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Anniversari

Una rara foto di Giordano Il genio del fanciullo a Montecatini nel 1942 pugliese In occasione del 150° anniversario della nascita di Umberto Giordano, a Foggia il “Festival Giordano” mette

Di Giorgio Gervasoni in scena Andrea Chènier e Giove a Pompei

arissima Graziella, siamo definitivamente a Milano ed abbiamo dovuto precipitarci ad occupare il nostro appartamento, […] per miracolo lo abbiamo salvato dalla requisizione. Sono molto contento che tu mi eseguirai il Mese «CMariano. Purtroppo non mi riuscirà di sentirlo perché qui non riesco a Umberto partecipa nel 1889 al concorso Sonzogno, dal quale uscirà sentire le trasmissioni di Roma e ciò mi addolora moltissimo. Son sicuro vincitrice di Mascagni, e si accaparra il sesto posto che farai bene. Ciò che ti raccomando è di pronunciare il più possibil- su 73 concorrenti. Tuttavia di Marina e del suo brutto Sonzogno mente chiaro le parole perché la commozione del soggetto consiste più non sa che farsene, ma l’opinione di uno stimato operista come Filip- che nella musica, nelle parole. Sono molto lieto che l’ sarà diretta po Marchetti: “Quando si comincia così si arriva molto bene”, nonché i da Previtali che ammiro e stimo e ti prego di ringraziarlo da parte mia e buoni uffici di lo convincono ad impegnare il giovane di salutarmelo tanto. per un anno a 200 lire al mese. Il risultato è , una vicenda Comprendo la tua tristezza per le difficoltà che incontri per la carriera. di crudo realismo su libretto di tratto dal dramma di Ci vuol pazienza, cara Graziella. Bisogna avere fede e coraggio e verrà il Salvatore Di Giacomo e Goffredo Cognetti, ambientato in un “basso” di giorno, speriamo prossimo, che sorgerà il sole anche per te. Napoli dove Vito il tintore si scopre malato di tisi e per guarire il suo male […] Non trascurare di scriverci e darmi notizie del . Ti fa voto di sposare una donna perduta, Cristina, sottraendola alla casa abbraccio affettuosamente tuo Umberto Giordano”. chiusa, per redimerla. Ma a rompere le uova nel paniere, c’è di mezzo Così, in una lettera inedita del 12 luglio 1945, il settantottenne compo- un’altra donna, Amalia, l’amante di Vito, e Cristina, sconfitta, fa ritorno sitore pugliese si rivolgeva al Graziella Avalle, moglie di un noto alla sua squallida vita imprecando all’infamia. Con tutti gli ingredienti al pittore piemontese, al quale era legato da antica amicizia. Giordano era posto giusto per costruire un modello di opera verista, Mala vita va in silente da una quindicina d’anni. Dopo “”, datato 1929, su libretto di scena al Teatro di Roma il 21 febbraio 1892 con protagonisti Giovacchino Forzano, aveva definitivamente esaurito la sua vena di ope- e Roberto Stagno, gli stessi interpreti di Cavalleria rista ed all’infuori di minute pagine cameristiche, una serenata, qualche con la quale il lavoro di Giordano presenta singolari affinità. In quei mesi, brano per arpa, una tarantella, un garbato distacco accompagnava i per favorire la conoscenza della nuova opera il maestro è invitato ad suoi ultimi anni, non privi di un marcato scetticismo. Lucido osserva- eseguirne alcuni brani al pianoforte nell’esclusivo Circolo Dauno di Fog- P tore della scena italiana, si esprimeva con amarezza sui mali del teatro gia. A metà concerto alza gli occhi dal leggio: i suoi ascoltatori si sono d’opera di allora: “Ma…..la vita del teatro è cosparsa non di rose, ma seduti ai tavoli e giocano a carte. L’episodio segna un’amara cesura sempre di spine anche quando si svolgono sotto i nostri occhi fatti che ci destinata a durare decenni tra il giovane Giordano e la sua città natale. destano l’invidia […]. Nel settentrione - non mancava di stigmatizzare Con un linguaggio improntato a una serrata concitazione drammatica, in un’altra missiva del 1° giugno 1946 - le stagioni teatrali sono in ribas- il venticinquenne pugliese mostrava invece di saper tenere ben desta so. Qualche teatro con qualche recita con compagnie di second’ordine e l’attenzione del pubblico per il tratteggio dei caratteri, la vocalità, il taglio null’altro. Non c’è denaro! Grande sconforto nelle masse e negli artisti” delle scene, e soprattutto una tensione drammatica senza cedimenti. Nulla di nuovo sotto il sole. Nello stesso anno Mala vita approda a Vienna, dove ottiene il plauso del Il maestro abitava con la seconda moglie, la giovane arpista Sara De 14 anni concorre per un posto gratuito al Conservatorio napoletano di temibile critico Eduard Hanslick che sottolinea come in Giordano “lo spi- Cristofaro, al civico 2 di Via Durini in una città sconvolta dai disastri della S. Pietro a Maiella, l’istituto più importante sul quale gravita tutta l’Italia rito drammatico assuma più rilievo dell’invenzione musicale”, raggiunge guerra. meridionale, ma viene respinto per alcuni errori nel basso armonizza- poi Berlino e Praga dando l’abbrivio ad una forma di teatro musicale “Ho fatto stamani un giro per la città - scriveva all’amico pittore il 30 to. Due suoi saggi attirano però l’attenzione di Paolo Serrao, didatta di in cui il gesto e la parola assumono una funzione portante da cui trae gennaio 1944 sulla carta intestata del “Grande Albergo e di Milano” - ed prestigio che gli impartisce lezioni gratuite e lo mette in condizione, sei origine una nuova concezione “verista” di cantante-attore. ho provato l’impressione più spaventosa e tragica della mia vita. Milano mesi dopo, di accaparrarsi onorevolmente il posto. Negli otto anni di Ma quando Mala vita approda sulle tavole del San Carlo, la crudezza del è distrutta e ciò mi ha profondamente accasciato”. Conservatorio, dove ha come compagno il calabrese Francesco Cilea, soggetto offende i napoletani e infanga l’immagine della città. La parabola di Umberto Giordano ha inizio il 28 agosto 1867 in quel maggiore di un anno, oltre allo studio della composizione con Serrao, si A nulla vale, cinque anni dopo, vararne un edulcorato rifacimento dal di Foggia. Il fanciullo si destreggia egregiamente al fioretto ed il padre ritrova docenti del calibro di Marco Enrico Bossi per l’organo, Giuseppe titolo “Il voto”. Napoli è pure testimone del clamoroso insuccesso che Ludovico, farmacista, arriva ad azzardare per lui un futuro come maestro Martucci per il pianoforte. Dotato di un naturale talento drammatico, con saluta , l’opera successiva, un rifacimento della Maria di di scherma, ma è la musica ad esercitare la maggiore attrattiva. A soli Marina, lavoro in un atto su libretto di Enrico Golisciani, ancora studente, Rohan di Cammarano, musicata da Donizetti, ad opera dei due libret-

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Franco Corelli, uno dei più celebri Chénier del XX sec.

tisti di Cavalleria rusticana, Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci. Risultato: Sonzogno licenzia in tronco il compositore che piomba in una forte crisi di identità. Delle due l’una: partecipare ad un concorso per direttore di banda oppure darsi alla scherma come avrebbe voluto papà. Ma come spesso accade, la fortuna ha un nome: Alberto Franchetti. Il compositore torinese convince Sonzogno ad offrire una nuova chance al giovane foggiano e gli cede un nuovo soggetto di Luigi Illica ambientato al tempo della rivoluzione francese. Per mantenersi in costante contatto con Illica, lo squattrinato Giordano si trasferisce a Milano e trova alloggio presso un deposito di arredi funebri. Nel giro di quattro atti brevi ed incisivi l’Andrea Chénier esprime una sorprendente varietà di motivi e di tematiche: dall’amore tra il poeta e la nobile Maddalena alla rancorosa passione del servo Gérard che si spoglia della livrea per abbracciare la rivoluzione, dall’odio di classe allo spionaggio, ai temi dell’amor di patria. Amintore Galli, critico e direttore artistico di casa Sonzogno, giudica l’o- pera irrappresentabile e la cancella dal cartellone. Interviene Mascagni in persona e Chénier viene riammesso. Il tenore Alfonso Garulli, scrittu- rato per il ruolo del titolo, si defila per timore di un fiasco provocato dalle riserve di Galli. Al suo posto chiamano Giuseppe Borgatti: con al fianco Evelina Carrera e Mario Sammarco, sul podio Rodolfo Ferrari, l’opera va in scena alla Scala il 28 marzo 1896 riportando un successo trionfale. Dopo Borgatti anche Tamagno e De Lucia rendono ancora più eclatan- cella (1907), una storia d’amore troncata dagli eventi, e Mese mariano te il successo. Chénier è la rivelazione del talento teatrale di Giordano, (1910), la vita minuta e malinconica di un asilo infantile, una vicenda esprime caratteri fortemente innovativi soprattutto sul piano vocale, la ripescata nella napoletanità di Salvatore Di Giacomo. voce non è più soltanto impegnata in lirici abbandoni, ma punta a soste- Sembra sia stato proprio Verdi, in uno dei colloqui al Grand Hotel , nere un continuo teatralissimo recitativo che cede il posto a momenti di a suggerire a Giordano il soggetto comico della Madame Sans-Gêne. Di grande effusione melodica come l’Improvviso di Andrea “Un dì all’azzur- fronte alle perplessità di Umberto sul fatto di mettere in musica la figu- ro spazio”, in cui la vocalità si enfatizza con l’amplificarsi delle sonorità ra di Napoleone, gli suggerisce di rappresentarlo non con la mano sul orchestrali. In sostanza è la realizzazione più completa e realistica del petto nella veste ufficiale e stereotipata del condottiero, ma in pantofole, nel melodramma. Il 1896, l’anno di Chénier, è significativo an- nell’intimità domestica “tanto - concludeva sornione Verdi - né Giorda- che dal punto di vista sentimentale: Giordano sposa Olga Spatz, figlia no, né il pubblico avevano mai conosciuto Napoleone”. La vicenda pic- del proprietario del Grand Hotel Milan in Via Manzoni, a due passi dalla cante della lavandaia-marescialla va in scena al Metropolitan nel 1915 Scala. E’ il prestigioso albergo dove Verdi alloggia stabilmente nei suoi sotto la direzione di Toscanini. Questi è ancora sul podio alla Scala per soggiorni milanesi e dove morirà il 27 gennaio 1901. Il vecchio maestro gli ultimi due titoli operistici del maestro foggiano: , guarda con simpatia i coniugi Giordano, ed è insolitamente prodigo di 20 dicembre 1924, libretto scandalo del celebre Sem Benelli, protago- consigli con il giovane compositore. Sull’onda del successo di Chénier, nisti Carmen Melis e Benvenuto Franci, e Il Re, 12 gennaio 1929, una Giordano ottiene facilmente da Victorien Sardou il consenso a mettere in novella in tre quadri confezionata da Forzano ed ispirata al mondo delle musica , un dramma che lo aveva molto colpito quando, diciot- fiabe, Toti Dal Monte protagonista. Il canto del cigno. tenne, l’aveva visto al Teatro Sannazzaro di Napoli nell’interpretazione Quando la vena creativa inizia a dare segni di stanchezza, Giordano, di della carismatica Sarah Bernhardt. Su libretto di Arturo Colautti, la pri- concerto con l’amico e sostenitore Alberto Franchetti, non disdegna di ma al Lirico di Milano, 17 novembre 1898, sul podio l’autore, Gemma cimentarsi con i frizzi e i lazzi dell’operetta. Accade quando Luigi Illica Bellincioni protagonista, il nuovo melodramma rivela nel ruolo di Loris offre ai due compositori il libretto di Giove a Pompei con l’invito a musi- un venticinquenne tenore napoletano, , costretto a bissare carlo a quattro mani; i due peraltro continueranno imperterriti a lavorare “Amor ti vieta”. Fedora è un caso rarissimo di giallo musicale con una ciascuno per proprio conto. In una rievocazione in chiave giocosa e sa- scansione delle scene che si avvicina al linguaggio cinematografico. tirica della distruzione di Pompei, un soggetto ai limiti dell’assurdo, gli Suscita perfino l’entusiasmo di Mahler che la dirige a Vienna nel 1900. dei dell’Olimpo, trasferiti in un mondo avveniristico che accosta ai triclini, Ora è caduta nel dimenticatoio, ma sin dalla prima scaligera del 1903, gli aerostati, le lettere fermo posta e i side-car, l’eruzione del Vesuvio direttore Cleofonte Campanini, Rosina Storchio e Giuseppe De Luca nei diventa un godibilissimo spettacolo pirotecnico. Giove a Pompei va in ruoli primari, , ancora su libretto di Illica, opera su vasta scala, scena a Roma, al Teatro La Pariola il 5 luglio 1921, il pubblico apprezza godeva di grande favore. A giudizio di Gabriel Fauré, entusiasta, era il le scenografie del celebre Caramba, ma rimane perplesso di fronte alla migliore tra i titoli della cosiddetta Giovane Scuola, pertanto meritevole parodia ed alla mancanza di coesione stilistica. di essere incluso nel cartellone dell’Opéra (1911) in cui un melodram- Dal numero 2 di Via Durini una folla di migliaia di persone si muoveva ma italiano contemporaneo, l’ultimo era di , mancava da lentamente in direzione della Scala. Erano lì per i solenni funerali di Um- quarant’anni. Conquistata una certa prosperità economica, nel 1904 berto Giordano. Il maestro si era spento serenamente all’età di 81 anni Giordano acquista la Villa Fedora, a Baveno, destinata a diventare il suo in quell’appartamento nel cuore di Milano dove, dopo la morte di Olga, “buen retiro”. Lì, nel parco, ad ogni battesimo operistico, viene piantato viveva con la seconda moglie Sara. Quando il feretro fu di fronte al teatro un nuovo albero nel corso di una cerimonia che coinvolge immanca- venne eseguito, nella commozione generale, l’interludio della Fedora. bilmente l’editore Sonzogno ed il librettista. Sono di questi anni Mar- Ettore Panizza dirigeva l’Orchestra della Scala.

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