L’America delle gang

CREDERESTE CHE I TRE IMPECCABILI PERSONAGGI QUI A DESTRA SONO DUE POLIZIOTTI E UN CRIMINALE? EPPURE È PROPRIO COSÌ, PERCHÉ LA FOTOGRAFIA È STATA SCATTATA IN UN’EPOCA IN CUI ANCHE LA MALAVITA AVEVA UN CODICE DEONTOLOGICO. CHE IMPONEVA AGLI AFFILIATI, TRA LE TANTE ALTRE COSE, L’ELEGANZA UOUOMINIMINI d’Od’ONONOrere

[ DI GIANLUCA TENTI ]

Ho scelto il 14 febbraio per scrivere questo pezzo. San Valentino. Il gior- cheggiata davanti al garage. Dall’auto erano appena scesi cinque uomini: no degli innamorati, ma anche l’anniversario del massacro ordinato da due vestiti da facchini, tre da poliziotti. Dopo alcuni minuti furono sen- nella del 1929, il primo grande fatto di cronaca del- titi rumori come di pneumatici che esplodevano. Pochi istanti dopo i «po- la mafia italo-americana. Quella mattina, poco dopo le 10,20, l’uomo liziotti» uscirono con altre due persone. Qualcosa non tornava. Un che sarebbe stato immortalato come «Nemico pubblico numero uno» passante, entrato nel garage per vedere che cosa fosse successo, uscì gri- vendicò alcuni suoi gangster giustiziati dal rivale . Venti- dando: «È pieno di cadaveri». Secondo le cronache, gli uomini, giusti- quattro ore prima un contatto della Purple gang di Detroit aveva avvi- ziati con armi Thompson calibro 45, «erano tutti eleganti, con camicie sato lo stesso Moran dell’imminente arrivo di un whisky canadese al nu- di seta, cappelli, cravatte vistose. Avevano ancora i cappotti con il ta- mero 2122 di North Clark Street, al garage della S.M.C. Cartage gliando del venditore. Abiti da 1.135 dollari l’uno. Ma erano tutti Company. Così quel 14 febbraio ad attendere il carico si trovavano set- morti, distesi davanti al muro nord del garage». Un regolamento di con- te persone: Adam Heyer (proprietario del fondo), Frank e Pete Gu- ti. Ecco che cosa fu il San Valentino di Al Capone. Un’esecuzione senberg (tiratori scelti), John May, Al Weinshank, James Clark e il spietata, che non vide coinvolgimento alcuno di innocenti, perché que- dottor Reinhardt H. Schwimmer. Il loro capo, Moran, accompagnato sta era, e sarebbe a lungo rimasta, la regola, il codice degli Uomini d’o- hda due gorilla, arrivò in ritardo e fece appena in tempo ad accorgersi che nore. Di questo codice si fa riferimento in molti documenti federali, rin- una Cadillac nera, di quelle usate dalla polizia per i controlli, era par- tracciati in archivi americani e in vecchie pubblicazioni italiane.

NELLA PAGINA A DESTRA, VIENE SCORTATO DA DUE AGENTI FEDERALI. LA FOTOGRAFIA È STATA SCATTATA IL 18 LUGLIO 1936, GIORNO DELLA CONDANNA DI LUCIANO PER SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE. DA NOTARE L’ELEGANZA SIA DEL BOSS, IN DOPPIOPETTO, SIA DEGLI AGENTI.

114 APRILE 2005 APRILE 2005 115 L’America delle gang

Questa «carta» è l’origine della malavita organizzata. Dettata dalla tra- gio Leone. In realtà, è questa la mafia che seduce, quella di James Ca- A New York, nel 1800, un terzo della metropoli viveva nell’indigenza. zata. Il suo stile diventerà «lo stile» per intere generazioni di gangster. dizione secolare della vecchia mafia nata in Sicilia e sviluppatasi in gney, Rod Steiger, Edward G. Robinson, Marlon Brando, Robert De In questa realtà nacquero le gang, nel quartiere Five Points il cui nome E ancora oggi, nel mondo, alla parola boss corrisponde un solo perso- America. Quella che dalle lettere della Mano nera, dopo una meta- Niro e Al Pacino. Pensate: quando Il Padrino uscì nelle sale fu adotta- indica la confluenza di Cross, Anthony, Water, Orange e Mulberry naggio: Al Capone. Lui, conosciuto come Scarface (per i colpi di stiletto morfosi, è entrata nei salotti dell’alta finanza, complice un esercito di to, per ammissione degli stessi mafiosi americani, come «immagine» uf- Street. Da queste parti la birreria Collect (serbatoio) sprofondò nella pa- infertigli dal fratello di una barista offesa) o Nemico pubblico numero «colletti bianchi». Una mafia che fino a pochi anni fa non colpiva iner- ficiale. E il fenomeno non si è certo estinto. lude nel 1837, diventando rifugio per irlandesi, neri, ebrei e mendicanti. uno, agirà nella sua lunga carriera rispettando il codice d’onore. mi, donne e bambini in mezzo alla strada (i «disarmati») e neppure i Così, mentre in Italia si processano il capo dei servizi segreti e gli Nel 1849 circa 40mila bambini abbandonati vagavano per le strade del- Nonostante decine di fermi della polizia, attentati e regolamenti di poliziotti puliti. Poi qualcosa è cambiato. Nel corso degli anni l’orga- agenti infiltrati che hanno portato all’arresto di un capomafia, negli Sta- la città, rubando, mendicando e vendendosi al miglior offerente. In que- conti, mai Capone si macchierà di delitti con «attori» non coinvolti nel- nizzazione ha abbandonato progressivamente le origini, aprendosi a for- ti Uniti i quotidiani indagano la malavita organizzata, arrivando a cri- sto humus nascerà la cultura malavitosa dove gli italiani furono abili a le attività della malavita. Né quando debutta sotto , né sui me di violenza sempre più eclatanti. Sparatorie, esecuzioni, vendette ticare gli stessi mafiosi (accadrà nel 1992 durante il processo a John Got- salire i gradini del potere. Quegli italiani di New York che attorno al 1850 malfamati marciapiedi di Brooklyn o nella Chicago capitale del crimi- trasversali che inondano i telegiornali raccontando altre mafie: una ca- ti) perché il codice d’onore generato da quella mafia di cui parlava an- erano circa 700, vent’anni più tardi salirono a 2.700 e a fine ’800, nel- ne organizzato nel 1919. Qui Alphonse Capone affina i propri gusti del- morra oggi spietata nel Napoletano, come una dozzina d’anni fa ac- che Leonardo Sciascia, quando scriveva: «E poi che cos’è la mafia? l’area attorno a Mulberry Street, divenuta la loro seconda patria, crea- la vita: l’opera (Verdi), gli abiti sartoriali, le auto costose e i contatti con qcadeva con la mafia di Capaci e , dove furono eliminati i giu- Una voce anche. Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa... Vo- rono Little , sanarono la zona, la resero decorosa e le donarono di- la società che conta. Garantirà protezione ai bordelli, sarà un protago- dici Falcone e Borsellino e gli uomini delle scorte. Una mafia capace ce, voce che vaga: e rintrona le teste più deboli... È anche un’associazione gnità e rispetto. I 20mila italiani residenti nel 1880 divennero 544.449 nista nel commercio illegale di alcolici che seguì al Proibizionismo, vo- di sciogliere il corpo di un fanciullo nell’acido. di segreto mutuo soccorso...», era svanito davanti alla barbarie. nel 1910. Ma nonostante questi grandi numeri, ovunque, in tutte le cit- tato il 16 gennaio 1920 dal governo, indicato in tempi recenti come «un Non è mai esistita una mafia «benefica». Anche in principio ci furono In realtà, il fenomeno mafioso sbarcò nel Nuovo mondo nella seconda tà americane in cui arrivarono, dovettero vedersela con la criminalità or- puritanesimo ottuso e farisaico, che dovrebbe trasformare l’America in soprusi, pizzi e morti. Ma tutto accadeva secondo un preciso codice. metà dell’800, assieme alle valigie di cartone dei nostri connazionali che ganizzata di ebrei, polacchi e irlandesi, che erano arrivati in America pri- un virtuoso Sahara e ne fa invece una manna per distillatori e spaccia- Niente a che vedere, insomma, con le storie di poliziotti o anche ma- traversarono l’Oceano in cerca di una nuova vita. Partirono da Napoli, ma di loro. L’unica ancora di salvezza era rappresentata dalla Mano Ne- tori clandestini». Lo zar del crimine partecipò direttamente all’uccisione lavitosi uccisi mentre tengono in collo un figlio, di minorenni trucida- la città violata dai conquistatori che per dieci lunghi secoli mantenne- ra, fondata in Italia per proteggere gli affiliati (la mano nera era dise- del suo capo, James Colosimo assieme al proprio mentore Torrio. Fu con- ti per errore o da una pallottola vagante. E che un tempo ci fosse una ro il potere e l’indifferenza ai bisogni del popolo. Per dare una risposta gnata sui fogli con i quali venivano avanzate le minacce e chiesti i riscatti). siderato tra i mandanti dell’eliminazione di un procuratore (non sarà mai regola lo si capisce tornando proprio al San Valentino del 1929. I kil- ai troppi problemi irrisolti, nel XIX secolo venne creata un’organizza- Non tutti gli italiani accettarono questo tipo di vita. Molti lavorarono condannato, per insufficienza di prove). Firmò l’esecuzione del boss ir- ler dell’agguato ( , Albert Anselmi e «Machine gun» Jack zione segreta chiamata «», da una parola spagnola che signifi- duramente per un tozzo di pane. Pochi ebbero successo come Fiorello landese Dion O’Bannion nel suo negozio di fiori (si era appropriato di McGrun) non furono mai identificati. Neppure l’unico sopravvissuto, ca rissa. Il capo-camorrista fu chiamato «guappo», e si incaricò di far ri- La Guardia, sbarcato a Ellis Island all’inizio del secolo, che sarebbe di- proventi destinati a Torrio e Capone e aveva fatto arrestare il socio di , in punto di morte all’Alexian Brothers Hospital, par- spettare i contratti di contadini e commercianti, del prestito di denaro ventato sindaco di New York. E Joe Petrosino, il detective newyorche- Al). E quando gli irlandesi decisero di reagire, cercarono di eliminare lò. A un sergente che gli chiese chi aveva sparato, rispose: «Nessuno». a chi non lo otteneva dalle banche, fino alla «protezione» di negozi e fat- se diventato amico di Theodore Roosevelt. Petrosino verrà eliminato il Nemico pubblico numero uno (tale era la sua importanza) proprio nel Perché così voleva il codice. Lui, decano di mille scontri, tenne fede al- torie, alla gestione di lotterie e aste del bestiame. Il guappo combinava mentre si trovava in missione a Palermo (12 marzo 1909) in un’azione suo quartier generale, all’Hawthorn Hotel di Cicero (non lontano da la prima regola di un mafioso che era, ed è ancora oggi, l’omertà. matrimoni per ragazze madri, vendicava stupri e tradimenti. Divenne che rappresenta la prima violazione del codice d’onore dei mafiosi, se- Chicago), il 20 settembre del 1926, nel celebre «Assalto della carovana» Per mesi, nel 1998, mentre lavoravo al volume Uomini d’onore sui boss figura amata e rispettata, temuta dai prepotenti. Indossava un gessato condo il quale i poliziotti «puliti» non dovevano essere toccati. di otto auto nere, che scaricarono una potenza di fuoco di oltre 1.000 italo-americani, ho annotato su un taccuino date e nomi di un eserci- scuro, a doppio petto, con ampio bavero, e portava il fazzoletto al ta- Certo, Petrosino aveva sfidato gli esponenti della Mano nera (tra que- colpi calibro 45, ma non riusciranno neppure a ferirlo (tra i mandanti to di killer; la mia scrivania è rimasta occupata dalle loro foto, dalle lo- schino. Amava le camicie con alti colletti rigidi e polsini francesi. Le scar- sti Giuseppe Morello, Ignazio Lupo detto «The Wolf», Giuseppe Fon- c’era proprio quel Bugs Moran di San Valentino). ro azioni scritte da giornalisti ed ex agenti speciali. Ho effettuato le ri- pe sempre lucidissime, aveva un cappello di feltro nero che amava esi- tana, Tommaso Petto detto «The Bull» e ), aveva ri- Certo Al Capone uccise (o fece uccidere), ma sempre rispettando un co- cerche per lo più in America, perché lì si è sviluppata non solo la ma- bire nella passeggiata per il corso e nella piazza del paese. spedito in Italia circa 500 affiliati dell’organizzazione già ricercati in Si- dice. A essere colpite furono persone che parlavano troppo o affiliati che fia, ma anche il suo mito. Attorno a libri come Il Padrino di Mario Pu- E di miseria viveva anche la Sicilia, terra meravigliosa, per secoli lace- cilia e smantellato la tratta di ragazze da destinare alla prostituzione. Ma cercavano di derubarlo. Tutte pratiche interne a Chicago, dove Al Ca- zo, Gangland di Howard Bloom, Mafia dynasty di John H. Davis e Boss rata dalle superpotenze: Roma e Cartagine, cristiani e islamici, impe- la sua eliminazione fu una violazione del codice d’onore. Per la verità non pone si muoveva con un portamento decisamente regale. dei boss, che raccoglie i ricordi degli ex agenti Fbi Joseph O’Brein e An- ro di Spagna e Francia napoleonica. «Siamo vecchi», scrive nel Gatto- era la prima volta che la mafia eliminava un ufficiale della polizia ame- dris Kurins. Molto si è scritto di mafia. In particolare da quando la lot- pardo Tomasi di Lampedusa, «sono almeno 25 secoli che portiamo ricana (era accaduto a fine ’800, a New Orleans, dove il capitano Da- ta al crimine è ripresa (dopo la commissione Kefauver degli anni 50 e sulle spalle il peso di magnifiche ed eterogenee civiltà, tutte venute da vid Peter Hennessey era stato ucciso in un regolamento di conti). Ma il braccio di ferro letale per Bob Kennedy) nel 1981, primo anno della fuori, nessuna fatta da noi, nessuna che sia germogliata qui... Il sonno, le regole del codice d’onore della Mano Nera, così come quelle della ma- presidenza Reagan, quando furono create 12 task force contro droga e un lungo sonno, questo è quello che i siciliani vogliono ed essi odieranno fia, erano, e resteranno, fino alla fine degli anni 30, chiare. crimine organizzato e, tra queste, la Drug Enforce- sempre quelli che vogliono svegliarli. Da noi ogni manifestazione, an- Oltre all’omertà e all’intoccabilità dei poliziotti: 1) reciproca assisten- ment Task Force di Rudolph Giuliani. Proprio lui, Rudy, il sindaco che la più violenta, è un desiderio di oblio». Fu da queste terre che i pai- za in ogni caso, con qualsiasi fazione, senza domande; 2) totale obbe- dell’11 settembre 2001, all’epoca candidato procuratore per il distret- sà emigrarono, per ritrovarsi sotto una Statua della Libertà che pro- dienza al boss; 3) considerare l’attacco a qualsiasi membro della gang co- to meridionale di New York. Partendo dalla legge Rico (del 1970) gli metteva: «Datemi le vostre folle stanche, povere, oppresse, che anelano me un attacco a tutta la gang; 4) divieto di mantenere alcun contatto con Stati Uniti sono riusciti a stroncare molte attività criminali legate agli a respirare aria libera, gli sciagurati respinti dalle vostre navi brulican- le Autorità; 5) codice dell’omertà, pena la morte. eredi della vecchia Onorata Società, ormai votati al dilagante traffico ti. Mandatemi i senza patria sballottati dalle tempeste. Tengo alta la lam- Al Capone. Il mito della mafia iniziò con l’ascesa di un figlio di emi- di stupefacenti e a guerre di strada sempre più violente. È da quei do- pada accanto alla porta d’oro». Quella scritta illuse almeno 5 milioni di granti napoletani, nato a Brooklyn il 17 gennaio 1899, battezzato col no- cumenti che si è fatta luce su una realtà idealizzata da pellicole come italiani, che trovarono in America il peggior incubo mai immaginato. me di Alphonse Capone. Attorno alla sua figura gravita l’attenzione me- Il Padrino di Francis Ford Coppola e C’era una volta in America di Ser- Prima la quarantena a Ellis Island, poi razzismo, soprusi e violenze. diatica più voluminosa a livello mondiale in fatto di malavita organiz-

Al Capone attraversava Chicago con portamento regale. Era il numero uno

NATO A BROOKLYN IL 17 GENNAIO 1899, ALPHONSE «AL» CAPONE (QUI SOPRA RITRATTO MENTRE PESCA A BORDO DEL SUO YACHT) AFFINA A CHICAGO, LA CAPITALE DEL CRIMINE ORGANIZZATO, I SUOI GUSTI. IMPARA COSÌ AD APPREZZARE L’OPERA (CON UNA PARTICOLARE PREDILEZIONE PER VERDI) E, SOPRATTUTTO, GLI ABITI SARTORIALI E LE AUTO COSTOSE. LA SUA CADILLAC BLINDATA PESAVA 7 TONNELLATE E VALEVA 30MILA DOLLARI.

116 APRILE 2005 APRILE 2005 117 L’America delle gang Monsieur uomo elegante uomo

Uscendo dal Lexington Hotel di lata sulle legioni di Giulio Cesare, Chicago si faceva precedere da due doveva essere la cosa più importan- McFarland, mentre lui viaggiava su te nella vita di ciascuno dei suoi una Cadillac blindata (pesava 7 ton- membri. Lo rivelò il Joe Va- nellate e valeva 30mila dollari). Sfar- lachi, che illustrò altri particolari di zoso nel vestire, amante dei brillan- quel codice: ogni membro doveva ti (ne portava uno al mignolo dal va- chiedere il permesso per intrapren- lore di 50mila dollari), era acclama- dere un’attività, legale o illegale che to come benefattore, visto che fi- fosse; il permesso sarebbe arrivato nanziava 12 mense popolari e sei dal capitano se a trarne giovamento orfanotrofi. A capo di un impero fosse stata tutta la Famiglia; solo i uda 50 milioni di dollari l’anno, ver- maschi d’origine italiana potevano rà condannato solo per evasione fi- far parte di Cosa Nostra. scale (paradossalmente legata ai pro- Da quel momento, a New York ci venti dell’illegalità). Il 24 ottobre sarebbero state cinque famiglie. La 1931 viene condannato a 11 anni famiglia Maranzano a Brooklyn, af- di reclusione e a 50mila dollari di multa. Morirà malato di sifilide fidata a Joe Bonanno. Un’altra famiglia, sempre a Brooklyn, capeggia- (contratta in un bordello di New York) nel 1947 nella villa di Palm Is- ta da Joe Profaci. Una terza, che controllava il porto di Brooklyn, sot- land, in Florida. Il suo corpo verrà per sempre protetto in una bara di to Vincent Mangano. Poi la quarta famiglia, il cui capo era Lucky Lu- bronzo da 9mila dollari, coperta da montagne di fiori, ultimo ricordo per ciano. E la quinta, creata dai membri della banda di Reina. un boss salutato da un corteo funebre di 100 Cadillac. Lo stesso Maranzano, però, commise un errore: mentre si apprestava a 1930, l’anno della svolta. A New York i gangster italiani agivano nel Lo- violare il codice per eliminare alcuni vertici delle famiglie, fu ucciso (set- wer East Side e ad . Ma, per duri che fossero, gli uomini di Paul tembre 1931) nel suo ufficio, all’Eagle Building, 230 Park Avenue, da Vaccarelli (il primo mafioso della Grande Mela) furono spazzati via da quattro killer inviati da Lucky Luciano (il commando era composto da cinque bande che sarebbero poi diventate le moderne Famiglie. Tutto , Albert Anastasia, Thomas Lucchese e ). Quel- accadde nel 1930 per le strade di New York, dove si combattè la Guer- la stessa notte 40 uomini fedeli a Maranzano furono uccisi negli Stati ra castellammarese che vide soccombere Joe «The Boss» Masseria in fa- Uniti: nei letti, nei bagni, in cucina, nei ristoranti. Era il primo atto uf- vore di (nato nel 1868 a Castellammare del Gol- ficiale della nuova era del crimine moderno. All’indomani di questo ter- fo, Palermo), arrivato in America nel 1918 per volere del capo di tutti remoto, Cosa Nostra ebbe non più un solo boss, ma una Commissio- i capi della Sicilia, don Vito Cascio Ferro, che voleva organizzare la ma- ne composta dai capi delle cinque famiglie di New York, più due rap- fia americana e porla sotto il suo controllo. Maranzano aveva un obiet- presentanti (uno di Chicago e l’altro di Buffalo). tivo: nella mafia italo-americana doveva esserci un solo boss di tutti i Da quel giorno molti gangster sono stati descritti come boss mafiosi. Ma boss, come in Sicilia, e quel boss doveva essere lui. Questa guerra cau- i veri boss sono sempre stati pochi. Uno di loro fu Albert Anastasia, «Sua sò la morte di dozzine di uomini, tutti appartenenti alle fazioni in Eccellenza il Boia» di New York e , una delle menti più dia- lotta. Maranzano, vittorioso, convocò una riunione dei mafiosi in una boliche. Nato in Calabria nel 1903, arrivato bambino in America, par- sala sul Grande Concourse nel Bronx, dove si radunarono 500 killer. Qui tecipò all’eliminazione di Joe Masseria. Ma non fu un boss vecchia ma- dichiarò: «Ora sarà tutto differente. Sarò il vostro Capo di tutti i capi. niera: oltre alla gestione dei bordelli, aprì infatti al traffico di narcotici Nuove famiglie saranno organizzate, e ogni famiglia avrà un boss e due (il cui spaccio era proibito dai vecchi capimafia). Divenne boss nel sottoboss. Sotto di loro opereranno i . Il resto saranno sol- 1951, dopo che del suo predecessore Vince Mangano non si seppe più dati. Tutti voi sarete assegnati a un caporegime». niente (semplicemente svanì). Potente grazie al controllo di 300 anco- In quell’incontro vennero puntualizzate nuove regole della mafia: il raggi profondi e 40mila portuali a Brooklyn, fu condannato dalla stes- rispetto per la gerarchia, che impediva il contatto diretto tra soldati e boss; sa mafia per aver ordinato l’eliminazione di un negoziante che, in tv, si un uomo poteva essere giudicato solo da un tribunale interno, che do- era vantato di aver fatto arrestare un noto rapinatore di banche (così agen- veva decidere anche sull’espulsione del mafioso; chi uccideva un altro do, Anastasia aveva infranto una regola basilare: «Uccidere solo per una membro, era condannato a morte; per chi avesse parlato dell’organiz- buona ragione»). Della gang che aveva preso il controllo del territorio zazione, battezzata da Maranzano «la Cosa Nostra», c’era la morte; per di Mangano, chi apparve immune dal precipitare degli eventi fu Car- aver disobbedito all’ordine di un capo, la morte. Cosa Nostra, model- lo Gambino (vice di Anastasia), ricco, intelligente e ambizioso.

Nell’era di Lucky Luciano nacque la Commissione

IN ALTO, A SINISTRA, VITO GENOVESE LASCIA IL TRIBUNALE DI FREEHOLD, NEL NEW JERSEY, DOVE SI È RECATO PER IL DIVORZIO DALLA MOGLIE (LA FOTO È DEL MARZO 1953). A DESTRA, CARLO GAMBINO. NELLA PAGINA A FIANCO, LUCKY LUCIANO (CON GLI OCCHIALI SCURI E LE SCARPE BICOLORI) A CAPRI, NEL ’51. IL BOSS ERA STATO ESPULSO DAGLI USA NEL ’46 E, A NAPOLI, OPERAVA DIETRO AL PARAVENTO DEL RISTORANTE CHE AVEVA CHIAMATO .

118 APRILE 2005 APRILE 2005 119 L’America delle gang

I mass media mutarono John Gotti in una star del crimine organizzato

Gambino aveva 55 anni, l’età del suo boss. «Quindi», come disse Ge- colici nella di Manhattan. E presto gli fu affidata una vi scendevano migliaia di militari forniti di soldi, assetati di alcol e ses- novese, «c’era solo un modo per prendere il suo posto». E Carlo Gam- squadra destinata a grandi successi nella malavita, nella quale conflui- so. Da New York riceveva mensilmente 25mila dollari garantiti dal Sin- bino assicurò fedeltà al potente don Vito Genovese. Albert Anastasia rono un polacco di nome Maier Suchowljianski () e il rus- dacato. Nell’ottobre del 1946 Lucky Luciano si arrischiò fino a Cuba, do- fu freddato nel negozio del barbiere di fiducia, all’Hotel Park Sheraton so Benjamin «Bugsy» Siegel, oltre a due napoletani: Franco Castiglia (Lu- ve la mafia finanziava il dittatore Fulgencio Batista con 3 milioni di dol- sulla 55ª Strada quando, la mattina del 25 ottobre 1957, il panno cal- ciano lo ribattezzò ) e Vito Genovese. lari l’anno per controllare hotel e casinò, per presiedere un meeting del do che gli fu appoggiato sul volto coprì l’ingresso dei sicari. Furti, rapine, trasporto e vendita di alcolici furono le attività predilet- Sindacato cui presero parte Vito Genovese, Joe Adonis, Albert Anasta- Un’altra figura di spicco nella New York degli anni 30 fu Vito Geno- te, grazie alle quali potevano permettersi di oliare alti funzionari del- sia, Frank Costello, Tommy Lucchese, Joe Bonanno, Joe Profaci, Tony vese, nativo di Risigliano (Napoli), classe 1897, giunto negli Stati Uni- la polizia. Il loro giro d’affari nel 1925 fruttava già 12 milioni di dol- Accardo, Carlos Marcello e Santos Trafficante, oltre ai fratelli Fischet- ti nel 1913. Come molti coetanei, il giovane Vito entrò presto in una gang lari annui. Inizialmente Luciano fu un uomo di Masseria (controlla- ti, che arrivarono sullo stesso volo di Frank Sinatra. della Lower East Side di Manhattan; furto e racket divennero le basi del- va il racket della prostituzione) e conquistò tutto quello che poteva de- Proprio lui, The voice, l’uomo i cui rapporti con la mafia italo-ameri- gla sua attività finché, negli anni 20, un incontro con Lucky Luciano san- siderare: gioielli, soldi, abiti costosissimi e belle donne. Ma, poco più cana sono stati confermati dalla declassificazione di 1.275 pagine da- Gambino superò indenne varie imputazioni. Finì in prigione solo cì la nascita di un’alleanza destinata a diventare l’arma letale della ma- che ventenne, iniziò a contestare il vecchio mondo della mafia. E la leg- gli archivi dell’Fbi (Sinatra cantò nel Natale del ’46 proprio in onore di per poche ore, quando fu arrestato in un meeting malavitoso in un ri- lavita. Saranno loro, dopo la fine di Maranzano, a costituire la Com- ge del padrino, basata su onore e rispetto, non era compatibile con l’u- Luciano). In quella conferenza all’Avana, oltre alla spartizione dei pro- storante del Queens dove 13 capimafia si erano dati appuntamento per missione. Quando il procuratore distrettuale di Manhattan, Thomas E. nica cosa che contava davvero per lui, il denaro. Raggiunto lo scettro venti del gioco d’azzardo e del mercato della droga, fu decisa l’elimi- discutere di traffico di stupefacenti e gioco d’azzardo a New Orleans, Dewey, lo stava per indagare sull’omicidio di un barista che aveva visto di Cosa Nostra, dopo l’eliminazione di Maranzano nell’autunno del nazione di Bugsy Siegel, il gangster che inventò Las Vegas (nel 1954 co- Atlanta, Tampa e Miami. Nominò il successore di Lucchese e iniziò troppo, Genovese non cercò di farlo eliminare, ma riparò in Italia. Di 1931, fondò il Sindacato della malavita basato sull’omertà: creò un grup- struì l’Hotel-casinò Flamingo in mezzo al deserto) con i soldi della ma- a interessarsi anche degli affari di questa seconda famiglia. Lui, che già lui si persero le tracce fino almeno al 1944 quando, a Napoli, ottenne po di 12 membri, che chiamò Commissione, cui veniva demandato il fia, reo di non voler restituire i 3 milioni investiti dalle famiglie. Nel gen- esercitava una notevole influenza sulla famiglia Colombo (ne aveva no- un incarico dai servizi segreti americani come traduttore e interprete. compito di governare gli affari dell’intero Sindacato del crimine. La naio del 1962 Luciano ordinò l’esecuzione di Benjamin «Bugsy» Sie- minato il boss), allargò il controllo sulla famiglia Genovese alla mor- Sarà un ispettore dell’Fbi a scovarlo e a contestargli i conti in sospeso Commissione, composta dai capi delle famiglie, era l’organo legislati- gel (solo cinque persone parteciparono al suo funerale). te di don Vito. E, all’alba degli anni 70, era il boss più potente di New con la giustizia americana (omicidio, traffico di droga e tratta delle bian- vo e giudiziario della nuova mafia. Carlo Gambino. Solo i capi della mafia dotati di diplomazia godono York, amato dagli italo-americani di Little Italy, dove ogni settimana che). L’ispettore riuscì ad arrestarlo a Nola, lo riportò negli Usa davan- Dalla lussuosa suite 39C del Waldorf Astoria dove viveva, Luciano con- del lusso di morire nel proprio letto. Carlo Gambino fu uno di que- riceveva i «paisà» con le loro richieste, fossero essi anziani con i cap- ti al tribunale, ma la prematura scomparsa di un testimone d’accusa con- trollava la prostituzione della Grande Mela, le scommesse clandestine sti. Nato nel 1900 in una Palermo dominata dalla mafia, si abituò ben pelli neri, vecchie velate di nero, formose donne di mezza età con in- sentì a don Vito sonni tranquilli. Ormai rientrato a New York, Geno- e il traffico di narcotici. Fedele al principio dell’intoccabilità degli uo- presto a vedere gli uomini d’onore che passeggiavano, elegantemente dosso grembiuli e maniche arrotolate, giovani bulli con i capelli im- vese convocò il vertice di Apalachin per ristabilire alcuni equilibri nel- mini della legge, per evitare inasprimenti nelle indagini, Luciano ordi- vestiti, per le vie ricevendo l’omaggio della gente. Essere mafioso si- brillantinati, padri di ragazze madri e gestori. Simili udienze conqui- la Commissione: in realtà voleva ribadire il primato di un Capo di tut- nò l’eliminazione di un malavitoso () che voleva uccide- gnificava essere «un vero uomo», pronto a difendere l’onore, i diritti e starono a don Carlo un esercito di migliaia di seguaci devoti, sui qua- ti i capi. Il fallimento di Apalachin (la riunione fu interrotta da un’ir- re un procuratore. Lo stesso magistrato Thomas J. Dewey più tardi avreb- la famiglia dalle offese. La madre di Carlo era una Castellano e, at- li governava attraverso i suoi 27 capiregime. ruzione della polizia) spinse il governo statunitense a stringere le ma- be dichiarato: «Luciano è il Nemico pubblico numero uno di New traverso i parenti, il giovane entrò ventenne nell’Onorata società. Poi, Nel 1974, mentre il governo ancora cercava prove per condannarlo, pia- glie attorno alla malavita organizzata. Genovese venne accusato di traf- York, l’uomo che ha sostituito Al Capone». Nel 1936 i più noti espo- una volta raggiunta New York, fu avviato al commercio illegale di al- nificò la propria successione. Il ruolo di boss sarebbe spettato ad fico di narcotici e condannato a 15 anni di reclusione. Un giorno dis- nenti della malavita furono coinvolti nel processo intentato contro colici, distillerie sotterranee, spacci clandestini, contrabbando. Aniello Dellacroce, assassino duro e spietato; ma don Carlo designò se: «Un uomo d’onore è colui che vive secondo le regole e, se è neces- Lucky Luciano, che fu condannato a 35 anni di reclusione per sfrutta- Quando aveva trent’anni, sposò Kathryn Castellano, una prima cugi- Paul Castellano, sangue del suo sangue. Carlo Gambino si spense il 15 sario, muore per loro». Lui morirà nel 1969, per cause naturali. mento della prostituzione e spaccio di stupefacenti. Uscì dal carcere gra- na (secondo la tradizione dell’epoca). Ma ciò che lo rese unico nel mon- ottobre 1976, nella residenza estiva di Massapequa a Long Island. Mo- Quanto al convegno di Apalachin, la riunione segnò un ulteriore spar- zie a un’intuizione di Frank Costello (il primo ministro della malavita), do della malavita fu la scelta di reinvestire tutti i proventi dei traffici rì nel sonno, nel proprio letto. Il funerale fu seguito da un corteo di 100 tiacque tra la mafia dei tempi di Al Capone e il nuovo corso legato al- che strinse un accordo con i servizi segreti americani quando gli Stati illegali. Così, Carlo Gambino entrò in affari nel mercato della carne, auto e dalla fiumana di persone che erano state aiutate dal boss, tra le la feroce lotta di potere tra Frank Costello e Vito Genovese. In quella Uniti entrarono nella Seconda guerra mondiale e dovettero tutelarsi dal in istituti finanziari, compagnie per l’importazione di olio d’oliva e for- quali anche politici e ufficiali di polizia. Qualche anno più tardi, don sede, e poi in un luogo segreto, si ristabilì una sorta di tregua tra i con- rischio dei sabotaggi nei porti di Brooklyn e Manhattan (controllati dal- maggi, panetterie, ristoranti e night club, compagnie d’assicurazione, Carlo venne commemorato nel film L’onore dei Prizzi. tendenti (dopo il ferimento di Costello e l’eliminazione di Anastasia), la mafia). Gli americani sbarcarono in Sicilia nel ’43. Il comando mi- imprese edili, ditte per la distribuzione del carburante, compagnie di Con lui tramontò l’era dei grandi padrini. Alla guida della famiglia vennero strette le maglie del reclutamento dei mafiosi (da mesi poteva litare alleato nominò sindaci delle città liberate alcuni boss locali; nel 1946 auto e ferro-trasporti, fabbriche di abiti e pizzerie. Dopo varie vicis- Gambino salì «Big» Paul Castellano, un boss che pure amava starse- essere affiliato chiunque fosse in grado di versare la cifra di 50mila dol- il governo americano decretò l’espulsione di Luciano dagli Stati Uni- situdini, che culminarono con la morte di Anastasia, all’età di 57 an- ne al riparo da occhi indiscreti, dirigendo le proprie attività dalla vil- lari) e furono divisi i territori per lo spaccio della droga. ti. Uscito di prigione e scortato sino al porto di Brooklyn, Luciano vi- ni Carlo Gambino divenne finalmente «don». la di Staten Island, nota come la Casa Bianca di Todt Hill. Apparen- Sorte analoga a quella di Genovese spettò a Salvatore Lucania, nato a de per l’ultima volta il profilo di New York mentre saliva a bordo del- Non si macchiò mai, direttamente, di omicidio. Non violò mai il co- temente inviolabile, la roccaforte fu espugnata nel 1983 dall’Fbi nel cor- Lercara Friddi, in Sicilia, il 24 novembre 1897, considerato un mito del- la Laura Keene, il 10 febbraio 1946. A salutarlo c’erano Lansky, Costello, dice d’onore. Per anni governò senza problemi. Fu poi Robert Kennedy so di un’operazione di spionaggio che portò a collocare una spia elet- la mafia italo-americana pari solo ad Al Capone. Noto col nome di Gambino, Anastasia e Lucchese, che gli consegnarono una busta con- a inserirlo nei registri dei malavitosi da tenere sotto controllo, nel 1963, tronica nella lampada della cucina di Big Paul (questi anni sono mi- Lucky («fortunato», perché riuscì a sopravvivere a un attentato), emi- tenente 165mila dollari come augurio. Luciano, dopo aver dimorato al- dopo che un agente federale era stato pestato (non era mai successo pri- rabilmente narrati nel volume degli ex agenti speciali Joseph O’ Brein grato negli Stati Uniti nel 1907 al seguito dei genitori, lavorò per l’Hotel Quirinale e all’Excelsior su via Veneto, a Roma, si stabilì a Na- ma che la mafia attaccasse un federale). Gli inquirenti posero in evi- e Andris Kurins). Paul Castellano era un uomo diplomatico, raffina- Johnny Torrio, assieme ad Alphonse Capone. Fu dopo l’ennesimo ar- poli, dove agì dietro il paravento di un ristorante di lusso chiamato Ca- denza un coinvolgimento di Gambino nel traffico di stupefacenti sin to e vestiva elegante, con doppiopetti e soprabiti di mohair. Venne resto che cambiò il nome Salvatore in Charles e il cognome da Luca- lifornia: lavorò nel contrabbando di radio, pezzi di ricambio, sigari e dagli anni 40, assieme a Lucky Luciano, in un giro che univa Turchia, coinvolto nel 1984 in un’inchiesta su 51 attività illegali dal procuratore nia in Luciano. Con l’avvento del proibizionismo, si mise a spacciare al- whisky. E quando la Sesta flotta della Marina era nel porto, dalle sue na- Sicilia e Stati Uniti. Ma, nonostante i ripetuti tentativi della polizia, Rudolph Giuliani, come dimostrarono gli agenti dell’Fbi.

IN ALTO, JOHN GOTTI FOTOGRAFATO NEL 1987. QUALCHE ANNO DOPO, AL MOMENTO DI LASCIARE L’AULA DOPO ESSERE STATO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO, IL BOSS SI ALZÒ CON LA TESTA ALTA, ELEGANTISSIMO, AGGIUSTANDOSI LA CRAVATTA E LISCIANDOSI LA GIACCA. PER LUI, CHE AVEVA IMPARATO IL «MESTIERE» DA UN CAPO SICILIANO TRADIZIONALE, L’APPARTENENZA A COSA NOSTRA IMPLICAVA ANCORA UNO STILE DI VITA IMPRONTATO A UN CODICE D’ONORE.

120 APRILE 2005 APRILE 2005 121 L’America delle gang Monsieur uomo elegante uomo

to. Appare sulle copertine di Time ritratto da Andy Warhol, di People e del New York Times Magazine. Legalmente la sua storia finisce con una pesante condanna legata proprio all’omicidio di Paul Castellano. È il suo vice, Sammy «The bull» Gravano, a tradirlo. «Il 2 marzo 1992 Gravano», scrivono i giornali, «contatta l’Fbi e scen- de a patti, accettando di confessare tutti i delitti di cui è accusato e la sua partecipazione all’omicidio Castellano». I nastri che vengono fat- ti ascoltare in aula dimostrano l’esistenza di una famiglia Gambino, di- retta da John Gotti. «John era il boss, io il sottocapo», ammette Gra- vano, confermando di aver partecipato a 19 omicidi, 11 dei quali or- dinati personalmente da Gotti. Il contro-interrogatorio viene interrotto da minacce di bombe in aula. La tensione sale alle stelle. Il sesto giorno di dibattimento, una sparatoria turba il clima: viene colpita due volte una donna, sorella di un caporegime dei Lucchese. È la prima vol- ta che Cosa Nostra colpisce un’innocente. Il New York Post titola: «L’unica regola è che non ci sono più regole». La notizia del complotto ordito dalla famiglia Gambino, che voleva uc- cidere la moglie e i figli del «traditore» Gravano, tiene desta l’attenzione dei cronisti, al pari dell’apparizione in aula di star come Cindy Adams, Jay Black, Mickey Rourke e Anthony Queen. L’aula del giudice Glas- Castellano fu eliminato il 16 dicembre 1985, davanti alla Sparks Steak ser, al quarto piano del tribunale, è piena solo a metà alle ore 9,35 di House, al 210 della 46ª Est, da un commando di dieci uomini guida- mercoledì 1 aprile. Alle 13,13 Gotti entra nel tribunale. Ad attender- ti da John Gotti. Il cardinale John O’Connor non permise alla fami- lo c’è l’ultimo verdetto: «Capo d’imputazione numero uno: cospirazione glia Castellano una messa funebre. La sua eliminazione, secondo il pa- per l’omicidio Castellano e omicidio dello stesso. Provato». «Capo d’im- rere degli investigatori, fu decisa proprio da Gotti, l’ultimo «don» putazione numero uno: omicidio di Thomas Bilotti. Provato». «Capo della mafia, che non tollerava la mancanza di spina dorsale di Castel- d’imputazione numero uno: cospirazione per l’omicidio di Di Bernardo lano (Big Paul non partecipò ai funerali di Dellacroce e questo, per Got- e omicidio dello stesso. Provato». E così via. Il finale è scontato: John ti, rappresentava un’intollerabile mancanza di rispetto). Gotti viene condannato all’ergastolo, da scontarsi nella prigione federale Quanto a Gotti, «don Teflon», come lo ribattezzarono i media, è l’ul- di massima sicurezza a Marion, Illinois. tima grande immagine della mafia italo-americana. Nato il 27 ottobre Al momento di lasciare l’aula, il boss si alza col petto in fuori e la te- 1940 nel Bronx da una famiglia proveniente da San Giuseppe Vesu- sta alta, si aggiusta la cravatta, si liscia la giacca, scuote le manette ed viano, in provincia di Napoli, cresciuto nei circoli frequentati dai ma- esce pieno di vanità e orgoglio. Per Gotti, che aveva imparato il me- fiosi che bevevano espresso e parlavano d’affari, vestiti con doppiopetti stiere da un capo siciliano tradizionale come Aniello Dellacroce, l’ap- cgessati, Johnny Boy ha salito tutti i gradini di Cosa Nostra vestendo, partenenza a Cosa Nostra implicava ancora uno stile di vita secondo secondo le accuse federali, anche i panni del killer. Fu lui a sistemare un codice, una fede e un insieme di regole immutabili nel tempo. per sempre un gangster irlandese che, dopo aver rapito un nipote di Quand’era ancora un semplice, non aveva mai disobbedito al Gambino e aver intascato i soldi del riscatto (350mila dollari), lo eli- suo capitano. E quand’era stato a sua volta nominato capitano, non ave- minò. E quando, nel 1990, verrà processato mentre era giunto all’apice va mai disubbidito al sottocapo della famiglia, Dellacroce, suo diret- della sua carriera criminake, John Gotti offrirà di sé un’immagine e uno to superiore. E mai, nel corso di tutta la sua carriera, aveva denuncia- stile eleganti, fatti di costosi abiti di sartoria italiana. to qualcuno. John Gotti aveva sempre tenuto alta la propria fede. Anche per questo la sua presenza nel tribunale di New York ebbe un Era probabilmente l’ultimo a credere in uno stile di vita che si era evo- effetto mediatico senza precedenti. Perché lui, il boss della famiglia luto in America a partire dalla vecchia Onorata Società siciliana. È mor- Gambino i cui interessi si erano moltiplicati nel corso degli anni, ar- to qualche anno fa, per una malattia, chiedendo di essere sepolto vi- rivando a toccare, oltre a Manhattan, Connecticut, New Jersey, Atlantic cino al figlio Frank, morto all’età di 12 anni investito da un’auto men- City, Philadelphia, Las Vegas e Fort Lauderdale, viene descritto come tre giocava in bicicletta sotto casa. Quanto al grande accusatore, og- il nuovo Al Capone. Gotti diventa così una star. Entra nelle case di mi- gi è un uomo libero e vive sotto il programma di protezione dell’Fbi lioni di telespettatori. Viene processato, ma alla fine è sempre assol- con nuove generalità, in un posto sconosciuto.

Il vecchio codice mafioso vietava ai picciotti lo spaccio di sostanze stupefacenti

IN ALTO, BENJAMIN «BUGSY» SIEGEL (A DESTRA NELLA FOTO) CON IL SUO AVVOCATO, JERRY GIESLER. SIEGEL SPENDEVA MOLTO PER IL SUO GUARDAROBA, CHE GLI COSTAVA MIGLIAIA DI DOLLARI AL GIORNO. A DESTRA, LUCKY LUCIANO, NEL 1949, A PASSEGGIO IN VIA VENETO INSIEME AL GIORNALISTA AL COHN (CON IL CAPPELLO). LE IMMAGINI DI QUESTO SERVIZIO SONO TRATTE DAL LIBRO «UOMINI D’ONORE» DI GIANLUCA TENTI (OCTAVO EDITORE).

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