caneva, museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 80 2004). Fra questi ultimi spicca un prezioso e raro cappuccio di piviale ricamato eseguito tra la fine del secolo xv e l’inizio del xvi. Procedendo dal museo si sale nella parte alta dell’abitato arrivando al Castello, dove so- no presenti tracce di strutture di epoca medievale e, oltre al- la ex chiesa di San Biagio, con resti delle antiche mura, una casa appartenuta, secondo la tradizione, alla famiglia di Francesco Petrarca, nella qua- le si vuole che il poeta, di nata- li aretini, trascorresse i primi sette anni della sua esistenza. Dall’Incisa sempre percorren- do la strada statale si prosegue alla volta di Figline Valdarno. Prima di entrare nell’abitato s’incontra il santuario della Madonna del Ponterosso che Fig. 7. Giovanni di Papino Calderini (attr.), Madonna venne edificato, durante la se- del Ponterosso, Figline Val- conda metà del Cinquecento darno, Santuario del Ponte- (1570), anche per accogliere rosso un’immagine miracolosa ad af- fresco, ora sull’altar maggiore, raffigurante la Vergine in tro- no col Bambino. Quest’opera fu realizzata, intorno al 1499, in un’edicola situata presso la medesima località, per vo- lontà del fiorentino Antonio di Paolo d’Antonio de’ Pa- rigi, che si rivolse ad un artista allievo di Pietro Perugino, probabilmente il figlinese Giovanni di Papino Calderini (Baldini, 2005a). Rimasta per qualche decennio nella sua originaria collocazione, in seguito alla disastrosa alluvio-

da firenze a montevarchi 81 ne del 1557, si rese necessario tributare alla venerata Ma- donna un più degno ricovero che sollecitò l’edificazione dell’attuale edificio, sostenuta anche dai granduchi Me- dici. Su uno degli altari si può ammirare anche una son- tuosa Madonna col bambino e santi del figlinese Egisto Sarri (sec. xix), del quale il museo della Collegiata pos- siede altre opere importanti. Dal Santuario, riprendendo la strada statale, si giunge a Figline Valdarno. La cittadi- na è una fra le più antiche “terre murate” fiorentine, es- sendo stata progettata alla metà del Duecento quando, in seguito alla distruzione del castello di “Feghine”, situato su un colle che dominava il fiume, la Repubblica di Fi- renze decise di promuovere lo sviluppo del piccolo bor- go che si trovava nella pianura sottostante. Dotata, durante il Trecento, di mura ancora visibili (anche se per buona parte inglobate in abitazioni), Figline rivestì per Firenze una grande importanza, era considerata infatti il “granaio” della città. All’interno della cinta muraria vi sono edifici di notevole valore storico e culturale. Al centro la piazza Marsilio Ficino (dedicata ad uno dei più importanti uma- nisti del Quattrocento che qui vi ebbe i natali nel 1433), ha la struttura di un tipico “mercatale” ossia piazza atta ad accogliere il mercato; su di essa si affacciano: a nord un loggiato, parte del seicentesco Ospedale Serristori, di ori- gine trecentesca, e a sud la Collegiata di Santa Maria eret- ta a partire dal 1257, ai piedi di San Romolo, la collinetta che sovrasta il paese. Come ricordato «sono contrastanti le notizie a proposito delle origini della chiesa le cui fon- damenta sembra che fossero state gettate almeno un se- colo prima, dopo che furono distrutti il castello vecchio di Figline e una chiesa dedicata a Santa Maria» posta sul- la ricordata collina (Bencistà, 1999). Sorta come pieve, nel 1493 ebbe il titolo di collegiata, cioè vi fu insediato un capitolo con un proposto, dodici canonici e con rendite stabili. Molto rimaneggiata fra il xvii ed il xix secolo, i re- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 82 stauri del secolo scorso l’hanno liberata dalle strutture sei- centesche anche se la chiesa conserva, del primitivo as- setto gotico, ben poco: le dimensioni della navata unica e i grandi finestroni ogivali. L’esterno è caratterizzato so- prattutto da un bel portale cinquecentesco, mentre al- l’interno si conservano varie opere d’arte, fra le altre la Madonna col Bambino, angeli e i santi Elisabetta d’Unghe- ria e Ludovico di Tolosa del cosiddetto “Maestro di Figli- ne”, tavola databile a dopo il 1317, anno di canonizzazio- ne di san Ludovico, mentre nell’ottocentesca cappella del Sacramento, a pianta circolare, che si apre sempre sulla parete destra, si può ammirare un San Giuseppe, terra- cotta policroma riferibile ad Andrea della Robbia e pre- sumibilmente realizzata fra il 1505 ed il 1510. In alcuni ambienti annessi alla Collegiata nel 1983 è sta- to istituito il Museo di arte sacra nel quale si possono ammirare, fra le altre opere: il Martirio di San Lorenzo del Cigoli (1590), due tavolette con Angeli databili al 1480 circa, assegnate, dopo il restauro, a Domenico Ghirlandaio, un tempo ai lati della già ricordata Mae- stà del “Maestro di Figline” conservata in chiesa; sono inoltre custoditi nel museo anche numerosi parati e suppellettili di pregio. Dalla collegiata andando verso via Castel Guinelli si tro- vano sia un agglomerato di case di epoca bassomedieva- le sia la cosiddetta Casa grande dei Serristori, caratteriz- zata da un cortile con due loggiati del xv secolo e giardi- no all’italiana, da cui si può ben osservare una porzione delle antiche mura trecentesche con una delle torri. Al- tri edifici rendono oltremodo gradevole e consigliabile la visita del centro di Figline: il Palazzo Pretorio, riedifica- to nel 1931, con l’originaria torre civica in cui si trova una cappella che conserva una terracotta invetriata con Ma- donna con Bambino e santi, probabilmente della bottega di Benedetto Buglioni. Dal Palazzo si raggiunge la chie-

da firenze a montevarchi 83 sa di San Francesco, edificata nelle sue attuali forme tra la fine del Duecento ed i primi anni del Trecento, in luo- go di una struttura preesistente di minori dimensioni. La facciata, che presenta segni della sua originaria bicro- mia, è preceduta da un portico rinascimentale che gira sul lato sinistro, dove si sviluppa il convento francesca- no, mentre sul lato destro sono addossate abitazioni ri- salenti al xvi secolo. Sotto il portico, presso l’entrata del- la chiesa, si ammira un tabernacolo con Madonna col Bambino della scuola di Giovanni Pisano e sono murati vari stemmi, mentre le lunette conservano affreschi sei- centeschi. L’interno a navata unica con transetto e tre cappelle absidali, ripropone l’antica struttura restaurata drasticamente negli anni Venti del Novecento, quando i Francescani rientrarono in possesso della chiesa e del con- vento. Sulla controfacciata fra il 1985 ed il 1990 sono sta- ti liberati da ridipinture e guasti del tempo alcuni affre- schi: Annunciazione, Incoronazione della Vergine, Croci- fissione e santi, San Francesco, una Crocifissione di minori dimensioni e Dio Padre in gloria, databili al secondo de- cennio del Quattrocento, opere del pittore fiorentino Francesco d’Antonio. Lungo la parete destra si trova un affresco staccato, originariamente nel chiostro, rappre- sentante la Madonna col Bambino e i santi Bartolomeo e Sebastiano attribuito a Pier Francesco Fiorentino. Sulla parete sinistra vi è un affresco della scuola del Botticelli con la Madonna Assunta che dona la Cintola a san Tom- maso fra san Giovanni Battista e san Giuliano. In sagre- stia, infine, si conserva una Madonna col Bambino in stuc- co della bottega del Ghiberti datata fra il 1420 ed il 1430. Interessanti anche il chiostro e la sala capitolare che do- cumentano l’importanza della fondazione francescana. Nonostante queste testimonianze sottolineino la rile- vanza assunta dalla città durante il Medioevo, il centro mostra attualmente un assetto di carattere prettamen- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 84 te ottocentesco dal momento che, proprio in tale epo- ca, la cittadina ebbe una notevole rinascita per le in- dustrie che vi sorsero. Dopo aver visitato Figline, riprendendo la strada stata- le, si arriva a San Giovanni Valdarno. Chiamata in ori- gine San Giovanni in Altura e poi Castel San Giovanni, il maggior centro produttivo della zona (soprattutto per lo sfruttamento della lignite prima e per la lavorazione dei metalli poi), sorse nel 1299, per volontà dei fiorenti- ni, secondo un progetto tradizionalmente attribuito ad Arnolfo di Cambio. La pianta, propria delle “terre nuo- ve”, era chiusa da mura rettangolari (riedificate nella se- conda metà del Trecento) su cui si aprivano quattro por- te. Fra le due piazze principali della cittadina (piazza Ca- vour e piazza Masaccio) si erge il Palazzo pretorio, ora se- de del Municipio, la cui edificazione è riferita sempre ad

Fig. 8. San Giovanni Valdarno, Palazzo pretorio (detto Palazzo di Arnolfo)

da firenze a montevarchi 85 Arnolfo di Cambio, ma che ebbe un ampliamento quat- trocentesco e successivi rimaneggiamenti. Circondato da un portico su pilastri, mostra alle pareti un gran nume- ro di stemmi in pietra ed in terracotta dei podestà e vi- cari che svolsero queste mansioni per conto di Firenze. Sul fondo di piazza Masaccio si eleva la Basilica di San- ta Maria delle Grazie. L’edificio, che ebbe il titolo di Ba- silica nel 1929 e fu elevato a Santuario nel 1986, sorse co- me oratorio nel 1484, in seguito ad un miracolo opera- to nel 1479 da un’immagine trecentesca della Vergine affrescata «nella parte esterna della torre sovrastante la porta di San Lorenzo, una delle quattro porte del ca- stello», e che pertanto obbligò a «costruire la primitiva cappella sopra una volta condotta sul bastione che fa- ceva da antiporta in modo da lasciare libero il passo al- la via sottostante» (San Giovanni Valdarno, 1989). Tale assetto condizionò il successivo sviluppo della chiesa, notevolmente sopraelevata rispetto al piano della piaz- za. L’edificio venne ampliato: da tre a quattro campate, nel 1564-1569, e poi prolungato, nel 1720-1725, con la realizzazione del cappellone che, in seguito ad eventi bellici, fu sostituito dall’attuale rotonda con cupola. La facciata, del 1840, è movimentata da un portico sotto il quale si trova una lunetta di Giovanni della Robbia con la Madonna consegna la cintola a san Tommaso con i san- ti Giovanni Battista e Lorenzo (1510-1513). All’interno del Santuario si accede da una scalinata. L’altare maggiore, del 1597-1598, realizzato da Bernardo Buontalenti coa- diuvato da Matteo Nigetti, conserva la Madonna delle Grazie; all’immagine miracolosa, opera di un artista fio- rentino del xiv secolo, fa da cornice una Gloria di ange- li e la veduta di San Giovanni, eseguita da Giulio Pari- gi. A sinistra si trovano rappresentate, ad affresco, le co- siddette Storie del miracolo di Monna Tancia, gli episodi dell’evento che ha dato origine al Santuario: un fanciullo museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 86 Fig. 9. San Giovanni Valdarno, Museo di tre mesi, Lorenzo, rimasto orfano di entrambi i ge- nitori durante un’epidemia di peste, sarebbe morto di fame se sua nonna, Monna Tancia, appellandosi all’im- magine della Madonna non avesse avuto da Lei la gra- zia di poter nutrire col proprio latte il nipote. I dipinti murali, di recente restaurati, furono realizzati nel 1510 dall’artista valdarnese, allievo e collaboratore di Pietro Perugino, Luberto da Montevarchi, attivo fra il 1502 e il 1523, la cui fisionomia artistica sta lentamente riemer- gendo da secoli di oblio (Baldini, 2005b). Nella chiesa è conservata, fra le altre opere, la tela con San Giuseppe ed il Bambino Gesù, eseguita da un altro pittore a cui questa cittadina dette i natali, Giovanni Mannozzi det- to appunto Giovanni da San Giovanni (1592-1636). In un edificio, sul lato destro della basilica, si trova il Museo d’arte sacra di San Giovanni Valdarno. Istitui- to nel 1864, quando nella sagrestia del santuario ven-

da firenze a montevarchi 87 nero riuniti i dipinti di maggior pregio delle chiese del- la cittadina, fu riordinato nel 1959, e riallestito a parti- re dal 1990; di recente è stato trasferito nei locali appo- sitamente ristrutturati. Vi è conservata una preziosa raccolta di opere fra le quali si segnala (nella sala 4) l’An- nunciazione del Beato Angelico che in origine, e fino al 1979, si trovava nella chiesa del convento di San Fran- cesco a Montecarlo ubicato sulla strada che da San Gio- vanni conduce a Cavriglia. La tavola, datata al 1430- 1432, al momento di passaggio dalla fase giovanile a quella più matura del pittore, è caratterizzata dall’at- tenzione alla definizione dello spazio in cui si svolge l’e- vento, attenzione non disgiunta dalla dolcezza nella re- sa dei volti della Vergine e dell’Angelo e dall’utilizzo di una gamma cromatica basata su colori tenui e lumino- si. Mentre la cornice che racchiude il dipinto è frutto di una ricostruzione seicentesca, originale è la predella dove sono rappresentate scene della vita di Maria: lo Sposalizio, la Visitazione, l’Adorazione dei Magi, la Pre- sentazione di Gesù al Tempio e i Funerali della Vergine. Nella raccolta si possono ammirare altri dipinti degni di nota: il trittico di Mariotto di Nardo la Trinità fra la Vergine e la Maddalena fra i santi Giacomo Maggiore e Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista e Antonio abate, databile al 1400-1405 e proveniente dalla pieve di San Giovanni Battista (sala 1). Nella seconda sala si con- servano: la Madonna col Bambino in trono con i santi An- tonio abate, Lorenzo, Giovanni Battista, Giacomo apo- stolo e quattro committenti, opera di Mariotto di Cri- stofano, cognato di Masaccio, e datata 1453; del fratel- lo minore di Masaccio, Giovanni di ser Giovanni det- to lo Scheggia, si custodiscono la Madonna col Bambi- no in trono e Angeli musicanti; di Paolo Schiavo Angeli musicanti e Sant’Ansano e San Biagio, tutte parti di un grande tabernacolo, datato fra il 1435 ed il 1440, che in museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 88 origine si trovava nella chiesa di San Lorenzo. A Gio- vanni di Piamonte, pittore che fu collaboratore di Pie- ro della Francesca nella Leggenda della Vera Croce in San Francesco di Arezzo, si assegna la tavola con l’Arcange- lo Raffaele e Tobia, databile al 1467-1470, anch’essa pro- veniente dalla chiesa di San Lorenzo, e, nella medesi- ma sala, è collocato anche un Christus patiens tra la Ver- gine e santa Lucia, riferibile a circa il 1420-1425, ugual- mente di Mariotto di Cristofano. Nella sala seguente (la terza) sono conservati una Madonna in trono col Bambino e santi dello Scheggia (riferita al 1460-1470 circa), una Madonna col Bambino in trono e sei santi del fiorentino Domenico di Michelino, tavola assegnata al- la metà del Quattrocento, ed infine un’Annunciazione di Jacopo del Sellaio datata 1472. Se la quarta sala è ri- servata al già ricordato capolavoro dell’Angelico, in quella successiva sono degni di nota la tela con la De- collazione del Battista, opera (firmata e datata 1620) di Giovanni da San Giovanni, del quale è qui ricoverato anche un affresco staccato dalla nicchia laterale del por- tico esterno della basilica: lo Sposalizio della Vergine ese- guito nel 1621; si trovano, inoltre, il San Lorenzo e il San Giovanni Battista di Gregorio Pagani, datati sulla cor- nice 1600, provenienti dall’altar maggiore del santua- rio. Il Museo conserva anche una ricca collezione di ar- redi e paramenti sacri, nonché alcuni manoscritti ap- partenenti all’Archivio storico della Basilica. Sempre su piazza Masaccio si aprono il quattrocente- sco “Palazzaccio” e, accanto, la trecentesca chiesa di San Lorenzo, con all’interno un polittico di Giovanni del Biondo rappresentante Incoronazione della Vergine, San- ti e, nella cuspide, la Crocifissione, datato al 1374 circa, oltre ad affreschi del xiv e xv secolo, fra i quali alcuni frammenti assegnati al già ricordato Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia. Sul fondo di piazza Ca-

da firenze a montevarchi 89 vour si trova la pieve di San Giovanni Battista, edifica- ta nel corso della prima metà del Trecento, con all’e- sterno un portico su colonne di epoca più tarda ador- nato di tondi robbiani. Prossima alla pieve è la chiesa della Santissima Annunziata, dove si conservano una Madonna col Bambino del Maestro della Natività di Ca- stello, databile al 1460 circa e due tele di Giovanni Ca- millo Sagrestani: un’Annunciazione (1684-1685) e una Madonna col Bambino che offre la cintola a santa Mo- naca e sant’Agostino. Fra i vari edifici di rilievo che si trovano nella cittadina è da rimarcare, sul Corso, la Casa di Masaccio, il celebre pittore al quale San Giovanni dette i natali nel 1401 e che si spense a Roma a soli ventisette anni; nel palazzetto, divenuto ora sede espositiva, vi è conservata la Colle- zione comunale di Arte moderna e contemporanea. Da San Giovanni Valdarno è consigliabile visitare Ca- vriglia. Dirigendosi verso questa località (dal centro o dalla parte sud di San Giovanni) si attraversano tratti boschivi e sul percorso, in alto su una collina, si può am- mirare il convento di Montecarlo, un complesso rina- scimentale la cui chiesa si dice fondata da San Bernar- dino, e dalla quale proviene la già ricordata tavola con l’Annunciazione del Beato Angelico ora conservata nel Museo d’arte sacra di San Giovanni Valdarno. Quindi, proseguendo attraverso il bosco si giunge a Cavriglia, centro ben noto soprattutto per il suo Parco Naturale di grande estensione. Nel paese si può visitare l’antica pieve dedicata a San Giovanni Battista, risalente ai se- coli xi-xii, ma più volte rimaneggiata tanto da diveni- re un insolito, per quest’area, esempio di raffinato ba- rocco. Nell’annesso piccolo oratorio è ospitato il Mu- seo che conserva arredi sacri dal xv al xviii secolo, ter- recotte invetriate, una Croce ottomana in bronzo dora- to, di particolare rilievo, ed una piccola Pace in rame museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 90 Fig. 10. Castelnuovo dei Sabbioni, centrale termoelettrica di Santa Barbara della manifattura di Limoges del xvi secolo con corni- ce in argento. La storia recente di questa zona, impor- tante centro per l’estrazione della lignite durante gli an- ni Trenta e Quaranta del Novecento (nella quale ven- nero impegnati fino a 6.000 operai), ed in seguito, fra gli anni Sessanta e Settanta, sede della centrale ter- moelettrica di Santa Barbara, perno dell’economia lo- cale, è testimoniata dal Museo della Miniera nella vici- na località di Castelnuovo dei Sabbioni (a ovest di Ca- vriglia), museo che ripercorre, attraverso materiali per lo scavo e numerosi documenti, il duro lavoro nel ba- cino minerario. Riprendendo la strada statale si giunge a Montevarchi. Sul colle che sovrasta la città (ora detto dei Cappucci- ni) sorse in posizione strategica, sul varco che segnava il passaggio dal territorio aretino a quello fiesolano, un castello, appartenuto, verso l’xi secolo, alla famiglia di feudatari francesi Bourbon Del Monte di Santa Maria. A partire dal Duecento il maniero passò ai Conti Gui- di originari del Casentino, sotto il cui dominio restò fi-

da firenze a montevarchi 91 no al 1254, quando fu venduto alla Repubblica fioren- tina; ma, ritornato in possesso guidingo, fu ceduto de- finitivamente a Firenze nel 1273. Durante il xiii secolo si sviluppò nel fondovalle il mercatale (il mercato del castello) che nel tempo andò organizzandosi nel bor- go, seguendo il tipico sviluppo dei centri sorti in fun- zione di un’asse stradale d’importanza quale fu, per la futura Montevarchi, la Cassia Vetus (ora via Roma). Do- po vari assalti subiti fra il xiii e il xiv secolo, nel 1328 Firenze fortificò il borgo con una cerchia muraria pos- sente dal tracciato regolare sui lati lunghi e curvo su quelli brevi, con due porte (Aretina e Fiorentina) mu- nite di torrioni. Di queste antiche costruzioni restano all’estremità settentrionale della cinta di mura: il cas- sero e, presso la Porta Aretina, «si trovano un lungo an- temurale e un ponte sul torrente Dogana difeso da pic- cole torri, che collegava il borgo al mercatale esterno» (Massinelli, 1998). Durante il Trecento il centro si ac- crebbe e tale incremento, testimoniato dall’edificazio- ne di nuovi edifici di culto, proseguì anche negli anni del Granducato mediceo, dal momento che Monte- varchi aveva mantenuto un ruolo strategico di rilievo, distinguendosi, poi, come importante centro agricolo e manifatturiero. Il nucleo centrale cittadino conserva la Collegiata di San Lorenzo che, già menzionata alla fine del xii secolo, fu riedificata completamente tra il 1706 ed il 1709 su pro- getto di Massimiliano Soldani Benzi, scultore, meda- glista ed architetto nato a Montevarchi (1658-1740). In tale occasione la chiesa venne ampliata, il pavimento rialzato e il suo artefice «concentrò tutta l’attenzione del visitatore sulla cappella dell’altar maggiore che con- serva, dietro due sportelli in legno dorato, la reliquia del Sacro Latte. Con queste modifiche la chiesa, che è pur sempre dedicata a San Lorenzo, diviene di fatto museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 92 una chiesa mariana» (Bonechi, 1998). E così, dall’al- tar maggiore, opera di Gherardo Silvani, le sculture di Giovanni Baratta da Carrara guidano l’occhio del fe- dele alla cupola dove, fra il 1720 ed il 1722, Matteo Bo- nechi eseguì l’affresco rappresentante l’Assunzione di Maria in Gloria fra santi e la Santissima Trinità che, scialbato già nel tardo Settecento, è stato di recente ri- portato alla luce. Al tempo dell’intervento del Soldani Benzi si ebbe lo smantellamento sia del Tempietto di An- drea della Robbia, che conservava, in origine, la già ri- cordata reliquia del Sacro Latte, sia del Fonte battesi- male che si trovava in una cappella, a sinistra, simme- trica al Tempietto. Quest’ultimo, ora ricoverato nel Museo d’arte sacra della Collegiata, è stato ricostruito fedelmente sulla base della documentazione grafica esi- stente. Sul lato sinistro della Collegiata sorge il Palazzo preto- rio, riedificato in epoca moderna ma sul cui prospetto sono stati murati stemmi di podestà risalenti al xv se- colo; del xviii secolo è il settecentesco Palazzo Martini che, posto sulla piazza di fronte alla Collegiata, è forse una delle più rilevanti costruzioni della cittadina. Im- boccando, in questo tratto, via Poggio Bracciolini s’in- contrano alcuni edifici particolarmente interessanti, tra i quali la chiesa di San Lodovico, risalente al 1327: edi- ficata dai Francescani, ampliata e arricchita nel 1629, presenta un ricco altare in marmi policromi e un coro ligneo intagliato. Parte integrante della fondazione fran- cescana è il convento di San Lodovico, con un bel chio- stro di gusto michelozziano datato al 1471, ceduto, do- po le soppressioni, nel 1821 all’Accademia valdarnese del Poggio. Nell’attuale sede dell’Accademia, istituita dall’umanista Poggio Bracciolini (1380-1459), sono ospi- tati la Biblioteca, che raccoglie oltre 20.000 volumi fra i quali anche manoscritti e cinquecentine, e il Museo

da firenze a montevarchi 93 di Paleontologia con reperti provenienti, in massima parte, dal Valdarno Superiore. Un aspetto assai caratteristico e sorprendente di Monte- varchi è il numero ragguardevole di edifici in stile Liberty che vi sono stati realizzati. Fra gli esempi più eclatanti e rari in Toscana vi è Villa Masini in via Pestello che, resi- denza privata, non è visitabile. Costruito fra il 1923 ed il 1927 per Angelo Masini dal professor Giuseppe Petrini e dall’architetto Luigi Zumkeller, l’edificio, che si svilup- pa su tre livelli con torre angolare, è riccamente decora- to con opere in ferro battuto e terracotta policroma. Un altro esempio di dimora privata, improntata ad un deli- zioso decorativismo, è Palazzo Galeffi (via Ammiraglio Burzagli) realizzato alla fine degli anni Venti dai medesi- mi Petrini e Zumkeller. Si tratta di un «edificio tipico del-

Fig. 11. Montevarchi, Villa Masini museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 94 l’attardarsi del gusto romantico» e in fondo di «un eclet- tismo neomedievale di maniera» ma appunto «nobilita- to da una raffinata esecuzione degli apparati decorativi che “trionfano” sia all’interno che all’esterno» (Monte- varchi: Dal Liberty al Déco, 1988). Nel palazzo è ospitato il Museo d’arte moderna Galeffi, una collezione privata, donata al Comune, che raccoglie opere dell’artista mon- tevarchino Ernesto Galeffi. Nella medesima strada si tro- va la chiesa di Santa Maria del Giglio, che venne edifica- ta fra il 1575 ed il 1578 per dare ricovero ad un’immagine quattrocentesca ad affresco raffigurante la Vergine col Bam- bino fra san Giovanni Battista e san Pietro, molto venera- ta e in origine collocata in un tabernacolo sul ponte del torrente Giglio. L’edificio fu nel tempo ampliato con l’ag- giunta di due cappelle laterali e poi, nel 1602, all’esterno vi venne annesso un loggiato che si apre su tre lati.

I dintorni di Montevarchi Da Montevarchi, in direzione sud s’incontra, dopo una deviazione, Caposelvi che sorge su una collina lungo la direttrice che unisce il Valdarno con la Val d’Ambra. Antico castello fortificato, feudo dei Conti Guidi, fu teatro di aspre lotte fra Arezzo e Firenze. Vi si conser- vano tracce delle fortificazioni e una porta di accesso a cui è addossata la parrocchiale di San Lorenzo restaura- ta nel 1771. Proseguendo verso sud, giunti a Mercatale Valdarno si prosegue, per una strada secondaria, alla volta di Galatrona. Qui si trova l’antica pieve, detta an- che di Petrolo, dedicata a san Giovanni Battista la cui attuale struttura, risalente al 1324, è sorta su un edificio di culto molto più antico. Sia la facciata, in alberese ed arenaria, che il campanile a vela mostrano i segni di un rifacimento databile alla prima metà del xvi secolo; l’in- terno, a tre navate, conserva uno splendido Fonte bat-

da firenze a montevarchi 95 Fig. 12. Pieve di San Giovanni a Galatrona tesimale commissionato nel 1516 ad Andrea della Rob- bia da Leonardo Bonafè. Il manufatto, di forma esago- nale in terracotta invetriata bianca e policroma, presenta sulle sei formelle episodi della Vita del Battista. Sull’al- tar maggiore si trova un Ciborio in terracotta invetriata bianca (con gli stemmi policromi del Bonafè): a base esagonale, sormontato da una cupola, il ciborio presenta nelle sei formelle figure di Santi attribuiti stilisticamente alla bottega dei Della Robbia, motivo per il quale si è suggerito che formasse un’unica composizione col Fon- te battesimale. Di fronte alla pieve si trova, leggermen- te più elevata rispetto all’edificio di culto, ed in magni- fica posizione panoramica, la Fattoria di Petrolo con la sua bella Villa padronale realizzata, nei primi anni del Settecento, dall’artista (originario di Montevarchi ma prevalentemente attivo a Firenze) Massimiliano Solda- ni Benzi. Sulla sommità della collina, da poco raggiun- gibile anche in auto, si ammira una solitaria Torre, che museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 96 domina il versante valdarnese e il crinale dei monti del Chianti. È l’ultimo resto dell’antico castello dei Conti Guidi, facente parte, in origine, del Viscontado di Val d’Ambra e passato in seguito ai Tarlati; dal 1335 questo castello entrò a far parte del dominio fiorentino e per- tanto, durante il Cinquecento, coinvolto (come tutta la Val d’Ambra) nella lotta contro , perdendo suc- cessivamente d’importanza: dal 1992 la zona è stata di- chiarata “sito d’importanza archeologica”. Ritornando sulla strada statale ci si dirige alla volta di Bu- cine. Il centro storico della cittadina, l’antico castello, oc- cupa la sommità di una collina posta lungo il percorso dell’Ambra. Ancora oggi sono visibili tratti della cinta muraria, mentre un edificio (in via Castello nn. 15-17) conserva una struttura che si ritiene facesse parte della rocca dei Conti Guidi. Sulla sommità del castello si tro- va l’antica pieve di Sant’Apollinare che, rovinata in par- te nel 1710, fu ridotta in cappella; notevolmente modi- ficata dopo la ristrutturazione degli anni Cinquanta del xx secolo, già nel Settecento era divenuta parrocchiale la chiesa di San Giovanni Battista che acquistò il titolo di Sant’Apollinare. L’edificio fu fatto costruire proba- bilmente da un esponente della famiglia Conti di Fi- renze, a cui si deve anche un successivo ingrandimento nel 1581. Interessante è soprattutto l’interno arioso, a tre navate spartite da colonne di pietra serena con capitelli sormontati da un dado “brunelleschiano” che recano lo stemma dei Conti. In un sobborgo di Bucine, Pogi, ol- tre alla chiesa parrocchiale intitolata a San Donato e a pochi ruderi del castello che fu dominio dei Conti Gui- di (e, come Caposelvi, parte del Viscontado della Val d’Ambra) si trova un famoso Ponte sull’Ambra, di fon- damenta antiche e fattura romanica “a schiena d’asino”. Proseguendo ancora a sud si consiglia la visita di Badia Agnano. Il paese, nella parte più elevata di una collina

da firenze a montevarchi 97 Fig. 13. Ponte di Pogi che affaccia sulla valle del torrente Trove, sorse sui po- chi resti di un antico castello, di cui si conservano al- cuni elementi (cinta muraria e porta d’accesso). Dalla piazza del borgo, percorrendo via Trento, si arriva alla badia di Santa Maria (originariamente benedettina, pas- sò poi all’ordine camaldolese), forse risalente a prima del Mille anche se rifondata più tardi. Si tratta di un ti- pico esempio di architettura romanica con pianta a cro- ce latina, navata unica, transetto sporgente e tre absidi di cui le due laterali più piccole; mentre la semplice fac- ciata è in grosse bozze di arenaria. Sulla strada che da Badia Agnano ci conduce a Pergine Valdarno s’incontra la pieve di San Pietro a Presciano, rammentata in un documento del 1028, anche se mol- ti studiosi considerano l’edificio di origine paleocri- stiana: per il toponimo (Presciano), la dedicazione a San Pietro e la sua ubicazione lungo la strada romana che collegava Arezzo e Siena. Per quanto l’edificio ab- bia subito varie trasformazioni nel corso dei secoli, la museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 98 Fig. 14. Badia Agnano, badia di Santa Maria sua struttura, a navata unica con copertura a capriate, è rimasta sostanzialmente la medesima del tempo del- la fondazione, nonostante la costruzione al suo inter- no, tra il xv ed il xviii secolo, di otto cappelle (la più parte delle quali perdute) e un successivo intervento in tardo stile neoclassico toscano. Nella canonica è visita- bile (su appuntamento) una raccolta di arredi sacri. Si arriva, dalla medesima arteria, alla volta di Pergine Val- darno. Castello già nell’xi secolo, appartenne in origi- ne alla Badia a Prataglia, passato poi, nel xii secolo, sot- to la Badia di Agnano dalla metà del Trecento entrò a far parte del dominio fiorentino. Nel paese si trovano la chiesa di San Michele Arcangelo e il Museo di Ar- cheologia industriale con documenti, foto e macchi- nari che hanno fatto la storia dell’industria locale. In- sieme ai Comuni di Laterina, Montevarchi e Terrano- va, il territorio di Pergine afferisce alla Riserva natura- le della Valle dell’Inferno e Bandella, costituita da una fitta vegetazione con differenti specie di alberi e canneti

da firenze a montevarchi 99 che fa da cornice ad un lago dalle limpide acque. Pro- seguendo verso nord e poi dirigendosi ad est, si rag- giunge Laterina, un borgo che si sviluppò a partire dal- l’xi secolo. Nel 1272 prese possesso del castello il Co- mune di Arezzo al fine di contrastare l’espansione di Firenze nel Valdarno. Da allora, e per più di un secolo, il castello di Laterina fu teatro di sanguinose battaglie fra le due città che si conclusero con il passaggio di Arez- zo, e dei suoi territori, sotto il dominio della Repub- blica fiorentina. Da un punto di vista artistico, il cen- tro storico, posto su di un colle che domina la Valle del- l’Arno, è perfettamente conservato. La cinta muraria delimita il paese spartito, nella sua parte più antica, da tre strade parallele, delle quali quella “di mezzo” con- duce verso est, alla Rocca, verso ovest alla Torre Guini- gi. Al centro sorge la chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano a cui è stato dato il titolo dell’antica pieve che si trova- va nei dintorni del borgo; all’esterno dell’edificio è vi- sibile un frammento di mosaico romano proveniente proprio dall’antica pieve, all’interno della chiesa si tro- va un notevole dipinto: la Madonna col Bambino fra i santi Domenico e Cassiano di Domenico Puligo. Appe- na fuori Laterina (sulla via Vecchia Aretina) si trova la grandiosa Villa di Monsoglio, che presenta all’interno vari ambienti affrescati e, all’esterno, un ampio giardi- no all’italiana. Proseguendo ancora verso nord-est, tran- sitando nella Riserva naturale Ponte Buriano-Penna, si raggiunge, sul percorso della “Strada dei Sette Ponti”, Castiglion Fibocchi. Di antica origine, nel xii secolo fu ceduto in feudo dai Conti Guidi ai Pazzi, mentre dal 1384 divenne possesso della Repubblica fiorentina. Nel borgo, in posizione sopraelevata e caratterizzato da stret- ti vicoli, si trovano: testimonianze della cinta muraria su cui si apre la Porta Fredda del xii secolo, il Palazzo comunale, ampliato nel 1863, ed infine la chiesa dei museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 100 Fig. 15. Angelo di Lorentino, Madonna col Bambino in trono fra due santi, Castiglion Fibocchi, chiesa dei Santi Pietro ed Ilario

Santi Pietro ed Ilario dove si conserva una Madonna col Bambino in trono fra due santi (perduti ma probabil- mente un santo vescovo e san Michele arcangelo) ope- ra, del primo decennio del Cinquecento, riferibile al pittore aretino Angelo di Lorentino, figlio di uno dei più importanti collaboratori di Piero della Francesca al ciclo della Vera Croce in San Francesco di Arezzo.

Si ringraziano: Lucia Bencistà, Cecilia Frosinini, Cecilia Ghelli, Giusep- pe Lettieri, Alessio Monciatti, Gloria Papaccio, Rosanna Proto Pisani, Giu- seppina Carla Romby, Giuliana Righi, Lorenzo Tanzini ed in modo par- ticolare i Direttori ed il personale del Kunsthistorisches Institut di Firenze.

da firenze a montevarchi 101

Artigianato artistico ed enogastronomia

Artigianato artistico ed enogastronomia del Valdarno Superiore

Maria Pilar al massiccio del Pratomagno ai monti del Chianti, Lebole l’Arno percorre una riserva naturale detta “ valle del- e Benedetta D Zini l’Inferno e Bandella”, di cui protagonisti sono i boschi di farnia e cerro, i salici, i pioppi neri e i lecci che abitano questa lunga gola di bacini artificiali che sembra esaurirsi alla “stretta dell’Incisa” per poi nuovamente ampliarsi nel- la provincia aretina fino ad includere il territorio solcato dall’Ambra, affluente di sinistra dell’Arno verso Siena. Il territorio che consigliamo di percorrere per un itine- rario che offra al visitatore non solo gli splendori stori- co-artistici della valle dell’Arno, ma affianchi ad essi una produzione artigianale nata molti anni fa e ancora viva e presente, è quel tratto di strada corrispondente a circa

Vigneto a terrazzamento tipico del Valdarno Fig. 1. Bosco della Valle dell’Inferno

105 Fig. 2. Veduta del paese di Figline Valdarno

Fig. 3. Veduta del paese di San Giovanni museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 106 40 chilometri, che si può percorrere mediante l’auto- strada del Sole (A1) tra il ca- sello di Firenze sud e quel- lo di Valdarno, oppure par- tendo da Firenze e seguen- do la valle dell’Arno lungo la via Aretina, quindi, pas- sato Pontassieve, salendo a sinistra verso Vallombrosa per riscendere a Rignano, oppure ad oriente verso Reggello, Pian di Scò e Ca- stelfranco di Sopra. Il Valdarno Superiore sto- ricamente corrisponde ad un territorio ricco di pievi e castelli strategicamente importante per le sue “ter- Fig. 4. Strada dei Sette Ponti re murate”. Dapprima do- o Cassia Vetus minate dai Conti Guidi del Casentino e poi dal xiii se- colo controllate dal Comune di Firenze come agglome- rati protetti da mura dal tipico impianto urbanistico a scacchiera, queste “terre murate” ancora oggi testimo- niano come la storia abbia conservato la cultura e la ci- viltà di quelle popolazioni e ne sono mirabili esempi i paesi di Incisa, Figline, San Giovanni e Montevarchi. Il paesaggio che incontriamo lungo questo tratto di stra- da presenta molteplici sfaccettature: dalle pendici solita- rie dei boschi di quercia, castagni, conifere e faggi, se per- corriamo la strada alquanto tortuosa fino alla cima più elevata dell’intero massiccio del Pratomagno (monte Pia- nellaccio, 1593 metri), da cui si dischiude il panorama dell’intera Toscana, dalle Apuane all’Amiata, dal Chian-

artigianato artistico ed enogastronomia 107 ti alle torri di San Gimignano, fino al paesaggio valdar- nese dalla Cassia Vetus che corrisponde alla Strada dei Set- te Ponti (attualmente detta anche via dei Setteponti), che è la stessa che percorriamo per questo itinerario. Il denominatore comune di questo territorio è rappre- sentato dalle “Balze”, quei fenomeni di erosione ai pie- di della dorsale del Pratomagno, disegnati da una par- ticolare struttura morfologica fatta di calanchi e cana- loni, affascinanti per il contrasto tra la spigolosità del- la roccia e le tonalità calde della materia che assume nei mesi estivi al tramonto inconfondibili gradazioni ros- so-arancio, proprie di questa terra. Queste forre argillose costituiscono una delle molte aree protette del Valdarno e accolgono, a valle, tanti stabi- limenti industriali per alcuni tratti di strada, e zone in continua evoluzione economica (come quella della stra- da provinciale 11 Lungo l’Arno, detta dell’Acquaborra,

Fig. 5. Le “Balze” museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 108 che da Terranuova Bracciolini va verso Arezzo attra- versando il ponte della storica “diga di Levane”, prota- gonista nel 1966 della tragedia fiorentina), oppure pic- coli nuclei rurali come quelli lungo la Strada dei Sette Ponti che conduce fino ad Arezzo, che è un percorso tra i più suggestivi della valle dell’Arno. Quest’ultimo itinerario è senza dubbio uno tra quelli consigliati da percorrere a piedi lungo i sentieri, per apprezzare le va- riazioni del territorio dalla bassa collina fino alla som- mità del Pratomagno. La vegetazione qui è mista, a macchia, a zone boschive con in prevalenza querce, fag- gi e abeti, che si alternano ora a vigneti piani e terraz- zamenti, ora a sterminate distese di prati da pascolo, ora ai disegni delle arature, ai colori delle colture dalla semina alla maturazione, o a campi di olivi e in prima- vera a suggestive macchie di “maggio”, il termine che in questa zona sottintende la “ginestra”.

Fig. 6. Vendita di abbigliamento a Terranuova Bracciolini

artigianato artistico ed enogastronomia 109 La parte centrale, quella per in- tendersi attraversata dall’Auto- strada del Sole e dalla “direttis- sima” ferroviaria, è indubbia- mente il nodo pulsante dell’e- conomia di questo territorio, una delle aree più sviluppate dell’intera Toscana soprattutto per ciò che riguarda la piccola e media impresa artigianale, e nell’ultimo ventennio anche per la presenza di alcuni stabili- menti industriali che hanno prodotto marchi divenuti fa- mosi nel mondo e leader indi- scussi nel settore dell’abbiglia- mento e degli accessori. A que- sta produzione molto diffusa in Toscana, si affianca in misura ormai minore quella del vetro e del cristallo della zona di San Fig. 7. Produzione di ve- tro dello stabilimento Giovanni Valdarno, che stori- IVV di San Giovanni camente vede la sua nascita in- Valdarno torno alla fine del xiii secolo e ancora oggi, con una produzione indubbiamente meno artigianale ma pur sempre incisiva per l’economia della zona, ne caratterizza il territorio. La produzione vede og- getti in vetro, fatti a regola d’arte, dalle vetrate artistiche, alle lampade tipo “Tiffany”, ad oggetti d’arredamento realizzati in vetro fusione, vetri e dipinti a mano e incisi. Anche Montevarchi merita una visita: passeggiando per le strade del centro sono interessanti alcuni esempi di architetture Liberty di palazzi. Passiamo la Torre del Cas- sero, che ospita una mostra di scultura del xix-xx seco- lo, e raggiungiamo la piazza Benedetto Varchi, il punto museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 110 di unione tra il potere politico e religioso della città. Ottimi i ristoranti della zona che non mancano di degustazioni e pie- tanze tipiche a base di carne, come lo “stufato alla Sangio- vannese” riproposto anche qui come piatto locale, l’arrosto gi- rato e il tipico pollo del Val- darno cotto con il pomodoro. Lo stesso vale per le solite zup- pe toscane, dalla pappa al po- modoro, alla minestra di pane, la ormai nota “ribollita”. A San Giovanni invece la produzione dei salumi si differenzia con la “barese”, un tipico salume loca- le, oppure con “il rigatino”, uno speciale tipo di pancetta "stesa", molto saporita. Del Pratoma- Fig. 8. gno sono noti il prosciutto e le Architetture Liberty di Montevarchi castagne, oltre che gli antipasti toscani come i crostini neri, la semplice “fettunta”, la fetta di pane leggermente insaporita con aglio fresco e condita con un filo d’olio extravergine d’o- liva e a piacere con fagioli. L’olio merita un’appunto a par- te in questa zona: da Firenze ad Arezzo tutto il Valdarno è ricco di oliveti, ma le zone d’eccel- lenza valdarnesi sono quelle di Fig. 9. Logo dell’Associa- zione Fagiolo Zolfino della Pontassieve, Reggello (che pre- Penna senta anche la “Rassegna del-

artigianato artistico ed enogastronomia 111 l’Olio Extravergine di Oliva di Reggello e Pratomagno”) e Pergine Valdarno, insieme all’olio dei Colli d’Ambra e del Pratomagno. A tavola un famoso legume è sopravvissuto ai più co- muni cannellini e toscanelli: il re del Valdarno, dell’a- rea Setteponti è il tanto pregiato fagiolo zolfino: pic- colo, rotondo, giallo e di buccia sottile viene coltivato soprattutto tra l’Arno e il Pratomagno. L’area di pro- duzione è compresa, nel versante occidentale del Pra- tomagno, fra i Comuni di Castiglion Fibocchi, Late- rina, Loro Ciuffenna, Terranuova Bracciolini, Castel- franco di Sopra, Pian di Scò (provincia di Arezzo) ed il Comune di Reggello (provincia di Firenze), in zone collinari e pedemontane, perché ama i terreni poveri e asciutti e non sopravvive in pianura nei ristagni d’ac- qua. La semina avviene in primavera spesso sui terraz- zamenti degli olivi ed oramai è diventato un prodotto pregiatissimo per le minime quantità di produzione e per l’alto costo di vendita. Bisogna guardarsi dalle spe- culazioni sul nome, il vero fagiolo zolfino è solo in que- sta zona! La cottura di questi fagioli dalla buccia sottile può va- riare dalle 3-4 ore e oltre, per un risultato denso e cre- moso. Si gustano lessi, conditi con olio extravergine di oliva (meglio se forte e fruttato) e adagiati su fette di pane toscano abbrustolito o come contorno della bi- stecca fiorentina. Molto in voga, specialmente in passato, era la cottura dello “zolfino” nel fiasco di vetro. Vi si aggiungeva ac- qua, olio, sale, peperoncino, salvia e pomodoro e il fia- sco privato del collo più stretto veniva riposto tra la ce- nere di legna arsa ancora calda, aggiungendo acqua di tanto in tanto e facendo attenzione che non fuoriu- scisse e bagnasse il fiasco dall’esterno, pena lo scoppio immediato. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 112 Come è noto nella più tradizionale usanza contadina, lo zolfino come il fagiolo cannellino è ottimo nella ribolli- ta e nella “fettunta” anche il giorno dopo la cottura. Oggi, salvato dall’estinzione, è presente su una super- ficie attorno ai 30-40 ettari, e i coltivatori producono non più di 200-300 quintali di piante, comunque in- sufficienti a far fronte alle crescenti richieste. Per la va- lorizzazione e la tutela dello zolfino si è costituito un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato l’Associazio- ne Ente Fiera col progetto Setteponti, l’agenzia Arsia della Regione Toscana ed i tecnici di Coldiretti, Cia, Unione Agricoltori per promuovere iniziative di speri- mentazione, miglioramento delle tecniche agronomi- che, degustazioni (collaborano a questo programma l’Università, la Provincia di Arezzo, la Comunità Mon- tana del Pratomagno, alcuni ristoratori, i produttori, Ar- cigola Valdarno…) e per coinvolgere produttori e con- sumatori nella salvaguardia di questo prodotto. Anche i polli sono di ottima qualità e ruspanti per ec- cellenza: belli da vedersi oltre che da gustare, si presen- tano con le piume bianche, la cresta e i bargigli rossi e sono meglio conosciuti come i “polli del Valdarno”; la produzione è di razza valdarnese bianca, o Valdarno bianca, la carne è soda e gustosa, sono adatti a tanti ti- pi di ricette, per bollito, arrosto, il sugo o la frittura. Dal 2001 un gruppo di allevatori sotto la guida dell’Arsia To- scana, in collaborazione con le Università di Firenze e di Milano si è dedicato al recupero e alla valorizzazio- ne della razza definendone gli standard di razza e sele- zionando la specie. Fra le carni un piatto tradizionale toscano, ma che in questi luoghi si trova molto comunemente anche nel- le sagre paesane e nei mercati settimanali è la porchet- ta, ovvero il maialino di latte arrostito per intero sul fuoco.

artigianato artistico ed enogastronomia 113 La ricetta prevede che il maialino venga farcito con tut- te le spezie e gli odori. Una volta arrivata a cottura e ta- gliata a fatte la porchetta viene mangiata tra due fette di pane. Come ben noto del maiale non si butta via nulla, e anche qui si mangia un po’ tutto, dalle parti ma- gre a quelle grasse fino alla croccante crosta che è la par- te migliore, “il boccon del prete” come popolarmente si usa dire da queste parti. Una delle più famose è la porchetta di Monte San Savino, in provincia di Arez- zo, dove annualmente nel mese di settembre si svolge l’altrettanto famosa Sagra della porchetta. Folklore, manifestazioni paesane che testimoniano la vi- talità di questi paesi si svolgono soprattutto nella sta- gione estiva: il castello di Bucine, ad esempio, ospita nel- le serate estive alcuni concerti ed eventi musicali, vi so- no poi la Festa della grandine a maggio a Castelfranco di Sopra, la mostra dei Presepi a Laterina, i mercati del- l’antiquariato a Montevarchi e Terranuova Bracciolini, il Palio degli Arcieri e la Fiera Nazionale degli uccelli

Fig. 10. Carnevale dei Figli di Bocco museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 114 da richiamo a Pian di Scò, le feste del Perdono che si svolgono i primi giorni di settembre in tutti i paesi, il Palio di San Rocco di Figline Valdarno con la sagra del- la Nocciola, mentre nel mese di febbraio da non per- dere è la sfilata nel centro storico di Castiglion Fiboc- chi del Carnevale dei Figli di Bocco, con maschere e co- stumi di tradizione veneziana. Nel paese un gruppo di sarte, organizzate in una piccola impresa amatoriale, produce abiti sartoriali per festeggiare un carnevale del tutto speciale: i costumi infatti sono bellissimi, curati nei dettagli e ricamati a mano.

Itinerario da Firenze a Montevarchi Diverse sono le strade per raggiungere Montevarchi partendo da Firenze. La più pratica e veloce è indub- biamente l’Autostrada A 1 in direzione Arezzo, ma una variante degna di nota è la strada che passa per San Do- nato in Collina e che muove salendo da Bagno a Ripoli attraversando località come Meoste, La Croce, l’Arco del Camicia, la Fonte del Pidocchio (da cui la vecchia strada a sinistra conduce all’Apparita, poiché da lì a chi proveniva dal Valdarno appariva per la prima volta Fi- renze), La Corte, Osteria Nuova, Le Quattro Vie, San Donato in Collina, cui segue la villa settecentesca di Torre a Cona. Dunque per Troghi e Cellai si scende a Incisa. Chi volesse percorrere la via dei Sette Ponti potrebbe partire da Rosano ed arrivare ad Incisa seguendo l’Arno per la via Aretina. Passato Pontassieve, che rimane in vi- sta per alcuni tratti di strada, si sale verso il monte del- la Vallombrosa. Di qui la valle si allarga e si trova Ri- gnano, mentre a sinistra vi sono le pendici della zona di Reggello, e su un colle, circondato da uno straordina- rio parco, domina la villa di Sammezzano. Quindi San

artigianato artistico ed enogastronomia 115 Fig. 11. Incisa in Val d’Arno

Clemente, e passata la villa di Leccio, località che mol- ti conoscono per gli outlet aziendali che propongono importanti marchi della moda italiana a prezzi ribassa- ti, si giunge a Ciliegi fino ad arrivare ad Incisa. In questo tratto di strada (la Sette Ponti o Cassia Vetus) si consiglia una breve sosta nella rocca di Incisa, anti- camente meta di viandanti, mercanti e pellegrini, e una visita al Museo presso l’Oratorio del Crocifisso. Questa zona è sicuramente un’ospitale meta turistica per coloro che desiderano conoscere la campagna circo- stante, grazie alla presenza di numerosissime strutture ricettive, bed and breakfast e agriturismi. Proseguendo in modo rettilineo rispetto al fiume sulla sinistra, giun- giamo a Figline Valdarno. Oltrepassando l’abitato e proseguendo in direzione di San Giovanni Valdarno, ricordiamo che il settore si- derurgico si è sviluppato in questo territorio fin dal xv secolo. Nel 1872 nacque proprio a San Giovanni la So- cietà Italiana per l’Industria del Ferro, poi divenuta So- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 116 Fig. 12. Palazzi del centro storico di Figline Valdarno cietà delle Ferriere Italiane che nel 1914 contava più di mille salariati. A questo tipo di produzione, si aggiunse quella dell’acciaio e all’inizio del Novecento la prima centrale termoelettrica a lignite. Ma all’origine della produzione sangiovannese, riconducibile ai primi de- cenni del xix secolo, è la lavorazione del vetro. Il pri- mo stabilimento nacque nel Poggio della Ciulla per la produzione di lastre di vetro, che poi si differenziò in produzione di cristallo e lavorazione artistica e og- gettistica di vetri di alta qualità ancora oggi esportati in tutto il mondo come la Arte Arredo. Un’altra azien- da molto conosciuta per l’alta qualità della produzio- ne è la IVV (Industria Vetraria Valdarnese soc. coop. a rl) che oggi occupa circa 150 persone e produce in un an- no circa due milioni di oggetti esportando quasi il 50% dei suoi prodotti in tutto il mondo. Le linee vanno dal contemporaneo al classico, all’etnico, o neoromantico e fusion. Altra interessante caratteristica aziendale è il vetro senza piombo: eliminando le sostanze inquinanti

artigianato artistico ed enogastronomia 117 l’azienda realizza vetro ecologico senza intaccarne la qualità. A San Giovanni si possono comprare i loro prodotti all’IVV shop, un vasto ambiente aperto al det- taglio. Un altro settore importante per l’economia di San Gio- vanni tra la metà del xix secolo e il secondo dopoguer- ra è stato quello tessile. Lino, canapa, nastri di cotone e filati di pelo di coniglio accanto alla più comune la- na hanno assorbito molta manodopera, indirizzata suc- cessivamente verso la maglieria e la produzione di cal- zoleria. Ancora oggi i settori più produttivi sono le cal- zature, la pelletteria, l’abbigliamento e i tessuti. Da piazza Masaccio verso la stazione di San Giovanni, si consiglia una sosta all’Osteria dell’Angelo, dove in un piccolo locale potrete gustare i piatti tipici valdarnesi come la pasta fatta in casa e carne esclusivamente di razza chianina, come il tipico “stufato alla Sangiovan- nese” e i fagioli zolfini. Lo stufato è un piatto di origine povera, segretamente tramandato dalle donne di San Giovanni: «Racconta una leggenda che una donna, per onorare meglio la Madonna fece un piatto forte e assai drogato che battezzò col nome di Stufato […]» Per prepararlo occorre molta pazienza e buona volontà: una mistura di spezie, garofano e noce moscata ben do- sati sono gli ingredienti da aggiungere al battuto di prez- zemolo e cipolle nell’olio d’oliva, che unito alla carne di muscolo di zampa viene messo a cuocere in un te- game di coccio. «[…] Questo piatto che viene da lontano Saprà ridarti quel rapporto umano E far capire anche al più somaro Che il tempo è vita e che non è denaro». museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 118 Sempre nel centro storico, in via Ga- ribaldi, c’è l’Antico Forno, sede pro- duttiva principale con alcuni punti vendita nel territorio circostante, dove potrete trovare ogni preliba- tezza di pane esclusivamente cot- to a legna e la famosa “schiacciata a metro”. Per i palati più golosi so- no da assaggiare le “frittelle” e “i cenci” nel periodo del Carneva- le Sangiovannese, celebrato con sfilate in maschera e carri alle- gorici, e ancora il “pancosanti” farcito con uvetta, noci e pepe, ti- Fig. 13. La Fantoccia, pico della zona del Chianti senese e biscotto tipico riproposto come prelibatezza tosca- del Valdarno na. Quindi la “fantoccia”, un grande bi- scotto a forma di “befana” originario della zona tra In- cisa e Levane, ma prodotto anche a San Giovanni du- rante l’Epifania. È una golosità a forma di cavalluccio o di fantoccia fatta di pasta frolla e coperta da zucche- ri colorati, cioccolatini, confetti e altri dolciumi che i più giovani ricevono la mattina del sei gennaio. Nel centro storico di Montevarchi, sono poche le bot- teghe artigianali rimaste, ne sono un esempio una tap- pezzeria e la gioielleria artigianale Monini Gioielli che esegue anche riparazioni e gioielli personalizzati. In via Roma una splendida bottega orafa è quella di France- sco Modena che mostra in vetrina splendide perle e am- bre e l’arredo in sculture lignee ci fa apprezzare vera- mente l’estro e la maestria di un vero artigiano d’arte. Un buon ristorante nel centro storico di Montevarchi è Da I’ Frasca, con ambientazione tradizionale e spe- cialità della casa come la tagliata, ottimi formaggi e una carta dei vini a disposizione con duecento etichette. Il

artigianato artistico ed enogastronomia 119 Fig. 14. Monini Gioielli ristorante propone un menu degustazione che varia sta- gionalmente. Naturalmente sarà possibile richiedere anche un tipo di servizio alla carta. Oltrepassato il paese di Montevarchi, l’itinerario con- sigliato è da Terranuova Bracciolini in direzione Cati- glion Fibocchi, lungo la via dei Sette Ponti. Terranuo- va Bracciolini, che ha dato i natali all’umanista Poggio Bracciolini, e le cui origini risalgono al Trecento, è og- gi un importante centro produttivo del Valdarno Su- periore. Se in passato l’economia era incentrata sull’a- gricoltura e sull’allevamento del bestiame, nel Sette- cento e Ottocento furono impiantati alcuni lanifici per la produzione di pannilani e tintorie. Oggi sono da se- gnalare, in paese, squisite prelibatezze culinarie da gu- stare al ristorante Il Piano, dell’Azienda Agricola Bo- naccioni in località la Penna o all’Osteria dell’Acquoli- na, nella Strada dei Sette Ponti in direzione Castiglion Fibocchi. Un esempio di attività artigianale tradizio- nale per la zona, ma purtroppo quasi del tutto scom- parsa, è quella dei manufatti in pietra. Fino al dopo- guerra sette cave attive e un centinaio di scalpellini si museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 120 Fig. 15. Ristorante I’ Frasca sull’Ambra a Montevarchi contavano nel territorio. Oggi Biri di Paolo Fabbroni è l’unico laboratorio presente in Valdarno che diffonde l’antico sapere manuale dei vecchi scalpellini. Per chi davvero volesse assaggiare le prelibatezze arti- gianali della pasta fatta in casa, un po’ come ai vecchi tempi, la ditta Carmignani offre una vasta gamma di lavorazioni: tagliatelle, tortellini, ravioli con erbe, e cre- spelle al tartufo sono solo alcune delle specilità. Proseguiamo da Terranuova Bracciolini verso Arezzo in direzione Castiglion Fibocchi; tra i paesi che si in- contrano nella Sette Ponti (SR 69) ci sono vaste aree pia- neggianti in cui si ammira ancora oggi la storica pre- senza di antichi edifici detti “tabacchiere” destinati al- la raccolta del tabacco che in quest’area in epoca leo- poldina era molto in uso. Nei vasti campi la raccolta di tabacco convergeva in grandi edifici per l’essiccatura delle foglie. Quegli stessi edifici, oggi abilmente ri- strutturati, ospitano per lo più appartamenti e residence per il turismo. Dai borghi medievali del Valdarno, con alcuni esempi di case torri medievali, per contrasto si giunge nella zona

artigianato artistico ed enogastronomia 121 Fig. 16. Tabacchiera

Fig. 17. Casa colonica a tipica struttura leopoldina delle case coloniche lorenesi con la colombaia, la loggia e il portico, che lasciano spazio anche a piccoli borghi me- dievali come quello del Borro in località San Giustino Valdarno, che offre al visitatore un’interessante passeg- giata o soggiorno in un suggestivo ambiente finemente ristrutturato in cui la storia e la tradizione artigianale si museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 122 Fig. 18. Il Borro, veduta (San Giustino Valdarno) coniugano nel piccolo cuore ar- roccato del bor- go, tra i calanchi naturali. Qui merita la visita, anche dei più piccoli, un gran- Fig. 19. Insegna di un artigiano del Borro de presepe: co- struito dal parro- co che fu del paese e che oggi dà il nome alla piazza prin- cipale del borgo, ci accoglie in un edificio nella piccola piazza, e accanto ad esso alcuni contenitori grandi come vecchi televisori in legno mostrano personaggi meccanici semoventi artigianalmente prodotti di legno e cartape- sta, con la rivisitazione della storia di Pinocchio, oppu- re degli antichi mestieri artigiani, quelli di un tempo, le- gati all’artigianato rurale, ai campi, agli strumenti, quel- li insomma che sono oramai quasi scomparsi. Al Borro si possono trovare anche alcuni esempi di artigianato ar-

artigianato artistico ed enogastronomia 123 Fig. 20. Il paese di Laterina tistico d’eccellenza: le botteghe presenti nel piccolo bor- go offrono una produzione di calzoleria, orafa e di ferro battuto. Usciti dal Borro, seguiamo la strada che da San Giu- stino Valdarno porta a Laterina, costruita su un picco- lo altipiano che nel medioevo fu castello degli Umber- tini, rivali di Firenze. L’antico paese, il cui nome sem- bra risalire al latino later, lateris, che significa “matto- ne”, si distende lungo la collina e passeggiando lungo le antiche mura del castello si può godere di un ottimo panorama sia del fondovalle verso il fiume Arno, sia del Pratomagno con il caratteristico paesaggio delle balze. La storica produzione di laterizi, terraglie e ceramica di diverse tipologie sia a carattere artistico che seriale è propria di questa zona. Sicuramente il loro sviluppo fu incentivato dalla presenza di cave di terra particolar- mente adatta alla lavorazione e alla cottura. Antica- mente in questa zona decine e decine di nuclei fami- liari facevano i mattonai. Una di queste famiglie anco- ra oggi continua la propria attività inaugurata nel 1710. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 124 Fig. 21. Fornaci Baglioni Si tratta della Fornaci Baglioni, che produce mattoni e laterizi con una particolare tecnica di cottura a carbo- ne nei forni Hoffmann, speciali forni a tunnel a fun- zionamento continuo, in cui la zona di combustione si sposta orizzontalmente mentre la carica del materiale rimane ferma. Questo metodo, molto costoso per l’im- pegno continuo della manodopera, ci affascina così co- me vedere gli immensi ambienti della fornace e le di- stese di laterizi a essiccare. Da Laterina la strada s’immette nella via Vecchia Are- tina dalla Sette Ponti, e incontra il paese di Castiglion Fibocchi, antico borgo arroccato la cui cinta muraria è ancora in ottimo stato di conservazione e mantiene inal- terato il fascino di un tempo. Poco oltre, lungo la Set- te Ponti, la riserva naturale di Ponte a Buriano e Penna è un’altra area protetta del territorio valdarnese, ricca di splendidi olmi campestri, e in cui ammiriamo il Pon- te di Buriano di leonardiana memoria (sembra infatti che lo sfondo della Gioconda ritragga proprio questo antico ponte) prima di giungere ad Arezzo.

artigianato artistico ed enogastronomia 125 Fig. 22. Ponte di Buriano

Da Laterina, con una deviazione interessante, im- mettendoci nella via Fàbbrica, s’incontra Ponticino, un paese formatosi sulla traiettoria della ferrovia e del- la via di comunicazione da Firenze ad Arezzo prima del- la costruzione dell’autostrada del Sole, ma che riser- va, alle pendici dei monti che lo sovrastano, campa- gne di eccellente produzione vitivinicola e un antico borgo dal nome di origine longobarda Montalfone o Montarfoni, che soltanto sessanta anni fa era un vero e proprio nucleo rurale con il convento delle mona- che nella villa seicentesca, le botteghe artigiane e la scuola, e che adesso è invece un’azienda vitivinicola di proprietà privata. Poco oltre la strada sterrata conduce verso la Valdi- chiana, dove si consiglia una visita a Civitella della Chia- na, dalla cui rocca si gode un bellissimo panorama su tutto il Valdarno da un lato e della Valdichiana dall’al- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 126 tro, con un altro interessante itinerario che non pos- siamo affrontare in questa sede, ma che racconta la sto- ria di immense estensioni di vigneti, oliveti e casali nel- la valle bonificata dal granduca Leopoldo. Tornando invece verso Firenze, la Strada Regionale 69 incontra il bivio per Bucine in direzione Siena. La com- penetrazione tra le forre del Valdarno e le crete della Val d’Ambra inizia proprio qui, in questa campagna straordinaria in cui tanta storia e tanta tradizione sono state oggi recuperate a favore del turismo e della risto- razione. Sempre lungo la statale in direzione di Firenze, incon- triamo il paese di Pergine Valdarno. Nel Comune di Pergine, l’olivicoltura è molto rinomata perché la lati- tudine e l’altezza del territorio conferiscono all’olio ex- travergine d’oliva “Pergentino” caratteristiche organo- lettiche molto particolari: la difficoltà di maturazione delle olive produce un olio dal colore verde intenso e dal profumo spiccato, dal sapore fruttato e asprigno e dalla bassa acidità e la frangitura avviene in due frantoi situati nella zona. Qui la Fattoria di Rimaggio rispon-

Fig. 23. Montarfoni

artigianato artistico ed enogastronomia 127 Fig. 24. Fattoria di Rimaggio a Pergine Valdarno (ph. Fattoria di Ri- maggio) de all’imprescindibile requisito della genuinità, alleva vitelli da carne, vacche da latte, bufale, suini, pecore, pollame, conigli e altri animali di bassa corte. Nel- l’ambito aziendale vi sono anche numerose strutture per la lavorazione della carne e del latte, per la vinifi- cazione, per l’imbottigliamento del vino e dell’olio: dal mattatoio al salumificio, al caseificio, alla cantina e al- l’orciaia. A Levane, una sosta alla Fattoria di Migliarina è d’ob- bligo: l’omonima villa in stile neoclassico, circondata da un ampio giardino, è divisa in eleganti appartamenti che vengono affittati come agriturismo. Le cantine adia- centi alla villa offrono degustazione e vendita degli ec- cellenti prodotti dell’azienda come il vino Chianti Su- periore, IGT Toscano Cavasonno, i vini della DOC Pietraviva, il vinsanto, la grappa ed il pregiato olio ex- tra vergine di oliva. La nostra gita termina dunque all’insegna del gusto: la produzione agricola del Valdarno Superiore ci ha offer- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 128 Fig. 25. Azienda Agricola Migliarina a Levane (ph. Az. Agrituristi- ca Fattoria di Migliarina) to prodotti tipici tutti da scoprire. Per chi fosse appas- sionato di buon vino, seppure da considerarsi per la mag- gior parte organizzata in piccole aziende familiari, la pro- duzione della zona comprende il Chianti dei Colli Are- tini DOCG e il Chianti dei Colli d’Ambra. Un sapore deciso e un vino d’eccellenza da tutto pasto, fresco, di grande immediatezza e da bersi abbastanza giovane af- fianca una produzione di vini di maggior corpo, più adat- ti alla conservazione nel tempo. Un tratto caratteristico del Chianti Colli Aretini è il suo profumo intensamen- te vinoso con note di mammola, un vino che può ac- compagnare tutto il pasto e i piatti ricchi di sapore.

La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli autori e non può considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nel- l’area citata. Si ringraziano le aziende artigiane e le strutture ricettive per la disponibilità a collaborare durante la fase di ricerca. Un particolare rin- graziamento va a Massimo Malvisi, a Emanuele Rappa e a Filippo Bigazzi per la cortese collaborazione.

artigianato artistico ed enogastronomia 129 Parchi naturali, artigianato artistico ed enogastronomia riserva naturale della antico forno di canu & valle dell’inferno e innocenti snc bandella Via Santa Croce, 20 Tel. 0575 3161 50063 Figline Valdarno (Firenze) [email protected] Tel. 055 953353 le balze vetrerie artistiche Tel. 0575 3161 di gianni prosperi & c. snc [email protected] Via della Comunità Europea 50063 Figline Valdarno (Firenze) associazione fagiolo Tel. 055 959087 zolfino Fax 055 959087 del pratomagno www.vetrerieprosperi.it Frazione Penna [email protected] 53028 Terranuova Bracciolini (Arezzo) aldo benini Tel. 055 9705039 Maestro d’Arte Fax 055 9705039 Corso Matteotti, 24 www.ilfagiolozolfino.it 50063 Figline Valdarno (Firenze) Tel. 338 3987910 info@ilfagiolozolfino.it

San Giovanni Valdarno Figline Valdarno arte arredo di iacopozzi marco pecchioli antonella Via Castelguinelli, 8 Lavorazione Vetro, Stoffa, 50063 Figline Valdarno Murales (Firenze) Via Mannozzi, 14 Tel. 339 6530012 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) vinoteca la porta del Tel. 055 9121875 chianti Via Castelguinelli, 70 ivv (industria vetraria 50063 Figline Valdarno valdarnese Soc. coop. a. r.l.) (Firenze) Lungarno Guido Reni, 60 Tel. 055 959341 52027 San Giovanni Valdarno Tel. 339 7888273 (Arezzo) www.laportadelchainti.net Tel. 055 944444 [email protected] Fax 055 944447 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 130 [email protected] stagi alessandro ivv shop tel. 055 942619 Restauro Piazza Cesare Battisti, 34 osteria dell’angelo 52025 Montevarchi (Arezzo) Cucina Tipica Toscana Tel. 335 6751041 Via della Madonna, 3/5 [email protected] 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) agnolucci marco Tel. 055. 943799 Via Isidoro del Lungo, 24 antico forno di canu 52025 Montevarchi (Arezzo) alessandro & c Tel. 338 3678474 Via Garibaldi, 78 52027 San Giovanni Valdarno bertini serena (Arezzo) Via Levanella Scambio, 39 Tel. 055 9123091 52025 Montevarchi (Arezzo) Tel. 055 980204 Montevarchi l’antica cesta snc il cassero di marchionni aldo & c. Torre per la scultura Via Danubio, 13 del xix-xx secolo 52025 Montevarchi (Arezzo) orario: giovedì 10-12 Tel. 338 3325660 sabato e festivi 17.00-19.30 52025 Montevarchi (Arezzo) punto e pasta tappezzeria calosi di amadori marinella Vendita e lavorazione Piazza Mazzini, 8 Via Poggio Bracciolini, 26 52025 Montevarchi (Arezzo) 52025 Montevarchi (Arezzo) Tel. 055 983635 monini gioielli f.lli bonci di boncisilvio Riparazioni lavori personali - sergio & c. snc gioielleria Via A. Vespucci, 95/A Via Poggio Bracciolini, 54 52025 Montevarchi (Arezzo) 52025 Montevarchi (Arezzo) Tel. 055 981225 Tel. 055 980783 pasticceria@bonci_team.com [email protected] francesco modena gioielli villa sassolini Via Roma, 118 Località Moncioni, 85-88 52025 Montevarchi (Arezzo) 52025 Montevarchi (Arezzo) Tel. 055.9850308 Tel. 055 97029742 [email protected] [email protected]

artigianato artistico ed enogastronomia 131 da i’ frasca San Giustino Valdarno Ristorante-Enoteca- (Frazione di Loro Ciuffenna) Fiaschetteria cassia di baccano Via Mochi, 18 Via Setteponti Levante, 132 52025 Montevarchi (Arezzo) San Giustino Valdarno Tel. 055 983372 52024 Loro Ciuffenna (Arezzo) Fax 055 983372 [email protected] Tel. 055 9772310 Fax 055 9772898 osteria dell’acquolina [email protected] Località Paterna, 96 52028 Terranuova Bracciolini pratomagno prosciutti srl (Arezzo) di Grati Tel. 055 977497 Via Fausto Coppi, 1 Fax 055 977514 52020 San Giustino Valdarno www.acquolina.it (Arezzo) [email protected] [email protected] paterna vino e olio il borro Cooperativa Agricola Località Borro, 1 Valdarnese 52020 San Giustino Valdarno piccola società cooperativa arl (Arezzo) Località Paterna, 96 Tel. 055 977053 52028 Terranuova Bracciolini Fax 055 977055 (Arezzo) www.ilborro.it Tel. e fax 055 977052 [email protected] [email protected] Terranuova Bracciolini agriturismo campo del monte azienda agricola bonaccini Via Traiana, 53/A “Ristorante Il Piano” 52028 Terranuova Bracciolini Località La Penna (Arezzo) 52028 Terranuova Bracciolini Tel./Fax 055 977492 (Arezzo) Cell. 338 1895562 Tel. 055 9172180 www.campodelmonte.it agriturismocampodelmonte@ biri di fabbroni paolo virgilio.it Scalpellino-Lavorazione Pietra Stradone di Loro, 130/c agriturismo le vignacce 52028 Terranuova Bracciolini Frazione Campogialli, 84 (Arezzo) 52028 Terranuova Bracciolini Tel. 055 9705181 (Arezzo) Fax 055 9705849 museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 132 carmignani angiolo snc Bucine di Rubizzi & c. frantoio fra.ma di Corrado Via Penna 64/B-C Maddii 52028 Terranuova Bracciolini & C. snc (Arezzo) Via 2 giugno, 15/17 Tel. 055.9705177 52023 Levane-Bucine (Arezzo) pastacarmignani@libero Tel. 055 9789321 [email protected] Laterina fornaci baglioni srl Pergine Valdarno Via Latereto, 21 fattoria di rimaggio 52020 Laterina Via Nazionale, 2/2 Tel. 0575 89009 52020 Pergine Valdarno (Arezzo) Fax 0575 894609 Tel. 0575 896007 www.fornacibaglioni.com Fax 0575 896502 www.fattoriadirimaggio.it [email protected] Castiglion Fibocchi ristorante cassia vetus Levane euro 3000 Via A. Dal Borro, 6 fattoria migliarina 52029 Castiglion Fibocchi Strada provinciale, 69 (Arezzo) 52023 Levane (Arezzo) Tel. 0575 47466 Tel. e fax 055 9788243 www.migliarina.it [email protected] le quattro pietre [email protected] Via Sette Ponti, 8 Località Casenuove 52029 Castiglion Fibocchi (Arezzo) Tel. e fax 055 9148099 [email protected] la vialla Azienda Agrituristica Località Meliciano, 26 52029 Castiglion Fibocchi (Arezzo) Tel. 0575 364372 Fax 0575 477812

artigianato artistico ed enogastronomia 133

Glossario Francesca Sborgi

Affresco Bacile Tecnica di pittura murale basata sul- Bacinella per la lavanda delle mani, l’incorporazione dei colori alla calce usata insieme alla brocca (v.) o al me- dell’intonaco, che grazie alle partico- sciacqua, piccolo contenitore con bec- lari modalità esecutive offre straordi- cuccio funzionale a versare l’acqua. naria durevolezza dell’opera nel tem- po. Il supporto murario asciutto e pu- Bassorilievo lito è preparato con un primo strato Opera scultorea nella quale le figure grossolano d’intonaco (il rinfazzo) sul emergono dal fondo della composi- quale è steso uno strato più sottile, det- zione per meno della metà del loro to arriccio. Sull’arriccio è tracciata con spessore. terra rossa la sinopia (disegno prepara- torio dell’opera, sostituito dal Quat- Brocca trocento dallo spolvero e poi dal carto- Vaso con manico e beccuccio utilizza- ne). È quindi steso il tonachino, strato to per versare acqua nelle abluzioni li- leggero di sabbia fine mista a calce, sul turgiche, con forma solitamente ad quale l’artista dipinge l’opera con co- anfora, spesso riccamente decorato a lori mescolati con acqua. La caratteri- sbalzo (v.) e cesello (v. Cesellatura), usa- stica principale dell’affresco è la rapi- to insieme al bacile (v.). dità di esecuzione richiesta all’artista, che deve applicare il colore sull’into- Broccatello naco fresco, senza lasciarlo asciugare. Tessuto della famiglia dei lampassi, Per questo motivo la porzione di su- avente due orditi e almeno due trame; perficie da affrescare viene preparata utilizzato soprattutto nell’arredamen- quotidianamente (sono le cosiddette to, presenta motivi decorativi solita- giornate), in rapporto al lavoro che si mente in raso. prevede di portare a termine. Penti- menti, correzioni o completamenti del- Broccato l’opera sono apportati a secco, usando Tessuto di seta, lino o canapa, di com- colori a tempera. plessa e lenta lavorazione, particolar- mente pregiato, caratterizzato da gran- di disegni operati, con intrecci che Ampolla/ampollina producono un caratteristico effetto a Vasetto in vetro o metallo con corpo rilievo. globulare e collo sottile, talvolta dota- to di manico ad ansa e beccuccio, usa- Calice to per contenere l’acqua e il vino eu- Vaso liturgico di forma conica, pog- caristici o gli oli sacri. giante su uno stelo con base, usato nel- la Messa per la consacrazione del vi- no in Sangue di Cristo. Data la sua Antifonario centralità nella funzione liturgica, è di Testo parziale del messale (v.) dove so- solito riccamente decorato e realizza- no riprodotti i canti alternati (le an- to in materiali pregiati e non deperi- tifone) raccolti, secondo la tradizione, bili. La coppa è in rame dorato o in ar- da Gregorio Magno. gento dorato all’interno; lo stelo e la

glossario 137 base possono essere di altri materiali, le, solitamente in metallo, è posta sul- eccettuati il vetro e l’avorio, non in- la sommità di un’asta e usata nelle pro- corruttibili. cessioni. È decorata con motivi incisi o sbalzati sia sul recto che sul verso. Campanello Piccolo oggetto a forma di campana, Damasco con impugnatura, usato in precisi mo- Tessuto di antichissima origine orien- menti della funzione liturgica come se- tale che prende il nome dalla città di gnale. Damasco, famosa per la sua produ- zione. Si caratterizza per l’ordito e la Candeliere trama dello stesso colore, che forma- Sostegno in legno, metallo o altri ma- no disegni lucidi su fondo opaco. Può teriali per una sola candela. essere lanciato o broccato. Cartegloria Termine che indica ciascuna delle tre Edicola parti costituenti la celebrazione eu- Piccolo edificio, indipendente o parte caristica. Dal xvi secolo indica anche di un complesso maggiore, a forma di la tabella appoggiata sull’altare du- tempietto o di tabernacolo, che acco- rante la Messa come promemoria del- glie una statua o un’immagine sacra. le formule che il sacerdote deve pro- nunciare. Gros Tessuto derivato dal taffetas (v.); assu- Cesellatura me un tipico aspetto a sottili coste Fine lavoro di decorazione di un og- orizzontali. getto metallico, ottenuto tramite il ce- sello, piccolo scalpello d’acciaio con Invetriatura punta arrotondata, provvisto di testa Rivestimento vetroso applicato su un variamente sagomata a seconda della oggetto in terracotta dopo la prima forma cercata che, battuto con un mar- cottura, per renderlo impermeabile e telletto, imprime la superficie metalli- lucente. ca senza inciderla. Collegiata Lampasso Chiesa che dispone di un capitolo, ov- Tessuto operato, di origine cinese e di vero di un’assemblea di un ordine o di grande pregio, spesso arricchito di tra- una congregazione. me d’oro o d’argento, dall’aspetto pe- sante. Il disegno è formato da trame Croce supplementari su un fondo solita- Oggetto che può essere realizzato in mente in raso o taffetas (v.). vari materiali, formato da due assi in- crociati perpendicolarmente, divenu- Lanciato to, con o senza Cristo Crocifisso, il Effetto di disegno sul dritto di un tes- simbolo più ricorrente della religione suto, formato da una trama supple- cristiana. La croce astile o processiona- mentare (trama lanciata). museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 138 Leggìo me coperchio nella parte superiore, Sostegno per i libri liturgici destinato destinato a contenere i grani di in- a mantenerli aperti e in posizione op- censo, da far bruciare sui carboni nel portuna per la lettura, solitamente col- turibolo (v.). locato, in chiesa, nella zona antistante l’altare. Nodo Rigonfiamento nel fusto di un osten- Liséré sorio (v.), di un calice (v.), di un cande- Effetto di disegno di un tessuto otte- liere (v.) o di altro oggetto in metallo nuto dalla trama di fondo che esce sul rialzato su uno stelo, che può avere di- dritto. Se il motivo è di piccole di- verse forme: piriforme (allungato a pe- mensioni non necessita di fermatura; ra), a vaso, ad anfora, a disco. altrimenti è legato al tessuto di base con fili dell’ordito di fondo (liage ré- Olio, pittura a pris), o con un ordito supplementare (ordito di legatura). Tecnica di pittura su tavola o tela in cui il colore è ottenuto mescolando Manipolo pigmenti a oli vegetali grassi (di lino, Indumento liturgico, costituito da una di papavero, di noce) con l’aggiunta stretta banda di tessuto, dello stesso di oli essenziali (essenza di trementi- colore della pianeta (v.); in passato era na), che rendono i colori meno vi- indossato dal sacerdote sull’avambrac- schiosi e più trasparenti. Il colore è cio sinistro, legato da nastri, durante la steso su una base preparata prece- Messa. dentemente (imprimitura e, nel caso della tela, mestica) con gesso e colla, Messale e poi ricoperto da vernice trasparente Libro liturgico contenente i testi del- a fini protettivi e per ottenere una le letture e delle preghiere e le prescri- maggiore brillantezza. La tecnica, di zioni rituali necessarie alla celebrazio- origine antichissima, è perfezionata ne della Messa. nel xv secolo dall’arte fiamminga e trova poi vasta diffusione nel resto Miniatura d’Europa; permette di ottenere una Derivato da “minio”, pigmento rosso- gran varietà di risultati, grazie al- cinabro usato per colorare le iniziali dei l’ampia gamma dei pigmenti utiliz- manoscritti, il termine indica la raffi- zati e ai diversi possibili rapporti fra i natissima arte di illustrare i codici su vari strati di colore. pergamena. Per estensione, la parola è usata in riferimento anche a qualsiasi Ostensorio dipinto di piccolo formato, eseguito su Suppellettile liturgica, a forma di tem- avorio, carta, rame o altro supporto, che pietto in epoca medievale e poi, dal presenti estrema dovizia di particolari. tardo xvi secolo, di sole raggiato, nel- la quale si racchiude l’ostia consacra- Navicella ta, per presentarla all’adorazione dei Recipiente liturgico di forma allun- fedeli, all’interno della chiesa o in oc- gata, dotato di due valve apribili co- casione di processioni.

glossario 139 Paliotto Reliquiario Paramento in marmo o pietra scolpi- Contenitore di varie forme (a vaso, a ta, in avorio o metallo sbalzato e ce- cofanetto, a scatola) e materiali, in ge- sellato, o tessuto solitamente in seta, nere riccamente ornato, destinato a che serve a rivestire la parte anteriore conservare ed esporre ai fedeli la reli- dell’altare, la mensa, che, in quanto sa- quia (v.). cra, deve rimanere invisibile. Sbalzo Tecnica di lavorazione dei metalli pre- Palmatoria ziosi, consistente nell’incisione a bu- Piccolo candeliere liturgico da tenersi lino e cesello (v. Cesellatura) di motivi nel palmo della mano, utilizzato per la sulla parte posteriore del metallo ri- lettura del Messale (v.). dotto a una lastra molto sottile, così da ottenere sulla parte dritta figure a Pianeta rilievo. Veste liturgica indossata dal vescovo o Scagliola dal sacerdote esclusivamente per il ri- Impasto di gesso in polvere, sabbia e to della Messa, tagliata a goccia, aper- colla, al quale sono mescolati fram- ta lateralmente e in alto per la testa, menti di pietra, cemento e argilla o al- derivata dalla foggia del mantello da tre sostanze coloranti, poi levigato e viaggio di uso tardoromano, detto ap- lucidato, così da ottenere uno stucco punto planeta. che imita diverse varietà di marmo.

Pisside Secchiello Contenitore per l’acqua benedetta, Contenitore in metallo prezioso, do- usato insieme all’aspersorio per le be- rato all’interno e chiuso da un coper- nedizioni rituali. chio, dove sono conservate le ostie con- sacrate destinate alla somministrazio- Stola ne ai fedeli durante l’Eucarestia. Vie- Indumento liturgico che insieme al ne coperta da un velo e custodita nel ta- manipolo (v.) è in pendant con la pia- bernacolo sopra l’altare. neta (v.); è costituito da una lunga stri- scia di tessuto indossata sulle spalle e Portantina discendente sul davanti, terminante in Supporto usualmente ligneo, spesso forma generalmente trapezoidale e de- intagliato e dorato, usato per traspor- corato da frange e croci. È indossato tare in processione sacre reliquie. nelle funzioni liturgiche in modi di- versi dagli officianti, a seconda del gra- do gerarchico: il diacono la indossa sul- Reliquia la spalla sinistra, allacciandola sul fian- Parte del corpo o oggetto appartenu- co destro; il sacerdote intorno al collo to a un santo, a Cristo o alla Vergine e e poi incrociata sul petto; il vescovo, in- in quanto tale conservato ed esposto vece, discendente in due liste verso il alla venerazione dei fedeli. basso. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 140 Taffetas Velluto Tipologia base di tessuto, chiamato te- Tessuto caratterizzato da superficie pe- la se è in lino, lana o cotone. Si ottie- losa, costituito da due orditi, uno per ne dall’intreccio, mediante telaio, di il fondo, l’altro per il pelo, ottenuto una serie di fili paralleli e mantenuti tramite l’inserimento di un filo lavo- in tensione (ordito), con un’altra serie rato ad anelli per mezzo di ferri (vellu- di fili trasversali (trama). to riccio) o del quale possono essere in- vece tagliate le sporgenze anelliformi Trabeazione (velluto tagliato). Se l’ordito di pelo co- In architettura, insieme degli elemen- pre interamente l’armatura di fondo, ti orizzontali sostenuti da colonne e pi- il velluto è detto unito. Si dice invece lastri, formata, negli ordini architetto- operato nel caso in cui il pelo sia di- nici classici, da architrave, fregio e cor- sposto in modo da creare un disegno. nice. Velo (di calice) Turibolo Arredo liturgico di forma quadrata, de- Recipiente metallico contenente i car- gli stessi colori dei paramenti liturgici boni sui quali brucia l’incenso duran- ai quali si accompagna, usato per co- te le sacre funzioni, costituito da una prire il calice (v.) e la patena (il piatto coppa con coperchio traforato, così da di metallo che copre il calice e contie- far uscire il fumo profumato. ne l’ostia) durante la Messa.

glossario 141

English Version Museum of Sacred Art The “Insigne Collegiate Church” of the Collegiate Church of San Lorenzo of San Lorenzo in Montevarchi The Church of San Lorenzo was built in the 13th century and, following Pope Pius Paola Refice IV’s bull, was appointed “Collegiate Church” in 1561. The Romanesque style of the church The Museum of sacred art of the Col- would be confirmed by a stone bas-relief legiate Church is housed in three depicting the Martyrdom of Saint ground-floor rooms adjacent to the Lawrence dated 1283. church. It was inaugurated in 1973, fol- Between 1658 and the beginning of the th lowing suggestions that had been made 18 century, Massimiliano Soldani Ben- since the 1950’s by Ugo Procacci, at the zi, an artist from Montevarchi, was time Superintendent of the Florentine charged with the renovation of the museums. At the heart of the initiative church. The latter brought about the dis- there was, from the very beginning, the mantlement of the Chapel of the Holy desire to rebuild the Della Robbia Tem- Milk as well as a modernization of the pietto for the relics of the Holy Milk whole architectural structure. near the church, which had been dis- At the beginning of the 1930’s, the church mantled during the 18th century reno- façade was again altered and, on that oc- casion, the new relief by Giuseppe del vation work. Bianco, depicting the Martyrdom of Around the Tempietto, religious ob- Saint Lawrence, was placed there. jects, coming from buildings in the area The single nave church houses paintings as well as from the Collegiate Church and stucco decorations and has a wood- of San Lorenzo had been gathered and en lacunar ceiling with painted ceiling displayed. th roses. On the counter-façade there is a In 1974 the 16 century fresco by Lu- precious organ, dating back to 1569, with berto da Montevarchi, detached from 846 organ pipes. Sant’Andrea a Cennano was added to From the right wall of the church we en- the collections, as well as another im- ter a hall which, recently restored, hous- portant fragment of The Madonna with es a very beautiful marble baptismal font the Book and two Angels. (1850), where six silver plaques, executed An enlargement of the Museum is now by Renzo Brandi, an artist from Monte- being planned to allow the objects to varchi, depict the most important facts be better displayed and seen, and to of- from the life of the blessed Maria Teresa fer educational activities. The entrance Scrilli, beatified in 2006. to the museum is to the right of the At the end of the nave, the magnificent façade of the collegiate church. We en- marble altar decorated with bronzes ter a courtyard, and the exhibition (which houses the reliquary of the Holy rooms are on the right. Milk) was carried out by Massimiliano museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 144 Soldani Benzi. The very refined stuccoes The Relic of the Holy Milk decorating the wooden ciborium, which holds the 15th century Madonna and In a date between 1266 and 1270 a ven- Child in polychrome terracotta, originally erated Marian relic was given to the pri- kept in the Chapel of the Holy Milk, were or of San Lorenzo: the Holy Milk of the executed by Giovanni Baratta, also based Virgin Mary. It is a precious piece of an on a design by the Montevarchi artist. exceptionally tender and snow-white The cupola, at the end of the nave, was stone, made almost “milky”, according to frescoed between 1720 and 1722 by Mat- the hagiographic tradition, by some drops teo Bonechi and it portrays The As- of the Virgin’s milk which fell on it dur- sumption of Mary in Glory with Saints ing a lactation. The fact, which took place and the Holy Trinity. along the way during the flight into The reliquary for the relic of the Holy Egypt, gave rise to an almost inex- Milk was executed by the Florentine gold- haustible relic, since the holy milk would smith Michele Genovini. Commissioned reproduce itself for centuries, despite the by Duke Jacopo Salviati, it was donated fact that the faithful continued to take to the Collegiate Church of Montevarchi th pieces of it. Considered particularly on 25 October, 1630. miraculous – being one of the very rare In 1709 Massimiliano Soldani Benzi, en- bodily relics of the Virgin, and at the same trusted by Duke Antonio Salviati with time, by physical contact, a relic of Christ “renovating” the precious object, made sub- stantial changes to the decorative layout. – it spread throughout the Christian The reliquary, made of wood covered by world in the Middle Ages. The precious velvet, has a square base with an in- gift was donated by Count Guido Guer- scription recalling its donation to the ra, of the noble count Guidi family, of Brotherhood: DUX ANTONIUS MARIA the Dovadola branch. It came to Monte- SALVIATIS PIETATIS ERGO RESTITUIT. AN- varchi from the Sainte Chapelle in Paris NO SAL. MDCCIX. where Charles of Anjou, through his The base itself is vase-shaped with sinu- brother Louis IX, later canonized, took a ous lines and presents the coat-of-arms of piece as a present to Guido to thank him the Salviati dukes on the front, flanked for his help in the anti-Swabian cam- by two volutes with opposite curves rest- paign in southern Italy. The community ing on little winged heads. of Montevarchi was entrusted with the In the centre of the casket the figures of relic which became a symbol of its civic Saint Lawrence and Mary stand out identity. while at the sides of the panels there are The solemn event of the consignment of two fluted columns. In the fastigium a the relic, which took place on Whitsun- Putto dominates, he is sitting on a round- day, is depicted in great detail on the Del- ed base with a scroll ornament in the mid- la Robbia frieze coming from the façade dle, holding some lilies. of the Collegiate Church and displayed to- day in the museum. The liturgical mem- Sara Ensoli ory of the event was celebrated from that

english version 145 moment on with a procession “all around Visiting the museum the territory” of Montevarchi. The relic would then be solemnly displayed in the Paola Refice church courtyard, raised to the status of sanctuary, with pomp and great flux of people, despite subsequent date changes. 1 - first Hall The feast would be superintended by the active men’s and women’s Company, lat- The first hall, beyond the reception er Brotherhood, of Saint Mary of the area, houses many of the most impor- Milk. tant works: paintings, vestments and hangings, liturgical goldsmithery as Secondino Gatta well as the altar devices and wooden furnishings related to the main relics of the sanctuary.

Display case on the right of the entrance 1. Antiphonary first half of the 14th century parchment codex; 345400100 mm c. 25 master in the daddi style The Adoration of the Magi Collegiate Church of San Lorenzo

2. Antiphonary first decades of the 14th century parchment codex; 345400100 mm c. 2 Master of the Laud book The Last Judgement, Collegiate Church of San Lorenzo

3. Antiphonary first half of the 14th century parchment codex 345400100 mm c. 317 master in the daddi style The Foundation of Santa Maria Maggiore Collegiate Church of San Lorenzo museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 146 On the wall above the display case The Franciscan convent of San Lodovico 4. tuscan school Madonna and Child with Saints John In 1327 the Franciscans started building the Baptist and Paul a convent with the support of the Ricas- first decade of the 15th century oli family. The new convent was dedi- detached fresco; 123190 cm cated to Saint Louis of France, because of Convent of San Lodovico his gift of the Holy Milk relic, when he was the French king. He was a Francis- 5. tuscan school can tertiary and was raised to the altars. Madonna and Child with Saints John The complex, having a 15th century lay- the Baptist and Paul out, underwent various restorations dur- first decade of the 15th century ing the 18th century which gave the sinopia of a detached fresco; church, through the work of Giuseppe Ci- 123190 cm cori, its current aspect. Convent of San Lodovico In the years, the conventual Minor Fri- ars received offerings from wealthy donors. Following the Napoleonic sup- pression first, and the transfer of the Or- der later, the church was conferred a parish status which previously belonged to Sant’Andrea a Cennano; a part of the convent eventually became the seat of the Valdarno Academy of Poggio and of its Museum. Coming from San Lodovico, and now exhibited in the Museum of the Collegiate Church, are some detached frescoes as well as two precious 18th cen- tury liturgical objects: the cover of the Chapter Book and the monstrance.

Secondino Gatta

english version 147 Below Church of Sant’Andrea a Cennano The fresco, attributed to the local 6. tuscan production painter Luberto da Montevarchi (Sal- mid-17th century mi, 1951), was part of the decoration of Series of cartegloriae a small Gothic chapel enlarged in the incised, embossed, chiselled silver 15th century. It was commissioned by a lamina; 7063 cm (large one); Bartolomeo di Giovanni da Levane, 4229 cm (small ones) who is mentioned in a fragmentary in- inscription: on the large one, fta scription in the fresco. Collegiate Church of San Lorenzo In the upper part of the lunette, the Nativity is depicted in the centre, while below, sitting on a richly decorated On the church side wall throne, is the Madonna and Child with 7. tuscan school Saints (Frances, Lucy, Andrew, John The Miracle of Saint Caesarius the Apostle and Catherine of Alexan- 1666 dria); among them, based on the 15th oil on canvas; 112146 cm century garment style, it is thought that Inscription on the cartouche: the purchaser of the work is depicted. divi cesarei ope cadit inoqua grando - 1666 10. agnolo gaddi (attributed to) Collegiate Church of San Lorenzo Madonna and Child The votive painting, depicting the saint first decades of the 15th century rushing to the help of the town, shows detached fresco; 166120 cm the urban structure of Montevarchi in Hamlet of Lavacchio the 17th century. The town centre, en- The fresco, originally from a small closed by strong walls, is characterized chapel in the hamlet near Montevarchi by the bell tower of the Collegiate called “del Lavacchio”, portrays the Vir- Church. gin, flanked by two angels, sitting on a wooden bench and holding a closed 8. tuscan production book in her left hand, with her right Altar frontal hand in the act of blessing. 17th century The fragment, erroneously considered scagliola; 93187 cm part of an Annunciation, could be bet- Collegiate Church of San Lorenzo ter identified as the episode of the Madonna consoling Saint John the 9. luberto da montevarchi Damascene in jail. A previous iconog- (documented 1460-1523) raphy of this scene exists in a painting Nativity, Madonna Enthroned with executed around the same period, in Saints the Church of San Francesco in Arez- beginning of the 16th century zo, attributed to the circle of Spinello detached fresco; 420400 cm Aretino (1346-1410). museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 148 11. tuscan production 16. tuscan production Holy-water basin Monstrance beginning of the 16th century 19th century sculpted marble; 935240 cm incised, engraved, chiselled, inscription: l. c. masi embossed, partly gilded silver; Collegiate Church of San Lorenzo 6532 cm Collegiate Church of San Lorenzo 12. tuscan production Processional lanterns 17. tuscan production 1762 Cover of the Redeemer Chapter book wrought iron; 29530 cm end of the 18th -beginning Collegiate Church of San Lorenzo of the 19th centuries velvet; incised, engraved, chiselled, 13. florentine school embossed silver; 2819.5 cm Saint Domenic and Saint Anthony of Church of the Redentore Padua in Adoration of the Holy Trinity 1678 18. tuscan production oil painting; 210134 cm Chalice Collegiate Church of San Lorenzo mid-18th century incised, chiselled, embossed, partly gilded and cast silver; 2614 cm The display cases of the liturgical Collegiate Church of San Lorenzo goldsmithery are placed so as to create a division between the hall 19. tuscan production and the corridor Incense boat and spoon First display case end of the 18th century 14. tuscan production incised, engraved, chiselled Monstrance and embossed silver; 1222 cm; 12 cm 18th century inscription: fta incised, engraved, chiselled, Collegiate Church of San Lorenzo embossed, partly gilded silver; 66.532.5 cm 20. tuscan production Church of Sant’Andrea a Cennano Cover of a Liturgical Book end of the 18th century 15. tuscan production red velvet; incised, engraved, Monstrance chiselled and embossed silver; second half of the 18th century 39.526.5 cm incised, , chiselled, embossed, partly Collegiate Church of San Lorenzo gilded silver; gilded copper; crystal; The liturgical book, having a precious 7020 cm binding in red velvet with small em- Collegiate Church of San Lorenzo bossed silver plaques, presents a deco-

english version 149 ration with botanical volutes; in the gilded copper; rock crystal; 3526 cm centre, the Madonna and Child are de- Collegiate Church of San Lorenzo picted in an oval framed by a ribbon- like motif and a botanical wreath. 26. pietro di martino spigliati (documented 1525-1575) 21. tuscan production Processional cross Cover of the Sant’Andrea a Cennano 1551 Chapter Book incised, chiselled, embossed and cast 18th century silver; 58.432 cm velvet; engraved, embossed, chiselled inscription: f./rat./ernita. d(i) and incised silver; 2819.5 cm sanc/ta maria del (l)acte di Church of Sant’Andrea mon/e varchi Collegiate Church of San Lorenzo 22. tuscan production A splendid example of 16th century gold- Pyx smithery, this cross was made by Mar- th mid-18 century tino Spigliati, a Florentine goldsmith. embossed, chiselled, incised, partly This work, which bears witness to the gilded and cast Silver; 31 12.5 cm production of one of the best gold- Collegiate Church of San Lorenzo smiths in Benvenuto Cellini’s circle, was called a “Cellini-style cross” in the past. 23. tuscan production On both sides there is an iconographic Incense boat and spoon cycle synthesizing man’s path from the end of the 18th century; original sin to Redemption, with stories 1222 cm; 12 cm from the Old and New Testaments. embossed, chiselled, engraved and On the verso (front) and recto (back), incised silver the panels, under the junction of the inscription: fta two arms, show respectively, the in- Collegiate Church of San Lorenzo scription and the coat-of-arms of the Brotherhood that commissioned it. Second display case Probably used to keep relics, the cross 24. tuscan production “opened”, that is headed the procession Chalice for the feast of the Holy Milk, which 17th century took place in Montevarchi on the first embossed, chiselled, incised and Sunday of September. partly gilded silver; 29.516 cm Collegiate Church of San Lorenzo 27. tuscan production Processional Cross 25. tuscan production 14th century Processional Cross incised, engraved, chiselled gilded 14th century and cast copper; 4525 cm incised, engraved, chiselled and Collegiate Church of San Lorenzo museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 150 28. tuscan production let some bone fragments, kept there, Chalice be seen. 17th century incised, engraved, chiselled, 32. tuscan production embossed and partly gilded silver; Pyx Reliquary 2616 cm second half of the 16th century Collegiate Church of San Lorenzo incised, chiselled and embossed silver; 146.5 cm Third display case Collegiate Church of San Lorenzo 29. german production 33. tuscan production Cup reliquary Thurible th first half of the 16 century end of 18th century incised, engraved, chiselled, embossed, chiselled, and incised embossed and gilded silver; 22 11 cm silver; 20.510 cm Collegiate Church of San Lorenzo Collegiate Church of San Lorenzo

30. tuscan production 34. tuscan production Reliquaries in the shape of a tempietto Incense boat and spoon first half of the 17th century 18th century incised, chiselled, embossed and embossed, chiselled, engraved and partly gilded silver; 3810 cm incised silver; 1222 cm; 8 cm Collegiate Church of San Lorenzo inscription: m. s. 31. simone pignoni Collegiate Church of San Lorenzo (documented 1593-1614) Reliquary bust 35. tuscan production dated 1593 Chalice incised, chiselled and embossed 1621 silver; gilded copper; 5040 cm embossed, chiselled, incised, inscription: ihs engraved and partly gilded silver; Collegiate Church of San Lorenzo inscription: raphael ciaperon The reliquary, depicting one of Saint prothonot. apcvs 1621; 26 14 cm Ursula’s virgin companions, was car- Collegiate Church of San Lorenzo ried out by the Florentine goldsmith Simone Pignoni in 1593, commissioned 36. tuscan production by the members of the Brotherhood of Monstrance the Milk (1589). first half of the 19th century Of a particularly stylized composition, embossed, chiselled, engraved and this work has a lid, corresponding to incised silver; 3810 cm the skullcap, which can be lowered to Collegiate Church of San Lorenzo

english version 151 37. tuscan production Florentine vestments and hangings Bell for the Collegiate Church beginning of the 19th century of Montevarchi chiselled and incised silver; 9 cm Collegiate Church of San Lorenzo Between the 15th and 16th centuries the production of silk hangings became an 38. tuscan production important asset for the town economy, Pyx surpassing the wool sector, the main ac- 17th century tivity during the Middle Ages. The high embossed, chiselled, incised and quality of the products was guaranteed partly gilded silver; 3112.5 cm by strict statutory rules and by specific Collegiate Church of San Lorenzo professional competencies such as those of the dyers, the warpers and the gold-beat- 39. tuscan production ers. The latter were the suppliers of the Ampullae with tray precious silver and gold spun thread. A end of the 18th century-beginning testimony of this extraordinary produc- of 19th century tion comes from handwritten Monte- embossed, chiselled and varchi sources which, especially after the incised silver; blown glass; elevation of the Church of San Lorenzo 188.5 cm (ampullae), 2717,5 cm (basin) to Collegiate Church in 1562, record the inscription: benefattori great number of times the Chapter and Collegiate Church of San Lorenzo the Brotherhood of the Milk referred, over time, to for their most impor- 40. tuscan production tant orders of vestments and liturgical Thurible hangings. The “brocaded velvet hangings 18th century for mass” date back, indeed, to Novem- Chiselled and incised silver; 2110 cm ber 1562. The processional baldachin in Collegiate Church of San Lorenzo brocatelle dates to 1580 and was woven in the workshop of the silk weaver Filippo Arrigucci, the supplier in 1586 also of “the gold brocaded red damask” used to make a cope. The custom of buying precious fabrics in the Florentine workshops con- tinued throughout the 17th century: in 1613, following the donation of a silver ciborium by Duke Salviati and his wife Veronica Cybo, the Brotherhood com- missioned the liturgical hangings mak- ers Codilunghi and Gherardi, satin, sarcenet and red and deep blue taffeta for the sumptuous decoration of the Chapel museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 152 of the Milk. In 1679 they paid for the pur- 1799. In the large group of these illustri- chase of several braccia (a Florentine mea- ous craftsmen, the name of Michele Be- sure) of chiselled velvet from the work- cattini stands out, who, charged by the shop of the silk weavers Nosi and Bran- Brotherhood of the Milk with the weav- caccini to make a four-piece-set of vest- ing of «undici Braccia d’Amuer Perla- ments of which we have today the cha- to con Onda» (eleven braccia of Amuer suble and maybe the frontal (cat. no. 49 perlato con onda) to make a cope, was and no. 63). among the silk weavers chosen by the The naturalist interest, which became Garderobe office of the Pitti Palace for fundamental in European fabric reper- the supply of ecclesiastical fabrics. tories, is documented also in Montevarchi by the purchase in 1730 of a brocade, Lorenzo Pesci “with fashionable natural flowers”, wo- ven in the workshop of the silk weaver Giovanni Battista Landi, probably based on French patterns, which had however already been sold by 1813. The informa- tion related to the manufacture of this set, entrusted to Cosimo Piccardi, casts light upon an illustrious Florentine family of liturgical hangings makers, who contin- ued their activity not only throughout the 18th century with Gaspero Piccardi, son of Cosimo, making hangings for the Col- legiate Church, but in the same period and in the first decades of the 19th centu- ry, Giuseppe Piccardi, had a fundamen- tal role in supplying the Palatine Chapel of Pitti Palace with liturgical vestments. The high level of the Florentine work- shops, which supplied the Collegiate Church of Montevarchi with fabrics, al- so emerges from the information about the “baldachin in gold and silver lamé”, carried out in 1747 by the silk weavers Sordini and Borgagni who, together with the Fabbrica Imperiale e Reale dei Drap- pi (Imperial and Royal Factory of Drap- eries), were among the most in demand suppliers of brocaded and damask fab- rics at the Tuscan court between 1765 and

english version 153 On the back wall of the hall, a display The small size of the curled leaf mod- case of liturgical hangings and ule refers the design to a clothing fab- vestments ric typology from the beginning of the The presentation of the hangings and 17th century, traditionally defined as vestments in the large display case “rod” or “trunk”. proceeds from the left to the right The custom of donating garments to the church has often introduced fabric 41. florentine production themes not in accordance with the re- Chasuble ligious requirements as is the case here 1650-1660 with the green background, a colour gros de Tours silk, brocaded and for the ordinary time of the liturgical lancé in gold; 10667 cm calendar. Collegiate Church of San Lorenzo The decoration consists of two large 43. italian production golden inflorescences which, standing Chasuble out on a red lamé background, are first quarter of the 18th century placed on horizontal parallels, with an alternating right – left orientation. This classic silk damask brocaded in silk and gold; decorative module falls within the “iso- lated motif” fabric typology, which be- 115 75 cm came popular after the first decades of Collegiate Church of San Lorenzo the 17th century coinciding with the On a shiny ivory background worked falling out of fashion of the “rod” ty- with opaque motifs on the counter pology, from which the echelon layout background, golden acanthus volutes of the flowers derived. The definition develop vertically on a bilateral sym- arose from the way the ornamental el- metry, creating irregular ogival parti- ements were separated from the back- tions inside of which there are two al- ground, thanks to the elimination of ternating flower bouquets. contour motifs or through technical de- The fabric, conceived for lay garments, vices such as brocading with gold and shows the typical elements of the ro- silver threads. caille decorative repertory, combined with leaf and flower forms graphically 42. florentine production rendered in delicate nuances with mod- Chalice Veil ules that seem to anticipate the cen- first quarter of the 17th century tralized layout of the 1730’s. On the lancé silk taffeta; back of the chasuble there is a coat-of- 5958 cm arms with a cardinal’s hat above, di- Collegiate Church of San Lorenzo vided by a green band into two parts, Horizontal motif which is vertically re- with a gold star in the upper one, and peated in an echelon layout with op- subdivided into three parts by the same posing orientation. band in the lower one. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 154 44. italian production ed for a lay use, also suited to religious Chasuble requirements. 1740 ca. lancé lampas brocaded in silk and 46. Florentine production gold; 11566 cm Chasuble Collegiate Church of San Lorenzo 1735 The decorative motif suggests the up- silk and linen brocatelle; 11671 cm ward unwinding of two sinuous inscription: in the lower part of the branches, thickly covered with peonies, column: p[ropos]to gius[ep]pe dahlias, irises and bluebells, inter- m[ari]a pasquali 1735 spersed with luxuriant leaves. In the Collegiate Church of San Lorenzo central part there is a large separated The design presents a network of oval inflorescence, depicted frontally and frames made up of a shoot with toothed surmounted by five stylized leaves. leaves twining around it. Within these The presence of the sinuous branch, frames two types of inflorescences fol- which bears witness to the success of the low one another horizontally and al- undulating line by the mid-18th centu- ternate vertically. One consists of a ry, as well as the toothed leaves follow- pinecone surrounded by leaves, flow- ing the typical formulas of the “luxuri- ers and berries, the other of a small ant” examples, support the dating of this corolla enclosed by large toothed leaves. fabric, created for women’s garments. The production of this fabric typology, used for liturgical vestments and hang- 45. florentine production ings for the strength of the weave and Chalice veil for the large modules, can be considered first quarter of the 17th century of Florentine manufacture, given its dis- classic silk damask embroidered tribution all over . The chasuble in silk and gold; was donated in 1735 to the Chapter of 5553 cm the Collegiate Church by the provost Collegiate Church of San Lorenzo Giuseppe Maria Pasquali, to whom be- The purple background of the fabric longs the light-blue and green coat-of- is entirely taken up by a decorative mo- arms with the mystical lamb passant in tif made up of intertwined twigs bear- fess. The Pasquali family, who had their ing three flowers arranged on parallel own chapel in the Collegiate Church, horizontal lines, which alternate verti- dedicated to the Virgin of the Seven Sor- cally in echelon. The design belongs to rows, were particularly generous towards the “rod” typology, common to velvets the church: in 1730, the canon Giovan- and damasks used for garments be- ni Battista Pasquali bequeathed several tween the 16th and 17th centuries. In this liturgical vestments and hangings, exemplar the cut-trunk motif, symbol among which was “a white brocatelle of immortality, of Christ’s Passion and chasuble with golden and silk flowers Resurrection, makes this fabric, creat- together with all its accessories”.

english version 155 47. italian production The “luxuriant” aspect of the botani- Chasuble cal elements, that anticipates the nat- 1760-1765 uralistic triumph of the 1730’s and 40’s, brocaded liséré taffeta in silk and supports the dating of this clothing fab- gold; 11371 cm ric, made precious by the flashes of the Collegiate Church of San Lorenzo particularly thin spun gold threads. On an ivory background, made more complex by the tone-on-tone motif of 49. Florentine production twigs with flowers, the design is created Chasuble by a sinuous shoot tightly intertwined, 1679 with violet flowers and small buds, and silk chiselled velvet worked in one a winding ribbon in gold lamé. At the weave with a lancé weft in silver; intersections there are fantastic golden 11469.5 cm inflorescences, alternatively oriented to Collegiate Church of San Lorenzo the right and to the left. The layout consists of a network of ogi- The fabric, precious for the quality of val frames, with chequered floral ele- the design and the matching tones, be- ments at the intersections, which have longs to the typology called “double a pinecone motif with inflorescences of meander”, created in France in the corollas and carnations in the centre. third quarter of the 18th century for The chasuble was part of a four-piece women’s garments and immediately set of vestments commissioned by the imitated by competing works all over Brotherhood on 19th March 1679 to cel- Europe, Italy included. ebrate the Holy Milk Feast solemnly. On the back there is an unidentifiable To make this set, sewn in Florence by archbishop’s azure coat-of-arms (di- the maker of vestments and hangings vided into two parts, in the upper one Domenico Monaldi and trimmed with there is a gold cross, in the lower one a gold lace by the gold-beater Vincenzo partial fire spitting dragon). Salvi, they used “43 braccia (a Floren- tine measure)and ? of white and red cut 48. italian or french procuction velvet worked in two weaves with cut Chalice Veil pile” and “25 braccia and ? of white vel- 1720-1730 vet satin worked in two weaves with cut lancé silk lampas brocaded in silk and pile and red loops”, woven in the work- gold; 5560 cm shop of the Florentine silk weavers Nosi Collegiate Church of San Lorenzo and Brancaccini. This piece of infor- In this veil the decoration is luxuriant mation confirms the success of this with large fimbriate inflorescences al- working and of this particular design, ternated by plumed leaves, which in- devised in Florence around 1530 and clude a daisy, pairs of tulips and small still popular in the 17th century, espe- branches with berries, covering the cially for interior decoration and eccle- background. siastical vestments and hangings. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 156 Probably the cope and tunicles, now 8817875 cm lost, were worn out since this set was inscription: fu fatta al tempo di not mentioned as being complete in giuliano del (...) provveditore, the inventories after the one of 11th June angiolo can (...) camarlingo. 1726. anno 1731 Collegiate Church of San Lorenzo On the wall, above 50. tuscan school 55. giovanni del brina Franciscan saint (documented 1559-Pisa 1599) end of the 18th century and tuscan wood carver oil painting; 10079 cm Reliquary Collegiate Church of San Lorenzo 1564-1567 painted, gilded and carved wood; 51. massimiliano soldani benzi 11545 cm Woman’s head inscription in capital letters: Beginning of the 18th century reliquiae terris scor/ unt stucco; 84 72 cm venerandi/ nobis celis ut from the house where Massimiliano praecibus faveant Soldani Benzi was born Collegiate Church of San Lorenzo 52. massimiliano soldani benzi Commissioned by the Brotherhood, Saint Catherine (?) the reliquary probably kept the relic of beginning of the 18th century Mary’s Milk, a gift from Count Guido stucco; 8472 cm Guerra to the prior of the Church of from the house where Massimiliano San Lorenzo. Soldani Benzi was born In the shape of a hexagonal tempietto, surmounted by an elegant small cupo- 53. tuscan school la with a lantern, the reliquary presents God the Father the saints and personages linked to the end of the 18th century story of the Collegiate Church in the oil painting; 9474 cm central part among whom there is the Collegiate Church of San Lorenzo French king Louis ix, the relic’s owner before it was brought to Montevarchi. The pictorial decoration, carried out In the middle of the hall by Giovanni del Brina, shows the 54. tuscan production artist’s attraction towards the pure Palanquin of Saint Caesarius’s forms of Florentine Renaissance, and mortal remains Andrea del Sarto’s stylistic influence in 1731 the rigorous definition of volumes and carved and painted wood; in the chromatic style.

english version 157 56. tuscan production Created for carrying the reliquary dur- Pair of plates ing the religious celebrations, it has full end of the 17th-beginning relief carved Putti at the four corners. of the 18th century In 1762 the palanquin was renovated gilded and incised brass; and on that occasion the Putti by 20 cm (diameter); coat-of arms: fta Guglielmi were readapted (Pesci, 1999- 27 cm (diameter); coat-of-arms: lion 2000). On the four sides, starting from rampant the front, there are a painted medal- Collegiate Church of San Lorenzo lion with the Madonna and Child and, on the opposite side, the depiction of 57. tuscan production the reliquary by Genovini, while on the Holy water pot two long sides is the emblem of the 18th century Brotherhood of the Milk. incised, embossed, chiselled and gilded copper; 1316 cm Collegiate Church of San Lorenzo

58. tuscan production Cups for the Brotherhood’s votes 18th century engraved, embossed and gilded copper; 208 cm (small one); 2312 cm (large one) Collegiate Church of San Lorenzo

59. giovan battista dolci (documented 1738-1772) Palanquin for the Reliquary of the Holy Milk, with four polychrome paintings depicting the coat-of-arms of the Brotherhood, the Madonna and Child and the reliquary; at the four corners: adamo di giovanni guglielmi (documented in the first half of the 17th century) Four Putti 1632 painted, gilded and carved wood; 130122113 cm Collegiate Church of San Lorenzo museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 158 2 - Corridor worn by Saint Philip Neri in the fa- mous painting Saint Philip Neri’s Vi- Back wall of the corridor sion, executed by Orazio Fidani (1604- 1656) between 1655 and 1656 for the 60. tuscan production Chapel of the Prato Townhall. Altar cross end of the 18th century In the corridor, to the left of the carved and gilded wood; 20058 cm entrance to the Della Robbia Tempietto Collegiate Church of San Lorenzo 63. florentine production 61. tuscan production Frontal Pax board 1679 (?) end of the 18th century Chiselled silk velvet in one weave carved and gilded wood; with lancé weft in silver; 84229 cm 2015 cm (Redeemer); Collegiate Church of San Lorenzo 2215 cm (Christ in the sepulchre) The frontal, made of the same fabric as Collegiate Church of San Lorenzo the chasuble (cat. 49), but with slight variations in the decorative module, may have been part of the four- piece- In the corridor, to the right of the set of vestments commissioned in 1679 entrance to the Della Robbia Tempietto by the Brotherhood of the Milk for the 62. florentine production solemn celebrations in the honour of Frontal the relic. On the basis of the notes in first quarter of the 17th century the inventory of 11th June 1726, the set, Silk chiselled velvet worked in one consisting of three pluvials, two tuni- weave with one weft lancé in silver; cles and one chasuble, also included “a 119142 cm Frontal, two pillows and a chalice Collegiate Church of San Lorenzo burse”. Not listed in the following in- A network layout with closed hexago- ventories, maybe due to the disrepair nal frames formed by three pairs of of the set, the frontal is mentioned leaves – one with toothed borders and again in the inventory of 15th Septem- dotted midribs and the other two in ber 1875, that lists it as “made of silver profile – that frame two types of three- cloth with velvet floral design”, with a flowered bouquets, rising from a pair of formula that remained unaltered in the facing palmettes. Chequered lobed 1897, 1901 and 1918 inventories. crowns highlight the intersections of the arboreal frames. This decorative module, as concerns the precious technique of chiselled vel- vet on a silver cloth, is also icono- graphically documented: the chasuble

english version 159 3 - Second Hall of the church. To the sides, inside two niches framed by garlands of flowers, The second hall of the museum pro- there is Saint John the Baptist with a poses to document, around the Tem- cartouche bearing the inscription ec- pietto of the Holy Milk relic, recon- ce agnus dei tollis pecca and, on the structed in the 1970’s, the Della Rob- other side, Saint Sebastian. Below, at bia production and stone carving the sides of the iron grate, there are two works, and some important moments flying angels. in the history of the Sanctuary. Under the altar mensa, on a blue back- ground, Christ is flanked by Mary and 64. andrea della robbia John the Evangelist. (reconstruction secchi-maetzke) The architectural structure is decorat- Tempietto ed inside with a lacunar ceiling and has, 1490-1499 in the inner and outer trabeation, a dec- glazed terracotta; oration consisting of winged putti on 20060 cm (angels); an azure field. 18084 cm (saints) Collegiate Church of San Lorenzo 65. tuscan school The Tempietto, or more exactly Chapel Plan of the Collegiate Church and of Saint Mary of the Milk, was deco- representation of the Della Robbia rated by Andrea della Robbia with Tempietto “fired items of his production” (Pesci, 1638 1999-2000) between 1595 and 1598. ink drawing with watercolour on The relic’s chapel consisted of an altar paper; leaning against the counter-facade, 4434.5 cm (elevation of the protected by a baldachin resting on the Della Robbia Tempietto) altar wall. Through an iron gate, the 5844 cm (plan of the altar was connected with a small room Collegiate Church) at the back, commonly called “the clos- 44.534 cm (elevation of the counter- et of the relics”, where the Holy Milk facade with view of the Tempietto was kept. and baptismal font) Dismantled during the restoration work carried out by Massimiliano Sol- Collegiate Church of San Lorenzo dani Benzi in 1709, the reliefs were re- assembled on an architectural structure 66. tuscan production faithfully reproducing the original one Coat-of-arms of the Brotherhood in 1970. of the Milk On the altar wall there is a modern ter- 17th century racotta relief of The Madonna suckling carved stone; 70.554.5 cm the Child in the centre, a copy of the inscription: fta original one placed on the main altar Collegiate Church of San Lorenzo museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 160 67. Martyrdom of Saint Lawrence 70. andrea della robbia Dated 1283 The Relic Consignment Stone bas-relief ; 84172 cm 1495-1500 inscriptions: above, beatus laurentius; glazed terracotta; 82320 cm along the lower base, (signum Crucis) Façade of the Collegiate Church an(n)o domini mcclxxxiii of San Lorenzo Collegiate Church of San Lorenzo The grand bas-relief, originally placed It is a lively scene of the saint’s martyr- on the collegiate church’s façade, de- dom on the gridiron, executed by three picts, in the centre, Count Guido armed men in front of Emperor Decius Guerra giving the prior of San Loren- who is sitting on a chair decorated with zo the holy relic of the Madonna’s Milk, false superimposed arcades. The relief received from Charles of Anjou, King is of dubious attribution, either to a Tus- Louis ix’s brother, in thanks for his help can workshop or to Giroldo da Como. in the battle of Benevento (1266). It shows a relationship with the scenes, Only virtually present for the event, today erratic, depicted in the Parish Charles of Anjou is depicted kneeling Church of Santa Maria in Arezzo and and is recognizable for the fleur-de-lis it is being studied at the moment, after decoration of his robe. On the left, the the restoration carried out by Silvia retinue of nobles and soldiers moves Gualdani from Arezzo in 2005. forward through the crowd, while, on the opposite side, a procession of cler- 68. Della Robbia workshop gymen is walking towards the church Fragments of the Tempietto covering or which is barely outlined in the fore- frontal shortened view of the buildings on the 1495-1500 right end of the frieze. glazed terracotta; 63137 cm 71. tuscan school Collegiate Church of San Lorenzo Family tree of the Guidi counts The original position of this covering, 17th century which imitates drapery, is uncertain. It oil painting; 200117 cm was previously considered an integral inscription: in capital letters, albero part of the Tempietto but it has recently et arme de i[llustrissi]mi conti been related to a lost Della Robbia bap- guidi venuti in italia con ottone tismal font which was placed opposite primo imperatore tedesco suo zio the Tempietto. Collegiate Church of San Lorenzo 69. andrea della robbia 72. cosimo di camillo segoni Coats-of-arms with winged Putti (documented 1657-1660) 1495-1500 Portrait of Count Guido Guerra glazed terracotta; 71.555 cm 1658 Façade of the Collegiate Church of oil painting; 200117 cm San Lorenzo Collegiate Church of San Lorenzo

english version 161 On the back wall, to the sides from florence to the of the Tempietto museum of sacred art of the collegiate church of 73. tuscan production san lorenzo in montevarchi Pair of Lanterns 19th century Nicoletta Baldini Embossed and silver-plated metal; 3822 cm Collegiate Church of San Lorenzo On leaving the centre of Florence and crossing the Arno River over the Gio- 74. tuscan production vanni da Verrazzano bridge (one of the Candlesticks most recently built in decades), we turn 17th century down viale Donato Giannotti contin- Incised and turned brass; uing into viale Europa. At the end of 70 cm; 79.5 cm; 75.5 cm this important thoroughfare we turn Coats-of-arms: on the 70-cm high into the Via di Rosano and, proceed- pair, coat-of-arms with six hills ing through the Vallina Gully, we reach surmounted by a cross in an oval Villamagna, where many important field; on the 79.5-cm high pair coat- buildings can be found. Standing out of-arms in an oval field with the as one of the most important parish initials l. m.; on the 75.5-cm high churches in the Florentine territory is pair coat-of-arms in an oval field San Donnino a Villamagna. The cur- with chalice and host rent edifice dates back to the year one Collegiate Church of San Lorenzo thousand, when it was erected on the ruins of an 8th-century structure. After being restored in 1930, when the baroque additions were removed, the parish church regained in part its “aus- tere Romanesque form”. The exterior, “with walls showing courses in alberese stone”, presents “a simple gabled façade […] with two lowered lateral roof slopes and a portal framed by blocks in white stone” a bell-tower that rises with three storeys of double-lancet win- dows, and a belfry added at a later date (Ungar, 1999). The interior has a nave and two aisles supported by rectangu- lar pillars surmounted with round arches and a Gothic ribbed-vault apse. Among the numerous works of art museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 162 housed in the church are: the triptych that, constructed in 1326, included Madonna with Child and Saints by twenty fulling hammers(for beating the Mariotto di Nardo (dated to 1394-1395) cloth in the wool felting phase), divid- halfway down the right aisle. At the ed into five adjacent dwellings suitable head of the left aisle is a Madonna with for housing the labourers who worked Child between Saints Gerard from Vil- there. In 1334 the tower and the colom- lamagna and Domninus by Francesco baia (a kind of penthouse in the shape Granacci, a painter who was born right of a dovecot) were added to this origi- in Villamagna in 1477 and who was nal nucleus, thus giving it the appear- trained in the workshop of Ghirlanda- ance of a small village protected by a io. The panel Madonna Enthroned and circle of crenelated walls. There was a Saints can be seen halfway down the communal area in its centre surround- left aisle and is attributed to a member ed by several buildings including a of the Ghirlandaio family, David. Pro- small church with a cloister, where the ceeding once more along the road that fullers and domestic servants with their closely follows the Arno, as we admire families lived and worked. Although it the pleasant and scenic countryside on lost its original importance beginning both sides of the river, we come to a from about 1429, the works were used small junction on Via di Rosano that as a fulling mill until the start of the takes us to one of the most picturesque 20th century, and what makes it so fas- and unique buildings that dot the riv- cinating is that the exterior wall struc- er banks: the Gualchiere di Remole, ture of the complex still retains its orig- or fulling mills of Remole. The build- inal 14th-century appearance even after ing’s history in its present form – for obvious additions and restorations car- housing machines used to full wool – ried out in modern times that do not, is closely connected to the events con- however, spoil the original structure cerning the Albizi family, one of the (Fabbri, 2004). Returning onto Via di most powerful in 14th-century Florence. Rosano, after a few kilometres we In the first half of that century, the Al- reach, on the right, the so-called Pi- bizi family spent enormous sums of ramidi di Rosano or Pyramids of money for those mills located along Rosano, two small, very picturesque both banks of the Arno upriver from pyramid-shaped hills that lead us to Florence. In fact not only did they pur- Rosano, a village that rose up around chase the fulling mills of Girone, Quin- the important Abbey of Santa Maria, tole and Rovezzano but also built the a Benedictine convent that was found- structure in Remole in order to create ed, according to tradition, in 780, and a network for the utilisation of the riv- that is mentioned in documents as far er so closely tied to the processing of back as the early 11th century. Alter- wool. The specificity of the Gualchiere ations on the buildings that comprise di Remole is above all due to the the original nucleus of the abbey took modernity of the plan of the works place starting from the 12th-13th cen-

english version 163 turies up until the 18th century, while and Sieve rivers meet, offering splen- the church, because of damage it suf- did views over the Valdarno and Prato- fered during World War ii, was restored magno areas. Probably erected on a pre- to its original medieval structure. Since existent Roman settlement, the village the nuns are strictly cloistered, visits to was first recorded only in 1214, in doc- the complex are very limited. The clois- uments pertaining to the Church of ters are accessible only during the feast San Michele, while the earliest men- of Corpus Domini, while the church tion of the castle is dated 1220. During is open only during liturgical services. the Middle Ages the castle was home to This three-aisled church with a wood the da Quona family – which later be- trussed ceiling houses important works came Da Quona di Volognano. In 1304 of art such as a Baptismal Font from it was destroyed by the Florentine Re- 1423, an Annunciation by Jacopo di public in retaliation for the owners hav- Cione, dating back to about 1365, and ing sided with the Ghibelline faction. a triptych by Giovanni da Ponte with Even though part of the structure still the Annunciation and Saints from 1434. reveals its 13th century origins, the cur- But among the works of art housed in rent aspect of the castle is neo-Gothic. the church the Crucifix with Stories from The outer walls, with two gates and a the Passion and Resurrection of Christ, battlemented tower, also include the attributed to an artist who has been small aforementioned Church of San given the name of “Master of Rosano”, Michele. Inside the church is the altar especially stands out. It is dated to 1129 piece by Mariotto Albertinelli - bear- with reference to the reconsecration of ing his signature and the date 1514 – the church. The restoration of the pan- with the Madonna Enthroned and el, executed from 1993 to 2006, further Child with Saints Peter, Paul, Apollonia enhanced the extremely high quality and the Archangel Michael, and the of the work – it is the most ancient Kneeling Client, perhaps identifiable painted Cross in wood still existing – with Zanobi della Vacchia. The church and the study that has ensued follow- also houses a Madonna and Child on ing this restoration will undoubtedly canvas by Bicci di Lorenzo, datable to shed new light on its anonymous Ro- 1385-1390 but “modernized”, probably man-born author, who, in an extraor- in 1485, and an equally remarkable dinarily innovative way, depicted Madonna of the Girdle once attributed Christ’s features (triumphans) and the to Domenico Puligo – but now con- events related to his redeeming Passion sidered the work of the so-called “Mas- with such great mastery (Monciatti, ter of Volognano” (Padovani, 2002): 2007). “a very important and representative From here, taking Provincial Road 90 work of early 16th-century Florentine towards Rignano we pass (to the left) art” (Bencistà, 1999). the castle of Volognano. The village Still following Provincial Road 90, we dominates the point where the Arno reach the town of Rignano sull’Arno. museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 164 Perhaps originally a Roman settlement, in glazed terracotta representing the as its name(Arinianum) would suggest, Stories from the Life of Saint John the the village is mentioned, for the first Baptist (approximately datable to 1520) time, in documents from the second by Santi Buglioni and his workshop half of the 11th century. Strategically lo- (San Leolino a Rignano, 2000).Towards cated at an Arno river crossing, it ac- the end of the 12th century, a castle must tually stands a little off the Strada dei have been erected in the vicinity of the Sette Ponti that runs along the other church, subject first to the Sant’Ellero bank of the river, partially following nuns and later to the Vallombrosa fri- the ancient route of the Cassia Vetus, a ars. It was already in a state of decline thoroughfare famous for the numer- during the first half of the 14th centu- ous and ancient parish churches (Pela- ry, when the hamlet, set close to the go, Pitiana, Cascia, Scò, Gropina and bridge over the Arno, started to flour- San Giustino) that are encountered ish under the Florentine Republic, giv- along the way and which, skirting the ing life to the nucleus of today’s Rig- slopes of the Pratomagno, used to join nano. Two illustrious figures were born Florence to Arezzo and hence to Rome. here: the humanist Vespasiano da Bis- Therefore along such road that ticci (1421-1489) and the painter Ar- branched off from the main artery, even dengo Soffici (1879-1964). though on the other side of the river, From Rignano, continuing along an important place of worship was Provincial Road 90 towards San Gio- erected: the Parish Church of San Le- vanni, one must visit Incisa in Val d’Ar- olino which was reconsecrated in 2000 no. The name, (incisa means carved), after long and complex works that re- springs from the “location of the village stored it to its ancient structure. It has inside a steep walled gorge formed by also recovered its original works of art, the Arno river, but once believed to of notable value, that had been kept in have been “carved” out by the Romans” the 20th-century parish church of the (Tigler, 2005). In the lower part of the town. The first records of the building village, near the town hall, stands the go back to 1066. A fine example of 11th- Church of Sant’Alessandro, built in century architecture, with a basilican 1786 on the site of the oratory of the plan consisting of a nave and two side abolished Company of the Corpus Do- aisles lined with pillars and ending in mini. The current building has main- three semi-circular apses, the church is tained the 16th-century front portal of embellished by a frescoed polyptych the oratory. The single-aisled interior representing the Incoronation of the Vir- has two altars and a vaulted apse gin (datable to the last quarter of the adorned with 20th-century frescoes. In 14th century), another fresco, Our La- 1984 a triptych representing the Ma- dy of Consolation, possibly a collabora- donna and Child with Saint Michael tion between Lorenzo di Bicci and Bic- and an Evangelist Saint (from the ci di Lorenzo, and the christening font Church of San Michele in Morniano)

english version 165 was transferred here. The work is by which was at the origin of the creation the Florentine painter Andrea di Gius- of the oratory; a Christ Redeemer, in to who was active during the first half copper, fixed on a wooden panel, exe- of the 1400’s and, as attested by this cuted by a follower of Ludovico Cigoli, work, was influenced by the most cel- which was originally in the Church of ebrated artists of his time: Fra Angeli- Santo Stefano in Cetina; a Saint co, Masaccio and Paolo Uccello, with Michael by Orazio Fidani (18th centu- whom he collaborated. Going up Via ry); and rich furnishings, silverware, Castellana which leads to the so-called ex-votos and fabrics mostly from the Castello dell’Incisa or Castle of Incisa, we 17th and 18th centuries (Caneva, 2004). pass, on the right, the Oratory of the Among the latter, particularly note- Crocifisso del Castello (or Oratory of worthy, is a rare and preciously em- the Crucifix of the Castle). Built orig- broidered cope hood from the end of inally in 1364 next to a hospital which the 15th and the beginning of the 16th cared for wayfarers and the ill, the or- centuries. Leaving the museum and atory is dedicated to a wooden Cruci- continuing towards the higher part of fix, thought to be miraculous, that was the small town, one reaches the Castel- brought here during a procession lo, or castle, where traces of the me- which had started from Florence. The dieval structure are still visible and building houses a small but rich and where one can see, besides the former elegant museum, the local Museum of Church of San Biagio with remains of Sacred Art, founded in 2002, where the ancient defensive walls, the house important works of art are kept; they which, according to tradition, once be- comprise paintings on wooden panels, longed to the family of Francesco Pe- vestments and furnishings from trarca and inside which the poet, born churches around Incisa. Among the in Arezzo, presumably spent the first others are particularly worth men- seven years of his life. tioning: a Madonna and Child on a From Incisa, following the same State wooden panel attributed to the “Mas- Road, we now head for Figline Val- ter of Barberino” (active between 1358 darno. Before reaching the town prop- and 1369), from the Church of San er, we pass the Sanctuary of the Ma- Lorenzo in Cappiano; a Madonna and donna del Ponterosso, built, during Child with Saints Julitta, Cyriacus, the second half of the 1500’s (1570), al- Bartholomew and the Client, from the so to house a miraculous image – a fres- 16th century, attributed to Giuliano Bu- co of the Virgin Mary Enthroned with giardini (once kept in the Church of Child – now standing on the main al- San Quirico in Montelfi); a Christ Cru- tar. The work, executed around 1499, cified in polychrome wood of Floren- was originally inside an aedicule locat- tine school, dated from the first two ed in Figline Valdarno. It was produced decades of the 16th century – and there- at the behest of the Florentine Antonio fore not identifiable with the crucifix di Paolo d’Antonio de’ Parigi, who museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 166 commissioned it to a student of Pietro here in 1433, presents the typical struc- Perugino, probably identifiable with ture of a “mercatale”, namely a market the Figline artist Giovanni di Papino square. It is faced (north) by a 14th-cen- Calderini (Baldini, 2005). The work tury arcade, part of the 17th-century Os- remained for a few decades in its orig- pedale Serristori; and (south) by the inal location, but following the disas- Collegiate Church of Santa Maria start- trous 1557 flood, it became necessary ed in 1257 at the foot of San Romolo, to grant the venerated Madonna a more the small hill overlooking the town. As suitable home. Thus the sanctuary was concerns the collegiate church, “there built, in part also with support from exists conflicting information regard- the Medici Grand Dukes. On one of ing the origins of the church, whose the altars the visitor can also admire a foundations would appear to have been sumptuous Madonna and Child with laid at least 100 years earlier, after the Saints by the Figline artist Egisto Sar- destruction of the old Figline castle and ri(19th century) of whom the Museum that of a church dedicated to Saint of the Collegiate Church houses other Mary”, located on the aforementioned important works. From the Sanctuary hill (Bencistà, 1999). Initially a parish of the Madonna del Ponterosso, pro- church, it received the title of collegiate ceeding along the State Road, we reach church in 1493, which means a chap- Figline Valdarno. This small town is ter was set up there, with a provost and one of the most ancient Florentine twelve canons, and could count on walled lands, the so-called “terre mu- fixed revenues. Deeply modified be- rate”, having been planned in the mid- tween the 17th and 19th centuries, it was 1200’s when, following the destruction freed from its 17th-century additions of the “Feghine” castle set atop a hill during restoration works carried out in dominating the river, the Florentine the last century; however, the church Republic decided to promote the has preserved very little of its original growth of the small village situated in Gothic structure, but for the original the plain below. Provided with defen- dimensions of its single aisle, and its sive walls during the 14th century large ogival windows. Outside, the (which are still visible today, although most remarkable feature is the fine 16th- for the most part they have been in- century portal, while the interior hous- corporated into houses), Figline be- es various works of art, including a came very important for Florence – it Madonna and Child with Angels and was indeed considered the city’s gra- Saints Elizabeth of Hungary and Lud- nary. Buildings of considerable histor- wig of Toulouse by the so-called “Mas- ical and cultural value can be seen in- ter of Figline”, a painting on a wood- side the perimeter of the ancient walls. en panel datable to after 1317, year in The central piazza Marsilio Ficino, which Saint Ludwig was canonized. In- named after one of the most important side the 19th-century circular Cappella humanists of the 1400’s who was born del Sacramento or Chapel of the Holy

english version 167 Sacrament – which opens to the right – the turn of the 13th century over the one can admire a Saint Joseph in poly- foundations of a pre-existing con- chrome terracotta attributable to An- struction of smaller dimensions. The drea della Robbia and probably pro- façade, which shows traces of its orig- duced between 1505 and 1510. inal two-colour pattern, is fronted by The local Museum of Sacred Art was a Renaissance portico that continues set up in 1983 in premises adjacent to the along the left side where it becomes collegiate church; among other works part of the Franciscan convent, while to be admired, let us mention the Mar- on the right-hand side the church is tyrdom of Saint Lawrence by Cigoli flanked by houses dating back to the (1590), two small paintings on wooden 16th century. A tabernacle representing panels with Angels (datable to 1480 ca.), the Madonna and Child from the which after their restoration have been school of Giovanni Pisano can be ad- attributed to Domenico Ghirlandaio mired under the portico at the entrance and figured once respectively at the sides of the church, where are also a number of the above-mentioned Majesty by the of coats of arms. The portico lunettes “Master of Figline” kept inside the have preserved frescoes from the 17th church. Numerous precious vestments, century. The single-aisled interior, with hangings and vessels are also displayed a transept and three apsidal chapels, inside the museum. has remained faithful to the ancient Leaving the collegiate church and go- structure; however, drastic restoration ing towards Via Castel Guinelli, we work was carried out in the 1920’s, pass first a group of houses from the when the Franciscan Friars retook pos- late Middle Ages, and then a villa session of the church and convent. The known as Casa grande dei Serristori, inner façade shows a series of frescoes, with its interesting courtyard flanked including the Annunciation, the In- by two 15th-century open galleries and coronation of the Virgin, the Crucifix- an Italian-style garden, from where a ion and Saints, Saint Francis, God the portion of the ancient 14th-century Father in Glory, and a smaller Cruci- walls with one of the towers are clear- fixion, all of which, between 1985 and ly visible. Other monuments make a 1990, were restored to their original visit to the old town of Figline defi- state also by removing any pictorial ad- nitely worthwhile: the Palazzo Pretorio dition. They are datable to the first two (Magistrate’s building), rebuilt in 1931, decades of the 15th century and are the with the original municipal tower in- work of the Florentine painter France- side which is a chapel housing a glazed sco d’Antonio. On the right-hand wall terracotta of a Madonna and Child with is a fresco attributed to Pier Francesco Saints, probably from the workshop of Fiorentino, that was originally in the Benedetto Buglioni. Not far from the cloister, representing the Madonna and Palazzo stands the Church of San Fran- Child with Saints Bartholomew and Se- cesco, erected in its current outline at bastian, while the left-hand wall shows museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 168 a fresco from the school of Botticelli di Cambio, but which was enlarged depicting the Assumption of the Virgin during the 15th century and also un- Mary Offering her Girdle to Saint derwent further modifications over Thomas, with Saints John the Baptist time. Surrounded by a portico resting and Julian. Finally, the sacristy houses on pillars, the palazzo is hung by a great a stucco Madonna and Child from number of coats of arms in stone and Ghiberti’s workshop (dated to between terracotta, those of the podestà (gover- 1420 and 1430). Also interesting – the nors) and deputy governors who held cloister and chapter hall which record here their offices on behalf of Florence. the importance of the Franciscan foun- The Basilica of Santa Maria della Gra- dation. zie stands at one end of piazza Masac- Despite these monuments and works cio. This building, which was raised to of art bearing testimony to the impor- the status, first, of a Basilica, in 1929, tance the town held during the Mid- and then, in 1986, of a Sanctuary, had dle Ages, the current town centre has been erected as an oratory in 1484,fol- a typically 19th-century layout, owing to lowing the miracle worked in 1479 by the remarkable industrial boom that a 14th-century image of the Virgin Mary took place here just in that period. frescoed “on the outer part of the tow- After visiting Figline, continuing along er rising above the Gate of San Loren- the State Road, we reach San Giovan- zo, one of the four gates to the castle”; ni Valdarno. First named San Giovan- hence the location of the miraculous ni in Altura, then Castel San Giovan- image made it necessary “to build the ni, San Giovanni Valdarno, the main original chapel above the rampart vault industrial centre in the area (at first es- which acted as an outer gate so as to pecially for the exploitation of brown leave the access to the street below free” coal or lignite and then for the pro- (San Giovanni Valdarno, 1989). This cessing of metals) was founded in 1299 position influenced the successive con- by the Florentine rulers, following a struction of the church, set in a much design traditionally attributed to higher position than the piazza. The Arnolfo di Cambio, as part of Flo- building was, first, enlarged, in 1564- rence’s “terre nuove” – new lands. The 1569, by adding a bay to the original plan of the town proper, common to three and then, in 1720-1725, it was ex- all the “terre nuove”, was surrounded tended by building a large chapel by rectangular defensive walls provid- which, owing to war destruction, was ed with four gates. The walls were lat- substituted by the current rotunda er rebuilt in the second half of the 14th topped with a cupola. The façade, dat- century. Between the two main piazzas ing from 1840, is embellished with a of the small town (piazza Cavour and portico where is a lunette by Giovan- piazza Masaccio) rises the Palazzo pre- ni della Robbia representing the torio (Magistrate’s palace), today the Madonna Giving her Girdle to Saint Town Hall, also attributed to Arnolfo Thomas with Saints John the Baptist and

english version 169 Lawrence (1510-1513). The Sanctuary is of the sanctuary, where the most valu- accessed through a staircase. The main able paintings from the churches of the altar, dating from 1597-1598, which was small town were gathered. In 1959 it executed by Bernardo Buontalenti in was rearranged and beginning from collaboration with Matteo Nigetti, 1990 it was given a new disposition. houses the work Our Lady of All Graces; Recently it has been transferred to its this miraculous image, the work of a newly renovated seat. Precious works of Florentine artist from the 14th century, art are here on display; among them let is framed by a Glory of Angels and View us mention the Annunciation by Fra over San Giovanni, executed by Giulio Angelico (in room 4) which, original- Parigi. ly and up to 1979, had been kept in the To the left are the series of frescoes rep- church of the Convent of San resenting the so-called Stories from the Francesco in Montecarlo, situated Miracle of Mona Tancia, namely the along the road leading from San Gio- episodes of the event which gave rise to vanni to Cavriglia. The panel is dated the creation of the Sanctuary: Loren- to 1430-1432, namely the period of tran- zo, a three-month-old orphan, who sition between the painter’s early and had lost both of his parents owing to a mature phases. It is characterized by a plague epidemic, would have certain- thorough definition of the space where ly starved to death if his grandmother, the event takes place, this care goes Mona Tancia, by praying to the image hand in hand with the sweetness in the of the Madonna, had not received the rendering of the Virgin’s and Angel’s grace to be able to personally breast- faces and with the use of a chromatic feed her grandson. The murals, recently range based on soft and luminous restored, were executed by the Valdarno colours. Unlike the frame of the paint- artist Luberto da Montevarchi, a fol- ing which was reconstructed in the 17th lower and collaborator of Pietro Pe- century, the predella is original and rep- rugino, active between 1502 and 1523, resents episodes from the life of the Vir- whose artistic profile is slowly resur- gin Mary: the Wedding, the Visitation, facing after centuries of oblivion (Bal- the Adoration of the Magi, the Presen- dini, 2005). Among the works of art tation of Jesus at the Temple and the Fu- kept in the church is the painting on neral of the Virgin Mary. Among the canvas with Saint Joseph and the Infant works included in the collection the Jesus, executed by another painter who visitor can admire other outstanding was born in this small town, Giovan- paintings. In room 1 is the triptych by ni Mannozzi, therefore called Giovan- Mariotto di Nardo, datable to 1400- ni da San Giovanni (1592-1636). 1405, with Saints James and John the The Museum of Sacred Art of San Gio- Baptist and Saints John the Evangelist vanni Valdarno is situated in a build- and Anthony the Abbot respectively at ing to the right of the basilica. The mu- the sides of the Trinity between the Vir- seum was set up in 1864 in the sacristy gin Mary and the Magdalene, which was museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 170 originally in the Parish Church of San co, in room 5 are worth mentioning: Giovanni Battista. In the second room the painting on canvas with the Decol- are found: the Madonna Enthroned lation of Saint John the Baptist, the work with Child and Saints Anthony the Ab- of Giovanni da San Giovanni(bearing bot, Lawrence, John the Baptist, James his signature and the date 1620)and a the Apostle and Four Clients, the work, fresco executed in 1621 by the same dated 1453, of Mariotto di Cristofano, artist, detached from the lateral niche brother-in-law of the famous painter to the right of the basilica outdoor por- Masaccio; whereas the Madonna En- tico: the Wedding of the Virgin Mary. throned with Child and Angel Musicians The same room also houses the Saint is by Giovanni di ser Giovanni known Lawrence and Saint John the Baptist by as lo Scheggia, who was Masaccio’s Gregorio Pagani, bearing on their younger brother; the Angel Musicians, frames the date 1600 and which were the Saint Ansanus and the Saint Blaise, originally on the main altar of the sanc- all part of a large tabernacle dated to be- tuary. The Museum also gathers a rich tween 1435 and 1440 and originally collection of sacred furnishings and found in the Church of San Lorenzo, vestments, as well as manuscripts be- are the work of Paolo Schiavo. Also longing to the Archivio storico or His- from the Church of San Lorenzo, the torical Archives of the Basilica. panel with the Archangel Raphael and Overlooking the same piazza, also note: Tobias, datable to 1467-1470, is attrib- the 15Th-century small palazzo or uted to Giovanni di Piamonte, a Palazzetto Ricorboli, also known as painter who collaborated with Piero “Palazzaccio”, and, next to it, the 14th- della Francesca on the Legend of the century Church of San Lorenzo hous- True Cross in the Church of San ing a polyptych by Giovanni del Bion- Francesco in Arezzo; the same room al- do representing the Incoronation of the so displays a Cristus patiens between the Virgin, Saints and, in the cusp, the Cru- Virgin Mary and Saint Lucy, another cifixion, dated approximately to 1374, work by Mariotto di Cristofano, data- as well as frescoes from the 14th and 15th ble approximately to 1420-1425. In the centuries including two fragments at- adjoining room (room 3) are a Madon- tributed to the aforementioned Gio- na Enthroned with Child and Saints by vanni di ser Giovanni, known as lo lo Scheggia (dated approximately to Scheggia, brother of Masaccio. At one 1460-1470), a Madonna Enthroned with end of piazza Cavour stands the Parish Child and Six Saints by the Florentine Church of San Giovanni Battista, built artist Domenico di Michelino, a pan- during the first half of the 1300’s. The el dated to the mid-15th century, and fi- outside portico on columns adorned nally an Annunciation by Jacopo del with Della Robbia tondi is from a lat- Sellaio dated 1472. While the fourth er period. In the vicinity of the parish room is entirely dedicated to the afore- church stands the Church of the San- mentioned masterpiece of Fra Angeli- tissima Annunziata, which houses a

english version 171 Madonna and Child by the Master of joining museum is located inside the the Castello Nativity, datable approx- small oratory where are displayed sa- imately to 1460, and two paintings on cred furnishings from the 15th to the 18th canvas by Giovanni Camillo Sagresta- centuries, glazed terracotta pieces, an ni: an Annunciation (1684-1685) and a Ottoman Cross in gilded bronze of par- Madonna and Child Offering her Gir- ticular interest as well as a small Pax dle to Saints Monica and Augustine. Board in painted copper with a silver Among the various noteworthy build- frame manufactured in Limoges in the ings lining the Corso, let us mention 16th century. the Casa di Masaccio or Masaccio’s Given that the area was an important house; the renowned painter who was centre for the extraction of brown coal actually born in San Giovanni in 1401 (or lignite) during the 1930’s and 1940’s, and prematurely died in Rome at the employing at one time up to 6,000 age of twenty-seven. Now an exhibi- workers, and that it then became the tion centre, the building (a small mainstay of the economy of the entire palace) houses the town’s Collection of region during the 1960’s and 1970’s ow- Modern and Contemporary Art. ing to the Santa Barbara thermo-elec- From San Giovanni Valdarno, head- tric power plant, the nearby village of ing south-west, Cavriglia deserves a vis- Castelnuovo dei Sabbioni (west of it. Setting off either from the centre or Cavriglia) has opened the Museo della the south part of San Giovanni the road Miniera (Mining museum) – a signifi- runs through stretches of woods and cant record of recent history. The diffi- at some point on the way one can ad- cult labour inside the ore fields is doc- mire, high atop a hill, the convent of umented through the display of exca- Montecarlo, a Renaissance complex vating tools and other source materials. whose church is said to have been Resuming the State Road we arrive in founded by Saint Bernardino; the al- Montevarchi. Towards the 11th centu- tar piece with the Annunciation by Fra ry, on the hill (today known as Colle Angelico, now at the Museum of the dei Cappuccini) which towers above the Basilica of Santa Maria delle Grazie in town, a castle, which belonged to the San Giovanni Valdarno, used to be French feudatories Bourbon Del Mon- kept here. After the woods we eventu- te di Santa Maria, was raised in a strate- ally reach Cavriglia, also noted for its gic point, right on the border between vast Natural Park. Inside the village, the Arezzo and Fiesole territories. Be- one can visit the old parish church ded- ginning from the 13th century the afore- icated to Saint John the Baptist which mentioned castle became the proper- dates back to the 11th-12th centuries; ty of the Guidi counts from the Casen- modified many times, it now stands as tino area, under whose dominion it re- an example of baroque architecture, mained until 1254, when it was sold to very unusual for this area and yet re- the Florentine Republic; then it passed vealing a certain refinement. The ad- again into the Guidi’s hands until, in museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 172 1273, it was given to Florence once and whole attention of the visitor on the for all. During the 13th century a mar- chapel of the main altar, which hous- ket place (the market of the castle) rose es, behind two doors in gilded wood, in the valley floor which, in time, be- the relic of the Holy Milk. Following came a village, following the typical de- these alterations, the church, which is velopment of the centres created along still dedicated to Saint Lawrence, be- important thoroughfares, as was the came thus a Marian church” (Bone- Cassia Vetus (now Via Roma) for the chi, 1998). Therefore, from the main future development of Montevarchi. altar by Gherardo Silvani, the eye of After various assaults suffered in the the faithful is drawn to the cupola by 13th and 14th centuries, in 1328 Florence the sculptures of Giovanni Baratta fortified the village with strong walls, from Carrara. Between 1720 and 1722 straight on the long sides and curved Matteo Bonechi frescoed the cupola on the short ones, with two towered with the Assumption of the Virgin Mary gates (the Arezzo Gate and the Floren- in Glory with Saints and the Holy Trin- tine Gate). Of these old buildings, in ity, which, covered with plaster already the northern end of the walls, remain: in the late 18th century, has recently the keep and, near the Arezzo Gate, been brought back to light. At the time “there is a barbican and a bridge on the of the re-edification of the church by Dogana stream, protected by small Soldani Benzi, both the Tempietto by towers, which connected the village Andrea della Robbia, which used to with the outer market place” (Massi- contain the aforementioned relic of the nelli, 1998). During the 14th century Holy Milk, and the baptismal Font the centre increased and such devel- which was in a chapel on the left, op- opment, attested by the construction posite the Tempietto, were dismantled. of new places of worship, continued The latter, now housed in the Museum also at the time of the Medici Grand of Sacred Art of the Collegiate Church, Duchy, since Montevarchi, still hold- has been faithfully reconstructed on ing an important strategic role, became the base of the graphic documentation then a prominent agricultural and available. manufacturing centre. On the left of the Collegiate Church The Collegiate Church of San Loren- stands the Palazzo Pretorio (Magis- zo, standing in the town centre, record- trate’s office) rebuilt in modern times ed as early as the end of the 12th centu- but having on the façade a series of ry, was completely rebuilt, between podestà coats of arms dating back to the 1706 and 1709, carrying out the project 15th century. The 18th-century Palazzo by Massimiliano Soldani Benzi, a Martini, facing the Collegiate Church sculptor, medallist and architect born in the piazza, is possibly one of the most in Montevarchi (1658-1740). Thus the important buildings in the small town. church was enlarged, the floor level was Turning into Via Poggio Bracciolini we raised and the architect “drew the come across a few remarkably interest-

english version 173 ing buildings, such as the Church of It is a “typical building of lingering ro- San Lodovico. This building, which mantic taste” and ultimately, “of af- was erected by the Franciscan friars in fected neo-medieval eclecticism” but, 1327 and subsequently embellished and precisely, “ennobled by the refined dec- enlarged in 1629, presents a rich altar oration that abounds both inside and in polychrome marble as well as a choir outside” (Montevarchi: Dal Liberty al in carved wood. Following the sup- Déco, 1988). The palace houses the Gal- pressions, in 1821 the convent of San effi Museum of Modern Art, a private Lodovico, which forms an integral part collection donated to the Municipali- of the Franciscan foundation and has ty, which gathers works by the artist a beautiful cloister dated to 1471 in the Ernesto Galeffi from Montevarchi. In style of Michelozzo, passed into the the same street there is the Church of hands of the Accademia valdarnese del Santa Maria del Giglio, built between Poggio. The current seat of the Accad- 1575 and 1578 to house a 15th-century emia, founded by the humanist Pog- fresco depicting the Virgin Mary and gio Bracciolini (1380-1459), houses a li- Child between Saints John the Baptist brary, consisting of 20,000 volumes and Peter, much venerated and origi- among which are also manuscripts and nally located in a tabernacle on the 16th-century books, and the Museo di bridge over the Giglio stream. Over Paleontologia or Museum of Palaeon- time the building was enlarged with tology displaying finds which are main- two lateral chapels and later, in 1602, ly from the Upper Valdarno. Monte- an arcade, open on three sides, was varchi is characterized by a surprising- added to the exterior. ly large number of Art Nouveau-style buildings. One of the most striking and The surroundings of Montevarchi rare examples in Tuscany is Villa Masi- ni in Via Pestello, which, being a pri- On leaving Montevarchi, heading vate residence, is not open to visitors. south, we make a detour and reach Ca- This building, constructed between poselvi lying on a hill along the road 1923 and 1927 for Angelo Masini by which links Valdarno to Val d’Ambra. Professor Giuseppe Petrini and the ar- It is an ancient fortified castle, a fief of chitect Luigi Zumkeller, has three the Guidi counts, and it was the scene floors and a corner tower, and is rich- of harsh battles between Arezzo and ly decorated with wrought iron works Florence. This village retains traces of and polychrome terracotta. the fortifications and a gate with the Another example of a private home adjoined Parish Church of San Loren- characterized by a delightful decora- zo, restored in 1771. Still heading south, tivism is Palazzo Galeffi (in Via Am- after Mercatale Valdarno, taking a sec- miraglio Burzagli), also designed, at ondary road, we reach Galatrona. Here the end of the 1920’s, by Petrini and stands an ancient parish church, also Zumkeller. called of Petrolo, dedicated to Saint museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 174 John the Baptist, whose current struc- part of the Florentine domain, and ture, dating back to 1324, rose on a therefore, during the 16th century, it was much older religious building. Both involved (together with the whole of the façade, in alberese limestone and Val d’Ambra) in the fights against sandstone, and the bell gable show the Siena. It gradually lost importance; signs of a renovation datable to the first since 1992 this area has been listed as half of the 16th century. The interior, “archaeological site”. with a nave and two aisles, houses a Once back on the state road, we pro- wonderful baptismal Font commis- ceed towards Bucine. The historical sioned to Andrea della Robbia by centre of the town, the old castle, stands Leonardo Bonafè in 1516. The hexago- on top of a hill along the course of the nal font, in white and polychrome Ambra. Parts of the ancient walls are glazed terracotta, presents, in the six still visible, while a building (at nos. 15- panels, stories from the Life of John the 17 Via Castello) contains a structure Baptist. On the main altar there is a ci- thought to be part of the Guidi counts’ borium in white glazed terracotta (with stronghold. the polychrome coats-of-arms of In the higher part of the castle stands Bonafè): it consists of a hexagonal base the ancient Parish Church of San- surmounted by a cupola and six pan- t’Apollinare which, partly damaged in els which depict some Saints stylisti- 1710, lost importance and was reduced cally attributed to the workshop of the to the status of a chapel. It was greatly Della Robbia, that is the reason why it altered with the 1950’s renovation, is supposed to have been a companion while already in the 18th century the piece to the baptismal Font. In front of Church of San Giovanni Battista had the parish church, on a slightly higher become a parish church with the name level and in a magnificent panoramic of Sant’Apollinare. The building was setting, there is the Fattoria di Petrolo probably built at the behest of a mem- (farm estate) with the beautiful coun- ber of the Conti family from Florence try villa designed, in the first years of and in 1581 another member of the the 18th century, by Massimiliano Sol- same family had it enlarged. The spa- dani Benzi (an artist from Montevarchi cious interior is particularly notewor- but mainly active in Florence). On the thy; it consists of a nave and two aisles top of the hill, also reachable by car separated by grey sandstone columns now, we can admire a solitary Tower, having capitals surmounted by which overlooks the Valdarno and the Brunelleschi-style dadoes showing the ridge of the Chianti mountains. Contis’ coat-of-arms. It is the last trace of the ancient castle In Pogi, a village near Bucine, besides of the Guidi counts, originally part of the parish church dedicated to Saint the Viscounty of Val d’Ambra, which Donatus and some remains of the cas- later became the property of the Tar- tle which was under the dominion of lati family. In 1335 the castle became the Guidi counts (and, like Caposelvi,

english version 175 part of the Viscounty of Val d’Ambra), and the 18th centuries, and a subsequent there is a famous Bridge over the Am- renovation in late neo-classic Tuscan bra which has ancient foundations and style. By appointment it is possible to a Romanesque cambered structure. visit a collection of sacred furnishings Continuing southward we recommend in the rectory. to visit Badia Agnano. The village, on On the same road we come along the upper part of a hill overlooking the Pergine Valdarno. This castle, already valley of the Trove stream, rose on the existing in the 11th century, originally few ruins of an ancient castle, of which belonged to the Abbey of Prataglia, it some parts still remain: the walls and subsequently passed to the Abbey of the gate. From the square, going along Agnano in the 12th century and, from Via Trento, we reach the Abbey of San- the mid-14th century, became part of ta Maria (originally Benedictine, it lat- the Florentine domain. In the small er passed to the Camaldolese order), town are found the Church of San maybe dating back to before the year Michele Arcangelo and the Museum one thousand, even if it was later re- of Industrial Archaeology with docu- founded. It is a typical example of Ro- ments, photos and machinery of the manesque architecture with a Latin local industrial history. Together with cross plan, a single aisle, a jutting the municipal districts of Laterina, transept, and three apses (of which the Montevarchi and Terranova, the terri- two lateral ones smaller), while the sim- tory of Pergine is part of the Natural ple façade is made of big blocks of sand- Reserve of the Valle dell’Inferno and stone. Bandella, characterized by a thick veg- On the road from Badia Agnano to etation, with various species of trees Pergine Valdarno we find the Parish and reed thickets, that frames a lake of Church of San Pietro a Presciano, doc- clear water. Continuing northward and umented in a 1028 record, even if many then eastward, we reach Laterina, a vil- scholars consider this building of ear- lage which developed starting from the ly Christian origins for a number of 11th century. The Commune of Arezzo reasons: because of its toponym (Pres- took possession of this castle in 1272 in ciano), its dedication to Saint Peter and order to oppose the territorial expan- also for its location along the Roman sion of Florence in Valdarno. For more road which connected Arezzo and than a century the castle of Laterina Siena. Even if the building underwent was the theatre of bloody battles be- various transformations in the course tween the two towns which ended up of the centuries, its structure, with a with the Florentine Republic’s con- single aisle and a wood trussed roof, quest of Arezzo and its territory. From has remained almost the same since its an artistic point of view, the historical foundation despite the addition of centre, which lies on a hill overlooking eight chapels (the majority of which the Arno Valley, is perfectly preserved. do not exist any more) between the 15th The walls enclose the small town which museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 176 is divided, in the older part, by three tant painter who collaborated with parallel streets. The one “in the middle” Piero della Francesca on the cycle of goes eastward to the Stronghold, and the True Cross in the Church of San westward to the Guinigi Tower. In the Francesco in Arezzo. centre rises the Church of Santi Ip- polito e Cassiano which has been giv- en the name of the ancient parish church that stood in the surroundings of the village. On the outside of the building there is a fragment of a Roman mosaic coming exactly from the an- cient parish church. The church hous- es a remarkable painting: the Madon- na and Child with Saints Dominic and Cassian by Domenico Puligo. Just out- side Laterina, (on the ancient Via Vec- chia Aretina) stands the grand Villa di Monsoglio, that has various frescoed rooms and a large Italian-style garden. Still heading north-easterly, crossing the Nature Reserve of Ponte Buriano- Penna, we arrive in Castiglion Fiboc- chi, a village situated along the route of the “Strada dei Sette Ponti”. First this ancient village was feoffed to the Pazzi family by the Guidi counts in the 12th century and then, in 1384, it passed to the Florentine Republic. Higher up in the historic centre, characterized by narrow alleys, are found: parts of the defensive walls with the 12th-century gate named Porta Fredda, the Town Hall, enlarged in 1863, and finally the Church of Santi Pietro ed Ilario which houses a Madonna Enthroned with Child and Saints (now lost but pre- Acknowledgements: Lucia Bencistà, Cecilia sumably a bishop saint and Saint Frosinini, Cecilia Ghelli,Giuseppe Lettieri, Michael the Archangel), a work from Alessio Monciatti, Gloria Papaccio, Rosanna th Proto Pisani, Giuseppina Carla Romby, Giu- the first decade of the 16 century, at- liana Righi, and Lorenzo Tanzini. We would es- tributable to the Arezzo painter Ange- pecially like to thank the Directors and staff of lo di Lorentino, the son of an impor- the Kunsthistorisches Institut of Florence.

english version 177 artistic crafts, fine food First ruled by the Counts Guidi from and wine in upper valdarno the Casentino area, and later (from the 13th century) by the Commune of Flo- Maria Pilar Lebole rence, these “terre murate”, or villages and Benedetta Zini protected by defensive walls, present a typical perpendicular street plan and up until today testify how history has As it follows its course from the Prato- preserved the culture of the local peo- magno massif to the Chianti hills, the ple, admirable examples being the vil- Arno runs through a natural reserve lages of Incisa, Figline, San Giovanni known as the Valle dell’Inferno e Ban- and Montevarchi. della, rich in English and Turkey oak The scenery that surrounds us along woods, willow trees, cotton-woods, and this stretch of road is multi-faceted: soli- holm-oaks which occupy the slopes of tary slopes covered by oaks, chestnuts, this long gorge of artificial basins. As it conifers and beeches; then – if we go all nears the narrows of Incisa the gorge the way up the tortuous road to the seems to end but it widens again in the highest summit of the entire Prato- Arezzo province, eventually englobing magno massif (Mount Pianellaccio, the territory where the Ambra, left af- 1,593 metres high) – fabulous views over fluent of the Arno towards Siena, flows. Tuscany ranging from the Apuan The itinerary we recommend for the mountains, Mount Amiata, the Chi- discovery not only of the historic and anti hills right up to the towers of San artistic splendours of the Arno valley, Gimignano and finally to the Valdarno but also of its traditional crafts, devel- landscape bordering the ancient Cassia oped long ago but still well alive, Vetus which corresponds to today’s Via stretches along about 40 kilometres of dei Setteponti or Strada dei Sette Pon- road: it can be covered via highway A ti (namely Seven Bridges Road), which 1 (also known as Autostrada del Sole) will be our route for this itinerary. between the tollbooth of Firenze sud A constant feature throughout the ter- and that of Valdarno, or following the ritory are the crags, a phenomenon Arno valley from Florence first, along caused by erosion along the foothills the Via Aretina and then, past Pon- of the Pratomagno ridge, assuming pe- tassieve, going up (left) towards Val- culiar shapes: crevices and gullies, fas- lombrosa and down again until Rig- cinating for the contrast between their nano – or else eastward to Reggello, Pi- sharp angular contours and the warm an di Scò and Castelfranco di Sopra. shades of the matter which during the From a historical point of view, the summer months, at sunset, takes on Upper Valdarno is a territory rich in unmistakable red and orange nuances, parish churches and castles, and strate- characteristic of this land. gically important for its “terre murate” These clayey gorges are just one out of (walled lands). many protected areas inside Valdarno, museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 178 while the lower valley is home to many designer clothes and accessories bear- industrial plants which line the road in ing leading brands in the sector. Be- certain stretches; other zones testify the sides the production of clothes, leather ongoing economic development in the goods and accessories, very widespread area (such as the stretch of Provincial in Tuscany, a now minor production Road 11 Lungo l’Arno known as Acqua- of glass and crystal centred around San borra running from Terranuova Brac- Giovanni Valdarno still lives on. The ciolini towards Arezzo, across the no- town was founded around the 13th cen- torious “Levane dam” which was the tury and up until today glassware has cause of the tragic flood that hit Flo- remained influential on local econo- rence in 1966). Small rural villages dot my, although its production obvious- other parts of the territory such as along ly now relies on less craftsmanlike the Strada dei Sette Ponti that runs all methods than in the past. The metic- the way to Arezzo and is one of the ulously manufactured glass objects most picturesque routes in the Arno range from artistic stained-glass win- valley. Here a walk along the mountain dows to Tiffany-style lamps and deco- paths is highly recommended, to wit- rative furnishings in melted glass, not ness the landscape variations from the to mention hand-painted and engraved foothills to the top of the Pratomagno. glassware. The patchwork scenery includes shrubs Montevarchi itself deserves a visit: and woods dominated by oaks, beech- strolling through the centre, we come es and fir-trees; vineyards planted on across interesting examples of Art Nou- even ground and terraces interspersed veau architecture. We pass the keep with vast expanses of pasture fields and called Torre del Cassero which plays host patches of cultivated fields showing the to an exhibition of sculptures from the neat lines of ploughing or else the 19th and 20th centuries, and reach piaz- colour of young shoots or that of ma- za Benedetto Varchi, where the city’s ture crops, and then again olive groves, seats of political and religious power and in the springtime picturesque spots meet. The fine local restaurants offer a of blooming yellow broom(ginestra in host of typical meat dishes, such as a Italian but locally called “maggio”). stew called stufato alla Sangiovannese The central part – that which is cut here too presented as a local speciality, through by the Autostrada del Sole and arrosto girato (roast meat on a spit), and the straight railway line – is unques- the typical Valdarno chicken prepared tionably the economic hub of the area, with tomato sauce. among the most industrialized in Tus- They also serve the popular Tuscan cany. It consists mainly in small and soups, from pappa al pomodoro to mines- medium manufacturing enterprises tra di pane and the famous ribollita. and, for the last two decades, has also Whereas in San Giovanni even salami been home to a number of industrial is made in a particular way, resulting in plants now producing world-famous the local barese, a typical salami, and

english version 179 rigatino, a special type of very tasty ba- vive in the plain, where water stagnates. con. The Pratomagno area is renowned Sowing takes place in spring, often on for its prosciutto and chestnuts, as well the terraces planted with olive trees and as for its Tuscan antipastos such as cros- by now the zolfino bean has become a tini neri (canapés with chicken-liver select product owing to the small quan- pâté) and the simple fettunta – a slice tities produced and the high market of bread lightly seasoned with fresh gar- price. Also beware of imitations: the lic and a trickle of olive oil, topped at genuine fagiolo zolfino is grown exclu- will with haricot beans. sively in this area! Olive oil in this area deserves a special The cooking of these beans with thin note: from Florence to Arezzo the en- skin requires from 3 to 4 hours, or even tire Valdarno is rich in olive groves, al- more, until they become thick and though the most distinguished areas creamy. They are good boiled, seasoned are those of Pontassieve, Reggello with extra virgin olive oil (better if (which is host to the “Rassegna dell’O- strong and fruity), and served on toast- lio Extravergine di Oliva di Reggello e ed Tuscan bread or as a side dish with Pratomagno” or Reggello and Prato- a Bistecca (steak) alla Fiorentina. magno Extra Virgin Olive Oil Exhibi- A very popular way of cooking the zolfi- tion) and Pergine Valdarno. Equally no bean, especially in the past, was in- famed is the oil from the Ambra hills side a flask. Water, oil, salt, chilli pep- and the Pratomagno. per, sage and tomatoes were added to The Valdarno cuisine has managed to the beans and the flask (deprived of its preserve a now famous bean, the prized narrow neck) was placed inside the fire- fagiolo zolfino, preventing it from being place among the ashes still hot from the supplanted by the more common hari- fire. Water was added from time to time, cot and toscanelli bean. King of the Val- being careful not to overfill the con- darno and the Setteponti district, the tainer to avoid wetting the outside of small round yellow legume with a thin the bottle, lest it would burst instantly. skin is mainly cultivated in the territo- As is well-known in traditional coun- ry between the Arno river and the try uses, zolfino beans, just as the hari- Pratomagno mountains. On the west- cot beans, are excellent inside ribollita ern side of the mountain, the area of (a soup made with vegetables and stale production comprises the municipal bread) and on the fettunta, also the day districts of Castiglion Fibocchi, Late- after they have been cooked. rina, Loro Ciuffenna, Terranuova Brac- Today, rescued from impending ex- ciolini, Castelfranco di Sopra, Pian di tinction, it is grown on approximately Scò (in the province of Arezzo) and 30-40 hectares, and farmers produce Reggello (in the province of Florence); no more than 2000 to 3000 kg of pro- the zolfino bean is cultivated on hills duce, too small a quantity to satisfy the and foothills, for it grows well in bar- growing demand. For the promotion ren and dry land while it cannot sur- and conservation of the zolfino bean, a museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 180 work group was formed, to which par- and eaten between two slices of bread. ticipated Associazione Ente Fiera with As everyone knows, “del maiale non si the Setteponti project, Agenzia Arsia of butta via nulla” – everything is edible the Tuscan Region and the technicians in a pig, nothing goes wasted, and in- of the Italian Farmers’ Associations of deed, also around here, just about every Coldiretti, Cia and Unione Agricoltori part is eaten, either lean or fat, up to the to promote experimentation, im- crispy crust which is the best part, “the provement of agronomic techniques, priest’s delicacy” as goes the local pop- tasting gatherings, and broadly speak- ular saying. Monte San Savino’s ing to involve consumers and produc- porchetta is famed for being one of the ers in the safeguard of this product (the best. Each year in September, the town University and Province of Arezzo, the (in the province of Arezzo) holds its fa- Pratomagno Comunità Montana, mous fair called Sagra della Porchetta. restaurant owners, the growers, Arcigola The vitality of the local villages is evi- Valdarno, and others also take part in denced by the numerous country fairs the initiative). and folkloric events held throughout Also poultry is of utmost quality, and the area, especially during the summer free-range par excellence. As beautiful months. Thus, on summer evenings, to look at as they are good to taste, the the Bucine castle hosts a number of chickens are all white-feathered with concerts and other musical events, red crests and wattles, and are known while in May Castelfranco di Sopra or- as “Valdarno chickens”. The race reared ganizes its Festa della grandine (hail); is Valdarno Bianca. The flesh is firm Laterina a Christmas crib exhibition; and tasty, and well suited for many dif- Montevarchi and Terranuova Bracci- ferent recipes, bollito (stew), arrosto olini antiques fairs; Pian di Scò the (roast), fried or used to make sugo Palio degli Arcieri (an archers’ race) and (sauce). the Fiera Nazionale degli uccelli da richi- Since 2001, a group of breeders under amo (National Fair of Call-Birds). the guidance of Arsia Toscana, in col- Then, on the first days of September, laboration with the Universities of Flo- each village holds celebrations for For- rence and Milan, have been working giveness, and Figline Valdarno is host on promoting and preserving the race, to the San Rocco Palio (a horse-race) defining its standards and controlling combined with the Hazelnut Festival; the species selection. not to be missed in February, the Regarding meat, a typically Tuscan dish Carnevale dei Figli di Bocco parade in commonly found around here at coun- the old centre of Castiglion Fibocchi, try fairs or at the weekly market is with costumes and masks from the porchetta – an entire piglet cooked on Venetian tradition. A group of women a spit. Following the recipe, the pig is tailor in the village have set up a small stuffed with spices and aromatic herbs; amateur enterprise and create costumes when ready, porchetta is cut into slices for this unique carnival, each one

english version 181 meticulously made, beautiful and em- Along this stretch of road, named Sette broidered by hand. Ponti or Cassia Vetus, we recommend a short stop at the fortress of Incisa, once a destination for wayfarers, traders and From Florence to Montevarchi pilgrims, as well as a visit to the Muse- Different roads connect Florence to um attached to the Oratory of the Cro- Montevarchi, the fastest being no cifisso. doubt the Autostrada A 1 towards Arez- A hospitable tourist destination, the zo. An interesting optional route is the area has plenty of Bed & Breakfast and road that goes by San Donato in Col- Agriturismo accommodations for those lina and continues upward from Bag- wishing to explore the nearby coun- no a Ripoli, passing villages such as tryside. Meoste, La Croce, l’Arco del Camicia, Following a straight line parallel to the la Fonte del Pidocchio (from where river (left), we reach Figline Valdarno. starts the old road to Apparita – left – As we go beyond the town in the di- since for those travelling from Val- rection of San Giovanni Valdarno, we darno, this was the point where Flo- recall how the iron and steel industry rence appeared to sight for the first developed in this territory from the 15th time), La Corte, Osteria Nuova, Le century on. In 1872, precisely in San Quattro Vie, San Donato in Collina Giovanni, the Società Italiana per l’In- followed by the 18th-century villa Torre dustria del Ferro, later Società delle Fer- a Cona after which, driving past Troghi riere Italiane, was founded, which in and Cellai, one descends to Incisa. 1914 employed more than one thou- For those who wish to follow the “Sette sand workers. First iron production, Ponti” Provincial road, the stretch from then steel as well, and by the early Rosano to Incisa can be done follow- 1900’s the first thermoelectric power ing the Arno river along Via Aretina. plant, functioning with lignite, was Past Pontassieve, which remains in sight opened. But one of the most impor- for a while, the road goes up towards tant industries in San Giovanni is glass the Vallombrosa mountain. Here the production which can be dated back valley widens and one finds Rignano, to the early decades of the 19th centu- while Reggello remains on the left side ry. The first glassworks factory was set of the mountain; surrounded by a fab- up in Poggio della Ciulla for the mak- ulous park, Villa Sammezzano domi- ing of sheets of glass. Eventually, this nates the landscape from the top of a type of processing gave birth to differ- hill. The road then reaches San ent specializations, among which the Clemente, and past the villa of Leccio, production of high quality crystal and a place which is well-known for its artistic glassware. Up until today, fac- many outlets offering Italian designer tories such as Arte Arredo export their clothes at discount prices, we reach products all over the world. Another Ciliegi and finally Incisa. enterprise well-known for the excel- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 182 lence of its products is IVV – Industria the housewives of San Giovanni. There Vetraria Valdarnese soc.coop.a.r.l. – is even a popular rhyme recalling its which counts today about 150 workers legendary origins: and produces approximately two mil- «Racconta una leggenda che una donna, lion pieces a year, out of which almost per onorare meglio la Madonna 50% is exported around the world. fece un piatto forte e assai drogato Styles range from contemporary to che battezzò col nome di Stufato […]» classic, including ethnic, neo-roman- (“There was a woman who / to better ho- tic and “fusion”. Another interesting nour the Madonna / prepared a hearty and feature is the fabrication of unleaded spicy dish / which she called Stufato […]”) glass: by getting rid of polluting sub- stances, the enterprise produces envi- Stufato requires a certain amount of pa- ronmental friendly glass without af- tience and good will, to which must be fecting its quality. In San Giovanni added, in adequate measure, spices, their products can be bought at the IVV cloves and nutmeg, chopped parsley shop, a large retail outlet. and onion. Lightly fry this mixture in Textiles have been another important olive oil and stir in the stewing meat line of industrial activity in San Gio- (from the leg); then cook in an earth- vanni, especially from the mid-19th cen- enware pan. tury to the period after the Second «[…] Questo piatto che viene da lontano World War. Saprà ridarti quel rapporto umano Linen, hemp, cotton ribbons and rab- E far capire anche al più somaro bit-hair yarn, together with the more Che il tempo è vita e che non è denaro». common processing of wool, have giv- (“This age-old dish / will bring you back en work to a large number of labour- to human friendship / and even the most ers, subsequently absorbed into the thick-headed will right away conceive / that manufacturing of knitted goods and time is life, not money”.) shoes. Up until today, the most im- portant sectors of local economy are Remaining in the old town, in Via the manufacturing of shoes, leather Garibaldi, the Antico Forno, produces goods, clothing and fabrics. baked goods for a number of other Between piazza Masaccio and San Gio- shops in the surroundings. Specialities vanni Valdarno’s train station, we rec- include first quality bread baked in a ommend a stop at Osteria dell’Angelo, wood-burning oven and the famous a small restaurant offering tasty typical schiacciata al metro. For those with a Valdarno dishes including homemade sweet tooth, not to be missed are the pasta and strictly chianina beef, such frittelle and cenci during the Carnival as the typical Stufato alla Sangiovan- season, which in San Giovanni is cele- nese, and zolfino beans. brated with fancy dress parades and Stufato, or stew is a simple and tradi- carnival floats. Another treat is pan- tional peasant dish, handed down by cosanti, prepared with raisins, walnuts

english version 183 and allspice, a typical Chianti sweet 1300s. Today, it is an important man- from the Siena area, here in a delicious ufacturing centre of Upper Valdarno. local version; and finally fantoccia a If economy was once centred around large Befana-shaped biscuit originally agriculture and cattle-breeding, dur- from the area around Incisa and Lev- ing the 18Th and 19th centuries wool fac- ane that is also prepared in San Gio- tories for the making of woollen cloths, vanni as part of the Epiphany celebra- as well as dye-works were established in tions. The delicacy, made of short pas- Terranuova. try, can be either in the shape of a fan- In the small town, the restaurant Il Pi- toccia or of a cavalluccio (another type ano (of the Bonaccioni farm at La Pen- of small cake)and is sprinkled with na) serves delicious food, as does Oste- colourful bits of sugar, small pieces of ria dell’Acquolina on the Sette Ponti road chocolate, sugar-coated almonds and in the direction of Castiglion Fibocchi. other sweets, to be offered to children An example of traditional craft in the on the morning of January 6th. area, unfortunately practically disap- Few craftsmen’s workshops can still be peared today, is stone-cutting. Until af- found in Montevarchi’s old quarter, ter the Second World War, the territo- though we do come across an uphol- ry counted seven quarries and around sterer’s shop and a jeweller’s shop called one hundred stone-cutters. Today, Biri Monini Gioielli that also makes repairs di Paolo Fabbroni is the only workshop and custom-made jewels. In Via Ro- left in Valdarno to hand down the an- ma, Francesco Modena has a beautiful cient manual skill of stone-cutters. goldsmith’s shop with a window dis- For those wishing to savour the taste of play of magnificent pearls and ambers. genuine homemade pasta, prepared as The shop’s furniture, in carved wood, in the old days, the firm Carmignani of- enhances the taste and workmanship of fers a vast range of varieties: tagliatelle, a true artistic craftsman. tortellini, ravioli with aromatic herbs, A fine restaurant in the historic centre and truffle crespelle (or crepes)are just of Montevarchi is Da I’Frasca; tradi- a few of their specialities. tional decor and as house specialities - Let us now move on from Terranuova tagliata (roast beef), select cheeses, and Bracciolini towards Arezzo, following a wine list with two hundred labels. the road that passes by Castiglion Fi- They offer a tasting menu that changes bocchi. Between one village and an- according to the season, besides a menu other along the Sette Ponti road (Re- à la carte. gional Road 69), one can still admire Past Montevarchi, the recommended today, set on vast expanses of level route is to go from Terranuova Bracci- ground, ancient tobacco dry-houses olini towards Castiglion Fibocchi, called “tabacchiere”. During the second along Via dei Sette Ponti. Terranuova half of the 18th century, the cultivation Bracciolini, birthplace of the human- of tobacco was widespread in the area. ist Poggio Bracciolini, dates back to the The leaves picked from these vast fields museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 184 were gathered inside the large build- Leaving Borro, we follow the road from ings where they were put to dry. These San Giustino Valdarno to Laterina. very buildings have been ably trans- Built atop a small plateau, in the Mid- formed today into residential hotels dle-Ages the castle was home to the and apartments for tourists. Umbertini lords, rivals of Florence. The Leaving behind the medieval villages of ancient village, whose name apparent- Valdarno, where a number of medieval ly comes down from the Latin later, la- tower-houses can still be seen, we now teris, meaning “brick”, unfolds along reach an area which is instead rich in the hill, and a walk along the ancient country houses built at the time of the castle walls is rewarded with splendid Lorraine dynasty and provided with views over the valley-floor towards the dovecot, porch and loggia. They do Arno river, as well as of the Pratomag- leave space, however, to small medieval no massif and its characteristic crags. villages such as Borro in the vicinity of The age-old production of bricks, pot- San Giustino Valdarno, where the vis- tery and ceramics of all kinds, both itor can enjoy a stroll or a stay in a pic- artistic and large-scale, is typical of this turesque, skilfully restored place. His- area. The flourishing of the industry tory and traditional crafts mingle in the was undoubtedly favoured by the vicin- tiny fortified village centre surrounded ity of clay pits rich in a type of earth by natural gullies (or calanchi). An ex- particularly suited for moulding and hibit that will please children and adults firing. Dozens and dozens of local fam- alike is a large-scale reproduction of the ilies once lived on brick making. One manger-scene in Bethlehem, with ex- of these families still runs the business amples of ancient trades and activities started by their ancestors in 1710: the from the past. Hand-crafted by the kiln named Fornace Baglioni where parish priest after whom the main pi- bricks and tiles are produced using a azza was named, it welcomes the visi- special firing procedure in coal burn- tor inside one of the buildings facing ing Hoffmann kilns. These particular the small piazza; next to the main scene, tunnel-shaped kilns operate on a con- self-moving figures made of wood and tinuous basis, with the combustion papier-mâché are displayed inside chamber moving horizontally while the wooden boxes about the size of old tele- pieces stay in place. We are impressed vision sets. The scenes include passages both by the mechanism – a costly pro- from the story of Pinocchio and mod- cedure, given the need for round-the- els of ancient crafts linked to rural life, clock manpower – and by the plant’s farming and particular tools, in a word huge rooms and rows of bricks put to to all which today has virtually disap- dry. peared. In Borro you will also find shops From Laterina, Via Vecchia Aretina selling top-quality artistic handicrafts leads to Castiglion Fibocchi, an old such as shoes, jewels and objects in fortified town whose defensive walls wrought iron. are still in excellent condition. The an-

english version 185 cient charm of the place is still intact. der the rule of Grand Duke Leopol- At a short distance, along the Sette Pon- do – but that would bring us too far ti Road, the Ponte a Buriano and Pen- away from our current itinerary. na’s Natural Reserve is yet another of However, following Regional Road 69 Valdarno’s protected areas, rich in mag- back towards Florence, one will find a nificent country elms, where one can crossroads for Bucine (in the direction admire the ancient bridge of Ponte a of Siena), which marks the beginning Buriano (said to have been Leonardo of yet another extraordinary landscape, da Vinci’s very model for the bridge in where the Valdarno gorges meet the clay the background of the Mona Lisa) be- land of Val d’Ambra. Full of history and fore reaching Arezzo. tradition, today the area thrives on From Laterina, another interesting de- tourism and is well supplied with tourist tour (following Via Fàbbrica) brings us accommodation and restaurants. to Ponticino, a village that arose along Now following the State Road towards the railway line and the main road con- Florence, we arrive at Pergine Val- necting Florence to Arezzo, before the darno, a place highly renowned for its construction of Autostrada del Sole. The olive oil, given that its specific latitude highlight lies in the beautiful sur- and altitude confer to the “Pergenti- rounding countryside bordered by the no” extra virgin olive oil very special mountains, with grapevines at the organoleptic properties. Indeed, the foothills yielding excellent quality difficult ripening of the olives gives the wine. Not far from Ponticino, an old oil an intense green colour, strong aro- hamlet founded by the Lombards – ma, fruity and rather sharp taste, and Montalfone, also called Montarfoni – low acidity. Pressing takes place at one was until no more than sixty years ago of the two local oil mills. a proper rural community with a con- We are now at Fattoria Rimaggio which vent set inside the 17th-century villa, perfectly meets the requisites of gen- craftsmen’s workshops, and a school, uineness: they raise calves, milk-cows, whereas today it has been turned into cow buffaloes, pigs, sheep, poultry, rab- a private wine producing farm. bits and other farm animals. Not much further, a dirt road leads to- There are also a number of buildings wards the Valdichiana area, where we for the processing of meat and milk, for recommend a visit to Civitella della wine-making and the bottling of wine Chiana; from the fortress, one can en- and oil: everything from the slaughter- joy magnificent views over the entire house and the rooms where the cold Valdarno on one side and the Valdichi- meats and salami are made, to the dairy, ana on the other – inviting us to an- the cellar and an oil jar storeroom. other pleasurable discovery tour that In Levane, a stop at Fattoria di Miglia- tells the story of endless expanses of rina is an absolute must. The Villa vineyards, olive groves and farmhous- Migliarina in neoclassical style, sur- es flourishing on lands reclaimed un- rounded by a large garden, has been di- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 186 vided into a number of elegant apart- Natural Parks, Handicraft ments for farm holidays. The adjoin- and Gastronomic Businesses ing cellars offer wine and oil tasting and of the other excellent products of the farm, which can be bought on the riserva naturale della valle premises. These include Chianti Supe- dell’inferno e bandella riore, IGT Toscano Cavasonno, DOC Tel. 0575 3161 Pietraviva wines, vinsanto, grappa and [email protected] first choice extra virgin olive oil. Therefore, our tour ends with a special le balze note on fine food and wine: the prod- Tel. 0575 3161 ucts of the Upper Valdarno have treat- [email protected] ed us to exquisitely inviting specialities. associazione fagiolo zolfino For the wine amateur, the area’s pro- del pratomagno duction includes – though mostly pro- at Penna duced by small private farms – Chianti 53028 Terranuova Bracciolini (Arezzo) dei Colli d’Ambra and guaranteed qual- Tel. 055 9705039 ity DOCG Chianti dei Colli Aretini. In- Fax 055 9705039 tense wines to be served all through the www.ilfagiolozolfino.it meal, fresh and bold, meant to be drunk info@ilfagiolozolfino.it quite young are produced alongside full-bodied wines, better suited to be aged. One characteristic of Chianti Col- Figline Valdarno li Aretini wine is its intense vinous aro- marco pecchioli ma with notes of violet; it can be served Via Castelguinelli, 8 at any moment of the meal, and is the 50063 Figline Valdarno (Firenze) perfect companion to tasty dishes. Tel. 339 6530012 vinoteca la porta del chianti Via Castelguinelli, 70 50063 Figline Valdarno (Firenze) Tel. 055 959341 Tel. 339 7888273 The selection of the businesses has been made at www.laportadelchainti.net the discretion of the authors and is by no means [email protected] exhaustive as regards the businesses present in the area. We wish to express our gratitude to the antico forno di canu & artisan businesses and the accommodation fa- innocenti snc cilities for their helpful collaboration in the re- search phase. We would especially like to thank Via Santa Croce, 20 Massimo Malvisi, Emanuele Rappa and Filip- 50063 Figline Valdarno (Firenze) po Bigazzi for their kind collaboration. Tel. 055 953353

english version 187 vetrerie artistiche di gianni antico forno prosperi & c. snc di canu alessandro & c Via della Comunità Europea Via Garibaldi, 78 50063 Figline Valdarno (Firenze) 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) Tel. 055 959087 Tel. 055 9123091 Fax 055 959087 [email protected] Montevarchi www.vetrerieprosperi.it il cassero th th aldo benini A tower housing a 19 -20 century sculpture exhibition Maestro d’Arte hours: Thursdays 10 a.m.-12 p.m. Corso Matteotti, 24 saturdays and holidays 5.00 p.m.-7.30 50063 Figline Valdarno (Firenze) p.m. Tel. 338 3987910 52025 Montevarchi (Arezzo)

San Giovanni Valdarno tappezzeria calosi Upholsterer’s workshop arte arredo di iacopozzi Via Poggio Bracciolini, 26 antonella 52025 Montevarchi (Arezzo) Glassware, fabrics and murals Via Mannozzi, 14 monini gioielli 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) repairs and custom-made jewels Tel. 055 9121875 Via Poggio Bracciolini,54 52025 Montevarchi (Arezzo) ivv (industria vetraria Tel. O55 980783 valdarnese soc.coop.a.r.l) [email protected] Lungarno Guido Reni, 60 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) Francesco Modena Gioielli Via Roma, 118 Tel. 055 944444 52025 Montevarchi (Arezzo) Fax 055 944447 Tel. 055.9850308 [email protected] [email protected] ivv shop tel. 055 942619 stagi alessandro osteria dell’angelo Restorer Typical Tuscan Cuisine Piazza Cesare Battisti, 34 Via della Madonna, 3/5 52025 Montevarchi (Arezzo) 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) Tel. 335 6751041 Tel. 055. 943799 [email protected] museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 188 agnolucci marco osteria dell’acquolina Via Isidoro del Lungo, 24 at Paterna, 96 52025 Montevarchi (Arezzo) 52028 Terranuova Bracciolini Tel. 338 3678474 (Arezzo) Tel. 055 977497 bertini serena Fax 055 977514 Via Levanella Scambio, 39 [email protected] 52025 Montevarchi (Arezzo) www.acquolina.it Tel. 055 980204 paterna vino e olio l’antica cesta snc di marchionni Cooperativa Agricola Valdarnese aldo & c. piccola società cooperativa arl Via Danubio, 13 at Paterna, 96 52025 Montevarchi (Arezzo) 52028 Terranuova Bracciolini Tel. 338 3325660 (Arezzo) Tel. e fax 055 977052 punto e pasta di amadori marinella [email protected] Piazza Mazzini, 8 52025 Montevarchi (Arezzo) agriturismo campo del monte Tel. 055 983635 Via Traiana, 53/a 52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo) f.lli bonci di boncisilvio sergio & Tel./fax 055 977492 c. snc Mobile 338 1895562 Via A. Vespucci, 95/a [email protected] 52025 Montevarchi (Arezzo) www.campodelmonte.it Tel. 055 981225 pasticceria@bonci_team.com agriturismo le vignacce at Campogialli, 84 villa sassolini 52028Terranuova Bracciolini (Arezzo) at Moncioni, 85-88 52025 Montevarchi (Arezzo) Tel. 055 97029742 San Giustino Valdarno (in the [email protected] municipal district of Loro Ciuffenna) da i’ frasca cassia di baccano Restaurant & Wine shop Via Setteponti Levante, 132 Via Mochi, 18 San Giustino Valdarno 52025 Montevarchi (Arezzo) 52024 Loro Ciuffenna (Arezzo) Tel. 055 983372 Tel. 055 9772310 Fax 055 983372 Fax 055 9772898 [email protected] [email protected]

english version 189 pratomagno prosciutti srl di Grati Fax 0575 894609 Via Fausto Coppi, 1 www.fornacibaglioni.com 52020 San Giustino Valdarno (Arezzo) [email protected] Castiglion Fibocchi il borro ristorante cassia vetus euro 3000 at Borro, 1 Via A. Dal Borro, 6 52020 San Giustino Valdarno (Arezzo) 52029 Castiglion Fibocchi (Arezzo) Tel. 055 977053 Tel. 0575 47466 Fax 055 977055 www.ilborro.it le quattro pietre [email protected] Via Sette Ponti, 8 at Casenuove 52029 Castiglion Fibocchi (Arezzo) Terranuova Bracciolini Tel. and fax 055 9148099 azienda agricola bonaccini [email protected] “Ristorante Il Piano” at La Penna la vialla 52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo) Farm holiday center Tel. 055 9172180 at Meliciano, 26 52029 Castiglion Fibocchi (Arezzo) biri di fabbroni paolo Tel. 0575 364372 Stone-cutter Fax 0575 477812 Stradone di Loro, 130/c 52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo) Bucine Tel. 055 9705181 frantoio fra.ma di Corrado Maddii Fax 055 9705849 & C. snc Via 2 giugno, 15/17 carmignani angiolo snc di Rubizzi 52023 Levane-Bucine (Arezzo) & c. Tel. 055 9789321 Via Penna 64/b-c [email protected] 52028Terranuova Bracciolini (Arezzo) Tel. 055 9705177 Pergine Valdarno pastacarmignani@libero fattoria di rimaggio Via Nazionale, 2/2 Laterina 52020 Pergine Valdarno (Arezzo) fornaci baglioni srl Tel. 0575 896007 Via Latereto, 21 Fax 0575 896502 52020 Laterina www.fattoriadirimaggio.it Tel. 0575 89009 [email protected] museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 190 Levane Glossary fattoria migliarina Francesca Sborgi Provincial Road, 69 52023 Levane (Arezzo) Aedicule Tel. and fax 055 9788243 A small edifice, either independent or www.migliarina.it part of a major complex, in the shape [email protected] of a tempietto or a tabernacle, which [email protected] houses a statue or a sacred image. Altar card See Cartegloria. Ampulla/Ampullina A small vessel, either of glass or met- al, with a globular body and a narrow neck, which is at times provided with an ear-shaped handle and a spout. It is used to contain the wine and the water for the Eucharist, or holy oils. Antiphonary Incomplete text of the Missal (see en- try) that contains the antiphons (al- ternating chants) that, tradition says, were collected by Gregory the Great. Basin Bowl for the washing of hands used together with a jug (see entry) or a Eu- charist flagon, namely a small recep- tacle with a lip used to pour water. Bas-relief A sculptural work where the figures stand out from the background by less than half of their thickness. Bookstand A stand for liturgical books, usually with a sloping top to hold them open in a position appropriate for reading. It is usually placed in the area before the altar. Brocade A particularly precious fabric made of silk, linen or hemp, obtained through

english version 191 a complex and slow weaving tech- small hammer marks the metal sur- nique, decorated with damask pat- face without cutting it. terns, with interlaced threads giving Collegiate Church a characteristic raised effect. A church which is endowed for a chap- Brocatelle ter, namely an assembly of the mem- A lampas fabric, having two warps bers of an order or a congregation. and at least two wefts, which is used Cross especially for interior decoration. It An object which can be made of var- has decorative designs usually in satin. ious materials, formed by two axes Bugia cutting one another at right angles. See Palmatoria. It became with or without the Christ Candlestick Crucified, Christianity’s distinctive A support in wood, metal, or other ma- symbol. The processional cross, usually terials, used to hold a single candle. made of metal, is supported by a long Cartegloria or Altar card staff and carried in religious proces- Term which refers to each of the three sions. It is incised and embossed with parts which form the Eucharistic cel- figures on both sides, respectively ebration. Beginning from the 16th cen- called the recto and the verso. tury it also denotes the card that is used Damask on the altar during the Mass as a mem- Fabric of ancient eastern origin orandum of the formulas for the priest. which derives its name from the city Chalice of Damascus, famous for its pro- A cone-shaped liturgical vessel with a duction. It is characterized by a warp stem ending in a base. It is used at Mass and weft of the same color, which for the consecration of wine into the create glossy patterns on an opaque Blood of Christ. Owing to its impor- background. It can be either lancé or tance during the liturgy, it is usually brocaded. richly decorated and made of precious Embossing durable materials. The cup is either in Technique of decoration used for copper or silver and gilded inside, precious materials which consists in whereas the stem and the base can be engraving ornaments with a burin made of other materials, except glass and chisel (see chiseling) on the back and ivory, as they are subject to wear. of the metal reduced to a very thin Chasuble lamina in order to obtain raised fig- See Planet. ures on the front. Chiseling Fresco Refined decoration technique car- Mural painting technique which con- ried out on metal objects by means sists in incorporating the colours with of a chisel, namely a small steel im- the lime of which the plaster is made, plement with a bevelled head in dif- and that, thanks to its particular pro- ferent shapes that, when hit with a cedure, makes the work of art extra- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 192 ordinarily durable over time. The wall Hand bell support, dry and clean, is prepared A small portable bell with a handle with an initial coat of rough plaster that is used as a signal, at certain (the rendering) on which a thinner times, during the celebration of Mass. one, called brown coating, is spread. Holy water pot Until the end of the 14th century, they A small receptacle that contains holy used ruddle on the brown coating to water. It is used together with the as- draw the sinopia (the preparatory pergillum for ritual benedictions. drawing for the artwork) which would be later substituted first by the Incense-boat pouncing and then by the cartoon. An elongated liturgical receptacle in Then the plaster finish, a thin layer of the shape of a small boat, having two fine sand and lime, is applied; this is movable valves as a lid on its upper where the artist actually paints using part, which is intended to hold the water-based colours. When painting incense grains eventually burnt on a fresco the artist is required to rapid- the coals of the thurible (see entry). ly execute it and thus apply the Jug colours on the fresh plaster before it A vessel with a handle and lip used dries. Consequently the area to be to pour water for liturgical ablutions. frescoed is prepared daily (it is the It is usually in the shape of an am- so-called day’s work), according to the phora and is often richly embossed amount of work which can be carried and chiseled. It is used together with out in one day. Any pentimento, cor- a basin (see entry). rection or finishing touch to the art- See also embossing and chiseling. work is therefore carried out on dry Knot plaster, by means of tempera colours. Frontal Bulge in the stem of a monstrance (see A parament made of marble, carved entry), a chalice(see entry), a candle- stone, ivory, or embossed, chiseled stick(see entry) or any other stemmed metal or else fabric – mostly silk - metal object, which may have dif- used to cover the front part of the al- ferent shapes: of a vase, amphora, tar, the mensa, which being sacred, disc or may also be pyriform. must not be visible. Lampas Glazing A damask fabric of great value, orig- A vitreous coating applied on terra- inally from China, embellished very cotta items after the first firing, to often with gold and silver threads, make them waterproof and glossy. which has a heavy appearance; the Gros pattern is created by supplementary A type of fabric derived from taffeta wefts added to the background (see entry) which is characterized by weave which is usually in satin or thin horizontal ribs. taffeta (see entry).

english version 193 Lancé church or during religious proces- A pattern on the right side of a fab- sions. In the Middle Ages it was in ric, consisting of a supplementary the shape of a tempietto and then, weft (lancé weft). beginning from the late 16th centu- Liséré ry, of a rayed sun. A pattern resulting from the back- Oil painting ground weave which is seen on the A technique of painting on canvas or right side of the fabric. If the motif a wooden panel where colors are ob- is small-sized it does not need to be tained by mixing pigments with thick secured; otherwise it is attached to vegetable oils (such as linseed, poppy- the background weave through the seed or walnut) to which essential oils background warp threads (liage (turpentine) are added so as to make répris)or else through a supplemen- the colors less viscous and more trans- tary warp (securing warp). parent. The color is first spread on a Maniple previously prepared base (priming and, Liturgical garment, made up of a nar- as to the canvas, ground mixture)with row strip of fabric in the same color gypsum and glue, and then coated as the planet (see entry); in the past, with a transparent varnish both to pro- priests used to wear it on the left arm, tect it and to make it shinier. This very tied with ribbons, during the Mass. ancient technique was improved in Miniature the 15th century in Flemish art and then This term – derived from the Latin spread throughout the rest of Europe; word ‘minium’, a vivid red color used it makes it possible to have an extra- to paint the initial letters in manu- ordinary variety of results, thanks to scripts – refers to the extremely re- the use of a wide range of pigments fined art of illustrating and decorat- and to the possible nuances among ing parchment codices. In a wider the various layers of color. sense, the same term can also indi- Palanquin cate any small-sized painting exe- A support, usually made of wood, cuted – on ivory, paper, copper, or often carved and gilded, used to car- other supports – with a meticulous ry holy relics during processions. attention to details. Palmatoria or Bugia Missal Small candle holder held in the palm A liturgical book that contains all the of the hand, used for reading from texts of the readings and prayers as the Missal (see entry). well as the ritual formulas necessary Planet or Chasuble to celebrate Mass. Loose sleeveless tear-shaped liturgi- Monstrance cal vestment, open at the sides and A sacred furnishing in which the also at the top for the head, worn by consecrated host is exposed to the bishops and priests during Mass. It adoration of the faithful inside the is derived from the ancient late-Ro- museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 194 man traveling cloak which was ac- neck and across the breast; whereas tually called planeta. the bishop wears it hanging down on Pyx both sides. A vessel made of precious metal, gild- Taffeta ed on the inside and covered by a lid, A type of cloth in linen, wool or cot- in which the consecrated hosts for ton. It is produced by interlacing al- the congregation are kept. It is cov- ternate threads stretched lengthwise ered by a veil and kept in the taber- (the warp) with transverse threads nacle on the altar. (the weft)on a loom. Relic Thurible A part of the body or belongings of A metal receptacle containing the coals a saint, Christ, the Virgin which is ip- on which the incense is burnt during so facto carefully preserved and ex- church ceremonies. It consists of a cup posed as an object of veneration to with a perforated lid, so that the per- the faithful. fumed smoke can come out; it is Reliquary swung, holding it by two small chains, A richly decorated receptacle, in vari- so as to better diffuse the smoke. ous materials and shapes (e.g., a vase, a Trabeation casket or a box), where a relic (see entry) All the horizontal elements support- is kept and displayed to the faithful. ed by columns and pillars compris- Scagliola ing architrave, frieze and cornice in A mixture of gypsum powder, sand classical architecture. and glue, to which stone fragments, Veil (of the chalice) cement, clay or other coloring sub- A square cloth in the same liturgical stances are added, in order to obtain colors as the vestments with which a stucco work which resembles mar- it forms a set, used to cover the chal- ble in all its different varieties. ice (see entry)and the paten (the met- Stole al plate which covers the chalice and An ecclesiastical vestment which, to- holds the host) during the Mass. gether with the maniple (see entry), Velvet matches the planet (see entry); it con- Fabric with a pile-covered surface sists of a long fabric strip, generally constituted of two warps, one for the having a trapezoidal end, decorated background weave and the other for with crosses and a fringe, which is the pile, which is created by inserting worn over the shoulders and hangs a thread worked in loops by means of down in front. During religious ser- needles (terry velvet) whose looped vices it is worn differently by the cel- ends can be cut (cut velvet). If the pile ebrants according to their hierarchi- warp covers the entire background cal rank: the deacon wears it over the weave, the velvet is called plain. It is left shoulder only and fastens it on instead defined damask when the pile the right hip; the priest around the creates a pattern.

english version 195

Apparati / Apparatus

Bibliografia essenziale / Short bibliography

Generale A. Pincelli, Monasteri e Conventi del C. Bartoli, Relazione della Madonna del territorio aretino, Firenze 2000. Latte di Monte Varchi, Firenze, Bibl. L. Pesci, Le manifatture fiorentine del Riccardiana, ms. 2711. Cinque e Seicento nella Collegiata di P.G. Conti, Memorie sulla esistenza e Montevarchi, in «Jacquard», 48, 2001- Culto della Sacra Reliquia che si vene- 2002, pp. 2-6, 13. ra nella insigne Collegiata di Monte- L. Pesci, Nel segno della tradizione: le varchi, Montevarchi 1896. manifatture fiorentine del ’700 nella R. Orsi Landini, I paramenti sacri del- Collegiata di Montevarchi, in «Jac- la Cappella Palatina di Palazzo Pitti, quard», 51, 2002, pp. 2-6, 10. Firenze 1988. G. Tartaro, Dabo tibi ubera mea. Pietà A. Anselmi, L’insigne Collegiata di San popolare e universi simbolici. La Ma- Lorenzo in Montevarchi ed il suo Mu- donna del latte a Montevarchi attra- seo di Arte Sacra, Certaldo 1990. verso i secoli, Panzano in Chianti 2004. D. Devoti, L’arte del tessuto in Europa, Milano 1993. Il territorio T. Boccherini, P. Marabelli, Atlante Montevarchi: Dal Liberty al Déco, a cu- di storia del tessuto. Itinerario nell’arte ra di M. Lungani e P. Termini, Firen- tessile dall’antichità al Déco, Firenze ze 1988. 1995. San Giovanni Valdarno. Guida storico- G. Di Cagno, Il Museo di arte sacra del- turistica, a cura dell’A.S.C.A.S., Fi- la Collegiata di San Lorenzo a Monte- renze 1989. varchi, Montepulciano 1997. L. Bonechi, La Collegiata di San Loren- I Della Robbia e l’arte nuova della scultura zo a Montevarchi, in F. Bernacchioni, invetriata, catalogo della mostra (Fie- L. Bonechi, C. Ermini, Valdarno. Iti- sole), a cura di G. Gentilini, Firenze nerari fra arte e natura, Montevarchi 1998. 1998, p. 44. L. Pesci, La Collegiata di San Lorenzo a A.M. Massinelli, Montevarchi, Firen- Montevarchi e i suoi paramenti sacri, ze 1998. tesi di laurea, Università degli Studi L. Bencistà, Chiesa di San Michele a Vo- di Firenze, a.a. 1999-2000. lognano, Collegiata di Santa Maria a

199 Figline Valdarno, Pieve di San Vito a Remole, in «Archivio Storico italiano», Loppiano, in Popoli. Arte. Devozione. ccxxii, 2004, disp. iii, pp. 507-556. Itinerari nelle Cinque Verdi Terre, Fi- N. Baldini, Nella bottega fiorentina di renze 1999, pp. 33-35, 43-45, 52-53. Pietro Perugino. Una proposta per il M.L. Ungar, Pieve di San Donnino a Maestro della Modonna del Ponterosso: Villamagna, in Popoli. Arte. Devozio- Giovanni di Papino Calderini pittore di ne. Itinerari nelle Cinque Verdi Terre, Figline Valdarno, in Perugino a Firenze. Firenze 1999, pp. 41-43. Qualità e fortuna d’uno stile, catalogo San Leolino a Rignano. Storia e restauro, della mostra a cura di R. Caterina Pro- a cura del comitato per il restauro del- to Pisani, Firenze, 2005, pp. 69-74. la Pieve di San Leolino, Firenze 2000. N. Baldini, scheda 11, in Perugino a Fi- S. Padovani, Vademecum per il visitato- renze. Qualità e fortuna d’uno stile, ca- re: il percorso e le proposte della mostra talogo della mostra a cura di R. Cate- su Domenico Puligo, in Domenico Pu- rina Proto Pisani, Firenze, 2005, pp. ligo (1492-1527). Un protagonista di- 108-109 menticato della pittura fiorentina, cata- G. Tigler, Il territorio di Firenze: sezio- logo della mostra (Firenze) a cura di E. ne 5, in Touring Club Italiano, L’Italia, Capretti e S. Padovani, Livorno 2002, 3. Firenze e provincia, Milano 2005. pp. 15-23. A. Monciatti (Titolo da definire) nel vo- C. Caneva (a cura di), Il Museo di Arte Sa- lume dedicato al restauro della “Cro- cra a Incisa in Val d’Arno, Firenze 2004. ce di Rosano”, a cura di R. Bellucci, L. Fabbri, ‘Opus novarum gualcheriarum’: M. Ciatti, C. Frosinini, Firenze 2007 gli Albizzi e le origini delle Gualchiere di (in preparazione).

museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 200 Indice dei luoghi / Index of places

Badia Agnano Oratorio del Crocifisso del Castello 80, 97, 99, 176 166 Pieve di San Pietro a Presciano 98, 176 Laterina Bucine 100, 124, 176, 185 96, 175 Montarfoni Caposelvi 126, 127, 186 95, 174 Montevarchi Castelnuovo dei Sabbioni 91, 172 91, 172 Collegiata di San Lorenzo 24, 92, 144, 173 Castiglion Fibocchi Museo d’Arte Sacra 23, 144 100, 181 Palazzo Galeffi 94, 174 Chiesa dei Santi Pietro e Ilario 101 Palazzo Martini 93, 173 Palazzo Pretorio 93, 173 Cavriglia Pieve di San Giovanni Battista 90, 172 Villa Masini 94, 174 Museo 90, 172 Pergine Valdarno 99, 127, 176, 186 Figline Valdarno 82, 106, 117, 167, 182 Pogi Collegiata di Santa Maria 82, 167 96, 98, 175 Museo d’Arte Sacra 82, 167 Santuario della Madonna del Ponte Ponte a Buriano Rosso 81, 166 125, 126, 186

Galatrona Rignano sull’Arno Pieve di San Giovanni 96, 174 Pieve di San Leonino 77, 78, 164, 165

Incisa in Val d’Arno Rosano 79, 116, 165 Abbazia di Santa Maria 74, 163 Castello 79, 166 Gualchiere di Remole 72, 73, 163

201 San Giovanni Valdarno San Giustino Valdarno 85, 106, 169 Borro 122, 123, 185 Basilica di Santa Maria delle Grazie 86, Strada dei Sette Ponti 169 107, 108, 182 Casa di Masaccio 90 Chiesa di San Lorenzo 89, 171 Villamagna Pieve di San Donnino 71, 162 Museo d’Arte Sacra 87, 170 Palazzo Pretorio 85, 169 Volognano Pieve di San Giovanni Battista 90, Castello 76, 164 171 Chiesa di San Michele 77, 164

museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo 202 Indice degli artisti / Index of artists

Albertinelli Mariotto 77, 164 Luberto da Montevarchi 23, 36, 87, 148, Andrea della Robbia 60, 63, 82, 93, 96, 170 160, 161, 173, 175 Maestro della Natività di Castello 90, Andrea di Giusto 80, 166 172 Angelo di Lorentino 101, 177 Maestro di Barberino 80, 166 Arnolfo di Cambio 86, 169 Maestro di Figline 82, 168 Baratta Giovanni 24, 93, 145, 173 Maestro di Rosano 75, 164 Beato Angelico 88, 170 Maestro di Volognano 77, 164 Bicci di Lorenzo 78, 164 Mariotto di Cristofano 88, 89, 171 Bugiardini Giuliano 80, 166 Bonechi Matteo 28, 93, 145, 173 Mariotto di Nardo 88, 163, 170 Buglioni Benedetto 82, 168 Michelino Domenico 89, 171 Buglioni Santi 78, 165 Giovanni da San Giovanni, Mannozzi Buontalenti Bernardo 86, 170 Giovanni detto 87, 89, 170 Calderini Giovanni di Papino 81, 167 Nigetti Matteo 86, 170 Cigoli Ludovico 80, 82, 166, 168 Pagani Gregorio 89, 171 del Bianco Giuseppe 24, 144 Parigi Giulio 86, 170 Del Brina Giovanni 53, 54, 157 Pignoni Simone 43, 151 Dolci Giovan Battista 55, 158 Puligo Domenico 100, 177 Francesco d’Antonio 84, 168 Sagrestani Camillo 90, 172 Fidani Orazio 80, 166 Sarri Egisto 82, 167 Fiorentino Pier Francesco 84, 168 Gaddi Agnolo 37, 148 Scheggia, Giovanni di Ser Giovanni detto lo 88, 89, 171 Ghirlandaio Domenico 82, 168 Giovanni del Biondo 89, 171 Schiavo Paolo 88, 171 Giovanni della Robbia 86, 169 Segoni Cosimo di Camillo 65, 161 Giovanni di Piamonte 89, 171 Silvani Gherardo 93, 173 Jacopo di Cione 75, 164 Soldani Benzi Massimiliano 24, 28, 53, Jacopo del Sellaio 89, 171 92, 145, 157, 173 Lorenzo di Bicci 78, 165 Spigliati Pietro di Martino 41, 150

203

Indice

Presentazioni 7 di Edoardo Speranza 9 di Antonio Paolucci 13 di Claudio Martini 15 di Luciano Giovannetti 17 di Paola Refice 18 di Chiara Galli Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi 23 Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi di Paola Refice Visita al museo di Paola Refice 31 • 1 - Prima sala 57 • 2 - Corridoio 59 • 3 - Seconda sala Itinerari 71 Da Firenze al Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi di Nicoletta Baldini 105 Artigianato artistico ed enogastronomia del Valdarno Superiore di Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini 135 Glossario di Francesca Sborgi 143 English Version Apparati / Apparatus 199 Bibliografia essenziale / Short bibliography 201 Indice dei luoghi / Index of places 203 Indice degli artisti / Index of artists

Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa Maggio 2007