„Psyche Ist Ein Griechisches Wort...“
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„Psyche ist ein griechisches Wort...“ Forme e funzioni della cultura classica nell‘opera di Sigmund Freud Inauguraldissertation zur Erlangung des Grades Dr. phil. vorgelegt im Fachbereich Sprach-und Literaturwissenschaften der Bergischen Universität - Gesamthochschule Wuppertal von Paola Traverso aus Gavi Wuppertal, im Juni 2000 INDICE INTRODUZIONE 3 I. LA LETTERATURA CRITICA 17 II. GLI STUDI SULL'ISTERIA 36 II.1. La scelta della professione 36 II.2. Dalla neurologia alla psicopatologia 40 II.3. „Come se l‘anatomia non esistesse...“ 52 II.4. Il metodo catartico e la ridefinizione della katharsis tragica di Jakob Bernays 54 II.5. L'isteria:"Ein wissenschaftliches Märchen" 65 II.6. Ipnosi, suggestione e il potere magico della parola 69 III. NOTE ALLA „TRAUMDEUTUNG“ (parte prima) 78 III.1. Alcune considerazioni sulla scelta del titolo 78 III.2. „Flectere si nequeo superos...“ L‘interpretazione prometeica del motto 80 III.3. L'interpretazione politica e l'interpretazione psicoanalitica 86 III.4. Due proposte interpretative: la catabasi all'Ade e l'inconscio come oltretomba mitico 89 III.5. Catabasi e mondo onirico 95 III.6. „Acheronta movebo“. Geografia freudiana e geografia virgiliana: la metafora degli inferi. 103 IV. NOTE ALLA „TRAUMDEUTUNG“ (parte seconda) 112 IV.1. La scelta classica 112 IV.2. La rivendicazione polemica 117 IV.3. La dinamica del referente classico 123 IV.4. La funzione del riferimento aristotelico 126 IV.5. L‘influsso di Brentano 131 IV.6. Fenomenologia onirica: il modello aristotelico e il modello freudiano. 133 IV.7. Oneirokritiká 145 IV.8. La ‚scoperta‘ freudiana dell‘antichità e la questione della ‚priorità‘ 158 APPENDICE FREUD, IL LATINO, I LATINI 162 1. Elementi classici e riferimenti letterari 162 2. La lingua latina nell'opera di Freud 166 3. I motti 169 4. Le citazioni 172 5. L'interesse per le lingue arcaiche 177 6. Il "Carpe diem" e la verità poetica 179 (invece di una) CONCLUSIONE 184 BIBLIOGRAFIA 185 Scritti di Freud 185 Bibliografia generale 190 3 INTRODUZIONE Questo studio si propone di analizzare alcuni momenti dell‘incontro tra il mondo classico e la psicoanalisi nell‘opera di Freud. Il pericolo cui esso si espone è lo stesso che corre ogni ricerca che voglia ricostruire e analizzare una fonte o un contributo particolari di un sistema teorico, vale a dire il rischio di farsi accecare dal proprio oggetto, di focalizzare un aspetto da una prospettiva per forza di cose ‚ravvicinata‘ e postulare un falso rapporto causale tra quell‘aspetto e la teoria nel suo insieme escludendo necessariamente tutti gli altri dal proprio campo visivo, al punto da dimenticarli, anche quando a questi - è il caso per la psicoanalisi ad esempio della neurologia positivistica o della medicina romantica, il cui influsso sul pensiero e la formazione di Freud credo sia di gran lunga maggiore di quello esercitato dalla letteratura antica - spetterebbe un gradino più elevato nella gerarchia delle fonti. Nel caso specifico di una ricerca intorno ai rapporti tra l‘antichità classica e la psicoanalisi all‘epoca delle sue prime - ma fondamentali - scoperte, evitare questo rischio significa sia da una parte non perdere di vista il contesto dell‘opera freudiana nel suo insieme, pur relegandolo sullo ‚sfondo‘ dell‘esposizione, sia dall‘altra tentare di stabilire come e se la ricezione freudiana del patrimonio culturale classico si inserisca produttivamente nella compagine teorica della psicoanalisi e nel contesto più ampio di quelle correnti del pensiero occidentale di cui essa si è nutrita. Ma ancor prima della necessità di relativizzare un oggetto di ricerca così specifico quale quello delle ‚fonti‘ antiche della teoria freudiana si pone il problema della sua legittimazione. La presenza classica nell‘opera di un autore formatosi nella seconda metá del secolo scorso, e a maggiore ragione di un autore della Vienna imperiale in cui la cultura antica veniva proposta ed esaltata quale sostrato unificante delle sue diverse componenti etniche e culturali, non è di per sé nulla di sorprendente. E a ben guardare non lo è neppure per un esponente delle discipline mediche, basti pensare che il ‚mentore‘ e amico di Freud (colui che fino alla metà degli anni Novanta lo ha accompagnato nei suoi primi studi di psicopatologia), il fisiologo Josef Breuer, corrispondeva in quegli anni con il filologo e studioso di antichità classica Theodor Gomperz sull‘interpretazione del passo della Poetica in cui Aristotele definisce il concetto di catarsi. Ma se il ricorso retorico al patrimonio culturale classico accomuna Freud alla gran parte degli studiosi suoi contemporanei, il suo uso al contrario è peculiare e travalica i limiti della convenzione. Il problema si pone dunque quando si voglia cercare di individuare quali siano i tratti distintivi della presenza classica nell‘opera freudiana, quanto essa più ancora che soltanto ‚ornamentale‘, sia effettivamente, intrinsecamente, costitutiva dei postulati teorici psicoanalitici. In altre parole: la psicoanalisi sarebbe quello che è senza il contributo della letteratura antica? Credo che a questo quesito si possa rispondere con 4 una negazione parziale che riconosce non tanto alla letteratura antica in particolare, bensì alla letteratura in generale un ruolo imprescindibile e tuttavia attribuisce alla prima i tratti di un‘incidenza peculiare, sia perchè essa è avvolta dall‘aura autoritativa delle verità fondatrici, sia ancora perchè, in quanto espressione del mondo arcaico, appare garante della prospettiva filogenetica freudiana. E‘ implicito a questa ricerca il ritenere che la psicoanalisi sia una teoria ermeneutica e non una scienza naturale ‚esatta‘ (nonostante non abbia mai smesso di aspirare ad esserla), o meglio, una teoria il cui statuto scientifico è ambivalente e si situa al confine tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche. Se è caratteristica (e parimenti necessità) di ogni forma di pensiero astratto quella di ricorrere alla metafora per concretizzare la propria comunicabilità, questo vale tanto più per la psicoanalisi che, per ragioni immanenti al suo peculiare statuto di scienza in fieri, ad un uso retorico della metafora è tenuta ad affiancarne un altro che potrebbe essere definito come un uso epistemologico. Alla letteratura - e in particolare alla letteratura classica - nel periodo in cui la psicoanalisi muove i suoi primi passi (e anche in seguito, ma con modalità diverse) spetta non in ultimo la funzione di contribuire al tentativo di presentare e fondare la psicoanalisi come una „scienza naturale“, forse una scienza naturale sui generis, ma che comunque per propria scelta non intende annoverarsi tra le discipline speculative. Il momento-chiave di transizione in cui le basi neurofisiologiche della psicologia freudiana si incrinano e si evidenzia la precarietà del suo statuto scientifico è rappresentato dalla Traumdeutung (1900). Se ancora con gli Studien über Hysterie (1895) il procedimento freudiano poteva rivendicare in qualche modo l‘appartenenza alle scienze induttivo- sperimentali, con il saggio sul sogno esso si arrischia ormai sul terreno malfermo delle ipotesi non verificabili. Nonostante l‘isteria presenti già le caratteristiche di un ‚doppio testo‘ (il sintomo, il linguaggio del corpo isterico sovradeterminato dalle forme verbalizzate del ricordo) il cui significato nascosto per venire alla luce esige il ricorso ad un procedimento ermeneutico di interpretazione e ricostruzione, il suo aspetto manifesto (i sintomi) è tuttavia ‚concreto‘, riconoscibile, può essere esposto e presentato pubblicamente a scopo di dimostrazione. E‘ quanto aveva fatto Charcot (e sul suo esempio Freud), quando era riuscito a dimostrare al proprio uditorio che l‘isteria non aveva origine organica dal momento che i suoi sintomi erano ugualmente riproducibili in stato di ipnosi. La lettura del sogno al contrario, il cui contenuto latente viene ricostruito grazie alla catena delle libere associazioni del sognatore, costringe Freud ad una (certo né ammessa né tantomeno dichiarata) rinuncia definitiva ad ogni sorta di verificabilità oggettiva. Privata di un oggetto ‚in sé‘, direttamente analizzabile, la psicologia d‘ora in poi non potrà che mediarsi attraverso il linguaggio: se da una parte dovrà ricorrere al linguaggio, alla metafora, per descrivere gli avvenimenti psichici, allo stesso modo tali 5 avvenimenti psichici si rendono manifesti, ‚percepibili‘ e quindi accessibili all‘analisi solo attraverso il linguaggio.1 Nella psicoanalisi le forme narrative del linguaggio non sono soltanto il soggetto, le forme espressive e denotative della mediazione conoscitiva ed espositiva alle quali ogni scienza - anche la più ‚concreta‘ ed esatta - deve ricorrere per rendersi comunicabile; esse sono parimenti l‘oggetto di indagine, l‘unico di cui la psicoanalisi dispone, un oggetto le cui caratteristiche eminentemente connotative rendono vischioso e che, di per sé, impone all‘indagine i modi dell‘ermeneutica letteraria. Con la rinuncia all‘ipnosi e l‘introduzione del metodo delle associazioni libere nell‘analisi del sogno (il cui materiale - è bene ricordarlo - si basa quasi esclusivamente sui sogni di Freud) viene a mancare al procedimento terapeutico e al metodo d‘indagine anche quell‘ultimo residuo di „dimostrabilità“ che ancora presentava l‘isteria, e la convinzione - mai abbandonata da Freud - dell‘esistenza di un legame tra l‘anatomia ed i processi psichici è ora costretta ad affidarsi alla costruzione di ipotesi che sono sì continuamente passibili di modificazioni, revisioni, riformulazioni, ma che