Fondazione Cariplo Bando - 2009“Educare alla sostenibilità”

"SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali"

I. Contesto progettuale ...... 3 La tutela dell’ecosistema forestale...... 3 Il territorio di riferimento e le aree boscate...... 3 Il contesto territoriale...... 3 La conservazione delle funzioni dell’ecosistema boschivo...... 5 Il problema ambientale...... 8 Gli elementi di forza nelle valli e le risorse da mobilitare...... 11 II. Obiettivi del progetto ...... 13 Cambiamento che l’intervento intende produrre...... 13 Obiettivi specifici del progetto...... 14 Soggetti interessati dal cambiamento...... 14 Tempi in cui atteso cambiamento...... 15 III. Strategia d’intervento ...... 16 Modalità di intervento...... 16 Riflessioni che hanno condotto alla scelta della strategia ...... 16 Vantaggi della strategia adottata ...... 17 Fattori esterni...... 18 Azioni di progetto...... 19 AZIONE 1: Progettazione, coordinamento e valutazione ...... 19 AZIONE 2: le buone pratiche amministrative...... 20 AZIONE 3: Il coinvolgimento delle scuole...... 21 AZIONE 4: La sensibilizzazione della cittadinanza e degli operatori economici ...... 23 AZIONE 5: Il piano della comunicazione...... 24 IV. Organizzazione proponente ...... 25

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I. Contesto progettuale

La tutela dell’ecosistema forestale Effetto serra, riscaldamento globale, desertificazione del pianeta: sono tutti termini allarmanti che purtroppo compaiono sempre più spesso nella nostra vita quotidiana. Ma oggi tutti sappiamo che uno degli antidoti più efficaci contro questi disastri moderni è proprio il bosco. Lʹanidride carbonica è considerato uno dei gas responsabili dellʹaumento della temperatura sulla terra. É presente naturalmente nellʹatmosfera, ma negli ultimi decenni le attività umane ne hanno aumentato la quantità. Le piante sono gli unici esseri viventi in grado di assorbirla con la fotosintesi, attraverso cui trasformano lʹacqua, lʹanidride carbonica e altre sostanze nutritive in zuccheri, proteine e grassi, costruendo nuovi tessuti vegetali e liberando ossigeno. Nelle piante forestali una parte di questi tessuti formano il legno; qui vengono immagazzinati enormi quantità di atomi di carbonio che provengono dallʹanidride carbonica assorbita dalle foglie. Basti pensare che un ettaro di bosco è in grado di abbattere circa 4,5 tonnellate all’anno di anidride carbonica (dato indicativo da ERSAF).

Il territorio di riferimento e le aree boscate

Il contesto territoriale Il progetto intende coinvolgere le valli Taleggio, , bassa Brembana e Imagna, per quel che concerne le aree boscate e d’alpeggio, al fine di una gestione forestale coordinata e sostenibile, partecipata dalla comunità locale nelle sue diverse fasce d’età, così come dagli operatori economici locali (artigiani o imprenditori del legno) e dai turisti. Le valli suddette fanno parte del comprensorio delle Prealpi Orobiche, con caratteristiche similari in termini floristici e boschivi. La Valle Brembilla, a seguito di uno sbocco stretto e incassato solcato dal torrente omonimo, nel tratto più ampio presenta un continuo succedersi di superfici forestali, boschi e praterie più o meno ampi e distribuiti in modo pressoché continuo attorno a numerosi nuclei abitativi. Inoltre, a quote più elevate, oltre il limite dei boschi e in corrispondenza di pendenze considerevoli, sono ancora osservabili ambiti a pascolo, anche se in riduzione. Numerosa è la presenza di alberi da frutto (soprattutto noci e meli, ma non mancano fichi, peri, prugni, ciliegi e peschi), il cui contributo è stato fondamentale nel passato per l’alimentazione della popolazione locale. In questo contesto paesistico infine non manca la presenza di roccoli, collocati lungo i punti di passaggio dei flussi migratori degli uccelli, vere e proprie architetture vegetali, realizzate secondo ben precisi disegni e con caratteristici caselli in muratura dalla forma a torretta, innalzati nelle immediate vicinanze.

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Il ramo principale della Valle Taleggio, che segue uno sviluppo sud – ovest, a differenza di un tratto orientale solcato dal torrente Enna e profondamente incassato tra le strapiombanti pareti rocciose della Dolomia Principale, presenta un paesaggio nel suo tratto meridionale quasi completamente boscato, tagliato solo dall’abitato di Peghera, mentre in quello settentrionale, più ampio e maggiormente articolato, è interessata da una successione di boschetti e praterie (dove spiccano gli abitati di Sottochiesa, Pizzino, Grasso); anche in questo caso, alle quote più elevate i boschi cedono il passo ai pascoli, anche se ne contengono sempre più le dimensioni. Infine la Valle Brembana nel suo tratto di San Pellegrino – - Zogno soprastante la gola angusta in località Ubiale e Sedrina che forma una forra in cui scorre il fiume , si compone di terrazzi pianeggianti o debolmente acclivi, dove un diffuso sistema di terrazzamenti caratterizza ampi tratti dei versanti e in cui spicca la continua successione di prati, ciglioni ed estese superfici forestali, interrotti saltuariamente da minute contrade con marcato accento rurale, in contrasto con il recente sviluppo urbanistico degli abitati del fondovalle. Alle quote elevate infine non mancano estese praterie, in parte interessate da fenomeni di rimboschimento a seguito del venire meno delle attività d’alpeggio e fittamente punteggiate di edifici rurali. I caratteri paesaggistici della Valle Imagna sono particolarmente variegati, ma presentano spiccata tendenza boscosa: il tratto inferiore, angusto e dominato dal boscoso versante occidentale del monte Unione e inciso dal torrente Imagna quasi in una forra, dà spazio, nell’area centrale della Valle, ad un consistente sfruttamento dei suoli e un’organizzazione degli spazi agricoli (e di relativi centri abitati) distribuiti su poggi e terreni a debole acclività, per terminare in un tratto superiore articolato da una testata dominata dai prati della Costa del Palio e di Pralongone e un anfiteatro quasi completamente boscato della Val Pettola, sovrastato dalle cime del Resegone.

Le trasformazioni del XX sec. Nelle valli Brembilla e Taleggio risultano evidenti, a partire dallo sviluppo economico del secondo dopoguerra e ancora di più degli anni 60-70, processi di trasformazione urbanistica e crescita edile che ne hanno modificato gli assetti territoriali. Sino all’inizio del 1900 i terreni a coltivi, i prati e i boschi rimanevano le uniche risorse a disposizione degli abitanti. La grande quantità di terreno destinata alle coltivazioni e alla fienagione inoltre obbligava al recupero di vaste fasce boscate per l’alpeggio. L’abbandono di queste pratiche e lo sviluppo economico, infrastrutturale e di trasporti, insieme all’intenzione di rendere le valli luogo di villeggiatura degli abitanti della città, ha prodotto la necessità di realizzare tronchi stradali di connessione con la pianura ed edificare nei luoghi di maggiore accessibilità, togliendo alcuni spazi alle aree verdi per la crescita di strutture alberghiere e alcuni nuovi massicci quartieri residenziali, che nella bassa stagione restano vuoti; nel contempo il desiderio di spostamento delle giovani generazioni nei nuclei cittadini, dotati di maggiori servizi e offerte in termini di studio e occupazione, ha prodotto uno

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 4 svuotamento dei nuclei urbani vallivi, con conseguente abbandono di alcune frazioni e contrade e mancata conservazione di porzioni di territorio, che stanno subendo fenomeni di rimboschimento. Nella Valle Brembana invece, nel tratto S. Giovanni Bianco – Zogno sono sorti i maggiori insediamenti abitativi, sulle vie stradali di maggiore accesso e all’interno della rete viabilistica, che hanno occupato in forma consistente il territorio all’interno della vallata sottraendo spazio alle aree boscate manutenute. La presenza delle acque termali a S. Pellegrino l’ha resa grande attrattore turistico per tutta la valle. L’economia della valle si è inoltre andata via via differenziando e sono sorte numerose attività sia industriali che artigianali; la costituzione minearologica favorevole ha consentito il notevole sviluppo dell’attività estrattiva per la produzione di cemento, che costituisce una voce particolarmente importante dell’economia della valle, ma ha determinato il degrado di alcune aree. Anche in Valle Imagna l’espansione edilizia, in diversi casi intensiva, è legata soprattutto alla valorizzazione turistica dei luoghi, anche in quote alte; allo stesso modo di San Pellegrino è evidente lo sviluppo di S. Omobono, a causa della sorgente di acque termali, sfruttate anche a scopo terapeutico. Negli ultimi decenni, il bosco si è diffuso dalle vallecole alle aree contermini, mascherando il modellamento operato dall’uomo sui versanti. Le ciglionature e i terrazzamenti prossimi ai centri storici sono stati occupati dall’espansione edilizia, al fine di recuperare superfici piane per gli insediamenti produttivi, producendo sbancamenti.

La conservazione delle funzioni dell’ecosistema boschivo Le pareti rocciose degli orridi all’entrata delle valli, oltre a essere l’habitat di preziosi elementi della flora alpina, portano i segni del modellamento delle acque e le tracce dei movimenti della crosta terrestre, accentuando il valore scientifico e didattico del paesaggio. Le valli invece, nelle sue aree centrali, presentano boschi mesofili (che grazie alle condizioni climatiche sub-atlantiche trovano in sede locale condizioni ottimali) a faggi, aceri di monte e frassini maggiori, sviluppando salici eleagni e ontani lungo i corsi d’acqua. Da notare che alcuni alberi assumono forme monumentali. Nella Valle Brembana, accanto alle faggete anche i castagneti, specie comunissima nella zona grazie alla possibilità di insediarli sui versanti settentrionali dei rilievi, non adatti ad altri tipi di colture. Normalmente alla faggeta, salendo verso la quota, seguono i consorzi delle aghifoglie, al cui termine è possibile trovare le praterie alpine e la vegetazione ipsofila pioniera di roccia e detrito. Da ricordare che i territori della Val Taleggio sono inseriti nel Parco delle Orobie Bergamasche. Da sempre bosco è sinonimo di legno, e tradizionalmente la funzione del bosco è stata quella di sua “riserva”. Il legname in passato era prodotto in gran copia nelle valli, tanto da essere trasportato in pianura facendolo fluitare sulle acque dei torrenti. Il taglio del bosco e la trasformazione della legna in carbone (attraverso il poiat) erano un’attività

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 5 diffusa in valle, tant’è che il lavoro dei carbonai aveva appositi spazi detti “aral”, che ancora si possono incontrare nei boschi. Va sottolineato che la Valle Imagna si è caratterizzata nel tempo per la lavorazione del legname per la produzione di carboni e utensili domestici e rurali. Oggi invece la produzione legnosa non è più lo scopo principale per i boschi, almeno quelli lombardi. La legna da ardere e il legname da opera sono ormai divenuti i prodotti secondari dei boschi e ne hanno determinato l’abbandono e la mancata gestione, oltre che una perdita della sua funzione occupazionale. Oltre alla produzione di legno i boschi svolgono una serie di altre importantissime funzioni, quali la protezione idrogeologica, la conservazione della biodiversità, il consumo di CO2, la ricreazione, il paesaggio. I boschi rappresentano infine luogo privilegiato per la didattica, la ricreazione, l’ecoturismo, l’escursionismo. Per questo sarebbe possibile parlare nel nostro caso di boschi – vetrina, con vocazione turistica e fruitiva, boschi – riserva, con vocazione di protezione della biodiversità, e boschi – pascolo, con vocazione pastorale, che per secoli gli allevatori delle valli hanno utilizzato come pascoli estivi per il bestiame. Nel tempo le funzioni del bosco, o meglio, quelle che la società ha ritenuto opportuno tutelare o migliorare, sono spesso cambiate: da combustibile e legnami da opera, a selvaggina, protezione del suolo, luogo di svago e ricreazione. Di volta in volta i rapporti economici e sociali hanno diminuito o accresciuto l’importanza di una o più funzioni del bosco. Mentre in passato il bosco, più che essere contemplato e apprezzato come espressione della natura, era considerato una risorsa economica, oggi i cambiamenti del modo di vivere e la maggiore consapevolezza dellʹimportanza della gestione delle risorse naturali hanno incrementato il numero e le caratteristiche dei benefici che dovrebbero essere richiesti al bosco. Questi benefici, che derivano dalle funzioni che il bosco svolge, si possono dunque riunire in tre principali gruppi: ecologici, economici e sociali. Lʹobiettivo prioritario della gestione dei boschi è quello di mantenere la funzionalità dellʹecosistema forestale. Questo significa che non è possibile adottare sistemi di gestione che non tengano conto delle dinamiche naturali e della capacità del bosco di ricostituirle e pretendono benefici sociali ed economici durevoli nel tempo. In molti casi lʹobiettivo della gestione deve comprendere anche la ricostituzione dell’ecosistema forestale e dei suoi flussi energetici. A titolo di esempio: potrebbe essere necessario ridurre i prelievi di legname (accumulo di biomassa), oppure adottare particolari tecniche per favorire la presenza di un maggiore numero di specie vegetali e animali (aumento della biodiversità).

La funzione ecologica È la capacità funzionale dell’ecosistema forestale e deve essere considerata come intrinseca all’ecosistema stesso e irrinunciabile per un efficace svolgimento delle altre funzioni e per lʹottenimento dei benefici attesi. È insita nelle interazioni complesse che caratterizzano lʹecosistema forestale, nei flussi energetici e nelle catene trofiche che si realizzano e si trasformano nel tempo e nello spazio. La funzione ecologica ha una grande importanza

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 6 poiché garantisce il funzionamento dellʹecosistema, assicurando e proteggendo gli habitat di animali e piante, la fertilità del suolo, il ciclo dellʹacqua e dei nutrienti, lʹassorbimento dellʹanidride carbonica. Molti animali vivono solo nel bosco e molti altri ancora ne hanno bisogno per alimentarsi o per trovarvi rifugio e riprodursi. Il bosco è habitat di biodiversità vegetale e animale. La presenza del bosco è inoltre importante per il ciclo delle acque: ne regola il deflusso, ne limita la capacità erosiva, ne assicura lʹinfiltrazione negli strati del suolo. In funzione della copertura forestale, la quantità di acqua piovana che scende a valle e la sua velocità possono essere più o meno grandi. Con una copertura sufficiente le acque vengono in parte intercettate dalle chiome, in parte scorrono lungo i fusti e in parte si infiltrano nel terreno. Questo fa diminuire la quantità che raggiunge la valle e ne riduce anche la velocità, mentre con copertura molto esigua, la maggior parte delle precipitazioni scorre in superficie e raggiunge la valle più rapidamente, dove aumentano di conseguenza i rischi di allagamenti e inondazioni. Il bosco coprendo il suolo può ridurre la quantità di acqua che scorre in superficie e limitarne la velocità. Questo fatto diminuisce di conseguenza anche lʹerosione del suolo. Il rischio di frane è invece in parte contenuto dalla presenza del bosco grazie agli apparati radicali che trattengono il suolo. La stabilità idrogeologica è esito di tutto ciò, garantita inoltre dalla costante manutenzione del territorio montano e delle infrastrutture rurali come i sentieri, i canali di scolo delle acque e le opere di regimazione dei torrenti montani.

La funzione economica In tempi non lontani i boschi sono stati utilizzati per ricavarne molti prodotti: carbone, legname, erba, frasca, frutti per lʹalimentazione umana e per gli animali domestici. Ancora oggi questi boschi sono una importante risorsa di alcuni prodotti rinnovabili, tra cui la legna, i frutti, i funghi e i tartufi, la selvaggina, le produzioni locali. Insieme alle produzioni legnose, tipiche del territorio in cui si attua il progetto, la valorizzazione dei frutti e delle erbe del bosco è una delle strade da percorrere per lo sviluppo delle aree rurali e forestali qui individuate. Anche la selvaggina può avere una grande importanza economica sia diretta, nel caso delle aziende faunistico-venatorie, che indiretta, nel caso dei parchi e delle riserve naturali, dove il riequilibrio faunistico e la presenza di visitatori sono strettamente legati fra loro. Solo se la gestione del bosco prende in debito conto gli aspetti ecologici descritti nella funzione ecologica, è possibile fissare e raggiungere obiettivi economici che comprendano la produzione di legname, di frutti, di funghi e tartufi, e di selvaggina. L’ottimizzazione della funzione ecologica viene infatti considerata la condizione necessaria per la continuità economica delle foreste gestite a fini produttivi. Va ricordato che nel passato, e in parte ancora oggi, lo sviluppo economico delle valli Brembilla e Taleggio è rimasto prevalentemente legato all’allevamento del bestiame e alla produzione di formaggi. Lo sfruttamento delle risorse del territorio legate all’assetto

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 7 geologico è stato limitato all’utilizzo dei materiali locali per la costruzione di edifici; solo negli ultimi decenni si è affermata una notevole attività estrattiva, per lo più concentrata nei giacimenti carbonatici della Valle Brembilla. La difficile morfologia del territorio non ha certo favorito l’insediamento di attività artigianali o industriali.

La funzione sociale Le funzioni attribuite alla foresta riflettono lo stile di vita e la scala di valori della società ed evolvono con essa. Oggi ai boschi viene riconosciuta anche una funzione sociale che comprende la possibilità di svolgervi attività ricreative ed educative, di essere il riferimento di molte tradizioni culturali, di ispirare le arti, di essere un elemento caratterizzante del paesaggio e di offrire un sostegno alle comunità locali. Lʹattività turistico - ricreativa è una delle componenti della funzione sociale: nei boschi si possono svolgere le escursioni a piedi, i pic-nic, le passeggiate a cavallo o in mountain- bike. Le valli considerate sono le “montagne di casa” per la popolazione lombarda, che qui può passeggiare, respirare e rilassarsi per fuggire dal caos cittadino. I boschi possono poi diventare luogo di educazione per bambini e adulti e campi di scuola all’aperto, con un’esperienza diretta dell’ambiente che sola al modo d’oggi garantisce una conoscenza efficace. Funzione questa non ancora sviluppata nei territori di riferimento, insieme ad una scarsa segnaletica e alla mancata gestione dei territori boscati che crei spazi e condizioni adatte alla fruizione e all’attività ricreativa. Anche le tradizioni culturali, in particolar modo delle valli, sono legate al bosco, che è lo scenario principale di molte fiabe e leggende che si tramandano di generazione in generazione, così come luogo di alcuni mestieri tipici locali, che insieme ad esso devono essere recuperati e tramandati per continuare a dare vita all’identità locale. Si pensi all’alpeggio, pascolato dal bestiame di tutti con una forma di utilizzo comunitario, che era, e può ancora essere, un modello di efficienza e razionalità ed è tassello fondamentale del paesaggio, oltre che area di produzione dei formaggi, espressione di una cultura millenaria in perfetto equilibrio tra uomo e ambiente. Il bosco diventa così museo all’aperto, componente necessaria e peculiare degli Ecomusei della Val Taleggio e della Valle Imagna, grazie alle numerose testimonianze etnografiche, storiche e culturali che conserva al suo interno negli ambiti vallivi, banca - dati della memoria locale e della cultura tradizionale della montagna (si pensi alla presenza nelle valli delle caratteristiche baite in pietra con tetti in piode e di poiat, che l’Ecomuseo Val Taleggio ha saputo valorizzare facendoli diventare vere e proprie stazioni ecomuseali).

Il problema ambientale Il problema ambientale che il progetto intende affrontare è quindi dovuto all’abbandono dei boschi e delle pratiche di utilizzazione L’agricoltura tradizionale ha creato non solo dei paesaggi culturali meravigliosi ma anche delle preziose nicchie ecologiche che necessitano di continua cura. Se questa cura viene a

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 8 mancare, la conseguenza sarà inevitabilmente un impoverimento del quadro paesaggistico nonché una perdita di habitat di primaria importanza. Eʹ vero che il lungo abbandono delle tradizionali pratiche di utilizzazione non produce effetti negativi di particolare rilievo sul bosco. Eʹ altrettanto vero, però, che la non coltura del bosco in tutte le sue funzioni è da intendersi negativamente, in generale, per ciò che riguarda la gestione e la tutela del territorio delle valli. Risulta piuttosto evidente, infatti, che il continuo aumento della massa verde nel tempo giova allʹaspetto paesaggistico nel suo insieme e rende le aree vallari appetibili turisticamente, ma va tenuto ben presente che il continuo aumento di massa legnosa, sommata al decremento della popolazione nelle aree interne e all’abbandono delle pratiche selvicolturali e delle piccole opere di regimazione idrica, può innescare fenomeni controproducenti per i delicati equilibri bosco-territorio, che rischiano di manifestarsi drammaticamente in occasione di eventi come incendi e rischi idrogeologici. Lʹutilità di avere formazioni forestali ben governate ed efficienti sul piano ecologico è cosa nota da tempo, sia a livello nazionale che nel territorio locale. Nel nostro Paese sono stati realizzati innumerevoli studi e ricerche sulla conversione dei cedui in fustaie, sui vari metodi selvicolturali per attuarla, sulla convenienza economica in relazione alle specie forestali presenti, sui tempi richiesti nella realizzazione di operazioni colturali che sono da intendersi come vere e proprie opere di trasformazione del bosco, cambiandone cioè la forma di governo. Esiste un lungo elenco di provvedimenti che hanno previsto e prevedono azioni di miglioramento a favore dei boschi, variamente articolati in Leggi, Piani nazionali, Programmi, Progetti speciali, Regolamenti, Direttive, Obiettivi ed altro ancora. Lo scopo, è vero, è sempre stato quello di trovare soluzioni che potessero in qualche modo arginare lʹabbandono del bosco, trasformarlo da tradizionale risorsa produttiva a oggetto di miglioramento in considerazione delle molteplici funzioni che lo stesso ha assunto in epoca recente, vale a dire la funzione protettiva, paesaggistica e turistico-ricreativa. Il risultato è stato però senza dubbio inferiore alle aspettative, con interventi anche pregevoli ma limitati nellʹestensione, rivolti soprattutto ai soprassuoli governati a ceduo che più di altri avevano i requisiti per essere convenientemente trattati con interventi selvicolturali, per la maggior parte di proprietà pubblica. Per tutti gli altri boschi cedui, in prevalenza misti o di castagno, per gran parte di proprietà privata e molto frazionati, gli interventi sono mancati del tutto. Vuoi perché subordinati come pregio e vuoi per le modeste risorse finanziarie destinate, nel complesso, al miglioramento di tali boschi. Nelle valli oggetto del progetto il bosco è avanzato in forme evidenti a danno dei prati e degli alpeggi. Vale la pena di ricordare che un tempo il proprietario del bosco era certamente interessato al buon governo del suo capitale e quindi si prendeva cura, oltre che della raccolta dei vari prodotti, anche della sua manutenzione complessiva, tenendo sgombro il terreno forestale dai rami secchi (raccolti in fascine) e dagli arbusti ritenuti infestanti, nonché realizzando quelle piccole opere di regimazione idrica che oggi sono completamente scomparse e che

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 9 rappresentano un elemento essenziale per contenere il dissesto idrogeologico. Eʹ impensabile, oggi, che il proprietario di un bosco provveda a proprie spese a trovare razionali forme di gestione per un bene che considera improduttivo e comunque non idoneo a produrre reddito adeguato in tempi ragionevoli, considerato anche che lʹattuale regime vincolistico che grava sul bosco stesso, in particolare quello idrogeologico previsto dal R.D. 3267/1923 e quello paesaggistico-ambientale instaurato dalla L.431/1985. Né dʹaltra parte si può chiedere al proprietario di investire risorse nel suo bosco per il solo fatto che esso svolge un utile ruolo nei confronti della collettività. I lavori di manutenzione o di pulizia del bosco, come spesso si usa dire in maniera del tutto impropria ed inopportuna, sono infatti interventi dai quali non è possibile ricavare alcun reddito. Sembrerebbe quindi un destino segnato, quello di gran parte dei boschi cedui: condannati allʹabbandono per via degli alti costi derivanti dal riconsiderare la questione forestale a livello nazionale e locale. Non è stato ancora maturato un profondo convincimento sulla necessità di investire nella difesa del territorio anche in termini di programmazione e di investimenti in campo forestale nel lungo periodo e non solo affinando sempre più una legislazione vincolistica che spesso risulta incompatibile con la tutela stessa del bene che si vuole salvaguardare. Ma le questioni del bosco, purtroppo, interessano poco proprio a causa del lungo periodo cui occorre far riferimento. Nelle valli il problema è maggiormente accentuato perché il bosco negli ultimi decenni sta avanzando con velocità smisurata in forma incontrollabile a causa della mancata gestione e sta “mangiando” aree che un tempo erano riservate a pascolo e che quindi avevano valore paesaggistico, così come economico. In assenza delle tradizionali pratiche agronomiche e pastorali legate alla manutenzione delle praterie e degli arbusteti, il dinamismo vegetazionale determina un progressivo ingresso di entità arbustive e arboree che preludono allo sviluppo del bosco allʹinterno delle cenosi erbacee e arbustive di notevole importanza ecologica. Una quota significativa delle aree aperte risulta in fase di abbandono con progressiva banalizzazione delle fitocenosi e della loro valenza faunistica. Habitat particolarmente importanti per lʹavifauna come le praterie aride e gli arbusteti termofili, di minore interesse economico, risultano fra quelli più minacciati dalla mancanza di cure e pratiche colturali e dalla conseguente invasione di specie legnose. Per questo si rende ancora più necessaria un’azione di rieducazione a tutti i livelli, amministrativo, economico e di cittadinanza, per fare riemergere tutte le funzioni del bosco, gestirne la manutenzione, valorizzarlo come risorsa di carattere sociale ed economico e mantenere l’identità locale che al bosco ha associato il pascolo e le relative attività. Neanche su un piano di politica economica, oltreché su quello etico-ambientale, è dunque accettabile il perdurare di una situazione di stallo sulla questione dellʹutilizzo delle risorse forestali, in un momento in cui lʹindustria stessa ha fatto notevoli progressi nel campo del riciclaggio dei rifiuti: plastica, vetro, derivati della cellulosa, solo per citare i più conosciuti. Nel caso dei prodotti ricavabili dalle operazioni colturali nei boschi cedui, si

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 10 tratterebbe infatti di utilizzare una materia prima rinnovabile il cui incremento annuo, su scala nazionale per esempio, è valutabile in almeno 3-4 metri cubi per ettaro su oltre 3.600.000 ettari di cedui, per lo più invecchiati, che costituiscono circa il 42% del totale dei boschi italiani. Ci si può rendere conto che la necessità di trovare un nuovo ruolo produttivo, ecologico e sociale per il bosco rappresenta un obiettivo di primaria importanza soprattutto per le valli, riconoscendo che la difesa più efficace del bosco consiste nel rendere più attiva, più elevata e più ricca la sua gestione e il suo utilizzo. Serve un certo numero di iniziative pubbliche e private nuove nelle valli, in materia di taglio e commercializzazione dei boschi, per la legna e il riscaldamento, che al tempo stesso sviluppi attività economiche redditizie per le valli.

Gli elementi di forza nelle valli e le risorse da mobilitare La Val Taleggio ormai da circa 3 anni opera nel campo della valorizzazione territoriale e dello sviluppo locale in un’ottica di sostenibilità attraverso i seguenti processi: ƒ Ecomuseo Val Taleggio (www.ecomuseovaltaleggio.it) - si è costituito nell’anno 2007 l’Ecomuseo della Val Taleggio, la cui gestione, nell’anno 2008, è stata affidata all’Associazione Ecomuseo Val Taleggio, associazione dei Comuni di e Taleggio e di alcuni membri della comunità. L’Ecomuseo ha il compito di valorizzare il capitale patrimoniale e culturale della valle al servizio di uno sviluppo territoriale sostenibile, attraverso la formazione e partecipazione della popolazione a tutti i suoi livelli (da quello amministrativo, a quello degli operatori economici a quello dei semplici abitanti, di tutte le generazioni). L’Ecomuseo vuole recuperare l’identità specifica della valle (naturale e culturale), riproponendola agli abitanti e al contempo lanciandola all’esterno anche grazie a una mobilitazione sociale, una produzione economica e un’accoglienza turistica che sappiano renderla peculiare; ƒ Osservatorio del paesaggio (www.osservatoriovaltaleggio.it) – compito dell’Osservatorio per i paesaggi della Val Taleggio, costituito dai Comuni di Taleggio e Vedeseta è conoscere la realtà territoriale, ambientale e, in ultima istanza, paesaggistica del territorio vallare e indirizzare le scelte e le azioni per valorizzare questa preziosa risorsa in termini di turismo sostenibile, economia sostenibile, sviluppo sostenibile. L’Osservatorio stabilisce obiettivi, provvedimenti e strategie d’attuazione tesi a conservare a lungo termine (in modo durevole e sostenibile) l’identità del paesaggio della Val Taleggio quale ambiente naturale, biotopo e realtà economica. ƒ ValTaleggio 21 – l’Osservatorio nell’anno 2008 ha dato vita ad un piano d’azione di Agenda 21, denominato “Valtaleggio 21”, che è finalizzato a: la definizione delle modalità e degli strumenti per la redazione del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente del territorio della Val Taleggio, la sensibilizzazione della popolazione locale e degli studenti delle scuole mediante il coinvolgimento e la partecipazione sulle tematiche ambientali, l’attivazione del Forum Permanente per lo Sviluppo Sostenibile della Val Taleggio quale organismo consultivo e d’intervento diretto che si impegna nella

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sostenibilità ambientale per la Val Taleggio e nella costruzione ed attuazione dell’Agenda 21 Locale della valle. L’Ecomuseo, l’Osservatorio, il processo di Agenda 21 locale hanno dato vita alla mappatura dei paesaggi e della comunità, a prime azioni di tutela ambientale e valorizzazione, all’avvio del Forum partecipativo, ad azioni di sensibilizzazione della popolazione locale sulla necessità di interrogarsi e mobilitarsi per dare un futuro alla valle. Sono percorsi iniziati, ma ancora carenti e da implementare e accrescere, anche a causa della difficoltà della partecipazione della comunità, che è ancora radicata negli schemi di vita localistici ed individualisti e fa fatica a progettare e fare insieme. In Valle Brembana invece, proprio a San Pellegrino, ha sede il Consorzio Solco Priula, che ha lo scopo di ʺperseguire l’interesse generale della comunità locale alla promozione umana ed all’integrazione sociale dei cittadiniʺ. La base sociale del Consorzio è costituita da cooperative, che per tradurre tale scopo hanno scelto come proprio territorio d’elezione le Valli Brembana e Imagna, ed il territorio dell’Isola Bergamasca. L’impresa a rete consortile nel suo complesso presenta contenuti nei settori più diversi: anziani, minori e giovani, disabilità, immigrati, inserimento lavorativo di persone svantaggiate, progettazione e gestione del verde pubblico, educazione ambientale. I ʺnumeriʺ che il Consorzio realizza danno la possibilità di poter giocare un ruolo di rilievo nella definizione delle politiche territoriali e nello sviluppo di progetti di comunità. In Valle Imagna ha sede l’associazione pubblica denominata “Ecomuseo Valle Imagna”, associazione dei Comuni di Brumano – S. Omobono Terme – Rota Imagna ha la finalità di promuovere la partecipazione attiva della popolazione, la sensibilizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile delle comunità locali e delle istituzioni, la ricostruzione di ambienti di vita tradizionali e la predisposizione di percorsi turistici volti a ricostituirli, la promozione delle attività di ricerca scientifica e didattico educative riferite alla storia, all’arte e all’ambiente del territorio della Valle Imagna.

Come possibile notare dalla rete di risorse del territorio, il progetto che si va a presentare risulta essere tassello fondamentale in un processo più vasto di sviluppo locale sostenibile e per questo il progetto intende intersecarsi, e trarre forza e risorse, dagli “attori” menzionati, nella convinzione che solo un’azione d’insieme e condivisa, che miri allo stesso obiettivo e si traduca in attività continue di partecipazione, possa essere cruciale per un effettivo cambiamento negli stili e nelle intenzioni delle valli e dei loro abitanti rispetto al patrimonio territoriale a disposizione e al destino che ad esso, e a se stessi, si vuole dare.

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II. Obiettivi del progetto

Cambiamento che l’intervento intende produrre Se il bosco, nelle valli considerate, è ormai lasciato a se stesso causando rischi idrogeologici e problemi di estensione incontrollata a danno di prati ed alpeggi, mentre andrebbe mantenuto, gestito, governato e sfruttato perché sia vera e propria risorsa per il territorio, il progetto intende permettere alle valli di riappropriarsi, come amministratori, operatori economici e comunità a tutti i livelli, delle funzioni primarie e identitarie del bosco locale per tornare ad interagire quotidianamente con esso e ottenerne benefici attraverso l’educazione a buone pratiche di tutela, fruizione e sfruttamento. Questa interazione avviene attraverso la Selvicoltura, lʹinsieme delle tecniche di coltivazione che consentono di ottenere dal bosco benefici ecologici, economici e sociali. Per applicare la Selvicoltura sono necessari tre distinti momenti operativi e decisionali. : − Il primo riguarda la conoscenza del bosco: le specie che lo compongono, la biomassa presente, la copertura del suolo, la stabilità fisica e sanitaria, lo stadio evolutivo e così via; − Successivamente si devono chiarire e stabilire gli obiettivi della gestione: quali funzioni privilegiare e quali benefici ottenere da quel dato bosco o da una parte di esso; − Infine devono essere scelti gli interventi colturali adatti a quel bosco ed idonei ad ottenere quanto prefissato. Questo processo di azioni selvicolturali, da acquisire nel corso del progetto, diventerà a seguito di esso un’abitudine consolidata di chi gestisce i boschi e i pascoli locali ai vari livelli, tramite l’utilizzo quotidiano di differenti strumenti di conoscenza (carte forestali, inventari forestali, verifiche in bosco), mediante scelte di pianificazione e di politica forestale (piani forestali e territoriali e piani di gestione aziendali), attraverso la raccolta delle conoscenze, capacità e memorie locali della comunità abitante, attraverso la realizzazione di interventi colturali in bosco (diradamenti, prevenzione degli incendi, rimboschimenti, tagli di fine ciclo e di rinnovazione), meglio se in forma partecipata, e attraverso l’educazione costante della popolazione e dei turisti alla modifica dei propri comportamenti per la tutela e il rispetto dell’ecosistema bosco e all’acquisizione di comportamenti adeguati per una sua maturazione. In tal modo i cittadini si renderanno protagonisti delle scelte e delle azioni per la gestione territoriale e ambientale delle risorse naturali delle valli che ne hanno caratterizzato l’identità e la cultura, acquisendone il significato e le pratiche, per tornare a fruire, in forma ricreativa, educativa-didattica o economica ma sempre nell’ottica della sostenibilità,

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 13 spazi che attualmente hanno perso valore e senso e a trarre da essi valore, e in alcuni casi anche vantaggio. Il progetto intende dunque coinvolgere i diversi soggetti presenti ed operanti nel territorio nella costruzione in forma partecipata di buone pratiche in materia selvicolturale e di gestione sostenibile della risorsa boschiva, che mirino: 1. A valorizzare e tutelare le aree boscate e il loro sviluppo, creando occasioni di sfruttamento che ne garantiscano una corretta manutenzione e gestione; 2. A educare la cittadinanza nei suoi diversi strati sociali alla tutela delle aree boscate e ad un loro utilizzo (e delle risorse che se ne ricavano) e una fruizione consapevoli, nel rispetto dell’identità e della cultura locale.

Obiettivi specifici del progetto Il progetto si prefigge poi, all’interno della finalità generale di acquisizione di abitudini e buoni prassi selvicolturali, i seguenti obiettivi specifici: 1. Favorire una conoscenza ampia e articolata allo stesso tempo del bosco e dei suoi prodotti; 2. Responsabilizzare tutti gli attori del territorio (amministratori, studenti, comunità, turisti, operatori economici e proprietari boschivi) al fine di diffondere modalità sostenibili di sfruttamento del bosco a tutti i livelli; 3. Attivare azioni di politica e di gestione selvicolturale sostenibile di ampio respiro e utili al miglioramento delle condizioni ambientali del territorio di riferimento; 4. Capitalizzare le esperienze di Agenda 21 locale e dell’Ecomuseo e le attività di carattere partecipativo come spazi abituali di confronto, discussione, progettazione e attivazione per cambiamenti sociali e territoriali; 5. Promuovere idee per lo sviluppo di una filiera economica sostenibile attorno alla risorsa bosco.

Soggetti interessati dal cambiamento Il cambiamento che l’intervento intende produrre per raggiungere una gestione sostenibile dei boschi andrà a colpire tutti gli strati sociali e professionali presenti nelle popolazioni vallari, affinchè il cambiamento sia acquisito a livello di comunità nella sua totalità per permettere una vera crescita territoriale consapevole. Per questo il progetto interesserà i seguenti soggetti: ƒ Amministrazioni comunali (Taleggio, Vedeseta, S. Giovanni Bianco, Camerata Cornello, Brembilla, , San Pellegrino Terme, Dossena, Zogno, Ubiale, Sedrina, S.Omobono Terme, Rota Imagna, Brumano), Parco Orobie Bergamasche, Comunità Montane ed Ecomusei del territorio, in particolare Assessorati all’Ambiente, Pubblica Istruzione e Cultura e loro uffici tecnici –

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ad essi spetta la gestione amministrativa e la pianificazione e il governo del territorio; le loro scelte influiscono in modo netto sulla risorsa boschiva; ƒ Scuole primaria e secondaria di primo grado di ogni e scuola secondaria di secondo grado di San Pellegrino e Zogno, con alunni e docenti – i bambini e i giovani sono i soggetti che possono garantire un futuro alle valli, solo se d’altra parte le valli inizieranno ad essere in grado di garantire loro qualche occasione di crescita professionale in funzione delle specificità locali, oltre che un ambiente di vita tutelato e mantenuto; ƒ Proprietari di boschi, operatori economici locali e artigiani del legno – sono gli utilizzatori del bosco ad oggi, potenziali primi motori di tutela territoriale e sviluppo economico allo stesso tempo, insieme alla specializzazione in alcuni ambiti peculiari (es. lavorazione artigianale del legno); ƒ Associazioni territoriali e cittadinanza – solo la realizzazione di azioni pilota partecipate che diano seguito ad abitudini e attività che si consolidino nel tempo a cura dei diversi strati di popolazione può garantire un effettivo cambiamento che inciderà nelle politiche e nella gestione del territorio; ƒ Turisti ed operatori turistici – le valli si caratterizzano per un buon afflusso turistico nella stagione estiva; i turisti sono gli utenti abituali dei sentieri e dei paesaggi montani nel corso della permanenza, per questo è necessario che il territorio si predisponga ad un’accoglienza che educhi alla sostenibilità e alla fruizione cosciente e rispettosa degli ambienti naturali.

Tempi in cui atteso cambiamento Il cambio di comportamenti rispetto alla gestione forestale e allo sfruttamento sostenibile dei boschi delle valli non potrà esaurirsi nel corso del periodo che verrà occupato dalle attività del progetto, ma necessita di un monitoraggio e di una azione prolungata nel tempo. Il progetto intende infatti realizzare con ciascuna categoria di soggetti individuati un percorso formativo ed azioni concrete pilota che diano avvio a pratiche che poi i soggetti possano consolidare nel tempo in forma autonoma e di rete. Pertanto nel periodo di progetto (che andrà dall’autunno 2009 all’autunno 2011) saranno verificati i primi risultati tangibili di avvio della modifica dei comportamenti e di prime attività a sostegno della gestione sostenibile della risorsa boschiva, per poi monitorare a seguito di esso negli anni successivi, come Associazione Ecomuseo Val Taleggio, il loro proseguimento e la trasformazione in forme abitudinarie.

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III. Strategia d’intervento

Modalità di intervento

Riflessioni che hanno condotto alla scelta della strategia L’Associazione Ecomuseo Val Taleggio presenta tra i suoi scopi quello di “valorizzare le risorse umane e ambientali già presenti sul territorio e di tutelare, promozionare e valorizzare le cose di interesse artistico, culturale e storico, della natura e dell’ambiente, anche attraverso la formazione, gestione e diffusione delle pratiche partecipate Ecomuseali. In particolare si adopera per il conseguimento di finalità di solidarietà e sussidiarietà attraverso la partecipazione attiva della popolazione, la sensibilizzazione, la promozione dello sviluppo sostenibile e la gestione dell’Ecomuseo ValTaleggioe la valorizzazione socio – economica dell’area territoriale compresa tra i Comuni di Taleggio e Vedeseta ed aree limitrofe, anche attraverso la partecipazione a reti nazionali e internazionali”. E’ pertanto insita nelle stesse finalità del proponente l’adozione di una strategia d’azione di carattere partecipativo, che, a seguito di una prima fase di ricerca, interloquisca con tutte le diverse categorie che compongono la popolazione delle valli, le formi ad osservare le criticità del territorio e ad essere parte attiva dei processi di tutela e cambiamento. Lo stesso riconoscimento dell’Ecomuseo Val Taleggio e dell’Ecomuseo Valle Imagna dalla D.g.r. VIII/7873 del 30 luglio 2008 “Riconoscimento degli Ecomusei in Lombardia” ha permesso l’inserimento delle valli nella rete lombarda, a fianco dell’inserimento in “Mondi locali”, comunità ecomuseale di pratica a livello nazionale. Entrambe le reti operano secondo la convinzione che l’ecomuseo sia un processo dinamico con il quale una comunità delimitata geograficamente, in patto con le amministrazioni locali attraverso una dinamica partecipativa, studia, conserva, interpreta, ricostruisce e valorizza il proprio patrimonio in funzione dello sviluppo sostenibile, che fa aumentare il valore del territorio anziché consumarlo. Gli Ecomusei suddetti hanno già avviato nell’anno 2008 in quest’ottica e con successo azioni di carattere partecipativo, coinvolgendo la popolazione nel recupero delle memorie, dei saperi e dei sapori locali, risultati che danno ulteriore valore e conferma alla strategia. Il presente progetto pertanto si inserisce in questo panorama di riflessioni con i metodi della formazione attiva della comunità locale attraverso la realizzazione di azioni concrete e condivise che favoriscano la tutela del territorio, il suo sviluppo maturo e nello stesso tempo la costruzione di una coesione sociale, perno fondamentale per il consolidamento delle azioni nel tempo e il radicamento in un territorio che ancora soffre di individualismo e isolamento. Lo studio del mosaico dei paesaggi, a cura dell’Osservatorio del paesaggio, l’esecuzione di una mappa del paesaggio e di una mappa della comunità hanno permesso la costruzione di un primo repertorio di saperi e informazioni relativi al contesto naturale e sociale di riferimento, in cui è stata identificata come tematica da affrontare quella relativa all’avanzamento incontrollato del bosco.

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E nell’ambito ecomuseale diverse sono le esperienze realizzate, a livello europeo così come italiano, da cui trarre esempio per l’adozione di una strategia rispetto alla tutela naturale locale, boschiva e colturale, come successo per esempio all’Ecomuseo di Cascina Moglioni - Bosio (AL) - (istituito, ai sensi della L.R. n. 31/1995 e s.m.i., con D.C.R. n. 346 del 10/12/1996): “Si inizia con il bosco misto di latifoglie: in accordo con il Settore Gestione Proprietà Forestali Regionali e Vivaistiche della Regione Piemonte si iniziano dei tagli di selvicoltura naturalistica volti al miglioramento boschivo e della copertura vegetale. In accordo e collaborazione con il Dipartimento di Colture Arboree dell’Università degli Studi di Torino è avviata una campagna di studio sul germoplasma castanico e dei fruttiferi (melo, pero e susino) della zona. I risultati della ricerca permettono di allestire un arboreto-collezione nelle vicinanze della cascina contenente tutte le varietà tipiche e storiche di castagno e di fruttiferi presenti sul territorio. Un intero patrimonio genetico e di biodiversità in pericolo di estinzione è mappato, studiato e innestato su giovani marze. I vecchi castagni intorno alla cascina sono oggetto di tagli fitosanitari, sotto il controllo e la consulenza dei tecnici dell’Università. Sono infine appaltati i lavori per la realizzazione di percorsi guidati e tematici nelle pertinenze della cascina, per la sistemazione dei coltivi, per l’allestimento di uno spazio di incontro all’aperto, per la rimessa in funzione della zona ad orto necessaria per la produzione sperimentale e didattica delle vecchie varietà colturali. Valutati attentamente gli aspetti e i concetti di sostenibilità economica e ambientale, si decide infine di riscaldare la struttura tramite l’utilizzo di una caldaia a legna ad alto rendimento, acquistando la biomassa necessaria direttamente in loco. Sono inoltre restaurati e recuperati gli attrezzi agricoli tradizionali (con l’utilizzo di particolari contratti di gestione di beni si stipulano molte convenzioni con proprietari privati per il recupero, la valorizzazione e l’utilizzo di attrezzi agricoli storici). Sono infine realizzate proposte didattiche per le scuole (annualmente vengono progettati e proposti alle scuole percorsi didattici su tematiche ecomuseale; l’Ecomuseo di Cascina Moglioni da due anni partecipa e propone anche progetti in accordo con il sistema I.N.F.E.A.)” Dalla condivisione delle esperienze ecomuseali nasce dunque l’intenzione del progetto, della metodologia e delle azioni che si andranno ad intraprendere.

Vantaggi della strategia adottata I vantaggi dell’adozione di una simile strategia di coinvolgimento di tutte le categorie di soggetti presenti, a differenza di un governo del territorio ad opera esclusiva degli enti locali che dettano indirizzi ai singoli proprietari, i quali a loro volta governano individualmente secondo personali inclinazioni, sono di seguito esposti: ƒ costruzione di una rete tra i soggetti che, ai diversi livelli, hanno competenze di governo, di proprietà o di utilizzo di un determinato territorio o di sue porzioni specifiche, affinchè si proceda ad una visione e gestione d’insieme, con una possibile riduzione anche dei costi dei singoli; ƒ gestione del territorio più efficiente perché non lasciata a saltuari interventi pubblici o dei singoli proprietari, ma resa costante;

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ƒ gestione del territorio mirata alle necessità delle singole porzioni, con l’individuazione delle specificità e peculiarità locali e l’attribuzione ad esse di valore e qualità attraverso la ricerca e la formazione a cura di esperti; ƒ costruzione di una comunità di pratica coesa socialmente che individui obiettivi comuni e si adoperi in attività concrete per raggiungerli. Rispetto invece alla strategia della formazione passiva (in aula) dei diversi soggetti si preferisce adottare un carattere attivo della formazione che favorisca: ƒ interesse dei soggetti destinatari dei processi educativi – formativi, perché chiamati in causa in prima persona a dare risposta ad emergenze del territorio locale, proprio ambiente di vita; ƒ attribuzione di compiti a ciascun soggetto, di cui si senta diretto responsabile e pertanto invogliato ad adempiere ai doveri; ƒ realizzazione di azioni pilota, che, non scritte sulla carta ma solcate nel terreno e pertanto tangibili, diventino esempio da replicare con facilità e chiarezza.

Fattori esterni La strategia adottata potrebbe essere resa debole dalla mancata partecipazione alle attività e agli interventi di una o più categorie dei soggetti individuate, tutte egualmente necessarie per ottenere una gestione boschiva e territoriale efficiente e globale e rispondere alle criticità forestali emerse. Qualora si presentasse la situazione appena descritta, si intende intensificare le azioni rivolte a quella/quelle specifiche categorie che risultino assenti per comprenderne il motivo (l’assenza è già di per se stessa un dato significativo e pesante di cui tener conto per affrontare il problema e individuare le direzioni per una sua risoluzione) e valutare quale strategia e strumenti mettere in campo per intercettare e avvicinare i soggetti al processo. Ulteriore punto debole potrebbe essere determinato dalla difficoltà di condivisione da parte dei diversi soggetti delle azioni o delle modalità della loro attuazione, soprattutto nel campo degli operatori economici locali o dei proprietari dei boschi, che conoscono perfettamente i propri obiettivi e spesso faticano a dialogare. Sarà compito del coordinamento e degli operatori che andranno a gestire il progetto nelle sue diverse fasi facilitare la comunicazione tra i soggetti e il raggiungimento di finalità comuni. Infine la strategia che si intende adottare implica un lavoro intenso e costante (prima di ascolto, poi di dialogo e per ultimo di coinvolgimento nell’azione) con i soggetti, che potrebbe dilatare i tempi di previsione del processo di realizzazione. Anche in questo caso il gruppo di lavoro e i soggetti coinvolti come formatori nel percorso educativo a tutti i livelli saranno chiamati a tenere fede al cronoprogramma di intervento e agire per il buon risultato delle azioni.

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Azioni di progetto Il progetto si svolgerà attraverso cinque azioni: - AZIONE 1: Progettazione, coordinamento e valutazione; - AZIONE 2: Le buone pratiche amministrative; - AZIONE 3: Il coinvolgimento delle scuole; - AZIONE 4: La sensibilizzazione della cittadinanza e degli operatori economici; - AZIONE 5: Il piano della comunicazione

AZIONE 1: Progettazione, coordinamento e valutazione Il progetto verrà seguito da uno staff tecnico di operatori, individuando le professionalità necessarie alla realizzazione di attività specifiche in ambito formativo e selvicolturale. Lo stesso garantirà il coordinamento, il monitoraggio e la valutazione degli interventi previsti, così come il contatto con i partner e i soggetti coinvolti nelle singole azioni. Saranno poi a cura dello staff la redazione di report all’Assemblea dell’Associazione relativamente agli step di avanzamento del progetto, così come la tenuta della contabilità e rendicontazione alla Fondazione. Questa azione ha gli obiettivi di: A. Progettare e coordinare tutte le azioni di progetto; B. Valutare l’andamento e gli esiti delle azioni; C. Potenziare le azioni degli Ecomusei presenti sul territorio al fine di modificare lo stile di gestione delle aree naturali e boscate; D. Connettere le azioni del presente progetto alle azioni di Agenda 21 locale per identificare un percorso comune. In particolare la fase di progettazione degli interventi riguarderà: - L’individuazione, lo studio e l’analisi delle aree boscate - La progettazione di massima degli interventi che possono essere previsti - L’individuazione dei diversi proprietari delle aree boscate del territorio, che possono essere coinvolti nelle azioni di formazione e di sperimentazione; Soggetti coinvolti: il coordinamento verrà gestito dall’Associazione Ecomuseo Val Taleggio con il Consiglio Direttivo e lo staff tecnico, suo soggetto attuatore. Risorse necessarie: per il buon esito dell’azione di coordinamento si rende necessaria la presenza di un ufficio di progetto, che avrà sede presso la porta ecomuseale di Sottochiesa, dotato della strumentazione informatica e tecnica necessaria per il coordinamento del progetto e la comunicazione con gli attori. Nell’ufficio sarà garantita la presenza, 8 ore a settimana, di una segreteria tecnica per l’organizzazione strategica, amministrativa e operativa dello stesso. Si prevede che la realizzazione di questa azione avrò un costo di 15.200 €

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Tempi di realizzazione: questa azione durerà lungo tutto il progetto da ottobre 2009 a ottobre 2011 Soggetti beneficiari: tutti gli utenti del progetto e gli attori coinvolti (Amministrazioni comunali ed Enti locali, associazioni, Dirigenti scolastici e docenti, operatori privati locali, turisti) Risultati attesi: - rispetto del cronoprogramma di intervento; - partecipazione dei soggetti coinvolti; - redazione di verbali di verifica intermedia e finale del progetto; - analisi e progettazione degli interventi selvicolturali Criteri di valutazione degli esiti: Il monitoraggio e la valutazione sono molto importanti in un progetto che ha l’obiettivo generale di generare il cambiamento nell’utilizzo di una risorsa del territorio. È di primaria importanza che si facilitino gli enti pubblici e le istituzioni scolastiche a monitorare il progetto per condividerne gli obiettivi, le eventuali variazioni e le azioni. Gli esiti verranno quindi valutati attraverso: - Il numero di attori coinvolti nelle attività di monitoraggio e di valutazione; - Le interazioni del progetto con gli altri progetti presenti sul territorio (Agenda 21 locale, Ecomusei, Parco delle Orobie…)

AZIONE 2: Le buone pratiche amministrative L’azione ha come obiettivo la divulgazione di buone pratiche presso le amministrazioni coinvolte. Esse sono il primo attore che il progetto deve coinvolgere per raggiungere l’obiettivo di creare nuove politiche pubbliche a sostegno della gestione sostenibile del sistema bosco. In particolare, il progetto promuoverà: − lo scambio di buone pratiche di gestione del bosco con enti del territorio lombardo, italiano ed europeo in modo da fornire l’occasione agli enti locali di elaborare in modo originale ed autonomo soluzioni, anche legislative, che promuovano una gestione sostenibile delle aree boscate; a tale scopo verranno organizzate apposite visite ad altre esperienze simili e sessioni di scambio; − lo studio e la progettazione di possibili forme di collaborazione tra i proprietari delle aree boscate per il coordinamento delle azioni di sfruttamento e tutela; − il potenziamento della collaborazione tra le amministrazioni e gli Ecomusei e il Parco presenti nei territori in questione, anche attraverso il processo di Agenda 21 locale per la promozione di buone prassi di fruizione e di sfruttamento delle aree verdi e boschive Soggetti coinvolti: l’Associazione dell’Ecomuseo, in qualità di ente capofila del progetto, con lo staff di progetto, suo soggetto attuatore, promuoverà le azioni previste

“SelviCulture: gestire le risorse boschive vallari valorizzando le identità locali” Pag. 20 coinvolgendo gli Assessorati all’Ambiente, Pubblica Istruzione e Cultura dei Comuni coinvolti nel progetto, le Comunità Montane della Valle Imagna e della Val Brembana e il Parco delle Orobie Bergamasche. Risorse necessarie: è necessario, per la buona realizzazione delle azioni specificate, uno staff tecnico che si occupi di favorire la partecipazione delle amministrazioni e dei loro uffici (comunali e del Parco). Agli uffici sarà richiesto supporto tecnico nell’individuazione e contatto con i proprietari delle aree boscate. Sarà invece fondamentale, al fine di acquisire e testare nel concreto metodologie, strumenti e azioni innovative per la gestione delle aree boscate, il coinvolgimento di esperti di fama nazionale ed europea che possano portare esperienze di una gestione forestale sostenibile. Si prevede che le azioni previste avranno un costo di 7.250 € Tempi di realizzazione: questa azione durerà lungo tutto il progetto da autunno 2009 ad autunno 2011 Soggetti Beneficiari: Enti pubblici locali (Comunità Montana Valle Imagna e Comunità Montana Valle Brembana; Comuni di (Taleggio, Vedeseta, S. Giovanni Bianco, Camerata Cornello, Brembilla, Gerosa, San Pellegrino Terme, Dossena, Zogno, Ubiale, Sedrina, S.Omobono Terme, Rota Imagna, Brumano; Ecomuseo Val Taleggio ed Ecomuseo Valle Imagna; Parco delle Orobie Bergamasche), proprietari delle aree boscate Risultati Attesi: − partecipazione di almeno n. 10 amministrazioni al processo; − realizzazione di almeno n. 3 scambi di esperienze con enti del territorio lombardo, italiano ed europeo; − redazione di un documento di buone prassi e di regolamenti locali per l’utilizzo sostenibile delle aree boscate; − progettazione di possibili forme di collaborazione tra i proprietari delle aree boscate Criteri di Valutazione degli Esiti: - redazione di un documento di condivisione delle politiche per la gestione delle aree boscate.

AZIONE 3: Il coinvolgimento delle scuole L’azione intende coinvolgere la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado di ogni territorio in un percorso di educazione ambientale, che prevede di realizzare i seguenti interventi (da scegliere a cura delle sezioni in funzione delle esigenze didattiche ed educative): − studio e conoscenza delle funzioni del bosco e utilizzo dei suoi frutti: attraverso uscite sul territorio di casa nelle aree boscate gli studenti potranno toccare con mano attraverso attività empiriche le dinamiche dell’ecosistema e i suoi prodotti (legname, carbone, erbe spontanee, funghi, castagne, miele, frutti, tartufi), comprendendo le leggi che lo governano e individuando buone prassi di gestione;

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− progettazione e sviluppo di pratiche selvicolturali, come la coltivazione per la produzione di biomassa, o la coltivazione del castagno frutto e di altre tipologie di frutti di bosco in apposite aree adibite a cantiere dimostrativo; − contributo nell’ideazione e costruzione di sentieri tematici – sensoriali sul territorio (con pannelli illustrativi e piccole installazioni con materiali naturali), che restino validi strumenti di supporto e guida alla fruizione anche per i turisti e che invitino alla scoperta del bosco come ecosistema e ad una sua gestione e sfruttamento sostenibili; − recupero, in forma laboratoriale, delle attività d’alpeggio come attività identitarie delle valli, che hanno permesso di mantenere il territorio a prato e pascolo e che sono necessarie per contrastare l’avanzata incontrollata del bosco; − trasmissione delle conoscenze apprese e delle buone pratiche individuate per una gestione sostenibile del bosco, dei prati /pascoli e del suolo alla popolazione adulta attraverso eventi partecipati, in cui i ragazzi guidino i genitori e la cittadinanza alla sperimentazione di azioni pilota concrete; − valutazione con i docenti della possibilità di inserimento nei programmi curriculari di attività educative relative alla manutenzione ordinaria del territorio e dei suoi prodotti; − studio e analisi, in forma di laboratorio di attività artigianali e industriali che possano sfruttare in modo sostenibile le risorse offerte dal bosco. Soggetti coinvolti: Staff tecnico di progetto come attuatore; Dirigenti scolastici e corpo docente per la programmazione delle attività specifiche e di percorsi educativi ad hoc in funzione delle sezioni; docenti ed alunni degli Istituti che aderiranno al progetto; proprietari delle aree boscate, alpeggiatori e coltivatori diretti. Risorse necessarie: Per la realizzazione della presente azione verranno coinvolti almeno 5 esperti educatori ambientali del territorio che conducano le attività con le scuole. Allo stesso modo sarà necessario chiedere ai proprietari delle aree boscate nelle quali verranno realizzati i laboratori, insieme agli alpeggiatori e ai coltivatori diretti che ancora sono presenti sul territorio, di partecipare attivamente per un interscambio generazionale, una trasmissione dei saperi e la messa in opera di azioni concrete. Per quanto riguarda i costi dell’azione, si prevede che essa avrà un costo totale di 19.480 € Tempi di realizzazione: ottobre 2009 – giugno 2011 Soggetti Beneficiari: allievi degli Istituti comprensivi coinvolti e loro docenti; famiglie degli allievi coinvolti e cittadinanza adulta Risultati Attesi: − partecipazione di almeno n. 400 allievi ai percorsi educativi, con loro docenti; − realizzazione di almeno n.2 cantieri dimostrativi di pratiche selvicolturali, che abbiano seguito anche successivamente al progetto; − realizzazione di almeno n. 1 sentiero tematico – sensoriale;

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− realizzazione di almeno n. 3 eventi da parte degli allievi per la presentazione alla popolazione adulta dei risultati dei lavori in classe e di attivazione della stessa in azioni concrete che siano esempio di acquisizione di buone pratiche di gestione della risorsa bosco e suolo Criteri di Valutazione degli Esiti: Gli esiti dell’azione verranno valutati attraverso: - il numero di classi e di Istituti comprensivi che verranno coinvolti - il grado di soddisfazione degli insegnanti, rilevato a fine progetto; - la partecipazione delle classi e della cittadinanza alla realizzazione dei cantieri dimostrativi e degli eventi pubblici;

AZIONE 4: La sensibilizzazione della cittadinanza e degli operatori economici Le Valli Taleggio, Imagna e Brembana (e Brembilla) sono caratterizzate da una significativa presenza di attività produttive e di fruizione turistica. Il progetto ha quindi l’obiettivo di sensibilizzare verso l’acquisizione di comportamenti sostenibili tutti i target di popolazione che fruiscono in diversi modi della risorsa bosco e suolo e dare avvio ad azioni partecipate di sperimentazione e acquisizione di tali pratiche. L’attività di sensibilizzazione della cittadinanza avrà quindi come obiettivi principali: − Formazione degli animatori ecomuseali alle tematiche del bosco e della sua gestione, affinchè siano motore propulsore per la sensibilizzazione della cittadinanza in senso lato e spinta alla realizzazione di attività concrete; − Coinvolgimento degli artigiani locali nella progettazione di attività imprenditoriali che valorizzino una gestione sostenibile del bosco; − Costituzione di una forma organizzata dei proprietari delle aree boscate del territorio per costituire una rete di gestione coordinata delle stesse che passi attraverso il coinvolgimento dei proprietari della aree boscate del territorio in azioni di formazione per lo sfruttamento sostenibile e per la promozione di un loro coordinamento/rete; − Progettazione di iniziative di sensibilizzazione rivolte ai turisti, attraverso la promozione del turismo sostenibile e dell’accoglienza consapevole negli operatori locali (B&B, agriturismi, albergatori, ristoratori) e l’allestimento per i turisti di sentieri tematici-sensoriali di scoperta del bosco, delle sue funzioni e delle sue possibili fruizioni; − Coinvolgimento dell’associazionismo e della cittadinanza attraverso momenti di approfondimento sulle potenzialità della risorsa bosco e dei suoi prodotti (es. le erbe officinali spontanee), a cura degli animatori ecomuseali, e sulla loro gestione. Soggetti coinvolti: lo staff di coordinamento del progetto coinvolgerà gli animatori ecomuseali come soggetti attuatori per avviare azioni con gli operatori economici locali (del legno, del turismo), così come con i proprietari delle aree boscate e l’associazionismo locale, che faciliterà a sua volta il coinvolgimento della cittadinanza.

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Risorse necessarie: per la realizzazione delle azioni per la cittadinanza, nelle sue diverse categorie, è necessario che lo staff di progetto si avvalga degli animatori ecomuseali come risorsa locale a disposizione, ma anche di esperti nei temi dello sfruttamento delle aree boscate, che possano svolgere un ruolo di consulenza verso la realizzazione di buone pratiche di sfruttamento e per la costruzione dei sentieri tematici descritti. Allo stesso modo si ingaggeranno relatori esperti di gestione e sfruttamento del suolo e turismo sostenibile nell’ambito degli eventi di divulgazione rivolti alla cittadinanza residente e ai turisti. Si prevede che l’azione costi 9.530 € Tempi di realizzazione: marzo 2010 – agosto 2011 Soggetti Beneficiari: l’azione rivolta alla cittadinanza sarà estesa a tutti gli abitanti dell’area di intervento, con particolare attenzione agli artigiani e alle attività produttive che lavorano nella filiera del legno, ai proprietari delle aree boscate e agli operatori locali nell’ambito turistico. La stessa sarà comunque rivolta all’intera cittadinanza e ai turisti che nell’area trascorrono le stagioni estiva e invernale. Risultati Attesi: − pianificazione di un piano concertato tra i proprietari di manutenzione delle aree boscate; − pianificazione di almeno un progetto di sviluppo dell’artigianato locale del legno; − formazione di almeno n. 10 animatori ecomuseali alle tematiche trattate e alla realizzazione di eventi/attività concrete; − realizzazione di almeno n. 6 eventi di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza e ai turisti, 2 eventi per ogni Valle coinvolta nel progetto; − realizzazione di almeno n. 2 sentieri tematici. Criteri di Valutazione degli Esiti: gli esiti di questa azione verranno valutati attraverso la misurazione delle presenze agli eventi organizzati a favore della cittadinanza e della loro soddisfazione e della partecipazione degli operatori economici locali e dei proprietari al percorso formativo ad essi destinato.

AZIONE 5: Il piano della comunicazione Un’azione di comunicazione è necessaria per il buon esito del progetto e la partecipazione dei diversi soggetti alle azioni. In particolare si ritiene efficace organizzare: − un ufficio stampa per la comunicazione con le testate giornalistiche locali e regionali e la cura della redazione e pubblicazione di materiale informativo (a stampa, newsletter elettronica e pubblicazione su web attraverso i siti del Parco, dei Comuni, degli Ecomusei); − una comunicazione differenziata (materiale a stampa e newsletter) per le diverse categorie di soggetti da ingaggiare, che le inviti alle attività e ai percorsi educativi ad esse dedicati;

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− una comunicazione degli esiti dei diversi processi effettuati (inaugurazione dei sentieri tematici o dei cantieri realizzati, realizzazione materiale informativo a cura degli studenti delle scuole sui risultati delle attività intraprese, …) − una campagna di comunicazione estesa che valorizzi il ruolo del bosco nella storia del territorio, così come i suoi prodotti e gli usi potenziali, e che sensibilizzi verso buone pratiche di manutenzione e di sfruttamento. Soggetti coinvolti: lo staff di coordinamento del progetto si avvarrà di un grafico per la realizzazione del materiale di comunicazione e la stampa. Risorse necessarie: la presente azione necessita di un esperto di comunicazione e un esperto grafico che si affianchino allo staff di progetto. Il costo totale dell’azione sarà di 6.840,00 Tempi di realizzazione: marzo 2010 – ottobre 2011 Soggetti Beneficiari: tutti i soggetti coinvolti nel progetto beneficeranno di azioni di comunicazione, estese o specifiche. Risultati Attesi: - almeno n. 20.000 persone raggiunte dalle operazioni di comunicazione - almeno n. 8 siti a cui linkare il progetto o attraverso cui dare informazione delle azioni - almeno n. 10 articoli o comunicati stampa prodotti - almeno n. 3.000 copie di materiale a stampa diffuso Criteri di Valutazione degli Esiti: gli esiti di questa azione verranno valutati attraverso: - il numero di contatti raccolti dal sito del progetto; - il numero di articoli e comunicati stampa prodotti e di conseguenza il numero di cittadini raggiunti

IV. Organizzazione proponente L’Associazione “Ecomuseo Val Taleggio – Civiltà del Taleggio, dello Strachitunt e della Baite Tipiche” si è costituita il 13 maggio 2008 come ente gestore dell’Ecomuseo Valtaleggio, a seguito di un processo di costruzione dello stesso a cura dei Comuni di Taleggio e Vedeseta, che ha portato alla realizzazione di prima pannellistica e servizi per l’accoglienza turistica, così come la ristrutturazione di una Baita per adibirla a Baita & Breakfast, che ospita anche un’installazione multimediale interattiva sull’arte dei bergamini e dell’alpeggio. LʹAssociazione consta di n.60 soci fondatori, membri della cittadinanza di Taleggio, Vedeseta e loro frazioni, perfettamente in linea con l’obiettivo ecomuseale di una gestione del territorio e del patrimonio affidata alla comunità, in forma partecipata. LʹAssociazione, non a scopo di lucro, si prefigge la promozione e progettazione di sviluppo territoriale locale adeguato ai bisogni della comunità che la esprime nell’ottica della sostenibilità.

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Si propone di valorizzare le risorse umane e ambientali già presenti sul territorio e di tutelare i beni, materiali e immateriali, dʹinteresse artistico, culturale, storico e naturalistico che costituiscono il patrimonio locale, attraverso azioni di formazione, gestione e promozione di pratiche ecomuseali partecipate. Il coinvolgimento della popolazione e la sua sensibilizzazione ad uno sviluppo sostenibile e durevole in termini culturali, sociali, turistici ed economici è sua finalità primaria. Per raggiungere questo obiettivo l’Associazione ha contribuito nell’estate 2008 alla formazione di animatori ecomuseali che hanno promosso il territorio e facilitato la partecipazione attiva della comunità in occasione degli eventi principali svolti nella valle, dalla “Fiera Zootecnica” alla “Festa del Ritorno”, attraverso azioni di intrattenimento e conoscenza. Una delegazione dell’Associazione come Comunità del Cibo ha partecipato a “Terra Madre 2008” promuovendo la produzione casearia locale, sostenibile e rispettosa dei metodi ereditati e consolidati nel tempo in valle. Allo stesso modo l’Associazione ha partecipato all’organizzazione di convegni, seminari e laboratori in loco o in collegamento con enti ed istituzioni provinciali e regionali (Università degli studi di Bergamo) destinati alla popolazione, così come a studenti e ricercatori. A seguito del riconoscimento dell’Ecomuseo Val Taleggio da Regione Lombardia nel luglio 2008, l’Associazione ha ricevuto un contributo regionale pari a € 60.000,00 per la realizzazione di progetti di valorizzazione, sensibilizzazione e formazione sul territorio, attualmente in corso, che presentano le seguenti attività: ƒ allestimenti delle Porte Ecomuseali di Sottochiesa e Peghera, al fine di renderli uffici turistici e d’accoglienza per i visitatori; ƒ allestimento di una nuova Baita & Breakfast, in località Magrera, con un’installazione museale interattiva sull’arte della caseificazione; ƒ realizzazione di un sito apposito dedicato all’accoglienza turistica e alla presentazione dei beni e servizi offerti dall’Ecomuseo; ƒ realizzazione di un portfolio fotografico relativo al territorio; ƒ costruzione di eventi appositi dedicati all’Ecomuseo per la scoperta e promozione del paesaggio e delle peculiarità locali; ƒ coinvolgimento delle associazioni nell’organizzazione di tali eventi; ƒ verifica del pensiero della comunità rispetto alle criticità del territorio, per la progettazione di azioni condivise di tutela e sviluppo; ƒ percorso di in-formazione degli abitanti sulle tematiche pregnanti dell’Ecomuseo, attraverso il coinvolgimento degli animatori ecomuseali; ƒ formazione di nuovi animatori ecomuseali; ƒ visite e scambi di buone pratiche con altri Ecomusei del territorio regionale e nazionale; ƒ progettazione e realizzazione di percorsi educativi con le scuole del territorio.

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L’Associazione partecipa alla rete ecomuseale internazionale “Mondi locali”, una comunità di pratica che riunisce dal 2004 un gruppo di ecomusei italiani ed europei per mettere in circolazione iniziative innovative (di promozione del patrimonio locale e del paesaggio, partecipative e mirate ad accrescere il benessere delle comunità residenti), di condividerle con altri allo scopo di diffonderle ma anche di verificarne l’efficacia.

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