Tommaso Buscetta Sul Caso Moro E Sull’Omicidio Del Giornalista Carmine Pecorelli
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CAPITOLO X LE DICHIARAZIONI DI TOMMASO BUSCETTA SUL CASO MORO E SULL’OMICIDIO DEL GIORNALISTA CARMINE PECORELLI Nel corso del gia’ citato interrogatorio reso al P.M. di Palermo in sede di commissione rogatoria internazionale negli Stati Uniti il 6 aprile 1993, Tommaso Buscetta, oltre a riferire quanto a sua conoscenza sul Sen.Andreotti in riferimento al caso gia’ esaminato del processo Rimi, rivelava ulteriori circostanze riguardanti l’odierno imputato in relazione a vicende delittuose della massima gravita’ avvenute verso la fine degli anni 70. Dal complesso di tali dichiarazioni emergeva invero un presunto intreccio tra i segreti del caso Moro – conclusosi tragicamente con l’uccisione dello statista da parte delle Brigate Rosse il 9 maggio 1978 - ed i delitti del giornalista Carmine Pecorelli (commesso in Roma il 20 marzo 1979) e del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa (consumato in Palermo il 3 settembre 1982). Nel corso del suddetto interrogatorio il Buscetta infatti riferiva in sintesi che: ¥ il "referente politico nazionale cui Lima Salvatore si rivolgeva per le questioni di interesse di Cosa Nostra che dovevano trovare una soluzione a Roma era l’onorevole Giulio Andreotti"; ¥ cio’ esso Buscetta aveva sentito in carcere dal 1972 in poi da molti uomini d'onore e gli era stato riferito esplicitamente dai cugini Salvo; ¥ mai l’on.Lima gli aveva riferito alcunche’ sul suo rapporto con l’On.Andreotti "relativamente a Cosa Nostra"; ¥ il livello del rapporto esistente tra Cosa Nostra e l’on.Andreotti poteva comprendersi nel quadro delle vicende riguardanti gli omicidi del giornalista Carmine Pecorelli e del Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa; ¥ con riferimento a quest’ultimo era accaduto nel 1979 che egli, su incarico personale di Stefano Bontate, aveva contattato durante la comune detenzione al carcere di Cuneo il brigatista rosso Lauro Azzolini chiedendogli "se le B.R. avrebbero rivendicato l’attentato se qualcuno avesse ucciso Dalla Chiesa"; ¥ l’Azzolini aveva risposto negativamente affermando che essi rivendicavano solo gli attentati cui almeno uno di essi avesse effettivamente partecipato e tale risposta era stata da esso Buscetta comunicata fuori dal carcere; ¥ successivamente nel 1980 egli, tornato in liberta’, aveva incontrato Stefano Bontate e gli aveva chiesto quali fossero le intenzioni di Cosa Nostra nei confronti di Dalla Chiesa e gli era stato risposto che si sospettava che il generale, dopo i successi ottenuti nella lotta al terrorismo, volesse diventare capo dello stato italiano con un’azione di forza; ¥ nel corso di altra conversazione nello stesso anno il Bontate gli aveva anche confidato che l’omicidio di Carmine Pecorelli era stato "fatto" da Cosa Nostra, "piu’ in particolare da lui e da Badalamenti, su richiesta dei cugini Salvo"; ¥ nel 1982/83 anche Badalamenti gliene aveva parlato in "termini assolutamente coincidenti" a quelli del Bontate e dunque l’omicidio Pecorelli era stato un "delitto politico voluto dai cugini Salvo, in quanto a loro richiesto dall’On. Andreotti"; ¥ secondo quanto riferitogli dal Badalamenti "sembra" che Pecorelli stesse appurando "cose politiche" collegate al sequestro Moro e dunque Giulio Andreotti era preoccupato che potessero trapelare segreti sul sequestro dell'On. Moro che anche il Gen. Dalla Chiesa conosceva; ¥ durante il sequestro dell’On. Moro una parte di Cosa Nostra si era attivata per cercare di ottenerne la liberazione ed esso Buscetta personalmente, mentre si trovava al carcere di Cuneo, era stato "intervistato" da Ugo Bossi il quale gli aveva chiesto di adoperarsi contattando i brigatisti rossi detenuti; ¥ egli aveva accettato chiedendo tuttavia di essere trasferito al carcere di Torino in quanto a Cuneo non vi erano in quel periodo brigatisti di rilievo, presenti invece nel capoluogo torinese ove era in corso un processo a loro carico; ¥ il trasferimento, per il quale il Bossi si era impegnato, in realta’ non era mai intervenuto e solo dopo l’uccisione di Moro egli era stato tradotto, dopo una breve permanenza a Milano, al carcere di Napoli; ¥ durante il sequestro dell’on. Moro anche Bontate Stefano, per il tramite della moglie o del figlio di esso Buscetta, lo aveva incaricato di interessarsi per la liberazione dello statista; ¥ nel 1980 Stefano Bontate, alla richiesta di esso Buscetta di notizie su Moro, aveva seccamente risposto che ormai era "acqua passata"; ¥ secondo Buscetta a chiedere a Bontate di interessarsi per Moro "non potevano essere stati altri che i Salvo e quindi Giulio Andreotti". Durante l’approfondito esame dibattimentale il Buscetta e’ ritornato a parlare, oltre che del processo Rimi (di cui ci si e’ occupati in altra parte della sentenza) anche delle altre rivelazioni sopra accennate ed in particolare di quanto a lui confidato dai cugini Salvo in ordine al loro rapporto con l’On.Andreotti (udienze del 9 e 10 gennaio 1996): DOMANDA - Le chiedevo: i cugini Salvo le ebbero mai a parlare di esponenti politici? RISPOSTA - Sì. DOMANDA - Di chi? RISPOSTA - Mi parlarono di Andreotti, del Senatore Giulio Andreotti. DOMANDA - In che termini gliene parlarono? RISPOSTA - Come se potessero, in qualsiasi momento, poter contare sul Senatore. Me ne parlarono in termini, direi, proprio di intima confidenza. Addirittura con me lo chiamava "Lo zio", però questo "zio" non deve rappresentare che chiamassero lui, al Senatore come una persona, come si intende nei termini siciliani, lo zio tale, forse per omettere il nome. Anche loro stessi parlandone solo con me omettevano il nome e lo nominavano come "Lo zio". DOMANDA - Gliene parlarono una sola volta o più volte? RISPOSTA - I cugini Salvo vennero a trovarmi prima che arrivasse la mia famiglia alla Zagarella, direi, quasi tutte le sere per tenermi compagnia, e nelle innumerevoli volte che vennero parlavamo di politica. INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Tutti e due? RISPOSTA - Sì, tutti e due insieme perché tutti e due avevamo le ville oltre a quella del genero, nello stesso posto dove c'era la villa del genero. DOMANDA - Avete parlato più volte di politica, nel corso di questi numerosi incontri, e di questo loro rapporto con l'onorevole Andreotti, gliene parlarono una volta o più volte? RISPOSTA - Più volte. I termini erano sempre amichevoli, erano sempre di amicizia fra loro e il Senatore Andreotti, tra loro e Salvo Lima e Salvo Lima con Andreotti. Di cose specifiche non ne abbiamo parlato perché in Cosa Nostra non esiste molta curiosità. Io non ho mai chiesto ai Salvo come abbiamo fatto ad avere l'Esattoria Comunale, non ho mai chiesto che cosa fossero le sue attività, perché questo è il comportamento di un uomo d'onore: "non chiedere". Se gli viene detta una cosa la apprende, se non gli viene detta è una cosa che non si chiede. Lo stesso Buscetta ha dunque precisato che i cugini Salvo si limitarono a parlargli piu’ volte del loro rapporto di amicizia con l’odierno imputato, ma non ebbero mai a confidargli "cose specifiche"; e l’assoluta genericita’ delle confidenze fatte dai cugini Salvo al Buscetta e’ emersa con tutta chiarezza nel corso del controesame da parte della difesa: DOMANDA - Le risultano quali sono i piaceri, i favori, gli interessamenti che la mafia a Roma otteneva, chiedeva ed otteneva, se li ha ottenuti, attraverso Lima? RISPOSTA - No, non li conosco. ……… DOMANDA - Lima le ha mai detto di essersi servito dell'on. Andreotti per ottenere a Roma favori richiestigli dalla mafia? RISPOSTA - A me? DOMANDA - A lei, certo. RISPOSTA - No. ……… DOMANDA - Può fare il nome di persone che abbiano assistito ad incontri tra i cugini Salvo ed Andreotti? RISPOSTA - Io non ce l'ho. DOMANDA - Può indicare delle circostanze che a lei risultino, in cui queste persone si siano incontrate, i due Salvo e Andreotti? RISPOSTA - Non ce l'ho. DOMANDA - Le risulta che i Salvo fossero proprietari di aerei privati? RISPOSTA - Non lo so. DOMANDA - Può indicare colloqui tra il senatore Andreotti e l'on. Lima, aventi per oggetto fatti specifici attinenti a Cosa Nostra? RISPOSTA - Non li so. DOMANDA - Può indicare alcuna fonte? RISPOSTA - No. DOMANDA - Può indicare iniziative specifiche assunte dall'on. Andreotti in favore della mafia, su richiesta dell'on. Lima o su richiesta dei cugini Salvo? RISPOSTA - Non li so. Dalle suesposte risposte negative del Buscetta si desume quindi inequivocabilmente che, se i Salvo professarono la loro amicizia con l’uomo politico dinanzi al Buscetta in piu’ occasioni, essi tuttavia mai riferirono alcunche’ sul contenuto concreto dei rapporti intrattenuti con l’imputato e soprattutto – proprio per l’importanza e la rilevanza che tale aspetto assume nel presente processo ai fini della verifica della fondatezza dell’accusa – mai fecero cenno alcuno ad eventuali favori richiesti e/o ricevuti dall’On.Andreotti nell’interesse di Cosa Nostra (con l’eccezione del processo Rimi – vicenda gia’ esaminata - e dell’omicidio Pecorelli di cui appresso ci si occupera’). Se dunque dalle generiche confidenze dei cugini Salvo al Buscetta si trae una ulteriore indubbia conferma dell’esistenza di rapporti diretti tra l’imputato e gli esattori siciliani – rapporti dimostrati da altre emergenze dibattimentali e sui quali ci si sofferma analiticamente in altra parte della sentenza – piu’ complesso si rivela invece il tema dei rapporti tra i Salvo, quali esponenti di Cosa Nostra, e l’On.Andreotti. Il Buscetta, richiesto invero dallo stesso P.M. di specificare se disponesse di altre informazioni sui rapporti tra Cosa Nostra e l’imputato, ha fatto riferimento alle conferme che ne ebbe dal Badalamenti e dal Bontate in relazione a due specifiche vicende: il processo Rimi da un lato, e l’omicidio del giornalista Carmine Pecorelli, con i risvolti connessi al sequestro Moro ed al delitto Dalla Chiesa, dall’altro: DOMANDA - Quali sono le sue altre informazioni, se ve ne sono, sui rapporti tra Cosa Nostra e l'imputato Giulio Andreotti? RISPOSTA - Io l'informazione che ho è quella dell'aiuto dell'onorevole Andreotti che dà al cognato di Gaetano Badalamenti nel processo dove lui era imputato.